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Eidgenossische lnstitut fédéral de Istituto federale Swiss Federai

Forschungsanstalt recherches sur di ricerca per lnstitute for Forest,


tor Wald, Schnee la foret, la neige la foresta, la neve Snow and
und Landschaft et le paysage e il paesaggio Landscape Research

CH-8903 Birmensdorf

Ecologia e tecnica dei rimboschimenti in montagna


Proposte per la pratica

Walter Schonenberger, Werner Frey, Franz Leuenberger


Traduzione Mario Pividori

Traduzione del lavoro «Òkologie und Technik der Aufforstung im Gebirge -


Anregungen fur die Praxis». Eidg. Anst. forstl. Versuchswes., Ber. 325, 1990, 58 S.
FDK: 233 : (494) : (234.3)

Ecologia e tecnica dei rimboschimenti in montagna


Proposte per la pratica

Walter Schonenberger, Werner Frey, Franz Leuenberger


Traduzione Mario Pividori

Traduzione del lavoro «Òkologie und Technik der Aufforstung im Gebirge -


Anregungen fur die Praxis». Eidg. Anst. forstl. Versuchswes., Ber. 325, 1990, 58 S.

Editore:
Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio. Birmensdorf. 1991
Responsabile dell'edizione:
Prof. Rodolphe Schlaepfer, Direttore dell'Istituto federale
di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio, FNP
(già: Istituto Federale di Ricerche Forestali, IFRF).

Indirizzi degli autori:


Dr. Walter Schèinenberger,
Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (FNP),
CH-8903 Birmensdorf

Werner Frey e Franz Leuenberger,


Istituto federale per lo studio delle neve e delle valanghe (SNV),
sede Fluelastrasse,
CH-7260 Davos-Dorf.

Per questo lavoro abbiamo ricevuto importanti indicazioni dai


corsi tenuti da Nicolin Bischoff, Ernst Ott, Ernst Zeller,
Markus Hurlimann e molti altri esperti forestali dei Cantoni montani.
Inoltre, abbiamo potuto usufruire dell'esperienza pluriennale
dei nostri collaboratori Vincent Barbezat, Ernst Frehner,
Angelo Maccagnan, Arnold Streule e Ueli Wasem.

Per la rilettura critica e le proposte di miglioramento del manoscritto


ringraziamo i seguenti signori: Duri Bezzola, Nicolin Bischoff,
Toni Burgi, Ursula Heiniger, Hannes von Hirschheydt, Erwin Jansen,
Andreas Kessler, Martin Meyer, Ernst Ott, Arnold Streule,
Bernardo Teufen, Hans Turnar, Ueli Wasem, Ernst Zeller.

Hanno collaborato alla presente edizione:


Bruno Crivelli
Doris Pichler
Mirek Sebek
Margrit Wiederkehr

Redazione:
Dott. Ruth Landolt

Traduzione italiana:
Doti. Mario Pividori

Editore commissionato:
F. Fluck-Wirth, Internal. Buchhandlung fur Botanik
und Naturwissenschaften, CH-9053 Teufen

Illustrazione della copertina:


A causa delle condizioni ambientali estreme presenti
in alta montagna, il rimboschimento è un'operazione
particolarmente onerosa. Buone conoscenze dell'ecologia
ed appropriate metodologie d'intervento sono premesse
fondamentali per il suo successo.

4.91 850 A55733


Abstract

Ecologia e tecnica dei rimboschi- Òkologie und Technik der Aufforstung


menti in montagna - Proposte per la lm Gebirge-
pratica Anregungen fur die Praxis

Il lavoro vuole dare un contributo di co- Die Arbeit gibt Anregungen fOr die prakti-
noscenze pratiche alle opere di rimbo- schen Aufforstungsarbeiten unter den
schimento nelle difficili condizioni di erschwerten Bedingungen im Gebirge.
montagna. Sono trattati il rilevamento Behandelt werden die Beurteilung der
delle condizioni stazionali, i pericoli che in Standortsverhaltnisse, die spezifischen
differenti condizioni microstazionali in- Gefahrdungen der einzelnen Baumarten
combono su singole specie arboree, la an den verschiedenen Kleinstandorten,
vivaistica specificatamente indirizzata agli angepaBte Methoden der Pflanzennach-
interventi in montagna, le tecniche di zucht, die spezielle Pflanztechnik (Ver-
piantagione (impiego di piante in conteni- wendung van Topfpflanzen), die stand-
tori), la distribuzione dei soggetti sul ter- ortsgema.Be Anordnung der Pflanzung
reno (sesto d'impianto), le misure tecni- in rottenartigem Verband, technische
che di protezione contro i movimenti della SchutzmaBnahmen gegen Schneebe-
neve, la cura dei novellati e delle spessi- wegungen, Jungwuchs- und Dickungs-
ne e la documentazione relativa ai lavori pflege und die Dokumentation der aus-
eseguiti. gefOhrten Arbeiten.

Parole chiave: Keywords:


Rimboschimento in alta quota, ripari Hochlagenaufforstung, Lawinenverbau,
antivalangari, scivolamento della neve, Gleitschnee, Jungwuchspflege, Rotten,
cura del novellame, collettivo arboreo, Pflanzennachzucht, Gebirgswald.
allevamento di piante in vivaio, bosco di
montagna.

Ecologie et technique des afforesta- Ecology and Techniques of


tions en montagne - Afforestation in Mountainous
Suggestions à l'usage des praticiens Regions - Practical Tips

Les conseils livrés dans ce travail portent This article provides practical tips on
sur la pratique des afforestations en mon- afforestation under the difficult conditions
tagne, dans des conditions difficiles. Plus in mountainous regions. lt discusses the
précisément, sonttraités ici l'appréciation assessment of site conditions, specific
des conditions de station, les dangers threats to various tree species under
spécifiques encourus par les essences particular micro-site conditions, appro-
en fonction des différentes micro-stations, priate methods of cultivation, a special
les méthodes appropriées de culture en planting technique (using potted plants),
pépinière, les techniques de plantation the cluster arrangement of the plants
(emploi de plants en pots), la plantation according to site, mechanical protection
par collectifs en fonction de la station, les against snow movement, tendi ng of you ng
moyens techniques de protection contre growth and thickets, and the documen-
la neige, les soins au recrO et au fourré et tation of the work conducted.
la documentation des travaux réalisés.
Keywords:
Mots-clefs: High altitude afforestation, avalanche
Afforestation en altitude, ouvrages para- defence, snow slip, tending of young
valanches, glissement de la neige, soins growth, cluster planting, propagation,
aux recrOs, collectif, production de plants, mountain forest.
foret de montagne.

3
Sommario

Abstract 3

Indice delle illustrazioni e delle tabelle 7

1 Introduzione 9

2 Analisi stazionale 10
2.1 Descrizione generale della stazione 10
2.2 Selezione delle microstazioni 11
2.2.1 Microstazioni non idonee al rimboschimento 11
2.2.2 Microstazioni favorevoli al rimboschimento 14
2.2.3 Microstazioni da rimboschire in tempi successivi 14
2.2.4 Microstazioni rimboschibili solo con misure ausiliarie 15
2.3 Individuazione delle aree d'impianto per piccoli gruppi e per singole piante 15

3 Danni e malattie ricorrenti nei rimboschimenti d'alta quota 16


16
16
3.1.2 Phacidium infestans Karst. (muffa della neve, mal della tela) 18
3.1.3 Ascocalyx abietina {Lagerb.) e Ascocalyx /aricina {Lagerb.)
Schlaepfer (moria dei getti) 19
3.1.4 Altre malattie fungine 19
3.2 Danni da selvaggina e da pascolamento 20
3.3 Danni da insetti 23
3.4 Danni di origine climatica 23
3.5 Danni meccanici 24
3.6 Concorrenza della vegetazione 26
3.7 «Imbrunimento degli aghi» 26
3.8 Caratteristiche, awersità e attitudini delle principali
specie forestali utilizzate nei rimboschimenti d'alta quota 27

4 Piante per rimboschimenti ad alta quota 29


4.1 Provenienze 29
4.2 Tecnica vivaistica 29
4.2.1 Semina e trapianti 29
4.2.2 Postime a radice nuda 29
4.2.3 Postime in pane di terra 30
4.3 Pane di terra o radice nuda? 32

5 La tecnica d'impianto 33
5.1 Semina diretta 33
5.2 Piantagione 33
5.2.1 Lavorazioni preliminari sulla superficie d'impianto e preparazione della buca 33
5.2.2 Trasporto alla zona di rimboschimento 33
5.2.3 Tecnica d'impianto con postime a radice nuda 34
5.2.4 Tecnica d'impianto con postime in pane di terra 34

5
6 Scelta del tipo di impianto in funzione della stazione da rimboschire 35
6.1 Basi per un rimboschimento a piccoli gruppi 35
6.1.1 Sulla utilizzazione delle microstazioni favorevoli all'attecchimento
e all'accrescimento in aree a morfologia articolata del territorio 35
6.1.2 Come ottenere una differenziazione in aree a morfologia del terreno
poco articolata 36
6.1.3 Come evitare soprassuoli adulti uniformi e instabili in zone a morfologia
del territorio poco articolata 37
6.2 Esecuzione del rimboschimento a piccoli gruppi 37
6.3 Mescolanza delle specie 42
6.4 Successione nel tempo degli impianti 42

7 Interventi tecnici di protezione 43


7.1 Costruzione di paravalanghe nelle zone di distacco 43
7.2 Opere di ritenuta contro lo scivolamento del manto nevoso 45
7.3 Carta degli interventi tecnici 48

8 Cure colturali ai rimboschimenti 49


8.1 Obiettivi delle cure colturali 49
8.2 Cure colturali al rimboschimento e al novelleto 49
8.3 Cure colturali nei rimboschimenti a piccoli gruppi 49
8.4 Trasformazione di spessine uniformi in spessine pluriplane
a piccoli gruppi 50

9 Documentazione 52
9.1 Necessità di disporre di una buona documentazione 52
9.2 Elenco dei documenti preliminari e di aggiornamento 52

10 Riassunto
Ecologia e tecnica dei rimboschimenti in montagna - proposte per la
pratica 55

Zusammenfassung
Okologie und Technik der Aufforstung im Gebirge -
Anregungen fur die Praxis 55

Résumé
Ecologie et technique des afforestations en montagne -
Suggestions à l'usage des praticiens 56

Summary
Ecology and Techniques of Afforestation in Mountainous Regions -
Practical Tips 56

11 Bibliografia 57

6
Indice delle illustrazioni e delle tabelle

Illustrazioni

Carta della stazione e del progetto di rimboschimento 10


2 Prolungata copertura nevosa 11
3 Durata dell'innevamento 12
4 Conseguenze dello scivolamento del manto nevoso 13
5 Accrescimento ridotto per mancanza di calore 13
6 Rinnovazione naturale su un rilievo 14
7 Accrescimento favorito da buone condizioni di calore 14
8 Abete rosso colpito da Herpotrichia sp. 16
9 Herpotrichia sp. 17
10 Phacidium infestans 18
11 Pino cembro colpito da Phacidium infestans 20
12 Ascocalyx sp. 18
13 Pino cembro colpito da Ascocalyx abietina 20
14 Brucamento di cervo su abete rosso 20
15 Danno da scortecciamento su larice 22
16 Effetto della struttura a piccoli gruppi sui danni provocati dalla selvaggina 22
17 Asportazione di getti e gemme di larice da parte di fagiano
di monte o di pernice 23
18 Danni alla corteccia su pino montano causati da topi 23
19 Attacco di afidi (Pineus) su pino cembro 21
20 Afidi (Cinara sp.) su pino cembro 20
21 Afidi (Adelgidi) su larice 20
22 Danni da gelate tardive su abete rosso 20
23 Danni da gelate precoci su larice 23
24 Aridità fisiologica da gelo su abete rosso 21
25 Aridità fisiologica da gelo su un collettivo di abete rosso 24
26 Danni dovuti a gelo-disgelo su abete rosso 21
27 Shock da trapianto su pino montano 25
28 Sciabolatura su abete rosso 25
29 Abrasione della corteccia su pino cembro provocata
dal movimento della neve 25
30 Scalfiture degli aghi di pino cembro dovute al movimento della neve 21
31 Scivolamento e scorrimento della coltre nevosa 26
32 Concorrenza della vegetazione erbacea 26
33 «Imbrunimento degli aghi» su pino cembro 26
34 Piano cronologico per la tecnica vivaistica di piante adatte
a rimboschimenti d'alta quota 29
35 Abete rosso, pino montano e pino cembro in pane di terra 30
36 Schema della successione delle operazioni di allevamento in pane di terra 31
37 Abeti rossi in pane di terra dopo che le radici hanno perforato
la parete del vaso 31

7
38 Deformazione della radice causata dalla parete del vaso 32
39 Aiuto alla germinazione nella semina diretta 33
40 Trasporto di piantine in pane di terra collocate in un
contenitore accatastabile 34
41 Pino cembro appena messo a dimora (pane di terra) 34
42 Piccolo gruppo naturale di abete rosso 35
43 Effetti della distribuzione a piccoli gruppi su un'area a morfologia articolata 36
44 Effetti della distribuzione a piccoli gruppi su un'area a morfologia uniforme 37
45 Rimboschimento a piccoli gruppi 38
46 Rimboschimento tradizionale a file regolari 38
47 Effetti della struttura a piccoli gruppi in confronto alla struttura uniforme
in popolamenti adulti 38
48 Rimboschimento instabile 39
49 Chioma estesa fino a terra (struttura a piccoli gruppi) 39
50 Esempio di un rimboschimento a piccoli gruppi e sua evoluzione 40
51 Microcollettivi di abete rosso dopo l'impianto 39
52 Schema di una piantagione a piccoli gruppi nello stadio di spessina 41
53 Marcatura del rimboschimento prima della messa a dimora delle piantine 40
54 Rastrelliera di legno «tipo SLF» 43
55 Rastrelliera «tipo SLF» 44
56 Palificazione 45
57 Gradonamento 45
58 Costruzione manuale dei gradoni 46
59 Traverse in legno 46
60 Cavalletti treppiedi 47
61 Carta degli interventi tecnici 48
62 Piccolo gruppo di larici troppo fitto 50
63 Strutturazione a piccoli gruppi durante gli sfolli 51
64 Carta del rimboschimento con le particelle delimitate 52
65 Esempio di un protocollo di rimboschimento 53
66 Estratto del registro di rimboschimento 54

Tabelle

Parassiti e malattie delle giovani piantine 27


2 Awersità, caratteristiche e attitudini delle principali specie 29

Nota del traduttore

Il termine tedesco «Rotten» è stato tradotto con l'espressione «piccoli gruppi». Con
questo termine si intendono piccoli collettivi di piante, fitti, riuniti sia per rinnovazione
agamica, che per ragioni microstazionali.

8
1 Introduzione
Werner Frey e Walter Schonenberger

La presente pubblicazione vorrebbe dare sul modo di limitare gli effetti da loro CH-7280 Davos - Weissfluhjoch (SNV),
una panoramica, in forma facilmente provocati. La conoscenza delle condizio- che sono stati riuniti sulla rivista Schwei-
comprensibile, delle possibilità e dei limiti ni stazionali e della loro possibile esposi- zerischen Zeitschrift fur Forstwesen 139,
del rimboschimento in stazioni difficili di zione a pericoli sono l'indispensabile 9, 1988 sotto il titolo: «Untersuchungen
alta quota. Ogni forestale che ha realiz- premessa per l'adozione delle misure zur Oekologie und Technik der Hochla-
zato dei rimboschimenti in alta montagna tecniche più appropriate. Per tale motivo genaufforstung - Forschungsergebnisse
sa quanto essi siano onerosi e quanti questi temi vengono trattati qui, nei primi aus dem Lawinenanrissgebiet Stillberg»
rischi siano a loro connessi. E' però molto capitoli. (ScHONENBERGER e FREY, 1988).
difficile interpretare i successi o gli insuc- Il capitolo 4 riguarda gli aspetti Ulteriori suggerimenti provengono
cessi , in quanto le cause da cui essi specifici dell'allevamento in vivaio del da pubblicazioni sui rimboschimenti rea-
derivano possono essere di varia natura materiale adatto ai rimboschimenti ad lizzati ad alta quota in altri stati alpini
e spesso difficilmente individuabili. Inol- alta quota. Le difficili condizioni ambien- confinanti (vedi FBM, 1961 e 1963); citia-
tre, i rimboschimenti ad alta quota si tali giustificano cure particolari e un im- mo perciò solo una selezione di questi
sviluppano molto lentamente, per cui il pegno aggiuntivo. In queste situazioni lavori, alcuni facilmente reperibili dai
successo finale è difficilmente valutabile diventa di fondamentale importanza l'uti- tecnici svizzeri e altri consigliati come
nello spazio di tempo della carriera di un lizzo di postime allevato nel pane di terra. testi di consultazione (es. MAYER, 1976;
forestale e, non di rado, da rimboschi- Il capitolo 5 è dedicato alle tecniche HARTMANN et al., 1988).
menti «riusciti» derivano soprassuoli ma- di messa a dimora delle piantine nei rim- In occasione dei parecchi corsi
turi labili e pertanto problematici. boschimenti ad alta quota. Vengono va- tenuti negli anni passati in collaborazione
In linea di principio vogliamo espor- lutate le tecniche di semina diretta e dei con Nicolin Bischoff e la Scuola Forestale
re le relazioni ecologiche esistenti tra diversi tipi di impianto (in particolare il di Maienfeld, le nostre conoscenze e le
stazione e rimboschimento, le esigenze rimboschimento a buche) con piante sia nostre indicazioni sono state discusse in
ed i pericoli per gli alberi. Queste cono- a radice nuda che in pane di terra. modo critico con forestali di grande espe-
scenze sono utili per prevenire errori Il capitolo 6 dà dei suggerimenti per rienza provenienti da zone montane, in
grossolani e permettono di adottare le sfruttare in modo ottimale le condizioni modo da incrementare ulteriormente il
tecniche più appropriate al rimboschi- stazionali adottando una disposizione nostro bagaglio culturale in materia. Noi
mento, tecniche che verranno ampia- calibrata in collettivi (piccoli gruppi) speriamo vivamente che questa collabo-
mente dettagliate in seguito. Questa nell'impianto, in modo da ridurre i pericoli razione prosegua anche in futuro e siamo
pubblicazione è rivolta principalmente agli maggiori nella fase giovanile e massimiz- quindi a disposizione per discutere diret-
Ingegneri Forestali di Circondario ed ai zare la stabilità del popolamento nella tamente con il personale forestale le
Forestali di Sezione o di Circolo. Non si fase di maturità. indicazioni date in questa pubblicazione,
tratta di un testo accademico, ma solo di Il capitolo 7 descrive gli interventi anche nell'ambito di corsi regionali.
una guida pratica al rimboschimento in tecnici atti a realizzare una efficace prote-
alta montagna. zione nei confronti delle valanghe e dei
11 capitolo 2 tratta dell'analisi stazio- movimenti del manto nevoso: protezioni
nale. Esso descrive quali criteri si devono temporanee, infissione di pali (palifica-
adottare nella scelta della stazione al fine zione), gradonamenti, traverse e caval-
della realizzazione del rimboschimento, letti.
come organizzare la cartografia e come Nel capitolo 8 vengono prese in
demarcare sul territorio gli interventi da considerazione le cure colturali al rimbo-
effettuare. schimento d'alta quota durante le fasi di
Nel capitolo 3 vengono presentati, novellato e di spessina.
anche per mezzo di illustrazioni, i princi- Il capitolo 9 si occupa della metodo-
pali danneggiamenti e le principali malat- logia di redazione di una esauriente
tie cui sono soggetti i rimboschimenti di documentazione dei lavori eseguiti.
alta montagna: malattie fungine, attacchi Le proposte e le raccomandazioni
di insetti, brucamenti e danni da selvaggi- riportate nel testo sono ampiamente giu-
na, danni di origine climatica e meccani- stificate. Gran parte delle conoscenze si
ca, concorrenza della vegetazione. Ven- basano su lavori di ricerca nel quadro del
gono chiariti i sintomi, l'importanza, la programma montano, eseguiti nell'arco
diffusione e le relazioni con le caratteristi- di un trentennio dall'Istituto Federale di
che stazionali. Le indicazioni non riguar- Ricerche Forestali - CH-8903 Birmens-
dano solo i mezzi e le vie per combattere dorf (IFRF)-e dall'Istituto Federale per lo
i parassiti, ma danno anche informazioni studio della Neve e delle Valanghe -

9
2 Analisi stazionale
Walter Schonenberger e Werner Frey

Da sempre, l'esperienza dimostra che le O 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100m


differenze microstazionali nell'ambito del
- - - - j
piano subalpino sono molto grandi e di
primaria importanza per la rinnovazione,
sia naturale che artificiale. Il forestale
deve essere quindi in grado di distingue-
re le diverse condizioni all'interno della
stazione. Per la riuscita del rimboschi-
mento egli deve saper riconoscere i prin-
cipali pericoli, sfruttare le microstazioni
migliori e imparare ad evitare quelle sfa-
vorevoli. Infine, con i suoi interventi, egli
è in grado di creare artificialmente una
differenziazione stazionale.
Condizione essenziale per l'inqua-
dramento della stazione è una approfon-
dita conoscenza del territorio, che deriva
da sopralluoghi ed esplorazioni eseguite
durante tutte le stagioni dell'anno. Inoltre,
può assumere un ruolo di grande impor-
tanza anche la visione stereoscopica di
fotografie aeree, in quanto in esse vengo-
no meglio evidenziati alcuni particolari
decisivi per l'analisi. In particolare, viene
messa in risalto l'influenza delle aree
sovrastanti sulle caratteristiche della
stazione in esame. Ancora più idonee
risultano essere le immagini aeree ri-
prese perpendicolarmente al pendio e
non sulla verticale topografica, perché
spesso permettono una miglior visuale di
alcune porzioni di territorio. Notevoli indi- Zone escluse dal rimboschimento
cazioni possono essere tratte da espe- 1 Aree alla fine di maggio ancora coperte da neve; periodo vegetativo troppo breve;
rienze di rimboschimenti effettuati in con- pericolo di attacchi fungini.
dizioni stazionali analoghe. In ogni caso 2 Terreni idromorfi, megaforbie ed erbe a stelo alto, potenzialità per l'ontano verde.
nell'analisi è consigliabile procedere su 3 Mancanza di calore su esposizioni a nord, pericolo di attacchi fungini.
tre livelli: 4 Canaloni di valanga, possibilità di stabilizzazione con ontano verde.

