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SIT/GIS: può essere definito come un sistema, formato da più componenti, per la creazione/acquisizione,
archiviazione, gestione, rappresentazione ed analisi di dati geografici. Le componenti principali di un SIT/GIS
sono 5 ed includono:
Hardware: include il computer, ed il suo sistema operativo, dove il software SIT/GIS è installato.
Software: rappresenta il programma SIT/GIS vero e proprio che fornisce le funzioni e gli strumenti
per lavorare con i dati geografici. Il software include a sua volta:
- gli strumenti (tools) per l’acquisizione, la creazione, il caricamento e la manipolazione dei
dati geografici. Ma anche per supportare la visualizzazione, l’interrogazione e l’analisi dei
dati geografici.
- un database e il sistema di gestione dello stesso (Database Management System, DBMS)
per l'archiviazione, l'organizzazione e la gestione dei dati geografici.
- l’interfaccia grafica in grado di garantire un facile accesso agli strumenti ed un facile utilizzo
degli stessi.
Dati: includono i dati geografici in formato digitale, e le informazioni alfanumeriche ad essi
associate, nonché dati tabellari (non geografici) contenenti informazioni che consentano di
collegarli ai dati geografici veri e propri.
Utenti: qualunque persona, esperta o no, che utilizzi un SIT/GIS
Flussi/Metodi di lavoro
Per rispondere a domande e per risolvere problemi che abbiano una preponderante componete
spaziale: un SIT/GIS deve essere considerato come un processo, piuttosto che come un semplice
strumento/software, che può essere utilizzato per rispondere a domande e risolvere problemi in cui
la componete geografica, ovvero quella spaziale, sia preponderante.
Per visualizzare/mappare ed analizzare dati geografici: un SIT/GIS può essere utilizzato per
acquisire/creare, archiviare, gestire, analizzare, modellare, mappare i dati geografici e le loro
caratteristiche.
Tutto ciò è possibile eseguendo analisi spaziali esaminando le posizioni, forme, caratteristiche dei dati
geografici e le loro relazioni.
ANALISI SPAZIALE: rappresenta l’utilizzo di tecniche analitiche per produrre nuova conoscenza esaminando
la posizione, le caratteristiche e le relazioni tra dati geografici. Si va dalla semplice visualizzazione e/o
interrogazione dei dati, alla effettuazione di previsioni spazio-temporali.
DOMANDE ANALITICHE: un SIT/GIS si può interrogare mediante l’utilizzo di specifici tools forniti dal
software. Le domande analitiche alla base delle analisi spaziali sono:
DATI VETTORIALI: i dati vettoriali possono essere usati per rappresentare, in maniera discreta, gli oggetti
del mondo reale (quali alberi, pozzi, strade, fiumi, case, campi), incluse le loro caratteristiche, in un
ambiente GIS.
Quindi, il numero minimo di vertici che occorrono per costruire un poligono sono 4 (e non 3!). Infatti, nel
caso del triangolo, per poter chiudere il poligono serve che il 4° vertice si sovrapponga al primo.
Gli oggetti vettoriali hanno anche degli attributi, che consistono in informazioni alfa-numeriche utilizzate
per descrivere le loro caratteristiche, archiviati in tabelle associate agli oggetti stessi (tabelle degli attributi).
Gli attributi rappresentano una delle caratteristiche più importanti degli oggetti vettoriali.
La relazione tra gli oggetti vettoriali contenuti in uno shapefile e le righe della Tabella degli Attributi
associata a quest’ultimo è sempre di uno ad uno: ad ogni oggetto vettoriale corrisponde una ed una sola
riga nella TdA associata allo shp che lo contiene.
FORMATI DEI DATI VETTORIALI: gli shapefile e le coverage rappresentano due dei formati più
comunemente usati per lavorare con dati vettoriali.
SHAPEFILE: è uno dei formati più utilizzati per rappresentare la posizione, la forma geometrica e gli
attributi degli oggetti vettoriali. Ogni shapefile consiste in un insieme di file. Ci sono dei file obbligatori
(.shp, .shx e .dbf) e dei file opzionali (.prj, .xml, .sbn e .sbx).
.shp : definisce la componente geometrica degli oggetti vettoriali contenuti nello shapefile. Tutti gli
oggetti vettoriali facenti parte di uno stesso shapefile hanno la stessa geometria (devono essere o
tutti punti, o tutti linee, o tutti poligoni).
.shx : memorizza gli attributi associati agli oggetti vettoriali contenuti nello shapefile.
.dbf : è un file di tipo database usato per archiviare gli attributi e gli identificativi univoci associati
agli oggetti vettoriali contenuti nello shapefile.
Per spostare, copiare ed incollare uno shapefile è fortemente raccomandato utilizzare ArcCatalog, in quanto
ArcCatalog, a differenza dell’esplora risorse di Windows, seleziona automaticamente tutti i file obbligatori e
opzionali che compongono uno shapefile. In caso contrario, è opportuno zippare la cartella Windows che
contiene tutti i file.
