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Vita da bambini romani

ELIO racconta la storia di Pompei per bambini e ragazzi!

Ogni due settimane una striscia a fumetti e dei box di approfondimento, vi accompagneranno

alla scoperta di Pompei: un coinvolgente viaggio illustrato nel tempo e nella conoscenza della
nostra meravigliosa città.

Siete pronti a conoscere E L I O e i suoi amici speciali?

Questa settimana Elio e Gaia ci parlano di ….

Vita da bambini nell’Antica Pompei

Quali erano i giochi e i giocattoli dei bambini nell’Antica Roma? Sapevi che anche le bambine

di Pompei giocavano con le Barbie ..? Qual’era il destino per le bambine a Pompei?

ELIO ci racconta questo e molto altro in questa nuova puntata di Pompei Junior

Buona lettura!
La storia della vita dei bambini romani

Gli antichi scrittori Romani ci informano che una buona moglie era quella che preferiva non

uscire e restare a casa. Qui avrebbe potuto dedicare il suo tempo alla famiglia e alle faccende

domestiche come ad esempio educare i figli e… filare la lana: ovviamente gli scrittori dell’epoca

erano tutti uomini ed il movimento femminista sarebbe comparso qualche migliaio d’anni più

tardi!!! Non ci meraviglia dunque che l’educazione delle donne nell’antica Roma, sin da bambine,

era orientata a farne brave donne di casa.

Ma non mancano le sorprese: in tenera età non c’era molta differenza tra maschi e femmine. I

giochi delle bambine romane erano infatti quasi gli stessi dei loro coetanei maschietti:

giocavano infatti a palla, col cerchio, e con gli astragali – degli ossicini decorati con cui si
facevano vari giochi. Inoltre alcune bambine romane – quelle più ricche e benestanti, avevano

anche la possibilità di giocare con le Barbie, vabbè non proprio ovviamente, in realtà giocavano

con delle bambole grandi più o meno la metà delle attuali Barbie di cui erano per così dire le

antenate.

Anche per quanto riguarda le scuole non c’erano tante differenze. Bambine e ragazze andavano

infatti a scuola insieme ai maschi, ma solo fino all’età ritenuta giusta per sposarsi: allora

interrompevano gli studi e si dedicavano al marito e alle faccende di casa.

Le ragazzine romane partecipavano anche alle feste, sia civili che religiose, e cantavano nei cori

durante le cerimonie assieme ai loro coetanei maschi. Giunte al matrimonio le donne romane,

anche da sposate, restavano sotto la tutela paterna: questo garantiva loro una certa autonomia
rispetto al marito che era tenuto a trattarle coi riguardi del caso se non volevano inimicarsi il

suocero.

I giocattoli e i giochi per bambini all'epoca degli antichi romani

Vi siete mai chiesti quali fossero i giocattoli ed i giochi per bambini all’epoca degli antichi

romani? Sorprendentemente i giocattoli ed i giochi nell’antica Roma erano molto simili a

quelli di oggi. Ovviamente all’epoca non c’erano i videogiochi e per la Playstation si sarebbe

dovuto aspettare solo 2000 anni! La scelta dei materiali con cui costruire i giocattoli era

piuttosto limitata come limitato era il numero di giocattoli che un bambino poteva possedere. In

ogni caso allora come oggi, giochi e giocattoli, si basavano spesso sulle attività quotidiane della

vita reale e spesso imitavano situazioni in cui ci si poteva trovare ogni giorno. Le bambine
giocavano con le bambole, che potevano essere fatte di legno, stracci, cera, avorio e

terracotta. Alcune di esse avevano braccia e gambe snodabili quasi come le Barbie dei giorni

nostri. I ragazzi invece, giocavano con spade di legno fingendo di essere soldati. Ragazzi e

ragazze giocavano con piccole statuette di legno che riproducevano persone o animali, trottole

messe in moto da una piccola corda, altalene, aquiloni, biglie, e cerchi di legno con delle

campanelle che facevano rotolare lungo le strade.

