Sei sulla pagina 1di 28

LEZIONE 1 – INTRODUZIONE SIT

SIT/GIS: può essere definito come un sistema, formato da più componenti, per la creazione/acquisizione,
archiviazione, gestione, rappresentazione ed analisi di dati geografici. Le componenti principali di un SIT/GIS
sono 5 ed includono:

 Hardware: include il computer, ed il suo sistema operativo, dove il software SIT/GIS è installato.
 Software: rappresenta il programma SIT/GIS vero e proprio che fornisce le funzioni e gli strumenti
per lavorare con i dati geografici. Il software include a sua volta:
- gli strumenti (tools) per l’acquisizione, la creazione, il caricamento e la manipolazione dei
dati geografici. Ma anche per supportare la visualizzazione, l’interrogazione e l’analisi dei
dati geografici.
- un database e il sistema di gestione dello stesso (Database Management System, DBMS)
per l'archiviazione, l'organizzazione e la gestione dei dati geografici.
- l’interfaccia grafica in grado di garantire un facile accesso agli strumenti ed un facile utilizzo
degli stessi.
 Dati: includono i dati geografici in formato digitale, e le informazioni alfanumeriche ad essi
associate, nonché dati tabellari (non geografici) contenenti informazioni che consentano di
collegarli ai dati geografici veri e propri.
 Utenti: qualunque persona, esperta o no, che utilizzi un SIT/GIS
 Flussi/Metodi di lavoro

PER CHE COSA VENGONO UTILIZZATI I SIT/GIS?

 Per rispondere a domande e per risolvere problemi che abbiano una preponderante componete
spaziale: un SIT/GIS deve essere considerato come un processo, piuttosto che come un semplice
strumento/software, che può essere utilizzato per rispondere a domande e risolvere problemi in cui
la componete geografica, ovvero quella spaziale, sia preponderante.
 Per visualizzare/mappare ed analizzare dati geografici: un SIT/GIS può essere utilizzato per
acquisire/creare, archiviare, gestire, analizzare, modellare, mappare i dati geografici e le loro
caratteristiche.

Tutto ciò è possibile eseguendo analisi spaziali esaminando le posizioni, forme, caratteristiche dei dati
geografici e le loro relazioni.

ANALISI SPAZIALE: rappresenta l’utilizzo di tecniche analitiche per produrre nuova conoscenza esaminando
la posizione, le caratteristiche e le relazioni tra dati geografici. Si va dalla semplice visualizzazione e/o
interrogazione dei dati, alla effettuazione di previsioni spazio-temporali.

DOMANDE ANALITICHE: un SIT/GIS si può interrogare mediante l’utilizzo di specifici tools forniti dal
software. Le domande analitiche alla base delle analisi spaziali sono:

- Localizzare oggetti, misurare aree, lunghezze/perimetri ed estensioni, identificare le aree ed i


percorsi migliori
- Determinare le relazioni spaziali tra “oggetti/luoghi” e processi/fenomeni
- Rilevare e quantificare correlazioni (spaziali, temporali e spazio-temporali)
- Fare previsioni (spazio-temporali): si deve innanzitutto definire un modello statistico di tipo spaziale,
dato dall’unione di una variabile dipendente (come ad esempio la presenza di contaminazione di
una sostanza chimica pericolosa) e di una o più variabili indipendenti (fattori naturali ed antropici
che potrebbero potenzialmente influenzare l’ambiente nell’area di studio). Questo permetto di
ottenere, ad esempio, il valore di vulnerabilità (= probabilità di contaminazione della sostanza
pericolosa). Poi, grazie a previsioni statistiche, si possono ricavare grafici e dati per fare delle
previsioni.
La nuova conoscenza prodotta e le informazioni estratte dai dati geografici, non sono fini a sé stesse, ma
possono essere utilizzate per supportare interventi e applicazioni.

LEZIONE 2 (PARTE 1) – DATI VETTORIALI

DATI VETTORIALI: i dati vettoriali possono essere usati per rappresentare, in maniera discreta, gli oggetti
del mondo reale (quali alberi, pozzi, strade, fiumi, case, campi), incluse le loro caratteristiche, in un
ambiente GIS.

STRUTTURA DEI DATI VETTORIALI: nel modello vettoriale, la


forma, cioè la componente geometrica, degli oggetti del
mondo reale può essere rappresentata utilizzando 3 diverse
entità geometriche: punti, linee e poligoni. Questi tre
elementi sono definiti da uno o più vertici (o nodi) connessi
tra loro. Ciascun vertice rappresenta una posizione nello
spazio, descritta da una coppia di coordinate x,y e talvolta da
una z, che rappresentano, rispettivamente, la longitudine, la
latitudine e l’altezza del vertice.

Se la primitiva geometrica di un oggetto vettoriale è formata da:

- 1 singolo vertice  punto (coppia di coordinate x,y, 0-dimensioni)


- 2 o più vertici  poli-linea (serie di coppie di coordinate x,y, 1-dimensione)
- 4 o più vertici  che formano una linea chiusa, poligono (serie chiusa di coppie di coordinate x,y, 2-
dimensioni)

Quindi, il numero minimo di vertici che occorrono per costruire un poligono sono 4 (e non 3!). Infatti, nel
caso del triangolo, per poter chiudere il poligono serve che il 4° vertice si sovrapponga al primo.

Gli oggetti vettoriali hanno anche degli attributi, che consistono in informazioni alfa-numeriche utilizzate
per descrivere le loro caratteristiche, archiviati in tabelle associate agli oggetti stessi (tabelle degli attributi).
Gli attributi rappresentano una delle caratteristiche più importanti degli oggetti vettoriali.

La relazione tra gli oggetti vettoriali contenuti in uno shapefile e le righe della Tabella degli Attributi
associata a quest’ultimo è sempre di uno ad uno: ad ogni oggetto vettoriale corrisponde una ed una sola
riga nella TdA associata allo shp che lo contiene.

FORMATI DEI DATI VETTORIALI: gli shapefile e le coverage rappresentano due dei formati più
comunemente usati per lavorare con dati vettoriali.
SHAPEFILE: è uno dei formati più utilizzati per rappresentare la posizione, la forma geometrica e gli
attributi degli oggetti vettoriali. Ogni shapefile consiste in un insieme di file. Ci sono dei file obbligatori
(.shp, .shx e .dbf) e dei file opzionali (.prj, .xml, .sbn e .sbx).

I file obbligatori contenuti in uno shapefile sono:

 .shp : definisce la componente geometrica degli oggetti vettoriali contenuti nello shapefile. Tutti gli
oggetti vettoriali facenti parte di uno stesso shapefile hanno la stessa geometria (devono essere o
tutti punti, o tutti linee, o tutti poligoni).
 .shx : memorizza gli attributi associati agli oggetti vettoriali contenuti nello shapefile.
 .dbf : è un file di tipo database usato per archiviare gli attributi e gli identificativi univoci associati
agli oggetti vettoriali contenuti nello shapefile.

Per spostare, copiare ed incollare uno shapefile è fortemente raccomandato utilizzare ArcCatalog, in quanto
ArcCatalog, a differenza dell’esplora risorse di Windows, seleziona automaticamente tutti i file obbligatori e
opzionali che compongono uno shapefile. In caso contrario, è opportuno zippare la cartella Windows che
contiene tutti i file.

COVERAGE: come lo shapefile, il formato coverage può essere utilizzato per


descrivere la posizione, la forma geometrica, ed gli attributi degli oggetti
vettoriali che contiene. Il formato coverage si presenta come una cartella-
contenitore all’interno della quale sono archiviati un insieme di file
(Windows)/dati (ArcCatalog). Diversamente dallo shapefile, il formato
coverage usa però un insieme di geometrie particolari per rappresentare
ciascun tipo di dati vettoriali.

SCALA: nella cartografia tradizionale, il termine scala si riferisce alla relazione tra una distanza misurata su
una carta e la corrispondente distanza sulla superficie terrestre. La scala rappresenta quindi il livello di
dettaglio dell’informazione contenuta nella carta: carte a grande scala (1:5’000) sono più dettagliate di carte
a piccola scala (1:1'000’000). In un ambiente GIS, il livello di ingrandimento cambia semplicemente la scala
di visualizzazione, e non la scala geografica! Infatti, indipendentemente dal livello di ingrandimento, il
livello di dettaglio spaziale dei dati dipende dalla scala geografica alla quale i dati sono stati
raccolti/digitalizzati. Anche la geometria con la quale rappresentare gli oggetti del mondo reale in un
ambiente GIS è funzione della scala geografica alla quale i dati verranno usati. Esempio: rappresentazione di
città.

GENERALIZZAZIONE: il termine generalizzazione si


riferisce al processo di (1) ridurre il dettaglio spaziale
dei dati vettoriali, (2) aggregare gli attributi associati ai
dati vettoriali e/o (3) rimuovere alcuni oggetti. Esempio
di semplificazione della forma/geometria di una linea vettoriale che rappresenta un corso d’acqua (il
processo può introdurre errori anche significativi).

