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Tratto dalla DECIMA CONFERENZA

….Se cerchiamo di comprendere in un senso più profondo il significato dell'Essere-Cristo per la Terra,
dovremo prima aver ben chiaro che è essenziale per l'evento del Cristo che il mistero del Golgota si
sia verificato una volta in un preciso momento, dunque nel tempo e nello spazio. Tenendo presente
tutto questo, troveremo subito una contraddizione in una opinione generale che deve essere anche
la nostra; una contraddizione che non dobbiamo rimuovere discutendola, perché giustificata in sé,
ma che dobbiamo invece riconoscere se vogliamo allontanarla dalla nostra anima. Il mistero del
Golgota non può essere altro se non ciò su cui abbiamo sempre insistito: il senso dell'evoluzione
terrestre, posto che il mistero del Golgota abbia un'intima, reale verità. Sappiamo però che tutto
quanto accade nel tempo e nello spazio appartiene al regno della maja, della grande illusione; non
appartiene dunque alla reale eterna essenzialità delle cose. Ci troviamo così di fronte alla
significativa contraddizione dell'appartenenza del mistero del Golgota al regno della maja, della
grande illusione. Si tratta di una contraddizione importante che dobbiamo porre dinanzi all'anima
nostra, in tutta la sua validità.

Dato che il mistero del Golgota si è svolto nel tempo in cui l'evoluzione del genere umano appartiene
alla Terra, consideriamo un poco l'evoluzione del genere umano qui sulla Terra. Per quanto concerne
tale evoluzione, noi sappiamo che l'uomo proviene da mondi precedenti e che, secondo quanto
abbiamo esposto nella Scienza occulta, in un momento ben preciso fu sottomesso a quella che
possiamo chiamare la seduzione, la tentazione luciferica. Abbiamo spesso considerato la tentazione,
la seduzione luciferica, nel senso che ci viene indicato dalla ricerca scientifico-spirituale; sappiamo
che essa è stata portata a espressione in un quadro grandioso all'inizio dell'Antico Testamento, nel
quadro grandioso del cosiddetto peccato originale, di Lucifero in forma di serpente nel paradiso
terrestre, uno dei quadri più potenti nel campo dei documenti religiosi.

Se abbracciamo con lo sguardo il periodo di tempo che l'evoluzione dell'umanità ha trascorso dalla
tentazione luciferica fino al mistero del Golgota, questo ci si presenta come un tempo in cui gli
uomini erano gradualmente discesi da una originaria, pertanto atavica, rivelazione chiaroveggente,
frutto di precedenti stadi planetari, mediante la quale i mondi spirituali si presentavano al loro
sguardo animico; così nei secoli precedenti il mistero del Golgota l'umanità non si trovava più nella
condizione di poter alzare lo sguardo ai mondi spirituali come prima, ma possedeva ora soltanto
un'eco delle antiche

conoscenze di questi mondi.

Prendiamo ora un periodo relativamente breve (non possiamo certo risalire fino alla tentazione
luciferica) e facciamo passare davanti alla nostra anima la successione degli stadi discendenti
dell'evoluzione umana fino al mistero del Golgota.

Risalendo allora abbastanza indietro, troveremo la saggezza atavica che gli uomini anticamente
possedevano come reale visione dei mondi spirituali, espressa nell'eco di concezioni religiose del
mondo, tramite il fatto che gli uomini veneravano un antenato più o meno importante e altamente
rispettato.

Questo significa che in varie regioni della Terra noi troviamo un tipo di culto religioso che possiamo
indicare come culto degli antenati. Tale culto sopravvive ancora presso popolazioni rimaste più o
meno a gradi evolutivi precedenti. Gli uomini dunque venerano o innalzano uno sguardo reverente a
un antenato. Che cosa sta alla base di questo riguardare con reverenza un antenato? Quale è la
realtà di questo innalzare lo sguardo verso gli antenati in antichi tempi, nei tempi più antichi fino ai
quali può ancora risalire la storia? Si deve risalire a tempi molto remoti per trovare una determinata
epoca in cui fu vivo il culto degli antenati (vedi schema più avanti).

Il culto degli antenati non si fondava sul fatto che le persone immaginassero di dover innalzare lo
sguardo a un antenato, come crede la scienza superficiale di oggi; i più antichi culti degli antenati
avvenivano in modo che gli uomini, in determinati periodi della loro vita, avevano effettivamente
un'immediata visione dell'antenato. Chi innalzava lo sguardo all'antenato-dio, in determinati periodi
della vita e nei momenti

tra la veglia e il sonno, molto comuni in tempi antichi, perveniva a una reale unione con quello che
egli venerava come suo antenato. L'antenato gli appariva non solo in sogno, ma anche in
un'immagine sognante che per la persona in questione possedeva carattere di realtà. Si riunivano
insieme in un unico culto degli antenati coloro ai quali appariva un antenato co-mune. Ciò che gli
uomini vedevano in spirito era veramente una figura umana salita a un livello elevato; tuttavia dietro
quella figura umana si celava ancora qualcosa di totalmente diverso. Volendo conoscere che cosa si
celasse veramente dietro quella figura spirituale, bisogna tener presente che l'antenato era morto,
che aveva abbandonato la Terra come persona assai rispettata dopo aver operato molto per il bene
di una comunità umana. L'antenato era passato attraverso la porta della morte e dunque, quando gli
uomini innalzavano a lui il loro sguardo, egli si trovava sulla via tra la morte e una nuova nascita. Che
cosa vedevano dell'antenato quegli uomini, quando innalzavano a lui il loro sguardo?