SCALA: nella cartografia tradizionale, il termine scala si riferisce alla relazione tra una distanza misurata su
una carta e la corrispondente distanza sulla superficie terrestre. La scala rappresenta quindi il livello di
dettaglio dell’informazione contenuta nella carta: carte a grande scala (1:5’000) sono più dettagliate di carte
a piccola scala (1:1'000’000). In un ambiente GIS, il livello di ingrandimento cambia semplicemente la scala
di visualizzazione, e non la scala geografica! Infatti, indipendentemente dal livello di ingrandimento, il
livello di dettaglio spaziale dei dati dipende dalla scala geografica alla quale i dati sono stati
raccolti/digitalizzati. Anche la geometria con la quale rappresentare gli oggetti del mondo reale in un
ambiente GIS è funzione della scala geografica alla quale i dati verranno usati. Esempio: rappresentazione di
città.
LEZIONE 2 (PARTE 2)
TEMI/STRATI INFORMATIVI: rappresentano il meccanismo con cui i dati vettoriali (e i dati raster) sono
gestiti in ArcMap. I Temi sono ordinati all’interno di uno o più Data Frame (che rappresentano delle
collezioni di Temi). A loro volta, i data frame sono visibile nella Table of Contents (ToC), visibile sulla sinistra
dello schermo.
DATA FRAME: hanno delle proprietà alle quali si può accedere dalla ToC (tasto destro Properties).
Il primo Tema aggiunto alla ToC definisce il Sistema di Coordinate di Riferimento del Data Frame.
Ciascun Tema rappresenta un dataset vettoriale (archiviato sul disco) e permette di specificare come
quest’ultimo debba essere rappresentato in ArcMap. I Temi rappresentano il modo principale per lavorare
con i dati vettoriali in ArcMap perché:
ATTRIBUTI: ciascun campo (= colonna) nella tabella degli attributi può archiviare un solo tipo di informazioni
(numeri, date, o stringhe/testo). Gli attributi alfa-numerici descrivono le caratteristiche degli oggetti
vettoriali. Possono essere usati per creare delle etichette da assegnare agli oggetti nella Vista o in una
mappa.
Data la loro struttura, i dati di tipo raster sono ottimali per rappresentare caratteristiche (altitudine,
temperatura, pioggia, indice di vegetazione), processi e fenomeni (inquinamento, siccità) che variano in
modo continuo (ovvero che non sono omogenei) nello spazio.
VALORI DEI PIXEL: Ciascun pixel può contenere un solo valore numerico. Ciascun valore si riferisce al centro
del pixel che lo contiene. Ciascun valore è rappresentativo dell’intero pixel a cui si riferisce. I valori dei pixel
possono essere sia positivi che negativi, interi o decimali. Numeri interi, sia positivi che negativi, sono in
genere utilizzati per rappresentare dati di tipo categorico. Numeri decimali, sia positivi che negativi, sono
invece più utili a rappresentare dati di tipo continuo. I pixel possono anche avere un determinato valore
utilizzato per rappresentare la mancanza di dati (NoData) all’interno della griglia.
Grandezze: numero di persone, classi di
vulnerabilità, elevazione topografica ed
inclinazione del versante.
Valori numerici (RS): che rappresentano
l'energia emessa o riflessa dalle superfici
nelle varie porzioni dello spettro
elettromagnetico.
Categorie Nominali: per esempio diversi usi
o coperture del suolo, tipi di vegetazione o di suoli, formazioni geologiche, presenza o assenza di
oggetti (edifici).
Codici colore: mappe/immagini scannerizzate in cui i valori di pixel indicano semplicemente la
presenza/assenza di inchiostro (linee).
VALORI NODATA: i NoData possono essere utilizzati sia per rappresentare l’assenza di dati, dati non
affidabili, o per escludere valori che vogliano essere ignorati. I NoData non rappresentano dei valori validi
all’interno del raster (-9999 comunemente usato per identificare NoData).
TABELLA DEGLI ATTRIBUTI (VAT): il campo OID (ObjectID) è un identificativo numerico, che identifica in
maniera univoca ogni riga nella tabella. Per ogni riga, il campo Count indica il numero di pixel che hanno il
valore indicato nel campo Value. La VAT non include i NoData. Le VAT sono disponibili (cioè possono essere
aperte e consultate) solo per raster che contengono valori interi.
FORMATI RASTER
GeoTIFF (.tif)
TIFF
ERDAS IMAGINE (.img)
Esri GRID
ASCII (.asc)
CREAZIONE DEI DATI RASTER: I dati di tipo raster si possono ottenere e/o creare in diversi modi che
includono:
PROPRIETÀ DEI RASTER: numero di pixel è dato da = colonne X righe. Il sistema di coordinate fornisce
l’unità di misura (metri o gradi) per quantificare la dimensione dei pixel.
