Sei sulla pagina 1di 35

INDICE

IL CALCIO NELLA LOTTA DI CLASSE 3

COME TI AMMAZZO IL VICINO CON LA SCUSA DEL CALCIO 7

POTERE AI TIFOSI? 11

IL RUOLO DEI PROCURATORI NEL CALCIO 14

IL VAR E I CONTI CON NOI STESSI 17

RED BULL E CITY GROUP 20

LUKASHENKO CONTRO TUTTI 24

DALLO «SCUDETTO DELLE PISTOLE» AL CONFINO 27

PAROLE NEL PALLONE 31

2
IL CALCIO NELLA LOTTA DI CLASSE
Mettendo da parte l’ovvia gioia per l’Italia cam- cancellare ogni traccia di coscienza di classe nei
pione d’Europa, l’estate calcistica del 2021 sarà giocatori, seguendo un percorso che, grossomo-
ricordata anche per il clamoroso trasferimento do nello stesso periodo, ha interessato in forma
di Leo Messi dal Barcellona al Paris Saint-Ger- meno massiccia e radicale anche altre classi di
main, diretta conseguenza dei problemi econo- lavoratori. Il miglioramento delle condizioni di
mici del club catalano e della recente introduzio- lavoro e degli stipendi ha finito per indebolire i
ne di un tetto salariale nella Liga. Pochi hanno sindacati, che oggi si ritrovano a essere molto
notato che quest’ultimo evento è avvenuto, in poco influenti e incapaci di opporsi seriamente
maniera del tutto casuale, nel 120° anniversario alla recessione dei diritti dei lavoratori che stia-
del primo salary cap della storia del calcio, quello mo sperimentando. Chi invece sembra non aver
approvato nel 1901 nella First Division inglese, smarrito la propria coscienza di classe sono piut-
all’epoca unico altro campionato professionistico tosto i cosiddetti “padroni”, gli imprenditori che
al mondo assieme a quello scozzese. posseggono le aziende e, nel nostro caso, i club
di calcio.
Dalle 4 sterline a settimana di allora ai 35 milio-
ni di euro netti a stagione del nuovo contratto di Lotta di classe nel calcio vittoriano
Messi, molte cose sono successe e fare un para- Tutto questo per dire che il calcio, come qualsi-
gone oggi è praticamente impossibile. Non solo asi altro ambiente sociale, è sempre stato attra-
in termini numerici, ma anche banalmente ideo- versato da scontri di classe più o meno consa-
logici: oggi, il dibattito sui calciatori super-pagati pevoli. E le questioni di classe, ovviamente, si
pende sempre più decisamente verso l’introdu- trascinano dietro molte altre cose, come le di-
zione dei tetti salariali come misura per conte- scriminazioni razziali e di genere. Probabilmen-
nere i costi dei club ormai fuori scala. Nel 1901, te, se siete lettori di Linea Mediana, il linguaggio
le motivazioni delle società erano più o meno le usato finora vi apparirà chiaro e famigliare, ma a
stesse, ma la reazione dei giocatori fu molto di- scanso di equivoci proviamo a mettere da parte
versa: nel giro di pochi anni venne ufficialmente per un attimo la terminologia ottocentesca e uti-
fondata la Players’ Union, un sindacato di ca- lizzare parole più abbordabili per chiunque: sap-
tegoria - figlio più o meno riconosciuto della di- piamo benissimo come il calcio sia espressione
sorganizzata Association Footballers’ Union del della società, e non un pianeta a parte; ebbene,
1898 - che portò, in capo a due anni, al primo la società è divisa in gruppi, secondo una certa
sciopero del calcio, quello partito dai tesserati gerarchia più o meno rigida, che determina l’esi-
del Manchester United e che per poco non fece stenza di un gruppo dominante e di altri invece
saltare l’intera stagione 1909-1910, costringen- subalterni, seppure a livelli diversi. Nei Paesi in
do i club a riconoscere dei bonus ai giocatori per cui il calcio ha conquistato grande fama e diffu-
aggirare il salary cap. sione, esso è diventato un fenomeno identitario
per il gruppo dominante, che a sua volta ha cer-
Oggi sembra alquanto difficile immaginare i cal- cato di escludere dalla pratica i gruppi subalterni.
ciatori organizzarsi seriamente in un sindacato
vero e proprio - e non in associazioni di faccia- Per rendere più chiaro questo concetto appa-
ta come sono PFA o FIFPro - per rivendicare rentemente complicato, occorre fare qualche
maggiori diritti, dai pagamenti alla riduzione del esempio. Il più immediato ci riporta alle origi-
numero delle partite, tema su cui si è esposto ni del calcio, in Inghilterra nella seconda metà
ad esempio İlkay Gündoğan. In questo secolo dell’Ottocento. La data di nascita del nostro sport
abbondante, l’aumento dei salari è stato tale da è tradizionalmente fatta risalire al 1857, quando

3
venne fondato lo Sheffield FC e, quasi in con- e sociale per i lavoratori, nel frattempo divenuti
temporanea, vennero stilate le prime regole del classe egemone all’interno tra i calciatori.
calcio, sempre a Sheffield e dalle stesse perso-
ne: si trattava di giovani di buona famiglia, tut- Esclusioni sociali e razziali tra Europa e Su-
ti membri dell’agiata borghesia dello Yorkshire, damerica
appartenenti all’élite industriale e mercantile che Il rapporto stabilitosi nel calcio tra il potere, cioè il
deteneva ormai da tempo il potere nel Regno gruppo sociale dominante, e le classi subalterne
Unito, e che più a Sud veniva formata nelle pre- è ben evidente anche in altri ambiti. Ad esem-
stigiose public school - in realtà, a dispetto del pio, prendiamo in considerazione la questione
nome, scuole private - dove il calcio aveva inizia- razziale: nella seconda metà dell’Ottocento, la
to a diffondersi già da qualche decennio. Erano presenza di neri nel Regno Unito era abbastan-
loro, per farla breve, il gruppo dominante: le suc- za comune a vari livelli della società britannica,
cessive limitazioni che il calcio dei primi decen- come dimostrano i casi di Sara Forbes Bonetta,
ni ha dovuto affrontare erano volte soprattutto a principessa yoruba e figlioccia della regina Vit-
disincentivare la partecipazione al gioco da par- toria, Pablo Fanque, proprietario di un circo di
te delle fasce più povere della popolazione, cioè grande successo, o Dadabhai Naoroji, commer-
dei gruppi subordinati. ciante indiano che nel 1886 arrivò a candidarsi
al parlamento. Ciò non è assolutamente indice
L’opposizione al professionismo - spesso rac- dell’assenza di razzismo nel Paese, anzi; ma
contata in passato con toni romantici, come la non deve sfuggire che i tre esempi citati riguar-
difesa di un’idea di sport amatoriale e per soli dano proprio individui appartenenti ai gradini più
appassionati - era in realtà un ostacolo posto alti della scala sociale, e per questo leggermente
contro i calciatori dal background operaio, che meno gravati dalle discriminazioni. Andrew Wa-
per competere alla pari coi ricchi borghesi do- tson, uno dei primissimi calciatori neri, poté rag-
vevano avere più tempo per allenarsi e avevano giungere un discreto successo nello sport grazie
anche bisogno di guadagnare soldi per non mo- proprio a fattori di classe: suo padre era un ricco
rire di fame. La dinamica che si instaurò al Nord scozzese proprietario di piantagioni di zucchero,
tra calciatori lavoratori e proprietari dei club, cioè che lo fece studiare nelle migliori scuole britan-
gli industriali, era espressamente lotta di clas- niche e gli permise di farsi un nome nel mon-
se: questi ultimi volevano i giocatori migliori per do degli affari. Il fatto di appartenere al gruppo
avere squadre più forti - che quindi vincevano, e dominante non annullò certo le discriminazioni
attiravano tifosi, e di conseguenza garantivano razziali, ma rese il colore della sua pelle un po’
guadagni grazie a premi e biglietti - così i primi meno socialmente rilevante di quanto non avve-
pretesero di avere una fetta di quei profitti, un nisse all’epoca agli operai neri.
compenso in cambio del prodotto del loro lavoro,
che era l’intrattenimento che offrivano al pubblico L’esclusione implicita degli afrobritannici dal cal-
e grazie al quale il padrone guadagnava denaro. cio inglese è un tema che negli ultimi anni è di-
È chiaro, in questo caso, che il gruppo dominan- venuto finalmente abbastanza dibattuto, come
te era spaccato in due tronconi: chi era dispo- dimostra il riaffiorare del caso di Jack Leslie, che
sto a pagare i giocatori per vincere e chi invece negli anni Venti ricevette una chiamata in Nazio-
voleva mettere fuorilegge il professionismo per nale poi immediatamente ritirata quando la Fe-
escludere le classi sociali subalterne dalla prati- dercalcio scoprì che era nero (all’epoca, le con-
ca del calcio, ad esempio vietando la partecipa- vocazioni avvenivano sulla base di report inviati
zione alla FA Cup - allora unico torneo di calcio alla FA). Ma anche lasciando il Regno Unito si
in Inghilterra - alle squadre in cui i giocatori rice- riscontrano episodi per certi versi simili. Fin dalla
vevano compensi. Alla fine, fu la prima fazione fine dell’Ottocento, diversi Paesi sudamericani
ad avere il sopravvento, ma già nel 1901, come applicavano politiche di eugenetica razzista, fa-
abbiamo visto, veniva approvata una norma sul vorendo l’immigrazione di bianchi dall’Europa e
salario minimo per impedire che il calcio dive- allo stesso tempo isolando socialmente neri e in-
nisse strumento d’emancipazione economica digeni, riducendone indirettamente il numero per

4
mezzo della maggiore esposizione a malattie e se solito stirarsi i capelli crespi con la brillantina
povertà. È quanto contenuto nell’articolo 25 del- e schiarirsi la pelle con del cerone per sembrare
la Costituzione argentina del 1853, parte di una “meno nero”. Di certo, sappiamo che nel 1921 il
politica razziale più ampia che è alla base della governo di Epitácio Pessoa promulgò una legge
curiosa carenza di afro-argentini, in controten- che consentiva di convocare in Nazionale solo
denza rispetto ai Paesi limitrofi. calciatori bianchi, e che tre anni dopo, quando il
Vasco da Gama vinse il campionato schierando
L’esclusione sociale dei neri argentini fu gene- una squadra mista, fu vietato di far giocare as-
ralizzata, ma nel calcio attecchì meno che al- sieme bianchi e neri. Il calcio, in Sudamerica, era
trove. Questo gruppo subordinato riuscì, grazie il simbolo perfetto del gruppo dominante bianco
allo sport più amato dalla classe dominante, a e possibilmente anglosassone, che significava
conquistare lentamente un proprio spazio socia- moderno ed efficiente, e pertanto non doveva
le, ma solo a patto di farsi assimilare. Un ottimo essere “contaminato” dai neri e dai mulatti, che
esempio di questa storia è la dinastia Da Graca, rappresentavano le fasce più basse della popo-
che attraverso tre generazioni ha fatto la storia lazione. Già nel 1916, il Cile aveva chiesto di in-
dell’Atlético Los Andes, piccolo club di Lomas de validare la vittoria dell’Uruguay nel primo Cam-
Zamora, vicino Buenos Aires, noto soprattutto peonato Sudamericano, antesignano della Copa
per la sua rivalità con il più noto Banfield: Manuel América, perché la Celeste schierava Isabelino
Da Graca era un attaccante afro-argentino degli Gradín e Juan Delgado, che erano appunto neri.
anni Trenta e Quaranta, e grazie ai suoi succes-
si nel calcio arrivò a risalire la scala sociale e a Le donne e il calcio
poter sposare una donna bianca; suo figlio Abel, Si potrebbero fare molti altri esempi, ad esempio
anche lui attaccante, giocò tra gli anni Sessanta citando gli Stati Uniti, il Sudafrica o l’Australia.
e Settanta, ed era un mulatto; infine, negli anni Sono tre casi molto curiosi, dato che in nessuno
Novanta il titolo di bomber della squadra passò di questi Paesi il calcio è lo sport principale; vale
al figlio di quest’ultimo, Hernán, un bianco di cui a dire che non è lo sport che fa parte dell’identità
nessuno sospetterebbe le origini africane. del gruppo dominante, ruolo che invece tocca al
In Brasile il progetto eugenetico non ebbe lo baseball o al rugby. Il che spiega perfettamente
stesso successo, ma già una delle primissime come a lungo in calcio sia stato considerando
stelle del calcio locale, Arthur Friedenreich - all’opposto di come lo percepiamo in Europa o in
nero, nonostante il cognome tedesco - pare fos- Sudamerica, e abbia fin da subito attirato i grup-