Sappiamo bene che quando un uomo passa attraverso la porta della morte, rimane per breve tempo
ancora entro il suo corpo eterico; poi il corpo eterico viene deposto. Questo fatto significa però che il
corpo eterico passa nei mondi spirituali, nel mondo eterico. L'uomo continua a evolversi nell'io e nel
corpo astrale; il corpo eterico passa nel mondo eterico.

Dato che l'uomo in questione aveva svolto sulla Terra qualcosa di duraturo, la memoria del corpo
eterico rimaneva a lungo. Nella loro antica chiaroveggenza atavica sognante quelle persone
percepivano il corpo eterico del loro antenato, veneravano ciò che si rivelava loro attraverso quel
corpo eterico.

Ma tra la morte e una nuova nascita il corpo eterico viene in contatto con gli spiriti delle gerarchie
superiori, principalmente con gli spiriti della gerarchia delle archai, degli spiriti del tempo. Dato che
l'uomo preso in considerazione era stato una personalità importante per l'evoluzione dell'umanità,
egli si univa allo spirito del tempo che stava portando l'umanità un grado in avanti.

Quello che si manifestava attraverso questo spettro, diciamo così, dell'antenato, era
fondamentalmente lo spirito del tempo, uno degli spiriti del tempo, e quindi la venerazione dei più
antichi culti religiosi era offerta allo spirito del tempo.

Risalendo ai tempi che la storia presenta ancora come molto remoti, troviamo ovunque che gli
uomini veneravano i corpi eterici dei loro antenati come tramite per la rivelazione degli spiriti del
tempo. Risalendo dunque fino al culto degli antenati, abbiamo in realtà la venerazione degli spiriti
del tempo, delle archai.

Gli uomini continuarono poi a discendere e cominciarono a venerare le divinità che ci sono note
dalle diverse mitologie e da noi conosciute come arcangeli; lo stesso Zeus nella mitologia greca,
come altri, hanno il valore di apparizioni arcangeliche. Nei tempi più antichi gli uomini guardavano su
agli spiriti del tempo; poi innalzavano lo sguardo agli spiriti che non erano più spiriti del tempo, ma
spiriti dello stesso grado di quelli che sono anche le guide dei popoli, cioè gli arcangeli.

Possiamo quindi dire che il politeismo succede al culto degli avi, e gli uomini venerano gli arcangeli.

Si arriva poi al tempo in cui gli uomini discendono ulteriormente, al tempo in cui a poco a poco deve
nascere l'io del singolo uomo. Troveremo allora che nazioni progredite relativamente presto, altre
più tardi (gli egizi ad esempio già nel secondo secolo, i popoli dell'Asia anteriore più tardi) passano al
monoteismo, vale a dire iniziano a venerare non più arcangeli ma angeli, ciascuno il proprio angelo.
Essi discendono dal superiore politeismo all'inferiore monoteismo. Dopo quanto è stato esposto ieri
non dovrà più sembrare strano quel che dirò adesso; si vedrà come gli uomini debbano venir curati
dell'orgoglio che permea tutta la scienza religiosa, dell'opinione secondo la quale ciò che
generalmente si chiama monoteismo debba guardare al politeismo come a una religione subor-
dinata. Non si tratta di questo infatti; le cose stanno proprio come sono state esposte adesso.

Perché i popoli antichi potevano ancora venerare archai, arcangeli, angeli? Essi lo potevano perché
possedevano ancora un residuo o un'eco delle antiche ataviche capacità chiaroveggenti. Perciò essi
potevano elevarsi a ciò che era sovrumano; potevano per così dire sollevarsi al di sopra dell'umano,
ele. varsi al sovrumano. Negli antichi misteri questo elevarsi al sovrumano veniva particolarmente
coltivato. Gli uomini venivano condotti a sviluppare ciò che usciva dai confini dell'umano,
permettendo all'anima di elevarsi al regno della spiritualità.

Venne poi il tempo in cui nacque per gli uomini l'io umano, come vive fra nascita e morte. Era questo
il periodo che coincide col mistero del Golgota. Se il mistero del Golgota non fosse avvenuto, gli
uomini sarebbero degenerati; sarebbero discesi dalla venerazione degli angeli alla venerazione della
gerarchia subito inferiore: all'uomo stesso. Ci basti ricordare come i cesari romani si siano lasciati
venerare quali dèi, come essi fossero ritenuti veramente dei dal popolo, e vedremo dunque che al
tempo del mistero del Golgota gli uomini erano tanto avanti nella loro degenerazione, da non
rivolgere più la loro preghiera ad archai, arcangeli o angeli, bensì all'uomo stesso. Era dunque venuto
il tempo in cui, per salvare gli uomini dal rivolgere la loro preghiera all'uomo terreno, doveva
apparire l'Uomo-Dio.