Profondità dei Pixel: la profondità di bit o risoluzione radiometrica, determina l'intervallo di valori
che un pixel può memorizzare, e quindi il numero di valori univoci che possono essere memorizzati
in un raster. Tale intervallo di valori può essere calcolato usando la formula: 2^n, dove n è la
profondità di bit del pixel.
- un raster con profondità 2^1 può memorizzare solo 2 valori: 0-1
- un raster con profondità 2^2 può memorizzare 4 valori compresi tra 0 e 3
- un raster con profondità 2^8 può memorizzare 256 valori compresi tra 0 and 255
- valori negativi richiedono che il raster abbia una profondità “signed”.
Numero di bande: i dataset di tipo raster possono avere più di una banda, con ciascuna banda
contenente matrici di valori di pixel che sono spazialmente coincidenti. La maggior parte degli
strumenti più moderni sono iperspettrali e quindi in grado di acquisire numerose bande molto
strette: Landsat 7 (8), 7 (11) Bands, SPOT, 5 Bands.
Risoluzione Temporale: ci si riferisce alla frequenza con la quale il raster, che rappresenta una
determinata area della superfice terrestre, viene aggiornato nel tempo.
Le piramidi rappresentano versioni a bassa risoluzione dei raster originali, e sono utilizzate per migliorare le
prestazioni di visualizzazione dei raster.
Come per i dati vettoriali, anche i Temi che rappresentano dati raster possono essere interrogati utilizzando
lo strumento Identify.
Le proprietà di un raster sono visibili facendo: tasto destro nella ToC Properties Source
LEZIONE 4 (PARTE 1) – SISTEMI DI RIFERIMENTO
GEOREFERENZIAZIONE: gli oggetti/luoghi, processi, e fenomeni del mondo reale, e le loro caratteristiche,
possono essere rappresentati tramite oggetti vettoriali o dati di tipo raster. In un GIS è importante che il
mondo reale sia rappresentato nella maniera più accurata possibile, sia per produrre mappe accurate che
per ottenere risultati affidabili quando si fanno delle analisi spaziali. La georeferenziazione è il processo di
associare oggetti/luoghi, processi, e fenomeni da rappresentare alla loro posizione geografica utilizzando
un sistema di riferimento conosciuto.
- Assegnando nomi ai luoghi ed agli oggetti (ie, toponomastica; assegnare nomi di luoghi non
comporta ordinare gli oggetti o misurare le distanze tra di essi).
- Ordinando gli oggetti in base alla loro posizione nello spazio, per esempio lungo un percorso (eg, gli
indirizzi stradali, nella maggior parte del mondo, ordinano le case lungo le strade).
- Misurando delle distanze da un'origine di riferimento (eg, distanza dall'equatore e dal meridiano di
Greenwich misurata in gradi o metri/km/piedi).
ELLISSOIDE: poiché la Terra è ellittica, con il suo diametro N-S inferiore al suo diametro E-O, può essere
modellata più accuratamente come un ellissoide che come una sfera (con il primo ottenuto ruotando
un'ellisse attorno al suo asse minore, l’asse terrestre). Un ellissoide è una figura matematica che approssima
la forma della superficie terrestre ed è definito dalla lunghezza del suo semiasse maggiore (a) e dal suo
schiacciamento. Nel corso degli anni, con il progressivo sviluppo e miglioramento dei metodi geodetici, sono
stati prodotti ellissoidi sempre migliori (che meglio rappresentano forma della Terra).
La latitudine del punto X è l’angolo tra una linea perpendicolare alla superficie terrestre nel punto X e
l’equatore.
La longitudine del punto X si determina tracciando un piano attraverso il punto e l’asse terrestre, e
misurando l’angolo tra il piano e il Meridiano di Greenwich.
DATUM: Indipendentemente da quanto bene rappresentino la forma della Terra, gli ellissoidi devono essere
posizionati rispetto al geoide per trovare l'adattamento migliore a livello globale, ad una regione o ad un
paese specifico. L’adattamento dell’ellissoide al geoide è determinato dal Datum. Un Datum fornisce un
quadro di riferimento (cioè un modello matematico) per la misurazione dei valori di latitudine e longitudine
sulla superficie terrestre. Un Datum ha due componenti principali:
un ellissoide di riferimento (la cui forma è definita dalla lunghezza del suo semiasse maggiore e dal
suo schiacciamento).
un’origine dell'ellissoide rispetto al geoide, che determina come l'ellissoide di riferimento è
allineato al geoide.
Il datum globale più recentemente sviluppato e più ampiamente utilizzato è il WGS 1984 (utilizzato per la
misurazione delle posizioni a livello globale). WGS 1984 basato sull’ellissoide WGS84 e il primo meridiano di
Greenwich (adatto per essere utilizzato in tutto il mondo).
Sistemi di Coordinate Piane (Proiettate) che definiscono le posizioni su un modello piatto della
Terra (mappa) in unità di lunghezza (metri/piedi). In questo caso le distanze sono uniformi su tutta
la superficie terrestre. I Sistemi di Coordinate Piane servono come riferimento per definire le
posizioni su una rappresentazione piana della superficie terrestre, utilizzando proiezioni
cartografiche. Ciascun sistema di coordinate piane include:
- un sottostante sistema di coordinate geografiche
- una proiezione cartografica
- un’origine (x=0,y=0)
- un’unità di misura lineare (in metri o piedi).
