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Elia Tropeano

Gli sconvolgenti effetti terapeutici


della

SEMPLIFICAZIONE
DEL PENSIERO

dimostrazioni, tumori, casi clinici,


testimonianze, lettere all’autore.

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“Non lasciarti mai scoraggiare dagli
insuccessi, ma pensa ai buoni risultati e
vai avanti applicando il tuo dono per il
bene di tutti!”.
Giulio

3
Ringraziamenti

Ringrazio la professoressa G. B. per avermi


aiutato ad ordinare gli appunti che avevo
senza far perdere l’originalità degli stessi.

Ringrazio la signora S. e suo figlio G.


(protagonisti della cronistoria) per la gentile
collaborazione.

Ringrazio Massimo e Valentina per avermi


invitato nel Veneto, 20 e 21 settembre
2008, per una dimostrazione di “Terapie
istantanee”.

Ringrazio il dott. S per aver preso in


considerazione le mie sperimentazioni
condotte sul campo.

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Domande

Quanto persiste un ricordo nella vostra


mente? Avete mai provato a comprimerlo?
Avete mai provato ad allontanare e
rimpicciolire un’immagine mentale?
Avete mai provato a modificare il volume e
il tono di voce del vostro dialogo interno?
Quali sono gli effetti terapeutici di queste
modifiche?
Lo scoprirete in queste pagine guidati,
passo dopo passo, da Elia Tropeano, autore
del libro
“Terapie istantanee” Pitagora Editrice,
Bologna 2004.
Il testo è consultabile presso le seguenti
biblioteche:

Biblioteca universitaria di Bologna.


Biblioteca Natalia Ginzburg d.l Quartiere
Savena/Mazzini di Bologna.
Biblioteca provinciale Pasquale Albino di
Campobasso.
Biblioteca della Facolta' psicologia
dell'Universita' degli studi di Bologna –
Cesena - FC.
Biblioteca nazionale centrale di Firenze.
5
Biblioteca medica statale di Roma.
Biblioteca nazionale centrale Vittorio
Emanuele II di Roma.

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________________________________
1

Dimostrazioni dal vivo

Nel settembre 2008, durante una


dimostrazione di terapie istantanee,
condotta su soggetti volontari e
videoregistrata, mi presentarono una
signora di 40 anni che soffriva di
depressione, ansia, paure, fobie e attacchi di
panico. I suoi problemi erano cominciati
dieci anni prima quando manifestò
allucinazioni auditive, voci provenienti dal
suo corpo, le quali si intensificarono a tal
punto da farla ricoverare in una clinica
psichiatrica. Nonostante le cure, le voci
continuarono ad assillarla, ma col passar del
tempo, diminuirono di consistenza
permettendole di tirare avanti un’esistenza
travagliata.
Per nulla scoraggiato dalla gravità del caso,
invitai la paziente a rammentare
un’esperienza del passato in cui aveva
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sperimentato un soddisfacente senso di
benessere. Non appena ebbe accesso
all’esperienza eidetica, con una semplice
manovra, ancorai1 il ricordo e poi pretesi
che concentrasse l’attenzione sui problemi
che l’affliggevano.
Rispose: “Non ci riesco!”.
L’esortai a sforzarsi, ero lì per una prova
filmata, doveva, quindi, mostrare i disturbi
di cui soffriva. Si concentrò maggiormente,
ma non fu capace di manifestarli.
La sollecitai a dare di più, ma non fu in
grado di far emergere angosce e disagi che
l’avevano spinta a partecipare alla
dimostrazione. A quel punto, sospesi la
prova e incontrai un altro volontario.
Durante l’intervallo, domandai alla signora
se, per caso, le fossero tornati i problemi.
Rispose negativamente, tuttavia aveva
ancora una richiesta: voleva che le
eliminassi un fastidio.
Da diverso tempo la lingua le si muoveva
senza controllo, prima si spingeva verso la
guancia destra creando un rigonfiamento
visibile dall’esterno; poi si spostava a
sinistra verso l’altra guancia, producendone
uno nuovo, ed infine se ne andava nel
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mezzo delle labbra e ricominciava. Inoltre,
si vergognava quando i colleghi di lavoro
notavano le sporgenze che le si alternavano
sul viso.
Riteneva che i movimenti coatti della lingua
fossero causati dai farmaci.
Dal documento che avevamo filmato,
erano evidenti sia i rigonfiamenti, che si
ripetevano sulle guance, sia la punta della
lingua che spuntava tra le labbra.
Iniziammo, così, la seconda parte delle
dimostrazioni con la prima paziente.
Invitai la signora a mettere in atto il
movimento linguale volontariamente e a
ritmo sostenuto. In sostanza, doveva
premere con la lingua l’interno della
guancia destra; poi, spostarla e premere
l’interno di quella sinistra; quindi, dirigerla
tra le labbra e ripetere il movimento fino a
quando non si stancasse. Si affaticò dopo
dieci minuti. L’invitai a rallentare il ritmo e
proseguire, questa volta però, doveva prima
far rigonfiare la guancia sinistra, poi la
destra ed infine portare la lingua al centro e
verso le labbra. Si stremò dopo cinque
minuti. Le suggerii di andare avanti, ma non
fu in grado di continuare.
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Nella serata, la signora partecipò ad una
cena organizzata dal gruppo e i presenti
notarono in lei cambiamenti più che
concreti sia nel comportamento sia nella
comunicazione e, soprattutto, la scomparsa
dei movimenti linguali.
La medesima cosa accadde la sera
successiva, durante la festicciola preparata
prima della mia partenza e al termine di
questa, mentre salutavo i partecipanti, lei si
avvicinò e disse: “Mi hai salvato la vita”.
Feci un sorriso e replicai: ”Se dovessero
emergere i disturbi, non esitare a
telefonare”.
Dopo una settimana arrivò la prima
chiamata. Si sentiva ansiosa e chiedeva cosa
poteva fare per lenire quel senso
d’incertezza che la rendeva inquieta.
Le consigliai di immaginarsi nel futuro, in
un momento immediatamente successivo
allo stato d’ansia; da lì, osservarsi nel
presente e ripetere l’esercizio fino alla
scomparsa dell’insofferenza.
Passarono alcuni giorni e telefonò ancora.
Questa volta, le serviva un rimedio per
alzarsi dal letto: le sarebbe piaciuto fare
tante cose, svolgere, ad esempio, qualche
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lavoro domestico, ma non ne aveva voglia.
Secondo lei anche l’astenia era causata dai
medicinali.
La invitai a sfidare i farmaci, per sapere chi
vinceva, questi oppure lei. Accettò la sfida,
si alzò, lavò i piatti e accomodò la casa.
Un altro giorno, operammo sull’insonnia,
avrebbe tanto desiderato dormire, ma le
sembrava impossibile. Le feci provare una
tecnica di rilassamento e, non appena
avvertì sonnolenza, consigliai di ripetere
l’esercizio da sola e nei momenti in cui ne
aveva bisogno.
Successivamente, richiamò affinché
l’aiutassi a rimuovere delle paure.
Essenzialmente, aveva il terrore di uscire da
sola e prendere l’autobus. Le insegnai la
tecnica della guarigione rapida delle fobie2 e
la guidai nella pratica della metodica.
Dopo qualche tempo, mi chiesi se poteva
eliminare i farmaci. Risposi che non ero un
medico e non potevo esserle di sostegno;
doveva valutare, perciò, in modo
autonomo, le modalità di riduzione o
sospensione delle terapie.
La donna provò a togliere le medicine,
escludendo quelli per controllare le voci,
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ma accusò delle crisi, allora li riassunse
moderandone il dosaggio.
In seguito, m’informò che aveva abolito la
maggior parte dei farmaci senza accusare
noie. Le consigliai di sospendere,
temporaneamente, anche le medicine per
tenere a bada le voci, in modo da
intervenire direttamente su queste.
Sospese le cure per qualche giorno e
appena le voci accrebbero di volume,
telefonò.
Domandai che tipo di voci sentisse.
Rispose: “Voci che canticchiano!”.
Invitai le voci ad abbassare il volume. Dopo
un po’ queste si attenuarono e chiudemmo
la comunicazione.
Il giorno successivo, le voci tornarono e la
signora richiamò. Domandai da dove
provenivano e lei affermò che giungevano
da dentro la sua testa, nella parte alta della
fronte. Le suggerii di chiedere alle voci se
volessero comunicare con noi.
Con tono incredulo, riferì che le avevano
risposto di sì. Allora, le feci domandare se
avessero intenzione di farla guarire. Conferì
che le avevano bisbigliato: “ Sì, NO!”.

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La signora confessò che non sapeva che si
poteva fare anche questa cosa. Asserii che
erano in tanti a non averne cognizione (il
nostro cervello è sostanzialmente una
macchina che vuole comunicare).
Per chiudere il discorso, pregai le voci di
sospendere il dialogo. Queste si eclissarono
e ci salutammo.
Dopo qualche giorno, tornarono e la
paziente mi fece uno squillo. Chiesi alle
voci se avessero intenzione di smetterla.
Riportò che mi avevano gridato: ” Fatti i
fatti tuoi!”. Pensai che volessero
comunicare solo con lei, quindi, l’invitai a
verificarlo, ma queste risposero: “No, Si!”.
Le risposte multiple facevano presumere
l’esistenza di più voci, quindi, raccomandai
alla donna di accertarsene. Dopo un po’,
m’informò che erano tre. Feci domandare
cosa facesse ognuna e queste le
mormorarono: “ Sì, No, Non so!”.
Le suggerii di ascoltare i suoni che si
propagavano nell’ambiente.
Ribatté che non c’erano rumori nella
stanza. Le ordinai di provocarli e sentirli
con attenzione. Improvvisamente le voci
cessarono.
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Le spiegai che i suoni provenienti
dall’esterno percorrono le stesse vie neurali
di quelli che giungono dall’interno, quindi,
si annullano a vicenda. Lo stesso discorso
valeva per le sensazioni. Il prurito, ad
esempio, è una sensazione interna che si
neutralizza con il grattamento (una
sensazione esterna) e il trattamento non
deve essere protratto nel tempo, a volte
bastano poche applicazioni.
Inaspettatamente irruppero le voci: “Ha
capito tutto!”.
A quel punto, salutai sia lei sia le voci.
Successivamente, queste si fecero sentire
con una certa insistenza, allora, decisi di
intervenire in modo diretto: “ Ma siete in
grado di risolvere il suo problema?”
La paziente disse che le voci avevano
urlato: ”No, sì, fatti i fatti tuoi!”.
Feci notare a queste che erano in dissenso,
pertanto dovevano conciliarsi e formulare
risposte condivise. Dopo un po’, accolsero
l’invito e ordinarono alla paziente di
prendere nuovamente le medicine, ma lei si
oppose. Tentai, allora, di mediare un patto
domandando che cosa doveva realizzare la
signora affinché loro se ne andassero per
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sempre. Queste le imposero di smettere di
fumare. Fui concorde con le voci e feci
sperimentare alla donna una tecnica ad oc,
la scozzata3.
Dopo alcuni giorni confermò che aveva
smesso di fumare e che le voci erano
scomparse.
All’inizio di novembre 2008, mi mise al
corrente che si sentiva bene, malgrado ciò
aveva paura di prendere l’autobus e non
poteva recarsi dal fratello (ricordavo di aver
trattato quella paura, forse la tecnica non
aveva funzionato). Purtroppo dovevo
uscire e rinviai il trattamento.
Il giorno seguente telefonò per informarmi
che era andata dal parente, aveva preso il
pullman, senza accusare angosce o sensi di
soffocamento. Inoltre, non fumava e non
sentiva più le voci.

Oggi 21 novembre 2008, ore 15.02, ha


chiamato la paziente confermando che
tutto procede bene. Sia il marito sia i
colleghi di lavoro hanno notato in lei
miglioramenti evidenti. Infine, ha
specificato che sta eliminando quasi tutte le
medicine.
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01.12.2008, ore 14 e 45 minuti.
Ho appena ricevuto la telefonata della
donna. Ha confermato di stare bene e di
non sentire più le voci nonostante non
assuma farmaci.

06.12.2008, ore 14.35.


Ha telefonato di nuovo affermando di
essere felice. Ha aggiunto, poi, che
addirittura è salita in tram.

Il 17 dicembre 2008 le ho inviato testo che


la riguardava e ne ha approvato la
pubblicazione.

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Note al capitolo 1

Provate l’ancoraggio con un vostro conoscente.