5
pi subordinati, come i figli degli immigrati (pen- probabilmente meno difficoltà.
siamo al portoghese Billy Gonçalves negli USA
degli anni Trenta) o i neri (emblematico il caso La prima epoca d’oro del calcio femminile si ebbe
sudafricano), che trovavano meno ostacoli ad in piena Grande Guerra, quando, con gli uomini
accedere alla pratica del calcio rispetto a quella al fronte, le donne vennero impiegate come la-
dello sport del gruppo dominante. voratrici nelle fabbriche e finirono per assimilare
La Nazionale australiana che prese parte per la i riti dei maschi, tra cui anche il gioco del calcio.
prima volta ai Mondiali nel 1974 era composta Quando il conflitto terminò e gli uomini fecero ri-
per la quasi totalità da immigrati o figli d’immigra- torno a casa, si rimpossessarono dei propri lavo-
ti (per lo più balcanici), oltre che da un aborige- ri e anche del gioco del calcio: ci fu una vera e
no. Il capitano di quella squadra, Johnny Warren, propria campagna contro il gioco delle donne, e
ha scritto un celebre libro sulla storia del soccer nel 1921 la FA arrivò a vietare alle donne di gio-
australiano, dal titolo decisamente emblematico care a calcio, minacciando squalifiche per i club
Sheilas, Wogs and Poofters, che potremmo tra- che concedevano loro i propri terreni per delle
durre alla buona con “Femminucce, Immigrati e partite. I decenni successivi videro simili provve-
Froci”: sono i tre stereotipi che in Australia veniva dimenti diffondersi in tutta Europa, al punto che
usati per etichettare chi giocava a calcio, che im- ancora negli anni Cinquanta Paesi progressisti
plicitamente non era un vero australiano; ovvero come Paesi Bassi e Germania Ovest vietarono
non faceva parte del gruppo dominante bianco, per legge il calcio femminile. Questo stigma so-
anglosassone, maschio ed eterosessuale. Que- ciale imposto dal gruppo dominante al gruppo
sto stereotipo ci aiuta un po’ a capire come mai i subalterno delle donne ha strascichi che arriva-
Paesi con la maggiore tradizione nel calcio fem- no fino ai giorni nostri, ovviamente, e sono molto
minile siano meno forti in quello maschile: anche forti in Sudamerica, come dimostrano le ripetute
le donne venivano escluse dal gruppo dominan- minacce di morte ricevute dalla calciatrice e atti-
te e dai suoi riti; il rugby, continuando sull’esem- vista femminista Macarena Sánchez.
pio australiano, era lo sport degli uomini e quindi
la pratica alle donne era ostacolata, mentre la L’idea che lo sport sia meritocratico, e che tut-
minore pressione sociale sul calcio lo rendeva ti partiamo e siamo sempre partiti dalle stesse
uno sport più abbordabile. condizioni di base, con solo l’impegno e il talen-
to a fare da discrimine, è purtroppo un’illusione.
Per contro, nei Paesi di grande tradizione nel Quando un fenomeno sociale diventa così im-
calcio maschile, come appunto quelli europei e portante da assumere valore identitario per un
quelli sudamericani, la pratica femminile è sem- gruppo di potere, è quasi automatico che chi è
pre stata osteggiata, se non addirittura vietata. esterno a quel gruppo venga ostacolato nelle
Se per gli australiani il soccer era roba per femmi- sue possibilità di accesso. Quanto detto nelle ri-
nucce e omosessuali, nel 1909 il mediano della ghe qui sopra è declinabile in contesti differenti, e
Pro Vercelli Guido Ara dichiarava candidamente riguarda ovviamente anche la negazione dell’o-
che il calcio non era “uno sport per signorine”. La mosessualità: guarda caso, i maggiori progressi
storia del calcio femminile delle origini parte nel in questo campo si riscontrano nel calcio femmi-
Regno Unito della fine dell’Ottocento e va di pari nile o in quello maschile nordamericano, cioè in
passo con l’ascesa del movimento suffragista: la contesti in cui il calcio ha una valenza meno forte
scozzese Helen Matthews, una delle prime cal- per chi sta al vertice della piramide sociale. Par-
ciatrici, era anche un’attivista politica per il voto lare di dinamiche di potere e di inclusività anche
alle donne. È anche significativo notare che già all’interno di qualcosa di apparentemente più
al secondo match femminile di cui si ha notizia “leggero” come lo sport è fondamentale per co-
fosse in campo una donna nera, Emma Clarke, struire una nuova e più moderna idea di società.
mentre tra i maschi le prime apparizioni di gioca-
tori di colore avevano richiesto molto più tempo:
al di fuori del gruppo dominante dei maschi bian-
chi, l’integrazione razziale nello sport incontrava Valerio Moggia

6
COME TI AMMAZZO IL VICINO
CON LA SCUSA DEL CALCIO
Maximiliano Hernández Martínez potrebbe es- 100.000 abitanti. Nel 2015 in Messico, tanto per
sere un nome che non avete mai sentito. E non fare un esempio di uno Stato pericoloso, questo
ci sarebbe davvero nulla di strano, perché è so- tasso era di 18. Epidemia. Nello stesso anno, in
lamente uno degli infiniti presidenti filo-statuni- El Salvador, il tasso segnava 103. A 10 è epide-
tensi saliti al potere in maniera “non convenzio- mia. A 103 cosa è?
nale” nei Paesi del Centro e del Sud America.
Uno di questi Paesi, El Salvador, è famoso per Morire per El Mundial y El Salvador
il suo caffè esportato in tutto il mondo e coltivato Di questa storia ne possiamo parlare solo per-
in quasi ogni appezzamento di terreno di quello ché un reporter polacco illuminato, Ryszard Ka-
Stato. Ma se per caso vi trovaste lì e provaste a puścinski, decise che dopo l’Africa era giunto il
chiedere a un campesino - un contadino - di farvi momento di raccontare la cosiddetta America
assaggiare il caffè di casa sua, molto probabil- Latina, e nel 1969 mentre esplodeva il proble-
mente vi ritrovereste a bere il peggior caffè della ma si trovava lì e lo visse tutto in prima linea,
vostra vita. rischiando la pelle per regalare al mondo dei re-
portage meravigliosi da un posto sconosciuto.
Sempre in quel paese del Centro America, ci fu
un periodo segnato da un Robin Hood dalla pel- Non era la prima volta quella che sport e politica
le olivastra e gli occhi leggermente a mandorla. si mischiavano e davano vita a un rigurgito na-
Amato, anzi amatissimo dai campesinos e dagli zionalista nel Paese con capitale San Salvador.
ultimi di quella terra, Ernesto Interiano è un al-A inizio articolo vi ho citato due personaggi: Ma-
tro nome che a noi non dice nulla, e se provate ximiliano Hernández Martínez, presidente golpi-
a scriverlo su Google i primi dieci risultati sonosta nonché dittatore filo-statunitense dal 1931 al
di profili Facebook, Twitter e Instagram di suoi 1944, ed Ernesto Interiano, figlio di madre dell’al-
omonimi nostri coetanei. Ma per El Salvador è ta borghesia salvadoregna e di padre sconosciu-
stato simbolo di equità e giustizia in un posto to e per questo ripudiato inizialmente dal non-
dove equità e giustizia non sono mai esistite sin no materno, Robin Hood di El Salvador e vero
da quando, con le tre caravelle, Cristoforo Co- e proprio eroe dei contadini sfruttati nei latifondi
lombo decise che quel lembo di Terra si sarebbe del caffè. Nel 1943 Interiano riuscì a intercetta-
dovuto chiamare El Salvador in omaggio al fat- re su una via secondaria la macchina di Samuel
to che salvò lui e i suoi uomini da una morte in Alvarez, membro di una delle famiglie più ricche
mare aperto sempre più temuta. e potenti di El Salvador e amico personale del
presidente - tanto che in macchina con lui quel
Per chiudere il quadro d’insieme su El Salvador giorno viaggiavano due poliziotti della sicurezza
prima di entrare più nello specifico, vi fornisco personale proprio di Hernández Martínez - ma il
un ultimo dato. Secondo le Nazioni Unite, si può colpo andò a vuoto (proprio per la presenza ina-
parlare di epidemia di morte quando in uno Sta- spettata dei due poliziotti) e nacque una sparato-
to il tasso di omicidi raggiunge quota di 10 ogni ria nella quale Interiano riuscì a freddare uno dei

7
due militi. Da quel momento Interiano divenne il ese ospitante qualificato di diritto alla manifesta-
Nemico numero Uno del presidente che, per es- zione vi era uno spazio libero da riempire.
sere certo di riuscire a risolvere il problema alla
radice, tese un’imboscata all’eroe popolare da- A quelle qualificazioni mondiali parteciparono di-
vanti a casa della madre e fece sparare il colpo verse Nazionali divise in quattro gruppi da tre.
che lo uccise da Félix González, il miglior tiratore Ognuno dei quattro gironi qualificava la prima
di carabina sportiva di El Salvador. Alcune fonti classificata, che si sarebbe poi scontrata in se-
lo segnalano come “campione olimpico salvado- mifinale con un’altra vincitrice e poi ancora in fi-
regno nel tiro con il fucile”, ma ciò è impossibile nale per accaparrarsi l’unico posto disponibile.
perché El Salvador porterà i primi atleti ai Giochi Le grandi favorite per la qualificazione erano gli
olimpici solo nel 1968, e ad oggi non ha mai ot- Stati Uniti, Haiti e Honduras. Ma c’era anche El
tenuto nessun piazzamento sul podio nelle gare Salvador, e non aveva nessuna intenzione di
a cinque cerchi. Nel momento massimo di biso- sprecare quell’occasione. L’Honduras vinse age-
gno, perciò, il presidente della Repubblica guar- volmente il suo girone (chiuso davanti a Jamaica
dò al mondo dello sport per risolvere il “problema e Costa Rica, con tre vittorie e un pareggio) e lo
più grosso del Paese”. stesso fecero nei rispettivi gruppi Haiti e USA.
Anche El Salvador si qualificò, sopravanzando
Nel 1969 era già un El Salvador diverso ma nem- nel suo raggruppamento le non irresistibili Antil-
meno poi molto. Il presidente era Fidel Sánchez e le Olandesi e la Guyana Francese (tre vittorie e
le politiche filo-statunitensi continuavano a viag- una sconfitta). Le semifinali che si composero fu-
giare a meraviglia, tanto che per essere arrestati rono: USA - Haiti e Honduras - El Salvador. Gare
bastava essere sospettati di essere di sinistra, di andata e ritorno. Nella prima semifinale passò
nemmeno comunisti. Ma per la prima volta nella Haiti, in grado di imporsi 2-0 e 0-1 sui grandi fa-
storia da quando esistevano i Mondiali di calcio, voriti yankees. Nella seconda semifinale, invece,
El Salvador e altre nazioni centroamericane ave- successero talmente tante cose che quasi viene
vano la ghiottissima occasione di qualificarsi per da pensare che non potesse che finire tutto con
la fase finale del torneo. Infatti la Coppa Rimet una guerra.
era in programma l’anno successivo in Messico,
proprio il Paese che cannibalizzava sempre le Due anni prima, per fare fronte all’annoso pro-
qualificazioni di quella zona del mondo, e col Pa- blema della sovrappopolazione che affligge El

8
Salvador sin dalla notte dei tempi, il governo sbatter di pentole, piatti, aste di ferro, fuochi d’ar-
salvadoregno e quello dell’Honduras firmarono tificio artigianali e tutto quanto potesse impedire il
un accordo che permetteva ai contadini salva- sonno dei calciatori rivali. A fine partita il tabellino
doregni di fare su i loro stracci e partire alla volta segnava Honduras 1 - El Salvador 0 (gol di Wells
dello Stato confinante. La Convenzione Bilatera- al minuto 89). Tutto aperto per il ritorno, ma dopo
le sull’immigrazione prevedeva per i cittadini sal- lo smacco della cacciata dei campesinos in apri-
vadoregni libertà di transito, residenza e lavoro le, questo nuovo affronto calcistico era troppo da
in Honduras. Partirono in 300.000, e una parte sopportare e così, appena terminata la partita,
di loro riuscì addirittura ad acquistare i terreni la- Amelia Bolaños, figlia di un ufficiale dell’esercito
sciati incolti dalle multinazionali della frutta made salvadoregno, prese la pistola di ordinanza del
in USA, che possedevano il quasi-monopolio dei padre e si sparò dritta al cuore. Al suo funerale
terreni agricoli honduregni. Ma già l’anno suc- partecipò anche il presidente della Repubblica,
cessivo le condizioni cambiarono. Il governo di che sfruttò il palcoscenico per accendere ancora
Tegucigalpa approvò una riforma agraria che di più gli spiriti pronunciando le seguenti parole
rendeva ancora più dura la vita dei contadini “[Amelia è morta] per non aver retto al dolore di
honduregni affittuari dei campi di proprietà delle vedere la Patria in ginocchio”. Alle esequie della
multinazionali, e portò alla fame vera e propria giovane partecipò anche, ma solo in ultima fila,
la quasi totalità di loro. La successiva incapacità la Nazionale di calcio, che a fine cerimonia fu
delle istituzioni di fare fronte alle dure proteste di subissata di fischi e insulti.
piazza dei campesinos, portò il governo a pun-
tare il dito verso i contadini immigrati, indicandoli Una settimana dopo la sconfitta di Tegucigalpa
come causa scatenante della crisi dei loro colle- andò in scena il ritorno. A San Salvador la situa-
ghi. Lo schema classico della guerra tra poveri zione fu così tesa che l’Honduras, oltre a non
che funziona sempre a meraviglia. chiudere occhio tutta la notte proprio come i loro
rivali la settimana precedente, venne costretta
Nell’aprile del 1969, quando ormai non bastava a trasferirsi dapprima sul tetto dell’hotel che la
più nemmeno questa nuova linea politica dell’ad- ospitava, e poi a piccoli gruppi i calciatori venne-
ditamento del più debole, il governo confiscò le ro fatti uscire da una porta secondaria e scortati
terre acquistate nei due anni precedenti dai con- con i carri armati verso case di honduregni resi-
tadini salvadoregni e decretò l’espulsione dal denti in città. La folla salvadoregna era talmente
Paese di tutti coloro che avessero in Honduras inferocita però che, quando dall’uscita principale
proprietà terriere senza essere nativi dello Stato dell’hotel sbucò l’accompagnatore della Nazio-
(ma la legge prevedeva un comma apposito per nale honduregna, partì una selva di pietre che
rendere inefficace la stessa per i cittadini statu- uccise lo stesso funzionario. Che, ironia della
nitensi). Con un colpo di spugna venne cancel- sorte, era salvadoregno.
lata la Convenzione Bilaterale sull’immigrazione
firmata appena due anni prima, e i salvadoregni Allo stadio le cose non andarono certo meglio. Al
dovettero tornarsene a casa. Passarono appena Flor Blanca di San Salvador i tifosi ospiti vennero
tre mesi e Honduras ed El Salvador si ritrovaro- pesantemente caricati sugli spalti dai sostenitori
no contro su un campo da calcio per qualificarsi di casa, e due di loro persero la vita. In campo
ai mondiali di Mexico ‘70. non ci fu storia: 3-0 per El Salvador con i due gol
di Martinez e la marcatura di Acevedo. Senza la
Partite e casus belli regola della differenza reti però si dovette andare
L’8 giugno, giorno della sfida di andata in pro- alla bella, che si giocò la settimana successiva a
gramma all’Estadio Nacional di Tegucigalpa, la Città del Messico nello stadio che poco meno di
Nazionale salvadoregna entrò in campo senza un anno dopo, il 17 giugno 1970, avrebbe ospita-
aver chiuso occhio la notte precedente. Infatti, to El partido del siglo, Italia-Germania 4-3.
per l’intero arco della nottata, un gruppo di so- Anche in Messico le violenze non si fermarono
stenitori honduregni sostò sotto l’hotel che ospi- e la guerriglia divenne urbana, coinvolgendo an-
tava la selezione rivale e mise in atto un continuo che le vie limitrofe lo stadio. In campo la partita