In base al tipo di superficie utilizzata per proiettare la superficie terrestre le proiezioni cartografiche
sono:
- planari: la superficie terrestre tocca o interseca il piano in un punto o lungo un cerchio. Tutti
i punti sul cerchio non hanno distorsione.
- cilindriche: la superficie terrestre tocca il cilindro lungo l'Equatore. Tutti i punti lungo
l'equatore non hanno distorsione.
- coniche: la superficie terrestre interseca il cono in corrispondenza di due paralleli standard.
Tutti i punti lungo entrambi i paralleli non hanno distorsione.
Tutte le proiezioni causano distorsioni delle forme, aree, distanze e direzioni o una combinazione
delle stesse! Alcune proiezioni sono progettate per ridurre al minimo la distorsione di una o due
proprietà.
PROIEZIONE UNIVERSALE TRASVERSA DI MERCATORE (UTM): il cilindro è avvolto attorno ai poli (e non
attorno all'Equatore). Non è una singola proiezione ma un insieme di proiezioni diverse. Proiezioni conformi
(preserva le forme) con 2 Meridiani Standard lungo i quali non c’è distorsione. Ci sono 60 zone UTM,
ciascuna larga 6 gradi di longitudine. Ciascuna zona è definita da una diversa proiezione. Le aree che si
estendono attraverso due o più zone UTM richiederanno accorgimenti speciali per essere proiettate: usare
la proiezione specifica per una zona, ed accettare le distorsioni nell’area al di fuori della zona utilizzata;
PUNTI DI CONTROLLO: per georeferenziare un'immagine/mappa è necessario individuare una serie di punti
di controllo, di cui si conoscano le coppie di coordinate x,y, che permettano di associare alcuni punti
presenti nell’immagine ai punti corrispondenti sulla superficie terrestre. I punti di controllo saranno usati
per costruire una trasformazione matematica che sposterà l'immagine/mappa scannerizzata dalla sua
posizione iniziale (casuale) alla sua corretta posizione rispetto alla superficie terrestre. Il numero di punti di
controllo da usare dipenderà dalla complessità della trasformazione che si vuole usare per georeferenziare
l'immagine/mappa.
Aggiungere più punti di controllo non necessariamente garantirà migliori risultati (la georeferenziazione
dipenderà infatti dall’accuratezza delle informazioni utilizzate). È importante usare punti che siano quanto
più distribuiti all’interno dell’immagine/mappa (un punto in ogni angolo dell’immagine/mappa e alcuni
punti al suo interno).
Una trasformazione di tipo Spline, la quale richiede l’utilizzo di almeno di 10 punti di controllo, ha
invece l’obbiettivo di ottimizzare l’accuratezza locale della georeferenziazione (a scapito
dell’accuratezza globale). Una trasformazione di tipo Spline va sempre usata quando i punti di
controllo sono particolarmente importanti e debbano essere registrati in maniera molto accurata.
Intervalli uguali: Come divide? Intervalli di uguale dimensione. Quando utilizzarlo? Quando tutte le
classi devono avere lo stesso intervallo.
Ad esempio, se i valori sono compresi tra 0 e 100 e devono essere raggruppati in 5 classi, gli
intervalli saranno 0-20, 21-40, 41-60, 61-80 e 81-100. Una classificazione prodotta utilizzando
questo metodo enfatizza la quantità di un intervallo di valori rispetto ad un altro.
Natural breaks: Come divide? Gruppi di valori in base al numero specificato di intervalli che si
vogliono produrre. Minimizza la varianza all'interno delle classi e massimizza la varianza tra le classi.
Quando utilizzarlo? Quando i valori sono distribuiti in modo non uniforme nell'intero intervallo.
Quantili: Come divide? Intervalli contenenti all'incirca lo stesso numero di valori, in modo che ogni
classe abbia la stessa quantità di valori diversi al loro interno. Quando utilizzarlo? Quando i valori
sono distribuiti in modo lineare.
Ad esempio, se ci sono 100 valori che devono essere raggruppati in 5 classi, ogni intervallo conterrà
circa 20 valori. Tale classificazione può però essere fuorviante poiché nella stessa classe possono
trovarsi valori anche molto diversi tra loro.
Intervalli manuali: intervalli personalizzati con ciascuna classe contenente valori specifici.
UNIQUE VALUES (VALORI UNICI): è possibile simbolizzare gli oggetti vettoriali in base alle loro specifiche
caratteristiche. È inoltre possibile usare delle rampe di colore predefinite e scrivere etichette personalizzate
per ogni colore. Unique values non dovrebbero essere usati quando ci siano più di 100 valori diversi da
rappresentare.