LEZIONE 2 (PARTE 2)

TEMI/STRATI INFORMATIVI, DATA FRAME, TABELLE DEGLI ATTRIBUTI, PROPRIETÀ

TEMI/STRATI INFORMATIVI: rappresentano il meccanismo con cui i dati vettoriali (e i dati raster) sono
gestiti in ArcMap. I Temi sono ordinati all’interno di uno o più Data Frame (che rappresentano delle
collezioni di Temi). A loro volta, i data frame sono visibile nella Table of Contents (ToC), visibile sulla sinistra
dello schermo.

DATA FRAME: hanno delle proprietà alle quali si può accedere dalla ToC (tasto destro  Properties).
Il primo Tema aggiunto alla ToC definisce il Sistema di Coordinate di Riferimento del Data Frame.

Ciascun Tema rappresenta un dataset vettoriale (archiviato sul disco) e permette di specificare come
quest’ultimo debba essere rappresentato in ArcMap. I Temi rappresentano il modo principale per lavorare
con i dati vettoriali in ArcMap perché:

- permettono di accedere alle tabelle degli attributi


- rappresentano il punto di entrata per modificare gli attributi

TABELLE DEGLI ATTRIBUTI: gli attributi


sono archiviati in tabelle simili a tabelle
Excel. Ogni colonna (= campo) rappresenta
un diverso attributo (cioè una diversa
caratteristica) degli oggetti. Ogni riga
corrisponde ad uno, ed un solo oggetto
vettoriale (sia esso un punto, una linea o
un poligono). Ogni riga è quindi collegata
in maniera univoca (1:1) con la
componente geometrica dell’oggetto
vettoriale che rappresenta. Oggetti
vettoriali identificati nella Vista possono
essere individuati nella tabella degli
attributi e viceversa.

ATTRIBUTI: ciascun campo (= colonna) nella tabella degli attributi può archiviare un solo tipo di informazioni
(numeri, date, o stringhe/testo). Gli attributi alfa-numerici descrivono le caratteristiche degli oggetti
vettoriali. Possono essere usati per creare delle etichette da assegnare agli oggetti nella Vista o in una
mappa.

LEZIONE 3 – DATI RASTER

DATI RASTER: i dati di tipo raster


permettono di rappresentare gli
oggetti del mondo reale in un
ambiente GIS utilizzando una
matrice di pixel. I dati vettoriali
rappresentano gli oggetti del
mondo reale con forme ben
definite. Tutti gli oggetti vettoriali
possono essere rasterizzati. I dati
di tipo raster rappresentano gli
oggetti del mondo reale utilizzando
pixel.

STRUTTURA DEI DATI RASTER: I dati di tipo raster


consistono in una matrice di pixel contigui tutti
aventi la stessa dimensione.

Ciascun pixel contiene:

- un valore numerico che si riferisce all’area


che rappresenta
- le coordinate del suo centro.

Data la loro struttura, i dati di tipo raster sono ottimali per rappresentare caratteristiche (altitudine,
temperatura, pioggia, indice di vegetazione), processi e fenomeni (inquinamento, siccità) che variano in
modo continuo (ovvero che non sono omogenei) nello spazio.

VALORI DEI PIXEL: Ciascun pixel può contenere un solo valore numerico. Ciascun valore si riferisce al centro
del pixel che lo contiene. Ciascun valore è rappresentativo dell’intero pixel a cui si riferisce. I valori dei pixel
possono essere sia positivi che negativi, interi o decimali. Numeri interi, sia positivi che negativi, sono in
genere utilizzati per rappresentare dati di tipo categorico. Numeri decimali, sia positivi che negativi, sono
invece più utili a rappresentare dati di tipo continuo. I pixel possono anche avere un determinato valore
utilizzato per rappresentare la mancanza di dati (NoData) all’interno della griglia.
 Grandezze: numero di persone, classi di
vulnerabilità, elevazione topografica ed
inclinazione del versante.
 Valori numerici (RS): che rappresentano
l'energia emessa o riflessa dalle superfici
nelle varie porzioni dello spettro
elettromagnetico.
 Categorie Nominali: per esempio diversi usi
o coperture del suolo, tipi di vegetazione o di suoli, formazioni geologiche, presenza o assenza di
oggetti (edifici).
 Codici colore: mappe/immagini scannerizzate in cui i valori di pixel indicano semplicemente la
presenza/assenza di inchiostro (linee).

VALORI NODATA: i NoData possono essere utilizzati sia per rappresentare l’assenza di dati, dati non
affidabili, o per escludere valori che vogliano essere ignorati. I NoData non rappresentano dei valori validi
all’interno del raster (-9999 comunemente usato per identificare NoData).

TABELLA DEGLI ATTRIBUTI (VAT): il campo OID (ObjectID) è un identificativo numerico, che identifica in
maniera univoca ogni riga nella tabella. Per ogni riga, il campo Count indica il numero di pixel che hanno il
valore indicato nel campo Value. La VAT non include i NoData. Le VAT sono disponibili (cioè possono essere
aperte e consultate) solo per raster che contengono valori interi.

TIPI DI DATI RASTER

 Raster Continui: usati principalmente


per rappresentare dati di tipo continuo,
nei quali i valori dei pixel (di solito
decimali) rappresentano caratteristiche,
processi e fenomeni che variano in
maniera continua e progressiva nello
spazio.

 Raster Categorici o Tematici: usati per


rappresentare dati discreti, nei quali i
valori dei pixel (di solito interi)
rappresentano categorie o
presenza/assenza di oggetti del mondo
reale.

 Raster di Base: includono mappe/immagini


scannerizzate, nelle quali i valori dei pixel
rappresentano semplicemente dei codici
colore, che sono generalmente utilizzate per contestualizzare le informazioni associate a dati di tipo
vettoriale.

FORMATI RASTER

 GeoTIFF (.tif)
 TIFF
 ERDAS IMAGINE (.img)
 Esri GRID
 ASCII (.asc)

CREAZIONE DEI DATI RASTER: I dati di tipo raster si possono ottenere e/o creare in diversi modi che
includono:

- l’acquisizione e l’elaborazione di foto aeree ed immagini satellitari (dati acquisiti tramite


telerilevamento)
- l’interpolazione spaziale (geostatistica) di osservazioni puntuali
- la rasterizzazione di punti, linee o poligoni di tipo vettoriale
- la scannerizzazione e georeferenziazione di mappe/immagini in formato cartaceo

RASTERIZZAZIONE DEI DATI VETTORIALI: il processo di rasterizzazione è definito come la conversione di


oggetti vettoriali in oggetti di tipo raster. La dimensione dei pixel può essere definita arbitrariamente in
modo da rappresentare gli oggetti vettoriali in maniera appropriata. Se la dimensione dei pixel è più grande
della dimensione di alcuni degli oggetti vettoriali, questi ultimi non saranno rasterizzati. Ogni pixel, che
rappresenterà parte di un oggetto vettoriale nel raster, riceverà lo stesso valore numerico dell’oggetto che
rappresenta. Prima di rasterizzare delle quantità, per evitare un incremento artificiale di queste ultime, è
importante che le stesse siano normalizzate (per esempio calcolando valori di densità/dividendo i valori
originali per il numero di pixel che li rappresentano).

PROPRIETÀ DEI RASTER: numero di pixel è dato da = colonne X righe. Il sistema di coordinate fornisce
l’unità di misura (metri o gradi) per quantificare la dimensione dei pixel.

Le risoluzioni dei pixel possono essere:

 Risoluzione Spaziale: è definita dalla


dimensione dei suoi pixel, la quale può
essere definita in unità lineari (metri) o
in gradi a seconda del sistema di
coordinate di riferimento. Quando si
rasterizza un dataset vettoriale la sua
risoluzione spaziale è generalmente
determinata dallo scopo della
rasterizzazione e dalle dimensioni degli
oggetti vettoriali da rasterizzare. Quando si georeferenzia una mappa/immagine la risoluzione
spaziale del raster georeferenziato è determinata dalla relazione spaziale tra l’area rappresentata
nell’immagine e il corrispondente spazio fisico definito dalle coordinate del sistema di riferimento.
La dimensione dei pixel è definita dalla loro lunghezza o altezza. Questo significa che tutti i pixel che
hanno la stessa dimensione hanno anche la stessa area? No, la risposta dipende dal sistema di
coordinate di riferimento!

 Profondità dei Pixel: la profondità di bit o risoluzione radiometrica, determina l'intervallo di valori
che un pixel può memorizzare, e quindi il numero di valori univoci che possono essere memorizzati
in un raster. Tale intervallo di valori può essere calcolato usando la formula: 2^n, dove n è la
profondità di bit del pixel.
- un raster con profondità 2^1 può memorizzare solo 2 valori: 0-1
- un raster con profondità 2^2 può memorizzare 4 valori compresi tra 0 e 3
- un raster con profondità 2^8 può memorizzare 256 valori compresi tra 0 and 255
- valori negativi richiedono che il raster abbia una profondità “signed”.