Chiedete di pensare a un’esperienza piacevole e
appena notare qualche cambiamento nella sua
respirazione, tono muscolare, colore della pelle,
movimenti oculari ecc., poggiate una mano sul suo
ginocchio (va bene anche il braccio, la spalla ecc.,
dipende dalla situazione in cui vi trovate). Via via
che individuate dei cambiamenti, aumentate
leggermente la pressione e quando questi si sono
stabilizzati, togliete semplicemente la mano.
Chiedete, poi, di ricordare un’esperienza
sgradevole e quando scorgete nuovamente dei
cambiamenti, posate l’altra mano sul suo ginocchio
(braccia, spalla ecc.) contro laterali e appena i
mutamenti si sono stabilizzati, toglietela.
Fate una pausa e poi verificate se la prima ancora si
è fissata: basta poggiare nuovamente la mano dove
avete ancorato l’esperienza piacevole, se otterrete
gli stessi cambiamenti osservati in precedenza, vuol
dire che il procedimento ha funzionato, passate,
quindi, a verificare l’altra ancora; se queste non
sono attecchite, ripetete l’esperimento.
Una volta sicuri che le ancore abbiano fatto presa,
premete le due mani sui punti delle ginocchia,
spalla o altro, ove avete ancorato le esperienze:
osserverete sul viso della persona la comparsa delle
due risposte ancorate, una sulla sua metà destra e
l’altra sulla metà sinistra. Ciò vuol dire che le
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ancore si stanno integrando. Completata
l’integrazione, un minuto, un minuto e mezzo,
togliete le mani.
Durante l’integrazione, il soggetto penserà
all’unisono le due esperienze perché queste si
trovano nello stesso spazio-tempo e non più
dissociate. Il soggetto a questo punto, potrà
accusare un senso di confusione, ma non riuscirà a
pensare all’esperienza sgradevole.
Se rimettete la mano dove avete ancorato la prima
o la seconda esperienza otterrete sempre una
risposta integrata.
Si può ancorare con un gesto, un’ancora visiva;
con un suono o parola, un’ancora auditiva, o come
nel nostro caso, un’ancora cenestesica.
In genere non è possibile non ancorare; anzi, senza
accorgervene, lo farete sia col tono di voce sia con
la postura. Usate, perciò, quando diventate più
esperti, un tono ed una posizione leggermente
differenti in modo da fissare meglio le due risposte.
Provate un altro giorno ad impiegare il
procedimento a scopo terapeutico.
Identificate lo stato sintomatico che la persona
vuole cambiare e ancoratelo. Cercate nella sua
storia personale la risorsa più appropriata per
neutralizzarlo, cioè l’esperienza opposta, e
ancoratela. Integrate, infine, le due risposte. A
proposito, le risorse possono essere anche
inventate, non c’è differenza, infatti, sia le
esperienze di risorsa realmente vissute sia quelle
immaginate percorrono le stesse vie neurali.

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Se il soggetto si sente soddisfatto dell’integrazione,
procedete con il ricalco nel futuro, altrimenti
cercate delle risorse più adeguate.
Per mettere le risorse al passo con il futuro, non
dovete fare altro che tenere premute le due ancore
e far identificare al soggetto il contesto in cui la
risposta problematica si manifesti.
L’ancora è sostanzialmente una qualsiasi
rappresentazione d’origine interna o esterna che ne
innesca un’altra o una serie di rappresentazioni.
Per stabilire l’ancoraggio non occorre un lungo
condizionamento, anzi, il più delle volte è
immediato. Naturalmente si possono stabilire delle
ancore in ciascuna delle nostre modalità sensoriali:
le espressioni del volto, i gesti, il tono e il ritmo
della voce, il tatto, gli odori e i gusti possono essere
ancore per altre rappresentazioni.

Il cane di Pavlov
L’equipe di ricercatori, guidata da Pavlov, nella
prima fase di sperimentazione mostrava del cibo
ad un cane, questo non appena cominciava a
salivare, l’equipe emetteva dei suoni mediante un
campanello. Dopo un lungo condizionamento,
riuscirono a far salivare il cane ogni qual volta
squillava il campanello. Nacque, così, l’idea del
condizionamento stimolo-risposta.
Nell’uomo le cose sono leggermente diverse: basta
solo pensare alle cibarie per produrre salivazione,
in realtà, lo stimolo sonoro è un’ancora.

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2
Guarigione rapida delle fobie
Procedemmo in questo modo:
“ Immagina di vedere te stessa appena prima di
manifestare la reazione fobica, possibilmente in
bianco e nero… Adesso, trasformi l’immagine fissa
in un filmato e guardati fino al momento
immediatamente successivo alla fine dell’esperienza
spiacevole… Ora, ferma la ripresa ed entra
nell’ultimo fotogramma, in modo da osservare, con
i tuoi occhi, e a colore, l’ambiente circostante …
Fai ripartire velocemente il film all’indietro, in un
paio di secondi. Tutte le cose si muoveranno al
contrario, proprio come quando si riavvolge la
pellicola di un film … Adesso pensa alla fobia per
sapere se ti da ancora noia”...
3
La scozzata
Chiesi alla paziente se avesse chiara nella mente
l’immagine che la costringeva a fumare. Rispose
affermativamente.
Le suggerii di creare una nuova immagine ove si
vedeva matura e competente e che aveva già
smesso di fumare.
Le consigliai, poi, di rendere la prima immagine
grande e luminosa; la seconda, piccola e scura.
Arrivato a questo punto, le feci trasformare
l’immagine grande e luminosa in un’immagine
piccola e scura, ma alla stessa velocità in cui la
seconda diveniva grande e luminosa. Infine, le
raccomandai di ripetere l’esercizio quattro volte.

20
Terminata la prova, domandai alla signora se fosse
in grado di creare la prima immagine, rispose di no;
le annunciai che il metodo era riuscito.
La tecnica della “scozzata” è esposta in dettaglio
nel libro ‘Usare il cervello per cambiare’ di Richard
Bandler - Astrolabio - Roma, 1986.

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2

Cronistoria di un tumore
(Racconto iniziato sul web il 4 settembre 2008)

Nell’agosto 2008 andai nel Lazio per


sperimentare le mie tecniche di Terapie
istantanee su una signora ottantacinquenne
sofferente di tumore al colon retto. La
malattia causava alla donna semiocclusioni
intestinali, emorragie e spasmi dolorosi,
soprattutto, dopo i pasti. Data la sua età,
erano stati sconsigliati interventi chirurgici e
trattamenti chemio- terapici.
Dopo la mia visita, l’emorragia, che
l’affliggeva, si arrestò per qualche tempo,
poi riprese più forte di prima fino al punto
che il figlio dovette accompagnarla
all’ospedale. Stando alla sua ricostruzione,
la madre fu trattata, a livello umano, in
modo pessimo tanto da firmare l’uscita e
portarla a casa. Fortunatamente, grazie ad
antiemorragici, il flusso di sangue si fermò.
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Venuto a conoscenza degli sviluppi del
caso, il primo pensiero fu che le mie
tecniche non erano molto utili, anzi
peggiorative. In ogni modo, decidemmo di
fare un altro tentativo, ma per telefono:
dovevo insegnare alla sofferente dei metodi
per il controllo del dolore.
Alle ore 14.00, del 4 settembre 2008,
ricevetti la prima telefonata, vale a dire
nell’intervallo della giornata in cui la signora
avvertiva le fitte più acute. Dissi al figlio
che doveva far sedere la madre in un posto
comodo. Questi la fece adagiare sul letto
con i piedi poggiati sul pavimento. A quel
punto, la invitai a rievocare un’esperienza
del passato collegata alla patologia: le venne
in mente un ricordo penoso.
Le suggerii di allontanare e rimpicciolire
l’immagine del ricordo fino a farla diventare
un punto nello spazio e da quel punto far
scaturire una rappresentazione piacevole
del suo aspetto che sostituiva la prima
immagine. Appena dopo scomparve il
dolore. La ringraziai per la collaborazione e
la salutai.
La mattina successiva, il figlio mi fece
sapere che il benessere era durato dieci
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minuti, poi il dolore si era manifestato più
forte di prima. C'era qualcosa che non
andava, come se la paziente rispondesse alle
istruzioni in modo polare. Nonostante ciò,
egli chiese cosa poteva fare quando sarebbe
giunta l’ora in cui il dolore assumeva il
massimo e se era il caso di far parlare lei
nuovamente con me.
Replicai: “Quando il dolore raggiunge
l’acme, la devi far sedere sul letto, nella
stessa posizione di ieri, se il dolore permane
devi ricordarle il suono della mia voce
mentre parlavo a telefono; se il male
persiste, fammi chiamare".
Erano passati più di cinque minuti dalle ore
14.00, ma non ricevetti alcuno squillo; attesi
ancora, niente. Passò qualche ora, nulla.
Cosa pensare: “Un altro fallimento o un
modesto miglioramento?”.
Il giorno dopo arrivò la telefonata, avevo
già preparato il discorso per discolparmi
quando, con sorpresa, il figlio della paziente
comunicò che aveva eseguito quanto da me
consigliato e il dolore che la madre
accusava si era indebolito. Inoltre, aveva
provato a farla sedere sul letto anche di
sera, quando lo spasmo aveva raggiunto
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una certa insistenza, e questo si era
affievolito.
Chiesi se avesse compreso il motivo per cui
avevo consigliato di far sedere la mamma in
quella posizione. Rispose di sì, cioè per
associazione.
Replicai che la sua interpretazione era
giusta.

Oggi 4 settembre, ore 15 e 12 minuti, ha


telefonato il figlio della paziente. Subito mi
ha passato la madre perché accusava un
dolore tale da impedirle di stare seduta.
Immediatamente, le ho fatto rivedere al
contrario, dalla fine all’inizio, un’esperienza
traumatica del passato, proprio come un
film proiettato all’indietro. Ad esperimento
eseguito, sensazioni e dolore crollati. Poi,
ho suggerito di creare l’immaginare di se
stessa, mentre conversava con me a
telefono e di allontanarla il più possibile.
Istantaneamente la dolenza è scomparsa.
Non contento ho chiesto di immaginarsi
dall’alto e vedersi ancora dialogare con me,
quindi, le ho fatto allontanare e
rimpicciolire la raffigurazione in modo
graduale e proporzionale alle sue capacità.
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Il male non si è fatto sentire; l’ho invitata a
sedersi sul letto e aspettare che affiorasse il
dolore: risultato negativo. Mi ha passato il
figlio che ho invitato a telefonare nel caso
fosse riapparso il problema, ma prima di
chiudere la comunicazione ho chiesto di
controllare lo stato di salute della mamma:
malessere assente.
Alle ore 15 e 50, ho telefonato al figlio della
sofferente perché avevo dimenticato di
riferire una cosa importante, ma il suo
cellulare era spento.
Ora 16.10, mi ha chiamato l’interessato
comunicando che la metodica era riuscita e
che la madre dormiva senza problemi. Ha
aggiunto, poi, che la terapia era stata
veramente efficace. Una frase che non
sentivo da tempo. Comunque, non
dobbiamo farci illusioni, improvvisamente
la situazione potrebbe precipitare e pensare
a qualche antidolorifico, in certi casi,
nemmeno la morfina riesce a lenire certe
sofferenze. All'occorrenza, quindi, bisogna
essere preparati.
A proposito, che cosa avevo dimenticato di
dire al figlio della signora? Avevo scordato
di metterlo a corrente che stavo
26
documentando il caso di sua madre in rete,
ovviamente rispettando le leggi sulla
privacy.
Perché renderlo pubblico? Il documento
può essere utile a qualcuno da qualche
parte.

Oggi 5 settembre 2008, speravo di non


ricevere la telefonata delle ore 14,00.
Eravamo rimasti che la paziente avrebbe
chiamato solo in caso di fastidi.
Alle ore 15 e 40, non è pervenuto alcuno
squillo. Allora, sono andato all’ufficio
postale per ritirare una raccomandata.
Non ero sereno, comunque, speravo che
quella telefonata non arrivasse. Tuttavia,
prima di uscire, ho detto alla coniuge che se
fosse giunta una chiamata doveva dire che
sarei tornato nel giro di trenta minuti.
Sono rientrato alle ore 16 e 15. Ho chiesto
a mia figlia se fosse squillato il telefono, ha
risposto negativamente (ho provato un
certo sollievo), non contento ho fatto la
stessa domanda a mia moglie. Ahimè, ha
risposto che aveva chiamato un signore.
Ero certo che si trattava del figlio
dell’ammalata.
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Allora, l’ho contattato e chiesto
aggiornamenti circa il caso clinico. Questi
ha riferito che, ieri, sua madre non si era
mai sentita così bene chissà da quanto
tempo; il benessere era durato tutta la
giornata, poi alle ore 23.00 aveva avvisato
qualche malessere, per fortuna scomparso
nel giro di pochi minuti. Mi aveva
interpellato perché dopo pranzo la mamma
avvertiva delle fitte, ma lei non voleva
disturbare ed era in attesa che passassero,
come avvenuto.
Ho evidenziato: “ Sembra incredibile,
anch’io stento a credere che si possano
ricevere simili benefici in modo così rapido,
nonostante abbia già avuto esperienze in
merito; la mia tecnologia non arriva a tanto;
forse qualcuno lassù ci sta dando un aiuto”.
Ho aggiunto: “Teoricamente siamo vicini
all’identificazione dell’esperienza che ha
causato la patologia, credo che riusciamo ad
ottenere dei miglioramenti; la parola
disturbare non esiste nel mio vocabolario,
non siamo altro che un’equipe di tre
persone: una donna volontaria, un
osservatore e un ricercatore; sto
raccontando la storia in rete, potrebbe
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servire a qualcuno da qualche parte; non
possiamo arrenderci, la battaglia sarà dura,
ma se dovessimo ottenere adeguati benefici,
potremmo offrire una sorta di speranza a
quanti, oggi, non ce l’hanno”.