9
fu tiratissima, con El Salvador che passò in van- venzione Bilaterale sull’immigrazione - si fece
taggio al decimo con il solito Martinez ma con quasi spallucce. Ma si sa che i sentimenti nazio-
l’Honduras che trovò il pareggio nove minuti più nalistici, se vi è di mezzo il calcio, si amplificano
tardi con Cardona. Passarono altri dieci minuti e rendono fertile il terreno a politici navigati per
e Martinez portò di nuovo avanti i suoi, prima cavalcare l’onda e indicare il nemico più facile.
che a inizio ripresa Gomez trovasse il punto del
pareggio. Si andò fino ai supplementari, dove il Corsi e ricorsi storici
goal decisivo venne siglato al minuto 101 da Ro- Nel 1981, appena un anno dopo la firma sul Trat-
driguez, mandando El Salvador in finale per un tato di pace che sancì definitivamente e ufficial-
posto nel Mondiale dell’anno successivo. Fina- mente la fine della Guerra del fútbol, i due Paesi
le che El Salvador vincerà al termine della terza si ritrovarono nuovamente l’uno contro l’altro su
partita contro Haiti. Ma qui siamo già oltre. un campo da calcio per la finale del Campionato
CONCACAF. La partita si giocò a Tegucigalpa e
Vamos a matarlos!
vinsero i padroni di casa, ma con l’allargamento
Tempo che il direttore di gara fischiasse la fine
del pass a due formazioni del Centro America
dell’incontro e il governo honduregno interrom-
per il Mondiale del 1982, entrambe le squadre
peva ufficialmente le relazioni diplomatiche con
il confinante El Salvador. Era l’inizio della Guerra volarono a Madrid per il Mundial poi vinto dall’I-
del fútbol. Per una ventina di giorni si sussegui- talia di Zoff, Rossi e Bearzot.
rono dichiarazioni belliche da parte di entram-
bi i governi, fino a che non si arrivò al 14 luglio Ad oggi, El Salvador, resta il Paese con il più
quando, rompendo gli indugi e facendo leva sul- alto tasso di omicidi al mondo, e l’elezione a pre-
la vittoria calcistica ottenuta tre settimane prima, sidente della Repubblica di Nayib Bukele, qua-
il governo salvadoregno attaccò per via aerea rantenne figlio di un imam palestinese nonché
l’Honduras e lo invase con la fanteria sottraendo uomo d’affari molto discusso, non sembra poter
al vicino 1.600 chilometri quadrati di territorio in migliorare la posizione del piccolo Stato. Se pas-
appena ventiquattro ore di conflitto. saste da quelle parti e chiedeste un caffè a un
campesino, continuereste a bere il peggior caffè
Da parte honduregna si fece leva sulla sconfitta della vostra vita. Nel paese dove si coltiva il 50%
calcistica avvenuta tre settimane prima e si dis- del caffè che viene esportato nel mondo, per i
se che l’orgoglio nazionale doveva essere difeso contadini berne uno è un lusso troppo grande,
sul campo di battaglia dopo aver perso “imme- tanto che si devono accontentare della brodaglia
ritatamente” sul campo da calcio. L’Honduras che riescono a ricavare dalle bucce scartate nel-
contrattaccò e il 18 luglio, appena quattro gior- la lavorazione della pianta. Il capitalismo spiega-
ni dopo lo scoppio ufficiale del conflitto, l’OSA to con una tazzina di caffè.
(Organizzazione degli Stati Americani), obbligò i
due contendenti al cessate il fuoco. L’Honduras Fonti
ritirò subito le sue truppe, sfinite da quattro gior- La prima guerra del footbal e altre guerre di po-
ni di guerra senza quartiere, mentre El Salvador veri. Ryszard Kapuścinski; Feltrinelli, 2002.
attenderà fino al 5 agosto prima di richiamare i
suoi uomini e lasciare quei 1.600 chilometri qua- El Niño de Holliwood. Una storia personale del-
drati di terra sottratti ai rivali nel primo giorno di
la gang più pericolosa al mondo. Oscar e Juan
ostilità.
Josè Martinez; Milieu 2021.
Una guerra stupida, una guerra lampo, una guer-
Quando il calcio è una scusa per farsi la guerra.
ra che costò la vita a 5.700 persone (1.400 morti
al giorno in pratica, numeri folli) di cui 3.600 civili Articolo di Davide Ravan per La notizia sportiva,
- 3.000 honduregni e 600 salvadoregni - scoppiò 2018.
a causa di uno spareggio calcistico, dopo che
per motivi molto più gravi - la rottura della Con- Davide Ravan

10
POTERE AI TIFOSI?
INTERSPAC: PIÙ AZIONARIATO CHE POPOLARE
La pandemia del CoVid-19 ha provocato cambia- delle quote detenute da Erik Thohir e Massimo
menti epocali nei vari settori della vita globale, in Moratti per un controvalore di 128 milioni di euro,
termini di abitudini e qualità della vita, oltre che diventando così l’azionista di maggioranza del
chiaramente dal punto di vista della salute genera- club. Suning è stata fondata nel 1990 dall’impren-
le. Ciò ha fatto emergere ancora di più le disugua- ditore Zhang Jindong e il 26 dicembre dello stesso
glianze e le discrepanze tra i ricchi e tutti gli altri. anno è stato inaugurato il primo negozio specializ-
Il calcio ne ha risentito, e non poco. Ne abbiamo zato di condizionatori d’aria Suning a Nanchino, in
parlato in varie sfaccettature anche noi di Linea Cina. La holding possiede due società quotate in
Mediana, nelle precedenti uscite. Cina e Giappone ed è una delle principali aziende
commerciali in Cina. Con oltre 700 milioni di clienti
I mancati introiti dei club dai botteghini e dai dirit- in tutto il mondo, si colloca tra le prime 500 impre-
ti televisivi nel periodo incriminato hanno sicura- se private cinesi con un fatturato di 665,2 miliardi
mente fatto esplodere una bolla che era da tempo di yuan (102,9 miliardi di dollari).
destinata a scoppiare. Decenni di investimenti so-
pra le righe, l’avvento dei petroldollari e dei procu- Il 2 maggio 2021 l’Inter si aggiudica il diciannove-
ratori “rockstar” che hanno alzato l’asticella della simo scudetto della sua storia con quattro giornate
competitività soprattutto economica nel calcio eu- di anticipo, 11 anni dopo il trionfo della stagione
ropeo, il tentativo non ancora sopito della creazio- 2009-2010. Il gruppo Suning, al quinto anno di
ne di una Superlega per i club ricchi e il gioco è gestione della società, dopo il secondo posto in
fatto. O quasi. Ci si interroga ormai da tempo sul campionato della stagione 2019-2020 e la sconfit-
futuro del calcio. Almeno tra le nostre lande de- ta nella finale di UEFA Europa League 2019-2020,
gli strati popolari, quelli che nell’arco del secolo e diventa così la prima proprietà straniera a vincere
mezzo dalla nascita e dalla diffusione del calcio lo scudetto in Italia, nonché la prima cinese a vin-
ne hanno legittimato la sua portata culturale e di cere in Europa.
massa.
Nei primi cinque anni di gestione Suning, l’Inter
Come altri club, l’Inter campione d’Italia uscente è spende per il mercato più di 500 milioni di euro,
forse uno degli esempi emblematici del rapporto raggiunge 500 milioni di fan in tutto il mondo e la
tra calcio e potere e della crisi economica e socia- crescita più alta di tutta Europa di followers sui
le che sta attanagliando il mondo del pallone no- social media (+232%). Inoltre vengono realizzate
strano. Al di là delle acrobazie virtuose di Marotta nuove infrastrutture come la club-house nel centro
e Ausilio per rendere competitivo l’organico tecni- sportivo, il centro per il settore giovanile e la nuo-
co nonostante le inevitabili cessioni di pezzi pre- va sede di viale della Liberazione a Milano. Nono-
giati come Hakimi e Lukaku, le problematiche eco- stante ciò, prima della fine della stagione 2020/21
nomiche del club partono da più lontano. Senza Suning si ritrova costretta a chiedere un prestito
addentrarci troppo in una tediosa cronistoria, che di 275 milioni di euro al fondo americano Oaktree
peraltro si può considerare analoga a molte altre per dare ossigeno alle casse societarie.
nel novero dei club con deficit di bilancio negli ul-
timi decenni, restiamo sui fatti recenti. Il 28 giugno Che è successo?
2016 Suning Holdings Group, attuale proprietà Come ha scritto Marco Bellinazzo sul Sole 24
cinese che possiede l’Inter, ha rilevato il 68,55% Ore, durante la pandemia il conglomerato Suning

11
ha sofferto la crisi della vendita al dettaglio (il suo fornite da tifosi, integrate da risorse di investito-
settore di maggior interesse) e gli effetti di alcu- ri istituzionali. Questo, a loro dire, consentirebbe
ni investimenti intrapresi nel momento sbagliato, alla società di avere a disposizione un capitale
come l’acquisto delle attività cinesi della catena stabile e di ridurne l’indebitamento, un fattore che
Carrefour. Ciò si è ripercosso anche nella situa- rischia di diventare un pedante fardello per l’attivi-
zione economica dell’Inter. La società nerazzurra tà sociale di tanti dei nostri club. Tutto molto bello,
ha debiti pari a 630,1 milioni di euro, rifinanzia- pare. C’è un però.
ti da parte di Suning con dei bond. E così quella
che inizialmente suona come una remota ipotesi Quando si parla di azionariato popolare, si tende
pare prendere forma: un progetto di “azionariato spesso a far riferimento all’esempio virtuoso del
popolare” per rimpinguare le casse del club. Se ne modello tedesco, quello del cosiddetto “50+1” che
parla da diversi mesi, ormai. tutela le istanze dei tifosi-soci dei club che ne de-
tengono la maggioranza delle quote sociali (50%
“InterSpac promuove l’idea di un azionariato po- + 1 per l’appunto) nel comparto delle sezioni spor-
polare e diffuso per le società di calcio italiane. tive professionistiche. Lo stesso gruppo Interspac
Naturalmente, essendo i soci di Interspac tutti tifo- cita il Bayern Monaco a ragion veduta come un
si dell’Inter vogliamo partire proprio dalla squadra modello funzionale di rapporto tra costi e ricavi. Il
che amiamo, riproducendo nel nostro paese quel fatturato consolidato del gruppo Bayern Monaco
modello di azionariato che, nei suoi aspetti gene- per la stagione 2019-2020 è stato infatti pari a 698
rali, vede nel Bayern Monaco un esempio molto milioni di euro con un utile al netto delle imposte di
convincente”. Così si apre il testo della mission di 9,8 milioni. Questo nonostante l’impatto significa-
Interspac, gruppo lanciato dall’economista Carlo tivo del Covid-19 sui ricavi.
Cottarelli, ex direttore del Fondo Monetario Inter-
nazionale. L’adesione di massima finora è stata Nel 2018/2019, il club bavarese aveva toccato il
piuttosto cospicua, soprattutto da parte di perso- maggior fatturato della sua storia (750 milioni) e
naggi ben conosciuti per la loro passione per i un utile netto pari a 52,5 milioni. Ma ciò che il de-
colori nerazzurri: Enrico Mentana, Andrea Bocelli, cantato modello tedesco porta avanti rispetto all’i-
Max Pezzali e molti altri soggetti che svariano dal- dea di Interspac e di altre numerose esperienze
lo star system alla politica o alla televisione. analoghe sperimentate in questi anni, dall’Ancona
al Parma alla Sambenedettese per citarne alcune,
L’idea di base è quella di portare nell’Inter risorse è proprio il carattere popolare di partecipazione at-

12
tiva dei tifosi nella gestione del club. carrellata dei gol di giornata, tenta timidamente di
lanciare la proposta.
Non solo da un punto di vista economico, anche
perché il Bayern giova molto degli introiti di colossi Di certo c’è per ora che tra la galassia dei suppor-
come Adidas, Audi e Allianz, ma allo stesso tem- ters e gli interessi privati di chi si è appropriato di
po grazie all’azione dei soci-tifosi il club riesce a una cosa pubblica come un club e le sue tradizio-
mantenere dei prezzi calmierati sui biglietti dello ni, sappiamo bene il potere dove sta.
stadio, per esempio. Così come favorisce la par-
tecipazione dei soci alle decisioni che riguardano Nicolò Rondinelli
il club mediante lo strumento dell’assemblea.

In tal caso è più corretto parlare di associazioni-


smo, piuttosto che di azionariato popolare. La quo-
ta annuale per diventare socio del Bayern Monaco
si aggira sui 150 euro e vale per tutti i singoli tifosi
senza distinzioni di classe, genere o quant’altro.
Il progetto del gruppo di Cottarelli pare non esse-
re ancora del tutto chiaro, tanto che il nucleo dei
sottoscrittori si è trovato il 24 settembre per fare
il punto della situazione. A campionato ormai ini-
ziato e senza un’idea concreta di coinvolgimento
della base sociale dei supporters che vada oltre
quella dei VIP.

Riuscirà Interspac ad assolvere alla sua funzione?


Che poi, stando ai proclami fatti finora, il focus
pare essere prevalentemente economico. Sacro-
santo per carità. Ma quello che manca è la cultura
della partecipazione attiva del tifoso, che non sia
legata al solo rito della partita o al finanziamento
delle falle economiche. È l’annoso problema che
riguarda il mondo del calcio italiano tout-court, che
nella sua storia ha sempre fatto affidamento sui
piccoli e grandi mecenati visti come Re Mida. Che
a loro volta hanno contribuito a creare questa vo-
ragine economica, aprendo la strada ai magnati
arabi, americani e cinesi, se non addirittura ai fon-
di di investimento.

