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Scopo di questa riflessione è proprio per andare ad indagare su quali sono quei
comportamenti che il bambino mette in atto davanti al computer: in che maniera il bambino
esplora la tecnologia e di conseguenza in che maniera i genitori devono porsi davanti ai
bambini e alla tecnologia. Lo studio si concentra sull’ambito 3-6 anni facendo leva
sull’educazione dell’infanzia e su una didattica che accompagna il bambino nella sua
esplorazione della didattica e nel suo ambiente dove sono compresi anche gli elementi
digitali.
PANORAMICA
● La tecnologia è ormai presente nell'ambiente nel quale i bambini crescono e
apprendono.
● L'uso del PC da parte dei bambini ha sollevato diversi dubbi e critiche.
● Il tema verrà, quindi, affrontato ampliando la riflessione, tenendo in considerazione
non solo il lavoro degli esperti, ricercatori, ma soprattutto il ruolo che svolgono sia i
genitori che le insegnanti nell'educazione dell'infanzia.
CONNECTED FAMILIES DI PAPERT- ci troviamo a cavallo tra anni 70-80- (matematico che
ha lavorato con Piaget e si è interessato alle macchine intelligenti e il loro sviluppo)
La cultura che aveva appreso lavorando con Piaget, ha individuato un logo (programma di
progettazione, ideato negli anni 80-90) che offriva ai bambini la capacità dei bambini di
appropriarsi del computer facendosi protagonista e non ‘succube’ dello strumento. Si
insegnava al bambino a programmare il movimento della tartaruga attraverso delle semplici
informazioni e comandi.
Papert si è posto il problema dell'educazione al digitale.
● La famiglia è il contesto di apprendimento più potente che orienta l’uso del digitale
dei bambini
● La familiarità dei genitori e dei bambini con le tecnologie fin dai primi anni e un uso di
queste a scuola, anche se ancora «moderato», rappresentano, secondo diverse
ricerche, la condizione più efficace, correlata al successo scolastico.
La scuola e specialmente il settore 0-6 è stato lasciato in disparte da questa
modernizzazione perché hanno coinvolto in maniera diversa la scuola primaria, sostenendo
la didattica. Anche in questo quadro vediamo la scuola un po’ svantaggiata rispetto alla
cultura tecnologica.
COME CREARE CONTESTI DI SENSO
[Seguendo la prospettiva di Dewey, il contesto è costituito dallo spazio fisico, dal luogo, la
relazione che va a instaurarsi tra le persone, determinata anche dallo spazio in cui ci
troviamo e dagli oggetti all’interno dell’ambiente → i contesti sono il frutto di una costruzione
elaborata dal docente stesso secondo gli obiettivi che vuole realizzare e il progetto formativo
che si vuole proporre. Il senso del contesto è dato dalla funzionalità e dall'intenzionalità che
si vuole attribuire a quel luogo e di conseguenza alle mie relazioni. Il tipo di relazione che si
stabilisce tra le persone che partecipano al contesto sono mediati dagli strumenti utilizzati.
Siamo, in quanto educatrici, coloro che individuano un progetto]
del fatto che le tecnologie fanno parte della nostra vita e che quindi devono essere inserite
nel progetto didattico-educativo, insegnando al bambino ad utilizzare in maniera più critica e
selettiva (si inseriscono oggetti digitali in un contesto di senso).
Si deve valorizzare l’ambiente di vita del bambino che viene favorito in un ambiente ricco di
stimoli che aiutano il bambino a guardare il mondo con più opportunità
Le domande che pone la tecnologia avvalorano le idee di fondo della pedagogia dell'infanzia
italiana ed europea (Mantovani, 2006) riguardo al nuovo ambiente di vita e di apprendimento
dei bambini, riconoscendo agli insegnanti un ruolo fondamentale.
Quindi: ↴
● Osservare i bambini dei cento linguaggi (espressione coniata da Malaguzzi) è
un'occasione per conoscere la loro «appropriazione nativa delle tecnologie» e l'uso
delle tecnologie da parte degli adolescenti prima che possano vivere una «socialità
sbilanciata nel mondo virtuale». Negli anni 90, nei laboratori di Reggio Emilia si era
già iniziato a far utilizzare il computer (in maniera creativa e personale) a bambini
anche piccoli.