 Numero di bande: i dataset di tipo raster possono avere più di una banda, con ciascuna banda
contenente matrici di valori di pixel che sono spazialmente coincidenti. La maggior parte degli
strumenti più moderni sono iperspettrali e quindi in grado di acquisire numerose bande molto
strette: Landsat 7 (8), 7 (11) Bands, SPOT, 5 Bands.

 Risoluzione Temporale: ci si riferisce alla frequenza con la quale il raster, che rappresenta una
determinata area della superfice terrestre, viene aggiornato nel tempo.

Le piramidi rappresentano versioni a bassa risoluzione dei raster originali, e sono utilizzate per migliorare le
prestazioni di visualizzazione dei raster.

Come per i dati vettoriali, anche i Temi che rappresentano dati raster possono essere interrogati utilizzando
lo strumento Identify.

Le proprietà di un raster sono visibili facendo: tasto destro nella ToC  Properties  Source
LEZIONE 4 (PARTE 1) – SISTEMI DI RIFERIMENTO

GEOREFERENZIAZIONE: gli oggetti/luoghi, processi, e fenomeni del mondo reale, e le loro caratteristiche,
possono essere rappresentati tramite oggetti vettoriali o dati di tipo raster. In un GIS è importante che il
mondo reale sia rappresentato nella maniera più accurata possibile, sia per produrre mappe accurate che
per ottenere risultati affidabili quando si fanno delle analisi spaziali. La georeferenziazione è il processo di
associare oggetti/luoghi, processi, e fenomeni da rappresentare alla loro posizione geografica utilizzando
un sistema di riferimento conosciuto.

COME DEFINIRE LA POSIZIONE DI UN OGGETTO/LUOGO?

- Assegnando nomi ai luoghi ed agli oggetti (ie, toponomastica; assegnare nomi di luoghi non
comporta ordinare gli oggetti o misurare le distanze tra di essi).
- Ordinando gli oggetti in base alla loro posizione nello spazio, per esempio lungo un percorso (eg, gli
indirizzi stradali, nella maggior parte del mondo, ordinano le case lungo le strade).
- Misurando delle distanze da un'origine di riferimento (eg, distanza dall'equatore e dal meridiano di
Greenwich misurata in gradi o metri/km/piedi).

ELLISSOIDE: poiché la Terra è ellittica, con il suo diametro N-S inferiore al suo diametro E-O, può essere
modellata più accuratamente come un ellissoide che come una sfera (con il primo ottenuto ruotando
un'ellisse attorno al suo asse minore, l’asse terrestre). Un ellissoide è una figura matematica che approssima
la forma della superficie terrestre ed è definito dalla lunghezza del suo semiasse maggiore (a) e dal suo
schiacciamento. Nel corso degli anni, con il progressivo sviluppo e miglioramento dei metodi geodetici, sono
stati prodotti ellissoidi sempre migliori (che meglio rappresentano forma della Terra).

La latitudine del punto X è l’angolo tra una linea perpendicolare alla superficie terrestre nel punto X e
l’equatore.

La longitudine del punto X si determina tracciando un piano attraverso il punto e l’asse terrestre, e
misurando l’angolo tra il piano e il Meridiano di Greenwich.

DATUM: Indipendentemente da quanto bene rappresentino la forma della Terra, gli ellissoidi devono essere
posizionati rispetto al geoide per trovare l'adattamento migliore a livello globale, ad una regione o ad un
paese specifico. L’adattamento dell’ellissoide al geoide è determinato dal Datum. Un Datum fornisce un
quadro di riferimento (cioè un modello matematico) per la misurazione dei valori di latitudine e longitudine
sulla superficie terrestre. Un Datum ha due componenti principali:

 un ellissoide di riferimento (la cui forma è definita dalla lunghezza del suo semiasse maggiore e dal
suo schiacciamento).
 un’origine dell'ellissoide rispetto al geoide, che determina come l'ellissoide di riferimento è
allineato al geoide.
Il datum globale più recentemente sviluppato e più ampiamente utilizzato è il WGS 1984 (utilizzato per la
misurazione delle posizioni a livello globale). WGS 1984 basato sull’ellissoide WGS84 e il primo meridiano di
Greenwich (adatto per essere utilizzato in tutto il mondo).

SISTEMI DI COORDINATE DI RIFERIMENTO: le posizioni di oggetti e luoghi sono comunemente


rappresentate utilizzando Sistemi di Coordinate di Riferimento.

 Sistemi di Coordinate Geografiche che definiscono le posizioni su un modello sferico o sferoidale


della Terra in unità angolari (gradi). In questo caso le distanze non sono uniformi su tutta la
superficie terrestre. I Sistemi di Coordinate Geografiche servono come riferimento per definire le
posizioni su una sfera o uno sferoide (ellissoide) utilizzando valori di latitudine e longitudine.
Ciascun sistema include: un Datum (identificativo di un ellissoide e della sua origine), un Primo
Meridiano (di solito Greenwich), un’unità di misura angolare (solitamente espressa in gradi).

 Sistemi di Coordinate Piane (Proiettate) che definiscono le posizioni su un modello piatto della
Terra (mappa) in unità di lunghezza (metri/piedi). In questo caso le distanze sono uniformi su tutta
la superficie terrestre. I Sistemi di Coordinate Piane servono come riferimento per definire le
posizioni su una rappresentazione piana della superficie terrestre, utilizzando proiezioni
cartografiche. Ciascun sistema di coordinate piane include:
- un sottostante sistema di coordinate geografiche
- una proiezione cartografica
- un’origine (x=0,y=0)
- un’unità di misura lineare (in metri o piedi).

In base al tipo di superficie utilizzata per proiettare la superficie terrestre le proiezioni cartografiche
sono:
- planari: la superficie terrestre tocca o interseca il piano in un punto o lungo un cerchio. Tutti
i punti sul cerchio non hanno distorsione.
- cilindriche: la superficie terrestre tocca il cilindro lungo l'Equatore. Tutti i punti lungo
l'equatore non hanno distorsione.
- coniche: la superficie terrestre interseca il cono in corrispondenza di due paralleli standard.
Tutti i punti lungo entrambi i paralleli non hanno distorsione.

In base alle proprietà che preservano:


- conformi (preservano le forme)  Proiezione Trasversa di Mercatore (UTM)
- equi-areali (preservano le aree)
- equidistanti (preservano le distanze tra un singolo punto e tutti gli altri punti)
- azimutali (preservano le direzioni tra un singolo punto e tutti gli altri punti)

Tutte le proiezioni causano distorsioni delle forme, aree, distanze e direzioni o una combinazione
delle stesse! Alcune proiezioni sono progettate per ridurre al minimo la distorsione di una o due
proprietà.

PROIEZIONE UNIVERSALE TRASVERSA DI MERCATORE (UTM): il cilindro è avvolto attorno ai poli (e non
attorno all'Equatore). Non è una singola proiezione ma un insieme di proiezioni diverse. Proiezioni conformi
(preserva le forme) con 2 Meridiani Standard lungo i quali non c’è distorsione. Ci sono 60 zone UTM,
ciascuna larga 6 gradi di longitudine. Ciascuna zona è definita da una diversa proiezione. Le aree che si
estendono attraverso due o più zone UTM richiederanno accorgimenti speciali per essere proiettate: usare
la proiezione specifica per una zona, ed accettare le distorsioni nell’area al di fuori della zona utilizzata;

PROIEZIONE GAUSS-BOAGA: la proiezione di Gauss-Boaga è una Proiezione Trasversale Cilindrica (consiste


in 2 proiezioni distinte). È uno dei sistemi di coordinate piane più utilizzato in Italia. Il Sistema è basato sul
Datum Roma 1940, la cui origine si trova a Monte Mario (vicino Roma).

LEZIONE 4 (PARTE 2) – GEOREFERENZIAZIONE DI MAPPE/IMMAGINI

GEOREFERENZIAZIONE: La georeferenziazione è il processo tramite il quale dei punti di controllo vengono


utilizzati per definire esattamente la porzione di superficie terrestre rappresentata dall’immagine da
georeferenziare. Georeferenziare un’immagine comporta l'allungamento, il ridimensionamento, la rotazione
e l'inclinazione della stessa per metterla in relazione con lo spazio fisico che rappresenta.

Un’immagine/mappa scannerizzata non contiene informazioni circa la localizzazione dell’area che


rappresenta, né all’interno del file stesso, né in un file separato che lo accompagni, e quindi deve essere
georeferenziata (cioè allineata in relazione ad un sistema di coordinate piane/proiettate). In ArcMap, la
posizione dell’immagine/mappa da georeferenziare deve essere specificata usando il sistema di coordinate
piane del Data Frame attivo.

PUNTI DI CONTROLLO: per georeferenziare un'immagine/mappa è necessario individuare una serie di punti
di controllo, di cui si conoscano le coppie di coordinate x,y, che permettano di associare alcuni punti
presenti nell’immagine ai punti corrispondenti sulla superficie terrestre. I punti di controllo saranno usati
per costruire una trasformazione matematica che sposterà l'immagine/mappa scannerizzata dalla sua
posizione iniziale (casuale) alla sua corretta posizione rispetto alla superficie terrestre. Il numero di punti di
controllo da usare dipenderà dalla complessità della trasformazione che si vuole usare per georeferenziare
l'immagine/mappa.