E i tifosi? Spesso stanno alla finestra, come pic-


cole Penelopi intente a tessere in un’attesa eter-
na che porti buone nuove alle sorti delle proprie
squadre. È pur vero che le precondizioni perché
una reale partecipazione attiva da parte dei fan
alla gestione dei rispettivi club risultino spesso
bloccanti. Se ne discute in Parlamento una tantum
per dare il contentino a chi prova a lanciare l’idea
di azionariato popolare (che sarebbe già oro co-
lato, per l’associazionismo ci sarà tempo) oppure
in qualche trasmissione che a tarda notte, dopo la

13
IL RUOLO DEI PROCURATORI
NEL CALCIO
“I procuratori sono i veri padroni del calcio”, dice. nitari sulla base della libertà di circolazione dei
In una certa misura, la vox populi (che poi è an- lavoratori cittadini dell’UE. Di fatto, la sentenza
che la voce ufficiale di tutto l’apparato Calcio Bosman fu il passo finale verso la professiona-
mondiale) è vera. Il potere di questi attori nella lizzazione dei calciatori (in Italia, riconosciuta dal
scena economico-politica del pallone è cresciu- 1981 ex lege ma solo per i calciatori maschi), che
to a dismisura negli ultimi anni, a partire dalla da quel momento smisero di essere proprietà del
cosiddetta “Sentenza Bosman”. Breve excursus loro club, diventando prestatori d’opera e sog-
storico: tale sentenza fu un provvedimento adot- getti di diritti. In Sudamerica esiste in parallelo la
tato dalla Corte di Giustizia Europea nel 1995, cosiddetta Lei Pelé, legge brasiliana dal conte-
che, giudicando in via incidentale il ricorso del nuto analogo alla Bosman in termini di svincolo
calciatore belga Jean-Marc Bosman, stabiliva il degli atleti.
diritto degli atleti di liberarsi gratuitamente alla
scadenza del loro contratto, dichiarando illegit- Questo cambio di status dei calciatori portò pro-
time le richieste di indennizzo delle società al gressivamente alla ribalta le figure dei procura-
momento della cessione di un proprio tesserato tori, ora Agenti FIFA. Persone chiamate alla cura
il cui contratto si era esaurito. Collateralmente, dei nuovi diritti degli atleti, consulenti fidati a cui
impedì che si applicassero all’interno dell’Unione delegare la tutela professionale dei calciatori,
Europa norme sul numero massimo di stranieri a cui districarsi nella complessa e rivoluziona-
ingaggiabili, limitando il “tetto” ai soli extracomu- ta rete del libero mercato e delle clausole con-

14
trattuali lavorative. Come spesso accade, questi ra prendi anche Y e Z. E Y lo fai giocare almeno
tecnici del diritto alle prestazioni sportive hanno un tot di partite. E poi c’è l’ingaggio, io prendo il
via via preso consapevolezza della centralità del 10% di commissioni. Se non ci stai lo porto alla
proprio ruolo e della potenza di ciò che avevano squadra rivale. E K che avete sotto contratto non
in mano. Chiariamo: sia benedetta la Legge Bo- lo so se rinnova.
sman, prima della quale i calciatori erano di fatto
delle proprietà di lusso. Ma il libero mercato si sa C’è anche un altro aspetto. Per anni nel com-
come funziona, e ora, vent’anni dopo, il mercato prare (pardon, acquisire i diritti alle prestazioni
lo dirigono loro, i procuratori. O quantomeno, i sportive dei) calciatori, specie se sudamericani,
più potenti fra essi. c’erano quote di cartellino misteriose intestate a
società finanziarie. Ricordate Tevez e Maschera-
Jorge Mendes, Mino Raiola, Jonathan Barnett, no al West Ham? Erano i cosiddetti TPO e TPI, i
David Manasseh. E poi Fali Ramadani, Pini third party ownership e third party investment. Di
Zahavi, Alessandro Lucci e compagnia. Per fatto, le società sportive a causa loro non assu-
loro il termine “intermediario” va stretto. Barnett, mevano il pieno controllo dei diritti economici del
Mendes e Raiola ai vertici delle classifiche dei giocatore, che rimanevano in mano alle società
procuratori più ricchi del mondo, contando tutti finanziarie che disponevano del cartellino e che
gli sport. Tanto per rendere l’idea: in commissio- lavoravano a stretto contatto con i procuratori, e
ni, ovvero in compensi per i loro servizi pagati talvolta ci si sovrapponevano. I TPO e i TPI dal
dalle società sportive in occasione di rinnovi e 2015 sono stati messi al bando dalla FIFA, per
trasferimenti, sono capaci di incassare cifre che provare a togliere questa ingerenza di interme-
nel totale ballano tra i venti e i centoventi milioni diari tra società sportive e atleti. Da allora, lungi
di dollari. Ma non è solo questo il punto. Hanno dall’aver trovato la soluzione, si sono moltiplicati
scuderie di atleti gestiti tramite le loro agenzie, casi come il Wolves.
hanno reti enormi di contatti e conoscenze, tal-
volta hanno uomini di fiducia nelle società di cal- Il motivo di fondo per cui il sistema istituzionale
cio quando non le controllano più o meno diretta- del calcio odia tanto i procuratori alla fine si può
mente (famoso il caso Wolverhampton, in mano ridurre al fatto che appaiono come parvenu fuori
al portoghese Jorge Mendes, agente tra gli altri dagli schemi. Il calcio li sente come attori estra-
di Cristiano Ronaldo e Mourinho). nei alla scena, a torto o a ragione. E il loro ruolo
è tanto più odioso quanto più il pallone annaspa
Vabbè, e quindi? I procuratori sono i padroni del nella crisi finanziaria, di cui gli agenti sono più un
calcio? Forse più che altro i procuratori sono i prodotto che una causa diretta. Provocano una
padroni dei calciatori, ovvero di coloro che in ter- continua emorragia di denaro dal circus econo-
mini meramente economici sono i maggiori as- mico, anche se in termini numerici forse l’accusa
set del sistema Calcio. Il pallone, spesso anche è sovrastimata. Alla fine, gli introiti annui totali
ai livelli più bassi del professionismo europeo, ha in commissioni di un Barnett sono pari circa alla
una dinamica particolare, alquanto rara nel mon- metà del monte ingaggi lordo della Juventus.
do dell’industria: il costo del lavoro è stratosferi- Che però sborsa circa 40 milioni in commissioni
co ed è la prima voce di bilancio in tema “uscite”. all’anno. Non tantissimo in termini assoluti, ma
I calciatori, formalmente lavoratori dipendenti, neanche briciole.
hanno aspetti di forza contrattuale che li assimila
ai liberi professionisti. Di fatto, sono personale Il problema centrale rimane la cosiddetta “tripla
estremamente specializzato e assai raro, quindi rappresentanza”, ovvero la combinazione tra in-
prezioso. Lo sanno loro, lo sanno le società che teressi del giocatore, della società acquirente e
si svenano per comprarne il cartellino, lo sanno i di quella venditrice. Il tutto, sotto la mediazione
loro procuratori. E aver a che fare con dei tramiti dell’agente. Problema centrale perché è un feno-
del genere per poter ingaggiare questo perso- meno fuori controllo in un mercato deregolamen-
nale rende ancora più evidente la posizione di tato, e non c’è verso di limitarlo. Il calciomercato
debolezza delle società calcistiche. Vuoi X? Allo- somiglia ad un colossale conflitto di interessi per-

15
manente. La FIFA da anni annaspa alla ricerca Ramadani. Resta, rinnova, va via, non rinnova.
di soluzioni per limitare il fenomeno e inquadra- A mercato chiuso, il serbo è rimasto a Firenze
re gli agenti al ruolo di consulenti, ondeggiando apparentemente di sua volontà dopo aver parla-
tra la liberalizzazione del ruolo (anni fa fu abo- to con Commisso. Ma il rinnovo è svanito (sem-
lito il patentino da agente) e progetti da ordine bra) definitivamente pochi giorni fa, nel turbinio
professionale, ad ora ipotesi di difficile ripristino.
di voci che riportano come per la seconda volta
Ma né questo, né il tetto del 3% alle commissioni Ristic abbia prima detto sì al rinnovo salvo poi far
progettato dalla Fifa, sembrano essere strumen- saltare il banco con nuove richieste al momen-
ti granché efficaci, almeno rispetto all’oligopolioto della firma, sempre vertenti su commissioni e
detenuto dai superagenti. future rivendite. Dalla sua Commisso (quasi 10
milioni in commissioni all’ultimo bilancio su 60
Ci si chiede persino quanto davvero si voglia milioni lordi di monte ingaggio) aveva un solo,
picchiare il tasto sulla questione procuratori. I vero fattore: la Viola, che pur non ha un fatturato
big hanno assunto da tempo un ruolo chiave nel paragonabile alle prime della serie, è una delle
mercato, da tempo le grandi società di calcio eu- società italiane con minor debito esposto. Tanto
ropee stanno al gioco per mantenere competiti- che ha potuto permettersi senza troppi problemi
vità, salvo poi piangere lacrime amare in tempi di un investimento notevole come quello del cen-
vacche magre, tipo ora. Le capacità di risposta tro sportivo. Insomma, il patron viola non è certo
delle società sono minime: il Milan è stato dispo- con l’acqua alla gola. Ma l’offerta per il rinnovo
sto a non cedere a Mino Raiola nel caso Don- da 5 milioni bonus compresi più una “stecca” da
narumma, al costo di perdere il suo più prezioso 3 milioni per Ristic non sono bastati a convince-
asset (nonché giocatore più forte, e cresciuto in re il giocatore e il suo entourage. Commisso ora
casa) a zero. Mettendoci una pezza con l’ex por- sembra aver chiuso le trattative, a oltre 18 mesi
tiere del Lille Maignan, arrivato da una società dalla scadenza del contratto del bomber serbo.
la cui proprietà è ancora legata a doppio filo al Intanto, parecchie società che si lamentano del
fondo Elliott padrone dei rossoneri. A proposito ruolo dei superagenti, aspettano la prossima
di finanziarizzazione. mossa di Ramadani. Pardon, di Ristic.

Curioso in estate è stato anche il caso Gattu- Federico Castiglioni


so-Fiorentina, con l’esonero lampo dell’appena
arrivato allenatore ex-Napoli. Vige un accordo
di non divulgazione sulla questione, ma si so-
spetta fortemente che c’entri sempre lui, Jorge
Mendes, agente dell’allenatore, e a certe richie-
ste considerate fuori dai parametri in termini di
acquisti e mercato relative ad assistiti del porto-
ghese, su tutti Sergio Oliveira e Jesus Corona
del Porto (altro feudo di Mendes). Giocatori rapi-
damente spariti dai radar viola una volta saltato
l’accordo con Ringhio e preso l’emergente Italia-
no dallo Spezia. Sempre in casa viola, si gioca
un’altra partita, quella con la vecchia conoscen-
za Ramadani, che al tempo aveva con l’ex ds
gigliato Pantaleo Corvino un canale privilegiato.
La questione Milenkovic, assistito dell’agente al-
banese, è stata risolta temporaneamente con un
rinnovo ponte fino al 2023. Dopo un’estate di tira
e molla è invece esploso il caso Dusan Vlaho-
vic, formalmente assistito di Marko Ristic ma
sul quale aleggia costantemente la presenza di

16
IL VAR E I CONTI CON NOI STESSI
Quella del Var, strumento al quale ci stiamo or- bili in abbondanza e da ogni angolazione. L’ar-
mai abituando e che innegabilmente segna una bitro dovrà comunque prendere una decisione,
svolta importante nello svolgimento delle partite, e a qualcuno non andrà bene. Insomma, se nel
è la classica questione che si presta al facile po- tennis o nella pallavolo la tecnologia risolve ogni
pulismo calcistico, alla superficiale chiacchiera problema con l’introduzione di sensori sulla rete
da bar: e quindi, adesso che c’è, è facile sorpren- e sulle righe, e il ruolo dell’arbitro diventa in so-
dersi a dire o pensare “ma che lo hanno messo stanza quello di supervisore, nel calcio non sarà
a fare”, “si stava meglio senza” ecc. ecc. Con la mai così. E quindi bisogna introdurre una ponde-
stessa leggerezza con cui, a partire dall’avven- razione, delle vie di mezzo che permettano una
to del calcio televisivo su vasta scala, una larga valutazione comparativa: il Var aiuta a rimuovere
maggioranza di tifosi si è sempre lagnata dei torti alcuni errori? Limita le ingiustizie arbitrali almeno
arbitrali o dei semplici errori, invocando a gran un po’? La risposta sembra poter essere soltanto
voce “la moviola in campo” come soluzione a tut- “sì”, almeno per alcuni aspetti in cui il giudizio è
ti i mali del mondo. Del resto si sa, la passione più oggettivo. Primo tra tutti il fuorigioco, perché
per il pallone difficilmente consente la coerenza, l’errore relativo al gol in fuorigioco viene in effetti
anzi al contrario esalta la faziosità e l’umoralità, eliminato del tutto, o quasi. E se torniamo indie-
il parere espresso a caldo, il dire una cosa e la tro con la mente, era uno degli aspetti che più
settimana dopo il suo esatto contrario. È anche il influenzavano le polemiche dei giorni successivi
suo bello. Ma adesso, visto che sto scrivendo al alle partite, così come gli errori da “sudditanza
momento lontano dalle polemiche di campionato psicologica”: con lo squadrone, nel dubbio lascio
e corroborato da un Europeo portato a casa e da correre, con l’avversaria outsider nel dubbio alzo
una vittoria della mia squadra contro la Juventus, la bandierina. Adesso l’indicazione è lasciar cor-
si può provare ad abbozzare un’analisi, non dico rere l’azione sempre, a meno che la posizione
– sia mai! – “oggettiva”, ma almeno “calma”. Che irregolare non sia clamorosamente visibile, e poi
va divisa in due parti: una che riguarda esclusi- casomai annullare a posteriori, con una decisio-
vamente lo svolgimento della partita sul campo, ne in cui c’è oggettività. Una cosa che appare
e le relative decisioni dell’arbitro, e l’altra che in- quindi di buonsenso. Altro effetto indubbiamente
vece va a vedere gli effetti sul vissuto emotivo positivo è che vengono scoraggiati i simulatori:
di chi sta guardando – rigorosamente allo stadio certo, non vengono eliminati, ma insomma per
– la partita, e quindi vi sta partecipando a livello ottenere un rigore almeno uno straccio di contat-
emotivo in quanto tifoso. to te lo devi procurare, il “tuffo” puro e semplice
molto difficilmente otterrà il risultato.
L’efficacia dello strumento
Non che il discorso sia semplice. Anche perché Molto più complesso si fa il discorso sui contatti
volendo si può arrivare fino alla radice filosofica in area e sui falli di mano, e tra l’altro la “colpa”
del gioco, che essendo sport di contatto, di mol- di questa complessità non è solo dello strumento
te regole e spesso di caos, contempla l’errore Var, ma anche delle norme che regolano que-
– che sia del giocatore o dell’arbitro – come dato gli aspetti del gioco. Anche perché sono proprio
strutturale, ed è pura illusione pensare di poterlo quegli aspetti che non possono in alcun modo
eliminare del tutto. Non solo l’errore, ma anche prevedere un’oggettività, un’unanimità di giudi-
l’interpretazione divergente: il calcio è pieno di zio. Il tocco è volontario o involontario? Il braccio
episodi su cui si può discutere per settimane quanto è staccato dal corpo? Il contatto quanto
senza appianare le differenze di opinione, spe- è intenso? Basta a causare la caduta dell’attac-
cie da quando i replay delle azioni sono disponi- cante, o è lui che accentua o cerca il contatto?