QUANTITIES: le opzioni disponibili nella sezione "Quantities" possono essere usate per simbolizzare oggetti
vettoriali in base ai loro attributi (numerici) quantitativi:
Graduated Colors: sono utilizzati per simbolizzare attributi quantitativi riclassificati. Questa opzione
si basa sulla selezione di rampe di colore predefinite.
Proportional Symbols: sono usati per mostrare differenze relative tra i valori degli attributi degli
oggetti vettoriali. Quando applicato a punti o linee, la loro dimensione viene modificata
direttamente. Quando applicato ai poligoni, dei punti di dimensioni proporzionali ai valori degli
attributi vengono disegnati al centro dei poligoni. Più alti sono i valori dell’attributo, maggiore è la
dimensione dei simboli utilizzati per la rappresentazione.
Dot Density (solo per poligoni): Dot Density
può essere utilizzato per rappresentare quantità
riferite a poligoni utilizzando un insieme di
punti. Tutti i punti hanno le stesse dimensioni,
con ogni punto che rappresenta una quantità
costante. I punti sono distribuiti in modo
casuale (le posizioni dei punti non sono
precise). La densità dei punti deve essere
utilizzata solo con proiezioni equiareali: l'utilizzo
di una proiezione che non preserva le aree
distorcerebbe la densità percepita dei punti.
LAYER FILE: una volta finito di simboleggiare un determinato Tema, potrebbe essere utile salvarlo come
Layer File, in modo da poterlo riutilizzare in un altro progetto senza doverlo ri-simboleggiare.
ArcCatalog: per la gestione dei dati. È una sorta di Windows risorse per ArcGIS Desktop. Va sempre
utilizzato per la gestione dei dati GIS (creare nuove cartelle, copiare e incollare, spostare,
rinominare, e cancellare i dati). In ArcCatalog, ogni file è rappresentato come da una singola icona
(mentre in una cartella Windows si possono invece vedere tutti i file compongo un singolo file). Il
bottone Connect To Folder può essere usato per individuare e connette i drive e le cartelle dove
sono archiviati i file che si vogliono aggiungere alla ToC (cioè i file con i quali si vuole lavorare). A
questo punto utilizzando il bottone Add Data sarà possibile navigare tutti i drive e tutte le cartelle
connesse, per aggiungere i file che contengono alla ToC.
- esportando i dati presenti nella ToC in un altro formato (per esempio per convertire una coverage
in uno shapefile oppure per esportare una Tabella degli Attributi come una tabella esterna, che può
poi essere visualizzata con Excel).
METADATI: in ArcCatalog, la scheda Description può essere usata per accedere ai metadati (ovvero = i dati
dei dati). Per consultare ed eventualmente modificare formazioni aggiuntive rispetto a quelle disponibili in
maniera predefinita, è possibile selezionare uno stile diverso che permetta di accedere a più informazioni.
Selezionare lo stile FGDC GSDGM. Qual è il tipo di Sistema di Coordinate di Riferimento? Qual è la
proiezione? Qual è il sottostante sistema di coordinate geografiche? Chi ha creato i dati? Che cosa
contengono? Quando sono stati creati? A che area geografica si riferiscono? Come sono stati preparati?
Perché sono stati prodotti?
Ricordiamo che... Ogni riga è collegata in maniera univoca (1:1) con la componente geometrica dell’oggetto
vettoriale che rappresenta.
Esempio: dal livello “Comuni Lombardia” presente nella ToC, voglio trovare tutti i comuni in provincia di
Bergamo. Tutti i dati vettoriali ricercati verranno evidenziati sia nella tabella degli attributi, sia nella vista.
vedi immagine.
TOPOLOGIA: Il termine topologia indica le relazioni spaziali che esistono tra gli oggetti vettoriali, che siano
essi punti, linee o poligoni. La topologia fornisce una serie di regole usate per definire come gli oggetti,
connessi o adiacenti tra di loro, debbano condividere la loro componente geometrica condivisa. Errori
topologici devono essere evitati, o comunque corretti, per far sì che: 1) sia possibile modellare
correttamente le relazioni spaziali che si osservano nel mondo reale, e 2) che si possano effettuare delle
misurazioni corrette e delle analisi spaziali accurate. Ci sono 4 proprietà topologiche principali:
Esempio: un esempio di mappa/carta topologica è quella delle linee metropolitane e ferroviarie di Milano.
In entrambi i casi, sarà importante utilizzare una serie di strumenti aggiuntivi per essere più accurati ed
evitare errori topologici:
EVENT LAYER: dati tabellari che contengono coordinate x,y (Display XY Data) possono essere usati per
creare Event Layer temporanei in ArcMap. Gli Event Layer temporanei possono poi essere resi permanenti
esportandoli come dataset vettoriali.