Zone che si possono rimboschire con interventi ausiliari


1. Descrizione generale della stazione
2. Selezione delle microstazioni WJJ 5 Pendii soggetti a scivolamento del manto nevoso; dopo la costruzione delle opere di
protezione è possibile rimboschire con abete rosso al fine di aumentare la protezione
3. Individuazione diretta, puntuale e
dei popolamenti sottostanti.
precisa sul territorio dei siti d'impianto
6 Zone di distacco di valanghe; è necessaria la costruzione di infrastrutture tempora-
sia per le piante singole che per i
nee per la protezione del rimboschimento e dei popolamenti sottostanti.
piccoli gruppi
Zone che si possono rimboschire in un secondo momento
7 Aree da rimboschire dopo il completo attecchimento sulle aree da rimboschire di cui
2.1 Descrizione generale al punto 8.
della stazione


Zone iniziali
8 Aree situate su rilievi del territorio, da rimboschire immediatamente, senza ulteriori
Durante la fase di «progetto prelimina- fasi preparatorie.
re», tenendo conto dei vari vincoli di pro-
tezione idrogeologica, economici ed in Fig. 1. Esempio di carta della stazione, con riportato il piano del rimboschimento. L'area
particolar modo dei principi di protezione di progetto è di 2,25 ha. L'estratto utilizzato corrisponde a quello della carta degli
dell'ambiente naturale {BFL 1987: Natur- interventi tecnici {fig. 61 ).

10
und Heimatschutz beim forstlichem Pro-
jektwesen), si decide riguardo alle moda-
lità, i luoghi ed alla portata degli interventi
da effettuare. Nel progetto preliminare si
devono già chiarire quali sono le condi-
zioni di base di tutto il progetto che non
possono essere modificate dagli inter-
venti: geologia, caratteristiche pedologi-
che, quota, precipitazioni, condizioni
regionali di innevamento, vegetazione e
specie forestali presenti, carico di selvag-
gina, influenze del pascolo, posizione del
limite superiore del bosco, ecc.

2.2 Selezione delle micro-


stazioni
Nella fase di «progetto di dettaglio» devo-
no essere rilevati, all'interno dell'area
interessata dal progetto, tutti quei para-
metri differenziali delle diverse stazioni,
importanti per il rimboschimento, che Fig. 2. Le depressioni del terreno, gli impluvi, le forre, le conche, i pianori, le zone
risulteranno da una minuziosa suddivi- d'accumulo con una copertura prolungata del manto nevoso e conseguente breve
sione della struttura del territorio in fian- periodo vegetativo sono tutte microstazioni non adatte al rimboschimento.
chi, impluvi, displuvi, forre, pendii e pia-
nori, ecc. Le condizioni ambientali del
piano subalpino possono variare di molto rete di coordinate con maglia di 100 m. 4. Le aree che necessitano di particolari
nel raggio di pochi metri, in particolare nei Una carta del genere evidenzia i partico- preparazioni al fine di essere rimbo-
versanti che non sono esposti diretta- lari del territorio in modo che il fine mosai- schite (cap. 2.2.4).
mente a sud. In progetti che non supera- co delle microstazioni possa essere fis-
no l'ettaro di superficie, come supporto è sato con la risoluzione richiesta.
sufficiente uno schizzo oppure una foto- Sul campo vengono delimitate in 2.2.1 Microstazioni non idonee al
grafia panoramica a grande scala men- modo preciso le aree già riportate sulla rimboschimento
tre, per superfici maggiori, è necessario carta della stazione:
dotarsi di una carta topografica di scala 1. In primo luogo le «aree escluse» ostili In primo luogo si delimitano tutte quelle
non inferiore a 1:2000 perché, altrimenti, alla presenza di un popolamento fo- aree escluse dall'impianto che, per ragio-
non è possibile localizzare e riportare restale, non idonee e non favorevoli al ni biologiche, non possono essere rimbo-
correttamente i diversi particolari. In al- rimboschimento (cap. 2.2.1 ). schite con una spesa ragionevole, owe-
ternativa si possono utilizzare ingrandi- 2. Le aree rimboschibili senza particola- ro le aree in cui non sono giustificati
menti di carte topografiche a scala infe- ri accorgimenti o «punti di appoggio» interventi per il mantenimento ed il miglio-
riore ridisegnando le curve di livello ed i nelle microstazioni migliori (cap. ramento della stazione. Queste superfici
segni convenzionali (es. fig. 1). Il miglior 2.2.2). rimarranno senza copertura arborea,
supporto è una ortofotocarta con scala 3. Le microstazioni da rimboschire in oppure verranno solo piantate con spe-
1: 2000 - 1: 1000, con curve di livello e tempi successivi (cap. 2.2.3). cie arbustive idonee. I fattori stazionali
vengono annotati sulla carta in base
all'interpretazione del loro effetto sul rim-
boschimento. Prioritariamente verranno
Criteri e successione nella selezione delle stazioni annotati i fattori che nelle zone di impian-
to potranno avere un effetto limitante. La
1. Microstazioni non favorevoli, nelle quali l'impianto ha scarse possibilità di fig. 1 illustra un esempio di carta della
successo, che non devono essere rimboschite (zone escluse). stazione.
Nelle cosiddette «vallette nivali»,
2. Microstazioni migliori e più favorevoli, nelle quali il popolamento corre pochi dove si verificano accumuli di neve in
rischi. Possono essere rimboschite senza particolari precauzioni (punti di seguito agli effetti del vento, della man-
appoggio). canza di irraggiamento e di calore, il
periodo vegetativo può risultare troppo
3. Microstazioni in cui si prevedono dei lavori preliminari di miglioramento prima breve (fig. 2). In queste stazioni le piante
dell'impianto del popolamento definitivo, oppure microstazioni in cui si prevede sono molto vulnerabili a causa dei fre-
un rimboschimento in tempi successivi al fine di distribuire e suddividere il quenti attacchi di muffe, per cui, in questi
rischio. casi, il rimboschimento non è possibile
per motivi biologici. Il modo più semplice
4. Aree che possono essere rimboschite solo dopo la costruzione di infrastrutture per valutare la durata del periodo vegeta-
protettive come paravalanghe, opere di ritenuta oppure solo dopo la stabilizza- tivo consiste nell'osservare la stazione
zione del versante. durante lo scioglimento delle nevi in pri-
mavera (fig. 3). L'osservazione della

11
-

Fig. 3. Il periodo di permanenza della


coltre nevosa nell'area interessata al
progetto di rimboschimento è un impor-
tante criterio di selezione delle stazioni. Il
suo rilevamento è possibile durante il
periodo primaverile. Le aree ancora
coperte di neve dopo la seconda metà di
maggio non sono in genere adatte all'im-
pianto. Con la costruzione di opere para-
valanghe (a destra nella figura) si ritarda
lo scioglimento delle nevi.

copertura nevosa, nella fase in cui si è megaforbie, le erbe di palude, i cariceti. In e causa una carenza nutrizionale alla
sciolto circa 1/3 -1/4 del manto nevoso, queste aree le giovani piantine sono pianta. L'accrescimento è molto ridotto
permette di individuare nelle aree sco- particolarmente soggette a malattie fun- per cui i piccoli alberi per decenni non
perte superfici relativamente favorevoli al gine. Viceversa la concorrenza della riescono a fuoriuscire dallo strato occu-
rimboschimento. Viceversa, l'ultimo vegetazione è più difficile da giudicare pato dalla coltre nevosa (fig. 5).
quarto - terzo di superficie coperto da nei terreni pascolati. Si raccomanda anche prudenza nei
neve deve essere giudicato problematico Spessi strati di humus grezzo sono dossi fortemente esposti ai venti dove
per il rimboschimento. Va però inteso che indicatori di mancanza di calore. L'am- siccità e aridità fisiologica da gelo posso-
la situazione deve essere osservata per biente in cui si sviluppano le radici è di no mettere in pericolo la sopravvivenza
alcuni anni e nell'analisi devono essere norma troppo freddo per la rinnovazione delle piantine.
incluse anche le zone valanghive. Le
porzioni di territorio che fino alla seconda
metà di maggio sono ancora regolarmen-
te coperte di neve devono essere consi- Microstazioni non adatte al rimboschimento
derate come problematiche.
Le aree soggette a movimenti del Tipologia Avversità
manto nevoso ed i canaloni da valanga
Zone con innevamento abbondante Malattie fungine,
sono, tenendo conto delle aree sovra-
e prolungato periodo vegetativo abbreviato
stanti, da escludere dalle operazioni di
impianto, a meno che i movimenti della
Zone poco innevate e a scioglimento Gelate, aridità fisiologica da
neve vengano limitati da opere di
precoce del manto nevoso gelo, brucamento
protezione. Anche se l'attecchimento è
soddisfacente, in tutte queste zone le
Zone soggette a scivolamento del Sciabolatura, schianti, sradi-
piante sono esposte a seri rischi sia a manto nevoso (scivolamento, valanghe) camento, sramatura
medio che a lungo termine. Gli alberi
vengono facilmente sradicati, i fusti Vegetazione troppo densa Concorrenza, mancanza di luce
contorti, stroncati o spaccati (fig. 4).
La vegetazione è un buon strumen- Accumulo di humus grezzo Carenza di calore, ossigeno,
to per la valutazione della stazione. An- sostanze nutritive
che senza approfondite conoscenze
botaniche delle specie si possono trarre Zone esposte al vento Aridità fisiologica da gelo,
preziose indicazioni dalle associazioni brucamento
vegetali presenti. Dove la vegetazione è
molto alta e fitta (megaforbie, praterie a Zone fredde, in ombra Carenza di calore,
Calamagrostis), essa è una forte concor- accrescimenti rallentati
rente nei confronti della rinnovazione per
quanto riguarda luce, calore, sostanze Zone con ristagno idrico Malattie fungine
nutritive e disponibilità idrica per cui può
impedire l'affermazione delle piantine. E' Zone generalmente problematiche: impluvi, depressioni, avvallamenti, forre,
facile individuare specie indicatrici di fre- conche, pianori e versanti in ombra.
schezza o di umidità come ad esempio le

12
Fig. 4. In zone soggette a scivolamento della neve o distacco di valanghe le giovani
piante possono essere estirpate, spaccate, schiantate o deformate. In questi casi il
rimboschimento è possibile solo con l'adozione di misure protettive.

Fig. 5. A causa della mancanza di calore sul versante esposto a nord, questo larice di
14 anni non cresce praticamente più. L'accumulo di humus grezzo indica una stazione
fredda, nella quale è prevedibile una carenza nutrizionale e funzioni vitali delle piantine
rallentate. Confrontare con la fig. 7.

13
In generale si può dire che, ad alta
quota, impluvi, forre, depressioni e piano-
ri sono più sfavorevoli al rimboschimento
in confronto ai rilievi loro adiacenti.

2.2.2 Microstazioni favorevoli al


rimboschimento

Sulla rimanente superficie giudicata


adatta al rimboschimento, si procede
con la selezione delle microstazioni più
idonee, ovvero dove è possibile iniziare

Fig. 6. La rinnovazione naturale a causa delle condizioni estreme imposte dalle quote
elevate può affermarsi solo sporadicamente e nelle stazioni migliori, di norma i rilievi
del terreno.

immediatamente il rimboschimento sen- una relativa maggiore disponibilità di


za interventi di preparazione. Nelle calore costituiscono le microstazioni
condizioni più favorevoli è sufficiente migliori, ad esempio: pendii ad esposizio-
procedere al rimboschimento delle mic- ne sud con maggiore insolazione, margi-
rostazioni migliori. Esse di norma si ni di un popolamento, gruppi di novella-
classificano come segue: terreni morfo- me, costoni di roccia e gradonamenti
logicamente irregolari di solito sopra ed (che accumulano e restituiscono il calo-
intorno a rilievi come dossi, costoni, pendii, re) (fig . 7). In aree uniformi con una su-
ceppaie, ecc .. Qui la neve si scioglie perficie prevalentemente pianeggiante
prima, la vegetazione è normalmente più l'impianto a piccoli gruppi (cap. 6) rende
Fig. 7. Questo larice di 9 anni, grazie alle rada ed il movimento della coltre nevosa più scabra la superficie e crea in tal modo
maggiori disponibilità di calore, ha un è limitato o nullo (fig. 6). Solo in rilievi una differenziazione in microstazioni più
accrescimento decisamente migliore in molto esposti ai venti quanto detto sopra calde e più fresche, con più o meno neve,
confronto a quello, più vecchio di 5 anni, viene limitato a causa del pericolo di con scioglimento differenziato della neve
riportato in fig. 5. aridità fisiologica da gelo. Le aree con nel tempo.
In generale si ritiene che i rilievi
come anche i displuvi, le sporgenze, i
costoni e le ceppaie formino delle micro-
stazioni favorevoli. Inoltre, di norma, i
Microstazioni favorevoli al rimboschimento pendii solatii, le isole di novellame pree-
sistente ed i bordi di popolamenti presenti
Tipologia Vantaggi vengono considerati migliori rispetto alle
zone in ombra.
Zone con poca neve e sciogli- Periodo vegetativo prolungato,
mento relativamente precoce scarsa presenza di muffe della neve
2.2.3 Microstazioni da rimboschire
Zone con scarso movimento Pochi danni meccanici
in tempi successivi
del manto nevoso
Dopo una selezione negativa e positiva
Zone a scarsa copertura Concorrenza limitata dell'area da rimboschire, rimane ora una
vegetale porzione di territorio in cui è forse possi-
bile effettuare l'impianto che però può
Zone a esposizione calda Accrescimenti discreti, buona vitalità rivelarsi problematico. Nel caso in cui non
sia urgente costituire un nuovo popola-
Zone generalmente favorevoli: rilievi, displuvi, dossi, costoni, sporgenze, mento è conveniente mantenere l'area
rotture di pendii, dintorni di ceppaie, margini di priva di bosco, in quanto le fallanze pre-
gruppi di novellame o di popolamenti. vedibili non giustificano l'investimento.
Può darsi che dopo qualche anno si pre-

14
senti l'opportunità di ampliare qua e là logie caratteristiche e gli effetti degli tuarsi non aumenta sensibilmente: è tut-
i rimboschimenti effettuati sui «punti interventi tecnici di protezione vengono tavia necessario un maggior impegno
appoggio». Eventualmente, può anche annotati nella «carta degli interventi tec- nella direzione lavori da parte del tecnico
risultare opportuno effettuare i rimbo- nici» (fig. 61). Ulteriori informazioni su forestale. In primo luogo è di fondamen-
schimenti dopo aver realizzato degli questo argomento sono riportate nel tale importanza una buona preparazione
interventi preliminari di miglioramento cap. 7. ed una grande motivazione della mano-
(cap. 6.3). dopera che esegue i lavori (vedi cap.
6.2). La meticolosità del lavoro viene ri-
pagata da un maggiore successo del
2.2.4 Microstazioni rimboschibili 2.3 Individuazione delle aree di rimboschimento.
solo con misure ausiliarie Impianto per plccoll gruppi Un territorio con una superficie
e per singole piante morfologicamente ben strutturata, in
Nel caso in cui un rimboschimento serva confronto ad una superficie monotona,
da protezione per oggetti, si accetta anche Le condizioni ambientali del piano subal- offre già dall'inizio migliori opportunità nei
un maggior costo dovuto ai lavori di pre- pino possono essere estremamente va- confronti della rinnovazione naturale e
parazione per il miglioramento delle riabili anche nell'ambito di superfici molto del rimboschimento. La irregolarità della
condizioni stazionali a favore del novella- piccole, per cui non è possibile riportare struttura deve essere individuata, sfruttata
me. Per impedire lo scivolamento del in cartografia con sufficiente dettaglio e addirittura migliorata con interventi tec-
manto nevoso ed evitare dunque danni queste differenziazioni. Conviene quindi nici selvicolturali e di rimboschimento.
meccanici causati dai movimenti della effettuare sul campo una ulteriore sele- Per questa ragione i rimboschimenti non
neve si possono costruire gradonamenti, zione nelle microstazioni dichiarate rim- dovrebbero mai coprire grosse superfici.
palificazioni, cavalletti ed altre protezioni boschibili. Sia per gli impianti a gruppi
paravalanghe temporanee (cap. 7). Il che, addirittura, per l'impianto di singoli
gradonamento, con un profondo rime- alberi, la scelta dei luoghi favorevoli deve
scolamento del terreno, può essere utile essere effettuata, in modo accurato, di-
al fine di migliorare le condizioni stazionali. rettamente sul terreno. Per queste ulte-
Anche in pendii esposti a nord esso può riori selezioni delle microstazioni valgono
essere favorevole, in quanto varia l'ango- i criteri sopra descritti, ma con maggiore
lo di incidenza dei raggi solari che in dettaglio in quanto vengono presi in
tal modo riscaldano maggiormente la considerazione le ceppaie, i massi, i
parte orizzontale del gradone. Le tipo- gradoni, ecc. La mole di lavoro da effet-

15
3 Danni e malattie ricorrenti nei rimboschimenti d'alta quota
Walter Schonenberger e Werner Frey

Un'analisi attendibile della stazione pre- La seguente descrizione delle 3.1 Malattie fungine
suppone che si conoscano i pericoli che principali awersità ricorrenti nei rimbo-
le singole specie corrono nei confronti schimento di alta montagna si basa 3.1.1 Herpotrichia sp.
delle awersità e la loro dipendenza dalle principalmente sulle esperienze derivate (muffa nera della neve, mal nero
caratteristiche microstazionali. Buone dalle ricerche effettuate a Stillberg della tela)
conoscenze in questo campo permetto- (ScHéiNENBERGER e FREY, 1988). E' per-
no di evitare molte malattie e danni, inve- altro necessario ricordare che le indica- Sintomatologia:
ce di dover poi in seguito ricorrere alla zioni qui riportate, quando ciò era possi- gli aghi, i rami, oppure l'intera piantina
lotta contro i parassiti. Un ruolo importan- bile, sono state generalizzate. vengono ricoperti da un feltro di micelio di
te è anche giocato dalla tempestività con colore marrone-nero, per cui gli aghi sono
cui vengono realizzati gli interventi di riuniti a fasci e appaiono incollati. Nel
difesa. secondo anno dello sviluppo della malat-
tia si formano i corpi fruttiferi, piccoli,
sferici, scuri (fig. 8, 9).

I tipi di danno e le malattie dei rimboschimenti Specie colpite:


in alta montagna trattati nel testo l'Herpotrichia attacca tutte le conifere
sempreverdi come abete rosso, pino
cembro, pino montano, pino mugo, gine-
Malattie fungine Herpotrichia a. rosso, p. montano
pro. La sua diffusione è maggiore nelle
Phacidium p. cembro Alpi periferiche, in zone a forte inneva-
Ascocalyx cembro, p. montano, a. rosso mento.
Lophodermium p. cembro, p. montano
Selvaggina brucamento p. cembro, p. montano,
larice, latifoglie
sfregamento
scortecci amento
Insetti Pineussp. p. cembro
Lachnidae p. cembro, larice
Adelgidae a. rosso, larice
scolitidi
Danni climatici gelo estivo
gelate tardive
gelate precoci
danni durante il periodo invernale
aridità fisiologica da gelo
gelo-disgelo
albedo
Danni di origine shock da trapianto a seguito di danneggiamento
meccanica delle radici e shock climatico
deformazioni del a seguito del movimento
fusto del manto nevoso: sciabola-
tura, arcuatura, compressione
ferite al fusto schianti, spacchi
estirpamento
distacco dei rami

Concorrenza della vegetazione Fig. 8. Abete rosso colpito da Herpotrichia.


Notare il caratteristico aspetto degli aghi
awolti e riuniti dal micelio del fungo.

16
Per evitare la diffusione dei focolai
di infezione sarebbe opportuno, dopo lo
scioglimento della neve, potare i rami
attaccati e bruciarli. L'efficienza di questo
metodo non è peraltro ancora stata ac-
certata.