17
Questioni irrisolvibili, facciamoci pace. Sia con i bare”, e su altre è un pochino più difficile. Questo
regolamenti che con le revisioni alla moviola. L’il- è davvero innegabile. Poi certo, ci sono le “ope-
lusione figlia della retorica “biscardiana” per cui razioni nostalgia” per cui il passato era sempre
la moviola in campo avrebbe risolto ogni proble- un eden, e quindi che schifo il Var, prima sì che il
ma era, per l’appunto, nient’altro che un’illusio- calcio era bello. Ma basterebbe un po’ di onestà
ne, e anche delle più infantili e sciocche. E fanno intellettuale per riavvolgere il nastro della memo-
sorridere anche i tentativi di spacciare il Var per ria agli anni Novanta e primi Duemila e ripensare
uno strumento in qualche modo scientifico, che agli errori clamorosi e alle ruberie palesi, con an-
dissipa ogni dubbio: l’esempio più lampante è nesse polemiche furiose, per essere d’accordo
il concetto di “chiaro errore” che consentirebbe che ok, il Var non risolverà mai tutti i problemi,
alla sala Var di richiamare l’arbitro a rimettere in ma insomma alcune mostruosità arbitrali le evi-
discussione la sua decisione, un concetto che si ta sicuramente. È uno strumento utile anche se
vorrebbe esaustivo e invece, spesso, genera an- non risolve alcun problema alla radice.
cor più confusione.
Lo stravolgimento dell’emozione
Questioni irrisolvibili quindi, ma in cui è comun- Il vero problema è un altro. Ed è stato messo
que possibile limitare i danni con una revisione abbastanza da parte in questo anno e mezzo di
alla moviola: qualche errore viene limato anche pandemia, nel quale in tutto il mondo il calcio è
in questi casi, anche se rivedere l’azione più e stato solo televisivo e asettico. Un calcio quindi
più volte sembra generare l’effetto per cui il fallo dove il Var ci sta benissimo, ed è anzi lo stru-
di mano o il contatto sembrano più netti, e quin- mento utile di cui scrivevo poc’anzi. Ma avevamo
di la decisione finale avvantaggia quasi sempre avuto modo di vederlo all’opera già prima, dal
chi attacca, cosa del resto che combacia con le vivo, e non serve un grande sforzo di memoria
intenzioni dei padroni del calcio di aumentare la per ricordare l’effetto completamente alienante
“spettacolarità” e il numero di gol. E certo, la sud- dello strumento su quello che è il succo di tutta la
ditanza psicologica, il blasone e il peso politico passione calcistica, ovvero il pathos che si accu-
delle varie squadre continuano a pesare in que- mula durante il gioco ed esplode nell’esultanza
ste decisioni “dubbie”: le “grandi” continuano a per il gol fatto o nella disperazione per quello su-
essere favorite, le pressioni continuano a esserci bito. Il Var in questo senso uccide davvero tutto.
e a funzionare. Però, un po’ meno di prima. Su Da che mondo è mondo, prima di esplodere nel
alcune cose non è più possibile sbagliare o “ru- boato liberatorio, nella mischia di corpi in festa,

18
se proprio l’azione ci è sembrata sul filo della re- la direzione intrapresa dalle alte sfere del calcio
golarità, si va per qualche frazione di secondo sia proprio quella di coccolare il cliente e pena-
con lo sguardo in cerca dell’arbitro o del guar- lizzare il tifoso, non è certo un mistero. E il Var
dalinee. Se l’arbitro indica il centrocampo, se è sicuramente una trovata che ha dei pregi nel
il guardalinee corre in quella direzione, è gol e rendere il gioco più “regolare” per chi lo guarda
basta. Si gode o si piange senza più alcun dub- con distacco, senza militanza, senza fanatismo.
bio, il flusso di emozioni parte inarrestabile e Con buona pace di chi vive di emozioni come
irrimediabile. Se l’azione è stata viziata da una la gradinata che frana per un gol al 95’, o come
qualche ingiustizia, lo vedremo poi a casa e sarà il cuore che si spezza per lo stesso gol se sei
argomento di discussione nei giorni successivi. tu a subirlo. Emozioni che non possono essere
Se il torto è sembrato palese già dal vivo, si farà stoppate, riesaminate davanti a uno schermo e
sentire tutta la propria ferocia agli avversari e alla poi confermate o ribaltate come fossimo in un
terna arbitrale. E si badi bene, qui il discorso non programma di cucina.
è di nostalgia, di rimpianto dei bei tempi andati.
È proprio una questione di gusto, di godimento Ormai non si tornerà indietro, quindi si fa tanto
del gioco e della sua sofferenza, un discorso che per ragionare. Ma anche noi, quasi tutti, siamo
guarda preoccupato al futuro avendo già potuto
stati complici di questa deriva, perché la “movio-
assaggiare il prodotto prima della pandemia.
la in campo” è stata davvero sulla bocca un po’
di tutti, negli anni. Proprio come presunto stru-
L’attesa del responso del Var crea infatti un’i-
mento di contrasto contro i potenti che rubano.
nedita finestra spazio-temporale che devasta lo
Ma per vedergli dare due rigori in meno all’anno,
scorrere delle emozioni del calcio vissuto allo
abbiamo barattato gran parte del portato emotivo
stadio. Crea una sospensione innaturale, che si
intromette nei flussi adrenalinici in modo artifi- del vivere la partita allo stadio, o almeno dei suoi
ciale e li modifica togliendo loro la straordinaria momenti culminanti. E abbiamo fatto il gioco di
potenza che fa di una partita di calcio vissuta da chi voleva un calcio più televisivo, ovvero di que-
tifoso – ovvero, in sostanza, di un banale evento gli stessi potenti. Se oggi diciamo che il Var “non
sportivo – un’esperienza psichica così unica. Se lo vogliamo” – facendo finta per un attimo che
ho visto delle possibili irregolarità nell’azione, al sia una retromarcia possibile – dobbiamo essere
gol esulterò con pochissima convinzione, non mi consapevoli che i torti arbitrali – errori o ruberie
lascerò del tutto andare, sicuro che quanto meno che siano – aumenterebbero di nuovo. Dal mio
dovrò attendere nel limbo del check; e se anche punto di vista, chi se ne frega, firmerei ora. Basta
il responso fosse positivo, la magia ormai in gran però esserne consapevoli, perché anche noi a
parte se n’è andata: sarà sì un’esultanza, ma tut- volte vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca,
ta razionale e cerebrale, in fondo non così diver- ma essendo dei poveracci e non essendo i pa-
sa da quella che farei sul divano. Si introduce poi droni di niente, a fare così ci ritroviamo la botte
un elemento nuovo di cui non si sente il bisogno, vuota e la moglie sobria.
ovvero l’esultanza per il ribaltamento del respon-
so, da parte della tifoseria inizialmente destinata Matthias Moretti
a piangere. Certo, quando capita a te può anche
essere una cosa piacevole, almeno in termini di
rivalsa sugli avversari, coi relativi gesti eleganti
di contorno. Ma il portato emotivo del gioire per
un responso arbitrale arrivato dopo lunghi istanti
di attesa, va da sé che non sia lontanamente pa-
ragonabile al gioire per il frutto di un’azione.

Insomma, il Var è un’ulteriore martellata alla


bellezza di vivere la partita allo stadio, o alme-
no al viverla da tifoso, e non da spettatore. Che

19
RED BULL E CITY GROUP
O DI COME IL CAPITALE VOGLIA UNIFORMARE IL GIOCO NEL MONDO
Prima che l’estate calcistica vedesse la vittoria un loro previo coinvolgimento ed assenso non
dell’Italia nella massima competizione europea era possibile fare nulla.
per nazionali, il tema principale che teneva ban-
co su ogni tavolino di ogni bar, anche il più re- Il modello inglese e tedesco, da sempre visti
moto, nel vecchio continente era la SuperLega. come il riferimento, funzionano: il calcio, a quelle
Questo Leviatano era stato ideato, si presume latitudini, deve davvero riconoscere, sia per leg-
in alcune riunioni carbonare, dai cosiddetti Top ge che per consuetudine, che i tifosi sono con-
team europei emergendo in tutta la sua mostruo- troparte necessaria nell’ambito decisionale. Il
sità e accendendo un acceso dibattito sulle sorti capitale, però, non intende farsi dettare l’agenda
del Gioco. da chi non riconoscere essere sua naturale con-
troparte e, attraverso City Group e Red Bull, sta
Il motivo di fondo che ha spinto a portare alla luce cercando di schiacciare il Calcio verso l’uniformi-
questo accordo sono stati i bilanci delle singole tà con la creazione di squadre cloni in ogni cam-
squadre aventi più falle di una qualunque strada pionato, ad ogni latitudine. Il tifoso diviene, così,
urbana romana, con conseguente necessità di cliente e consumatore. Nessuna intrusione nei
sanarli attraverso la vendita dei relativi diritti per processi decisionali, nessuna pretesa. Ognuno
ottenere una presunta iniezione di liquidità. Non dei due gruppi, però, calca una strada diversa.
credo sia da aggiungere che nessuno ha mai
ipotizzato una riduzione dei costi. Orrore! City Group
Il City Football Group è una holding che ha quale
Tutto ciò ha portato a prese di posizione mol- obiettivo supervisionare la creazione e lo svilup-
to nette, specie in due paesi: Inghilterra e Ger- po della rete di club affiliati al City. Controllata
mania. Nella perfida Albione, i tifosi sono insorti dal fondo Abu Dhabi United Group, creato dallo
scendendo per le strade, ammonendo i propri sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, che ne
club e giocatori (si ricordi l’acceso dibattito tra detiene il 78% delle quote, il 12% appartiene al
tifosi del Chelsea e Petr Cech fuori da Stamford China Media Capital ed al CITIC Capital, il cui
Bridge quanto i tifosi non volevano far partire il proprietario Rong Desheng, è stato vice pre-
pullman con la squadra dentro) e ricordandogli sidente della RPC e, nel 2008, anno della più
che il Calcio sono loro. Queste sommosse da su- grande crisi finanziaria dal primo dopo guerra,
bito hanno spinto gli ignari magnati d’oltre mani- effettuò scommesse (i c..d derivati e le leve fi-
ca proprietari dei club a fare dietro front sul pro- nanziarie ad esse collegate che fecero esplo-
getto. Ciò ha segnato una prima grande frenata dere la bolla statunitense) non autorizzate sul
rispetto al Levitano a spicchi bianco e neri. mercato delle valute estere nell’ottobre 2008
perdendo 14 miliardi di dollari di Hong Kong..
In Germania, come da costume, regnava la cal- Infine, il 10% è posseduto dagli americani della
ma più assoluta poiché nessuna delle invitate Silver Lake Partners., fondo di investimenti che
aveva deciso di sedersi a quel tavolo. Semplice- possiede quote in Airbnb, Skype, Motorola, Ali-
mente non ne avevano bisogno. Il sistema teu- baba, Twitter etc.
tonico è sano: bilanci in ordine, ma, soprattuto,
la proprietà dei club è detenuta al 50%+1 dalle Il gruppo possiede, nell’ordine: Melbourne City,
associazioni di tifosi per legge. Dunque, senza Montevideo City Torque, Troyes e Lommell, New

20
York City (80%), Mumbay City (65%), Yokohama fosi) attraverso la globalizzazione di un marchio.
Marinos (20%), Sichuan Jiuniu (29,7%) e Girona La storia del team assorbito diventa secondaria
(44,3%). Curioso quest’ultimo caso. Se la quo- e marginale. Conta il brand. Solo quello.
ta appena sopra citata appartiene al City Group,
l’altro 44% è della Pere Guardiola. Non un’omo- Questa espansione improvvisa e fulminea ha
nimia. Pere è procuratore e fratello di Pep. aperto delle falle. Un’inchiesta di Forbes ha pun-
tato sui conti della galassia City. L’ipotesi è un
Dunque, il City non è solo il team di Manche- indebito gonfiaggio delle entrate del City di Man-
ster, ma una vera e propria multinazionale. Nel chester, che avrebbe beneficiato di iniezioni di
suo ventre molle ruota uno scambio di calciato- denaro da parte delle altre società facenti parte
ri vorticoso, creando spesso plusvalore. Non è del bilancio consolidato. In poche parole, le spe-
un caso che il City, inteso come citizens, deb- se del Manchester City sarebbero state distribui-
ba vendere pochissimo sul mercato europeo in te e sostenute dalle altre società appartenenti al
termini di cartellini. Il bilancio è sempre rinver- City Football Group.
dito dai proventi dei passaggi di calciatori che si
muovono da una controllata all’altra. Inside World Football ha definito il Manchester
City la squadra più costosa di tutta la storia del
Calcisticamente parlando Ferran Sorriano, CEO calcio, con gli 878 milioni di sterline per assem-
del City (nonché ex vice-presidente e direttore blare la squadra attuale contro gli 805 del PSG
generale del Barcellona), insieme a Pep, sta (anche se dopo questa estate forse le uscite
mettendo in atto la “Glocalization”: globalizzare dei club cugini da parte di padre si sono quasi
un brand mantenendolo al tempo stesso loca- equiparate). I citizens ricevono enormi flussi di
le. Una Dinesy del pallone. Stessi colori, stesso denaro, ma ciò non è mistero, da Etihad, la com-
font, stesso database interno dei giocatori, spes- pagnia di Abu Dhabi, che versa denaro in cam-
so stesso staff tecnico e dirigenziale. Come per il bio del suo nome sulle casacche e per i naming
marchio di Walt, il City è divenuto una worldwide rights dello stadio. A tutti gli effetti, e ciò sarebbe
power base che sta fidelizzando i fan (rectius ti- stato oggetto anche - permettete una risata - di

21
un’indagine della UEFA per presunta violazione tare gli effetti dei fusi orari dovuti ai suoi lunghi
del Fair Play Finaziario, è auto-sponsorizzazio- viaggi. Se ne innamora e, con la sola aggiunta
ne, dal momento che lo sceicco Mansour appar- delle bollicine, crea una multinazionale capace
tiene alla famiglia reale che governa gli Emirati di vendere oltre 6 miliardi di lattine annue in tut-
Arabi Uniti. to il mondo. Ma non si vuole limitare al mercato
dei drink. Crea un brand. Un’affascinazione. Un
“Abu Dhabi non sta facendo questo perché ama richiamo per giovani, ma non solo, che vogliono
Levenshulme (quartiere dove hanno sede sede sentirsi legalmente energizzati.
i citizens, nda)” - dice sulle colonne del Finacial
Times Simon Chadwick, cattedratico di scienze Il primo passo lo muove verso le discipline estre-
economiche applicate al calcio - “ma lo fanno per me, dense di adrenalina ed emozioni. Il calcio
ottenere delle fonti di ricavi sostenibili e duraturi non rientrava, per il momento, tra quelli. Troppo
per i prossimi decenni, quando quelle derivanti banale, a prima vista. Mateschitz intuisce che il
da petrolio e gas non ci saranno più”. Gioco sta assumendo sempre più carattere glo-
bale, può divenire facile veicolo del suo marchio,
Il City, dunque, non è il PSG. Si sbaglia profon- benché non ne abbia particolare bisogno. Que-
damente se lo si guarda come il giocattolo di uno sta scoperta della internazionalità del gioco fa
sceicco annoiato. Questo club è, in realtà, il cen- entrare la Red Bull nel calcio.
tro di un intrigo internazionale fatto di plusvalen-
ze, fondi speculativi, multinazionali di ogni sorta Una breve digressione è necessaria. Sappia-
e tipo, governi e società ad essa collegati. E Qa- mo, da tifosi o semplici appassionati, che ogni
tar 2022 altro non sarà, per i due cugini sceicchi, proprietà non locale genera dubbi e perplessità.
che la ciliegina volta a coronare un percorso da Ogni appassionato teme che la propria squadra
troppi bollato come superficiale ma che sta ro- possa essere soggetta a manipolazioni finanzia-
dendo le fondamenta del calcio. rie che la lascino sterilizzare e svuotare portan-
dola inevitabilmente a farla fallire. Perché? Sem-
Red Bull plicemente perché la proprietà straniera non ha
Dietrich Mateschitz, anonimo commerciale del- a cuore, se non a suon di comunicati stampa,
la Procter&Gamble, durante i suoi lunghi viaggi le sorti delle emozioni. Così è stato all’arrivo
nel sud est asiatico assapora un drink, liscio, che dei Glaziers a Manchester, sponda Red devils,
gli fornisce quell’energia giusta per poter affron- che ha portato alla creazione di quella meravi-