LEZIONE 8 (PARTE 1) – DEM E TIN
DEM: un Modello Digitale di Elevazione (DEM) può essere definito come una rappresentazione digitale
continua della superficie topografica terrestre rispetto ad uno specifico riferimento (il livello del mare). Nei
DEM di tipo raster, il valore di ciascun pixel rappresenta la quota topografica dell’area a cui il pixel stesso si
riferisce. Sebbene il termine DEM sia genericamente utilizzato per riferirsi ad una qualsiasi rappresentazione
digitale continua della superficie topografica terrestre, concettualmente i DEM dovrebbero essere
differenziati tra:
Tutti i triangoli del TIN (cioè le sue facce) devono soddisfare il criterio della triangolazione di Delaunay per
garantire che:
I TIN possono essere creati utilizzando dati vettoriali, come punti, linee e poligoni contenenti informazioni
sull'elevazione. I punti di elevazione rappresentano le informazioni principali e determinano l’aspetto
complessivo della superficie del TIN. I poligoni possono essere utilizzati per rappresentare aree di superfici
specifiche (laghi) o aree che devono essere interpolate separatamente (nel caso di più isole che formano un
arcipelago). I TIN possono essere costruiti utilizzando molti punti nelle aree in cui la superficie topografica è
particolarmente irregolare, o dove serva un maggior dettaglio, e pochi punti nelle aree omogenee. L’altezza
deve essere espressa in piedi o in metri e non in gradi. I TIN sono meno diffusi rispetto ai DEM di tipo raster,
poiché sono 1) generalmente più costosi da produrre, e 2) meno veloci da elaborare. I TIN sono
generalmente utilizzati per la modellazione ad alta precisione di piccole aree.
ANALIZZARE TEMI TOPOGRAFICI: per analizzare temi topografici è necessario attivare due estensioni
disponibili in ArcMap: 3D Analyst e Spatial Analyst, attivabili dalla barra degli strumenti di ArcMap.
CREARE PROFILI TOPOGRAFICI: essendo possibile creare un profilo topografico utilizzando un solo oggetto
vettoriale per volta, è necessario far sì che l’oggetto reale di interesse (es. un fiume o una strada) sia
rappresentato da un unico oggetto vettoriale (cioè da un’unica polilinea).
La selezione delle polilinee vettoriali da unire può essere fatta interrogando la Tabelle degli Attributi del
dataset vettoriale che le contiene, nel caso fosse possibile identificare le polilinee di interesse sulla base di
specifiche caratteristiche (nome del fiume o della strada). Lo strumento Merge, già usato
precedentemente per unire più poligoni, può anche essere usato per unire più polilinee sulla base di un
campo contenuto nella Tabella degli Attributi (“definizione del campo primario”).
Un’altra possibilità potrebbe essere quella di digitalizzare l’oggetto reale di interesse come un nuovo oggetto
vettoriale, in un nuovo dataset, disegnandolo come una unica polilinea. Questo può essere fatto utilizzando
lo strumento Trace, disponibile nella barra degli strumenti di Editor e lo End Snapping, disponibile nella
barra degli strumenti di Snapping.
Lo strumento Calculate Geometry permette di calcolare valori di coordinate x,y, lunghezze/perimetri e/o
aree, in funzione del tipo di geometria del dataset vettoriale.
EDITARE I VALORI NELLE TABELLE ESTERNE: è necessario avviare una sessione di Editing dalla barra
dell'Editor e selezionare la tabella su cui lavorare. I valori delle singole celle possono essere modificati,
aggiunti, o aggiornati semplicemente cliccando sulle celle stesse (è possibile anche usare il comando "Find
and Replace"). Inoltre, come per le Tabelle degli Attributi, è possibile aggiungere e cancellare campi,
cancellare righe, ma anche aggiungere righe. Sia per le tabelle esterne che per le Tabelle degli Attributi è
possibile editare più righe (selezionate) contemporaneamente.
FIELD CALCULATOR: può essere usato per modificare gli attributi di interi campi (= di tutte le righe) o
soltanto di righe selezionate. Può essere utilizzato per copiare e incollare valori da un campo all'altro,
concatenare valori, calcolare nuovi valori utilizzando campi esistenti o semplicemente inserire nuovi valori.
Può essere utilizzato sia all'interno che all'esterno di una sessione di edting (sebbene i calcoli eseguiti al di
fuori di una sessione di editing non possano essere annullati).
Esempio: la popolazione presente a livello di comune (attributo da riassumere) può essere riassunta
(sommata) a livello di provincia (valori unici di un determinato campo).
STATISTICHE DESCRITTIVE: è possibile calcolare statistiche descrittive per ogni campo, considerando tutti gli
oggetti (= tutte le righe) o solo alcuni oggetti (= le righe selezionate).
DATABASE: un database consiste in un insieme di dati strutturati ed organizzati in una o più tabelle. Le
informazioni all'interno delle tabelle sono organizzate in righe e colonne, indicate rispettivamente come
record e campi. Un database che contiene una sola tabella è definito database piatto, mentre un database
contenente due o più tabelle correlate viene definito come un database relazionale.