Prevenzione:
le fallanze causate dall'Herpotrichia pos-
sono essere ridotte drasticamente evi-
tando di rimboschire aree a forte inneva-
mento oppure vallette nivali, privilegian-
do invece siti emergenti (intorno a ceppi,
sassi, sporgenze, costoni, ecc.) ed effet-
tuando il rimboschimento come descritto
nel cap. 6. In questo modo le asperità
della superficie vengono ulteriormente
evidenziate con il rimboschimento. La
neve viene depositata più copiosamente
sul terreno lasciato libero ed i gruppi di
piante si liberano precocemente dal manto
nevoso. Eliminando le giovani piante
presenti nelle zone di massima infesta-
zione si riduce ulteriormente il pericolo di
contagio nel resto dell'area.
Le protezioni paravalanghe in zone
fortemente innevate provocano la riten-
zione della neve; il pericolo di un forte
a c attacco epidemico può essere tanto ele-
vato da indurre alla sola costruzione di
opere paravalanghe permanenti, rinun-
ciando al rimboschimento. Le possibilità
Fig. 9. Herpotrichia: a) ramo di pino mugo attaccato dal fungo; b) aghi di abete rosso di un risanamento biologico vengono
awolti dal micelio; c) corpi fruttiferi. Da BuTIN, 1983, per gentile concessione della spesso soprawalutate. Infatti, non sono
Thieme-Verlag. evitabili anche le conseguenze dovute ad
anomalie meteorologiche come inverni
miti con molta neve oppure ritardi nello
scioglimento delle nevi, a seguito dei
Importanza: re le malattie fungine, i Servizi Forestali quali vengono colpite anche stazioni re-
il fungo può attaccare solo piantine o parti dovrebbero rinunciare a trattamenti lativamente favorevoli (questo vale an-
di albero che restino coperte dalla neve chimici su ampie zone e ricercare mezzi
che per le altre muffe della neve).
fino a primavera inoltrata. Spesso le pian- e metodi di prevenzione alternativi.
tine muoiono. Pur manifestandosi anche
sulla rinnovazione naturale, è particolar-
mente pericoloso nei rimboschimenti dove
attacca gruppi di alberi (diffusione a
macchia). Le malattie fungine più frequenti nei rimboschimenti d'alta quota

Lotta:
L'Herpotrichia può essere combattuto con Agente patogeno Ospite Caratteristiche e diffusione
fungicidi altamente concentrati (BAZZIGHER,
1966). Il trattamento deve essere protratto Herpotrichia sp. a. rosso Zone umide a copertura nevosa
perunaduratadadue e sino a tre decenni, p. montano depressioni nivali, necessita
con frequenza annuale, meramente a di innevamento prolungato
fine preventivo e non dopo una massiccia
infezione. Non esistono o quasi verifiche Phacidium infestans p. cembro Zone a forte copertura nevosa
nel lungo periodo sulla vera efficacia in necessita di innevamento pro-
condizioni reali di questo metodo di lotta. lungato. Aggredisce in breve
D'altra parte, nei versanti ad elevata tempo l'intera piantina anche
pendenza, dove il fungo è maggiormente se di buona vitalità
pericoloso, poiché i piccoli alberi sono
spesso anche danneggiati dal movimento Ascocalyx abietina p. cembro Si sviluppa lentamente in
del manto nevoso, non ha senso trattare p. montano stazioni inadatte e su
chimicamente per decenni. Inoltre, in a. rosso piantine poco vitali
senso generale, nel quadro della Ascocalyx laricina larice
salvaguardia ambientale, per combatte-

17
3.1.2 Phacidium infestans Karst.
(muffa della neve, mal della tela)

Sintomatologia:
l'agente patogeno è facilmente riconosci-
bile. Il fungo si sviluppa sugli aghi del pino
cembro durante il periodo in cui questi
sono coperti di neve. Dopo lo scioglimen-
to del manto nevoso gli aghi sono di
colore giallo, in seguito diventano rosso-
bruni e, verso la fine di agosto, grigio
chiaro. I corpi fruttiferi appaiono come
punti grigio-scuri del diametro di circa
mezzo millimetro e sono situati al di sotto
della superficie degli aghi. Con la matura-
zione in tardo autunno le fruttificazioni
fuoriescono dalla foglia e si aprono libe-
rando le spore (fig. 1O, 11, pag. 20). i,

b e
Specie colpite:
nei rimboschimenti ad alta quota il fungo
attacca come parassita solo il pino cem-
bro. Inizialmente esso si manifesta a Fig. 1O. Phacidium infestans: a) aspetto dell'attacco con aghi morti al di sotto della
macchia intorno ai cembri preesistenti copertura nevosa; b) segmenti di aghi con corpi fruttiferi in ambiente secco; c) idem in
che sono la fonte dell'infezione. Questo ambiente umido. Da BuT1N, 1983, per gentile concessione della Thieme-Verlag.
fatto può portare a situazioni paradossali
nei rimboschimenti, in quanto l'infesta-
zione si sviluppa dalle zone più favorevo-
li, con scarsa copertura nevosa, dove è
maggiormente presente la rinnovazione
naturale. Da queste aree, con il passare
degli anni, il fungo si espande alle stazio-
ni con maggior accumulo di neve, dove le
conseguenze del suo attacco sono molto
,(\_
più gravi. ;~~~

t~(~~~
,~:"1, 111i1J~}.,..-~
Sviluppo: ~~\;~ffi'11~~'(
il Phacidium infestans è in grado di svilup- ,~if,Jili!
parsi solo sotto la copertura della coltre ~r/,~'
nevosa in condizioni di elevata umidità . ~~ ' (,1'
atmosferica. Dopo lo scioglimento delle , 'i',1;r·1,
nevi il suo sviluppo si arresta. Le tempe- "
( I
rature appena al di sotto degli 0° C non I ·I
sono ottimali, ma sufficienti alla sua cre-
scita. Le spore maturano in autunno inol-
trato e quindi si diffondono nell'ambiente.
La diffusione non sembra solo awenire
attraverso l'aria ma anche nel suolo. '
/~. 11 1 (7ff1
Importanza:
il Phacidium non è solo diffuso nei rimbo-
schimenti ma anche sulla rinnovazione
naturale del pino cembro. Esso può pro-
vocare la morte, nel giro di un solo inver-
no, dei piccoli cembri. Negli alberi più
grandi attacca solo le ramificazioni infe- a b e
riori, coperte più a lungo dalla coltre di
neve. Al contrario dell'Ascocalyx (moria
dei getti) esso attacca anche piante molto Fig. 12. Ascocalyx sp.: a) aspetto dell'attacco su pino nero; b) sintomi precoci con
vitali: non è mai un parassita di piante infestazione della gemma; c) apice morto del getto con presenza di corpi fruttiferi. Da
indebolite. BuT1N, 1983, per gentile concessione della Thieme-Verlag.

18
Lotta: cii mente riconoscibile sul larice, per cui in Importanza:
in generale valgono le stessa indicazioni questo caso si deve attendere la compar- negli ultimi due decenni il fungo, fino ad
date per l'Herpotrichia. sa dei corpi fruttiferi sulle punte dei getti allora quasi sconosciuto, è comparso
morti. Dato che sul materiale morto si sempre più di frequente in forma epide-
sviluppano anche molti funghi saprofiti mica nei rimboschimenti d'alta quota nelle
Prevenzione: innocui, nel riconoscimento si possono Alpi, distruggendo completamente su
per ridurre il pericolo di contagio è neces- fare facilmente delle confusioni e degli vaste aree gli impianti realizzati.
sario evitare il rimboschimento continuo errori. In molti casi una identificazione
su grandi superfici, differenziando nello certa è possibile solo con l'analisi al
spazio e nel tempo l'impianto e alternan- microscopio. Lotta:
do gruppi di specie diverse (cap. 6). Il per evitare la diffusione delle spore è
Phacidium si diffonde spesso ed in modo necessario tagliare e bruciare le piantine
vistoso da cembri adulti anche nelle sta- Specie colpite: attaccate già all'inizio dell'estate, poiché
zioni senza una copertura nevosa molto A. abietina su pino cembro e pino monta- da esse le spore si diffondono durante
spessa e prolungata. Sarebbe quindi no, raramente su abete rosso; A. laricina tutto il periodo vegetativo. Sulla base di
consigliabile potare i rami colpiti in prima- su larice. quest'ultima considerazione è evidente
vera e bruciarli prima che le spore venga- che la lotta chimica non è praticabile, in
no disperse nell'ambiente. quanto sarebbero necessari ripetuti trat-
Sviluppo: tamenti durante tutta la buona stagione.
al contrario degli agenti delle «muffe della A causa della ramificazione molto fine,
neve», quello della moria dei getti si svi- nel larice una «potatura fitosanitaria» è
3.1.3 Ascocalyx abietina (Lagerb.) luppa anche durante il periodo vegetati- molto costosa e difficile e, inoltre, nelle
Morelet e Ascocalyx laricina vo, in particolare in condizioni di clima piante di certe dimensioni, essa risulta
(Lagerb.) Schlaepfer (moria dei umido e fresco. La diffusione delle spore difficilmente realizzabile.
getti) awiene durante tutto il periodo estivo.
Piantine deboli poste in stazioni fresche-
umide con un prolungato periodo di co- Prevenzione:
Sintomatologia: pertura nevosa sono attaccate più fre- in stazioni fredde ed umide (impluvi,
da principio le gemme si colorano di quentemente che non quelle cresciute in versanti in ombra, zone di accumulo di
marrone e muoiono. Dalle gemme la stazioni più calde ed asciutte. Probabil- humus grezzo, vegetazione fitta) non si
malattia si diffonde ai getti ed agli aghi mente, nei giovani alberi, viene ridotta la dovrebbero effettuare dei rimboschimenti;
delle annate più recenti per passare via capacità di resistenza quando, a causa di per cui, per impianti e rinfoltimenti si
via a quelle più vecchie (fig. 12, pag. 18; un'estate fredda ed umida oppure di una dovranno preferire stazioni favorevoli
fig. 13, pag. 20). L'imbrunimento degli stazione troppo fresca, non si è verificata su elevazioni del terreno in cui le piante
aghi parte, in modo caratteristico, dalla la completa lignificazione dei tessuti. si possono sviluppare con una vitalità
loro base e, nel pino cembro, questi Caratteristico è anche il lento decorso maggiore.
vengono anche ripiegati alla base verso il dell'attacco, che porta alla morte delle
basso. Dopo la morte dei getti e degli aghi piantine di norma solo dopo due o tre anni
si formano dei corpi fruttiferi scuri e e nel caso del larice anche più tardi.
semisferici con un diametro che può Spesso la malattia si blocca e la piantina
raggiungere un millimetro. Il fungo è diffi- è in grado di superare la crisi. 3.1.4 Altre malattie fungine

Nei rimboschimenti di montagna è pre-


sente un numero imprecisato di altri fun-
ghi di minore importanza. Un elenco di
Prevenzione delle malattie fungine alcuni di questi è riportato nel cap. 3.8.
Alcuni funghi non sono parassiti, ma vivo-
no sulle parti morte delle piante. Ulteriori
informazioni possono essere trovate su
1. Evitare il rimboschimento in zone favorevoli allo sviluppo dei funghi: vallette
HARTMANN et al. (1988), BUTIN (1983) o
nivali, depressioni. Effettuare l'impianto in queste aree significa non solo uno
SCHWERDTFEGER (1981).
spreco, ma anche mettere in pericolo il resto del rimboschimento effettuato
nelle stazioni migliori.

2. In zone a morfologia del terreno poco articolata rimboschire con struttura a


piccoli gruppi nelle isole in cui la neve si scioglie più precocemente.

3. Distribuire il rischio diversificando le specie e realizzando il rimboschimento


in modo scalare su un intervallo di tempo prolungato.

4. Asportare e bruciare il materiale infetto in primavera, subito dopo la ritirata


delle nevi.

19
Fig. 11. Cembri colpiti da Phacidium infestans. Colpiti sono solo i rami inferiori, rimasti
a lungo sotto la coltre nevosa.
Fig. 13. Cembro colpito dalla moria dei
rametti (Ascocalyx abietina). Il ripiega-
mento verso il basso e l'arrossamento
della base degli aghi che si sviluppa a
partire dalla cima dei rametti sono i tipici
sintomi di attacco su cembro.

Fig. 20. Formiche interessate agli afidi Fig. 21. Pidocchi galligeni su larice. iden-
della corteccia (Cinara sp.) sulla cortec- tificabili grazie alla lanuggine cerosa di
cia di giovani rametti di cembro. colore bianco.

Fig. 22. Danni da gelo tardivo su abete rosso. I giovani rametti sono congelati ed Fig. 14. Forte danno da cervo su abete
afflosciati. rosso.

20
Fig. 19. Cembro colpito da afide (Pineus Fig. 26. Danni da fenomeni di gelo-disgelo su abete rosso. Gli aghi dei rami più esposti
sp.). Attacco facilmente riconoscibile assumono una colorazione rosso-brunastra. Gli aghi protetti dal manto nevoso sono
grazie alla caratteristica lanuggine bian- rimasti verdi.
ca sui rametti. In caso di forte attacco gli
aghi si arrossano e muoiono precoce-
mente.

Fig. 30. Scalfiture sugli aghi di cembro in


seguito ai movimenti della neve. Gli aghi
vengono piegati alla base e tendono di
conseguenza all'essiccamento. Frequen-
ti anche le tracce di sfibratura.

Fig. 24. Aridità da gelo su un giovane abete rosso fortemente esposto al vento. Gli aghi
assumono una colorazione rossa e la corteccia si ritira.

21
3.2 Danni da selvaggina e
da pascolamento

Nei rimboschimenti i danni dovuti alla


selvaggina sono di importanza maggiore
in confronto a quelli arrecati alla rinnova-
zione naturale. Nel caso in cui le popola-
zioni animali siano in soprannumero i
danni possono raggiungere punte criti-
che.
Il brucamento (morsicatura) porta
alla perdita di gemme, foglie e rami (fig.
14, pag. 20), nei casi estremi alla morte
dei piccoli alberi. Tra le principali specie
animali causa di questi danni si possono
citare il camoscio, lo stambecco, il caprio-
lo, il cervo, la lepre e la marmotta. Vengo-
no attaccate tutte le specie forestali. Se la
pressione della fauna è inferiore l'abete
rosso ed il faggio sono le specie meno
danneggiate. Fig. 16. Nei piccoli gruppi, dopo la chiusura delle chiome, la selvaggina raggiunge
Lo scortecciamento e il brucamen- facilmente solo le piantine marginali che vengono fortemente danneggiate mentre le
to sono legati principalmente alle esigen- piccole piante all'interno del gruppo sono protette. Rimboschimento di Fengst presso
ze alimentari. In particolare cervo e ca- Thusis (GR).
priolo, durante il periodo invernale, scor-
tecciano spesso le conifere allo stadio di rare nel bosco del piano subalpino. La re per la difesa nei confronti della selvag-
spessina e di perticaia (fig. 15). E' possi- scortecciatura e lo sfregamento portano gina si suggerisce anche il rimboschi-
bile distinguere i danni da scorteccia- all'interruzione del flusso della linfa e mento a piccoli gruppi, descritto nel cap.
mento dai danni da sfregamento in base favoriscono l'attacco dei parassiti fungini. 6, in modo da creare un rapporto poco
alle tracce dei denti che gli animali lascia- Il problema dei danni causati dalla conflittuale tra fauna e foresta. Se l'im-
no sui fusti. Con lo sfregamento i cervi ed selvaggina nei rimboschimenti di mon- pianto viene realizzato a gruppi folti, una
i caprioli in primavera si liberano del vel- tagna deve essere risolto su diversi piani: parte delle piantine risulta difficilmente
luto delle corna contro rami e giovani con interventi di ordine tecnico e politico raggiungibile dalla selvaggina e nello
piante aventi un diametro di 1-2 centime- come recinzioni, protezioni meccaniche stadio di spessina verranno solo più
tri. Per questa operazione vengono pre- e chimiche delle singole piantine, regola- · aggrediti gli alberi situati al bordo del
feriti fusti flessibili di specie normalmente zione della popolazione animale, ecc. collettivo, così come ha potuto dimostra-
Noi abbiamo una esperienza pratica infe- re RùEDI (1964) nel rimboschimento di
riore a quella della maggior parte dei Fengst (Sils im Domleschg GR) (fig. 16).
tecnici forestali perciò ci limitiamo a po- Lo spazio libero che viene a formarsi tra
che osservazioni su questi specifici pro- i vari gruppi è abbastanza ampio da per-
j. blemi legati alla protezione dalla selvag- mettere un pascolo di varie erbe e suffru-
gina dei rimboschimenti di alta quota. Per tici, riducendo in tal modo la pressione
~ -~" avere successo nel rimboschimento e sulle specie di interesse forestale.
~ . ... .
nella rinnovazione naturale, dove non è Il fagiano di monte e la pernice
possibile effettuare una regolazione degli possono provocare localmente, con la
•- .- effettivi della popolazione animale, l'uni- loro continua azione, danni anche sensi-
~ '
ca soluzione è la costruzione, purtroppo bili a gemme, getti e aghi (fig. 17). Questi
-·· motto onerosa, di recinzioni e protezioni uccelli si concentrano su costoni ed in
singole. Particolarmente costosa risulta zone poco innevate, in particolare nelle
essere la costruzione e la manutenzione vicinanze di gruppi di alberi che servono
delle recinzioni in zone a forte inneva- loro come zone di rifugio. In quelle aree
mento. B1scHoFF (1987) consiglia che già vengono regolarmente e radicalmente
nella progettazione del tracciato delle beccate le gemme, i getti e gli aghi che
recinzioni i tratti in pendio vengano posi- fuoriescono dalla neve. Di norma le gio-
zionati in corrispondenza di linee di di- vani piante perdono solo l'accrescimento
spluvio e che i tratti lungo te linee di livello, dell'ultimo anno, ma in alcuni casi questo
se attraversano pianori oppure nelle zone fatto può portare alla morte l'individuo nel
di variazione delle pendenza o nei displu- giro di alcuni anni. Nei rimboschimenti
vi, siano posti in corrispondenza di popo- misti sono particolarmente colpiti il larice
lamenti adulti o di strutture paravalan- ed il pino montano; in forma minore il pino
ghe. I paravalanghe possono costituire cembro e l'abete rosso. In alcuni casi il
Fig. 15. Danni da scortecciamento su delle recinzioni molto efficaci se collegati danno, che viene attribuito a torto agli
larice. Si possono notare le evidenti trac- tra di loro con barriere trasversali. ungulati, è in realtà da ascrivere ai tetrao-
ce lasciate dai denti. Come complemento ad altre misu- nidi.

22
Gli effetti dell'attività dei lacnidi sono simili
a quelli provocati dal Pineus, ma sembra-
no essere meno legati alle stazioni con
condizioni di calore più favorevoli.
Sul larice e sull'abete rosso assu-
mono particolare importanza due adelgi-
di: il Sacchiphanthes viridis Ratz (Cher-
mes) e l'Adelges laricisVall. Entrambe le
specie hanno come ospite primario l'abe-
te rosso sul quale determinano la forma-
zione, con danni limitati, di galle. Sul
larice, invece, questi insetti che qui si
ricoprono di cera (aspetto lanuginoso},
pungono gli aghi provocandone il ripiega-
mento ed il disseccamento (fig. 21, pag.
20). La presenza massiccia di questi insetti
è legata principalmente a stazioni calde
dove causano anche notevoli riduzioni
dell'accrescimento.
Molti altri insetti possono arrecare
dei danni ai rimboschimenti effettuati ad
alta quota: diverse specie di scolitidi,
Hylobius abietis, Neodiprion sertifer,
Fig . 17. Asportazione di gemme e getti su larice arrecata da fagiano di monte o pernice. Diprion pini, ecc. Maggiori ragguagli al
riguardo si possono trovare su BRAUNS
(1976}. HARTMANN et al. (1 988) e
SCHWERDTFEGER (1981).
La maggior parte dei rimboschi- te già al secondo anno ed in seguito si
menti viene fortemente attaccata durante concentrano prevalentemente nelle zone
il primo inverno dopo l'impianto dai rodi- più pietrose. Tutte le lavorazioni del suo- 3.4 Danni di origine
tori (topi in particolare), che si nutrono lo, sia gradonamento che apertura delle climatica
delle radici, della corteccia e degli aghi buche, favoriscono l'azione di questi
(fig. 18). Sembra che le giovani piantine animali. Essi penetrano spesso anche Le gelate tardive e quelle precoci posso-
provenienti dal vivaio siano particolar- nel terriccio e nei contenitori delle piante no, durante l'accrescimento estivo, cau-
mente appetite, in quanto i danni da ro- in pane di terra. sare la morte delle gemme, dei getti e
sicchiamento diminuiscono notevolmen- degli aghi dell'anno. A seguito di tali eventi
questi organi perdono turgore, assumo-
3.3 Danni da insetti

Il pino cembro viene attaccato principal-


mente da due specie di afidi del genere
Pineus.11 più importante di questi, il Pineus
cembrae Chol., della famiglia degli
adelgidi, ha come ospite primario l'abete
rosso ed e facilmente riconoscibile per il
suo rivestimento di cera dall'aspetto la-
nuginoso. Attacca principalmente i gio-
vani getti che, quando l'attacco è massic-
cio, diventano di colore bianco. Questi
afidi sono quasi immobili e succhiano i
getti primaverili così che gli aghi possono
seccare (fig. 19, pag. 21). La presenza
del Pineus è maggiormente legata a piante
vitali in stazioni calde.
I lacnidi (Lachnidae) sono afidi in
genere di colore scuro, con zampe lun-
ghe e mobili. Essi, in folte colonie, suggo-
no rami e fusti di pino cembro e larice
dove la corteccia è più delicata tanto che
la corteccia assume un colore nerastro
dovuto alle escrezioni degli insetti (fig.
Fig. 18. Scortecciamento su pino monta- 20, pag. 20). Spesso l'infestazione si
no provocato da topi. E' ben riconoscibile riconosce dall'attività delle formiche che Fig. 23. Danni su larice causati da gelate
la fine dentatura di questi roditori. Le parti si nutrono della melata prodotta dagli precoci in seguito all'ondata di freddo del
maggiormente danneggiate sono i fusti e afidi. A causa della sottrazione della linfa settembre 1984. I getti ancora in fase di
le zone d'inserzione dei rami. gli aghi imbruniscono a partire dalla punta. accrescimento sono awizziti 8 morti.