Il fatto che l'Uomo-Dio sia entrato nella storia, indica un modo essenzialmente nuovo di porsi nella
vita religiosa. Infatti dove è da ricercarsi la venerazione di angeli, arcangeli, archai, e infine anche la
venerazione dell'uomo, come per i cesari ro-mani? Nell'uomo stesso; poiché nessuno venerava i
cesari attraverso i cesari, ma naturalmente attraverso se stesso; la venerazione era sorta nell'uomo
stesso, scaturiva dall'anima umana. Il Cristo dovette entrare nell'evoluzione dell'umanità come fatto
storico, dovette venir percepito dall'esterno come un fenomeno di natura, dovette avvicinarsi agli
uomini per una via diversa da quella per la quale si erano avvicinati agli uomini gli dei delle antiche
religioni. « Dove due sono uniti nel mio nome, io sarò fra loro » è un assioma del cristianesimo; ciò
significa che se angeli, arcangeli, archai si potevano ancora incontrare sulla via della mistica
individuale, su quella via è impossibile trovare il Cristo. Chi desidera praticare un misticismo
individuale, come spesso viene descritto anche fra i teosofi, di regola non giunge che all'angelo; non
fa che interiorizzare maggiormente l'angelo, talvolta rendendolo perfino più egoistico di quanto non
facciano altre persone nei confronti del loro Dio. Il Cristo si trova in altro modo; non attraverso un
mero sviluppo dell'interiorità, ma rendendosi soprattutto coscienti che il Cristo appartiene alla
comunità umana, a tutta la comunità umana.

Giungiamo ora a un'importante differenziazione che, dobbiamo ammetterlo, viene accolta


nell'anima umana solo con grande difficoltà. È però assolutamente necessario sollevarsi al suo
livello. Quando durante la vita incontriamo un altro uomo, è nell'ambito della maja che noi, quali
uomini, stiamo di fronte all'altro essere umano. Proprio come dei fenomeni naturali abbiamo di
fronte soltanto la maja, così avviene anche per l'altro uomo di cui abbiamo dinanzi a noi soltanto la
maja. Nell'ambito della maja dunque quest'uomo ci sta di fronte, prima come appare quale persona
ai nostri sensi esteriori e a tutto ciò che si riconnette al mondo dei sensi; poi ci sta davanti quale
appartenente a una famiglia, a un popolo, al suo tempo. Se lo si abbracciasse con lo sguardo in modo
completo, si scorgerebbero dietro di lui l'angelo, l'arcangelo, l'arché; tutti però si esprimono in
quell'uomo. Proprio in virtù del fatto che arcangeli e archai stanno dietro di lui, l'uomo è inserito
quale membro in un determinato gruppo di uomini.

In altre parole, egli si trova così inserito nella linea ereditaria, nei rapporti ereditari. E solo per una
nostra limitatezza, umanamente comprensibile, che non giudichiamo sempre con coscienza l'essere
umano che abbiamo di fronte secondo questa sua appartenenza, perché inconsciamente noi lo
facciamo sem-pre. Senza averne coscienza noi ci stiamo reciprocamente di fronte in questa
differenziazione che di necessità deve venir introdotta nell'umanità attraverso queste tre gerarchie.
Ma il Cristo richiede di più; il Cristo richiede qualcos'altro. Il Cristo richiede in realtà questo: quando
incontri un uomo tu devi riguardarlo in modo da sentire che, in ciò che così ti appare nel mondo
esteriore, non risiede l'uomo completo; tu devi guardare quest'uomo in modo da sentire che il suo
essere reale non proviene soltanto da archai, arcangeli, angeli, bensì da spiriti superiori che non
appartengono più all'evoluzione terrestre e nemmeno all'evoluzione planetaria (che inizia con le
archai come sappiamo dalla Scienza occulta); devi sentire che l'essere dell'uomo proviene da
superiori spiriti celesti e che con esso entra nella maja qualcosa di soprannaturale.

Per comprendere appieno ciò che ho espresso ora, è necessario trasferire completamente nel
sentimento questo contenuto, ed evitare che rimanga un semplice concetto. Bisogna comprendere
in tutta chiarezza che con ogni uomo ci viene incontro qualcosa la cui natura è soprannaturale e tale
da non esser comprensibile con mezzi umani terreni. Allora ogni uomo si sentirà compenetrato da
un'intima venerazione nei confronti di tutto ciò che è umano. Ma prima del mistero del Golgota gli
uomini avevano gradualmente perduto questo elemento sovrumano ed erano discesi al livello
umano. Avevano perduto il sovrumano perché, nel momento in cui un uomo (si osservi bene questa
frase) quale cesare romano si fa adorare come una divinità, perde la sua umanità e sprofonda nel
sub-umano. Egli cessa di essere uomo quando si lascia adorare come qualcosa di sovrumano
nell'ambito della vita sociale. Gli uomini dunque erano sovrastati dalla minaccia di perdere la loro
umanità; essa fu resa loro dall'apparizione del Cristo sulla Terra. Si legga il ciclo di Karlsruhe * in cui
ho esposto come a ciascun uomo sia stato realmente comunicato qualcosa dal fatto che il Cristo fu
presente sulla Terra. L'evento del Cristo ha fatto sì che in ogni uomo terreno, anche se peccatore o
pubblicano (ed è per questo che il Cristo si associa a queste persone), si riconosca il Cristo che sta
dietro di lui, e insieme la verità delle parole: « Ciò che farai al più piccolo dei miei fratelli sarà come
fosse fatto a me ». Come ho detto, è necessario trasferire completamente questo concetto nella
sfera del nostro sentire, poiché solo allora ne conquisteremo la piena verità. Dinanzi a ciò che si vede
vengono infatti a cadere tutti i concetti e le rappresentazioni che separano gli uomini; qualcosa di
comune a tutti gli uomini aleggia come un'aura intorno alla Terra quando ci si convinca che non
basta spingere la nostra ricerca fino alle archai, ma è necessario pervenire a ciò che si trova al di
sopra delle archai, ogni qualvolta ci si trova di fronte a un altro uomo.