06.09.08, alle ore 11 e 36 minuti mi sono


sentito con l'osservatore (il figlio della
signora). Ha riferito che ieri sera la mamma
(paziente volontaria) non ha accusato alcun
sintomo, tanto da pensare ad una
remissione. Ho ribadito che il lavoro non
era stato eseguito alla perfezione e che
bisognava correggere altre esperienze
collegate alla patologia, tuttavia doveva
chiamare nel caso le tornassero i disturbi.
Alle ore 15 e 20 ho ricevuto lo squillo. Alla
signora era ricomparso il dolore. Ho
preteso dall’osservatore di farle tenere il
telefono con la mano sinistra verso
l’orecchio destro (tecnica della confusione)
e i piedi sul pavimento in modo differente
dal solito, ad esempio, quello destro avanti
e il sinistro dietro. Eseguite le istruzioni ho
parlato con la volontaria (l’ammalata)
consigliandole di rimediare l’esperienza più

29
traumatica che ricordasse, di allontanarla e
rimpicciolirla il più possibile.
Ad operazione eseguita, nuovamente
dolore crollato. Ciò nonostante, l'ho
invitata a eseguire la dissociazione
visivo/cenestesica (immaginare se stessa
conversare con me a telefono). Il dolore si
è estinto.
La signora mi ha chiesto come facevo a
ottenere certe cose, ho risposto che era lei a
eseguire il lavoro, io ero solo un consulente.
Mi ha passato il figlio, il quale, un po’
incredulo, ha strepitato: “Ma fai miracoli?”.
Ho risposto: ”E’ il suo cervello che
funziona bene!”.

Ore 17 e 24. Ricevo la notizia che i benefici


circa il trattamento sono perdurati; non
solo, ma l’anziana paziente si è
addormentata serenamente e insolitamente.
Per ritornare al caso clinico, parliamo di un
tumore conclamato, di una neoplasia che da
un momento all’altro potrebbe divenire
terminale. Stando così le cose, faccio il
possibile per non commettere errori,
essenzialmente nella comunicazione.

30
Aggiornamento del 6 settembre 2008, ore
21 e 12 minuti. Ho ricevuto poco fa la
notizia che la metodica è riuscita ancora
una volta. La paziente non ha accusato
alcun problema, nemmeno dopo il pasto
serale. Ho detto all’osservatore che ero
fiducioso e ben disponibile.
Tecnicamente avevo scoperto che le
submodalità visive critiche della donna
erano la distanza e le dimensioni delle
immagini elaborate internamente. Tuttavia,
la distanza e la dimensione sono
strettamente collegate, nel senso che se
aumenta una, automaticamente, diminuisce
l’altra. In sostanza è come se avessi una sola
variabile da sfruttare. Detto ciò, ogni qual
volta consiglio alla volontaria di allontanare
o rimpicciolire un’immagine mentale, la
sintomatologia si affievolisce.
In ogni modo, occorre conoscere una terza
variabile, giusto per non trovarmi
impreparato nel caso le prime due non
dovessero funzionare.
Chiederò, quindi, all’osservatore di
scovarne un’altra.

31
Potrebbero essere: la luminosità, il colore,
la messa a fuoco, ecc. delle rappresentazioni
create internamente.
Le submodalità critiche sono quelle variabili
analogiche che provocano sconvolgimenti
istantanei nell’esperienza soggettiva di una
persona.
Come identificarle?
Basta ascoltare l’interlocutore.
Se, ad esempio, questo dovesse dire: “Il tuo
punto di vista sembra buio”, la submodalità
critica è la luminosità.
Se dovesse pronunciare: ” Il mio futuro
appare roseo”, la variabile è il colore.
Operare con più submodalità è sempre
meglio che lavorare con una. Purtroppo
non posso permettermi di far parlare la
paziente dei problemi solo al fine di
identificare un’altra variabile. Le metodiche
devono essere istantanee, potrei perdere il
rapporto di fiducia con la signora, legato
comunque a un filo abbastanza sottile.

08.09.08. I miglioramenti sono continuati


tutta la giornata di ieri, infatti, alle ore 21 e
44, è arrivato un messaggio dall'osservatore
il quale conferma che tutto è Ok.
32
La signora, da alcuni mesi, accusava dolori
acuti e continui che le impedivano perfino
di dormire; da tre giorni si sente bene, le
dolenze raramente sono avvertibili, inoltre
riposa con una certa tranquillità.
Il caso che espongo dimostra una cosa che
ho sempre ripetuto: " Ogni volta che si
usano simili tecniche, si ottengono sempre
dei miglioramenti, tuttavia, a volte, possono
essere tenui forse perché gli esercizi non
sono eseguiti con serietà".
Oggi pomeriggio, ore 15 e 14 minuti, del
giorno 08.09.08, ho ricevuto la chiamata
dall'osservatore. Ha comunicato che i
malori della madre sono deboli.
Ho esposto la mia riflessione: " Forse i
dolori non dipendono dal tumore, potrebbe
essere solo il postumo di una contrazione
muscolare che si attiva in determinate ore
della giornata".
L'interlocutore ha ribadito di essere certo
che questi dipendevano dalla patologia.
Ho così esposto: "Adesso provo a eseguire,
su tua madre, una tecnica di rilassamento
muscolare partendo dai piedi per salire poi
verso le gambe, quindi l’addome e infine ai
muscoli del collo; se lo spasimo non
33
dovesse svanire, utilizzerò la dissociazione
visivo/cenestesica".
A tecnica di rilassamento eseguita: dolore
finito. Ho chiesto al figlio di far assumere
alla mamma le posizioni più faticose per
verificare l’esito della metodica; ha
confermato che il male non è arrivato,
comunque, ho aggiunto di farsi sentire in
caso di necessità.
Sono le ore 16 e 30 e non mi è pervenuto
alcuno squillo.
Alle ore 22 e 39, ho ricevuto il seguente
messaggio: "Anche stasera tutto Ok. Lieve
dolore dopo pasto passato dopo poco
tempo. Grazie".

09.09.08, ore 16 e 50. Poco fa, ha


telefonato l’osservatore affermando di
essere sorpreso e stupito perché i
miglioramenti aumentavano di giorno in
giorno sia dal punto di vista clinico che
psicologico; oltre ai dolori erano scomparse
anche le piccole emorragie che i farmaci
non avevano eliminato e la mamma
dormiva senza problemi.

34
Oggi 10.09.08, ore 14.00, la signora è
depressa. L'ultima tecnica, che avevo usato,
era stata più potente del solito.
La metodica aveva funzionato
eccessivamente tanto che la signora aveva
lamentato un rilassamento muscolare quasi
completo. Aveva dormito, appena dopo,
per tre ore consecutive e una volta destata,
si era spaventata in modo smisurato tanto
da litigare col figlio.
Ho confessato di aver esagerato con il
rilassamento, assicuravo, però, che la
prossima volta sarei stato più accorto nel
dosarlo.
Premetto che utilizzo una comunicazione
ecologica, gli effetti a volte possono essere
un po' esagerati e disorientare il paziente,
tuttavia non esiste una DML, dose minima
letale, tanto è vero che ieri sera ho ricevuto
il solito messaggio: "Anche stasera tutto
Ok. Lieve dolore dopo pasto passato dopo
poco tempo".

Ore 22 e 10 del 10.09.08, mi è arrivato, da


parte dell'osservatore, il seguente sms:
"Tutto OK!".

35
Oggi, 11.09.08, ore 13 e 55 minuti.
L'osservatore per telefono riferisce che la
mamma è nuovamente speranzosa.
Tuttavia, voleva che comunicassi con lei
per certi bruciori, sempre nella zona ove
prima avvertiva dolori. Ha evidenziato,
inoltre, che erano scomparse anche le
tracce di sangue residue.
Ho chiesto alla signora se avesse mangiato
qualcosa di piccante, tipo il peperoncino, ha
sorriso e risposto di No.
Ho pensato che il bruciore fosse un
meccanismo per mascherare il dolore.
Allora, ho fatto visualizzare lei stessa,
mentre conversava con me a telefono,
questa volta, però, doveva avvicinare e
ingrandire l'immagine. Il bruciore è
scomparso ed è emerso l’indolenzimento;
ho proceduto, quindi, con la dissociazione
visivo/cenestesica: far allontanare,
rimpicciolire e rendere più buia l'immagine
di se stessa. Dolore dissolto. Mi ha passato
il figlio, il quale ha assicurato che entro 10-
15 giorni la mamma ripeterà gli esami della
TAC.
Ho inviato i migliori auguri.

36
12.09.08, ore 14 e 20, ho ricevuto la
telefonata dall'osservatore. La mamma non
voleva disturbare perché la sofferenza era
lieve, ma ha preferito chiamare. Ho
specificato che non ero al corrente di come
fossero i dolori prima dei miei interventi,
sapevo solo che erano fastidiosi. Ha
precisato che questi erano abbastanza forti,
duravano oltre due ore e cominciavano ad
attenuarsi dopo la digestione.
Mi ha passato l'anziana che ho guidato nella
dissociazione visivo/cenestesica: il male è
scomparso.

Stamattina, 13.09.08, ore 9.15, mia figlia ha


raccontato che ieri sera, a causa di un forte
mal di testa, non riusciva a prendere sonno,
allora ha immaginato che il dolore si
allontanava, poi l’ha avvicinato e infine reso
più piccolo: il problema si è risolto.
Ha svelato che ieri pomeriggio mi aveva
sentito a telefono con quella signora e ne
aveva appreso il metodo.
Effettivamente quando comunico con
l’anziana paziente alzo la voce, infatti, ha
problemi all’udito.

37
E’ probabile che questa metodica non
funzioni su tutte le persone; occorrerebbe,
quindi, approfondire un pochino la ricerca.
Sintetizzando, se dicessimo: "Cervello,
eliminami il mal di testa!", le possibilità di
ottenere un sollievo sono vicino allo zero.
Il cervello, tranne nei casi in cui cambia
modalità di programmazione1, non
comprende il messaggio verbale, ma quello
"gestuale" (termine non proprio adeguato a
descrivere quanto esposto).
Il nostro cervello è una macchina
essenzialmente intuitiva in grado di
comprendere minime variazioni
d’immagini, suoni e sensazioni.

Oggi, 13.09.08, ore 15 e 17, ho ricevuto la


chiamata dall'osservatore, ha riferito che
questa volta il dolore non è comparso, ma
ha riscontrato tracce di sangue
nell’essudato.
Mi ha passato la signora, la quale dopo i
commiati ha detto: "Sto guarendo!".
Ho affermato che quello che stavamo
assistendo non era frutto della nostra
immaginazione ma realtà oggettiva, cioè
cose che vedevamo, sentivamo e
38
provavamo. Ho chiesto, poi, di
rappresentare mentalmente il problema
delle tracce di sangue. Ha immaginato una
crosticina aperta nella zona interessata.
Ho consigliato di pensare che la crosticina
si cicatrizzasse e sparisse, ovviamente in
modo graduale e proporzionale alle sue
capacità di pensiero. Poi l'ho salutata e
ringraziata per la collaborazione.

CHE COSA DICONO GLI ESPERTI?


Il carcinoma del colon retto rappresenta
una delle più frequenti cause di morte per
neoplasia nei paesi occidentali. La sua
incidenza è in aumento in tutto il mondo e
in Europa vengono diagnosticati ogni anno
200.000 casi.
Tale neoplasia è rara prima dei 40 anni,
presentandosi più frequentemente intorno
ai 60 anni. L’incidenza nei due sessi non
mostra differenze per quanto riguarda la
localizzazione colica, mentre a livello rettale
sembra essere leggermente più frequente
nel sesso maschile. Le sedi più colpite sono
il retto (50% dei casi) ed il sigma (20% dei
casi), il colon ascendente ed il trasverso con

39
la flessura splenica sono interessati
rispettivamente nel 16% e nell’8% dei casi.
Il 70% dei pazienti si presenta alla diagnosi
con malattia chirurgicamente aggredibile, il
30% con malattia metastatica; il 25% dei
pazienti operati radicalmente presenterà
una ripresa di malattia dopo un tempo
variabile.
La sua eziologia, la causa, è sconosciuta,
anche se studi epidemiologici hanno
identificato alcuni possibili fattori di rischio.