23
no una colorazione bruna ed alla fine tardive, l'aridità fisiologica dovuta al gelo fresca ed umida segue un inverno povero
disseccano (fig. 22, pag. 20; fig. 23, pag. deriva da un disseccamento che si verifi- di neve. Questo tipo di danno costituisce
23). La sensibilità al freddo delle diverse ca durante il periodo invernale a causa un fattore limitante nei confronti dell'in-
specie è estremamente variabile e dipen- della perdita di acqua in condizioni di nalzamento del limite superiore del bo-
de in gran parte dallo stadio di sviluppo clima caldo e ventoso, quando il suolo è sco (TRANQUILLINI, 1979). Di norma, co-
della pianta. Di norma il pino cembro ancora gelato e non permette il riforni- munque, non si effettuano rimboschimenti
sopporta, anche durante il periodo vege- mento idrico. Inoltre, il fenomeno dipen- in queste aree limite.
tativo, una temperatura di alcuni gradi de anche dalle condizioni meteoriche In condizioni estreme esposte ai
sotto lo zero senza subire particolari danni; dell'annata precedente che influiscono venti, gli abeti rossi non sono in grado di
pino montano, larice, ed abete rosso sono sul grado di lignificazione dei tessuti. soprawivere singolarmente, ma resisto-
invece più sensibili. I danni da gelo sono I danni da aridità fisiologica da gelo no solo in collettivi. Le cause di questo
difficilmente letali per qualsiasi specie, possono essere osservati ai limiti supe- comportamento dovrebbero essere le-
ma causano delle riduzioni nell'accres- riori del bosco quando ad una estate gate alla reciproca protezione dal vento e
cimento, la formazione di biforcazioni e alla riduzione del raffreddamento del suolo
inducono forme a cespuglio. La presenza all'interno della comunità (KuocH e AM1ET,
di forti e frequenti danni da gelo è ricondu- 1970; ScHONENBERGER, 1981 ). E' possibile
cibile ad una scelta sbagliata delle prove- ottenere un simile effetto positivo con il
nienze utilizzate nei rimboschimenti. Non rimboschimento a piccoli gruppi.
esistono contromisure per limitare que- Gli effetti dei danni dovuti a repen-
sto fenomeno. tine variazioni di temperatura (gelo-di-
A differenza delle gelate precoci e sgelo) e albedo sono molto simili a quelli
tardive l'aridità fisiologica da gelo provo- provocati dall'aridità fisiologica, in quanto
ca anche la morte dei getti e degli aghi anch'essi si verificano durante il periodo
degli anni precedenti e, addirittura, la invernale a causa del repentino disgelo
morte dell'individuo. (fig. 24, pag. 21; fig. degli aghi causato dall'irraggiamento e
25). Gli aghi assumono una caratteristica successivo nuovo congelamento (HoLZER,
colorazione rossastra e, in casi estremi, il 1959). La colorazione rosso-bruna degli
raggrinzimento dei getti uccisi. Questo
fenomeno danneggia maggiormente le ;, ....
-
~
,.
.~;'-...... -:
aghi (fig. 26, pag. 21) si evidenzia e si
concentra nella porzione di chioma espo-
. ,. ·:
giovani piantine in zone esposte al vento
e situate in aree a scarso innevamento . - sta da est a sud.
Ulteriori informazioni sul comples-
dove parte del fusto emerge dalla coltre so argomento dei danni di origine climati-
nevosa: in particolare sugli espluvi, co- ca si possono trovare in SAKAI e lARCHER
stoni, e nei pendii in prossimità del limite (1987) e TRANQUILLINI (1979).
superiore del bosco. L'aridità fisiologica
da gelo colpisce tutte le specie, anche i
larici che d'inverno hanno la chioma
spoglia. Pur essendo difficile verificarne 3.5 Danni meccanici
la presenza, buona parte dei dissecca- Fig. 25. Effetti dell'aridità fisiologica da
menti presenti sui larici possono essere gelo su collettivi di abete rosso. Sono Nell'impianto non è possibile evitare di
ricondotti a questa causa (FREY 1983). Al seccate tutte le porzioni di pianta non danneggiare l'apparato radicale (shock
contrario dei danni da gelate precoci e protette dal manto nevoso. da trapianto). Se le piantine vengono
lasciate per troppo tempo al sole o al
secco durante il trasporto o le operazioni
d'impianto, viene seriamente compro-
Danni di origine climatica nei rimboschimenti d'alta quota messa la loro capacità di assunzione
idrica. Se a tutto questo si aggiunge lo
stress dovuto alle difficili condizioni
In estate gelate tardive Congelamento a seguito di temperature al ambientali in alta montagna, a seguito di
gelate precoci di sotto della soglia di resisten·za. Alle quote un periodo di siccità, le piantine possono
elevate questo fenomeno può verificarsi disseccarsi subito dopo la messa a
in ogni momento. dimora. Una procedura scorretta nella
realizzazione degli impianti porta sempre
In inverno aridità fisio- Danni da disidratazione dovuti a eccesso di ad una elevata mortalità nelle prime
logica da gelo traspirazione in presenza di terreno congela- settimane. Lo shock da trapianto può
to; congelamento dei vasi conduttori. influire negativamente per anni dopo il
rimboschimento con accrescimenti ridotti
gelo-disgelo Danni alle cellule dei tessuti causati da (fig. 27) e con un aumento della predispo-
repentine variazioni della temperatura sizione agli attacchi parassitari. Lo shock
al di sopra e al di sotto di 0° C. risulta inferiore in piante che abbiano un
buon equilibrio chioma-radici, oppure un
albedo Degradazione della clorofilla a causa apparato radicale compatto e molto ramifi-
dell'eccesso di radiazione sui rami posti cato. Se le piantine sono in pane di terra
sopra la coltre nevosa. lo shock da trapianto viene in parte già
superato nel contenitore, perché le radici
si sono già rigenerate al momento della

24
messa a dimora. Da questo fattore deriva
il maggior successo degli impianti
effettuati con il pane di terra, sempre che
tutte le operazioni siano state svolte
correttamente.
Fino a quando le piantine sono molto
piccole, sorprendentemente, queste non
vengono di norma molto danneggiate dai
movimenti del manto nevoso (deforma-
zioni nelle forme d'accrescimento). Al di
sotto della coltre di neve le piantine sono
spesso schiacciate contro il suolo: i pic-
coli fusti sono ancora elastici e nell'ac-
crescimento assumono una caratteristica
sciabolatura (fig. 28). La rottura del fusto
si verifica solo in casi estremi. Con l'avan-
zare dell'età e a seconda della specie, i
movimenti del manto nevoso provocano
diversi effetti nell'accrescimento e nella
forma (ScHONENBERGER, 1981). Nelle zone
di scivolamento della neve si possono
verificare il distacco dei rami e lo scalza-
mento delle piantine (fig. 29). A volte, nel
pino cembro e nel pino montano, nella Fig. 27. Shock da trapianto su pino Fig. 28. Sciabolatura su abete rosso in
parte rivolta a monte, si verifica un ripie- montano. L'accrescimento dopo la mes- una stazione soggetta a forte scivola-
gamento alla base dei fasci di aghi che sa a dimora è molto inferiore a quello mento del manto nevoso.
vengono abrasi in tutta la loro lunghezza registrato in vivaio.
e che quindi in seguito disseccano (fig.
30, pag. 21). Gravi danni vengono anche
causati dalla escoriazione della corteccia è possibile solo proteggere singoli alberi dentato, d'altra parte aumentare la varia-
durante il passaggio di una valanga o alcuni piccoli gruppi. E' quindi necessa- bilità morfologica del suolo, dove questa
oppure nel caso di una caduta di sassi. rio prevedere l'impianto e le opere per la è uniforme e monotona. In microstazioni
Quando gli alberi superano i 2-3 metri di rottura della coltre nevosa già nella fase a scarsa copertura nevosa la protezione
altezza sono maggiormente soggetti di impostazione del progetto di rimbo- dai movimenti della neve nei confronti dei
all'azione del movimento e del peso della schimento. Infatti, nel caso di un impianto piccoli gruppi risulta più facile e meno
neve (FREY, 1985). a piccoli gruppi, è possibile, da una parte onerosa. Le tecniche di protezione ven-
Una protezione efficace nei con- sfruttare le irregolarità di un terreno acci- gono descritte in dettaglio nel cap. 7.
fronti del movimento del manto nevoso è
molto onerosa. Di solito nei primi anni
bastano costruzioni paravalanghe atte a
evitare lo scivolamento del manto nevo- Movimenti del manto nevoso (confronta fig. 31)
so. Attualmente non esiste alcun tipo di
protezione estensiva per evitare gli effetti
disastrosi degli schianti da neve nei rim- Assestamento Movimento verticale e pressione della coltre nevosa a causa
boschimenti di 30-50 anni. Con i cavalletti del peso e dell'addensamento degli aggregati di neve.
Localizzazione: in zone pianeggianti.

Scorrimento Assestamento in pendio con pressione e movimento verso valle.


Localizzazione: sui versanti.

Scivolamento Si assomma allo scorrimento; tutta la coltre nevosa scivola


verso valle; il carico relativo agisce parallelamente alla
pendenza. La velocità del movimento varia da pochi millimetri
fino ad un metro al giorno.
Localizzazione: più di frequente su pendii esposti al sole,
più o meno fino al limite superiore del
bosco come anche a quote inferiori.

Valanga Massa di neve in movimento veloce.


Localizzazione: in tutte le esposizioni con versanti a
pendenza superiore al 50%.

Fig. 29. Abrasione della corteccia su pino Smottamento Breve valanga limitata all'interno della copertura nevosa
cembro provocata dal movimento della (piccoli distacchi e provocata dallo scivolamento della coltre nevosa.
coltre nevosa. Le parti più danneggiate localizzali)
risultano le zone d'inserzione dei rami.

25
E' possibile ridurre il problema della
concorrenza della vegetazione con una
componente parallela al terreno
calibrata strutturazione a piccoli gruppi.

I .; Le aree più idonee ai rimboschimenti di


questo tipo hanno a priori una vegetazio-
ne più rada e quindi le piantine, poste in
':, . formazione serrata, possono arginare più
.,,,._·. facilmente le specie concorrenti.
.. La piantagione a buche in piazzole
.. ·.
.. o sui gradoni dà alle piantine, come con-
componente seguenza della lavorazione del terreno,
perpendlcolare
al terreno qualche anno di vantaggio sulla vegeta-
sclvolamento
zione erbacea fino a quando questa non
torna a svilupparsi rigogliosa.

reptazione (scorrimento) sclvolamento e reptazione

Fig. 31. Scivolamento e scorrimento del manto nevoso. Da SALM, 1982, per gentile
concessione del Club Alpino Svizzero.

3.6 Concorrenza della vege- sostanze nutritive possono quindi soffo-


tazione care le giovani piantine. Nella ricerca
della luce, le giovani piante tendono a
In stazioni in cui si osserva la presenza di crescere troppo in altezza. Inoltre,
una vegetazione fitta ed alta, le piantine nell'ambiente umido e fresco all'interno
del rimboschimento soffrono per anni della dello strato erbaceo, esse sono facilmente
concorrenza di questa nei confronti della attaccate da parassiti fungini. Spesso la
luce. A questo riguardo sono particolar- vegetazione è più rigogliosa nelle de-
mente problematiche le associazioni a pressioni del terreno: ciò significa che
megaforbie, le praterie a Calamagrostis queste sono aree fresche e umide con
ed i cariceti, specie spiccatamente indi- lungo periodo d'innevamento oppure
catrici di freschezza e di umidità (fig. 32). soggette a pericolosi movimenti dello
Anche nelle aree di utilizzazione epilobi, strato nevoso. In queste zone lo sfalcio
rovi, lamponi, ecc., hanno un notevole non porta ad un miglioramento durevole
sviluppo nei primi anni dopo il taglio o della stazione e, anche se le cure colturali
dopo un diradamento. A causa della si protraggono per anni, le piccole piante
improwisa ed elevata disponibilità di rimangono striminzite. Fig. 33. Imbrunimento di origine incerta
degli aghi di pino cembro. Sicuramente
non moria dei rametti in quanto il danno
non ha avuto inizio dagli aghi più giovani.

3.7 «Imbrunimento degli


aghi»

Sintomatologia:
Questa particolare malattia molto diffusa
nel pino cembro e nel pino montano si
manifesta con una colorazione bruna degli
aghi. Diversamente da quanto succede
nel caso dell'Ascocalyx questa attacca le
annate di aghi più vecchie e non procede
dalla base di questi, bensì dall'apice
oppure dalle porzioni mediane delle fo-
glie. Spesso, sullo stesso ago, si presen-
tano contemporaneamente parti brune e
parti verdi (fig. 33). Sovente questi sinto-
mi sono difficilmente attribuibili ad una
unica causa; si sospetta però che i danni
Fig. 32. Concorrenza della vegetazione erbacea (Adenostyles alliariae, Petasites siano originati da punture di insetti. L'infe-
a/bus). Su simili stazioni nessuna piantagione di alberi ha speranza di successo. zione potrebbe anche essere causata da

26
Lophodermium sp. I tipici caratteri di rico- Prevenzione: (tab. 1). Con questa tabella si vorrebbe
noscimento di questi funghi si trovano Non è possibile dare delle indicazioni in offrire un aiuto alla diagnosi dei danni.
sugli aghi morti caduti a terra e più rara- quanto, asecondadellastazione, le cause Nella tabella seguente vengono descritti
mente sulle piantine. li fattore scatenante possono essere diverse. ancora una volta i pericoli in funzione
potrebbe però anche essere un comples- delle quattro principali specie forestali del
so di cause: aridità fisiologica da gelo, piano subalpino e vengono date indica-
gelo-disgelo e albedo (cap. 3.4). In que- zioni sulle caratteristiche e attitudini di
sto caso, i sintomi si riscontrano nella 3.8 Caratteristiche, avversi- queste ultime (tab. 2). Le tabelle possono
parte della chioma esposta al sole o al tà e attitudini delle essere utili nella scelta corretta della
vento. specie a seconda delle caratteristiche
principali specie foresta-
Questa sintomatologia non deve delle microstazioni.
essere confusa con la moria degli aghi li utilizzate nei rimbo-
conseguente all'attacco di scolitidi, ilobidi schimenti d'alta quota
o Armillaria, casi nei quali tutti gli aghi
della chioma della piantina disseccano Il seguente ampio elenco riporta le princi-
contemporaneamente; inoltre essa si dif- pali malattie e i parassiti che attaccano
ferenzia anche notevolmente dall'ingialli- i rimboschimenti d'alta quota e la segna-
mento e dalla perdita naturale in autunno lazione delle specie forestali attaccate
degli aghi senescenti causata dall'invec-
chiamento.

Importanza:
L'origine di questo «imbrunimento degli Tab. 1. Principali parassiti e malattie delle giovani piantine nei rimboschimenti d'alta
aghi» non è ben nota e la sua importanza quota
è di difficile stima. Spesso questa malat-
tia compare sul pino cembro in combina- Funghi Specie attaccate
zione con l'Ascocalyx e con attacchi di
afidi. A nostro parere può portare alla Herpotrichia sp. a. rosso, p. montano
morte dell'albero. Phacidium infestans p. cembro
Ascocalyx abietina p. cembro, p. montano
Ascocalyx laricina larice
Lotta: Lophodermium seditiosum p. montano, p. cembro
La lotta è impossibile. Il taglio delle parti Chrysomyxa sp. a. rosso
malate, così come viene effettuato per le Coleosporium sp. p. montano
malattie tradizionali di origine fungina, Botrytis cinerea larice
non è realizzabile, in quanto sono attac- Naemacyclus minor p. montano
cate principalmente le annate di aghi più Lachnellula willkommii larice
vecchie, situate all'interno della chioma. Armillaria mellea a. rosso, p. montano, p. cembro
larice
Heterobasidion annosum a. rosso, p. montano, p. cembro
larice

Insetti Specie attaccate

Pineus sp. p. cembro


Lachnidae: Cinara p. cembro, larice
lps amitinus p. cembro
Pityogenes conjunctus p. cembro
Acantholyda hieroglyphica p. cembro
Sacchiphantes viridis larice, a. rosso
Adelges laricis larice, a. rosso
lps cembrae larice
Argyresthia laevigatella larice
Coleophora larice/la larice
Neodiprion sertifer p. montano
Diprion pini p. montano
Pissodes notatus p. montano
Luperus pinicola p. montano
Brachonyx pineti p. montano
Hylobius abietis a. rosso
Semasia diniana larice, p. cembro

27
Tab. 2. Scala delle awersità, caratteristiche e attitudini delle principali specie utilizzate
nei rimboschimenti in alta montagna
(tratto da AuurzKY (1963), tab. 1, modificata e integrata)

Awersità 1 = poco attaccate 2 = mediamente attaccate 3 =molto attaccate


Caratteristiche 1 = marcate 2 =medie 3 =poco marcate
Idoneità ed attitudine 1 = buona 2 = moderata 3 =scarsa
Awersità a.rosso larice p.cembro p.montano

gelate tardive e precoci 3 3 1 2


aridità fisiologica da gelo 3 2 1 2
innevamento prolungato 3 2 3 3
movimenti nevosi sulle piantine 2 1 3 3
afidi 1 2 3 1
insetti fitofagi 1 2 2 3
muffe da neve nelle depressioni 3 1 3 2
altri funghi (in part. Ascocalyx) 1 3 3 3
ungulati (brucamento, scortecciamento, 2 3 3 3
sfregamento)
uccelli (su gemme, aghi e getti) 1 3 1 2
roditori (su corteccia e gemme) 1 3 2 3

Caratteristiche

velocità di accrescimento allo stadio giovanile 3 1 3 2


resistenza all'ombreggiamento 1 3 2 3

Idoneità ed attitudine

zone continentali delle Alpi Centrali 2 1 1 1


Prealpi a carattere oceanico 1 2 3 2
massime quote nelle Alpi centrali 3 1 1 2
massime quote nelle Prealpi 1 2 - 1
zone influenzate dal vento e soggette
all'accumulo di neve 1 3 1 2
capacità di stabilizzare il manto nevoso 1 2 1 2
capacità di stabilizzare zone soggette
a movimenti franosi 3 1 2 1
protezione dalla caduta dei massi 2 1 3 2
suoli minerali 2 1 3 1
accumulo di humus grezzo 2 3 2 3
humus moder 1 1 1 1
pascoli 2 2 3 3
idoneità alla formazione di piccoli gruppi 1 3 1 3

28
4 Piante per rimboschimenti ad alta quota
Walter Schonenberger e Werner Frey

4.1 Provenienze 4.2.2 Postime a radice nuda chioma-apparato radicale risulta squili-
brato e in questo caso lo shock da tra-
Il fatto che le piante destinate al rimbo- A causa del loro lento accrescimento le pianto può essere fatale.
schimento debbano provenire da una piante d'alta quota necessitano da uno a Se il rimboschimento in montagna
zona con caratteristiche simili a quelle due anni in più, rispetto alle piante delle viene effettuato con postime a radice
della zona d'impianto è un postulato quote inferiori, per raggiungere le loro nuda è necessario ritardare di uno o due
generalmente noto. Nonostante questo, stesse dimensioni. Per l'utilizzazione mesi, artificialmente e con tecniche ap-
ancora oggi si fanno dei compromessi come postime a radice nuda le prove- propriate, l'entrata in vegetazione delle
sulla scelta delle provenienze. Nella zona nienze d'alta quota (oltre circa 1500 m piantine. In questo modo l'impianto d'alta
delle Alpi sono state eseguite molte ricer- s.l.m.) raggiungono le dimensioni ottimali quota può essere realizzato nel periodo
che (es. NATHER, 1987; ScHM1or-VoGr, di 20-30 cm alle seguenti età: abete rosso primaverile, migliore dal punto di vista
1977/1986) dalle quali sono state tratte le 3/2, larice 1/1, pino cembro 3/3, pino fisiologico e di regola meno rischioso. Le
seguenti considerazioni: montano 2/2 (fig. 34). Sono possibili delle piantine vengono tolte dal terreno in pri-
oscillazioni di un anno a seconda della mavera prima dell'entrata in vegetazione
- Quota: vengono tollerati solo 100 metri provenienza e delle caratteristiche del e conservate in condizioni di non ecces-
di differenza tra luogo di provenienza vivaio. Se le piantine sono di dimensioni siva umidità in speciali sacchi posti sotto
e luogo d'impianto. troppo ridotte esse trovano difficoltà a la neve, in cantine fresche oppure in celle
- Non si devono confondere prove- svilupparsi in modo corretto a causa della frigorifere (HAENE e GALL, 1984). I sacchi
nienze delle Alpi Centrali e delle concorrenza della vegetazione; vicever- per la conservazione devono essere
Prealpi. sa, se sono troppo grandi, il rapporto protetti dall'azione dei topi e non devono
- Non si devono utilizzare provenienze
di versanti nord per versanti sud e
viceversa.
- Importanza del tipo di substrato: pro-
venienze da terreni calcarei non Anno 2 3 4 5 6 7
devono essere utilizzate su substrati
silicei e viceversa. a. rosso
Radice
larice
Ideale sarebbe la raccolta dei semi nelle nuda
vicinanze delle aree destinate ai futuri
rimboschimenti. In ogni caso è necessa-
{ p. cembro
p. montano
rio controllare che il popolamento da seme
sia effettivamente di una provenienza
locale. a. rosso

Pane larice
4.2 Tecnica vivaistica di terra

4.2.1 Semina e trapianti


{ p. cembro
p. montano

La semina può essere effettuata in vivai


specializzati a quote inferiori. Il trapianto ~ aiuola di semina ~ conservazione refrigerata
dovrebbe essere eseguito in un vivaio a im immagazzinamento del
~ aiuola di trapianto T ~ materiale in pane di terra
quote intermedie (da 1200 a 1600 m
s.l.m.) preferibilmente nella tarda estate,
non appena terminato l'accrescimento Fig. 34. Piano cronologico della vivaistica per piante adatte ai rimboschimenti d'alta
dei nuovi getti, oppure nella primavera quota (a partire da circa 1500 m s.l.m.). Confronto tra materiale a radice nuda e in pane
successiva prima dell'entrata in vegeta- di terra. S = semina, T = trapianto, E = espianto, V = invasatura, P = piantagione. Nel
zione, a seconda delle condizioni di inne- caso dell'abete rosso e del pino cembro si può effettuare, oltre al trapianto primaverile,
vamento. Nei vivai di trapianto posti a anche un trapianto estivo una volta concluso l'accrescimento. li periodo utile alla messa
quote maggiori le piantine possono adat- a dimora può essere reso flessibile da una conservazione accurata del materiale
tarsi meglio alle diverse condizioni clima- oppure dallo stockaggio dello stesso in cella frigorifera. I dati relativi all'età non si
tiche, sviluppano getti più corti ed entrano riferiscono ad anni interi, bensì al numero di periodi vegetativi fino al momento
in vegetazione più tardi, facilitando così dell'impianto. L'invasatura viene considerata come un ulteriore trapianto. In base ai
le operazioni di rimboschimento. suggerimenti di E. Frehner, FNP.