NORMALIZZAZIONE: la normalizzazione del database consiste nel dividere le informazioni in più tabelle, in
modo che ogni informazione/attributo compaia una sola volta nel database. Tuttavia, ora che i dati sono
organizzati meglio, è evidente che sia necessario capire quali record nella tabella del personale
corrispondono a quali record nella tabella del monitoraggio. Questo può essere fatto associando un
identificativo univoco a ciascun membro dello staff nella tabella del personale, e utilizzando questi
identificativi univoci per associare ogni membro dello staff a un record nella tabella del monitoraggio.
CHIAVE ESTERNA: la chiave esterna è definita come un campo di una tabella che 1) fa riferimento alla chiave
primaria di un'altra tabella, e 2) può essere utilizzato per collegare le due tabelle.
TABELLE PADRE E TABELLE FIGLIO: quando due tabelle sono collegate, la tabella indipendente viene
chiamata padre, mentre la tabella dipendente viene chiamata figlio.
- La tabella padre può essere identificata determinando quale tra le due tabelle potrebbe
contenere un record senza bisogno che ci sia un record corrispondente nella tabella collegata.
Se una tabella figlio contiene un record che non ha un record corrispondente nella tabella
padre, quel record viene chiamato orfano.
- Un altro modo per identificare la tabella figlio è cercare un campo che faccia riferimento alla
chiave primaria dell’altra tabella: la Tabella Monitoraggio contiene un campo (WellObjID) che fa
riferimento alla chiave primaria (ObjID) della Tabella Pozzi, mentre quest’ultima non contiene
un campo che fa riferimento alla chiave primaria della Tabella Monitoraggio.
CARDINALITÀ: la cardinalità descrive quanti record in una determinata tabella possono essere collegati ai
record di un'altra tabella. Due tabelle possono avere le seguenti cardinalità:
1. Modello Concettuale
Identifica le entità, i loro attributi e le loro relazioni. Dove:
- Entità: oggetti del mondo reale
- Attributi: caratteristiche delle entità
- Relazioni: associazioni tra le entità
2. Modello Logico
Definisce la struttura dei dati (tipo di dati, normalizzazione) e identifica il tipo di relazione tra gli
stessi (cardinalità).
3. Modello fisico
Descrive in dettaglio i file, le tabelle, le dimensioni e il tipo di attributi, e tutte le informazioni
necessarie all’implementazione vera e propria del database.
DATABASE RELAZIONALI IN AMBIENTE GIS: un database relazionale in ambiente GIS può essere definito
come un insieme di oggetti e delle loro relazioni, organizzati come file, che possono essere gestiti
utilizzando un Sistema di Gestione dei Database Relazionali (Relational Data Base Management System,
RDBMS). Un RDBMS è in programma utilizzato per aggiungere ed eliminare dati nel e dal database
relazionale, cercare ed accedere ai dati, nonché per modificarli/aggiornarli. I vantaggi nell'utilizzare un
database relazionale ed un RDBMS includono un sistema di gestione intuitivo, una migliore integrazione dei
dati, un migliore accesso ai dati ed una maggiore facilità di interrogazione degli stessi, una riduzione della
possibilità di commettere errori durante la fase di inserimento e gestione dei dati.
JOIN: in ArcMap, un’operazione di Join deve essere utilizzata per stabilire un collegamento con cardinalità di
tipo 1 ad 1 o molti ad 1 tra due tabelle (che possono essere Tabelle degli Attributi o tabelle esterne). I
record nella tabella sorgente vengono collegati ai record nella tabella di destinazione (Target) e tutti i campi
della tabella sorgente (Join) vengono aggiunti alla tabella di destinazione. Quindi, quando si fa un Join tra
due tabelle, l'opzione predefinita è conservare tutti i record della tabella di destinazione (Target). Ai record
nella tabella di destinazione (Target) che non hanno corrispondenze nella tabella sorgente (Join) verranno
assegnati valori nulli per tutti i campi aggiunti nella tabella di destinazione dalla tabella sorgente. Con
l'opzione "Keep only matching records" solo i record corrispondenti, i record nella tabella di destinazione
che non hanno corrispondenze nella tabella sorgente verranno rimossi temporaneamente dalla tabella di
destinazione e gli oggetti corrispondenti non compariranno nella Vista.
RELATE: in ArcMap, un’operazione di Relate deve essere eseguita per stabilire un collegamento con
cardinalità di tipo 1 a molti o molti a molti tra due tabelle. I campi della tabella collegata (Sorgente) non
vengono aggiunti alla Tabella di Destinazione (a differenza di quando si esegue un Join). Le relazioni molti-a-
molti richiedono l'uso di tabelle intermedie per mappare le associazioni.
SALVARE I RISULTATI DELLE OPERAZIONI DI JOIN E RELATE: i risultati delle operazioni di Join possono essere
resi permanenti esportando lo shapefile o la corrispondente Tabella degli Attributi di Destinazione come un
nuovo shapefile o come tabella esterna (dalla ToC Data Export Data).