CHIRURGIA
Il miglioramento delle tecniche
diagnostiche e chirurgiche negli ultimi 40
anni ha determinato un miglioramento della
prognosi.
Generalmente il 70% dei pazienti viene
sottoposto ad interventi chirurgici
apparentemente radicali a scopo curativo;
invece nel restante 30% dei casi, già in fase
avanzata di malattia al momento della
diagnosi, viene eseguita una chirurgia a
scopo palliativo. Nei pazienti operati in
maniera apparentemente radicale, il rischio
di recidiva varia con lo stadio patologico del
tumore primitivo: ad esempio in uno stadio
40
iniziale di malattia T3 N0 M0 vi sono
recidive nel 30% dei casi, con uno stadio
T3N1M0 invece, nel 50%.
La chirurgia può essere inoltre utile, e talora
indispensabile, nella malattia avanzata, per
prevenire complicanze, come occlusioni,
sanguinamenti o perforazioni, oppure per
asportare recidive locoregionali o metastasi
a distanza (al fegato, polmone, ecc.), talora
con intento curativo.
http://www.benessere.com/salute/disturbi
/tumore_colon_retto.htm

Alle ore 21 e 18 del 13.09.08, ho ricevuto il


seguente sms: "Poco dolore, ma sangue e
questo fatto influisce negativamente
sull’umore".

Oggi, 14.09.08, alle ore 13 e 50, ha


chiamato l’osservatore riferendo che le
perdite di sangue si sono fermate, ma la
volontaria accusa dolori. Mi ha passato
l’inferma alla quale ho chiesto di ricordare
un’esperienza del passato ove il suo sistema
immunitario funzionava alla perfezione:
non è stato difficile trovarla, ha goduto
sempre di buona salute. Poi le ho fatto
41
identificare l’esperienza opposta, cioè una
ove il suo sistema immunitario commetteva
errori: ha scelto la patologia di cui è affetta
(le ho consigliato di pensarla allo stadio
iniziale).
Per finire le ho suggerito di fondere le due
immagini in una sola rappresentazione.
Eseguito l’esperimento, ha riferito di
sentirsi a proprio agio e che il dolore è
diminuito. In ogni modo l'ho aiutata a
eseguire la dissociazione visivo/cenestesica
per rimuoverlo totalmente, quindi ci siamo
salutati.
Sms delle ore 23 e 23, "Dolore meno lungo
del solito, niente sangue".

16.09.08, ore 15 e 12 minuti, ha chiamato


l’osservatore. Ho chiesto degli
aggiornamenti. Ha confermato che le cose
proseguono bene, le macchie di sangue non
si sono presentate e il dolore è assente. Ciò
nonostante, mi aveva interpellato per far
eseguire alla mamma un esercizio mirato
verso la funzionalità del sistema
immunitario.
Dopo avermi passato la volontaria, l’ho
aiutata a ricordare un evento particolare ove
42
il suo sistema di difesa aveva funzionato
alla massima potenza, qualcosa di
veramente poderoso. Dopo averlo
focalizzato, l’ho guidata nel recupero di
suoni, sensazioni, odori e gusti
dell’esperienza, è bastato farle avvicinare
l’immagine.
Al passo successivo le ho fatto identificare
l’esperienza opposta e recuperare immagini,
sensazioni, suoni, odori e gusti a essa
associata. Per concludere le ho fatto
comprimere le due rappresentazioni in
un’unica esperienza. Prima di terminare
l’esercizio, ho verificato l‘ecologia del
risultato (il prodotto della fusione l’è
apparso soddisfacente), allora, ho suggerito
di far entrare la nuova immagine nel corpo,
attraverso il torace, cioè prendere
simbolicamente la rappresentazione e
avvicinarla al petto. Eseguite le istruzioni,
ha avvertito una sensazione di vigore che si
è diffuso in tutto l’organismo. Ho
assicurato che la metodica era riuscita.
Abbiamo chiuso la conversazione con i
soliti ringraziamenti.
A proposito, l’osservatore ha confermato
che fra due giorni la madre si sottoporrà ad
43
esami clinici, ma occorrerà aspettare
qualche tempo per i risultati.
Sms delle ore 22 e 32: “Poco dolore, niente
sangue. Grazie!”

17.09.08. I miglioramenti continuano.


Infatti, è arrivato il seguente SMS (sono le
ore 22 e 51): "Poco dolore dopo pasto per
breve tempo; assenza di sangue in tutta la
giornata. Grazie!".

Una buona nuova. 18.09.08. Ore 15 e 19.


Ho ricevuto la notizia che la signora non ha
avvertito alcun sintomo dopo pranzo,
assenti anche le emorragie. In più,
stamattina si è sottoposta a prelievo di
sangue e i risultati saranno disponibili il 25
settembre.
Alle ore 23.00 è arrivato il seguente sms:
"Niente sangue nell'intera giornata, ma
dolore più intenso dopo cena. Grazie!".

Sms del 21 settembre 08, ore 15 e 49, "Non


ti ho chiamato perché oggi il dolore è stato
lieve; ci aggiorniamo stasera".

44
Sms del 21 settembre 08, ore 23.01,
”Dolore che non le consente di sedere sul
divano; niente sangue ma umore depresso".

Ore 14 e 13 minuti del 22 settembre 2008.


Ha telefonato l’osservatore. La sua mamma
accusava nuovamente fastidi. Ho spiegato
che, nell’attesa dei risultati del 25 settembre,
circa le analisi del sangue, continuavo a
farle eseguire semplici metodiche, tuttavia,
stavo studiando nuovi modelli per
intervenire sulla patologia. Ha risposto:
“Dillo a lei, te la passo!”.
Ho ripetuto alla signora che, nell’attesa
degli esiti delle analisi chimico cliniche, le
tecniche che sperimentavamo erano
importanti per decidere circa il da farsi nel
caso gli esami diagnostici risultassero
differenti alle attese.
Intanto, doveva chiedere alla parte
responsabile della patologia se voleva
comunicare con noi. Se il dolore
aumentava, corrispondeva a un SI; se
diminuiva, a un NO. Dopo la domanda,
che consigliato di porsi internamente, il
dolore è aumentato e lei ha riferito che la

45
parte responsabile del problema voleva
comunicare.
Ho fatto chiedere ancora se questa avesse
intenzione di eliminare il suo disturbo: la
dolenza si è indebolita e lei ha replicato che
la parte responsabile dell’affezione aveva
risposto di NO.
Per finire, ho fatto domandare se le analisi
del sangue sarebbero risultate positive alle
nostre aspettative. Il dolore si è
intensificato e lei ha detto di aver ricevuto
una risposta affermativa. Dopo aver
spiegato che le risposte non verbali sono
attendibili all’80%, ho aggiunto: ” E’
arrivato il momento che comincia ad
eseguire le tecniche in modo autonomo,
giusto per valutare le capacità finora
apprese, in sostanza deve eseguire la
dissociazione visivo/cenestesica, senza il
mio aiuto iniziando a vedersi dall’alto”.
Dopo l’esperimento, il dolore è diminuito.
Doveva provare da un altro punto
d’osservazione: ha preferito dal basso. Il
dolore si è indebolito ulteriormente. Siamo
giunti, quindi, alla tecnica di rilassamento.
Le ho consigliato di iniziare dai piedi. Ha
fatto rilassare progressivamente i piedi, poi
46
le gambe e, quindi, le cosce. Ho consigliato
di proseguire in modo meno celere. Ha
rallentato e continuato verso il bacino.
Arrivata al torace, sono intervenuto: “
Bisogna rallentare un po' il procedimento”,
approvato il suggerimento, ha proseguito
verso le restanti parti del corpo. Il
malessere si è spento.

Sms delle 22 e 20 (22 settembre 2008):


"Dopo le tue terapie e dopo essere andata
al bagno, il dolore è tornato per pochi
istanti; poi nulla, neanche dopo cena".

24.09.08. Ore 13.30, ho ricevuto la


chiamata dall'osservatore. Ha ritirato le
analisi della madre con un giorno
d’anticipo: i markes tumorali sono
aumentati (da 120 sono passati a 180).
Ha manifestato una certa perplessità perché
i dolori si erano indeboliti e le tracce di
sangue ridotte considerevolmente. Ha
rivelato, inoltre, che secondo alcuni clinici
l'esame non è tanto significativo; secondo
altri, poteva indicare un aumento della
massa tumorale. Ho consigliato di riferire

47
alla genitrice che gli esami risultavano
invariati.
Quindi, tocca all’osservatore saper mentire.

Sms delle 23 e 03 (25 settembre 2008),


"Finora sembra che sia tutto Ok. Non so
come ringraziarti per la disponibilità. Grazie
di cuore!".

Sms delle ore 22 e 55 del 26 settembre


2008: "Niente sangue né dolore. Grazie!".

27.09.2008. Ore 16 e 05 minuti, ho


chiamato l’osservatore spiegando che
avendo avuto, per un certo tempo, il
telefono occupato non sapevo se avesse
provato a mettersi in contatto. Ha risposto
che la sua mamma non accusava fitte, ciò
nonostante era depressa.
Le aveva detto la verità, in altre parole, che
i markes tumorali erano aumentati. La
signora aveva accusato il colpo, ma lui
prontamente aveva fornito anche la notizia
positiva: le analisi del sangue erano risultate
buone a partire dai valori dell’emoglobina.
Gli ho spiegato che la depressione poteva
influire pesantemente sulla tecnica di
48
dissociazione visiva/cenestesica. Facilmente
non avrebbe funzionato, quindi, dovevo
trovare altri sistemi per lenire le sofferenze
alla madre.
Ha ammesso di aver sbagliato per non aver
falsificato i dati.

Commento
Comunico con una paziente
d’ottantacinque anni, affetta da tumore ad
uno stadio avanzatissimo la cui prognosi è
la morte certa. Il figlio non è in grado di
mentire alla mamma pur sapendo che le
parole hanno, su lei, un potente impatto
emotivo, psicologico e fisico.
Nel pieno rispetto dei valori umani, si
sarebbe potuto spiegare alla degente che
c’era una notizia bella e una cattiva. La
prima era che le analisi del sangue sono
risultate buone; la brutta, che i markes
tumorali sono passati da 1,2 a 1,8. Oppure
da 0,12 a 0,18. Ancora meglio da 0,0012 a
0,0018. Insomma, sono solo numeri, conta
solo il modo di esprimerli in decimali.

49
Sms delle ore 9.40 del 28 settembre 2008, "
Ieri sera nessun dolore; assenza di sangue
da tre giorni. Grazie a te e grazie a Dio!".

Oggi 28 settembre 2008, alle ore 14 e 16


minuti, ha chiamato l’osservatore: la
volontaria accusa nuovamente dolori.
Le ho fatto usare la dissociazione
visivo/cenestesica, ma non ha funzionato.
Prontamente l’ho invitata a rilassare i
muscoli della fascia pelvica suggerendo che
via via questi si rilassavano, allo stesso
tempo si addormentava la zona interessata
all’indolenzimento. Abbiamo proseguito
l’esercizio fino alle cosce per arrivare poi
alle ginocchia: il dolore è calato.
Abbiamo continuato verso le gambe con
una certa attenzione ai muscoli gemelli.
Abbiamo esteso il rilassamento ai talloni e
al tendine d’Achille (mi sono soffermato un
po’ sull’Iliade d’Omero, con un cenno a
Paride e al dardo che scagliò nel tallone del
mitico eroe): il male si è ridotto del 70%.
A questo punto, ho fatto eseguire alla
signora il “cumulo delle informazioni”.
Non tutti sanno che la nostra coscienza
non può prestare attenzione a più di “sette
50
più o meno due” pezzi d’informazione
contemporaneamente. Allora ho chiesto di
concentrarsi sui seguenti elementi: il suono
della mia voce, i rumori provenienti
dall’ambiente circostante, il colore della
parete, le sensazioni della parte del corpo
poggiato sul letto e dei piedi sul pavimento.
Nel frattempo, mentre ascoltava il suono
della mia voce, i rumori provenienti
dall’esterno, osservava il colore della parete
e avvertiva le sensazioni della parte del
corpo poggiata sul letto e dei piedi sul
pavimento, doveva scorgere altri oggetti
lungo la sua linea d’osservazione. Per finire,
mentre teneva simultaneamente a bada
tutte queste informazioni, doveva strofinare
la mano sulla coperta e distinguere le
sensazioni di morbidezza.
Improvvisamente, le ho chiesto che cosa è
scomparso; ha risposto: ” Il dolore!”.
Ringraziamenti e saluti.