22
gliosa esperienza dell’FC United of Manchester tava alla Red Bull di inserire il suo marchio nel
(i cui prodromi erano stati sapientemente messi logo della squadra. Risultato? Il Lipsia ha due
su pellicola da Ken Loach). In passato abbiamo tori caricanti stilizzati. Ma come potè ovviare al
dunque assistito a presidenti non locali che con 50% + 1? Il gioco fu elementare, ma non poi tan-
estremo tatto e garbo entravano nel club con to visto l’enorme polverone sollevatosi: la Red
malcelata umiltà, cercando di farsi accettare dai Bull creò una società a garanzia limitata per un
tifosi. gruppo ristretto di soci con quota di entrata fis-
sata a 800 euro (dieci volte superiore a quella
La Red Bull, invece, inverte il paradigma. L’ac- degli altri club). Risultato di questa operazione?
quisizione di una squadra diventa un’operazione Il Lipsia è divenuta una serie contendente al ti-
di marketing. Il team altro non è che una filiale tolo in Bundesliga, sia sportivamente sia a livello
sportiva del marchio energizzante. Primo pas- di odio che incontra ogni maledetta domenica in
so fu, nel 2005, l’Austria Salzburg. La Red Bull ogni stadio tedesco.
non badò alla forma: cambiò immediatamente
nome, stemma, e colori sociali. Permettete che I due modelli, City e Red Bull, sono totalmente
ciò rappresenti un sacrilegio. Una violazione di agli antipodi come aggressione al mercato glo-
una storia di un territorio. Un’indebita colonizza- bale: se il primo è silenziosamente avvolgente,
zione. Red Bull Salisburgo. Come a Manchester, molto più finanziario, il secondo è rampante, ag-
però, nonostante il club iniziasse a dominare il gressivo, violento, patriarcale verrebbe da azzar-
campionato austriaco e si affacciasse prepoten- dare. Ma entrambi rappresentano il capitalismo.
temente in Europa, molti tifosi decisero di ri-fon- Eh sì, non esiste un’eticità o una benevolenza
dare un nuovo club: l’SV Austria Salzburg. dinanzi all’essere soave o rozzo. Esiste un uni-
co scopo: fagocitare voracemente ogni forma di
Ma questo non fu che l’aperitivo. Nel 2006 i Me- diversità, ogni passione, ogni sentimento. Per il
troStars di New York divennero i New York Red capitale non puoi essere tifoso, troppe implica-
Bull. Anche qui colori e simbolo, molto meno la zioni di natura emotiva, incompatibili con esso.
storia, vennero spazzati via per dare spazio al Devi essere consumatore avido di ogni forma di
toro rampante. Ed ancora, nel 2007 fu il turno consumo che esso ti propone. Non ci può esse-
della Red Bull Brasil, e nel 2008 quello della re spazio alla critica. Quindi, che sia City o Red
Red Bull Ghana per arrivare infine al 2009, anno Bull, il fine è unicamente quello di appiattire e re-
in cui la Red Bull tentò la scalata al cielo acqui- legare il Calcio da fenomeno popolare a prodotto
stando il Lipsia. In questo caso, però, iniziarono di consumo. Ma potrà, questo, durare a lungo o
a sorgere problemi, e nemmeno così irrilevanti. la forza delle passioni potrà scardinare dal basso
Il metodo Red Bull dovette immediatamente con- le morse del capitale? Darsi una risposta sareb-
frontarsi con la profonda ostilità dei tifosi tede- be azzardato, ma forse ciascuno e ciascuna di
schi. Ma non solo i tifosi. Come si diceva qual- noi ha già in mente l’esito.
che riga fa, in Germania la legislazione sportiva
è rigida. Fatta la legge trovato l’inganno? Mica Simone Renza
tanto. Nel paese teutonico non funziona proprio
così. Innanzitutto, la proprietà del club al 50% +1
deve appartenere ad associazioni di tifosi, non
proprio un ostacolo facile da superare, vista la
modalità ostile di acquisizione del marchio e la
voglia malcelata di totale controllo. La normativa
tedesca, inoltre, non permise di inserire il nome
del brand. La multinazionale, quindi, dovette ri-
nominare il club RasenBallsport Lipsia in modo
da poterlo abbreviare in RB Lispia. Chiaro ed
evidente il richiamo per lettere al marchio. Ma
ancora non era finita: il regolamento tedesco vie-

23
LUKASHENKO CONTRO TUTTI
DI SPORT E POTERE POLITICO IN BIELORUSSIA
Mentre tutti i riflettori si accendevano simultane- 1991). Lukashenko è deciso a rimanere ben sal-
amente per le prime (seppur generalmente timi- do al proprio posto a dispetto della volontà - e
de) avvisaglie di boicottaggio contro i prossimi soprattutto delle sanzioni politiche ed economi-
mondiali di calcio in Qatar, c’era un’altra nazione che - di Bruxelles e Washington oltre che della
che subiva la revoca dell’assegnazione di una volubilità del Cremlino, tradizionale partner e al-
massima competizione mondiale, questa volta di leato di Minsk, ma deciso a non compromettersi
hockey sul ghiaccio. Vale a dire la Bielorussia - fino in fondo, consapevole che la partita e la po-
che nello scorso maggio avrebbe dovuto ospita- sta in palio sono di portata ben più ampia.
re la competizione insieme alla Lettonia - proba-
bilmente l’ultima trincea novecentesca nel cuore Le mobilitazioni “popolari” contro Lukashenko
dell’Europa, nel bene e nel male. ripercorrono abbastanza pedissequamente le ri-
voluzioni arancioni, con tanto di antagonista don-
Ora, da un punto di vista politico-sociale e a di- na - Svjatlana Tikhanovskaya - sostenuta quasi
spetto di tanti specialisti che si affannano a tro- indistintamente da tutte le cancellerie occidentali
vare l’originalità del contesto bielorusso, l’an- quale paladina delle libertà. E di seguito tutto il
damento delle mobilitazioni anti-governative corollario ormai arcinoto di elezioni che vedono
sembra seguire un copione ben consolidato che la vittoria schiacciante del presidente in carica,
ha saputo offrire una rappresentazione plastica l’opposizione che denuncia brogli, manifestazio-
del nascente (nelle speranze dei suoi promotori) ni di piazza che invocano la libertà facendo am-
nuovo ordine mondiale già nell’Ucraina di Piazza pio sfoggio di simboli nazionalisti, anti-russi e dei
Maidan e prima ancora in Moldova. Le legittime collaborazionisti filo-nazisti della Seconda Guer-
aspettative di modernizzazione da parte di alcu- ra Mondiale. Le proteste vengono represse con
ni settori della popolazione bielorussa, frustrati la forza e mediante arresti di massa, si verificano
dall’impetuosa crisi economica, andavano loro contromanifestazioni filogovernative totalmente
malgrado a sovrapporsi coi progetti di ristruttura- ignorate dai media occidentali, che di contro si
zione globale, la cui regia è ben lontana da Min- crogiolano nell’aver trovato da un lato un nuovo
sk, generando una voluta confusione tra “sinceri nemico della democrazia e dall’altro una paladi-
democratici” e nostalgici neonazisti che ormai è na e una nuova battaglia in nome della libertà da
diventata consuetudine in quel pezzo di Europa seguire, dalla cui sintesi ne sarebbe seguita una
che va da Stettino a Donetsk. nuova collocazione del Paese nello scacchiere
geopolitico.
Al centro della contesa, oltre naturalmente alle
ingenti risorse statali che qualcuno vorrebbe Le proteste nello sport bielorusso
privatizzare e al domino geopolitico, c’è un le- Nulla di nuovo insomma? Beh quasi, perché l’e-
ader dai tratti autocratici, Alexander Grigorievi- voluzione della protesta ha interessato in manie-
ch Lukashenko. Al potere ininterrottamente dal ra piuttosto invasiva anche il mondo dello sport
1994 e protagonista di primo piano nell’alveo dei in diverse declinazioni, o forse sarebbe meglio
paesi non allineati, è probabilmente l’ultimo vero dire discipline. Ma procediamo con ordine.
nostalgico delle vestigia sovietiche (non a caso
fu uno dei pochi parlamentari sovietici a oppor- Probabilmente il punto di partenza generale di
si allo scioglimento dell’URSS nel dicembre del questa vicenda è la piattaforma “SOS-BY” che

24
raduna circa 2000 atleti ostili al regime e che il Fasel fosse stato a Minsk ospite del governo po-
30 Agosto 2020 ha diramato una lettera-mani- chi giorni prima della decisione. A tal proposito
festo in cui chiedevano il rilascio di tutti i citta- l’anno scorso hanno destato molte perplessità le
dini incarcerati durante le proteste pacifiche, la immagini che ritraevano Fasel con Lukashenko
riabilitazione dei prigionieri politici, l’interruzione in atteggiamenti molto cordiali, ma senza ma-
delle attività illegali e della repressione violenta scherine o altri dispositivi protettivi. A quanto
da parte delle forze armate e, soprattutto, l’in- pare, a orientare la decisione ci sarebbero state
validazione dell’esito delle ultime elezioni. Tra le pressioni ricevute dagli sponsor, che avevano
loro spicca Yelena Leuchanka, cestista e stella minacciato di interrompere i loro accordi con la
della WNBA che è stata arrestata mentre stava Federazione, a cominciare dalla casa automo-
lasciando il Paese per seguire una terapia riabi- bilistica Škoda, seguita dalla casa di cosmetici
litativa e ha scontato quindici giorni di reclusione Nivea e dalla Tissot, cronometrista ufficiale della
con l’accusa di “violazione dell’ordine di orga- competizione, che a loro volta erano state “indi-
nizzare eventi di massa e insubordinazione agli rizzate” dalle proteste dal basso di quei settori di
agenti di polizia”. Ma c’è anche Alexey Kudin, at- popolazione ostili a Lukashenko.
leta bielorusso di 35 anni e campione mondiale
di Muay Thai, che rischia oggi fino a 5 anni di La motivazione ufficiale era la totale assenza di
carcere dopo essere stato arrestato in seguito a disposizioni anti-Covid in Bielorussia - infatti il
una manifestazione ed essere scappato in Rus- campionato di calcio locale è stato l’unico a non
sia prima di comparire all’udienza del processo, fermarsi in tutto il continente europeo, sebbene
dove sperava di ottenere l’asilo politico, trovando adesso le posizioni di Lukashenko siano cam-
invece la detenzione per diversi mesi. biate, riconoscendo finalmente la gravità della
situazione - a cui si associavano le rimostranze
Come abbiamo già accennato in apertura di di diverse federazioni, soprattutto quella sviz-
quest’articolo, lo sport è stato uno dei terreni in zera, statunitense e canadese. Nel comunicato
cui gli oppositori di Lukashenko si sono cimentati ufficiale della IIHF si parla di “crescenti preoc-
maggiormente, tanto quelli interni quanto quelli cupazioni in materia di sicurezza e protezione,
esterni, a cominciare proprio dalla Federazione legate sia ai crescenti disordini politici che alla
Internazionale di Hockey (IIHF) che ha revocato pandemia da Coronavirus”; ma a dispetto di que-
l’assegnazione dei Mondiali di quest’anno, no- ste dichiarazioni, a giocare un ruolo importante
nostante il presidente della Federazione René ci sono state le immagini amatoriali che ritraeva-

25
no Dmitri Baskov, presidente della Federazione ci supporter moscoviti appartenenti al network
bielorussa di hockey sul ghiaccio, mentre colpiva “CSKA Against Racism” – a dimostrazione di
ripetutamente con violenza Roman Bondarenko, come possa essere insidioso approcciarsi con
un manifestante antigovernativo morto l’indoma- schemi mentali fin troppo rigidi e non correlati
ni proprio in seguito alle percosse ricevute. all’evoluzione frenetica dei fatti - che poi avreb-
bero subito il divieto di ingresso nell’impianto
La revoca del Mondiale è stato sicuramente di sportivo per un anno e mezzo. Il tutto mentre
un colpo durissimo inferto all’establishment bie- dagli altoparlanti dell’impianto, il VEB Stadium,
lorusso e a Lukashenko in persona, che spes- veniva sparata a tutto volume l’emblematica
so e volentieri ha utilizzato l’hockey su ghiaccio canzone Premen (“Cambiamento”) del dissiden-
come strumento di propaganda e di legittima- te antisovietico Viktor Tsoj, molto popolare negli
zione internazionale - non a caso, già nel 2014 Anni ’80 e di cui proprio quel giorno ricorreva il
l’ex-repubblica sovietica era riuscita a ospitare trentennale della morte.
il torneo, nonostante le critiche della comunità
internazionale - e per il movimento hockeistico Ma com’era facilmente immaginabile l’apogeo si
nazionale, che ha dovuto subire anche l’onta è toccato durante le scorse Olimpiadi di Tokyo,
dell’ultimo posto nel girone A della competizione. un’occasione davvero irripetibile per amplificare
Tuttavia, non si tratta di un unicum nel comples- le proteste. Sono infatti emerse tutte le criticità
so rapporto tra sport e potere in Bielorussia. del cortocircuito tra sport e potere bielorusso, a
partire dal fatto che proprio per via della mag-
Dal calcio a Tokyo 2020 matica situazione interna la Bielorussia ha se-
Una rappresentazione lampante ci arriva dal cal- riamente corso il rischio di “emulare” la Russia e
cio: come abbiamo già affermato, il campionato trovarsi costretta a gareggiare senza bandiere e
locale, la Vysshaya Liga, è stato l’unico in Euro- senza la possibilità di ascoltare l’inno in caso di
pa a non interrompersi durante i cruenti mesi in medaglia.
cui si sviluppava la pandemia, salvo poi fermarsi
qualche mese dopo, ad agosto. Il motivo? I cori In ogni caso, a porre sotto i riflettori dell’opinione
degli spettatori durante Shakhtar Soligorsk - Dy- pubblica internazionale la questione bielorussa
namo Brest del 6 agosto, quel “Zhive Belarus” ci ha pensato la storia di Krystina Tsymanou-
(“Lunga vita alla Bielorussia”), divenuto a tutti gli skaya, ventiquattrenne specialista nei 200 metri
effetti l’inno dei rivoltosi contro il governo: c’era piani che, a quanto pare, sarebbe stata inserita
pure già stato un precedente nell’utilizzo di que- nella 4x400 con pochissimo preavviso per via
sto coro, durante una partita della Nazionale della squalifica di due connazionali per doping.
contro la Francia nel 2014. Nonostante le accor- Questo avrebbe indotto nell’atleta delle serrate
tezze di Minsk, questa protesta ha ben presto critiche nei confronti dello staff tecnico, cosa che
travalicato i confini nazionali trovando accoglien- le è costato il rimpatrio forzato, scongiurato solo
za a Mosca, precisamente presso i tifosi orga- all’aeroporto dall’intervento di alcuni rappresen-
nizzati del CSKA, che hanno riproposto il coro tanti del CIO e del Ministro degli Esteri giappo-
nella partita contro il Tambov, dopo la rete se- nese, che le ha consentito di ricevere asilo poli-
gnata dal bielorusso Ilya Shkurin. Quest’ultimo in tico in Polonia. Ma con ogni probabilità non sarà
seguito avrebbe affermato sui suoi profili social certo questo l’ultimo capitolo di una diatriba che,
che non avrebbe più risposto alle convocazioni come abbiamo cercato di dimostrare, è all’inter-
della Nazionale fino a quando Lukashenko non no di una cornice ben più vasta e dai confini an-
si sarebbe dimesso, ricevendo manforte nei suoi cora troppo sfumati.
giudizi dal suo allenatore, il connazionale Viktor
Goncharenko, che ha rincarato la dose critican- Giuseppe “Dopone” Ranieri
do aspramente le violenze poliziesche nel pro-
prio Paese.