29
essere accatastati. In ogni caso non
devono subire l'irraggiamento solare, né
venire illuminati quando la neve si scio-
glie. Ogni operazione destinata a ritarda-
re l'entrata in vegetazione delle piantine
deve essere eseguita con molta cura in
quanto è molto facile che le radici fini
inaridiscano o che si possano verificare
attacchi fungini.

4.2.3 Postime in pane di terra

A causa degli alti costi da sostenere


nell'utilizzo di postime in pane di terra (fig.
35), l'impiego di questa tecnica viene di
norma limitato a quelle aree in cui sono
prevedibili difficoltà di attecchimento. Il
rischio da shock da trapianto (cap. 3.5)
aumenta man mano che le condizioni
stazionali, come l'innalzarsi della quota,
si fanno più difficili ed awerse. I risultati di
diverse esperienze dimostrano come
l'attecchimento in stazioni d'alta quota Fig. 35. Abete rosso, pino montano e pino cembro di dimensioni da 15 a 25 centimetri
venga notevolmente incrementato utiliz- in pane di terra. I contenitori sono dei vasi di torba del diametro di 1O centimetri.
zando postime in pane di terra.

In una notizia per la pratica dell'FNP


(FREHNER et al., 1984), viene presentato
Produzione di postime in pane di terra per l'impianto primaverile un procedimento di produzione di pian-
tine in pane di terra (in contenitore)
Intervento, localizzazione Momento, durata che è possibile realizzare in proprio con
ottimi risultati. I principali punti del proce-
Espianto dalla aiuola di A completo riposo vegetativo, prima dell'entrata dimento sono riportati qui di seguito (fig.
trapianto in vegetazione, da febbraio fino a maggio (in 36):
vivaio ad alta quota) Un primo vantaggio, in confronto al
postime a radice nuda, è dato dal fatto
Eventuale conservazione in Subito, al massimo per una durata di 1-2 mesi che le piantine in pane di terra lasciano il
cella frigorifera o sotto vivaio un anno prima; inoltre esse sono
la neve decisamente più piccole (10-20 cm; fig.
34). Per questo motivo in vivaio è quindi
Invasatura 1-2 mesi prima della data di impianto possibile risparmiare spazio e costi e
(aprile, maggio) utilizzare contenitori di dimensioni r.,ino-
ri. La messa in contenitore implica un
Conservazione del materiale 1-2 mesi, fino a quando le radici non iniziano ad aumento dei costi a causa dell'ulteriore
in pane di terra attraversare le pareti del contenitore trapianto che viene effettuato; questo però
non implica un ritardo nei cicli biologici
Messa a dimora Appena le radici si sono rigenerate, da aprile fino della pianta anzi, con l'invasatura l'im-
a luglio pianto può essere anticipato. Le piante in
pane di terra vengono messe a stabile
dimora quasi un anno prima in confronto
Produzione di postime in pane di terra per l'impianto autunnale
a quelle a radice nuda, essendo pratica-
Intervento, localizzazione Momento, durata mente alla stessa fase di sviluppo (in
questo contesto, l'indicazione dell'eta, ad
Espianto dalla aiuola di Al termine dell'accrescimento, a partire da fine es. sul pino cembro in pane di terra, è
trapianto luglio 3/2/1 invece di 3/3 se a radice nuda). Per
piantine più piccole e a rapido accresci-
Invasatura Immediata mento, quali il larice, può essere sensato
effettuare direttamente la semina nel
Conservazione del materiale 1-2 mesi, al massimo fino al momento in cui le contenitore.
radici attraversano le pareti del contenitore Di norma non è necessario ritarda-
re l'entrata in vegetazione del materiale
Messa a dimora Appena le radici si sono rigenerate, a partire da allevato in pane di terra e le piantine
settembre possono attendere tranquillamente in
vivaio per tutto il periodo fino a quando

30
nell'area da rimboschire la neve non si sia I contenitori più indicati sono quelli carta riciclata e bitume (Fyba, contenitore
ritirata completamente. Ritardando l'en- le cui pareti non oppongono resistenza a parete morbida Sellners e altri ancora)
trata in vegetazione prima del trapianto in alla perforazione da parte delle radici. Se hanno avuto un grande successo (fig. 37,
contenitore è possibile effettuare il rimbo- le pareti di torba compressa sono impe- 38). Le dimensioni del contenitore e quelle
schimento fino ad estate inoltrata. Un netrabili, le radici si contorcono e forma- della piantina devono essere ben equili-
rimboschimento autunnale è realizzabile no dei grovigli. E' stato quindi per la brate. Per piantine di dimensioni di 10-20
con piante in pane di terra se queste sono facilità con cui le radici attraversano le cm si consigliano vasi di 1 Ocm, per piante
state invasate a ciclo vegetativo conclu- pareti che contenitori di torba (Jiffy, Fer- di dimensioni maggiori anche il vaso deve
so. tilpot, ecc.) e contenitori di fibre di legno, essere più grande.
Il substrato consigliato consiste in
una miscela ben inumidita di compost di
corteccia ben maturo e decomposto, ter-
riccio di bosco proveniente dalle zone
Postime in pane di terra per rimboschimenti ad alta quota intorno all'area da rimboschire ed even-
tualmente terriccio da vivaio e/o torba.
Una miscela contenente una parte di
substrato
torba è particolarmente indicata per la
contenitore~ preparazione del pino cembro; il larice
invece necessita nel substrato di una

I parte di sabbia quarzifera. Il terriccio di


bosco serve a fornire alla piantine le
micorrize, indispensabili alla soprawi-
venza, già presenti nella zona di rimbo-
schimento.
Prima del trapianto in vaso, le radici
vengono potate in modo che esse trovino
una adeguata sede al suo interno: con la
potatura delle
potatura viene favorito lo sviluppo delle
radici piantina radici fini. Se all'interno del contenitore
posta in vengono immesse radici troppo lunghe,
vaso l'apparato radicale rimarrà deformato.
Molti degli alberi dei rimboschimenti ef-
fettuati in passato sono in grave stato di
sofferenza a causa delle deformazioni

magazzino del materiale


in pane di terra

fuoriuscita delle
radici

cassette per il
trasporto

Fig. 37. Abeti rossi in pane di terra, le cui


radici nella fase di conservazione si sono
rigenerate in modo corretto. In queste
Fig. 36. Schema della successione delle operazioni in vivaio. Dopo una potatura delle condizioni, quando l'apparato radicale
radici, le piantine vengono poste nei contenitori con il substrato e quindi conservate in inizia a perforare le pareti del contenitore,
appositi magazzini, in modo che le radici abbiano il tempo di rigenerarsi. In seguito il le piantine devono essere messe a dimo-
materiale viene trasportato sul sito dell'impianto, stipato in apposite cassette. ra.

31
Annotazioni sulla produzione e sull'uso del postime in pane di terra

Il trapianto in contenitore deve essere considerato un aiuto biologico iniziale al


rimboschimento: non deve essere considerato come una razionale operazione
di vivaistica.

In condizioni favorevoli, le radici nel pane di terra hanno 1-2 mesi di tempo per
rigenerarsi.

La parete del contenitore non deve formare una barriera alle radici: utilizzare solo
materiale forabile.

E' molto importante una corretta disposizione dell'apparato radicale all'interno


del contenitore: di norma effettuare una potatura delle radici.

Durante la messa a dimora è necessario ricoprire completamente il pane di terra


onde evitarne l'essiccamento.

dell'apparato radicale, derivate da una


messa a dimora non corretta e le cui
conseguenze sono ancora visibili dopo
decenni dall'impianto. Le deformazioni
alle radici compromettono la stabilità, la
vitalità e la resistenza degli alberi nei
confronti dei danni di ogni genere per
tutta la durata della loro vita (P1TTERLE,
1985 e STROHSCHNEIDER, 1987).
Con una conservazione attenta e in
condizioni ottimali le piantine possono
rigenerare l'apparato radicale all'interno
del contenitore nel giro di uno o due me
si. I contenitori, che vengono immagaz-
zinati stipati uno accanto all'altro, sono
separati tra loro da assicelle di legno e
posti sopra un foglio di plastica perforata
per evitare sia l'eccessivo dissecca-
mento sia il ristagno di acqua (fig. 36). Le
piantine devono essere sempre tenute
ben umide e, se necessario, protette dal
gelo e dall'eccesso di insolazione. Inol-
tre, esse devono essere poste all'impian-
to nei tempi giusti, il che significa nel Fig. 38. Esempio di deformazione estrema dell'apparato radicale a causa di un
momento in cui le radici iniziano a perfo- contenitore a parete non perforabile. Se le radici sono costrette ad attorcigliarsi, con il
rare le pareti del vaso. Solo in questo passare del tempo si incrociano e formano un groviglio, riducendo la possibilità di
modo i giovani alberi possono proseguire ancoraggio al suolo della pianta.
l'accrescimento in modo continuativo
senza ulteriori limitazioni.

costi. Viceversa, l'impianto con pane di con il pane di terra risulterà, in partico-
4.3 Pane di terra o radice terra permette il risparmio di un anno lare nelle stazioni difficili, maggiormente
nuda? nella permanenza del materiale di rin- economica.
novazione in vivaio, un miglior accre- In alta montagna, in confronto alle
Le spese maggiori dell'impianto con pane scimento dopo la messa a dimora e una stazioni a quote inferiori, il principio se-
di terra derivano non tanto dagli scarsi maggiore percentuale di attecchimento. condo il quale un buon risultato dipende
costi aggiuntivi del contenitore e del Inoltre, con tale tecnica, i tempi ed i dall'accurata esecuzione dei lavori, ha
substrato, ma dalle spese, anche note- modi d'impianto sono più flessibili e una validità ancora maggiore.
voli, derivanti dal trapianto in vaso, dallo meno legati all'andamento delle con-
stockaggio, dalle cure colturali in vivaio, dizioni meteorologiche. Se il confronto
dal trasporto e dalla messa a dimora. tra le due tecniche viene fatto in base
Effettuando in proprio alcune di queste alle piante attecchite e non in base alle
operazioni è possibile limitare in parte i piante messe a dimora, la piantagione

32
5 La tecnica d'impianto
Werner Frey e Walter Schonenberger

5.1 Semina diretta Alcune sperimentazioni sulla semi- protezione dal pascolo e dal dissecca-
na con diversi tipi di protezione sembrano mento. E' quindi possibile aumentare in
In confronto alla piantagione, la semina però dare dei risultati confortanti. Le pri- modo gratificante il successo della semina
diretta dovrebbe avere diversi vantaggi: me esperienze effettuate con piccole in particolari microstazioni se a questi
costi limitati, assenza di shock da trapian- «serre» coniche costruite con materiale miglioramenti si assommano altri accor-
to, un apparato radicale con disposizione cellulosico (fig. 39), ad esempio, illustrano gimenti come la lavorazione superficiale
naturale. In realtà il successo della rinno- chiaramente che la percentuale di pianti- del terreno. Naturalmente, in alcune sta-
vazione è limitato dall'elevato tasso di ne vitali così protette è nettamente supe- zioni, come ad esempio dove il movimen-
fallanze dovuto al pascolo, all'aridità sta- riore se comparata a quella in condizioni to del manto nevoso interessa anche gli
zionale, al surriscaldamento, alle infezioni non protette. Sembra che queste micro- strati più vicini al suolo, l'uso di queste
fungine, ecc., per cui, senza la realizzazio- serre creino condizioni ambientali caldo- tecniche risulta comunque impossibile.
ne di particolari accorgimenti di protezio- umide favorevoli all'attecchimento ed
ne, questa tecnica non è conveniente. esplichino una importante funzione di

5.2 Piantagione

5.2.1 Lavorazioni preliminari sulla


superficie d'impianto e
preparazione della buca

Il pericolo di movimento di massi e mate-


riale pietroso è elevato in particolare nelle
zone in cui sono presenti costruzioni di
protezione. La stabilizzazione di questo
materiale e gli interventi tecnici di prote-
zione salvaguardano il rimboschimento
dalla caduta dei massi e dall'erosione
provocata dalla neve. Nel caso di infra-
strutture di protezione estese si possono
evitare questi inconvenienti procedendo
al riempimento accurato degli scavi di
fondazione con il materiale esuberante.
Le buche per il rimboschimento
devono essere preparate l'anno prece-
dente l'impianto. In questo modo si rende
possibile la decomposizione del manto
erboso estratto dalla buca e il terreno può
assestarsi. Questo procedimento di lavo-
ro, nella maggior parte dei casi, è il più
corretto dal punto di vista tecnico.

5.2.2 Trasporto alla zona di rimbo-


schimento

Il postime a radice nuda durante l'imma-


Fig. 39. Aiuto alla germogliazione nella semina diretta. La piccola «serra» viene pigiata gazzinamento e il trasporto è soggetto al
leggermente a terra con il bastone da semina. Nel contempo alcuni semi vengono pericolo di disseccamento. E' quindi
lasciati cadere nel cono; si creano così delle condizioni favorevoli all'ecesi ed all'ac- consigliabile utilizzare durante queste fasi
crescimento della plantula che nel contempo viene protetta da un eventuale brucamen- sacchi in grado di conservare una certa
to. Dopo 1-2 anni il materiale della piccola «serra» si decompone senza lasciare traccia. umidità al loro interno. Il caldo e la radia-
Prodotto svedese della ditta CERBO, P.O. Box 905, S-46129 Trollhaettan. zione solare, attraverso l'accumulo di

33
calore, possono danneggiare gravemen- l'accumulo di calore, frenare l'inaridimen-
te le radici fini delle piantine e compro- to del suolo e accelerare lo scioglimento
mettere così il successo del rimboschi- della neve (fig. 41).
mento.
Le piantine in pane di terra vengono
di norma trasportate all'area di rimbo- 5.2.4 Tecnica d'impianto con
schimento stipate in appositi contenitori. postime in pane di terra
Il postime è così meno soggetto al rischio
di disseccamento, un altro punto a van- Con la tecnica relativamente costosa che
taggio del pane di terra. Queste cassette utilizza il postime in pane di terra in buche
vengono quindi trasportate singolarmen- preparate in precedenza si può migliora-
te a spalla oppure portate in apposite re notevolmente l'attecchimento delle
gerle («Raf») che permettono una mag- piantine e prolungare il periodo utile
giore facilità di movimento anche in terre- all'impianto. E' necessario però che l'orlo
ni accidentati (fig. 40). del contenitore sia coperto di terra, altri-
Se molte delle piantine muoiono menti le radici non sono in grado di fuo-
durante, subito dopo oppure nei primi riuscire a causa dell'infeltrimento delle
due anni della fase di attecchimento, la pareti di torba. Durante le operazioni di
causa del fenomeno è quasi sempre da scavo della buca utilizzando la trivella
ascriversi ad un non corretto trattamento bisogna accertarsi inoltre che venga
del materiale di rinnovazione durante il garantito un buon contatto tra contenitore
trasporto o la messa a dimora. e suolo. Le buche per la messa a dimora
non devono essere in alcun modo prepa-
Fig. 40. Il postime in pane di terra può rate con il palanchino, in quanto le pareti
essere trasportato in cassette accatasta- 5.2.3 Tecnica d'impianto con compattate formerebbero una barriera
bili ed essere così protetto da eventuali postime a radice nuda insormontabile per l'apparato radicale.
ferite. Le operazioni di trapianto in pane di
In alta montagna non è quasi mai possi- terra, potatura, trasporto e messa a dimo-
bile effettuare la piantagione a fessura o ra del materiale di rinnovazione, devono
a squarto in quanto le piantine non sono essere affidate solo a mano d'opera spe-
in grado di tollerare le sollecitazioni fisio- cializzata. Gli apprendisti ed il personale
logiche e meccaniche cui sono sottopo- non qualificato devono prima essere
ste con questa tecnica d'impianto. L'uni- adeguatamente addestrati e quindi diretti
co vantaggio derivante dalla piantagione e sorvegliati. I lavori d'impianto non
a fessura è dovuto al fatto che alterando devono mai essere affidati a cottimo! Il
di meno la struttura del suolo si hanno successo del rimboschimento dipende in
minori rischi di inaridimento. Per contro il gran parte dalla accuratezza con cui
suo maggiore svantaggio è dato dalla vengono svolte le diverse fasi di lavoro.
impossibilità di posizionare correttamen-
te le radici nel suolo. In questi casi sareb-
be quindi più sicuro poter utilizzare mate-
riale in pane di terra.
L'impianto a buche con postime a
radice nuda, con costi più contenuti, è
adatto a rimboschimenti in condizioni
stazionali non troppo difficili. Il corretto
collocamento delle radici è sempre l'ele-
mento decisivo per il successo di qualsia-
si tecnica d'impianto. Di norma è consi-
gliabile eseguire una potatura delle radici
al momento della messa a dimora. In
particolare le piantine a radice nuda sono
in special modo soggette al dissecca-
mento delle radici fini per cui, durante le
operazioni d'impianto, questo fenomeno
deve essere evitato ad ogni costo: pochi
minuti all'aria oppure ancor peggio alla
luce diretta del sole, possono causare
danni gravissimi.
Per evitare questo rischio è bene
Fig. 41. Pino cembro in buone condizioni, utilizzare poche piantine per volta, tenen-
con assenza di shock da trapianto, messo dole in un substrato umido dentro una
a dimora di recente (pane di terra). Il cesta.
pietrame proveniente dallo scavo deve Le pietre estratte durante lo scavo
essere depositato sulla battuta del gra- della buca possono essere poste ai lati e
done. a monte delle buca in modo da favorire

34
6 Scelta del tipo di impianto in funzione della stazione da rimboschire
Walter Schonenberger e Werner Frey

6.1 Basi per un rimboschi-


mento a piccoli gruppi

Con il crescere della quota aumenta il


rischio d'insuccesso di un rimboschi-
mento. In questo caso il principio della
distribuzione dei rischi consiglia di opera-
re in modo variato e differenziato. Nel
rimboschimento in alta montagna, inol-
tre, la riduzione dei rischi può essere
ottenuta adottando sesti d'impianto adat-
ti alle varie microstazioni, con una corret-
ta mescolanza delle specie e distribuen-
do nel tempo i lavori. Con questi presup-
~:"'
posti il rimboschimento a piccoli gruppi
offre le migliori possibilità di successo
(SCHONENBERGER 1986).
Il rimboschimento a piccoli gruppi è ..
I

da preferire al rimboschimento andante ,,\ .


l,, " .. ~ J.,~·~ ~ .J..

su tutta la superficie sotto diversi punti di


vista. In un territorio morfologicamente
~•' ..:.,t:· • .~~-..i·~:::"··~ :-.'!'<t.\..~ _--:.. . ,.;C • • ·~·

articolato permette di sfruttare in modo


ottimale le microstazioni favorevoli all'at- Fig. 42. I collettivi naturali di abete rosso si formano sfruttando le microstazioni migliori
tecchimento ed allo sviluppo delle pianti- sopra o intorno ai rilievi del terreno oppure nelle zone di margine dei popolamenti
ne; in terreni uniformi senza sostanziali boscati. Nel collettivo gli alberi possono svilupparsi anche in condizioni ambientali
differenze stazionali si ottengono vantag- estreme nelle quali le piante isolate non hanno più alcuna possibilità di soprawivenza.
gi di altro tipo: attraverso la struttura a
piccoli gruppi si raggiunge una differen-
ziazione del territorio e, a lunga scaden- differenze stazionali diventano sempre zioni che hanno maggiori possibilità di
za, un popolamento adulto ben struttura- più spiccate anche in spazi ridotti. Per soprawivenza in confronto ai singoli alberi
to, stratificato e maggiormente stabile. questo motivo non è opportuno, come già e che sono in grado di sfruttare i minimi
accennato, effettuare rimboschimenti su vantaggi che la stazione, anche estrema,
grandi superfici. offre. (fig. 6 e 42) (KUOCH e AMIET, 1970;
E' possibile utilizzare in forma otti- ScHONENBERGER, 1986).
6.1.1 Sulla utillzzazione delle male le microstazioni favorevoli rimbo- Durante il periodo di attecchimento
microstazioni favorevoli schendole in modo relativamente fitto. Le e di sviluppo quali sono gli effetti positivi
all'attecchimento e all'accres- microstazioni individuate come sfavore- che ci si possono aspettare da una dispo-
cimento in aree a morfologia voli (aree scartate) devono essere com- sizione a piccoli gruppi? Se vengono rim-
articolata del territorio pletamente ignorate dal rimboschimento. boschite solo le microstazioni migliori, le
Anche le superfici adatte all'impianto non fallanze diminuiscono. Se vengono evita-
Fino ad ora nei rimboschimenti l'impianto dovrebbero mai subire un rimboschimen- te le zone a innevamento prolungato,
è stato realizzato su tutta la superficie in to andante su tutta l'area. Queste consi- diminuiranno le malattie fungine in quan-
maniera andante e con sesto d'impianto derazioni nei riguardi delle microstazioni to l'intera zona subisce un'infezione infe-
regolare a prescindere dalle caratteristi- portano ad un ordinamento irregolare e riore (fig. 43, inverno). Lo stesso discorso
che stazionali. In aree a morfologia arti- differenziato delle diverse unità di rimbo- vale anche per i danni dovuti ai movimen-
colata questo ha portato spesso a forti schimento nei piccoli gruppi e nelle radu- ti, maggiori nelle depressioni, del manto
percentuali di fallanze nelle microstazioni re che si vengono a formare (fig. 52). Sui nevoso. In poco tempo si crea un mosai-
più sfavorevoli. Nel rimboschimento è costoni, come consiglia B1scHOFF (1987), co irregolare di collettivi e piccoli gruppi,
quindi possibile evitare spese e fatica l'organizzazione può anche essere a che accentuano nelle loro vicinanze le
inutili eseguendo a priori la selezione forma lenticolare disposta verticalmente. asperità del territorio e contribuiscono ad
delle microstazioni. Con l'aumentare della Il modello di riferimento può essere costi- una ulteriore differenziazione delle sta-
quota, in particolare nelle zone aperte, le tuito da collettivi e colonie naturali, forma- zioni (HoLTMEIER, 1986). In questo modo