Se volgiamo ancora una volta lo sguardo agli antichi misteri, troveremo che in essi l'uomo cercava di
elevarsi al di sopra di se stesso per conseguire nella sua anima un'unione col mondo spirituale. Tutto
questo è possibile solo fino a un certo grado, in conseguenza del fatto che ebbe luogo la tentazione
luciferica. Nella sua ascesa l'umanità perse la possibilità di elevarsi ulteriormente. Non si può portare
più nulla su nei mondi superiori. Qual'è la ragione di tutto ciò? Troveremo risposta a questo quesito
se avremo ben presente il significato più profondo della tentazione luciferica. Che cosa vuole
veramente Lucifero dall'umanità? Abbiamo spesso insistito su questo punto. L'umanità vive nella
maja, in ciò che è soltanto uno specchio del mondo e non il mondo reale. Ma che cosa vuole allora
Lucifero? In questo specchio l'uomo può elevarsi di alcuni gradi al di sopra di se stesso fino all'arché.
Per procedere ulteriormente nello spirituale deve poi esser accolto da Lucifero, deve fare di Lucifero,
che è la luce, la guida che può condurlo oltre. Se ci si fosse arrestati all'evoluzione luciferica, se il
Cristo non fosse entrato nell'evoluzione umana, dal tempo immediatamente successivo al mistero
del Golgota (supponendo che quest'ultimo non avesse avuto luogo), gli uomini si sarebbero tanto
evoluti nell'ambito dei misteri da avere una chiara percezione delle archai. Ma poi sarebbero entrati
nel mondo luciferico. Quindi sarebbe rimasto sulla Terra tutto ciò che fu istituito da spiriti superiori,
ad esempio dagli exusiai, entro l'evoluzione terrestre quale elemento ter-restre-umano, tutto ciò che
sulla Terra è terrestre-umano. Gli uomini si sarebbero dunque spiritualizzati in modo per così dire
completamente ascetico, e in tale ascetica spiritualizzazione, lasciando indietro la corporeità,
sarebbero entrati nel mondo spirituale luciferico. Le anime umane avrebbero trovato la loro
salvazione, ma la Terra avrebbe perduto il suo scopo. I corpi non avrebbero potuto rendere alle
anime il servizio loro imposto. Nell'aver impedito una simile eventualità è riposto il significato del
mistero del Golgota.

Dobbiamo ora riguardare ancora una volta all'evoluzione precedente il mistero del Golgota, se
vogliamo comprendere bene questo problema. Dall'inizio dell'evoluzione terrestre, Lucifero aveva
l'intenzione di distaccare gli uomini dalla Terra, attirandoli su nei suoi regni spirituali. Lucifero non
aveva interesse per il resto dell'evoluzione terrestre; voleva soltanto avere per sé ciò che le divinità
superiori avevano posto nell'evoluzione con l'uomo. Questo egli voleva sottrarre, come anima,
all'evoluzione terrestre, dopo che avesse dimorato un certo tempo nella forma fisica conferita dagli
exusiai, dagli spiriti della forma. Egli voleva dunque condurre via le anime, abbandonando la Terra al
suo destino. Come mai nel tempo precedente il mistero del Golgota gli uomini non hanno seguito
l'impulso di Lucifero mirante a condurli in un mondo pieno di luce? Perché essi non seguirono
quell'impulso? Il perché di tutto questo si può desumere da alcuni accenni che ho già fatto anche qui
durante queste conferenze. Gli uomini non seguirono quell'impulso perché le divinità superiori
introdussero nell'evoluzione terrestre qualcosa che impedì all'uomo, vorrei dire, di divenire tanto
leggero nel corso della sua evoluzione da poter immediatamente seguire Lucifero.

Come ho già indicato, venne introdotto in antichi tempi nell'evoluzione terrestre ciò cui si dà il nome
di ottava sfera.

Uno degli aspetti di questa ottava sfera consiste nel fatto che l'uomo acquisisce un tale impulso e
una tale inclinazione verso la propria natura inferiore, che Lucifero non è in grado di estrarre da
quest'ultima la natura superiore. Ogni volta che in tempi antichi Lucifero fece il tentativo di
spiritualizzare gli uomini, questi erano troppo avvezzi alla carne per poterlo seguire. Se non avessero
avuto questa inclinazione per la natura fisica, la carne, gli uomini avrebbero seguito Lucifero. È uno
dei grandi misteri dell'esistenza cosmica che un elemento divino sia stato effettivamente immesso
nella natura umana, al fine di conferirle un peso maggiore di quello che avrebbe avuto senza
l'immissione di quell'elemento, divino e necessario. Senza l'introduzione di tale elemento, le anime
umane avrebbero seguito Lucifero. Se risaliamo ad antichi tempi troveremo ovunque che le religioni
facevano in modo che gli uomini venerassero ciò che è terrestre, ciò che offre connessioni terrestri,
ciò che vive nella carne e nel sangue, perché gli uomini fossero in tal modo appesantiti tanto da non
essere trascinati fuori nell'universo. Dato poi che per le cose riguardanti sia l'elemento umano sia
quello cosmico non bastano disposizioni sul piano umano ma sono necessarie ovunque anche
disposizioni sul piano cosmico, avvenne dunque ciò che si trova descritto nella mia Scienza occulta,
avvenne cioè che in un determinato momento fu non solo conformata la Terra con la sua orbita
intorno al Sole ma le venne anche assegnata la Luna in qualità di satellite.