Aggiungere più punti di controllo non necessariamente garantirà migliori risultati (la georeferenziazione
dipenderà infatti dall’accuratezza delle informazioni utilizzate). È importante usare punti che siano quanto
più distribuiti all’interno dell’immagine/mappa (un punto in ogni angolo dell’immagine/mappa e alcuni
punti al suo interno).

 La trasformazione polinomiale di primo grado (Affine), richiede un minimo di 3 punti di controllo,


ed è quella più comunemente utilizzata per georeferenziare immagini/mappe. Quando si usano più
di 3 punti si introducono degli errori che vengono distribuiti tra tutti i punti. In generale però,
andrebbero sempre utilizzati più di 3 punti di controllo in modo da minimizzare l’effetto che un
punto inaccurato possa avere sulla georeferenziazione.

 Una trasformazione di tipo Spline, la quale richiede l’utilizzo di almeno di 10 punti di controllo, ha
invece l’obbiettivo di ottimizzare l’accuratezza locale della georeferenziazione (a scapito
dell’accuratezza globale). Una trasformazione di tipo Spline va sempre usata quando i punti di
controllo sono particolarmente importanti e debbano essere registrati in maniera molto accurata.

LEZIONE 5 – VISUALIZZAZIONE SIMBOLOGIA (SIMBOLIZZARE I DATI)

COMBINAZIONI DI COLORE QUALITATIVE: ciascun colore ha 3 dimensioni:

- Tono/Tinta (nome del colore)


- Luminosità (quantità di chiaro o scuro del colore)
- Saturazione (vivacità del colore)

Combinazioni qualitative (in cui il tono di ogni


colore è diverso dall’altro) sono generalmente
usate per simboleggiare dati qualitativi/categorici
(uso del suolo o carte geologiche). Toni diversi,
che hanno in generale la stessa luminosità e
saturazione, sono usati per distinguere tra valori
diversi (che rappresentano diverse categorie).
Nella scelta è sempre importante considerare la
presenza di “pregiudizi culturali” (potrebbe infatti
essere fuorviante usare il “blu” per rappresentare
contee repubblicane e il “rosso” per contee
democratiche, così come scambiare i significati di
verde e rosso).

COMBINAZIONI DI COLORE SEQUENZIALI:


sono generalmente usate per
simboleggiate dati quantitativi/continui o
ordinali quali popolazione, pioggia e classi
di idoneità o fattibilità. Solitamente vanno
da colori chiari, che tipicamente
rappresentano valori bassi, a colori scuri,
che tipicamente rappresentano valori alti.

COMBINAZIONI DI COLORE DIVERGENTI:


combinazioni divergenti vengono solitamente
utilizzate per simboleggiare i dati continui quando
esiste un valore centrale implicito rispetto al quale
vengono confrontati tutti i valori.
METODI DI CLASSIFICAZIONE: quando si lavora con dati quantitativi (dati vettoriali o dati raster), può essere
utile raggruppare i dati in classi (3 - 7 classi, regola del pollice). Ci sono 4 metodi principali di classificazione.

 Intervalli uguali: Come divide? Intervalli di uguale dimensione. Quando utilizzarlo? Quando tutte le
classi devono avere lo stesso intervallo.
Ad esempio, se i valori sono compresi tra 0 e 100 e devono essere raggruppati in 5 classi, gli
intervalli saranno 0-20, 21-40, 41-60, 61-80 e 81-100. Una classificazione prodotta utilizzando
questo metodo enfatizza la quantità di un intervallo di valori rispetto ad un altro.
 Natural breaks: Come divide? Gruppi di valori in base al numero specificato di intervalli che si
vogliono produrre. Minimizza la varianza all'interno delle classi e massimizza la varianza tra le classi.
Quando utilizzarlo? Quando i valori sono distribuiti in modo non uniforme nell'intero intervallo.
 Quantili: Come divide? Intervalli contenenti all'incirca lo stesso numero di valori, in modo che ogni
classe abbia la stessa quantità di valori diversi al loro interno. Quando utilizzarlo? Quando i valori
sono distribuiti in modo lineare.
Ad esempio, se ci sono 100 valori che devono essere raggruppati in 5 classi, ogni intervallo conterrà
circa 20 valori. Tale classificazione può però essere fuorviante poiché nella stessa classe possono
trovarsi valori anche molto diversi tra loro.
 Intervalli manuali: intervalli personalizzati con ciascuna classe contenente valori specifici.

SIMBOLIZZARE DATI VETTORIALI: i temi/strati


informativi vettoriali (punti, linee, poligoni)
possono essere simbolizzati in modi diversi a
seconda degli oggetti o dei fenomeni del mondo
reale che essi rappresentano, del tipo di attributi, e
del messaggio che si vuole trasmettere.

In alcuni casi potrebbe essere fuorviante mappare


quantità assolute:

- quando i denominatori delle


quantità sono molto diversi
- quando la dimensione delle aree
geografiche è molto diversa.

Soluzione: normalizzare i dati in modo da rappresentare rapporti/percentuali/indici, tassi e densità.

NORMALIZZAZIONE: Il processo di normalizzazione consiste nel dividere il valore di un attributo numerico


per un altro valore in modo di ridurre al minimo le differenze tra i valori dovute alla dimensione delle aree
o ai denominatori considerati. L'obiettivo finale della normalizzazione è rendere i valori degli attributi
normalizzati più significativi e confrontabili tra loro. È importante fare attenzione a non normalizzare dati già
normalizzati!
SINGLE SIMBOL (SIMBOLO UNICO): l'opzione Single Symbol permette di visualizzare un dataset vettoriale
utilizzando lo stesso colore e simbolo per tutti gli oggetti in esso contenuti (indipendentemente dalle loro
caratteristiche/attributi).

UNIQUE VALUES (VALORI UNICI): è possibile simbolizzare gli oggetti vettoriali in base alle loro specifiche
caratteristiche. È inoltre possibile usare delle rampe di colore predefinite e scrivere etichette personalizzate
per ogni colore. Unique values non dovrebbero essere usati quando ci siano più di 100 valori diversi da
rappresentare.

QUANTITIES: le opzioni disponibili nella sezione "Quantities" possono essere usate per simbolizzare oggetti
vettoriali in base ai loro attributi (numerici) quantitativi:

 Graduated Colors: sono utilizzati per simbolizzare attributi quantitativi riclassificati. Questa opzione
si basa sulla selezione di rampe di colore predefinite.
 Proportional Symbols: sono usati per mostrare differenze relative tra i valori degli attributi degli
oggetti vettoriali. Quando applicato a punti o linee, la loro dimensione viene modificata
direttamente. Quando applicato ai poligoni, dei punti di dimensioni proporzionali ai valori degli
attributi vengono disegnati al centro dei poligoni. Più alti sono i valori dell’attributo, maggiore è la
dimensione dei simboli utilizzati per la rappresentazione.
 Dot Density (solo per poligoni): Dot Density
può essere utilizzato per rappresentare quantità
riferite a poligoni utilizzando un insieme di
punti. Tutti i punti hanno le stesse dimensioni,
con ogni punto che rappresenta una quantità
costante. I punti sono distribuiti in modo
casuale (le posizioni dei punti non sono
precise). La densità dei punti deve essere
utilizzata solo con proiezioni equiareali: l'utilizzo
di una proiezione che non preserva le aree
distorcerebbe la densità percepita dei punti.

STRETCHED: visualizzazione continua lungo una


rampa di colori.

CLASSIFIED: visualizzazione in classi di colore e valori


diversi.
LABELS (ETICHETTE): gli attributi associati agli oggetti vettoriali possono essere usati per arricchire la Vista o
una mappa aggiungendo delle etichette dinamiche.

LAYER FILE: una volta finito di simboleggiare un determinato Tema, potrebbe essere utile salvarlo come
Layer File, in modo da poterlo riutilizzare in un altro progetto senza doverlo ri-simboleggiare.

LEZIONE 6 – GESTIONE DEI DATI E DEI PROGETTI

ARCGIS DESKTOP: include 3 componenti principali.

 ArcMap: per esplorare e lavorare con i dati.

 ArcCatalog: per la gestione dei dati. È una sorta di Windows risorse per ArcGIS Desktop. Va sempre
utilizzato per la gestione dei dati GIS (creare nuove cartelle, copiare e incollare, spostare,
rinominare, e cancellare i dati). In ArcCatalog, ogni file è rappresentato come da una singola icona
(mentre in una cartella Windows si possono invece vedere tutti i file compongo un singolo file). Il
bottone Connect To Folder può essere usato per individuare e connette i drive e le cartelle dove
sono archiviati i file che si vogliono aggiungere alla ToC (cioè i file con i quali si vuole lavorare). A
questo punto utilizzando il bottone Add Data sarà possibile navigare tutti i drive e tutte le cartelle
connesse, per aggiungere i file che contengono alla ToC.