Si giocava a nascondino, a palla ed anche con i giochi da tavolo. Uno di questi era molto

particolare e quasi misterioso in quanto non si è riuscito a capire bene come funzionasse.

Sebbene non sappiamo esattamente quali fossero le regole del gioco, sappiamo che parte di

questo gioco da tavolo consisteva nel mettere in fila delle lettere: doveva quindi trattarsi di un
gioco simile al moderno Scarabeo. Un altro gioco da tavolo, chiamato latrunculi (dalla parola

latina latrus che significa servo o soldato) era molto simile agli scacchi ed era giocato con una

scacchiera e delle piccole pedine chiamate latrunculi o calculi. Le pedine potevano essere fatte di

legno, pietra o anche cera. Scopo del gioco ovviamente era quello di catturare i latrunculi

dell’altro giocatore.

Pompei nel 79 d.C. era una città senza giovani adolescenti

Immaginate una città senza giovani. Niente bambini e niente adolescenti! Niente ragazzi che

vanno in giro a far chiasso, urlare, giocare e divertirsi. Un incubo direte voi! Eppure una città del

genere è esistita davvero per un breve periodo di tempo. Si trattava proprio dell’antica città di

Pompei. Poco prima dell’eruzione del Vesuvio che la distrusse completamente, Pompei era ormai
diventata una città senza ragazzi: una popolazione di soli adulti…o quasi! Come mai si venne a

creare una situazione così bizzarra in una città così importante e ricca dell’antica Roma? Ebbene

i fatti si svolsero così.

Qualche anno prima della famosa eruzione che distrusse Pompei, frequenti terremoti

avevano messo in allarme la popolazione che, spaventata, pensò bene di andar via e trasferirsi

altrove vendendo le proprie case per pochi soldi. Ghiotta occasione per quanti non navigavano

nell’oro e volevano riscattarsi anche economicamente. Chi ne approfittò? In maggioranza furono

ex-schiavi che avevano riacquistato la libertà dai loro padroni – i romani li chiamavano liberti, i

quali per pochi soldi comprarono case ed aprirono negozi di ogni genere. I liberti di solito erano

persone di una certa età che a fatica avevano conquistato la libertà e che quindi, come nuovi
ricchi, pensavano più agli affari ed a godersi i guadagni piuttosto che mettere su famiglia. Per

questo motivo Pompei fu per un periodo di tempo una città senza giovani!

La casa della famiglia romana

Nell’antica Roma, la domus era il tipo di casa occupata dalle classi sociali più elevate e da

qualche ricco liberto. C’erano domus praticamente in quasi ogni grande città dei territori sotto il

controllo dei Romani. La domus ha lasciato la sua traccia linguistica in italiano nella parola

domestico/domestica parola che deriva dal latino domesticus che a sua volta deriva da domus

appunto. Una domus era composta da molte camere, cortili interni, giardini e da pareti

riccamente decorate. Il vestibulum – l’ingresso conduceva in una sala centrale chiamata atrium

che era un ambiente molto importante dalla quale si poteva accedere agli altri ambienti che vi si
affacciavano, le cubicula – camere da letto, il triclinium – la sala da pranzo, il tablinum – una

specie di studio o salotto, il lararium – una stanza adibita al culto religioso.

La domus era molto di più che una semplice abitazione per la famiglia romana. Essa aveva

anche le funzioni di ufficio dove condurre i propri affari e, come abbiamo visto, di luogo adibito

al culto religiose. Le domus, un pò come accade anche oggi per le abitazioni contemporanee,

potevano essere di varie dimensioni: alcune erano più piccole e modeste altre invece molto

grandi e lussuose. Molto di quello che si conosce sulle domus proviene proprio dagli scavi

dell’antica città di Pompei – e di Ercolano. Sebbene esistono testimonianze archeologiche di

antiche domus anche nella città di Roma nessuna di essa conserva l’originale integrità delle
strutture come quelle ritrovate a Pompei che si sono conservate intatte esattamente come

quando erano occupate dai loro inquilini: i romani di 2000 anni fa!

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