35
Fig. 43. Effetti della distribuzione in picco-
estate 10 m li gruppi, durante la fase giovanile, in
zone a morfologia del territorio articolata,
in confronto al rimboschimento andante
impianto a piccoli gruppi su tutta la superficie con sesto d'impianto
regolare. Nel semestre estivo: nella di-
sposizione a piccoli gruppi la concorren-
za della vegetazione erbacea è inferiore,
in quanto l'impianto viene eseguito solo
sui rilievi. Le piantine sono in parte protet-
te dalla selvaggina. Nel semestre inver-
nale: nella disposizione a piccoli gruppi
impianto andante su tutta vengono ridotti i danni dovuti al movimen-
la superficie to del manto nevoso, in quanto l'impianto
viene eseguito solo nelle zone a scarso
innevamento: le piantine si proteggono
reciprocamente ed è più facile realizzare
opere di difesa. Lo scioglimento precoce
della neve favorisce un prolungamento
del periodo vegetativo. Nel rimboschi-
mento andante su tutta la superficie
aumentano i rischi di attacchi fungini e i
inverno 10 m
danni di origine meccanica.

i_mpianto a piccoli gruppi

gli accumuli di neve e l'assorbimento


delle radiazioni solari diventato più irre-
golari e localmente più favorevoli. In
confronto alle fasce intermedie non rim-
boschite, all'interno dei piccoli gruppi la
impianto andante su tutta neve si scioglie prima. La manutenzione
la superficie del novellame è limitata solo alle parti in
cui è stato effettuato l'impianto. Dopo la
chiusura delle chiome all'interno del col-
· lettivo, le giovani piante non devono più
vincere la concorrenza della vegetazione
circostante, per cui anche la durata delle
cure colturali giovanili si abbrevia note-
volmente (fig. 43, estate). A partire dallo
stadio di spessina le piante al centro del
piccolo gruppo godono, nei confronti del
Effetti positivi della struttura a piccoli gruppi
brucamento e dello sfregamento da parte
della selvaggina, della protezione delle
E' possibile tener conto delle differenze microstazionali
piante periferiche (fig. 16). Le stazioni
L'articolazione del territorio viene aumentata attraverso la formazione di «isole di alberi» favorevoli vengono quindi estese e mi-
gliorate, quelle problematiche ridotte ed
La neve si deposita sul terreno irregolarmente e gli alberi sono meno caricati ulteriormente peggiorate. E' importante
La concorrenza della vegetazione viene ridotta in tempi più rapidi sottolineare la necessità di differenziare
le stazioni anche in territori relativamente
Gli alberi all'interno dei collettivi vengono protetti più rapidamente dagli attacchi della selvaggina uniformi.
Le infezioni fungine vengono ridotte a causa della separazione tra un gruppo e l'altro

Gli alberi centrali vengono protetti dall'aridità fisiologica da gelo 6.1.2 Come ottenere una differen-
ziazione in aree a morfologia
Viene mantenuta la varietà della fauna e della flora
del territorio poco articolata
Il popolamento è meno soggetto a danneggiamenti su vaste superfici
In pendii uniformi, con una scarsa diffe-
Le chiome scendono fino a contatto con il suolo
renziazione della morfologia del territo-
Luce e calore possono penetrare all'interno del popolamento rio, raramente si verifica una selezione
naturale in base alle differenze staziona-
Viene migliorata la stabilità del popolamento nei confronti dei danni da neve e da vento
li. Con l'associazione uniforme degli al-
L'esecuzione delle cure colturali è meno onerosa e il rischio in caso di loro mancata esecuzione beri, i rimboschimenti si sviluppano altret-
viene ridotto tanto regolarmente, in particolar modo
nelle stazioni favorevoli all'accrescimen-

36
Fig. 44. Effetti della distribuzione a piccoli
estate 10 m gruppi, durante la fase giovanile, in zone
a morfologia del territorio uniforme in
impianto a piccoli gruppi confronto al rimboschimento andante su
tutta la superficie. Nel semestre estivo: la
concorrenza della vegetazione erbacea
viene ridotta in tempi più brevi in quanto
la densità è maggiore. Tra i gruppi si
·•. ·:- mantiene una disponibilità di pascolo per
· ··• '!. . . • . • •· •
la fauna selvatica che invece non può
penetrare facilmente al loro interno. Vie-
ne inoltre conservata la variabilità ecolo-
impianto andante su gica del sistema. Nel semestre invernale:
tutta la superficie si crea una netta divisione tra aree rimbo-
schite e zone di accumulo della neve.
Nella formazione a piccoli gruppi le pian-
tine possono essere protette più efficace-
mente che non nel rimboschimento an-
dante su tutta la superficie. I piccoli grup-
pi hanno una colorazione più scura per
cui si liberano più precocemente dal manto
inverno 10m nevoso e sono quindi meno soggetti agli
attacchi fungini.
impianto a piccoli gruppi

Da una simile struttura a piccoli


gruppi derivano gli effetti positivi di una
maggiore varietà ecologica in confronto
ad un popolamento uniforme, dovuta alla
penetrazione irregolare di luce, calore e
impianto andante su tutta precipitazioni e al mantenimento della
la superficie chioma fino alla base degli alberi. Si crea-
no così le premesse per una intensa
attività vegetale e animale. Con l'aumen-
tare dell'età la struttura a piccoli gruppi
assume un ruolo ancora più importante
perché la sua resistenza al vento è senza
dubbio maggiore che non nei soprassuoli
chiusi. Nel caso in cui si verifichi local-
mente uno schianto da neve o da vento,
to. In base all'esperienza acquisita ciò 6.1.3 Come evitare soprassuoli ai bordi dell'apertura venutasi a creare
porta a spessine e perticaie poco stabili. adulti uniformi e instabili in viene evitato il pericolo di ulteriori pro-
Nel caso di una distribuzione a piccoli zone a morfologia del territo- gressivi schianti delle piante adiacenti.
gruppi questa uniformità viene interrotta, rio poco articolata Infine gli interventi selvicolturali nelle
il piccolo gruppo stesso si sostituisce alle strutture a piccoli gruppi implicano rischi
asperità del terreno e porta a quel mosai- rimboschimenti effettuati su tutta la inferiori in confronto a quelli realizzati in
co di condizioni ed effetti stazionali diffe- superficie (fig. 46) in modo andante e con popolamenti uniformi.
renziati già descritto: distribuzione e scio- sesto d'impianto regolare, hanno di nor-
glimento irregolare del manto nevoso, ma uno sviluppo uniforme, monoplano,
edificazione del suolo, evoluzione della chiuso, con chiome corte, concentrate in
vegetazione, accessibilità per la selvag- alto, in perticaie dense e instabili, sogget-
6.2 Esecuzione del rimbo-
gina e spese di manutenzione ridotte te a schianti da neve e da vento e agli schimento a piccoli
(BARANDUN, 1983; fig. 44). Inoltre, i piccoli attacchi degli insetti (fig. 47 e 48) . E' gruppi
gruppi possono essere facilmente protet- necessario evitare ad ogni costo questa
ti contro i movimenti del manto nevoso fatale tendenza dei popolamenti di origi- Dimensioni e forma: le dimensioni dei
grazie aspecifici accorgimenti tecnici quali ne artificiale. A modello di struttura del piccoli gruppi dipendono dalla quota e
pali infissi, cavalletti oppure paravalan- soprassuolo maturo può essere presa la dalle caratteristiche stazionali. Con l'au-
ghe temporanei (fig. 45). Queste prote- formazione a piccoli gruppi del bosco mentare dell'altitudine si devono ridurre
zioni possono anche essere realizzate naturale subalpino, in particolar modo la le dimensioni dei gruppi. Le dimensioni
nella fase di spessina senza peraltro pro- peccata e la cembreta (bosco disetaneo ideali della formazione adulta corrispon-
vocare particolari danni (cap. 7). subalpino - bosco disetaneo a gruppi). dono a 0,5 -1 volta l'altezza degli alberi.
Spesso i piccoli collettivi sono ben distin- La forma può essere circolare o ellittica
guibili tra loro e sono composti da 3-1 O con l'asse maggiore lungo la linea di pen-
alberi ed hanno una chioma che scende denza, in modo che i singoli alberi di mar-
fino al suolo (fig. 49). gine non siano troppo esposti (fig. 50).

37
Fig. 45. Rimboschimento a piccoli gruppi
effettuato con lo scopo di sfruttare l'effet-
to locale di protezione creato dalla pre-
senza di opere paravalanghe. Kirchberg,
Andermatt (UR).

Fig. 46. I rimboschimenti convenzionali


. disposti a file regolari. In particolare nelle
stazioni più fertili, spesso evolvono verso
popolamenti uniformi e instabili. Di norma
non favoriscono una interruzione del
manto nevoso. A partire dallo stadio di
spessina, gli interventi di protezione e
le cure colturali diventano difficili ed one-
rosi.

Fig. 47. Effetti della struttura a piccoli


gruppi in confronto alla struttura uniforme
in popolamenti adulti. Le chiome si esten-
dono fino a terra per cui aumenta molto il
perimetro del bosco; la luce ed il calore
possono raggiungere il suolo anche
all'interno del popolamento; la neve viene
accumulata nelle radure; viene favorita la
molteplicità ecologica della flora e della
fauna; vengono incrementate la stabilità
e la resistenza della cenosi forestale. Per
contro, i popolamenti omogenei sono
maggiormente soggetti agli attacchi pa-
rassitari ed agli schianti da vento e da
neve.

38
Fig. 48. Nei rimboschimenti andanti su
tutta la superficie gli alberi sono anche
soggetti su vaste aree a schianti da neve,
da vento (illustrazione) e ad altri tipi di
awersità.

Fig. 49. Nel bosco di montagna prossimo


allo stato naturale si distinguono spesso
strutture composte da più alberi le cui
chiome, riunite, si estendono fino a terra
(struttura a piccoli gruppi).

Fig. 51. Microcollettivi di abete rosso subito


dopo l'impianto in un'area percorsa da
incendio. A causa dell'elevata densità il
microcollettivo riuscirà a vincere in fretta
la concorrenza della vegetazione.

39
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Fig. 50. Esempio di un rimboschimento a


piccoli gruppi e sua evoluzione.
A) Impianto di microcollettivi temporanei
composti da 30-50 piantine con una
distanza tra esse di 50 centimetri.
B) Dopo 5-1 O anni all'interno del micro-
collettivo le chiome si chiudono. L'evo-
luzione prosegue all'interno del collet-
tivo.
C) Dopo alcuni decenni i microcollettivi si
uniscono e tendono a formare il picco-
lo gruppo definitivo. Tra i gruppi può
instaurarsi la rinnovazione naturale.
D) Anche nel soprassuolo adulto è possi-
bile distinguere nettamente tra loro i
gruppi così formati.

Fig. 53. Marcatura del rimboschimento


prima della messa a dimora delle pianti-
ne. Il centro del microcollettivo è segnala-
to con una bandierina, la posizione delle
piantine con dei picchetti. Questo meto-
do dà una buona visione delle dimensio-
ni, della forma e delle distanze dei collet-
tivi e dei sesti d'impianto.

40
Fig. 52. Schema di rimboschimento a
piccoli gruppi nello stadio di spessina
prima della riunione dei microcollettivi.
Sono state rimboschite solo le microsta-
zioni favorevoli sui rilievi con copertura
nevosa inferiore. Spesso è sufficiente
solo un impianto molto rado distribuito su
tutta la superficie.

Distanza: la distanza tra i gruppi deve possono essere ridotte in modo che questi mento più rapido quali larice e pino
essere tale per cui non possano, in futu- si chiudano nel giro di qualche decina di montano aumentano le distanze tra gli
ro, chiudersi tra loro. Essa deve essere anni e formino così il piccolo gruppo de- alberi.
almeno pari al doppio della lunghezza dei finitivo. Se si utilizzano specie eliofile le Suggerimenti di esecuzione: prima
rami di una pianta adulta. distanze tra i gruppi dovrebbero essere dell'inizio delle operazioni d'impianto si
Composizione: il gruppo definitivo leggermente maggiori (vedi cap. 6.3). consiglia di marcare sul terreno con delle
può essere costituito da diversi microcol- Sesto d'impianto: in via indicativa, paline i punti in cui sono localizzati i
lettivi (fig. 51 e 52). In tal modo le micro- le piantine dovrebbero riunirsi nel collet- piccoli gruppi in modo da ottenere pre-
stazioni possono essere sfruttate in modo tivo nel giro di 5-1 O anni. Ciò vuol dire ventivamente una buona visione d'insie-
più razionale e si raggiunge in breve che nelle stazioni estreme, per le specie me del complesso del rimboschimento.
tempo la formazione attesa del collettivo a lento accrescimento come pino cembro Questa operazione è molto impegnativa
con un numero di alberi limitato. Solo così e abete rosso, le distanze all'interno del e delicata e dovrebbe essere diretta dal
è possibile evitare un popolamento mo- microcollettivo scendono fino a 50 centi- Forestale stesso. Si è anche dimostrato
noplano negli stadi di spessina e perti- metri. Però grazie agli spazi liberi tra i utile marcare i primi microcollettivi con un
caia e quindi limitare i problemi creati da piccoli gruppi e tra i microcollettivi il numero testimone per ogni singola piantina previ-
una simile situazione. Questi microcollet- totale di piantine rimane simile a quello di sta. In questo modo si mettono in eviden-
tivi possono essere composti da 20 a 50 un impianto andante su tutta la superfi- za il numero, la distanza d'impianto delle
piantine ed avere un diametro di circa cie. In aree poste a quote leggermente piantine e ancora la posizione, le dimen-
3-4 metri. Le distanze tra i microcollettivi inferiori e utilizzando specie ad accresci- sioni, la forma e le distanze tra i microcol-

41
perficiali, sia dove gli alberi ad alto fusto
non riescono a soprawivere a causa del
L'Impianto del piccoli gruppi pericolo di valanghe. A questo scopo
sono particolarmente adatti il pino mugo,
Dimensioni Il diametro ideale varia da una metà fino ad una grandezza l'ontano verde (drosa) oppure diverse
intera di un albero adulto; quindi all'aumentare della quota le specie di salici subalpini e, fino ad una
dimensioni del gruppo diminuiscono. quota di circa 1500 m s.l.m., l'ontano
bianco. Le specie preparatorie possono
Formazione Più microcollettivi temporanei, aventi un diametro di circa predisporre al rimboschimento le aree a
3-4 metri costituiti da 20-50 piantine (un numero inferiore pascolo, ridurre gli estremi climatici, creare
per larice e pino montano), rispondono meglio alle esigenze condizioni stazionali favorevoli in pendii
nell'accrescimento degli alberi, in confronto ad un unico scoscesi e nudi. Queste specie si possono
gruppo definitivo di pari dimensioni. ben combinare nel rimboschimento in
piccoli gruppi inseriti tra i gruppi oppure
Sesto d'impianto Denso, in modo che la chiusura delle chiome awenga nel sostituite alle specie d'alto fusto. Oltre
giro di 5-1 O anni. Alle quote elevate questo significa una alle specie citate si possono ancora ricor-
distanza tra 50 e 100 centimetri. dare il sorbo degli uccellatori, l'acero di
monte, la betulla ed il pioppo tremolo.
Distanze Tra i microcollettivi circa 2-3 metri in modo che, nel giro di
alcuni decenni, essi si chiudano a formare il gruppo defini-
tivo. Per le specie eliofile è necessario utilizzare distanze 6.4 Successione nel tempo
maggiori. Il distanziamento tra i piccoli gruppi deve essere degli impianti
almeno pari al doppio della lunghezza della sporgenza dei
rami degli alberi adulti (7-10 metri), in modo che non si Negli spazi tra i piccoli gruppi o al posto
verifichi mai una chiusura completa delle chiome tra i gruppi degli stessi si possono lasciare radure in
confinanti. modo che anche la rinnovazione naturale
si possa affermare o che in seguito sia
Rischio Per limitare e distribuire il rischio è necessario utilizzare o possibile effettuare dei postimpianti. In
creare le differenziazioni stazionali; realizzare una mesco- un rimboschimento contemporaneo di
lanza di specie tra i singoli gruppi e alternare con degli grandi superfici, si corre il rischio che lo
arbusti; differenziare nel tempo in modo scalare l'impianto e shock da trapianto, in concomitanza al
costruire delle opere di protezione. verificarsi di periodi secchi, provochi la
morte di un elevato numero di piantine
oppure che il rimboschimento stesso
venga distrutto da un attacco parassita-
lettivi. Risulta così possibile discutere con natura a formare collettivi. Tra le specie rio. Graduando invece nel tempo l'im-
la mano d'opera il senso e gli scopi del eliofile anche il larice, seppur in condizio- pianto, il rischio viene distribuito nelle
lavoro da eseguire (fig. 53). In seguito, ni estreme, può creare dei collettivi anche diverse fasi di sviluppo presenti, in quan-
quando il sistema d'esecuzione è stato se di dimensioni minori. Sussiste quindi to queste subiscono pericoli di tipo diver-
capito dagli operatori, è sufficiente se- la possibilità di formare dei fitti popola- so. Infatti, le epidemie di origine micotica
gnalare il centro dei microcollettivi. menti a piccoli gruppi utilizzando questa colpiscono in genere solo durante precisi
Una volta terminate le operazioni specie. Il pino montano, invece, mal si stadi di sviluppo delle piantine. Comun-
d'impianto è consigliabile contrassegna- adatta alla costituzione di gruppi. In ogni que, lo scaglionamento nel tempo degli
re il centro dei piccoli gruppi con dei caso i microcollettivi formati da queste impianti ha dei limiti, in particolare dove il
paletti ben visibili, in modo da facilitarne due specie eliofile dovrebbero essere di bosco svolge una importante funzione di
l'individuazione durante le cure colturali, dimensioni minori e contenere un nume- difesa ed è necessaria la costruzione di
in special modo se la vegetazione pre- ro di piantine inferiore rispetto a quelli infrastrutture temporanee di protezione,
sente è rigogliosa. Inoltre, i paletti posso- costituiti da specie maggiormente sciati- per cui non si possono ritardare le opera-
no anche essere numerati per facilitare la le. In tal modo i singoli individui, ad ac- zioni di rimboschimento. Una vera suc-
documentazione sulla carta e sul registro crescimento più rapido, potrebbero di- cessione nel tempo deve poter durare
del rimboschimento (cap. 9). sporre di uno spazio maggiore per il loro alcuni decenni; solo così è possibile
sviluppo. Per contro, le distanze tra i usufruire delle esperienze che vengono
diversi microcollettivi dovrebbero essere man mano acquisite.
6.3 Mescolanza delle specie maggiori. Infine, durante le cure colturali
della spessina è necessario tenere pre-
Alto fusto: in ogni piccolo gruppo dovreb- sente le maggiori esigenze in fatto di luce
be essere utilizzata una sola specie, in delle specie eliofile (cap. 8).
quanto il rischio è inferiore anche se, in «Specie di copertura del terreno» e
termini generali, sarebbe consigliabile specie preparatorie: a seconda della ne-
creare piccoli gruppi a composizione cessità, tra un gruppo e l'altro, possono
mista. In base a questo principio, in un essere poste a dimora anche diverse
rimboschimento a piccoli gruppi, si adat- specie di arbusti e di latifoglie, sia negli
tano meglio specie maggiormente tolle- alvei torrentizi, dove è necessaria una
ranti l'ombreggiamento come l'abete protezione continua del suolo oppure una
rosso e il pino cembro, che tendono già in regimazione del flusso delle acque su-