Sms del 29 settembre 2008, ore 8 e 23, "Ieri


sera e stamane tutto Ok! Grazie".

Oggi 29.09.2008, il dolore si è presentato


con un certo ritardo, infatti, ho ricevuto la
51
telefonata dopo le ore 16,00. Ho fatto
eseguire alla signora solo la tecnica di
rilassamento con l'aggiunta che mentre i
muscoli e, soprattutto, tendini a essi legati si
rilassavano, la parte responsabile del dolore
meritava il dovuto riposo.

Sms delle 23 e 19 minuti. 29 settembre


2008, " Tutto Ok, niente dolore dopo pasto
serale. Grazie".

Oggi 30 settembre 2008, ore 15 e 05. Ho


fatto compiere all’anziana la stessa
metodica di ieri e il dolore, non molto forte,
è scomparso nel giro di pochi minuti. Il 2
ottobre, alle ore 16.00, la signora si
sottoporrà alla TAC e i risultati saranno
disponibili dopo alcuni giorni. Speriamo
che qualcuno lassù ci dia una mano.

Sms delle 22 e 48 minuti. 30 settembre


2008. " Niente dolore ma perdita di sangue
(erano 4 giorni che non le aveva)".

1 ottobre 2008. Ore 14 e 27. Le perdite di


sangue si sono fermate, ma alla volontaria si
è ripresentato il dolore, comunque,
52
scomparso grazie alle stesse metodiche
sperimentate nei giorni precedenti. Prima
però, abbiamo usato la dissociazione
visivo/cenestesica, ma non ha funzionato.
Credo che quest’ultima tecnica non
funzioni più.

Sms del 01.10.2008. Ore 22 e 46 minuti.


"Tutto Ok! Niente sangue e poco dolore
dopo pasto. Grazie".

02.10.2008 ore 21, mia figlia lamenta un


dolore all’incisivo laterale mascellare destro.
Le ho spiegato che sul nostro corpo esiste
tutta una serie di punti anestetici, quindi
anche uno per rimuovere il mal di denti.
Non dovevamo fare altro che identificarlo e
premerci delicatamente sopra.
Le ho sfiorato, con il dito indice, un punto
esterno dell’arcata mascellare destra e il
dolore è continuato. Ho detto a mia figlia
che il punto non era quello, quindi ne ho
cercato un altro nell’immediata vicinanza,
ma la dolenza è rimasta. Al terzo tentativo,
ho trovato il punto anestetico, l’ho premuto
lievemente e il dolore si è dissolto, ma
appena allentato la pressione è riemerso.
53
Dopo alcuni tocchi il male è svanito
definitivamente.

Oggi, 03.10.2008, a ora di pranzo, ho


riferito a mia moglie circa il sistema che
avevo usato per eliminare il mal di denti a
nostra figlia, tuttavia le dovevamo
prenotare una visita odontoiatrica. La
nostra ragazza, che era presente, ha
manifestato una certa resistenza,
dichiarando di non voler andare dal dentista
perché non accusava problemi, ma
l’abbiamo convinta a prenotare la visita.
Alle ore 14 e 30, ha chiamato l’osservatore,
mi ha passato la madre perché presentava
un male abbastanza sostenuto. La signora
ha rivelato che ieri era andato tutto bene e
non aveva avvertito alcuna sofferenza. Si
era sottoposta alla TAC e i risultati
sarebbero giunti giovedì prossimo.
Ho provato a farle eseguire il “cumulo delle
informazioni”, ma la metodica non è
riuscita. Ho usato allora la tecnica di
rilassamento e il problema si è risolto.

54
4 ottobre 2008. Oggi non ho ricevuto
alcuna chiamata. Ho pensato che alla
signora non fosse sopraggiunto il disturbo.
Alle ore 22 e 48, ho ricevuto il seguente
sms: "Dopo pranzo dolore passato dopo un
po'; dopo cena poco dolore ma pancia
gonfia e morale basso".

Oggi, 5 ottobre, alle quattordici e venti, ho


ricevuto la telefonata dall’osservatore
perché la sua mamma accusava
nuovamente il dolore. Dopo avermela
passata, ho chiesto che cosa era successo
ieri. Ha spiegato che non ha avuto alcun
fastidio, sia dopo pranzo sia dopo cena. Ho
ribattuto che il figlio mi aveva inviato un
sms ove dichiarava il contrario e che era giù
d’umore. La volontaria ha spiegato che era
il figlio ad essere preoccupato, lei aveva
cercato solo di fargli capire che si trattava di
una semplice indisposizione, ma questi
l’aveva interpretato come un aggravante
della patologia.
Siamo passati alla tecnica di rilassamento,
ma per eliminare il disturbo abbiamo
impiegato otto minuti.

55
Sms delle ore 22 e 59 del 5 ottobre 2008.
"Stasera tutto Ok! Grazie”.

Sms delle 22 e 46 minuti. 06.10.2008.


"Tutto Ok. Grazie".
Per tornare al caso sperimentale. Oggi 7
ottobre 2008, non ho ricevuto alcuna
chiamata, credo che le cose procedano
discretamente.

Sms delle ore 23 e 25 minuti, 8 ottobre


2008, " Stasera tutto Ok". Grazie!".

Oggi 9 ottobre 2008, ore 12 e 42 minuti.


L’osservatore ha da poco ricevuto i risultati
della TAC.
“Due notizie belle e una brutta!”.
Cominciamo da quelle belle:
a) non ci sono metastasi;
b) una certa zona tumorale è in
necrosi.

La notizia brutta è che il tumore dal mese


di aprile 2008, quando la signora ha
eseguito l’ultima TAC, al 2 ottobre 2008 è
aumentato di 9 mm, tuttavia è cresciuto in

56
misura minore rispetto al periodo
novembre 2007 - aprile 2008.
L’incognita rimane l’area in necrosi.
Ho chiesto al figlio dell’ammalata di farmi
avere chiarimenti in merito. In ogni modo,
conosco un oncologo, mi farò spiegare cosa
accade a livello clinico.
Comunque, siano andate le cose, sono
contento che la paziente non corra pericoli
di vita e spero che qualcuno ci assista
dall’alto.
Preciso che le metastasi erano assenti anche
prima dell’esame, ma la zona in necrosi è
una novità.

Alle ore 16 e 30, sempre del 9 ottobre 2008,


ho telefonato allo specialista in oncologia e
dopo aver riportato, in sintesi, i risultati
della TAC, egli ha affermato che l’aumento
della massa tumorale era un niente e che la
zona necrotizzata si trovava sicuramente al
centro della massa (in sostanza il tumore
stava morendo).
Ho chiamato l’osservatore per comunicare
la notizia, ma lui ha risposto che nella TAC
non era specificata la localizzazione della

57
zona. Comunque, mi avrebbe inviato un
resoconto della tomografia.
Spero essermi espresso bene con l’amico
oncologo dott. S. "9 millimetri", potrebbe
sembrare poca cosa, ma parliamo di circa
un centimetro di massa tumorale in più.
Comunque, ricordo di aver precisato "Circa
un centimetro", ma lui ha ripetuto: " Una
nullità!". Non posso giurarlo, in questo
momento ho le idee un po' confuse.

Mail inviata a un conoscente il 12.08.2008


Ieri pomeriggio mi sono recato nella
provincia di Latina (Lazio) per trattare una
donna anziana affetta da tumore al retto in
fase avanzata, con perdite di sangue e
dolore cronico. Purtroppo non può
sottoporsi a interventi chirurgici, a chemio
o radio terapia e assumere antidolorifici.
Ho percorso 140 chilometri per
raggiungerla e, dopo aver fatto del mio
meglio circa la terapia, non ho accettato
alcun rimborso spese o forma di
ricompensa.
La cosa amara è che, a volte, bisogna
percorrere un certo numero di km per
sperimentare una metodica. Allora, ti auguri
58
che la tecnica funzioni, giusto per non
avere lo scrupolo di aver fatto un viaggio
inutile. Ti trovi lì, al cospetto dell'ammalato,
con la consapevolezza che puoi eseguire un
solo tentativo. Se questo dovesse fallire,
non avrai più la possibilità di effettuare
un'altra prova, essenzialmente perché il
soggetto si scoraggia e ritiene che il
procedimento non sia idoneo al suo caso.
Il tutto si concentra in quei momenti di
comunicazione interpersonale ove cerchi di
sfruttare qualsiasi cosa possa essere d’aiuto.
Incontrare più pazienti, invece, ti da la
possibilità di eseguire più azioni e
l'opportunità di stabilire se sia il caso di
proseguire la ricerca in un settore così
complesso e contrastato.
Tempo fa, andai nel nord Italia, presso una
clinica privata, sia per delle sperimentazioni
sia per studiare gli effetti dell’ipertermia su i
soggetti tumorali.
In quella occasione, le mie tecniche si
dimostrarono efficaci e diversi pazienti
migliorarono, per di più, il medico
referente, rimase così affascinato dalle
metodologie, che cominciò a praticarle
anche lui.
59
Attualmente, ci scambiamo interventi
terapeutici riusciti.

Alle 17 e 43, mi è arrivata questa mail:


A: elia.tropeano@email.it
Oggetto: informazioni tac Data: 09/10/08
17:43.

Carissimo Elia,
T’invio l'esito della tac di mia madre
(solo la parte relativa alla patologia) sperando che
sia utile a quanto mi hai accennato telefonicamente.

......Al controllo odierno, si conferma la


presenza di tessuto neoformato, che mostra
fenomeni necrotici nel suo interno,
localizzato a livello della parete antero-
laterale destra (da ore 7 a ore 2 ) del retto
che appare modicamente aumentato
rispetto al precedente esame misurando
attualmente 50 mm di Dm ed estendendosi
in senso cranio-caudale per circa 52 mm:
tale formazione anteriormente infiltra a
tutto spessore la parete del retto, il tessuto
adiposo mesorettale e la fascia
corrispondente in sede antero-laterale. Non
sono evidenti linfoadenopatie loco regionali
60
di dimensioni apprezzabili. Assenza di
versamento addomini-pelvico.

Un abbraccio e un ringraziamento infinito per tutto


quello che stai facendo per noi da G.

Ho inviato il contenuto della mail del


signor G. al dott. S., ma la posta è tornata
indietro.
"MAILER-DAEMON@yahoo.com"
AggiungiGiovedì 9 ottobre 2008,
20:19:05A:eliatropeano@yahoo.itCc

Immediatamente ho telefonato allo


specialista comunicando che il mio
tentativo d’inviare gli esiti della TAC era
fallito, quindi dovevo dettare il referto a
voce.
Man mano che leggevo la relazione, il
clinico ne anticipava il contenuto, come se
conoscesse già i risvolti. Alla fine, non solo
ha confermato la sua tesi, ma ha anche
svelato che il signor G. lo aveva contattato
nel luglio 2008 e, secondo quanto da questi
esposto, temeva che la sua mamma non ce
l'avrebbe fatta.

61
A questo punto, è doveroso spiegare
meglio gli eventi. Il signor G. si era rivolto
al dott. S. per chiedere informazioni circa le
applicazioni d’ipertermia sulla madre, ma la
terapia ipertermica, oltre ad avere un certo
costo, richiedeva che lei si recasse più volte
nel nord Italia: l'ipotesi appariva poco
praticabile. Allora, il clinico consigliò di
rivolgersi a me sia perché risiedevo a Isernia
(150 km di distanza circa) sia perché avevo
le qualità per assistere un caso così grave.

Sms. 10 ottobre 2008. Ore 22 e 48, "


Stasera tutto Ok. Grazie!".

3 novembre 2008. Ore 14 e 07 minuti. Ho


ricevuto la telefonata dalla signora in
quanto avverte un certo malessere. Negli
ultimi tempi non ha chiamato perché i
dolori si sono sensibilmente attenuati.
Le ho fatto usare la tecnica del rilassamento
muscolare e il dolore è terminato dopo
undici minuti.
La paziente eseguirà una nuova TAC
nell’aprile 2009, mentre ripeterà gli esami
del sangue ogni mese. L’ultimo emocromo

62
è risultato buono e superiore a quello del
mese precedente.