L’effetto collaterale è stato il fermo di quindi-

26
DALLO «SCUDETTO DELLE
PISTOLE» AL CONFINO
ASCESA E DECLINO DI LEANDRO ARPINATI, IL RAS TIFOSO DEL BOLOGNA
Romagnolo di nascita, di formazione politica procurata dall’esordio del campionato di Serie A
eterodossa e di carattere schietto come Musso- a girone unico nella stagione 1929/30, più pro-
lini – con cui, ed era privilegio riservato a pochi, bante dal punto di vista tecnico e strutturato in
interloquiva utilizzando il “tu” - Leandro Arpina- modo da favorire lo sviluppo del gioco allo stes-
ti rappresentò un’importante connessione tra so modo al Nord e al Sud, per quanto possibile.
l’epoca cosiddetta “eroica”, quella primigenia, Infine, il terzo slancio fu fornito dalla costruzione
del Fascismo e la sua istituzionalizzazione, che di centinaia di stadi lungo tutta la Penisola. Così
visse soltanto parzialmente. Tra i protagonisti di facendo, il Fascismo era riuscito a spettacolariz-
uno dei primi, travolgenti atti di fascistizzazione zare il calcio, aumentandone la caratura tecnica,
delle istituzioni, ossia il raid antidemocratico del il potenziale economico e l’impatto nell’immagi-
novembre 1920 al Municipio di Bologna, diven- nario collettivo, su cui si era innestata la travol-
ne primo podestà della città nel 1926, non prima gente cultura del tifo.
di essere nominato da Farinacci, segretario del
Partito Nazionale Fascista, “ras dei ras” della Fe- Lo «Scudetto delle pistole»
derazione provinciale dei fasci emiliani nel 1925. Sul piano locale, l’obiettivo era chiaro: Arpinati
Prono al pragmatismo più che alle declinazioni voleva rendere la città da lui governata, Bologna,
teoriche e retoriche della politica, Arpinati trovò la capitale sportiva d’Italia per «consacrare l’in-
nello sviluppo dello sport uno dei fulcri dell’opera quadramento dello sport fra le forze vive della
di legittimazione politica. Nazione», come dimostra anche il trasferimento
in Emilia della sede della FIGC nell’agosto del
A livello nazionale, l’impegno del gerarca si ma- 1926. Uno dei passi fondamentali in questo sen-
terializzò nella presidenza di FIGC (1926-1933), so fu la costruzione del nuovo centro polisportivo
FIDAL (1927-1929) e CONI (1931-1933) e ca- del Littoriale – ben presto rinominato dai giornali
valcò la popolarità sempre crescente del calcio “Mole arpinatiana” - atto a testimoniare la vittoria
in Italia, tanto che agli inizi degli anni ’30 il fo- del Fascismo e della rinnovata romanità imperia-
otball si era già trasformato in quello che lo stori- le, come sottolineò lo stesso gerarca romagnolo:
co Felice Fabrizio definisce «un grande romanzo «L’idea di costruire un grande stadio a Bologna
d’appendice». In particolare, tre interventi voluti mi venne visitando le Terme di Caracalla». Co-
dal ras romagnolo erano stati decisivi per la sua struito a tempo di record (la prima pietra fu posta
affermazione come sport nazionale. Il primo è la dal re Vittorio Emanuele III il 12 giugno 1925),
Carta di Viareggio del 1926, che introdusse la l’attuale Stadio Renato Dall’Ara veniva inaugu-
suddivisione dei calciatori in “dilettanti” e “non-di- rato in uno dei giorni più tragici per la storia d’I-
lettanti”, permettendo di fatto un’apertura a un talia. Il 31 ottobre 1926, levatosi un triplice squil-
professionismo sotto mentite spoglie. La secon- lo di tromba, sul parterre della maestosa arena
da spinta verso la nazionalizzazione del calcio fu apparve Mussolini, attorniato da un numero di

27
astanti compreso tra le 50.000 e le 70.000 unità; gara veniva pareggiata a dieci minuti dal termi-
qualche ora più tardi, lungo via Indipendenza il ne da una rete di Pozzi. Tuttavia, i genoani non
Duce veniva colpito di striscio da una pallottola si presentarono per i tempi supplementari, sicuri
presumibilmente esplosa dal quindicenne Anteo che la vittoria sarebbe stata concessa a tavolino.
Zamboni, linciato sul luogo. L’episodio segnò la Così non fu, in quanto Mauro considerò nullo il
svolta in senso autoritario del Regime, che il 5 match, ordinandone la ripetizione. Si rese dun-
novembre avrebbe approvato i “provvedimenti que necessaria una quarta finale, questa volta a
per la difesa dello Stato”, sancendo di fatto l’in- Torino, che finì con un altro pareggio, anche se a
flessibilità della dittatura fascista. fare notizia furono ancora i supporter bolognesi.
Dopo la partita, alla stazione Porta Nuova, tra
La volontà di Arpinati di offrire un grande palco- i due treni speciali dedicati ai tifosi di opposto
scenico alla città era dovuta anche alla sua vi- schieramento, posti a quattro binari di distanza
scerale passione per il Bologna FC, un traspor- l’uno dall’altro, scoppiò un acceso confronto. Tra
to che si trasformò in ingerenza quando, nella insulti e sassaiole ad un certo punto dal treno
stagione 1924/25, fu il momento delle finali in- emiliano furono sparati alcuni colpi di pistola,
terregionali tra Genoa e Bologna, la cosiddetta fortunatamente senza feriti: nonostante il grave
«partita delle otto ore». La posta in gioco era episodio, il Bologna fu costretto a pagare soltan-
alta, in quanto chi avesse vinto avrebbe avuto to una lieve multa. Il campionato, però, doveva
accesso alla finalissima nazionale contro l’Alba ancora decidersi. L’ultimo atto della «partita delle
Roma per l’assegnazione dello scudetto. Dopo otto ore» andò in scena al campo Forza e Co-
la vittoria del Genoa allo Stadio Sterlino all’an- raggio di Vigentino, comune alle porte di Milano,
data e quella dei petroniani in Liguria al ritorno, alle 7 del mattino e a porte chiuse per evitare
il regolamento impose la disputa di uno spareg- nuovi scontri: il quinto Genoa-Bologna (9 agosto
gio da giocarsi in campo neutro, precisamente 1925) terminò 2-0 per i felsinei, che nella doppia
nella mediana Milano. Al seguito di due treni finalissima contro la vincitrice della Lega Sud,
speciali oltremodo carichi grazie alle tariffe fer- l’Alba di Roma, si aggiudicarono il massimo allo-
roviarie dimezzate c’era anche Leandro Arpinati, ro nazionale. In questo modo, con la complicità
che sarebbe divenuto a suo modo protagonista di Arpinati i Veltri si aggiudicarono lo «Scudet-
della sfida. Sul 2-0, i Veltri bolognesi poco dopo to delle pistole» il 23 agosto 1925, il primo della
l’intervallo accorciarono le distanze con Muzzio- loro storia.
li, dopo un quarto d’ora di discussioni e di po-
lemiche. Il motivo fu il seguente: inizialmente, Bologna capitale del calcio
sul tiro di Muzzioli l’arbitro Mauro – che qualche Nel giro di poco più di un anno lo scenario istitu-
anno più tardi, in qualità di delegato federale, si zionale, come abbiamo visto, mutò. Arpinati da
rivelerà centrale nell’assegnazione dei Mondiali capo del fascio bolognese e tifoso piuttosto ca-
1934 all’Italia - aveva segnalato il calcio d’angolo loroso divenne presidente della FIGC nel 1926,
in favore del Bologna, ma un’invasione di campo mentre il 1927 fu l’anno dell’esordio vittorioso
da parte degli spettatori fece mutare consiglio al al Littoriale, avvenuto il 7 giugno contro i grandi
direttore di gara, il quale assegnava così la rete rivali del Genoa. Dopo un’annata interlocutoria
ai felsinei. Gli astanti scesi sul terreno di gioco conclusasi con il quinto posto in Divisione nazio-
erano, infatti, tifosi e fascisti bolognesi che, men- nale, nella stagione 1928/29 il nuovo stadio por-
tre un connivente Arpinati rimaneva in tribuna, tò in dote ai petroniani il secondo titolo italiano,
avevano intimidito l’arbitro con insulti e minac- ancora con una finale plurima, ma questa volta
ce, sostenendo di aver visto il pallone entrare; contro il Torino. Ottenuta una vittoria ciascuno
Mauro aveva dunque preso la scelta più indica- all’andata e al ritorno, per decretare la squadra
ta a salvaguardare la propria persona, promet- vincitrice servì disputare la “bella” allo Stadio Na-
tendo nel contempo a De Vecchi, capitano del zionale del PNF di Roma, davanti a 30.000 spet-
Genoa, che avrebbe applicato l’articolo 50 del tatori e sotto gli occhi di Mussolini. La compagine
regolamento federale e riconosciuto la vittoria rossoblù si impose per 1-0, portando all’ombra
della sua squadra. Ristabilito l’ordine pubblico, la delle Due Torri il secondo scudetto. Al termine

28
29
del match, i bolognesi, accompagnati da Arpinati capiente di tutta la Penisola, al quale fu negato il
- che non aveva certo dismesso i panni del tifoso privilegio di prendere parte attiva al primo alloro
- incontrarono il Duce, che blandì la squadra di- mondiale della storia azzurra.
cendo: «Sono venuto alla gara sicuro di portarvi
fortuna. E avete vinto con l’energia necessaria Il 1934, inoltre, fu l’anno della seconda Coppa
per vincere ogni battaglia in istile fascista». Europa per i petroniani e il primo senza Arpinati
alla guida della Bologna Sportiva (la società fel-
Furono anni di grandi successi per i rossoblù sinea che inquadrava sotto l’egida fascista an-
e, di riflesso, per Arpinati. Il secondo posto nel che la sezione calcio), che si era sciolta renden-
campionato di Serie A 1931/32 concesse alla do indipendenti i rossoblù, affidatisi all’eponimo
compagine petroniana l’accesso alla Coppa Eu- Renato Dall’Ara. Ne nacque un ciclo leggenda-
ropa, che allineava le due prime classificate dei rio: tragicamente decisivo per il destino dell’Ita-
campionati ungherese, austriaco, cecoslovacco lia, il periodo tra il 1935 e il 1941 si configurò
e, appunto, italiano. Conquistata la finale a spe- invece per la compagine felsinea, «lo squadrone
se del First Vienna, gli emiliani si trovarono ad che tremare il mondo fa», come il più vincente
essere campioni d’Europa senza giocare l’ultimo della propria storia, grazie alla conquista di quat-
atto, in quanto Juventus e Slavia Praga, prota- tro scudetti e del prestigioso Torneo dell’Expo di
goniste dell’altra semifinale, erano state squalifi- Parigi nel 1937.
cate per gravi disordini occorsi sia all’andata che
al ritorno. Pertanto, furono assegnate la Coppa In conclusione, nella Bologna arpinatiana il cal-
Europa ai felsinei e una medaglia d’oro al gerar- cio fu l’ariete di una capillarizzazione dello sport
ca romagnolo in qualità di presidente della FIGC. ad ogni livello, resa ancora più echeggiante da
Non solo il Bologna per Bologna: la Nazionale attenzioni regali e politiche solitamente riservate
italiana, infatti, tra il 1927 e il 1933 transitò per a una capitale. E in parte lo fu: una capitale spor-
ben sette volte al Littoriale, battendo Roma e tiva, creata a immagine del proprio fondatore e
Milano in questa particolare classifica. Era l’ul- cresciuta sotto e oltre il suo patrocinio.
teriore conferma del successo della parabola di
Arpinati, padrone di casa sicuro e plenipotenzia- Pierfrancesco Trocchi
rio, nel 1933 contemporaneamente presidente
della FIGC e del CONI, nonché sottosegretario
al Ministero degli Interni (1929-1933). Il “ras dei
Illustrazione di Luca Vidali
ras”, tuttavia, vide la sua sorte cambiare brusca-
Instagram: @livingla_vida_luca
mente direzione nello stesso 1933. Nell’aprile di
Behance: lucavidali_pro
quell’anno, a causa di dissidi insanabili con l’al-
lora segretario del PNF Achille Starace, Arpinati
fu costretto a dimettersi prima da sottosegreta-
rio agli Interni, poi dalla presidenza del CONI e
- molto dolorosamente - da quella della Feder-
calcio. L’epurazione fu completa quando il ras di
Civitella di Romagna venne arrestato nella notte
del 26 luglio 1934 e condannato per cinque anni,
poi ridotti a due, al confino. Ciò significava che il
nome di Arpinati, insieme alla sua opera, doveva
subire un’inappellabile damnatio memoriae. Per-
tanto, il Littoriale venne declassato e progressi-
vamente dimenticato, tanto che fu espunto dalla
rosa delle strutture ospitanti la Nazionale italiana
nel contesto dei Mondiali di calcio del 1934. Uno
smacco davvero fragoroso, se si considera che
la “Mole arpinatiana” era lo stadio più moderno e