● La formazione mirata alla familiarizzazione degli insegnanti con la cultura
tecnologica, a problematizzare per suscitare: consapevolezza, a generare confronto,
attribuendo un forte ruolo all’insegnante come un responsabilizzandoli come
adulti-registi e come insegnante- ricercatore (non c’è niente di prestabilito)
E’ un bambino reale e gli dà la possibilità di saper individuare qual è l’itinerario per
creare un contesto in cui sviluppi conoscenza e dia la possibilità al bambino di
ricercare e allo stesso tempo è l’educatore che lo sostiene e rilancia anche la
curiosità del bambino.
Studi e ricerche fatte in questo ambito.
*OCSE: organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico
*CERI: centro europeo per la ricerca e l’innovazione educativa
Il programma di ricerca avviato da *OCSE/CERI (2001-2003 e 2007- 2008) denominato
“New Millennium Learners” (NML) tendeva ad analizzare i comportamenti di apprendimento
dei nativi digitali. Secondo la ricerca CERI, non basta dotare le scuole della tecnologia, ma è
necessario sostenere e dare risposta alle domande dei “soggetti coinvolti dalla rivoluzione
digitale in atto nell'educazione”, sulle seguenti questioni:
● Le caratteristiche dei comportamenti cognitivi e di apprendimento dei nativi digitali;
● Gli effetti psicologici e sociali dell'uso estensivo dell'ICT (tecnologie riguardanti i
sistemi integrati di telecomunicazione) da parte dei MNL:
● Le innovazioni didattiche e metodologiche necessarie per venire incontro ai nuovi stili
di apprendimento sviluppati dai MNL;
● La comprensione degli effetti di questa trasformazione dell'utenza sui sistemi
educativi dei paesi OCSE.
Obiettivo della ricerca: fornire una definizione del NML per orientare politici e referenti
istituzionali nella comprensione del fenomeno e nella ricerca di soluzioni e per innovare la
scuola e renderla più adeguata alle esigenze dei MNL.
Lo studio utilizzando i dati dell'indagine PISA.
La letteratura scientifica e i dati di questa ricerca mettono in evidenza il fatto che i pericoli
posti «dagli insegnanti non sono tanto legati all'eccesso di utilizzo del computer e delle reti o
dei videogiochi, quanto piuttosto alla «solitudine» dei bambini di fronte ai nuovi strumenti,
alla mancanza di una figura di riferimento autorevole, che i genitori fanno fatica a identificare
con le maestre o i maestri dei loro figli, che permetta ai bambini di utilizzare produttivamente
gli strumenti che hanno a disposizione (Rivoltella, 2006).
In tale contesto viene ipotizzato un ruolo dei genitori nel contesto italiano di «mediatori
culturali» delle tecnologie rispetto alla scuola. Sull'introduzione degli strumenti digitali nella
didattica scuola e famiglia rischiano di trovarsi divisi; i genitori, che sostengono l'adozione
della tecnologia, e la scuola che rinvia il problema. Un contrasto che deve essere superato
con il dialogo.
Quindi le paure sono fondamentalmente 2.
Nella risoluzione di questi problemi bisogna pensare ai genitori e agli insegnanti come
mediatori che possano accompagnare i bambini nell'utilizzo delle tecnologie.
Deve esserci dialogo tra la scuola dell’infanzia e le famiglie dove è opportuno sviluppare un
processo di coeducazione perché hanno insieme un unico obiettivo: aiutare il bambino in
uno sviluppo adeguato, consapevole e orientato verso la costruzione del futuro cittadino.
Questo problema dunque va affrontato e risolto.
Per affrontare questo tema viene citato un lavoro di ricerca condotto da Mantovani e Ferri
nel 2005.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
● Il percorso formativo teorico-pratico ha consentito ai docenti di rivisitare le loro
pratiche didattiche, partendo da un atteggiamento di curiosità e flessibilità verso il
computer e le sue possibilità.
● L'esperienza ha confermato l'ipotesi della ricerca: i docenti, immigrati digitali non
necessitano solo di alfabetizzazione informatica, ma di percorsi formativi che li
aiutino a superare le paure e i pregiudizi e a generare invece degli atteggiamenti di
curiosità verso le tecnologie, interesse a esplorare e a utilizzare il computer come lo
utilizzano così come lo fanno i bambini: con spontaneità, in maniera curiosa e
costruttiva etc.
● Gli insegnanti sono stati sollecitati a non separare, anche nella didattica digitale, i
contenuti, le metodologie e gli strumenti dell'intervento dal bambino, soggetto attivo e
competente, evitando che il computer venga posto al centro del processo.