Aggiornamento conclusivo
Data: 18/11/08 17:23 Data: 18/11/08
17:23
Carissimo Elia,
è un po’ che non ci sentiamo, ma sei sempre nei
nostri pensieri e nel nostro cuore. La situazione
attualmente è abbastanza stabile. Il dolore che
ultimamente già si era molto attenuato ora è quasi
scomparso. Spero che la stesura del tuo libro vada
bene; mi raccomando considera prenotata una copia
con dedica e se possibile fammi sapere dove reperire
copia del primo libro. Non dimenticherò mai tutto
quello che hai fatto per noi e con quale gentilezza e
umanità l'hai fatto. Spero di poter contare sempre
su di te e tu per quanto possa esserti utile fa
altrettanto. Non lasciarti mai scoraggiare dagli
insuccessi, ma pensa ai buoni risultati e vai avanti
applicando il tuo dono per il bene di tutti !!
Tienimi informato su tutto!!! Grazie e un abbraccio
Giulio

Ringrazio la volontaria e l'osservatore per la


gentile collaborazione.
63
Un ringraziamento, soprattutto, al Supremo
che da lassù ci ha saputo guidare.

Comunque siano andate le cose, riporto nel


capitolo successivo un mio articolo
dell’anno 2005, noto come "Antivirus
informatico per intervenire sulle malattie
psicosomatiche, tumori e patologie
degenerative".

64
________________________________
Note al capitolo 2
1
Modalità di programmazione.
Alla penultima lezione di un corso di Terapie
istantanee si presentò una donna di circa 40 anni
che lamentava una congiuntivite allergica. I suoi
occhi erano arrossati a tal punto che a malapena si
scorgeva il bianco del bulbo oculare. Aveva questo
problema da circa venti anni.
Spiegai che le allergie non erano altro che un errore
del sistema immunitario che bisognava correggere.
Lo stesso giorno andò da un oculista per una visita
e fornì la mia versione, ma questi la convinse
dell’assurdità della affermazione. Le prescrisse delle
gocce ma non ottenne risultati. La signora si
presentò all’ultimo incontro ripetendo il parere
dello specialista.
Riferii al gruppo di lavoro che il medico
necessitava di una risposta appropriata. Feci
immaginare alla donna di trovarsi in un luogo
molto piacevole dove poteva trovare serenità e
calma e sentirsi sempre più rilassata e felice. Non
appena ebbe accesso alle immagini, cambiò
modalità di programmazione perché il suo sistema
primario di rappresentare le informazioni era
quello auditivo. Suggerii soltanto che i suoi occhi
sarebbero diventati belli e la riportai al sistema
sensoriale abituale, facendole ascoltare i suoni della
stanza e la mia voce. Dopo alcuni minuti, dai suoi
occhi svanirono rossore e prurito. Un maestro di
65
Tai Chi Chan che aveva assistito alla
dimostrazione, chiese in prestito il mio libro.
Successivamente, incontrai la donna, la quale:
aveva conservato i benefici nonostante le desse
ancora fastidio la luce.

66
Una ragazza di ventiquattro anni chiese se fosse
possibile, con le mie tecniche, risolvere il suo
problema. Da circa tre anni non avvertiva più gli
odori, aveva consultato diversi specialisti, ma senza
successo. La invitai a pensare ad un prato fiorito.
Un luogo stupendo ove era possibile ascoltare il
canto degli uccelli, il rumore soave di un ruscello, il
ronzio prodotto dagli insetti mentre volano sui
fiori, il suono emesso da un’ape che urtava alcuni
petali delicati e lo sprigionarsi di un intenso e dolce
profumo. A quel punto cominciò a dilatare le
narici, il segnale d’accesso agli odori, e cambiò
modalità di programmazione. Suggerii, quindi, che
poteva avvertire gli odori e la feci tornare allo stato
usuale.
Silvana, una sua amica, andò a cercare dei profumi,
ne trovò uno e lo fece odorare alla ragazza, la quale
indovinò alcune essenze tra cui l’estratto di cocco.
A distanza di tre mesi aveva conservato i benefici
della seduta terapeutica.

In questa sezione lo stato alterato di coscienza,


quello in cui non abbiamo i limiti dello stato
normale, ci fa assentire a una diversa ‘modalità di
programmazione del cervello’ e si riferisce
all’accesso di uno o più sistemi rappresentazionali
diversi da quello primario. Per un auditivo, ad
esempio, creare immagini o provare sensazioni
rappresentano due diverse modalità di
programmazione. Non bisogna confondere
sinestesi con modalità di programmazione: la
prima è un’automazione, la seconda richiede un
67
sistema di guida per essere attivata. Quest’ultima è
usata, quando la modalità sensoriale più valutata
risulta inidonea a svolgere una determinata
operazione.
Anche l’accesso agli odori può rappresentare una
diversa modalità di programmazione, soprattutto,
quando le persone raramente usano quel sistema
rappresentazionale.

68
________________________________
3

Antivirus psicosomatico

L’idea circa la progettazione di un antivirus


mi venne mentre studiavo un caso di
gastrite. Il signore, che ne soffriva, era certo
che l’infiammazione non dipendeva da
cause estrinseche poiché seguiva
un’alimentazione corretta, conduceva una
vita regolare e non faceva abuso di farmaci.
Chiesi all’uomo di reperire un pensiero,
un’immagine mentale o una qualsiasi
rappresentazione che poteva essere
collegata alla malattia. Gli venne in mente la
figura del dirigente aziendale che lo
riprendeva con un particolare tono di voce.
Domandai se tale figura causasse
un’intensificare del disturbo gastrico;
rispose affermativamente. Lo invitai a
rimpicciolire l’immagine del dirigente e
dopo un po’ riferì che il malessere si era
affievolito. Consigliai, allora, di trasformare
69
la voce del direttore in quella di un
simpatico personaggio dei cartoni animati;
il fastidio scomparve e a distanza di tempo
non si ripresentò.
L’episodio confermava una mia ipotesi:
certe esperienze, immagini mentali,
rappresentazioni interne, ecc. archiviate in
memoria, ossia, nell’emisfero destro del
nostro cervello, causano nel tempo disturbi
psicosomatici.
Chiamai tali strutture "agenti causali
interni" della malattia, ma non ne compresi
la consistenza e i fattori stimolanti
l’affezione. Ero certo che questi
possedevano qualcosa d’anomalo. Infatti,
successivamente, scoprii che gli agenti
causali contenevano delle submodalità
analogiche visive e auditive irregolari che
facilitavano la formazione di caratteristiche
alterazioni, quindi, bastava identificarle e
correggere, come fanno alcuni antivirus o
programmi informatici, per ripristinare il
sistema danneggiato.
Le submodalità analogiche visive sono:
dimensione, colore, luminosità, distanza,
movimento ecc. delle nostre immagini
interne. Le submodalità analogiche auditive
70
sono: volume, tono, cadenza, ritmo ecc. dei
suoni o voci prodotti internamente.
Sperimentai ancora una volta la metodica
su una ragazza affetta da ‘rosacea’. Da
qualche tempo presentava chiazze rosse sul
viso e raccontò che il problema le era sorto
poco dopo il verificarsi di un’esperienza
sgradevole. Consigliai alla giovane di
rivedere mentalmente l’esperienza al
contrario, proprio come quando un film è
proiettato alla rovescia. Immediatamente,
costatò che il pensiero non le dava più noia
e, quando si guardò allo specchio, le
macchie si erano dissolte del 30% e nel giro
di pochi giorni scomparvero
completamente.
Riprovai il procedimento con una signora
affetta da problemi della digestione. Questa
collegò l’affezione a un episodio in cui
assisteva la mamma gravemente ammalata.
Dopo averle fatto ricordare l’episodio al
contrario, rilevò che non provava più disagi
e il giorno successivo il disturbo
scomparve.
Una giovane donna, invece, mentre
conversava con amici o parenti, a un certo
punto, cadeva in uno stato d’incoscienza: le
71
erano stati prescritti dei farmaci, ma il
problema perdurava.
La ragazza mise in relazione il mancamento
improvviso ad una fastidiosa immagine
interiore. La invitai ad allontanare e
rimpicciolire l’immagine e subito dopo
confermò che la rappresentazione le
arrecava meno fastidi. Chiesi se in questa ci
fosse una persona a lei sgradita. Rispose
affermativamente. Le consigliai, allora, di
farla sparire dalla scena. Istantaneamente
avvertì un senso di liberazione. La
settimana seguente fece sapere che il
problema non si era più manifestato.
Un conoscente voleva che sperimentassi
una tecnica terapeutica sulla moglie affetta
da psoriasi. La signora collegò il problema a
un’esperienza del passato in cui interagiva
in un certo contesto. Dopo aver analizzato
immagini e suoni, non trovai nulla
d’irregolare, tranne la presenza di una
persona che dominava la scena. Gliela feci
rimuovere e immediatamente dichiarò di
sentirsi rincuorata.
Il conoscente, che era presente, chiese se
fosse possibile intervenire anche sulla
sterilità, erano anni che desideravano avere
72
un bambino. Risposi che doveva attendere
perché, quando si lavorava sul cervello si
ottiene sempre più di una cosa.
Dopo alcuni giorni, alla signora
scomparvero la maggior parte delle pustole
che presentava sul corpo. Il marito, preso
da una certa eccitazione, sperimentò la mia
tecnica su un parente affetto da dermatite.
Rimase sconvolto: l’infezione che
perseguitava il familiare si dileguò in un
paio di giorni.
Il mese successivo, mi informò che la
psoriasi che infastidiva la moglie, si era
ridotta dell’80% e che erano in attesa di un
bambino.
Usai la metodica su altri soggetti e questa si
dimostrò efficace. Alcuni, però, non
riuscivano a trovare collegamenti ai
disturbi, quindi, feci scegliere loro
esperienze a caso e le modificammo. Il
procedimento funzionò su certuni, mentre
su altri si svilupparono leggeri
miglioramenti.
Sperimentai, di conseguenza, una tecnica
affine, senza che i pazienti partecipassero in
modo attivo e i risultati furono più che
incoraggianti: non facevo altro che
73
raccontare una storia inserendo, qua e là,
istruzioni antivirali d’identificazione
dell’agente causale interno e sua correzione.
Una volta raccontai la medesima storia con
tono di voce differente e la tecnica sembrò
avere un effetto terapeutico amplificato.
Avevo inserito involontariamente, nella mia
voce, un operatore modale di necessità e,
probabilmente, l’informazione era arrivava
nel punto ove agiscono gli operatori
modali, in altre parole tra la struttura di
riferimento, la somma di tutte le nostre
esperienze (registrate nell’emisfero destro) e
la struttura linguistica completa.
Gli operatori modali sono fattori di
cancellazione che rimuovono parti di questa
ultima struttura.
Provai la variante su di un ragazzo
epilettico e nel giro di una settimana le crisi
scomparvero; poi su un signore affetto da
tumore cerebrale, dopo quindici giorni la
massa tumorale si dissolse di 3/4 e
successivamente scomparve (poteva
trattarsi di una coincidenza perché il
paziente, molto tempo prima del mio
intervento si era sottoposto a radioterapia;

74
alcuni parenti, tuttavia, sostengono che il
successo sia dipeso da me).
Provai la metodica su un signore sofferente
di tumore al retto e metastasi al fegato: il
tumore si ridimensionò e le metastasi si
ridussero. Poteva trattarsi dell’ennesima
coincidenza, tuttavia partecipai ad un forum
sui tumori (www.molecularlab.it) ove
sostenni che queste patologie erano
semplici da risolvere, pertanto cercavo
qualcosa di più complicato: le malattie
degenerative.
Dopo qualche giorno mi arrivò il seguente
messaggio:
Glioma del tronco infiltrato d’Andrea
(16/03/2005)
SONO UN BIMBO DÌ 7 ANNI CHE DAL
QUATTRO GENNAIO 2005 MI HANNO
DIAGNOSTICATO UN TUMORE DEL GLIOMA
DEL TRONCO, HO FATTO LA CHEMIO
TERAPIO E ORA STO FACENDO LA RADIO.
NON TROVO MIGLIORAMENTI E ORA SONO
PARALIZZATO QUASI TOTALMENTE.
MI HANNO DIAGNOSTICATO INOPERABILE
SE NON SI RITIRANO LE RAMIFICAZIONI.
QUESTA NUOVA TERPIA MI PUÒ AIUTARE?
GRAZIE E AIUTATEMI, UN BAMBINO
BELLISSIMO ANDREA.
Ovviamente il testo fu scritto dal padre.

75
Risposi al messaggio:
Glioma del tronco di Elia Tropeano
(17/03/2005.)
“Carissimo Andrea, non so se le mie tecniche
terapeutiche siano indicate per il tuo caso, ma
provare non costa nulla anche perché sono solo un
ricercatore e le tecniche terapeutici le sperimento
gratuitamente. Qualche tempo fa le ho provate su
un paziente affetto da tumore al retto e metastasi al
fegato. Il tumore si è ridimensionato e le metastasi
si sono ridotte. In ogni modo, egli si era sottoposto a
chemioterapia e non posso dimostrare di avere il
merito circa i risultati.
Il mio indirizzo è elia.tropeano@email.it “.