 ArcToolbox: per analizzare e trasformare i dati. L’ArcToolbox


contiene tutti gli strumenti necessari per lavorare con i dati
geografici (processarli ed analizzarli). L’ArcToolbox contiene
una serie di contenitori di strumenti, organizzati per
tematiche, e per funzione.

CONVERTIRE DATI GEOGRAFICI: ci sono 2 modi principali per


convertire dati geografici tra diversi formati:

- utilizzando appositi strumenti disponibili nell’ArcToolbox


(From Raster to Other Format): Raster to ASCII oppure ASCII
to Raster. Il formato ASCII è un formato non proprietario che
può essere utilizzato con qualsiasi software GIS e può essere
aperto con un qualsiasi editor di testo.

- esportando i dati presenti nella ToC in un altro formato (per esempio per convertire una coverage
in uno shapefile oppure per esportare una Tabella degli Attributi come una tabella esterna, che può
poi essere visualizzata con Excel).

METADATI: in ArcCatalog, la scheda Description può essere usata per accedere ai metadati (ovvero = i dati
dei dati). Per consultare ed eventualmente modificare formazioni aggiuntive rispetto a quelle disponibili in
maniera predefinita, è possibile selezionare uno stile diverso che permetta di accedere a più informazioni.
Selezionare lo stile FGDC GSDGM. Qual è il tipo di Sistema di Coordinate di Riferimento? Qual è la
proiezione? Qual è il sottostante sistema di coordinate geografiche? Chi ha creato i dati? Che cosa
contengono? Quando sono stati creati? A che area geografica si riferiscono? Come sono stati preparati?
Perché sono stati prodotti?

RELATIVE PATH NAMES: prima di salvare un progetto ArcMap


(.mxd), è importante assicurarsi che “relative path names” siano
utilizzati per identificare i dataset vettoriali collegati ai Temi nella
ToC, in questo modo se la cartella contenente i dati dovesse essere
spostata o rinominata, ArcMap sarebbe comunque in grado di
ricostruire il progetto.

LEZIONE 7 – LAVORARE CON I DATI VETTORIALI

Ricordiamo che... Ogni riga è collegata in maniera univoca (1:1) con la componente geometrica dell’oggetto
vettoriale che rappresenta.

SELECT BY ATTRIBUTES (INTERROGAZIONE DELLE TABELLE DEGLI


ATTRIBUTI): le Tabelle degli Attributi possono essere interrogate,
utilizzando interrogazioni SQL per identificare e selezionare righe, e
quindi oggetti, sulla base di specifiche caratteristiche (cioè sulla
base di specifici attributi).

il linguaggio SQL include:

- SELECT per identificare il campo/attributo da


considerare.
- FROM per identificare la Tabella degli Attributi sulla
quale eseguire l’interrogazione.
- WHERE per specificare le condizioni che si devono
verificare affinché le righe, e quindi gli oggetti,
corrispondenti vengano selezionati.
- Operatori relazionali (=, >, >=)
- Operatori Booleani (AND, OR, NOT)

Esempio: dal livello “Comuni Lombardia” presente nella ToC, voglio trovare tutti i comuni in provincia di
Bergamo. Tutti i dati vettoriali ricercati verranno evidenziati sia nella tabella degli attributi, sia nella vista. 
vedi immagine.

POSSIBILI PROBLEMI CON I DATI VETTORIALI

 Problemi legati all’uso di diverse scale di acquisizione.


 Dati inaccurati e quindi inaffidabili (GPS non settato correttamente durante l’acquisizione di dati
puntuali sul terreno, errori umani durante le operazioni di digitalizzazione e/o durante la fase di
inserimento dati).
 Bassa qualità dei dati (sistematica mancanza di controlli di qualità durante la digitalizzazione) e
conseguente presenza di:
- Malposizionamenti di dati vettoriali di tipo puntuale
- Difetti ed eccedenze in dataset vettoriali di tipo lineare: Undershoot si verifica nel caso
in cui una linea non arrivi ad incontrare un'altra linea alla quale dovrebbe essere
collegata. Overshoot si verifica nel caso una linea termini oltre un’altra linea alla quale
si sarebbe invece dovuta connettere (senza oltrepassarla).
- Frammenti (sliver polygons), sovrapposizioni e spazi in dataset vettoriali di tipo
poligonale

TOPOLOGIA: Il termine topologia indica le relazioni spaziali che esistono tra gli oggetti vettoriali, che siano
essi punti, linee o poligoni. La topologia fornisce una serie di regole usate per definire come gli oggetti,
connessi o adiacenti tra di loro, debbano condividere la loro componente geometrica condivisa. Errori
topologici devono essere evitati, o comunque corretti, per far sì che: 1) sia possibile modellare
correttamente le relazioni spaziali che si osservano nel mondo reale, e 2) che si possano effettuare delle
misurazioni corrette e delle analisi spaziali accurate. Ci sono 4 proprietà topologiche principali:

 Dimensionalità: distinzione tra punti, linee e poligoni/aree.


 Adiacenza: condivisione di limiti comuni.
 Connettività/Direzionalità: connessione tra linee e direzione tra punti (archi e nodi).
 Contenimento/Inclusione: inclusione all’interno di un’area.

Esempio: un esempio di mappa/carta topologica è quella delle linee metropolitane e ferroviarie di Milano.

SELECT BY LOCATION (INTERROGAZIONI TOPOLOGICHE): le


relazioni topologiche (relazioni spaziali) tra gli oggetti vettoriali
possono essere usate per eseguire interrogazioni topologiche
al fine di identificare e selezionare oggetti vettoriali in un
determinato dataset sulla base di specifiche relazioni spaziali
con altri oggetti contenuti nello stesso o in un nuovo dataset
(export data).

CREARE E EDITARE DATI VETTORIALI

- La digitalizzazione è il processo di creazione di nuovi dati vettoriali.


- L’editing è invece il processo di modifica di dati vettoriali esistenti.
Nuovi dati vettoriali possono essere creati o all’interno di un
dataset esistente, o in un nuovo dataset (vuoto) che deve essere
creato. Dopo aver aggiunto il dataset vuoto in ArcMap, e prima di
iniziare a creare i nuovi dati, è necessario preparare la sua Tabella
degli Attributi. In entrambi i casi è necessario avviare una sessione di
Editing dalla barra dell'Editor e selezionare il Tema con cui
lavorare.

In entrambi i casi, sarà importante utilizzare una serie di strumenti aggiuntivi per essere più accurati ed
evitare errori topologici:

 lo strumento Snapping permette di agganciarsi ai bordi, vertici e ad altri elementi geometrici


quando ci si avvicina agli stessi.
 lo strumento Cut Polygons permette di dividere/separare poligoni in due parti utilizzando una
linea.
 lo strumento Merge serve invece per unire più oggetti sulla base di un campo contenuto nella
Tabella degli Attributi.
 lo strumento Auto-Complete Polygon può essere usato per creare poligoni adiacenti che non si
sovrappongano e non abbiano spazi tra di loro.
 lo strumento Magnifier è molto utile in fase di digitalizzazione per ingrandire l’area di lavoro e
quindi aumentare la precisione.

EVENT LAYER: dati tabellari che contengono coordinate x,y (Display XY Data) possono essere usati per
creare Event Layer temporanei in ArcMap. Gli Event Layer temporanei possono poi essere resi permanenti
esportandoli come dataset vettoriali.
LEZIONE 8 (PARTE 1) – DEM E TIN

DEM: un Modello Digitale di Elevazione (DEM) può essere definito come una rappresentazione digitale
continua della superficie topografica terrestre rispetto ad uno specifico riferimento (il livello del mare). Nei
DEM di tipo raster, il valore di ciascun pixel rappresenta la quota topografica dell’area a cui il pixel stesso si
riferisce. Sebbene il termine DEM sia genericamente utilizzato per riferirsi ad una qualsiasi rappresentazione
digitale continua della superficie topografica terrestre, concettualmente i DEM dovrebbero essere
differenziati tra:

 Modelli digitali della superficie (DSM)


 Modelli digitali del terreno (DTM)

A seconda di come vengono prodotti, i DEM


possono essere di tipo raster (che sono i più
diffusi) o di tipo vettoriale (TIN).

TIN: un TIN (Triangular Irregular Network) è un DEM


di tipo vettoriale. una rappresentazione vettoriale di
una superficie topografica, costruita triangolando un
insieme di punti di elevazione. I punti di elevazione
(nodi) sono collegati tramite linee (bordi) per formare
una rete di triangoli contigui, non sovrapposti, che
formano le facce del TIN.

Tutti i triangoli del TIN (cioè le sue facce) devono soddisfare il criterio della triangolazione di Delaunay per
garantire che:

- nessun vertice cada all'interno di ciascuno dei triangoli circoscritti.


- l'angolo interno minimo di tutti i triangoli è massimizzato.
- la creazione di triangoli lunghi e sottili sia evitata il più possibile.