30
PAROLE NEL PALLONE
LA TOP 11 DI LINEA MEDIANA SUGLI SCAFFALI
Questa rubrica vuole trascendere dalle classiche RAI e ha come oggetto della narrazione la na-
recensioni di titoli a scopo valutativo, che seguo- zionale di Roberto Mancini, seguita dalle fasi di
no la logica del “promosso/bocciato” con tanto di qualificazione a Euro 2020 fino al trionfo della
voto in decimi. scorsa estate. Nelle cinque puntate vengono
Prediligendo una narrazione del calcio orientata presentate le varie partite secondo uno schema
secondo determinati principi etici e politici, “Linea standard che prevede un focus sulla fase pre-
Mediana” proporrà per ogni uscita una Top 11 di paratoria e quella successiva di ogni incontro,
opere bibliografiche, musicali e cinematogra- lasciando - giustamente - poco spazio al match
fiche appositamente scelte. Non si tratterà ne- vero e proprio, che viene raccontato usando bre-
cessariamente di uscite fresche di stampa, ma si vi highlights da angolazioni che il pubblico non è
vorranno segnalare titoli a noi cari per quella che abituato a vedere. Lo spaccato che viene fuori è
è la nostra formazione di vita politica e culturale, un ritratto piuttosto intimo della nazionale e del-
anche e soprattutto legata al pallone. le individualità - calciatori, tecnici, collaboratori e
Ovviamente l’invito è esteso a chiunque volesse anche giornalisti al seguito - che ne fanno par-
mandarci dei contributi, segnalando opere affini te. Se si tralasciano gli stucchevoli inframezzi di
ai principi suddetti. cui è protagonista Stefano Accorsi, il prodotto è
Or dunque, facciamo scendere la squadra in decisamente godibile e interessante anche per
campo... dagli scaffali. un pubblico non particolarmente addentro alla
quotidianità legata al mondo della nazionale o a
AA.VV., Acidi scozzesi (Einaudi, 1998) - Libro quella calcistica in generale. (Matteo Marchello)
Un’antologia di racconti abbastanza datata ma
degna di nota, questo “Acidi scozzesi” curato da Phil Thornton, Casuals (Boogaloo, 2004) - Libro
Kevin Williamson assieme ad altri autori della Una vera e propria bibbia per gli appassionati
terra di William Wallace, alcuni di quali all’epoca di stadio, spalti, musica e soprattutto vestiario.
emergenti. C’è di tutto: dalla passione per musi- Phil Thornton è riuscito in questo libro a conden-
ca e vinili dei protagonisti del racconto di Gordon sare la storia del movimento Casual, nato per
Legge, alle visioni psichedeliche mediate dalle caso tra i supporters del Liverpool tra la fine dei
sostanze stupefacenti nella storia di Laura Hird. Settanta e l’inizio degli Ottanta, e diffusosi nel
Ma è con “Il caso Rosewell” del maestro del ge- resto del Regno Unito in un’accezione non line-
nere Irvine Welsh che si toccano vette altissime are e a macchia. Così città come Manchester,
di letteratura a metà tra il pulp e il delirante, come Leeds, Aberdeen e in particolare Londra hanno
solo l’autore di Trainspotting e Colla è capace di successivamente fatto loro il verbo del vestiario
fare. Una storia di invasione di alieni di un pia- “Casual”, termine giornalistico che come spiega
neta sconosciuto che si alleano agli hooligans l’autore è sempre rimasto un po’ inviso ai prota-
dell’Hibernian, squadra del cuore dello scrittore gonisti che inizialmente sgraffignavano gli indu-
e ricorrente nei suoi romanzi, per la conquista menti dai marchi più costosi durante le loro tra-
del mondo. Risate e colpi di scena, in pieno stile sferte in Europa. La trattazione di questo libro, a
Welsh. (Nicolò Rondinelli) metà tra un saggio e una raccolta di numerose
testimonianze di vari personaggi legati agli stadi
Sogno Azzurro (Rai TV, 2021) - Serie TV britannici e alla scena musicale (si citano spesso
Sogno Azzurro è una miniserie trasmessa dalla i The Farm di Peter Hooton, autore anche della

31
fanzine “The End”), segue il filo conduttore della per rendere l’amalgama appetitosa e meritevole
nascita e dell’evoluzione dello stile Casual, tan- di essere letta. (Giuseppe “Dopone” Ranieri)
to scimmiottato anche oggi nelle varie lande dei
fans in tutto il mondo. Per i feticisti dei brand, The Business, Hardcore hooligan (BYO Re-
ricorrono spesso anche molti accostamenti alle cords, 2003) - CD/LP
marche dei vestiti e i relativi gruppi di supporters La correlazione tra i Business e il calcio e i suoi
nelle varie città. Testo molto godibile, pubblicato derivati, soprattutto sugli spalti e nelle strade, è
da Boogaloo Edizioni di Trento, famosa per le pressoché immediata. La band del compianto
sue collane di libri agiografici sulla scena hooli- cantante Mickey Fitz, tra gli esponenti più signi-
gan della terra d’Albione. (Nicolò Rondinelli) ficativi della cosiddetta seconda ondata del ge-
nere punk Oi! britannico dei primi Ottanta, con
Eva Sacchi e Massimiliano Rapone, Vita da ul- questo disco consacra la sua attitudine. Una sor-
tras (Agenzia X, 2021) - Libro ta di concept album, dove accanto a un suono
Confesso che pur essendo stato rapito immedia- decisamente più maturo e meno grezzo dei primi
tamente dalla copertina, sin dal momento in cui seppur rispettabili “Suburban rebels” e “Saturday
ho ordinato questo libro, temevo di imbattermi in heroes”, le liriche urlate da Fitz spaziano tra un
un’atroce delusione - forse per le mie eccessi- tema e l’altro tra pub, stadio, strada e calcio. Un
ve aspettative. Tutto sommato, “Vita da ultras” cenno di riguardo va alle tracce anthem “Guin-
di Agenzia X è meglio di quanto temessi, ma ness boys”, “Hardcore hooligan” e “Southgate
peggio di quanto sperassi… Vale a dire che pur Euro 96”, dedicata all’attuale coach della nazio-
nell’inevitabile parzialità del vissuto autobiogra- nale dei Tre Leoni e al suo rigore fallito in se-
fico dei due autori che hanno preferito operare mifinale di Euro 96 contro la Germania, in una
nella modalità da flusso di pensieri e con qual- rivisitazione del ritornello presa dal celebre “Fo-
che omissione/reticenza di troppo, il libro riesce otball’s coming home” dei Three Lions uscito in
a restituire - almeno parzialmente - cosa voles- occasione dell’Europeo di quell’anno. Un must.
se rappresentare fare parte di un gruppo ultras (Nicolò Rondinelli)
come la Fossa dei Leoni e della sua famiglia,
dalla preparazione delle coreografie alle trasfer- Daniele Vecchi, Federico ovunque (Red Star
te europee, fino ad arrivare allo scioglimento e Press/Hellnation Libri, 2020) - Libro
a una rinascita in altre vesti; concedendo agli Del ferrarese Daniele Vecchi avevo letto il ro-
scontri e alla violenza in generale il giusto spazio manzo “Togliatti Blocks”, rimanendone piace-

32
volmente colpito. Le aspettative su “Federico un calcio che sta perdendo sempre più la sua
ovunque” sono state ripagate a dovere, anche e anima popolare. (Nicolò Rondinelli)
soprattutto vista la delicatezza del tema relativo
all’assassinio di Federico Aldrovandi a opera di Alexi Zentner, Il colore dell’odio (66thand2nd,
quattro agenti di polizia il 25 settembre del 2005. 2020) - Libro
Vecchi analizza come le curve di molte squadre Zentner, autore canadese che vive negli Stati
di calcio e basket abbiano contribuito a tenere Uniti, riesce a sviscerare una tematica piuttosto
viva la battaglia per la giustizia portata avanti seria e attuale come quella del razzismo in ma-
in parallelo dalla famiglia del ragazzo e come niera egregia, in questo bellissimo romanzo che
la loro campagna di sensibilizzazione attraver- si legge tutto d’un fiato. È la storia di Jessup, un
so striscioni, coreografie e cori abbia catalizzato giocatore di football americano che ha ottimi ri-
l’attenzione di buona parte dell’opinione pubbli- sultati a scuola, ha degli amici e una vita appa-
ca. Il libro alterna capitoli relativi alla questione rentemente normale. Non tutto è oro quel che
della battaglia per la giustizia per Federico alla luccica, però: la sua famiglia è legata alla Santa
cronaca di violenze e omicidi perpetrati dalle for- Chiesa dell’America Bianca, che professa dottri-
ze dell’ordine contro i tifosi, da Plaitano a Furlan, ne naziste e profondamente razziste. Jessup in
per arrivare a Colombi e Sandri. Bello anche il realtà non frequenta più quel posto da quando il
corredo fotografico inserito nelle pagine di que- suo patrigno e suo fratello sono finiti in carcere
sto prezioso testo. (Nicolò Rondinelli) per aver ucciso due ragazzi di colore, ma la sua
vita è in ogni caso legata a questa congregazio-
Nicola Muscas, La isla bonita (66thand2nd, ne. La sua esistenza viene scombussolata da un
2021) - Libro evento tragico, un fatale incidente che lo coinvol-
Pensate a Cagliari, piazza calcistica di riguardo ge suo malgrado e mette in discussione la sua
oltre che città meravigliosa e dall’animo popo- intera caratura morale, in una città piccola dove
lare. Metteteci il calcio, il malaffare e un po’ di tutti sanno vita, morte e miracoli di ognuno. Jes-
sapore picaresco e il gioco è fatto. Nicola Mu- sup ha una ragazza afroamericana e condivide il
scas esordisce con questo bellissimo romanzo campo di football con dei compagni a cui è lega-
mescolando degli ingredienti all’apparenza non to a prescindere dal loro colore della pelle. Ma a
scontati. La storia si snoda attraverso le gesta un certo punto deve fare una scelta: stare dalla
dell’uruguaiano Santiago Ramiro Rodriguez, per parte della sua famiglia, additata come cancro
tutti” El Gordo”, un talentuoso giocatore sulla via razzista dal popolo progressista, o da quella del
del tramonto che a trentacinque anni si gioca la suo cuore. Uno spaccato suggestivo e molto at-
sua ultima occasione per dire la sua sul campo, tuale, ben descritto da Zentner. Consigliato. (Ni-
tra il vizio dell’alcol, i debiti di gioco e la fama del colò Rondinelli)
tombeur de femmes. Oltre a ciò, El Gordo sta
scappando dai suoi creditori che lo vogliono mor- Kasabian, S.t. (Arista Records, 2004) - CD/LP
to, ragion per cui si rifà all’appoggio incondizio- È certamente un eufemismo dire che i dischi dei
nato del direttore sportivo Firicano, personaggio Kasabian, band di Leicester ormai affermatissi-
alquanto losco a cui piacciono le scommesse e ma, siano tutti stupendi per gli amanti del genere.
le avventure, oltre che la cocaina e il gin tonic, e Scelgo il primo disco omonimo perché, come la
al dottor Morelli, fisioterapista truce dal cuore te- maggior parte delle band con cui sono cresciuto,
nero e malleabile. Ne sa qualcosa anche Laura, è quello che mi è rimasto più impresso nel cuore
una giovane giornalista che non vuole racconta- oltre che nelle orecchie. Al di là di tracce ormai
re verità di comodo e si troverà in tutti i sensi in- celebri come Club foot, L.S.F. e Reason is trea-
vischiata in quest’avventura. Così tra i sogni dei son, quello che incuriosisce dei Kasabian per i
tifosi di vedere il Cagliari in Champions League e lettori di Linea Mediana, oltre al sound di chiara
la lotta del Gordo con i suoi fantasmi e demoni di matrice britannica post anni Novanta con spruz-
un passato abbastanza recente, questo roman- zate psichedeliche e vagamente elettroniche, è
zo scorre via come uno shot di rum, lasciando il loro legame con il club cittadino, i “Foxes” del
spazio per un riso amaro di consapevolezza di Leicester City, a cui “prestano” il loro repertorio

33
durante le partite in casa allo Stadium. Ma anche
la passione di Sergio Pizzorno, il chitarrista e
songwriter di chiare origini italiane, per il Genoa,
data la sua parentela con la città della Lanterna.
Per il resto che dire? Ascoltatevi questo disco
prezioso e se vi piace procuratevi anche gli altri.
(Nicolò Rondinelli)

Roddy Doyle, Pazzo weekend (Guanda, 2013)


- Libro
Tre amici di Dublino si trovano al pub a Liverpool
in attesa di assistere al match della loro squadra
del cuore, i Reds. Tra una pinta e l’altra, Dave
e Pat si imbattono nella conoscenza di due ra-
gazze e chiacchierano del più e del meno per
ingannare il tempo che li separa dall’ingresso nel
glorioso Anfield. Ma c’è un problema: Ben, il ter-
zo della comitiva, è sparito e non si sa dove sia.
Con il suo stile irriverente e ironico, Roddy Doy-
le, già autore del bellissimo “Paddy Clarke ah ah
ah”, ci delizia tra risate e amara ironia, per un
finale sorprendente e inaspettato. (Nicolò Ron-
dinelli)

Mery per sempre (Marco Risi, 1989) - Film


Una pellicola cult nel panorama neorealista degli
ultimi trent’anni. “Mery per sempre”, tratto dall’o-
monimo romanzo di Aurelio Grimaldi e girato dal
regista Marco Risi, mostra uno spaccato sociale
piuttosto forte della Palermo di fine anni Ottanta
e del contesto del carcere minorile Malaspina (ri-
nominato “Rosaspina” nel film). Le vicende dei
protagonisti, la maggior parte dei quali, a parte
un giovane Claudio Amendola, furono presi dal-
la strada, si snodano all’interno delle mura del
carcere, con la guida del maestro Marco Terzi
(Michele Placido) come insegnante nelle ore
scolastiche. Cosa c’entra con il calcio? Una del-
le scene iniziali vede il gruppo dei ragazzi intenti
a giocare una partita nello spazio esterno, fino a
che Turris (Tony Sperandeo), la guardia carce-
raria, requisisce il pallone al gruppo. I ragazzi,
nonostante le sterili proteste, non riescono a ot-
tenere il pallone e proseguono la loro partita in
spregio alle autorità, facendo finta di calciarne
uno immaginario. È una scena molto carica di
significato, soprattutto per la valenza liberatoria
e aggregativa del calcio, a maggior ragione in un
contesto come quello carcerario. Molto bello an-
che il sequel “Ragazzi fuori”. (Nicolò Rondinelli)

34
35

Potrebbero piacerti anche