42
7 Interventi tecnici di protezione
Franz Leuenberger e Werner Frey

7.1 Costruzione di parava-


langhe nelle zone di
distacco

In zona di distacco di valanga, in presen-


za di rimboschimenti, boschi molto radi
oppure nelle grandi radure, è necessaria
la costruzione di strutture artificiali para-
valanghe. In ogni caso si dovrebbe impe-
dire il distacco della valanga ed ogni
possibile movimento del manto nevoso al
di sopra ed all'interno della zona rimbo-
schita fino a quando il giovane bosco non
sia cresciuto a sufficienza per garantire
una propria difesa nei confronti di questi
fenomeni.
Un'opera temporanea di protezio-
ne può essere costruita dove, in base a
precedenti esperienze, si sa che il rimbo-
schimento è in grado di raggiungere nel
periodo di vita delle infrastrutture (da 30 a
50 anni), una sufficiente funzione di auto-
protezione. La durata delle opere dipen-
de dal legname utilizzato, dalla tipologia
di costruzione e dalla competenza di chi
esegue i lavori. Le zone escluse dal rim-
boschimento non dovrebbero essere di-
fese per più di una volta con queste opere
prowisorie. In zone poste alla stessa
quota (esempio in fig. 61), può anche
essere ragionevole combinare opere
temporanee con opere permanenti.
La protezione realizzata con opere
di ritenuta temporanee {prowisorie) ha
dei costi relativamente contenuti {30-50%
rispetto ai costo di costruzione di opere
permanenti). Le rastrelliere da neve in
tondarne del tipo «SLF» (vedi fig. 54; IN
DEA GAND, 1972; LEUENBERGER, 1989),
come pure altri tipi simili in uso nella
pratica, hanno le seguenti caratteristiche
(fig. 55):

- Il materiale di costruzione è costituito


Fig. 54. Rastrelliera di legno «tipo SLF» nella zona sperimentale di Bleisa sopra Schiers
da legname locale (abete rosso, abete
nel Prattigau (GR).
bianco, castagno).
- E' ancorato al terreno o alla roccia
(gradone coperto o ancoraggio in fogli di alluminio). Attualmente è in La durata di vita prevista di 30-50
roccia). fase di studio una traversa inferiore anni viene resa possibile grazie ad accor-
- Tipologia: rastrelliera (solo due ele- «a secco» da collocare fuori terra. gimenti costruttivi e alla preservazione
menti trasversali: una traversa infe- - Rinforzi diagonali (saette). del legname (impregnazione industriale
riore, completamente interrata, e una per i legni soggetti ad attacchi fungini)
superiore, se possibile protetta da oppure con l'uso di legname a lunga

43
accessorie laterali e interne, sulle varianti
legname: castagno non impregnato
abete rosso o abete bianco di fondazioni (fossi, ancoraggi a fune,
impregnazione: Wolmanite CB, norme VSE, min. 12 kg/m3 lunghezza dell'opera 4,0 m aperte), sulla lunghezza dei sostegni e
(procedimento a pressione alternata)
loglio di alluminio: spessore 0,4 mm, semiduro, purezza 99/99,49% braccio della longarina sulle geometrie dell'opera, ecc.).
chiodi: dimensioni normali, loslatizzatl La disposizione delle opere di rite-
nuta e il distanziamento tra le file devono
essere definiti in base alle relative diretti-
ve BUWAL e WSL (1990). La fig. 61
illustra una possibile disposizione delle
protezioni e delle infrastrutture atte ad
evitare lo scivolamento del manto nevoso
(vedi cap. 7.3, relative spiegazioni nel
scavo testo).
nuovamente
riempito In conclusione vengono riportate le
seguenti indicazioni e limitazioni:
distanza tra i puntoni
Si possono e si devono costruire opere
temporanee se la durata delle stesse
I I è almeno pari al tempo di stabilizza-
I I
I I
I I
zione. Con il termine di tempo di
r""\J:!~
t=1-.:1 stabilizzazione si indica il periodo
piastra d'appoggio, armata necessario al rimboschimento per
raggiungere un elevato grado di auto-
protezione nei confronti del distacco
Fig. 55. Rastrelliera ectipo SLF»: è determinante nella sua costruzione mantenere le
di valanghe e dei movimenti del manto
giuste proporzioni. A seconda delle diverse caratteristiche stazionali è necessario nevoso.
realizzare le tipologie di fondazione adatte.
Le aree ad elevata pendenza e sog-
gette al pericolo derivante dal distac-
durabilità naturale, ad es. castagno Le conoscenze necessarie alla co- co di valanghe al di sopra della zona
(LeueNBERGER, 1988). Molto importante è struzione della rastrelliera ectipo SLF» di rimboschimento necessitano della
pure la selezione qualitativa del materiale possono essere acquisite in corsi di co- costruzione di protezioni paravalan-
da costruzione: i tronchi con nodi disposti struzione per specialisti. E' possibile ac- ghe permanenti.
a verticilli non sono adatti come elementi quistare presso l'SLF un apposito E' necessario prevedere la costruzio-
di sostegno o per importanti punti di manuale con relative istruzioni, tabelle, ne di infrastrutture atte ad evitare lo
appoggio (griglie, traverse superiori, disegni quotati nonché indicazioni sul di- slittamento del manto nevoso tra le
montanti). Se nella costruzione devono mensionamento delle opere (altezze a opere paravalanghe (vedi cap. 7.2).
essere utilizzati legnami di specie diverse piombo = Hk di m 2,6 e 3,4; lunghezza La costruzione di opere di difesa contro
il legno più durabile sarà quello usato per dell'opera m 4,0; fattore di scivolamento il vento (barriere, reticolati) può con-
le strutture portanti. 1,8), sulle caratteristiche delle opere tribuire alla riduzione dell'accumulo
ed alla dispersione della neve.
Sia la tecnica di congiunzione dei
diversi elementi (chiodatura), che il
peso dei singoli elementi impongono
Infrastrutture temporanee di protezione - Prescrizioni sperimentate una limitazione di tipo tecnico alla
nelle zone di distacco delle valanghe costruzione di protezioni temporanee.
A seconda delle diverse zone, la di-
Efficacia di 30-50 anni; dopo questo periodo la funzione protettiva deve essere sposizione delle opere paravalanghe
assunta dal bosco. prolunga il periodo di innevamento in
primavera. Il periodo vegetativo più
Impediscono il distacco delle valanghe e riducono il movimento della coltre breve che ne deriva può peggiorare
nevosa. gli effetti delle condizioni stazionali
generali del rimboschimento nella
La disposizione sul territorio deve seguire le norme BUWAL e WSL (1990).
area interessata dalla opere.
In aree soggette a scivolamento della massa nevosa è necessario costruire E' possibile realizzare una difesa im-
ulteriori protezioni tra queste strutture. mediata contro la formazione delle
valanghe rilasciando delle ceppaie
Il materiale di costruzione dovrebbe essere legname indigeno. alte (circa m 1,5) e fissando ad esse
dei tronchi d'albero disposti trasver-
E' necessario prevedere la preservazione del legno. salmente. Dato che queste opere non
offrono sufficiente garanzia a causa
Le caratteristiche statiche delle opere devono corrispondere ai carichi a cui della durata del legname e dell'anco-
queste sono sottoposte. raggio al suolo, è comunque consi-
gliabile sostituirle nel giro di 2-5 anni
E' necessaria una corretta progettazione ed esecuzione dei lavori per garantire
con strutture definitive.
la massima funzionalità delle opere.

44
7.2. Opere di ritenuta contro riabili tra il 55% e il 120%, a quote com- livello del suolo fino ad un'altezza di circa
lo scivolamento del prese tra i 1200 e i 2500 m s.l.m. Per 50 cm. I pali devono essere disposti a
manto nevoso ridurre lo scivolamento è necessario triangolo ad una distanza tra loro di 100
aumentare le irregolarità del terreno cm per forti pendenze e 150 cm in zone
La realizzazione di un rimboschimento in diminuendo così anche il danno alle pian- meno inclinate. La profondità con cui essi
una zona aperta soggetta al movimento tine. vengono infissi nel terreno varia, a se-
del manto nevoso è strettamente colle- Diverse sono le misure atte a stabi- conda delle caratteristiche del substrato,
gata alla costruzione di opere di protezio- lizzare il manto nevoso: l'infissione di pali da 60 a 100 cm. E' assolutamente neces-
ne in quanto, spesso, in assenza di que- (palificazione), il gradonamento, la co- sario rispettare il principio secondo il quale
ste, le piantine vengono scalzate dalla struzione di soglie con ancoraggio di tra- i 2/3 del palo vanno interrati ed 1/3 rimane
neve in movimento. verse, i cavalletti e la costruzione di altre fuori. Nel caso in cui alcuni pali non pos-
Stazioni di questo tipo si trovano sui opere temporanee. sano essere interrati alla giusta profondi-
pendii soleggiati con vegetazione erba- L'infissione di pali (fig. 56) non solo tà, sarà necessario segarli alla stessa
cea a stelo lungo oppure in corrisponden- aumenta la scabrosità del terreno ma altezza degli altri. Naturalmente la funzio-
za di lastroni rocciosi con pendenze va- stabilizza anche i diversi strati di neve dal ne protettiva verrà espletata più a lungo
se le specie legnose utilizzate saranno a
lunga durabilità naturale (castagno, robi-
nia, rovere, larice) oppure se il materiale
sarà stato in precedenza impregnato con
dei preservanti. Per aumentare ancora la
scabrosità del suolo è possibile effettua-
re l'impianto del postime anche all'interno
della palificazione.
Il gradonamento continuo o discon-
tinuo (battuta di 30-50 cm), sempre con
la funzione di aumentare l'irregolarità del
terreno, può essere reso più stabile con il
reimpianto del cotico erboso (fig. 57) . La
variante discontinua dovrebbe seguire
uno schema a triangolo simile a quello
utilizzato per l'infissione dei pali. Nelle
zone a rischio di movimenti franosi e dove
il terreno è sciolto, il gradonamento favo-
risce l'erosione e viene perciò sconsiglia-
to. La preparazione del gradonamento
viene illustrata nella fig. 58. Sui gradoni
l'impianto del postime dovrebbe essere
effettuato circa a metà della battuta oppu-
Fig. 56. Palificazione con sesto d'impianto di m 1 x 1 posta tra le difese temporanee, re leggermente a monte di essa, in quan-
come protezione complementare nei confronti dello scivolamento della neve. to le piantine sulla scarpata inferiore
possono venire piegate e quelle sulla
scarpata superiore (al piede della stessa)
possono venire investite dal pietrisco o
coperte dalla vegetazione erbacea.
La soglia con ancoraggio di traver-
se è formata da un tronco lungo 4 metri
(impregnato o di castagno) che viene
posato direttamente sul suolo ed ancora-
to alla roccia con due funi a spirale zinca-
te (fig. 59). La distanza trasversale tra
due traverse può raggiungere 3 m. L'ef-
fetto di protezione di questo sistema è
comparabile a quello del gradonamento;
i costi relativamente alti ne consigliano
però l'impiego solo su aree limitate, ad
es. in terreni rocciosi e poco profondi. Il
rimboschimento viene effettuato tra le
traverse.
I cavalletti (treppiedi), ancorati a
monte e resistenti alla trazione, costruiti
in legno impregnato oppure a lunga dura-
bilità naturale, possono raggiungere
un'altezza verticale di m 1,50 (fig. 60).
Sono particolarmente adatti ad essere
Fig. 57. Gradonamento con distanza interfila di m 1, come protezione complementare disposti come capisaldi sulla parte a monte
dallo scivolamento della neve tra le difese temporanee. del rimboschimento. Fra questi possono

45
Attrezzatura: zappa, vanga a manico lungo
(lavorazione a monte), vanga a manico corto
(lavorazione a valle), mazzetta.

Incidere il tappeto erboso con la zappa lungo la


base a valle del gradone ed a monte lungo lo
spigolo della scarpata.

Scavare le zolle erbose con la vanga (la spalla


deve essere tenuta perpendicolare alla linea di
pendenza e fare leva verso monte).

Ribaltare di lato le zolle e disporle nettamente


distanziate sul gradone abbozzato.

Battere con forza sullo spigolo a monte della


zolla erbosa.

Spianare la battuta del gradone.

Gradone finito (larghezza 30-50 centimetri).


L'impianto viene effettuato al centro della
battuta oppure al centro di una zolla. Fig. 58. Costruzione manuale dei grado-
ni.

Fig. 59. Traverse in legno distanziate tra


loro di 2 metri come protezione comple-
mentare dallo scivolamento della neve
tra le difese temporanee.

46
Fig. 60. Cavalletti con funzione di protezione di un impianto recente di abete rosso a
piccoli gruppi.

essere costruite delle infrastrutture com- ta cap. 6), sarà necessario prowedere
plementari (gradonamenti, pali). Con i alla protezione dallo scivolamento della
cavalletti si possono ancora proteggere neve all'interno dei gruppi solo quando
dallo scivolamento della neve i popola- questo fenomeno sia particolarmente
menti nella fase di spessina o di perticaia, grave (palificazione, gradonamento,
in quanto sono in grado di stabilizzare eventualmente traverse). Al di sopra e tra
coltri nevose relativamente alte. i gruppi si può comunque attuare una
Nel caso in cui il rimboschimento protezione (cavalletti, pali). Le opere an-
venga eseguito a piccoli gruppi (confron- tiscivolamento prima descritte, per esse-

Provvedimenti tecnici di protezione contro lo scivolamento della coltre nevosa

Devono essere collocati con una disposizione compatta

Palificazione E' necessario un sufficiente interramento (infissione) nel suolo.


La loro azione si svolge all'interno della massa nevosa.
Sono semplici da costruire.
E' necessario prevedere il trasporto dei pali.

Gradonamento Da effettuarsi solo in zone dove non vi sia rischio di erosione.


I gradoni devono essere costruiti in modo corretto.
Costituiscono un buon punto d'appoggio al rimboschimento.
Non si prevede il trasporto di materiale al cantiere.

Cavalletti Agiscono anch'essi all'interno della coltre nevosa.


La loro azione di protezione si prolunga fino alla fase di spessina.
E' molto importante l'ancoraggio al suolo nei riguardi della
trazione e della compressione.
E' necessario prevedere il trasporto del materiale di costruzione.

Traverse Si possono costruire nelle vicinanze di rocce o su suoli poco


profondi.
Buona efficacia in stazioni di questo tipo.
I costi sono elevati se la loro costruzione interessa aree piuttosto
ampie.
E' necessario prevedere il trasporto del materiale di costruzione
e un compressore per l'ancoraggio delle funi.

Prowedimenti Sfalcio autunnale ed eliminazione (asportazione) della


complementari vegetazione erbacea.

47
O 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100m re efficaci, devono venire posizionate al
di sopra del rimboschimento a partire
dalla zona di distacco o da un'area pia-
neggiante oppure da qualsiasi altro osta-
colo presente.
Per una descrizione dettagliata
sulle opere paravalanghe temporanee e
sulle infrastrutture atte a evitare lo scivola-
mento del manto nevoso, consultare
LEUENBERGER (1989).

7.3 Carta degli interventi


tecnici

Gli interventi tecnici realizzati nell'area


del rimboschimento devono essere ripor-
tati su di una apposita base cartografica.
Come esempio riportiamo la cartografia
(fig. 61) relativa all'area già trattata (cap.
2) per quanto riguarda la progettazione e
le caratteristiche stazionali del rimbo-
schimento. Sono riportate anche le opere
permanenti di protezione (108 metri
lineari), costruite secondo le norme
BUWAL e WSL (1990), esterne alla zone
d'impianto. Nella parte nord-orientale
sono state collocate le opere temporanee
di protezione dalle valanghe e dal movi-
mento del manto nevoso (256 metri linea-
ri); anch'esse seguono le norme BUWAL
■ ■ Opere permanenti di protezione (108 ml)
e WSL (1990).
Opere temporanee di protezione (256 ml) Nella parte sud-orientale i piccoli
gruppi del rimboschimento sono protetti
Area in cui sono posizionate le protezioni nei confronti dello scivolamento
dallo scivolamento della neve da gruppi
del manto nevoso (circa 70 cavalletti in gruppi di 3-5 elementi, al fine di
di 3-5 cavalletti treppiedi.
proteggere da monte i piccoli gruppi)
Sulla carta vengono riportati inoltre
lE·-·- Posizione dell'argano, linea della teleferica il tracciato della teleferica e la stazione
- --- Sentieri di servizio (accesso principale e circa 1400 metri lineari all'interno d'arrivo come anche l'ampia rete di sen-
dell'area di progetto) tieri. Per facilitare le cure colturali sareb-
be opportuno realizzare un ulteriore col-
x )( >< >< )< Recinzione contro ungulati selvatici e pascolo (in zone pianeggianti, sui legamento stradale alla zona di rimbo-
costoni, appoggiata alle opere di protezione e ad alberi). In zone con forte schimento.
pressione delle popolazioni di selvatici deve essere lasciato aperto un Le protezioni frangivento e le recin-
ulteriore passaggio. zioni a difesa dei danni arrecati dalla
selvaggina e dal pascolo sono stati pro-
Fig. 61. Carta degli interventi tecnici relativa all'area già illustrata in fig. 1. Questa gettati secondo i principi espressi nel
cartografia serve sia come strumento di progettazione sia come controllo nell'esecu- cap. 3.2.
zione dei lavori. Se ben aggiornata permette di ottimizzare l'orientamento e gli La carta degli interventi tecnici serve
spostamenti nell'area di progetto. sia come strumento di progettazione, sia
per il controllo durante l'esecuzione dei
lavori. Un suo continuo aggiornamento,
riportando le modifiche che vengono via
via apportate al territorio, ne rende possi-
bile l'utilizzo nel tempo e consente di
muoversi agevolmente sul terreno facili-
tando l'orientamento.

48
8 Cure colturali ai rimboschimenti
Werner Frey e Walter Schonenberger

8.1 Obiettivi delle cure


colturali Annotazioni sulle cure colturali durante la fase giovanile del rimboschi-
mento
L'obiettivo principale delle cure colturali
nel bosco di alta montagna è il manteni- L'evoluzione dell'accrescimento deve essere continuamente controllata.
mento e il miglioramento della stabilità
del soprassuolo. La struttura del bosco Le cure devono cominciare al momento opportuno, il che vuol dire molto presto:
naturale di alta montagna dimostra come tanto prima si comincia, tanto più i costi saranno inferiori: prevenire è meglio che
i collettivi giochino un ruolo fondamentale combattere.
quali fattori di stabilizzazione del popola-
mento (ZELLER, 1982). Con il concetto di Assicurare la protezione della rinnovazione (concorrenza della vegetazione,
« buona stabilità» si intende in primo luogo selvaggina, pascolo, funghi, movimenti della neve).
la capacità di resistenza degli alberi nei
confronti della neve e del vento. Questo Evitare al massimo gli attacchi fungini effettuando la potatura e l'abbruciamento
risultato viene garantito da una struttura dei rami infetti.
pluriplana a piccoli gruppi ed anche con
la presenza di alberi di forma conica Al momento in cui è assicurata la soprawivenza della rinnovazione artificiale e
aventi la chioma che copre tutto il fusto. le piantine iniziano a differenziarsi dal punto di vista qualitativo, è necessario:
Questi aspetti sono stati ampiamente eseguire le cure dei gruppi (nel rimboschimento a piccoli gruppi); iniziare la
trattati nel cap. 6.1.3 dove si è giustificato formazione dei piccoli gruppi (negli altri casi).
il rimboschimento a piccoli gruppi al fine
di raggiungere una maggior differenzia- I risarcimenti devono essere eseguiti solo dove strettamente necessario e dove
zione e~ologica. il loro successo è garantito.

8.2 Cure colturali al


mantenute con scrupolo per un lungo riducendo quindi la concorrenza della
rimboschimento e al periodo di tempo (cap. 3.2). vegetazione erbacea. In tal modo si
novelleto In caso di un elevato numero di abbrevia la durata del periodo in cui è
fallanze, i risarcimenti dovrebbero esse- necessario effettuare le cure colturali. Se
Solo un continuo controllo durante i primi re eseguiti una sola volta in quanto, se la vegetazione erbacea si presenta parti-
anni dal rimboschimento permette di ef- il fenomeno della moria continua nel colarmente rigogliosa, si consiglia di
fettuare correttamente e puntualmente le tempo, non ha alcun senso perseverare piantare al centro del piccolo gruppo un
operazioni colturali. A seconda delle nell'impianto. palo visibile al di sopra di questa.
caratteristiche stazionali, è necessario In alcuni casi i singoli microcollettivi
ridurre la concorrenza delle erbe infe- possono essere protetti dal movimento
stanti, sfalciandole (cap. 3.6). Nei primi del manto nevoso tramite appropriate
anni, quando la concorrenza è maggiore, infrastrutture quali cavalletti e pali (cap.
questa operazione deve essere eseguita
8.3 Cure colturali nei 7.2). Queste misure, a volte, diventano
almeno due volte l'anno, all'inizio e alla rimboschimenti a necessarie quando le giovani piante rag-
fine del periodo estivo; in seguito è suffi- piccoli gruppi giungono uno stadio nel quale, venendo
ciente un solo intervento effettuato in meno l'elasticità del fusto, sono più sen-
piena estate. Nei rimboschimenti a piccoli gruppi le sibili ai danni provocati dalla pressione
Per evitare la diffusione epidemica operazioni colturali sono relativamente della neve. Talvolta è sufficiente colloca-
delle malattie di origine fungina, è oppor- facilitate, in particolar modo se la scelta re le strutture di protezione a monte
tuno realizzare appropriati interventi fito- delle microstazioni è stata effettuata in anziché all'interno dei microcollettivi o dei
sanitari quali il taglio annuale dei rami modo corretto. Lo sfalcio è necessario piccoli gruppi.
infetti e la loro distruzione con il fuoco solo all'interno dei microcollettivi. La La chiusura delle chiome nella fase
(cap.3.1). superficie da trattare è quindi notevol- di spessina favorisce una riduzione dei
Le opere di protezione contro la mente inferiore rispetto a quella dei rim- danni provocati dalla concorrenza della
selvaggina ed il pascolamento (manu- boschimenti eseguiti uniformemente su vegetazione, dalla neve e dal carico della
tenzione delle recinzioni, protezioni a tutta l'area. All'interno dei microcollettivi, selvaggina. A questo riguardo le opera-
singole piante) devono essere curate e le chiome si chiudono più velocemente zioni di sfollo e di diradamento all'interno

49
dei microcollettivi non dovrebbero essere gruppi. E' comunque necessario salva- I microcollettivi di norma si chiudo-
eseguite se non per cause di forza mag- guardare la stabilità dei singoli alberi. Se no e formano i piccoli gruppi allo stadio
giore, ad esempio scopi fitosanitari. non si eseguono interventi di questo tipo, finale della spessina o in quello di bassa
Verso la fine dello stadio di spessi- durante la fase di perticaia, a causa perticaia. In questa fase è necessario
na, nelle formazioni costituite da specie dell'eccessivo peso della neve, soprav- salvaguardare i bordi esterni del gruppo e
eliofile, come il larice, la densità all'inter- vivono solo gli alberi marginali del gruppo, non interrompere più la copertura delle
no dei piccoli gruppi è spesso molto ele- mentre quelli posti internamente schian- chiome. Gli alberi all'interno dei piccoli
vata. In questo caso si consiglia di effet- tano (fig. 62). B1scHoFF (1987) descrive gruppi devono essere abbattuti solo se la
tuare degli interventi all'interno dei piccoli casi di questo tipo. densità è troppo elevata, in presenza di
danni o se in tal modo può essere elevata
la stabilità generale.
Nel caso in cui, con il passare del
tempo, i piccoli gruppi tendano a riunirsi,
è meglio eliminarne uno lasciando indi-
sturbati gli altri. Nei popolamenti a piccoli
gruppi di origine artificiale si può favorire
la rinnovazione naturale tramite l'elimina-
zione di alcuni di questi senza peraltro
ridurre la stabilità dell'intero soprassuolo .
Al contrario, nel caso di popolamenti chiusi
e uniformi, l'apertura di buche può essere
rischiosa per la stabilità del soprassuolo .