I TIN possono essere creati utilizzando dati vettoriali, come punti, linee e poligoni contenenti informazioni
sull'elevazione. I punti di elevazione rappresentano le informazioni principali e determinano l’aspetto
complessivo della superficie del TIN. I poligoni possono essere utilizzati per rappresentare aree di superfici
specifiche (laghi) o aree che devono essere interpolate separatamente (nel caso di più isole che formano un
arcipelago). I TIN possono essere costruiti utilizzando molti punti nelle aree in cui la superficie topografica è
particolarmente irregolare, o dove serva un maggior dettaglio, e pochi punti nelle aree omogenee. L’altezza
deve essere espressa in piedi o in metri e non in gradi. I TIN sono meno diffusi rispetto ai DEM di tipo raster,
poiché sono 1) generalmente più costosi da produrre, e 2) meno veloci da elaborare. I TIN sono
generalmente utilizzati per la modellazione ad alta precisione di piccole aree.

ANALIZZARE TEMI TOPOGRAFICI: per analizzare temi topografici è necessario attivare due estensioni
disponibili in ArcMap: 3D Analyst e Spatial Analyst, attivabili dalla barra degli strumenti di ArcMap.

 creare un TIN (vettoriale) da Curve di


Livello (vettoriali)  strumento
ArcToolbox Create TIN

 creare un DEM (raster) da un TIN


(vettoriale)  strumento ArcToolbox TIN
to Raster

 creare Curve di Livello (vettoriali) da un


DEM (raster)  strumento ArcToolbox
Contour

 creare Curve di Livello (vettoriali) da un


TIN (vettoriale)  strumento ArcToolbox
Surface Contour

 strumento 3D Analyst Line of Sight: lo strumento permette di


creare una linea di vista (di tipo grafico e non vettoriale) tra due
punti su una superficie, mostrando i tratti visibili (verde), quelli
ostruiti (rosso) ed eventualmente gli ostacoli che ostruiscono la vista (punti blu). Funziona sia con
DEM di tipo raster che con TIN (vettoriali).

 strumento 3D Analyst Profile Graph: lo strumento è


utilizzato per generare profili topografici lungo le linee di
vista o linee 3D disegnate su un DEM di tipo raster o un
TIN.
 Polilinee Vettoriali ZM (3D): gli enti geometrici
primitivi sono definiti da uno o più vertici/nodi
connessi tra di loro. Ciascun nodo/vertice
rappresenta una posizione nello spazio, descritta da
una coppia di coordinate x,y, e talvolta da una z, che
rappresentano, rispettivamente, la longitudine, la
latitudine e l’altezza del nodo/vertice.

MODELLAZIONE DELLA SUPERFICIE TOPOGRAFICA: Determinare le caratteristiche della superficie


topografica quali l’elevazione, la pendenza e l’esposizione è importante per una serie di motivi che
includono: analisi idrologiche, valutazione del pericolo da frana/valanga, pianificazione del territorio/uso del
suolo, determinazioni del rischio di incendio, individuazione di habitat, valutazione di fattibilità (es. di
impianti fotovoltaici).

 calcolare la pendenza di un pendio 


strumento ArcToolbox Slope
I valori delle pendenze (espresse in
gradi o in %) nel DEM risultante
vengono visualizzati, in maniera
predefinita, con una rampa di colori
dal verde (aree meno pendenti), al
giallo, al rosso (aree più pendenti).

 calcolare l’esposizione di un pendio 


strumento ArcToolbox Aspect
L’esposizione (cioè la direzione della
pendenza) viene misurata in gradi
rispetto alla direzione del Nord
geografico. I valori dell’esposizione
vengono visualizzati in maniera
predefinita con una rampa di colori
arcobaleno.

 rappresentare una superficie in 3D in scala di grigi  strumento


ArcToolbox Hillshade
Produce una rappresentazione ombreggiata 3D, in scala di grigi, di una
superficie topografica. Il risultato è funzione della posizione della
sorgente di luce, nonché della pendenza e dell’esposizione della
superficie topografica. È un metodo qualitativo per visualizzare la
topografia e non fornisce valori assoluti di elevazione.
 creare linee 3D interpolando valori z da una data superficie  strumento ArcToolbox Interpolate
Shape

 identificare aree di intervisibilità 


strumento ArcToolbox Viewshed
Permette di identificare aree di intervisibilità
(= superfici visibili) da uno o più punti di
osservazione, rappresentati come oggetti
vettoriali di tipo puntuale.

 strumento Raster to Polygon, Polyline, e


Point
Le aree di intervisibilità prodotte usando lo
strumento Viewshed vengono salvate in
formato raster, e possono essere convertite
in formato vettoriale utilizzando questo
strumento.
I valori del raster da convertire devono essere di tipo intero (possono essere di tipo
decimale/floating quando si vuole convertire un raster in un dataset vettoriale di tipo puntuale). Il
campo VALUE nella tabella degli attributi del raster (VAT) è usato per creare un campo, che si
chiamerà Gridcode nella Tabella degli Attributi del nuovo dataset vettoriale. Un raster viene
vettorializzato quando convertito in un dataset vettoriale di tipo lineare o poligonale con l’opzione
"Simplify".
LEZIONE 8 (PARTE 2) – DEM E TIN

CREARE PROFILI TOPOGRAFICI: essendo possibile creare un profilo topografico utilizzando un solo oggetto
vettoriale per volta, è necessario far sì che l’oggetto reale di interesse (es. un fiume o una strada) sia
rappresentato da un unico oggetto vettoriale (cioè da un’unica polilinea).

La selezione delle polilinee vettoriali da unire può essere fatta interrogando la Tabelle degli Attributi del
dataset vettoriale che le contiene, nel caso fosse possibile identificare le polilinee di interesse sulla base di
specifiche caratteristiche (nome del fiume o della strada). Lo  strumento Merge, già usato
precedentemente per unire più poligoni, può anche essere usato per unire più polilinee sulla base di un
campo contenuto nella Tabella degli Attributi (“definizione del campo primario”).

Un’altra possibilità potrebbe essere quella di digitalizzare l’oggetto reale di interesse come un nuovo oggetto
vettoriale, in un nuovo dataset, disegnandolo come una unica polilinea. Questo può essere fatto utilizzando
lo  strumento Trace, disponibile nella barra degli strumenti di Editor e lo End Snapping, disponibile nella
barra degli strumenti di Snapping.

ORDINARE I TEMI DELLA TOC

 List by Drawing Order: permette di ordinare i temi


nell’ordine di default di ArcGis, ovvero sotto i
poligoni, sopra le linee, sopra i punti.
 List by Source: permette di visualizzare la fonte
(cartelle/storage) da cui sono stati prelevati i temi.
 List by Visibility: evidenzia quali sono i temi selezionati (e quindi visibili) e quali no.
 List by Selection: evidenzia il tema in cui sono selezionati determinati elementi.

LEZIONE 9 – CALCULATE GEOMETRY

Lo strumento Calculate Geometry permette di calcolare valori di coordinate x,y, lunghezze/perimetri e/o
aree, in funzione del tipo di geometria del dataset vettoriale.

- Le lunghezze e le aree possono essere calcolate solo se il sistema di coordinate di riferimento è


piano, e per il calcolo delle aree è necessario utilizzare una proiezione equi-areale (che conservi
le aree).
- Se il sistema di coordinate di riferimento dei dati vettoriali è diverso dal sistema di coordinate di
riferimento del Data Frame, i valori calcolati possono variare quando si utilizza uno piuttosto che
l'altro.
- Se i dati vettoriali si trovano in un sistema di coordinate geografiche, si potrebbe utilizzare il
sistema di coordinate del Data Frame nel caso in cui fosse proiettato.
- Lo strumento Calculate Geometry può essere utilizzato per calcolare aree, lunghezze e/o
perimetri dopo aver modificato le geometrie degli oggetti contenuti negli shapefile.

LEZIONE 11 – FIELD CALCULATOR E SUMMARIZE

EDITARE I VALORI NELLE TABELLE ESTERNE: è necessario avviare una sessione di Editing dalla barra
dell'Editor e selezionare la tabella su cui lavorare. I valori delle singole celle possono essere modificati,
aggiunti, o aggiornati semplicemente cliccando sulle celle stesse (è possibile anche usare il comando "Find
and Replace"). Inoltre, come per le Tabelle degli Attributi, è possibile aggiungere e cancellare campi,
cancellare righe, ma anche aggiungere righe. Sia per le tabelle esterne che per le Tabelle degli Attributi è
possibile editare più righe (selezionate) contemporaneamente.

FIELD CALCULATOR: può essere usato per modificare gli attributi di interi campi (= di tutte le righe) o
soltanto di righe selezionate. Può essere utilizzato per copiare e incollare valori da un campo all'altro,
concatenare valori, calcolare nuovi valori utilizzando campi esistenti o semplicemente inserire nuovi valori.
Può essere utilizzato sia all'interno che all'esterno di una sessione di edting (sebbene i calcoli eseguiti al di
fuori di una sessione di editing non possano essere annullati).