Che cosa significa dunque che la Terra abbia ricevuto la Luna come satellite? Dire che la Terra
ricevette la Luna come satellite non significa altro che questo: la Terra acquisì una forza tramite la
quale poter tenere la Luna nel proprio ambito, poter attrarre la Luna. Se la Terra non avesse ricevuto
questa forza di attrazione nei confronti della Luna, l'elemento spirituale correlativo di tale forza non
avrebbe vincolato l'uomo alla sua natura inferiore; riguardata infatti da un punto di vista spirituale,
la forza che lega gli uomini allo loro natura inferiore è la medesima mediante la quale la Terra
esercita attrazione sulla Luna. Pertanto possiamo dire: la Luna è posta nell'universo come
oppositrice di Lucifero, per ostacolare l'elemento luciferico. Ho già una volta accennato qui a questo
mistero *. Ho accennato al fatto che al tempo del materialismo del secolo dicannovesimo questa
verità fu assolutamente invertita nel libro di Sinnet * Buddismo esoterico: ivi la Luna veniva descritta
come qualcosa di ostile all'uomo. In verità, essa non gli è affatto ostile; gli impedisce anzi di cadere
vittima della tentazione luciferica, quale elemento correlativo di ciò che si presenta all'uomo come
adesione alla natura inferiore.

Per spiritualizzare la natura inferiore, non per strappare le anime dalla natura inferiore ma per
spiritualizzarla, era necessario disporre qualcosa che agisse nel subconscio. Se questo avesse avuto
luogo sul piano cosciente gli uomini sarebbero sprofondati al livello animale, avrebbero seguito
coscientemente la natura inferiore. Era necessario che nella natura inferiore vi fosse qualcosa di cui
l'uomo non avesse coscienza, che non seguisse coscientemente; era necessario che come uomo,
come essere sulla Terra, egli seguisse l'elemento divino che fluiva nella sua natura inferiore. Il Dio
dell'Antico Testamento, il Dio Jahve, aveva soprattutto il compito di trattenere l'uomo sulla Terra, e
pertanto Jahve è misteriosamente connesso alla Luna, così come è esposto nella mia Scienza occulta.

Da quanto ho detto si può valutare quanto sia materialistico indicare la Luna precisamente come
l'ottava sfera, quando l'ottava sfera è la forza, la sfera che attrae la Luna. Anche la Blavatsky, nella
sua deviazione, ha sviluppato qualcosa di

particolarmente maligno, presentando calunniosamente nella

Dottrina segreta il Dio-Jahve come una semplice divinità lunare e volendo mettere al posto di questi
Lucifero, rappre. sentandolo come amico dello spirito; esso lo è certamente, nel senso da me
esposto. Ella volle rappresentare il Dio-Jahve come il Dio della mera natura inferiore, mentre proprio
ciò che costituisce l'opposizione a Lucifero venne immesso nella natura inferiore.

Si vede dunque quanto sia pericoloso presentare delle verità che possono venir invertite nel loro
opposto. La Blavatsky subì la seduzione di determinati esseri che avevano interesse a condurla a
porre Lucifero al posto del Cristo; perché tutto questo fosse raggiunto si doveva introdurre nel
mondo il contrario della verità a proposito dell'ottava sfera e calunniare il Dio-Jahve, presentandolo
semplicemente come il Dio della natura inferiore. Così operarono nell'interesse del materialismo le
potenze cosmiche che vollero promuoverlo anche tramite ciò che si definiva teosofia; infatti il
materialismo sarebbe sprofondato nel peggiore degli abissi se gli uomini fossero giunti a credere che
la Luna fosse realmente l'ottava sfera, nel senso indicato dal Sinnet e dalla Blavatsky, e che il
cristianesimo dovesse essere assolutamente combattuto.

L'aver posto l'oppositore di Lucifero nella natura inferiore servì solo fino a che l'uomo non ebbe
sviluppato l'io, come avvenne al tempo del mistero del Golgota. Si sottovaluta veramente troppo il
grado di attutimento dell'io negli antichi tempi. L'io era attutito. Esso si presentò soltanto nei secoli
intorno al mistero del Golgota. Non fu più sufficiente l'aver posto solo nel subconscio, nella
subcosciente natura inferiore, l'oppositore di Lucifero; doveva ora venire qualcosa che l'uomo
potesse accogliere nella coscienza: il Cristo, che rappresenta l'ulteriore evoluzione del Dio-Jahve. Il
Cristo doveva venire affinché in modo ora cosciente, attraverso l'adesione al Cristo, l'uomo si
opponesse alla mera spiritualizzazione perseguita da Lucifero. Il Cristo è infatti disceso per tutti gli
uomini. Soltanto per il fatto di sentirci connessi con tutti gli uomini noi apparteniamo alla Terra;
realmente per questo motivo apparteniamo alla Terra. In questo legame con gli uomini e in ciò che
noi portiamo avanti per questo legame, per un legame completo e totale con gli uomini, in questo
dunque, risiede la più profonda comprensione per il Cristo.