8.4 Trasformazione di
spessine uniformi in
spessine pluriplane a
piccoli gruppi

Nel caso di spessine monoplane prove-


nienti da impianti artificiali, in linea di
principio è auspicabile indirizzare l'evolu-
zione di questi popolamenti verso una
Fig. 62. Resti di un gruppo di larici cresciuti troppo fitti: gli alberi all'interno del gruppo struttura a gruppi stratificati, così come
sono stati schiantati dalla neve, mentre quelli marginali sono rimasti in piedi. La stabilità descritto nel cap. 6. In particolar modo si
dei gruppi costituiti da specie eliofile può essere garantita effettuando per tempo le cure · osserva che l'abete rosso tende natural-
colturali nella fase di spessina. mente a formare una struttura a collettivi,
evoluzione che deve essere favorita con
appropriate cure colturali. Un tale obietti-
vo non può più essere raggiunto quando
Annotazioni per le cure colturali al piccoli gruppi le chiome sono ormai irrimediabilmente
(In particolare nelle spessine e nelle perticaie di abete rosso) concentrate nella parte superiore del fusto
e non è più possibile la formazione di un
Non oltrepassare il momento giusto: le chiome devono essere ancora verdi fino al mantello di chiome continuo. Questo tema
suolo. viene trattato in modo più approfondito da
B1scHOFF (1982); TREPP (1977), KuocH
Stabilire le dimensioni dei gruppi: diametro pari a 0,5 - 1 volta l'altezza di un albero (1972), On (1979) e ZELLER (1977).
adulto. La difficoltà maggiore consiste nel
determinare a priori la distanza sufficien-
Fissare le distanze tra i gruppi: almeno il doppio della sporgenza stimata dei rami te tra i gruppi, in modo che, in seguito,
delle chiome. non sia necessario intervenire sugli alberi
di bordo, mantenendo quindi intatti i
Rispettare le caratteristiche strutturali definite per il popolamento ed il mosaico margini del gruppo. La distanza minima
stazionale. tra i gruppi non deve essere inferiore al
doppio della lunghezza dei rami degli
Evitare di aprire lunghi corridoi lungo la linea di pendenza. alberi adulti (fig. 63). L'apertura di queste
strisce non deve essere effettuata in una
Segnare i bordi dei piccoli gruppi e lasciarli liberi in modo che lo strato di chiome unica soluzione. Tra i piccoli gruppi infat-
rimanga verde sino all'intervento successivo. ti, si possono rilasciare dei singoli alberi,
nella misura in cui essi non alterano la
In genere tra i gruppi viene rilasciata una striscia di quinte che verrà eliminata negli struttura della copertura delle chiome.
interventi successivi. Nelle aree soggette allo scivolamento del
manto nevoso si consiglia di mantenere
Se necessario, soprattutto sul larice, intervenire all'interno dei gruppi. molto alte le ceppaie delle piante tagliate,
al fine di stabilizzare la coltre nevosa.

50
Le cure colturali descritte, implica- perticaia dove spesso le chiome sono
no una buona formazione del personale inserite troppo in alto e costituiscono uno
addetto alla esecuzione dei lavori. Anche strato continuo. La funzione stabilizzatri-
la popolazione locale dovrebbe essere ce deve essere quindi esplicata da micro-
informata sul tipo di intervento proposto collettivi di 2-3 alberi o, nella maggior
per la necessaria comprensione degli parte dei casi, da piante singole. Queste
scopi dello stesso. considerazioni vanno oltre la tematica
Nel caso di specie eliofile quali lari- del rimboschimento e perciò non vengo-
ce e pino montano, i singoli alberi presen- no ulteriormente dettagliate. Per un
ti assumono un importante ruolo di stabi- maggiore approfondimento dell'argo-
lizzazione, in quanto essi hanno maggiori mento i riferimenti bibliografici sono:
esigenze in fatto di luce e di spazio (vedi BISCHOFF (1983), MARUGG (1978), MAYER
cap. 6.3 e 8.3). (1976) e ZELLER (1982).
Il rischio di instabilità si accresce se
in popolamenti uniformi la formazione dei
piccoli gruppi viene ritardata allo stadio di

Fig. 63. Interventi colturali nella spessina allo scopo di formare una struttura a piccoli
gruppi. Le distanze tra i diversi gruppi devono essere sufficientemente ampie.

51
9 Documentazione
Werner Frey e Walter Schonenberger

9.1 Necessità di disporre di O 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100m


una buona documenta-
zione

rimboschimenti ad alta quota sono


sempre degli interventi a lunga scaden-
za. Il progetto viene realizzato di norma
da più generazioni di forestali. Le espe-
rienze, sia negative che positive, posso-
no essere di una qualche utilità, disponi-
bili e sfruttabili anche da chi viene dopo,
solo se vengono documentate per iscrit-
to. Una corretta documentazione sulle
condizioni di partenza ed un accurato
registro degli interventi progettuali sono
quindi la base per la soluzione di questo
problema e, inoltre, sono in grado di for-
nire anche preziose indicazioni per la
ricerca scientifica. Molti progetti di rimbo-
schi mento già effettuati dispongono
comunque di una accurata documenta-
zione (GEER e FL0TSCH, 1988), ma spesso,
purtroppo, questo materiale è rimasto nel
dimenticatoio.
Una buona documentazione deve
descrivere accuratamente la situazione
precedente l'intervento, tutte le modifi-
che apportate e la sua evoluzione con il
passare del tempo. Essa può venire cu-
stodita in appositi classificatori ad anelli
in modo da consentire un agevole aggior-
namento, consultazione e sostituzione
delle carte e degli elaborati. ■ ■ Opere permanenti di protezione (108 ml)

0 0 Opere temporanee di protezione (256 ml)

Area in cui sono posizionate le protezioni nei confronti dello scivolamento


9.2 Elenco dei documenti del manto nevoso (circa 70 cavalletti in gruppi di 3-5 elementi, al fine di
preliminari e di aggior- proteggere da monte i piccoli gruppi)
namento lE·-·- Posizione dell'argano, linea della teleferica

La documentazione di tutte le fasi di Sentieri di servizio (accesso principale e circa 1400 metri lineari all'interno
progettazione, di esecuzione e di evolu- dell'area di progetto)
zione del rimboschimento deve contene- )( )( )( )( )( Recinzione contro ungulati selvatici e pascolo (in zone pianeggianti, sui
re:
costoni, appoggiata alle opere di protezione e ad alberi). In zone con forte
a) La descrizione generale del peri- pressione delle popolazioni di selvatici deve essere lasciato aperto un
metro del progetto (cap. 2.1 ), storia ulteriore passaggio.
dell'area di progetto, cronistoria delle
valanghe, uso del suolo, dati climatici, Fig. 64. Carta del rimboschimento con riportate le diverse particelle. Come base viene
nivometrici, geologici, ecc. utilizzata la carta degli interventi tecnici (fig. 61). Grazie alle opere di protezione e ai
b) La carta della stazione (fig. 1) del sentieri riportati, vengono facilitati gli spostamenti e l'orientamento all'interno dell'area
progetto di dettaglio. di progetto.

52
c) La carta degli interventi tecnici del * costi di manodopera e del aridità fisiologica da gelo, grandine,
progetto di dettaglio, aggiornata alle materiale periodi di siccità, piogge intense, com-
modifiche apportate in corso d'opera. * eventuale annotazione cartografi- parsa e scioglimento del manto nevo-
Essa permette, avendo un migliore ca circa le particolarità del territo- so, stratificazione del manto nevoso,
dettaglio, di muoversi agevolmente rio per facilitare l'individuazione movimento del manto nevoso, valan-
sul terreno (fig. 61 ). dei siti ghe, frane, caduta di massi, ecc.;
d) La carta del rimboschimento, con * documentazione fotografica e
delimitazione e numerazione delle di- disegni Condizioni (stato) del rimboschimento:
verse particelle. E' opportuno utilizza- * successive modifiche * tipo, diffusione, importanza dei
re come base cartografica la carta f) Un registro del rimboschimento danni osservati sulle piantine
degli interventi tecnici aggiornata, in (fig. 66) nel quale viene annotata la * fallanze, possibilmente con l'indi-
quanto riporta il maggior numero di storia e l'evoluzione del rimboschi- cazione della causa della morte
riferimenti topografici presenti sul mento. Questo diario dovrebbe * accrescimento delle piante
terreno. Scelta e delimitazione delle contenere le seguenti annotazioni: * documentazione fotografica
particelle vengono eseguite in base
alla uniformità stazionale, alle specie Andamento meteorologico: Interventi colturali
forestali impiegate ed alle tecniche Awenimenti particolarmente favore- * cure colturali eseguite, periodo e
d'impianto, utilizzando il più possibile voli o sfavorevoli e loro effetti: gelate, intensità
confini naturali o artificiali di facile
individuazione.
e) Il protocollo del rimboschimento che,
insieme alla legenda della carta del
rimboschimento costituisce un com- Documentazione relativa ai progetti di rimboschimento
pletamento della documentazione e
riassume, in forma di tabella, i princi- Descrizione del perimetro del progetto.
pali dati riferiti ai lavori d'impianto ed
alle cure colturali suddivisi per parti- Carta della stazione.
cella (fig. 65):
* lavori di preparazione Carta degli interventi tecnici.
* data del rimboschimento
* numero, specie, provenienza, età, Carta del rimboschimento per particelle.
dimensioni, condizioni, vivaio di
provenienza delle piante utilizzate Protocollo del rimboschimento suddiviso per particelle.
* tecnica d'impianto (ad esempio
impianto a piccoli gruppi, a gradoni, Diario del rimboschimento nel quale vengono riportate, se necessario suddivise
con palificazione, con pane di terra, per particella, informazioni riguardanti: condizioni meteorologiche
ecc.) stato del rimboschimento
* note particolari {periodi di siccità cure colturali
durante la messa a dimora, altre lavori di manutenzione.
difficoltà, ecc.)

PROTOCOLLO DEL RIMBOSCHIMENTO

Progetto di rimboschimento: Hinteregg Particella: 1


Numero dei piccoli gruppi: 1-6

Descrizione sommaria: Altoversante meridionale

Superficie: 0,1 ha Quota: 1720-1750 m s.l.m.


Pendenza: 80% Esposizione: E

gruppo anno mese numero specie età dimensioni provenienza metodo disposizione/osservazioni

1-2 1986 giugno 200 Aro 3/2 20-30 Lauizug 1700 WE rad.nuda 4 microcoll. a 25 p.
piazzola

3-6 1987 giugno 400 P Ce 3/2/1 10-20 Lauizug 1750 E pane di terra 4 microcoll. a 25 p.
gradoni a piazzola

Fig. 65. Esempio di protocollo di rimboschimento nel quale sono riportati i principali interventi effettuati in ogni particella. Trattasi in
pratica di una legenda complementare alla carta del rimboschimento.

53
REGISTRO DEL RIMBOSCHIMENTO

Progetto di rimboschimento: Hinteregg

Inverno 1986/87
Andamento meteorologico:
innevamento precoce a partire dal 16.11; comparsa di forti
fenomeni di scivolamento del manto nevoso nella zona. Nelle
aree rimboschite e sulle piazzole nessun segnale visibile di
scivolamento della neve.
scioglimento totale della neve molto ritardato ( lungo 1.
versanti a metà maggio, nelle forre fino a metà giugno).

Danneggiamenti:
- nessun danno durante l'inverno su piantine o piazzole.

Estate 1987

Andamento meteorologico:
nessuna gelata; temperature al di sopra della norma.
grandine il 5. 7 con ferite sui giovani getti del pino cembro.

Danneggiamenti:
in tutte le particelle gli abeti rossi hanno avuto scarsi
accrescimenti a seguito di shock da trapianto. Circa un quarto
dei larici messi a dimora ha sofferto a seguito del
rosicchiamento della corteccia da parte dei topi, benché solo
poche piantine siano morte a causa del danno subito.

Cure colturali:
in tutte le particelle fino alla fine di luglio è stato
necessario effettuare degli interventi colturali (sfalcio).

Fig. 66. Estratto del registro di rimboschimento, nel quale vengono riportati l'evoluzione e lo stato del rimboschimento così come le
cure colturali e la manutenzione effettuate; se necessario distinti per ogni particella.

Lavori di manutenzione Nel caso in cui i lavori e le osserva-


* Condizioni delle infrastrutture di zioni non riguardino in modo uniforme
protezione e danni subiti tutta l'area interessata dal progetto, ma
* Funzione protettiva delle infrastrut- solo singole particelle, sul registro dovrà
ture e del rimboschimento essere annotato in quali di queste sono
* Documentazione fotografica e stati eseguiti i lavori. Gli interventi più
disegni importanti devono essere annotati anche
* Costi della mano d'opera e dei sul protocollo del rimboschimento in for-
materiali ma tabellare (fig. 65).

54
10 Riassunto

Ecologia e tecnica dei rimboschimenti in montagna - proposte per la pratica

L'esecuzione di rimboschimenti in mon- anzichè a squarto e utilizzo di postime in


tagna è un'operazione molto più difficile, pane di terra invece di quello a radice
onerosa ed impegnativa che a basse nuda. Si raccomanda la piantagione per
quote. La valutazione delle possibilità di piccoli gruppi, evitando sesti d'impianto
successo richiede buone conoscenze sistematici: è cosi possibile valorizzare le
ecologiche di base. Variazioni anche microstazioni favorevoli, migliorando la
minime nella conformazione del terreno struttura dei soprassuoli ed impedendo
possono comportare grosse differenze a un'evoluzione verso formazioni omoge-
livello di microstazione, tanto che stazioni nee. In molti casi le piantagioni devono
favorevoli all'impianto del bosco possono essere temporaneamente protette dai
venirsi a trovare a stretto contatto con siti diversi movimenti della neve con misure
del tutto inadatti. Deve essere posta molta tecniche quali la palificazione, il gradona-
attenzione alle awersità specifiche di ogni mento o la posa di traverse in legno, di
specie arborea nelle rispettive zone d'im- cavalletti e di rastrelliere. I metodi di cura
pianto: funghi, selvaggina, insetti, estre- dei novelleti e delle spessine devono poi
mi climatici, movimenti della neve e con- essere adeguati alle condizioni di cresci-
correnza della vegetazione. Le difficili ta in montagna. Il lento sviluppo della
condizioni che si incontrano in montagna vegetazione accentua l'importanza di
consigliano il ricorso a metodi speciali e un'attenta documentazione dei lavori
più onerosi per l'allevamento e la pianta- eseguiti che permetta di salvaguardare le
gione delle piantine: piantagione in buca esperienze effettuate.

Òkologie und Technik der Aufforstung im Gebirge -Anregungen fur die Praxis

Die Aufforstung in Gebirgslagen ist viel die Verwendung von Topfpflanzen statt
aufwendiger, schwieriger und an- Nacktwurzlern. Es wird empfohlen, die
spruchsvoller als in tiefen Lagen. Gute Pflanzen nicht in regelmaBigem Verband,
6kologische Kenntnisse sind notig, um sondern rottenartig anzuordnen. So
die Erfolgsaussichten richtig einscha.tzen konnen die Kleinstandorte gut beruck-
zu konnen. Selbst teine UnregelmaBig- sichtigt, eine gunstige Oberflachen-
keiten im Gelande bewirken groBe Un- struktur geschaffen und die Entwicklung
terschiede im Kleinstandort, so daB fOr eintoniger Bestande vermieden werden.
die Aufforstung gunstige und ungunstige Zum Schutz der Aufforstungen gegen die
Stellen nahe beieinander liegen konnen. verschiedenen Arten von Schnee-
Die spezifischen Gefahrdungen der ein- bewegung sind oft temperare technische
z13lnen Baumarten durch Pilze, Wild, ln- MaBnahmen wie Pfahlung, Schwellen,
sekten, klimatische Extreme, Schnee- Bermen, Dreibeinbocke oder Schnee-
bewegungen und Vegetationskonkurrenz rechen notig. SchlieBlich erfordern die
an den verschiedenen Kleinstandorten Wuchsbedingungen im Gebirge ange-
mussen berucksichtigt werden. Speziel- paBte Verfahren der Jungwuchs- und
le, aufwendigere Methoden der Dickungspflege. Wegen der langsamen
Pflanzennachzucht und Pflanztechnik Entwicklung ist eine gute Dokumentation
sind unter diesen erschwerten Bedin- der ausgefOhrten Arbeiten besonders
gungen oft angebracht wie z.B. die wichtig, damit die Erfahrungen nicht ver-
Lochpflanzung stattWinkelpflanzung oder loren gehen.

55
Ecologie et technique des afforestations en montagne - Suggestions à l'usage
des praticiens

Les afforestations en montagne sont plus systématiquement en rangées régulières


couteuses, plus difficiles et exigeantes mais plutot par collectifs. Ainsi les
que celles réalisées à plus basse altitude. différences micro-stationnelles peuvent
De bonnes connaissances écologiques etre prises en considération tout en créant
sont nécessaires pour évaluer les chances une certaine structure de surface et en
de succès. Meme de fines irrégularités évitant ainsi le développement d'un
de terrain peuvent entra'ìner de grandes peuplement uniforme. La protection des
différences au niveau de la micro- afforestations contre les différentes
station, si bien que les endroits favorables actions de la neige peut prendre la forme
et défavorables à l'afforestation se de mesures temporaires telles que la
retrouvent souvent cote à cote. Il doit etre mise en piace d'un champ de pieux, de
tenu compte, en fonction des micro- traverses avec ancre à cable, la
stations, des menaces spécifiques aux construction de petites terrasses, de
différentes essences dues aux trépieds ou de rateliers en bois.
champignons, au gibier, aux insectes, Finalement, les conditions de croissance
aux extremes climatiques, à la neige età en montagne demandent des méthodes
la concurrence de la végétation. Des appropriées de soins au recru et au fourré.
méthodes particulières plus couteuses La tenue d'une bonne documentation sur
d'élevage des plants et de plantation les travaux effectués est particulièrement
sont souvent indiquées (l'utilisation de importante, l'expérience acquise est ainsi
plants en pots plutot qu'à racines nues, la mise en valeur et non point perdue.
plantation sur trous plutot qu'en T). Il est
recommandé de piantar non pas Traduction Vincent Barbezat

Ecology and Techniques of Afforestation in Mountainous Regions -


Practical Tips

Afforestation in mountainous regions is rather than a regular planting pattern,


much more laborious, difficult, and since it allows consideration of mi ero-site
demanding than that in lowlands. A conditions, the establishment of a good
thorough knowledge of the ecology is surface structure, and the preclusion of
required in orderto estimatethe prospects monotone stands. Temporary mechanical
of success. The slightest irregularities in installations such as stakes, ties, terraces,
the terrain give rise to larga differences three-cornered supports, or snow rakes
in micro-site, so that favourable and are often needed to protect the
unfavourable sites may lie very close afforestation againstvarious types of snow
together. Specific threats to particular movement. Last but not least, the growth
tree species from fungi, game, insects, conditions in mountainous regions impose
climatic extremes, snow movements, and appropriate methods oftending foryoung
competition on the individuai sites must growth and thickets. As development
be taken into account. Given these proceeds only slowly, the thorough
difficulties, it is often advisable to employ documentation of work conducted is
special, more laborious methods of especially important to ensure that
cultivation and planting; tor instance pitting experiences are not lost.
rather than angle planting, or the use of
potted rather than bare-rooted plants.
Cluster arrangement is recommended Translation Margaret J. Sieber

56
11 Bibliografia

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Note

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