SUMMARIZE: la finestra Summarize permette di


"riassumere" il contenuto di più attributi, sulla
base dei valori unici di un determinato campo,
rispetto ai quali si vogliono riassumere gli
attributi specificati. Summarize può essere aperto
cliccando col destro sul nome del campo che
contiene i valori unici rispetto ai quali si vogliono
riassumere altri attributi. Summarize crea una
nuova tabella esterna che conterrà una riga per
ciascun valore unico utilizzato per riassumere tutti gli altri attributi. I valori nulli sono esclusi da tutti i calcoli
fatti per riassumere il contenuto dei campi. Il campo count nella tabella esterna (identificabile dalla
presenza dal prefisso cnt nel nome) mostrerà il numero di valori riassunti.

Esempio: la popolazione presente a livello di comune (attributo da riassumere) può essere riassunta
(sommata) a livello di provincia (valori unici di un determinato campo).

STATISTICHE DESCRITTIVE: è possibile calcolare statistiche descrittive per ogni campo, considerando tutti gli
oggetti (= tutte le righe) o solo alcuni oggetti (= le righe selezionate).

LEZIONE 10 – DATABASE E JOINRELATE

DATABASE: un database consiste in un insieme di dati strutturati ed organizzati in una o più tabelle. Le
informazioni all'interno delle tabelle sono organizzate in righe e colonne, indicate rispettivamente come
record e campi. Un database che contiene una sola tabella è definito database piatto, mentre un database
contenente due o più tabelle correlate viene definito come un database relazionale.

Esempio: utilizzo di un database relazionale per il monitoraggio della


concentrazione dei contaminanti nei pozzi. Un database piatto
soddisferebbe l'esigenza basilare di tenere traccia delle
concentrazioni misurate, di chi ha monitorato quale pozzo e quando, e
delle caratteristiche di ciascun pozzo. Tuttavia, l’uso di un database
piatto comporterebbe una serie di svantaggi in termini di efficienza,
spazio di archiviazione e tempi di manutenzione. Ogni volta che la
stessa persona monitora un pozzo, tutte le sue informazioni devono
essere reinserite (lo stesso vale per i pozzi).

NORMALIZZAZIONE: la normalizzazione del database consiste nel dividere le informazioni in più tabelle, in
modo che ogni informazione/attributo compaia una sola volta nel database. Tuttavia, ora che i dati sono
organizzati meglio, è evidente che sia necessario capire quali record nella tabella del personale
corrispondono a quali record nella tabella del monitoraggio. Questo può essere fatto associando un
identificativo univoco a ciascun membro dello staff nella tabella del personale, e utilizzando questi
identificativi univoci per associare ogni membro dello staff a un record nella tabella del monitoraggio.

CHIAVE PRIMARIA: la chiave primaria è definita


come un campo di una tabella che contenga
valori univoci, i quali possano essere utilizzati
come identificatori univoci per i record della
tabella stessa. Nella Tabella del Personale, la
voce “StaffID” è chiaramente la chiave primaria
(poiché ogni numero che identifica un membro
dello staff compare una sola volta). Tuttavia, il
campo StaffID chiaramente non è (e non può
essere) la chiave primaria nella Tabella del
Monitoraggio. Infatti, i valori del campo StaffID
nella Tabella di Monitoraggio non sono univoci
(infatti, ogni membro dello staff può monitorare più pozzi). Assegnare lo stesso nome (es. ObjID) a tutte le
chiavi primarie di tutte le tabelle contenute in un database, rende più facile riconoscere quale campo
identifica in modo univoco i record in ciascuna tabella.

CHIAVE ESTERNA: la chiave esterna è definita come un campo di una tabella che 1) fa riferimento alla chiave
primaria di un'altra tabella, e 2) può essere utilizzato per collegare le due tabelle.

Ci sono però ancora informazioni


duplicate circa le caratteristiche dei
pozzi. Per aumentare ulteriormente
l'efficienza, ridurre lo spazio di
archiviazione, e semplificare le
operazioni di manutenzione del
database, le informazioni relative ai
pozzi devono essere organizzate in
una tabella separata.

TABELLE PADRE E TABELLE FIGLIO: quando due tabelle sono collegate, la tabella indipendente viene
chiamata padre, mentre la tabella dipendente viene chiamata figlio.

- La tabella padre può essere identificata determinando quale tra le due tabelle potrebbe
contenere un record senza bisogno che ci sia un record corrispondente nella tabella collegata.
Se una tabella figlio contiene un record che non ha un record corrispondente nella tabella
padre, quel record viene chiamato orfano.
- Un altro modo per identificare la tabella figlio è cercare un campo che faccia riferimento alla
chiave primaria dell’altra tabella: la Tabella Monitoraggio contiene un campo (WellObjID) che fa
riferimento alla chiave primaria (ObjID) della Tabella Pozzi, mentre quest’ultima non contiene
un campo che fa riferimento alla chiave primaria della Tabella Monitoraggio.

CARDINALITÀ: la cardinalità descrive quanti record in una determinata tabella possono essere collegati ai
record di un'altra tabella. Due tabelle possono avere le seguenti cardinalità:

- 1:1 (uno ad uno)


- 1:molti (uno a molti)
- molti:1 (molti a uno)
- molti:molti (molti a molti)

SVILUPPARE UN DATABASE RELAZIONALE

1. Modello Concettuale
Identifica le entità, i loro attributi e le loro relazioni. Dove:
- Entità: oggetti del mondo reale
- Attributi: caratteristiche delle entità
- Relazioni: associazioni tra le entità
2. Modello Logico
Definisce la struttura dei dati (tipo di dati, normalizzazione) e identifica il tipo di relazione tra gli
stessi (cardinalità).
3. Modello fisico
Descrive in dettaglio i file, le tabelle, le dimensioni e il tipo di attributi, e tutte le informazioni
necessarie all’implementazione vera e propria del database.

DATABASE RELAZIONALI IN AMBIENTE GIS: un database relazionale in ambiente GIS può essere definito
come un insieme di oggetti e delle loro relazioni, organizzati come file, che possono essere gestiti
utilizzando un Sistema di Gestione dei Database Relazionali (Relational Data Base Management System,
RDBMS). Un RDBMS è in programma utilizzato per aggiungere ed eliminare dati nel e dal database
relazionale, cercare ed accedere ai dati, nonché per modificarli/aggiornarli. I vantaggi nell'utilizzare un
database relazionale ed un RDBMS includono un sistema di gestione intuitivo, una migliore integrazione dei
dati, un migliore accesso ai dati ed una maggiore facilità di interrogazione degli stessi, una riduzione della
possibilità di commettere errori durante la fase di inserimento e gestione dei dati.

JOIN: in ArcMap, un’operazione di Join deve essere utilizzata per stabilire un collegamento con cardinalità di
tipo 1 ad 1 o molti ad 1 tra due tabelle (che possono essere Tabelle degli Attributi o tabelle esterne). I
record nella tabella sorgente vengono collegati ai record nella tabella di destinazione (Target) e tutti i campi
della tabella sorgente (Join) vengono aggiunti alla tabella di destinazione. Quindi, quando si fa un Join tra
due tabelle, l'opzione predefinita è conservare tutti i record della tabella di destinazione (Target). Ai record
nella tabella di destinazione (Target) che non hanno corrispondenze nella tabella sorgente (Join) verranno
assegnati valori nulli per tutti i campi aggiunti nella tabella di destinazione dalla tabella sorgente. Con
l'opzione "Keep only matching records" solo i record corrispondenti, i record nella tabella di destinazione
che non hanno corrispondenze nella tabella sorgente verranno rimossi temporaneamente dalla tabella di
destinazione e gli oggetti corrispondenti non compariranno nella Vista.

RELATE: in ArcMap, un’operazione di Relate deve essere eseguita per stabilire un collegamento con
cardinalità di tipo 1 a molti o molti a molti tra due tabelle. I campi della tabella collegata (Sorgente) non
vengono aggiunti alla Tabella di Destinazione (a differenza di quando si esegue un Join). Le relazioni molti-a-
molti richiedono l'uso di tabelle intermedie per mappare le associazioni.