Fintanto che gli uomini vissero con un io non ancora interamente sviluppato, prima del mistero del
Golgota, essi passavano nel mondo spirituale attraverso la porta della morte, entrando ivi in contatto
con angeli, arcangeli, archai. Ma dal momento che non avevano ancora sviluppato completamente
l'io qui sulla Terra, non avevano nemmeno bisogno, dopo aver passato la porta della morte, di
sviluppare un rapporto cosciente con le entità spirituali superiori. Tutto ciò era regolato dalle forze
ataviche presenti negli uomini. Ma a partire dal mistero del Golgota, e non a motivo di esso, ogni
cosa è diventata essenzialmente diversa per gli uomini. Basterà guardare noi stessi per vedere come
le cose siano mutate.

Un uomo passa attraverso la porta della morte, ed altri uomini anche passano attraverso la porta
della morte; oppure: un uomo attraversa la porta della morte ed altri rimangono qui sulla Terra.
L'uomo rimane però tale anche dopo aver attraversato la porta della morte, ed il nostro nesso con
lui non può cambiare, quanto si desideri rimanere con lui in una giusta connessione. Riflettiamo però
su questo fatto: ascendendo ai mondi spirituali, ora che viviamo in un tempo posteriore al mistero
del Golgota, l'uomo passa nella sua ascesa attraverso le gerarchie degli angeli, degli arcangeli, delle
archai; dato poi che si trova in un tempo in cui qui sulla Terra si è sviluppato il suo io, egli possiede
pure una coscienza per le altre gerarchie che si trovano al di sopra. Ciò significa che egli sviluppa
coscientemente le forze che sono fluite in lui da entità ancora superiori alle archai. Che cosa significa
tutto questo? Consideriamo un caso preciso, supponiamo che a qualcuno sia morta una persona
molto cara, e che egli sia rimasto in vita. La persona che è passata attraverso la porta della morte,
come sappiamo, mantiene per anni determinate inclinazioni e tendenze che le erano proprie qui
durante la vita; ma per il fatto di aver sviluppato come uomo un io qui sulla Terra, passando
attraverso la porta della morte qualcosa in lui si impegna subito coscientemente riguardo alla
prospettiva della successiva incarnazione. Questo avviene in modo decisivo nel momento che ho
indicato nei miei misteri drammatici * come la mezzanotte dell'esistenza; ma già qualcosa si
presenta alla coscienza umana dopo la morte, allorché l'uomo ha attraversato la porta della morte.
Quando un uomo si trova dunque in questa condizione, vive in lui qualcosa che lo allontana da tutto
ciò che gli era connaturato nell'ultima vita. Per esempio, nell'ultima incarnazione quell'uomo era
appartenuto a una determinata nazione. La persona che è rimasta in vita continua ad appartenere a
quella nazione entro il suo corpo fisico. Ma una forza appartenente a una nazione completamente
diversa prende possesso del disincarnato. Il legame tra il vivo e il defunto come può dunque essere
un legame reale che continua senza indebolirsi al di là della morte? Tutto questo è possibile se chi
rimane sulla Terra ha una comprensione per ciò che trascende angeli, arcangeli, archai, vale a dire se
si trascendono le inclinazioni che si possono sviluppare qui nell'ambito del proprio nesso con gruppi
di esseri umani. Se rimanesse qui sulla Terra una persona appartenente a un determinato popolo ed
a questa morisse qualcuno che già si prepara a diventare appartenente a un altro popolo, il legame
di amore con il defunto non potrebbe che esserne offuscato. Solo per il fatto che entrambi questi
uomini professino la propria fede nel Cristo e comprendano il Cristo in ciò che trascende tutte le
differenziazioni tra gli uomini, soltanto per questo il loro legame può avere carattere sopran-
naturale. Che cosa disse infatti Giovanni Battista quando il Cristo si presentò al battesimo? « Vedete,
ecco l'agnello di Dio che porta i peccati del mondo »; sono parole il cui pieno significato dovrebbe far
impallidire se lo si accogliesse in tutta la sua gravità.

Potrebbe sorgere questa domanda: perché il Cristo è stato vittorioso e non Mitra? Nel tempo in cui il
cristianesimo si diffuse da oriente verso occidente, il culto di Mitra si diffuse contemporaneamente
seguendo il corso del Danubio verso l'Europa occidentale, fino alla Francia e alla Spagna. Ma il culto
del Cristo riuscì vittorioso su quello di Mitra. Perché?

Il culto di Mitra si era sviluppato ascendendo al di sopra di angeli, arcangeli, archai, e tramite questa
ascesa voleva raggiungere la Luce del mondo, il Reggitore del mondo. Come si presenta al contrario
il Cristo? Il Cristo è colui che ha preso su di sé, per l'evoluzione della Terra, tutto ciò che si lega ad
angeli, arcangeli, archai, tutto ciò che incatena l'uomo alla Terra. Egli porta i peccati del mondo, cioè
quei peccati che sono entrati nel mondo attraverso le differenziazioni umane.