Presi contatti con i genitori del piccolo


Andrea, mi recai a Roma, ove risiedevano,
ed eseguii la seduta terapeutica. Alla fine di
questa, confessai che da quando usavo
simili metodiche non avevo mai ottenuto
un insuccesso. Aggiunsi, inoltre, che
sarebbero rimasti sorpresi dai prossimi
accertamenti perché il tumore si sarebbe
ridimensionato del 50%.
Dopo alcuni giorni i genitori
m’informarono che la paralisi d’Andrea si
stava diradando. In seguito telefonarono
76
per far sapere che gli accertamenti
confermavano una scomparsa di circa il
50% della massa tumorale attiva e che il
ragazzo finalmente era operabile. Consigliai
loro di provare nuovamente le mie tecniche
e di attendere con fiducia. In seguito si
dissolsero sia il tumore sia la paralisi.
La discussione circa il forum è documentata
nei seguenti links:

http://www.molecularlab.it/news/comme
nto.asp?n=1451&p=5
http://www.molecularlab.it/news/comme
nto.asp?n=1451&p=4
http://www.molecularlab.it/news/comme
nto.asp?n=1451&p=3)1.

Verificai la metodica su un signore affetto


da Morbo di Parkinson. Mi recai a casa
dell’ammalato, gli raccontai una storia e lo
salutai. Dopo breve tempo, il signore andò
dicendo in giro che grazie al mio intervento
si sentiva meglio2.
Non è da escludere che i tumori e le
malattie degenerative possano essere causati
da zone di memoria contenenti submodalità
abnormi la cui attività provoca nel tempo
77
effetti patologici devastanti mettendo in
ginocchio interi apparati organici e in crisi
altri sistemi.
Non ho prove che le anomalie presenti in
alcuni punti della struttura di riferimento
possano infettare la struttura stessa, ciò
nonostante l’idea dell’antivirus è una
possibilità da prendere in considerazione.
Per le malattie degenerative penso che la
soluzione definitiva sia quella di installare
nel paziente un programma
comportamentale in grado di scansionare la
struttura di riferimento, identificare parti
contenenti submodalità anomale, pulirle o
metterle in quarantena, e proteggerla da
input esterni in grado di attivare siti
quiescenti in essa registrati.
Si può anche pensare a un programma che
aggiorni la struttura di riferimento. E’
possibile che esperienze vissute,
rappresentazioni, ecc. della nostra prima
infanzia contengano submodalità insolite.
L’esempio è quello di un adulto che visita la
casa dove ha vissuto la primissima infanzia
e nota che le dimensioni delle stanze, del
giardino, ecc. sono diverse (più piccole) di

78
quelle rappresentate in memoria, pertanto
da avvio all’aggiornamento del ricordo.
Per quanto riguarda la progettazione si
potrebbe codificare le istruzioni antivirali in
un programma comportamentale (strategia)
e installarle in un paziente. L’istallazione
dovrebbe avvenire tra la struttura di
riferimento e la struttura linguistica
completa, ove agiscono gli operatori modali
e l’operatore-R che seleziona e copia i
singoli stadi dei programmi
comportamentali.
Per la progettazione e installazione delle
strategie (sequenze di sistemi
rappresentazionali) vedi “Programmazione
neurolinguistica di Richard B. & company,
Astrolabio, 1982 Roma” o mediante le
modalità di programmazione vedi “Neuro-
programmazione digitale, Terapie
istantanee”- Pitagora Editrice, 2004
Bologna.
L’antivirus possiede analogie con il
reimprinting di Robert Dilts (vedi
Convinzioni, 1998 Astrolabio, Roma). Il
suo metodo consiste nel trovare
l’esperienza alla base della patologia,

79
prelevare risorse dallo stato presente e
immetterle nella fase d’imprinting.
In sintesi: la struttura di riferimento, la
somma di tutte le nostre esperienze,
produce il linguaggio, capacità, convinzioni,
creatività ecc. da un lato; dall’altro, talvolta,
problemi psichici e somatici o gravi
alterazioni psicofisiologiche.

80
Note al capitolo 3
1
Dopo l’annuncio, dal forum di molecularlab.it
non ricevetti altre richieste, quindi, sospesi le
ricerche sui tumori.
L’anno successivo, ricevetti la seguente mail:
Gentilissimo sig. Elia, ho letto con molto interesse alcuni
suoi interventi sul forum 1415 di molecularlab. Sono un
medico e da alcuni anni mi occupo d’ipertermia a
radiofrequenza capacitativi esterna in campo oncologico.
I risultati sono discreti ma molto lenti e vorrei poter fare di
più per questi poveri malati. Non ho alcuna esperienza in
ambito psicologico o neurologico, ma le sue teorie mi hanno
immediatamente affascinato e colpito. Risiedo nell’Italia
settentrionale ed esercito prevalentemente in ambito privato.
M’interessa molto approfondire il discorso che propone nel
forum e che mi sembra naufragato nel nulla. Ritenendo,
invece, l’ipotesi molto interessante, le sarei grato se potesse
darmi ulteriori informazioni per valutare un’ipotesi di
collaborazione. (24/09/2006). Dott. S

Dopo aver soddisfatto le richieste del medico,


andai nel Nord Italia e sperimentai le mie tecniche
su un certo numero di pazienti, non solo tumorali.
Dopo qualche settimana, il dottore m’inviò il
resoconto che segue circa i risultati della
sperimentazione.

Risultati (Quasi tutti i pazienti erano affetti da


tumore allo stadio terminale e furono trattati
mentre si sottoponevano ad ipertermia).
81
Il signor Nazzaro (timoma, il primo paziente
trattato) sta decisamente meglio e vuole rivederti.
La sig.ra M. Antonietta (quella che diceva sempre
No) sta meglio.
Il signor Fernando (tumore al polmone, quello al
secondo ciclo) sta bene, attendo i controlli.
Il signor Giovanni (tumore cerebrale) non ho
notizie.
Il sig. Walter (l’imprenditore con problemi
societari) sta meglio e non si sente più nulla dopo
due giorni. Verrà a trovarmi in settimana per
concordare alcuni esami. E’ ansioso di rivederti.
La signora Annunziata (anoressia) sta meglio, da
rivedere.
La signora Grazia (quella con paura di morire per
sospetta sindrome demielinizzante) sta nettamente
meglio, sono scomparsi i sintomi.
La signora Maria (quella biondina piena di dolori)
sta come prima.
La signora Valentina (dolore al ginocchio) sta bene
e in progressivo miglioramento.
Il signor Fabio (tumore al fegato) non ho sue
notizie, ma non prevedo nulla di buono.
Il signor Giuseppe (tumore al polmone con dolore
alla spalla destra) non avverte più dolore e vuole
vederti.
Il signor Attilio (tumore al rene) sta meglio, ma
non ancora bene. Da rivedere.
La signora Antonietta (tumore al fegato, la
religiosa) non ho sue notizie. Spero di sentirla.
Il signor Angelo (tumore al polmone, problemi
con la moglie) sta bene e vuole rivederti.
82
Il signor Luciano (tumore al fegato, l’ultimo) sta
meglio, comunque, da rivedere.
2
Il signore che lamentava il morbo di Parkinson,
da pochi giorni si è trasferito nuovamente a
Isernia, nella città ove risiedo, e ha chiesto, a un
conoscente, di incontrarmi nuovamente. Ho
risposto affermativamente. Penso di vederlo al più
presto.
Come conobbi questo signore? Due conoscenti,
sconcertati e increduli dei risultati terapeutici che
ottenevo, mi sfidarono a trattare il loro amico
comune. Ovviamente accettai.
Il signore possedeva una sedia a rotelle che
utilizzava, quando accusava perdita d’attività
motoria.
Era l’autunno del 2005, mi recai dal paziente,
insieme ai due conoscenti, gli raccontai una storia e
me n’andai. Il giorno successivo, intravidi l’uomo,
mentre si recava presso l’ufficio postale, era a piedi
e aveva percorso circa 1,5 chilometri di strada.
Pensai: “Forse la storia ha funzionato!?”.

83
84
________________________________
4

E- mail inviate da un allievo medico

Primo caso trattato

Caro professor Elia Tropeano, ti presento il


mio primo caso.
Domenica 5 novembre 2006, ero di turno
in pronto soccorso. Giunge alla mia
osservazione la sig.ra C.M. (1967 in
Venezuela). Entra in ambulatorio seduta in
carrozzina, con un atteggiamento molto
sofferente, occhi lucidi, sguardo perso.
Riferisce di essersi svegliata regolarmente,
ma appena alzata dal letto avverte la
comparsa di violente vertigini seguite da
nausea e vomito. Non riuscendo a stare in
piedi è costretta a rimettersi a letto. Passa
circa un’ora e riprovando ad alzarsi
compaiono capogiri più violenti di prima,
sempre accompagnati da nausea e vomito.
A questo punto la faccio sdraiare sul lettino,
85
le metto la mia mano dx sul suo torace e
cerco di entrare in sintonia con la sua
respirazione. Aspetto un paio di minuti e
mi faccio raccontare meglio cosa è successo
e il motivo per cui viene in pronto
soccorso. Non appena mi accorgo che è
perfettamente rilassata, le chiedo di
identificare la causa del problema. La donna
comincia a rivelare di essere stata aggredita
sul lavoro da un collega, con cui stava
litigando furiosamente e, singhiozzando,
afferma di non andare mai più a prestare
servizio in quell’azienda. Mentre racconta
l’accaduto, le tocco ripetutamente il braccio
dx con la mia mano sinistra e si rilassa
ulteriormente. Noto che i movimenti degli
occhi sono essenzialmente rivolti in alto a
destra. Entro nei particolari della vicenda e
mi faccio dire cosa esattamente ricorda e
cosa le da fastidio. Scopro che la crisi
vertiginosa è scatenata dall’immagine
ingigantita del suo aggressore che la
terrorizzarla fino a farla scoppiare in un
pianto sommesso. La invito a rimpicciolire
l’immagine dell’assalitore. Ci riesce, e dice
di stare meglio.

86
Non contento, gliela faccio rimpicciolire
ancora di più. Comincia a sentirsi bene, ma
i suoi occhi guardano ancora in alto a dx. A
questo punto le chiedo di immaginarsi
seduta al cinema e di rivedere proiettato
sullo schermo tutto l’evento, dall’inizio alla
fine, e di riavvolgere velocemente la
pellicola all’indietro. Le chiedo di
rammentare l’episodio, sostiene di avere
delle difficoltà a pensarlo (i suoi occhi
questa volta sono rivolti in alto a sinistra) e
afferma di stare bene e in assenza di
sintomatologia. Si mette seduta e ribadisce,
stupita, di stare benissimo. Il suo volto
appare sereno, allora domando, quando va
a lavorare e lei, sicura di se, afferma:
“Domani mattina, dottore!”.
L’infermiera, che ha assistito a tutta la
scena, è esterrefatta e incredula, io ho la
pelle d’oca dappertutto, ma sono entusiasta.
Alla prossima! Un abbraccio.
“Complimenti! Non avrei saputo far di meglio. A
proposito, come avresti affrontato una simile
situazione senza l’ausilio delle metodiche
descritte?”.
A presto da Elia

87
Non avrei fatto altro che inviarla in
consulenza otorinolaringoiatrica. Lo
specialista avrebbe consigliato un farmaco
che si chiama Torecan, da prendere al
bisogno, perché aiuta a togliere le vertigini.
Ovviamente, a un primo esame obiettivo,
non trovando la causa del problema, le
avrebbe richiesto una marea di esami
specialistici. Esami che sarebbero stati tutti
negativi, per cui la sig.ra era condannata a
vita a prendere supposte di Torecan, senza
mai conoscere la causa delle crisi.

88
----- Original Message -----

Ecco il mio secondo pz trattato.