SALVARE I RISULTATI DELLE OPERAZIONI DI JOIN E RELATE: i risultati delle operazioni di Join possono essere
resi permanenti esportando lo shapefile o la corrispondente Tabella degli Attributi di Destinazione come un
nuovo shapefile o come tabella esterna (dalla ToC  Data  Export Data).
BIGINI

Select By Attributes (Interrogazione Delle Tabelle Degli Attributi): le Tabelle DEM: un Modello Digitale di Elevazione (DEM) è una rappresentazione digitale Line of Sight: lo strumento permette di creare una linea di vista (di tipo grafico
degli Attributi possono essere “interrogate” utilizzando questo strumento per continua della superficie topografica terrestre, solitamente prendendo un e non vettoriale) tra due punti su una superficie, mostrando i tratti visibili
poter ricercare e selezionare righe (che dunque corrispondono a specifici riferimento specifico (es. il livello del mare). Nei DEM di tipo raster, che sono i (verde), quelli ostruiti (rosso) ed eventualmente gli ostacoli che ostruiscono la
elementi vettoriali – punti, linee, poligoni), sulla base delle loro caratteristiche più diffusi, il valore numerico di ogni pixel rappresenta la quota topografica vista (punti blu). Funziona sia con DEM di tipo raster che con TIN (vettoriali).
(cioè sulla base dei loro specifici attributi). SELECT per identificare il dell’area a cui il pixel stesso si riferisce. I DEM si differenziano in: Modelli
campo/attributo da considerare. FROM per identificare la Tabella degli digitali della superficie (DSM) e Modelli digitali del terreno (DTM). calcolare la pendenza di un pendio → Slope
Attributi sulla quale eseguire l’interrogazione. WHERE per specificare le I valori delle pendenze (espresse in gradi o in %) nel DEM risultante vengono
condizioni che si devono verificare affinché le righe, e quindi gli oggetti, TIN: un TIN (Triangular Irregular Network) è un DEM di tipo vettoriale (e per visualizzati, in maniera predefinita, con una rampa di colori dal verde (aree
corrispondenti vengano selezionati. OPERATORI RELAZIONALI (=, >, >=). questo meno diffuso) che permette di rappresentare una superficie meno pendenti), al giallo, al rosso (aree più pendenti).
OPERATORI BOOLEANI (AND, OR, NOT). Esempio: dal livello “Comuni topografica, costruita triangolando una serie di punti di elevazione. I punti di
Lombardia” presente nella ToC, voglio trovare tutti i comuni in provincia di elevazione risultano quindi collegati tramite linee, ed insieme formano una
Milano. rete di triangoli contigui.
calcolare l’esposizione di un pendio → Aspect
creare un TIN (vettoriale) a partire da Curve di Livello (vettoriali) → Create TIN L’esposizione (cioè la direzione della pendenza) viene misurata in gradi
Select By Location (Interrogazioni Topologiche): le relazioni spaziali tra gli rispetto alla direzione del Nord geografico. I valori dell’esposizione vengono
creare un DEM (raster) a partire da un TIN (vettoriale) → TIN to Raster
oggetti vettoriali, definite come relazioni topologiche, possono essere usate visualizzati in maniera predefinita con una rampa di colori arcobaleno.
creare Curve di Livello (vettoriali) a partire da un DEM (raster) → Contour
per effettuare delle “interrogazioni topologiche” per poter ricercare e
creare Curve di Livello (vettoriali) a partire da un TIN (vettoriale) → Surface
selezionare gli oggetti vettoriali desiderati (sulla base, ovviamente, di identificare aree di intervisibilità → Viewshed
Contour
specifiche relazioni spaziali con altri elementi vettoriali contenuti nello stesso Permette di identificare aree di intervisibilità (= superfici visibili) da uno o più
dataset). punti di osservazione, rappresentati come oggetti vettoriali di tipo puntuale.

La topologia evidenzia le relazioni spaziali che intercorrono tra gli oggetti Raster to Polygon
vettoriali (siano essi punti, linee o poligoni). La topologia fornisce anche una Le aree di intervisibilità prodotte usando lo strumento Viewshed vengono
serie di regole per poter definire in che modo gli oggetti, solitamente adiacenti salvate in formato raster, e possono essere convertite in formato vettoriale
od uniti tra loro, devono condividere la loro componente geometrica. Le 4 Chiave primaria: la chiave primaria è definita come un campo di una tabella
proprietà topologiche principali sono: - Dimensionalità: distinzione tra punti, che contenga valori univoci, i quali possano essere utilizzati come identificatori
linee e poligoni/aree. - Adiacenza: condivisione di limiti comuni. - univoci per i record della tabella stessa.
Connettività/Direzionalità: connessione tra linee e direzione tra punti (archi e
nodi). - Contenimento/Inclusione: inclusione all’interno di un’area. Esempio: Chiave esterna: la chiave esterna è definita come un campo di una tabella che
un esempio di mappa/carta topologica è quella delle linee metropolitane e 1) fa riferimento alla chiave primaria di un'altra tabella, e 2) può essere
utilizzato per collegare le due tabelle.

La cardinalità descrive quanti record in una determinata tabella possono


essere collegati ai record di un'altra tabella.

Join deve essere utilizzata per stabilire un collegamento con cardinalità di tipo
1 ad 1 o molti ad 1 tra due tabelle (che possono essere Tabelle degli Attributi
o tabelle esterne). I record nella tabella sorgente vengono collegati ai record
nella tabella di destinazione e tutti i campi della tabella sorgente vengono
aggiunti alla tabella di destinazione.

Relate deve essere eseguita per stabilire un collegamento con cardinalità di


tipo 1 a molti o molti a molti tra due tabelle. I campi della tabella sorgente
non vengono aggiunti alla Tabella di Destinazione (a differenza di quando si
esegue un Join).

La georeferenziazione è il processo che permette di associare oggetti, luoghi


ed altri fenomeni alla loro posizione geografica reale utilizzando un sistema di
coordinate di riferimento noto. Infatti, oggetti e luoghi del mondo reale (così
come i loro attributi/caratteristiche), nonché un’immagine/mappa
scannerizzata, non contengono intrinsecamente informazioni circa la
Risoluzione Spaziale di un raster: è definita dalla dimensione dei pixel,
localizzazione dell’area che essi rappresentano! Pertanto, una mappa deve
espressa in unità lineari (metri) o in gradi a seconda del sistema di coordinate
essere georeferenziata (cioè allineata in relazione ad un sistema di coordinate
di riferimento. A questo proposito distinguiamo due casi:
Sistemi di Coordinate Geografiche definiscono le posizioni di oggetti e/o piane/proiettate). In ArcMap, la posizione dell’immagine/mappa da
- quando si rasterizza un dataset vettoriale, cioè quando si effettua una
luoghi basandosi su di un modello sferoidale della Terra. Questo tipo di georeferenziare può essere specificata attribuendo il sistema di coordinate
conversione del tipo vettoriale  raster, la risoluzione spaziale del tema
Sistema serve dunque come riferimento per definire le posizioni degli piane del Data Frame attivo. A questo scopo vengono solitamente utilizzati dei
vettoriale è determinata: 1) dallo scopo della rasterizzazione e 2) dalle
elementi di interesse su un ellissoide utilizzando valori di latitudine e punti di controllo, di cui sono note le coppie di coordinate x,y, che permettano
dimensioni degli oggetti vettoriali da rasterizzare.
longitudine. Ciascun sistema di coordinate geografiche include: un Datum* di associare alcuni punti presenti nell’immagine ai punti corrispondenti sulla
- quando si georeferenzia una mappa o un’immagine, la risoluzione spaziale
(identificativo di un ellissoide e della sua origine), un Primo Meridiano superficie terrestre e poter così definire esattamente la porzione di superficie
del raster è determinata dalla relazione spaziale tra l’area rappresentata
(Greenwich), un’unità di misura angolare (espressa in gradi). In questo caso le terrestre rappresentata dall’immagine da georeferenziare.
nell’immagine e il corrispondente spazio fisico definito dalle coordinate del
distanze non sono uniformi su tutta la superficie terrestre. sistema di riferimento.
Un Datum fornisce un riferimento, sotto forma di modello matematico, per la È però importante sottolineare che non tutti i pixel che hanno la stessa
Sistemi di Coordinate Piane (Proiettate) definiscono le posizioni di oggetti e/o misurazione dei valori di latitudine e longitudine sulla superficie terrestre. dimensione (lunghezza e altezza) hanno anche la stessa area. Infatti ciò
luoghi su una proiezione cartografica (cioè su una mappa, un modello piatto e Infatti, per quanto gli ellissoidi rappresentino bene la forma della Terra, essi dipende dal sistema di coordinate utilizzato.
approssimato della Terra). A differenza di un sistema di coordinate devono essere correttamente posizionati rispetto al geoide per trovare il
geografiche, in questo caso le distanze sono uniformi su tutta la superficie miglior adattamento possibile a livello globale o locale (cioè = l’adattamento
Il processo di normalizzazione consiste nel dividere il valore di un attributo
terrestre. Ciascun sistema di coordinate piane include: un sottostante sistema dell’ellissoide al geoide è determinato dal Datum). Un Datum ha due
numerico per un altro valore in modo tale da ridurre al minimo le differenze
di coordinate geografiche, una proiezione cartografica, un’origine (x=0,y=0), componenti principali: un ellissoide di riferimento (la cui forma è definita dal
tra i valori (dovute, per esempio, alla dimensione delle aree o ai
un’unità di misura lineare (in metri o piedi). suo schiacciamento) e un’origine dell'ellissoide rispetto al geoide, che
denominatori). L'obiettivo finale della normalizzazione è quello di rendere i
determina come l'ellissoide di riferimento è allineato al geoide. Il datum
valori degli attributi normalizzati più facilmente confrontabili tra di loro.
globale più recentemente sviluppato e più ampiamente utilizzato è il WGS
1984.

Potrebbero piacerti anche