Il Cristo è un Essere di fronte al quale l'uomo deve dirsi: io appartengo a una singola comunità
umana; appartenendo a una singola comunità umana, a qualcosa cioè che si connette al terrestre, io
mi separo dal celeste. Pertanto può salvarmi solo un Essere che nulla abbia a che fare con le umane
differenziazioni. Solo comprendendo in me il Cristo, che mi guida oltre le differenziazioni terrene,
che mi insegna a sentire che è dolore, che è apportatore di morte ciò che è causato dalle
differenziazioni terrene, solo così posso ritrovare il legame con i mondi spirituali. Tutto ciò che si era
introdotto nell'umanità attraverso le differenziazioni è stato rimosso dall'umanità perché il Cristo è
entrato nel mondo. Pertanto il Cristo non poteva essere una divinità quale Mitra che guida gli uomini
al di sopra di se stessi, bensì il Dio che discese sulla Terra per liberarla dai peccati delle
differenziazioni. Mitra si slancia nel mondo con la spada in pugno per colpire a morte con essa la
natura inferiore; sotto di lui la natura inferiore soccombe. Il Cristo si presenta come l'Agnello di Dio
che prende su di sé la natura inferiore per redimerla.

C'è qualcosa di molto importante in questa similitudine, di infinitamente importante. Per questo
motivo il pensiero del Cristo non deve venir disgiunto dal pensiero della morte e della risurrezione.
Soltanto conoscendo che tutto quanto introduce l'uomo nella Terra è apportatore di morte, e
sapendo anche che nell'uomo non vi è soltanto ciò che lo introduce nell'atmosfera terrestre ma vi è
anche il Cristo a guidarlo di nuovo fuori da tutto questo (in Christo morimur), soltanto così
comprenderemo il Cristo, ci sapremo uniti a lui. Per questa ragione, mentre le rappresentazioni delle
divinità antiche offrivano l'immagine di entità trionfanti, il Cristo poteva soltanto rappresentare
l'unione dell'uomo con la sofferenza e con la morte, giacché Egli soffre tutto ciò che attraversa il
globo terrestre a motivo delle differenziazioni degli uomini. Perciò il Cristo diviene colui che guida
l'uomo attraverso la morte, che riconduce l'uomo nel mondo spirituale; ma per questa ragione Egli
diviene anche quell'essere spirituale cui l'uomo può avvicinarsi sulla Terra, oltrepassando la maja,
l'illusione. Dato che il Cristo è nato qui dal grembo della maja, noi dobbiamo avvicinarci a Lui
superando la maja; vale a dire appellandoci a Lui per tutto ciò che penetra nella maja, che non è
maja ma

realtà superiore.

Sarà necessario ancora un lungo tempo qui sulla Terra, perché l'umanità si rivolga a questo culto del
Cristo; tuttavia si deve ricominciare a prendere sul serio il cristianesimo. Meno serio che mai è il
punto di vista dei teologi; essi infatti disputano spesso tra loro se il Cristo abbia o non abbia
compiuto dei miracoli, se abbia per esempio effettivamente cacciato i démoni per mezzo di un
miracolo. È del tutto superfluo discutere se il Cristo abbia cacciato i dèmoni, quando noi impa-riamo,
nelle condizioni giuste, a cacciare adesso i dèmoni la dove possiamo a tutta prima cacciarli, quando
impariamo a imitare i miracoli del Cristo. Abbiamo ancora scarse capacità (ed è il destino, il karma
del nostro tempo) di esorcizzare i dèmoni nel senso più alto, come era in grado di fare l'antichità in
virtù di forze ataviche. Tuttavia potremo cominciare a cacciare i dèmoni di cui ho parlato ieri; quei
dèmoni ci sono, ed è solo superstizione negativa ritenere che essi non esistano.

(In che modo possiamo cacciarli? L'umanità si convincerà che essi saranno espulsi soltanto se ciò che
oggi non è un servizio sacro, diverrà sacro, cioè compenetrato dalla coscienza del Cristo. In altre
parole si vuol intendere un passaggio alla sacralità, se nelle azioni umane entrerà la coscienza che il
Cristo è ovunque dietro di noi, e che nel mondo devono compiersi soltanto le opere per le quali il
Cristo possa aiutare. Se infatti l'uomo compie qualcosa di diverso, il Cristo deve comunque aiutarlo, e
ciò significa che Egli viene continuamente crocifisso nelle azioni umane. La crocifissione non è
semplicemente un fatto singolo, bensì un fatto progressivo. Ogni volta che non espelliamo i demoni
mediante il contenuto della nostra anima, ogni volta che non riusciamo a render sacre le azioni
meccaniche esteriori, noi crocifiggiamo il Cristo. Questo deve essere il punto di partenza della nostra
educazione al vero cristianesimo. Quel che veniva praticato simbolicamente negli antichi culti della
cristianità deve afferrare il mondo intero; quel che si compiva soltanto sull'altare deve ora afferrare il
mondo intero. L'umanità deve imparare a trattare la natura come gli dei stessi hanno trattato la
natura; deve imparare a non costruire delle macchine in modo indifferente, bensì a compiere ogni
azione come un servizio divino, deve imparare a conferire

carattere di sacralità ad ogni cosa.