BIGINI
Select By Attributes (Interrogazione Delle Tabelle Degli Attributi): le Tabelle DEM: un Modello Digitale di Elevazione (DEM) è una rappresentazione digitale Line of Sight: lo strumento permette di creare una linea di vista (di tipo grafico
degli Attributi possono essere “interrogate” utilizzando questo strumento per continua della superficie topografica terrestre, solitamente prendendo un e non vettoriale) tra due punti su una superficie, mostrando i tratti visibili
poter ricercare e selezionare righe (che dunque corrispondono a specifici riferimento specifico (es. il livello del mare). Nei DEM di tipo raster, che sono i (verde), quelli ostruiti (rosso) ed eventualmente gli ostacoli che ostruiscono la
elementi vettoriali – punti, linee, poligoni), sulla base delle loro caratteristiche più diffusi, il valore numerico di ogni pixel rappresenta la quota topografica vista (punti blu). Funziona sia con DEM di tipo raster che con TIN (vettoriali).
(cioè sulla base dei loro specifici attributi). SELECT per identificare il dell’area a cui il pixel stesso si riferisce. I DEM si differenziano in: Modelli
campo/attributo da considerare. FROM per identificare la Tabella degli digitali della superficie (DSM) e Modelli digitali del terreno (DTM). calcolare la pendenza di un pendio → Slope
Attributi sulla quale eseguire l’interrogazione. WHERE per specificare le I valori delle pendenze (espresse in gradi o in %) nel DEM risultante vengono
condizioni che si devono verificare affinché le righe, e quindi gli oggetti, TIN: un TIN (Triangular Irregular Network) è un DEM di tipo vettoriale (e per visualizzati, in maniera predefinita, con una rampa di colori dal verde (aree
corrispondenti vengano selezionati. OPERATORI RELAZIONALI (=, >, >=). questo meno diffuso) che permette di rappresentare una superficie meno pendenti), al giallo, al rosso (aree più pendenti).
OPERATORI BOOLEANI (AND, OR, NOT). Esempio: dal livello “Comuni topografica, costruita triangolando una serie di punti di elevazione. I punti di
Lombardia” presente nella ToC, voglio trovare tutti i comuni in provincia di elevazione risultano quindi collegati tramite linee, ed insieme formano una
Milano. rete di triangoli contigui.
calcolare l’esposizione di un pendio → Aspect
creare un TIN (vettoriale) a partire da Curve di Livello (vettoriali) → Create TIN L’esposizione (cioè la direzione della pendenza) viene misurata in gradi
Select By Location (Interrogazioni Topologiche): le relazioni spaziali tra gli rispetto alla direzione del Nord geografico. I valori dell’esposizione vengono
creare un DEM (raster) a partire da un TIN (vettoriale) → TIN to Raster
oggetti vettoriali, definite come relazioni topologiche, possono essere usate visualizzati in maniera predefinita con una rampa di colori arcobaleno.
creare Curve di Livello (vettoriali) a partire da un DEM (raster) → Contour
per effettuare delle “interrogazioni topologiche” per poter ricercare e
creare Curve di Livello (vettoriali) a partire da un TIN (vettoriale) → Surface
selezionare gli oggetti vettoriali desiderati (sulla base, ovviamente, di identificare aree di intervisibilità → Viewshed
Contour
specifiche relazioni spaziali con altri elementi vettoriali contenuti nello stesso Permette di identificare aree di intervisibilità (= superfici visibili) da uno o più
dataset). punti di osservazione, rappresentati come oggetti vettoriali di tipo puntuale.
La topologia evidenzia le relazioni spaziali che intercorrono tra gli oggetti Raster to Polygon
vettoriali (siano essi punti, linee o poligoni). La topologia fornisce anche una Le aree di intervisibilità prodotte usando lo strumento Viewshed vengono
serie di regole per poter definire in che modo gli oggetti, solitamente adiacenti salvate in formato raster, e possono essere convertite in formato vettoriale
od uniti tra loro, devono condividere la loro componente geometrica. Le 4 Chiave primaria: la chiave primaria è definita come un campo di una tabella
proprietà topologiche principali sono: - Dimensionalità: distinzione tra punti, che contenga valori univoci, i quali possano essere utilizzati come identificatori
linee e poligoni/aree. - Adiacenza: condivisione di limiti comuni. - univoci per i record della tabella stessa.
Connettività/Direzionalità: connessione tra linee e direzione tra punti (archi e
nodi). - Contenimento/Inclusione: inclusione all’interno di un’area. Esempio: Chiave esterna: la chiave esterna è definita come un campo di una tabella che
un esempio di mappa/carta topologica è quella delle linee metropolitane e 1) fa riferimento alla chiave primaria di un'altra tabella, e 2) può essere
utilizzato per collegare le due tabelle.
Join deve essere utilizzata per stabilire un collegamento con cardinalità di tipo
1 ad 1 o molti ad 1 tra due tabelle (che possono essere Tabelle degli Attributi
o tabelle esterne). I record nella tabella sorgente vengono collegati ai record
nella tabella di destinazione e tutti i campi della tabella sorgente vengono
aggiunti alla tabella di destinazione.