Un inizio è già possibile riguardo a diverse cose. Principalmente in due punti gli uomini possono oggi
iniziare a sviluppare questo carattere di sacralità. Il primo punto è quello dell'educazione e
dell'istruzione. Se considereremo ogni essere umano che entra nel mondo attraverso la nascita come
un essere che porta con sé la propria forza cristica, e avremo pertanto la giusta venerazione di fronte
al bambino che cresce; se conformeremo in tal senso tutta l'educazione e specialmente l'istruzione,
realizzando in essa un carattere di sacralità (di questo dovremo parlare una volta in modo più
preciso); se dunque realizzeremo questa sacralità vedendo nell'istruzione e nell'educazione un
servizio divino, facendone effettivamente un servizio divino, allora si comincerà a spiritualizzare ciò
che le religioni chiamano battesimo. Se cerchiamo di portare a coscienza quella che chiamiamo la
nostra conoscenza, in modo che quando la nostra anima si compenetra delle idee del mondo
spirituale, noi siamo coscienti che lo spirituale ci sta attraversando, che siamo uniti con esso; se
riguardiamo tutto questo come « comunione », se possiamo realizzare la vera conoscenza (« Il
pensiero è la vera comunione dell'umanità » sono parole espresse già nel 1887)* allora ciò che era il
sacramento simbolico dell'altare diventerà una generale esperienza sacramentale della conoscenza.
La cristizzazione degli uomini deve procedere in questa direzione. Si giungerà allora a riconoscere
che per tutto ciò che si riconnette al Cristo, ovunque nella vita, la realtà penetra effettivamente nella
maja; si giungerà a riconoscere che considerare la realtà secondo le concezioni propugnate dalla
scienza moderna è qualcosa di non cristiano, di profondamente non cristiano.

È veramente strano come gli uomini possano ritrovarsi tanto facilmente oggi in tutto quanto è non
cristiano, mentre riescono così poco a penetrare in tutto quanto si addice al cristianesimo del tempo
presente. E ancora poco quello che si vede agire contro il materialismo quasi scaturendo, potrei dire,
da un impulso oscuro; tuttavia qualcosa già si muove in questo senso. Si procede però su di una falsa
strada in quanto, anziché rivolgersi alla scienza dello spirito, ci si rivolge in modo confuso alle antiche
religioni.

…Se gli uomini volessero comprendere il Cristo nel modo da me indicato oggi (e se potremo parlare
qui ancora di frequente tratterò la materia più esaurientemente), se potessero comprendere il
Cristo, come si è mostrato oggi con i cenni più elementari, allora i sentimenti e le idee che si
sviluppano sul Cristo potrebbero veramente esser portati a tutti gli uomini, perché il Cristo non è
morto solo per chi si professa aderente a una confessione cristiana, ma è morto e risorto per tutti gli
uomini. Non dobbiamo collegare all'Essere-Cristo una determinata confessione religiosa, bensì ogni
confessione religiosa è da ricollegarsi al Cristo. Se gli uomini comprendessero come concepire il
Cristo nel modo indicato, il cristianesimo sarebbe diffuso su tutta la Terra. Infatti la rivelazione del
Cristo e la rivelazione di Gesù sono due cose diverse. Se andiamo come missionari in terre straniere
o anche presso gli uomini del nostro stesso paese, volendo forzarli al culto di Gesù nell'ambito di una
determinata con-fessione, essi non ci comprenderanno, dato che spesso le loro conoscenze sono
addirittura superiori a quelle offerte da questo o quel missionario. Vorrei sapere infatti che cosa
direbbe un turco se un moderno protestante volesse presentargli la concezione del Cristo che gli è
propria in qualità di moderno pastore protestante; la concezione del Cristo che, presso i moderni
pastori protestanti, tratta il problema dicendo più o meno che una volta vi fu un Socrate, e dopo di
lui un altro più grande: il Cristo, quell'uomo particolare, ma pur sempre uomo, e così via nel modo
confuso in cui i protestanti parlano oggi del Cristo. Il turco risponderebbe: vai raccontando queste
cose e vuoi essere cristiano? Leggi dunque il diciottesimo capitolo del Corano: vi troverai molto di più
sul Cristo di quanto tu non sappia raccontare! I turchi conoscono infatti molto di più del Cristo di
quanto non presentino al riguardo i moderni pastori protestanti, poiché nel Corano sono contenuti
più elementi relativi al Cristo; Egli vi è rappresentato come divinità assai più nella confessione
religiosa turca che in quella protestante. Tutte queste cose si ignorano semplicemente per il fatto
che non ci si dà la pena di leggere veramente i documenti religiosi e si pronunciano superficialmente
tante sciocchezze a proposito di tutte le possibili religioni.

La rivelazione di Gesù giungerà agli uomini nel modo giusto. Ma a questo dovranno arrivare gli
uomini stessi; vi arriveranno quando avranno attraversato il sufficiente numero di incarnazioni. Per
la rivelazione del Cristo ciascuno è maturo oggi, almeno fino a un certo grado. Questa differenza
deve essere fatta. Molte potenze sono però al lavoro per stroncare la reale manifestazione del Cristo
e anche la reale scienza dello spirito. Basta ricordare alcune delle cose da me dette negli ultimi tempi
a proposito delle diverse attività occulte che ho appunto caratterizzato.

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