Martedì 7 novembre, ero di turno in pronto
soccorso, quando giunge alla mia
osservazione la sig.ra M. Anna Maria
(1973). Entra in ambulatorio seduta in
carrozzina, indossa un collare cervicale
morbido sagomato, atteggiamento molto
sofferente, sguardo perso. Riferisce circa
l’incidente stradale di ieri. Già vista in
pronto soccorso e indagata con rx e visite
specialistiche risultate negative.
Lamenta parestesie agli arti superiori e
dolori diffusi al rachide dorso-lombare.
Mostra, inoltre, difficoltà a mantenere
l'equilibrio in stazione eretta. Mentre
racconta la storia, osservo con molta
attenzione i movimenti dei suoi occhi che si
muovono essenzialmente in alto e a livello a
dx. A questo punto la faccio sdraiare sul
lettino e metto la mia mano dx sul suo
torace e cerco di entrare in sintonia con la
respirazione. Questa volta non aspetto
tanto e mi faccio subito raccontare cosa
ricorda dell'incidente. Mentre inizia la
storia, le tocco ripetutamente il braccio dx
89
con la mia mano sinistra e lei si rilassata
all'istante. Entro nei particolari e mi faccio
dire cosa esattamente le dia fastidio.
Riporta che mentre si trovava in auto da
sola, ferma ad un semaforo, una vettura la
tampona in modo così violento da spingerla
fuori strada e farla urtare contro un palo
della luce.
Ecco, è proprio l'immagine del palo della
luce a causarle fastidio. Questo, man mano
si avvicina, appare sempre più enorme e
minaccioso, fino a scatenarle una crisi
d’ansia.
Le suggerisco di rimpicciolire l'immagine
del lampione e di allontanarlo in modo
graduale. Ci riesce e dice di essere più
tranquilla. Non contento, glielo faccio
rimpicciolire e allontanare ancora di più.
Sta meglio. Per finire, le chiedo di rendere il
palo trasparente, quasi invisibile. Il
benessere aumenta. Ora nel ricordare la
scena, sta decisamente meglio, ma nel
dirmelo, per qualche istante gli occhi
guardano ancora a livello a dx, quindi, c'è
ancora qualcosa che non va. Le chiedo di
rivivere la scena, ma strizza gli occhi dalla
paura ed emette un urlo di disperazione: “
90
Il rumore, il rumore! I miei bambini, i miei
bambini!”. Cerco di calmare la paziente. Ci
riesco.
La signora spiega di aver rivissuto la scena
dello scontro e di aver sentito il rumore
delle lamiere dell'auto e, credendo di
morire, ha pensato ai suoi bambini che
urlavano e piangevano dalla disperazione
per aver perso la mamma.
Le chiedo di rivedere la scena, ma sostituire
il suono delle lamiere con quello di un
tintinnio di campane a festa. Timorosa, ci
prova, poi afferma di stare nettamente
meglio. Smette di piangere e inizia a
rasserenarsi. Le infermiere presenti
impallidiscono. A questo punto le chiedo di
fare un ultimo sforzo e di immaginarsi
seduta al cinema e di rivedere proiettata
sullo schermo tutta la scena dall'inizio alla
fine e di riavvolgere la pellicola all'indietro il
più veloce possibile. La invito a riguardare
la scena, questa volta, però gli occhi si
rivolgono a sin.
Il suo volto è sereno, non ha più paura, non
piange più. Riferisce di stare bene e in
assenza di sintomatologia. Si mette seduta
sul lettino, mi guarda incredula e riferisce di
91
stare benissimo. Faccio entrare il marito
che vedendo la moglie in piedi e senza
lamenti mi chiede, stupito, cosa sia
successo. Spiego che per farla calmare e
passare il tutto è bastato far raccontare la
storia dell'incidente, comunque, deve
continuare a prendere le medicine già
prescritte il giorno prima. Le infermiere che
hanno assistito alla scena sono incredule; io
ho brividi un po' dappertutto, ma sono
entusiasta. Alla prossima.

92
Settembre 2007

Ero di turno in pronto soccorso e giunge


alla mia osservazione la sig.ra M. Elisa
(1979). Entra in ambulatorio seduta in
carrozzina, con un atteggiamento molto
sofferente, pallida, occhi socchiusi, sguardo
assente. Parla a fatica e si regge il capo con
le mani. Riferisce di soffrire abitualmente di
cefalea e di aver consultato diversi “Centri”
ma senza mai aver trovato i motivi né la
soluzione al suo problema. Racconta che da
tre giorni soffre di un forte mal di testa e
che la solita terapia non ha sortito alcun
effetto. Essendo sfinita da un dolore
ingravescente si presentava in pronto
soccorso in cerca di aiuto. Mentre racconta
la storia, non posso osservare i movimenti
dei suoi occhi in quanto li tiene chiusi,
infatti è disturbata dalla luce
dell’ambulatorio.
Decido quindi, con l’aiuto di un’infermiera,
di farla sdraiare sul lettino. Le metto la mia
mano dx sul torace e cerco di entrare in
sintonia con la sua respirazione. Allo stesso
tempo, tocco con la mia mano sin il suo
braccio destro ed in pochi istanti si rilassa
93
totalmente. L’infermiera di turno con me,
comprendendo l’imminente “spettacolo”,
esce a chiamare un’altra collega che voleva
assistere al trattamento.
Nel frattempo, chiedo alla paziente di
immaginarsi vicino alla porta
dell’ambulatorio e di vedersi sdraiata sul
lettino. Ci riesce.
Le chiedo di rimpicciolire e allontanare
dolcemente l’immagine e riferire l’effetto
che fa sulla cefalea. Dice di stare meglio.
Non contento, gliela faccio rimpicciolire e
allontanare ancora di più. Sta ancora
meglio, e nel dirmelo, appare stupita di
quello che le stia capitando. Insisto e le
chiedo di rimpicciolire e allontanare
l’immagine sempre di più fino a farla
svanire in un lampo di luce calda e colorata.
Ci riesce e improvvisamente apre gli occhi,
si mette seduta sul lettino guardandosi
stupita intorno. Afferma di stare bene e
continua a dirlo felice a se stessa. Si alza,
sorride ed è felice. Continua a ripetere: “Sto
bene dottore, sto bene. Non ho più nulla!”.
In quel momento entrano le infermiere,
non credono ai loro occhi: quella povera

94
ragazza era entrata in ambulatorio
sofferente, ora esce raggiante.

95
Ancora un caso trattato

Questo è il mio primo caso che affronto e


risolvo tra le mura di casa. L’altro giorno,
mio figlio più grande, Luca, appena sveglio,
riferisce un dolore violento all’inguine dx. Il
dolore è forte e fastidioso al punto da farlo
zoppicare, inoltre è fonte di dispiacere per
lui, non sarebbe stato in grado di giocare la
partita di pallacanestro valida per il
campionato di serie, prevista nel
pomeriggio. Su mia richiesta racconta che
durante l’allenamento di ieri sera, si è stirato
l’inserzione prossimale del m. adduttore
della coscia dx, ma a “caldo” il dolore era
sopportabile e non gli aveva dato tanta
importanza. Dopo avergli fatto assumere
una compressa di paracetamolo, per
mandarlo a scuola, prometto di risolvergli il
problema dopo pranzo. Giunto il
momento, svanito l”effetto del
paracetamolo, con un po’ di fatica faccio
sdraiare mio figlio sul divano. Eseguo una
serie di test per valutare la motilità
consentita alla coscia e ribadisce che il
dolore all’inguine è insopportabile,
soprattutto nei movimenti controresistenza
96
e in adduzione: abbiamo a che fare con uno
dei nemici peggiori di un atleta, la pubalgia.
Non mi perdo d’animo e chiedo a mio
figlio di non preoccuparsi e di rilassarsi
delicatamente. Metto subito la mia mano dx
sul suo torace e cerco di entrare in sintonia
con la sua respirazione. Attendo qualche
minuto e gli tocco con la mia mano sin,
prima il braccio destro e poi la fronte: in
pochi istanti mi rendo conto che è
perfettamente rilassato. Gli suggerisco di
provare ad immaginarsi vicino alla porta
della cucina e di vedersi sdraiato sul divano.
Ci riesce, ma dice di fare fatica. Gli chiedo
di rimpicciolire l’immagine e di allontanarla
dolcemente e riferire l’effetto che fa sul
dolore. Replica di far fatica ad immaginarsi
da quella posizione e che preferisce
guardarsi dall’alto. Confermo che va bene e
di proseguire l’esercizio, rimpicciolire e
allontanare l’immagine di se, steso disteso
sul divano. Ci riesce senza difficoltà e dice
di stare decisamente meglio, e nel dirmelo,
il suo sguardo sembra stupito e incredulo.
Insisto e chiedo di rimpicciolire e
allontanare l”immagine sempre di più fino a
farla svanire in una bolla di sapone
97
profumata e colorata. In poco tempo si
mette seduto, si guarda intorno e non osa
chiedere cosa e come sia potuto succedere,
ma è felice perché non ha più dolore.
Eseguo di nuovo il test di valutazione
muscolare, compreso quello di adduzione
in contro resistenza, ma non avverte alcun
dolore. Nella serata riesce a giocare la
partita e non ha mai avuto alcun problema.
Che soddisfazione!

98
Ecco, allora, un altro caso

Lunedì 28 gennaio 2008 ero di turno in


pronto soccorso. Giunge alla mia
osservazione il sig. C. Emanuele (1988).
Entra in ambulatorio, visibilmente turbato,
sguardo basso, agitato, irrequieto e
accompagnato dal padre.
Riferisce di aver avuto, mentre era sul
lavoro, una crisi di ansia e di pianto
disperato accompagnato da una sensazione
di morte imminente per soffocamento.
Soffre frequentemente di questi attacchi
che stanno diventando pressoché
quotidiani. Racconta, con sofferenza, che
tutto ebbe inizio tempo fa, quando si fumò
una "canna” con un amico. Poco dopo
ebbe un malore con conseguente
svenimento e caduta della lingua all'indietro
che lo soffocava. Grazie al tempestivo
intervento del suo amico, che riuscì a
liberargli le vie aeree, riprese a respirare
normalmente. Mentre racconta l'accaduto si
porta ripetutamente le mani al collo perché
avverte la netta sensazione di
soffocamento. Io, nel frattempo, gli chiedo
se è destro o mancino e osservo con molta
99
attenzione i movimenti dei suoi occhi.
Riferisce di essere mancino e senza perdere
altro tempo lo faccio sdraiare sul lettino, mi
siedo accanto a lui, metto la mia mano sx
sul suo torace e cerco di entrare in sintonia
con la sua respirazione e gli chiedo di
rilassarsi, e di stare tranquillo perché non gli
avrei fatto male. Il padre, gli chiede se
preferisce che esca dall'ambulatorio, ma io
pretendo che rimanga in silenzio in un
angolo ad osservare quello che avrei fatto.
Non aspetto tanto tempo, anche perché il
paziente si rilassa all'istante. Mi faccio
raccontare subito cosa ricorda di quel
giorno, ma precisando di voler sapere se ne
ricorda una precisa sequenza o solo
un'immagine fissa. Conferma di ricordare
una sequenza precisa, per cui decido di
applicare la tecnica della doppia
dissociazione. Gli chiedo, quindi, di
immaginarsi seduto al cinema e di rivedere
proiettata sullo schermo tutta la scena,
dall'inizio fino al momento del
soffocamento e poi di riavvolgere la
pellicola all'indietro il più velocemente
possibile. Afferma di esserci riuscito e nel
momento in cui riapre gli occhi, il suo volto
100
è sereno, non ha più paura, non piange più.
Riferisce di stare bene e in assenza di
sintomatologia. Gli chiedo di provare a
rivedere la scena, ma tra lo stupore generale
afferma: "Dottore, dottore, non riesco più a
vedere la scena, è scomparsa!". Mi volto
verso il padre il cui sguardo incredulo mi
pone mille domande in un millisecondo.
Tranquillizzo tutti e cerco di spiegare quello
che hanno visto e sentito ma non
compreso. Un mio collega che ha assistito
al trattamento è incredulo. Il ragazzo
sereno e felice, sembra uscito da un'altra
dimensione spazio-temporale e mentre esce
dall'ambulatorio, mi ringrazia all'infinito. Io
ho l’adrenalina un po' dappertutto, ma sono
entusiasta, ringrazio il mio grande maestro
Elia Tropeano.

101
102
________________________________
5

Testimonianze

Riporto qualche testimonianza tratta da un


forum in cui compaio col nickname di
autore.

Testimonianza del 4 settembre 2007


Grazie ai consigli scaturiti da Elia Tropeano, detto
autore, sono riuscito a guarire dell'80% la mia
Dermatite Seborroica, come già scritto nel seguente
thread1:
http://www.ibfree.org/index.php?mforum
=pnlcoachinginfo&showtopic=77

Ho visualizzato una scena che reputavo


identificativa del mio problema, l'ho rimpicciolita
fino a farla diventare un puntino e dopo tre giorni
la mia dermatite seborroica era quasi scomparsa del
tutto. Grazie di cuore.

103
Carissimo Elia,
devi sapere che ho sofferto da quando ero in prima
media di psoriasi e dermatite seborroica, se dalla
prima sono guarito completamente, dalla seconda
resto afflitto in maniera discontinua, a seconda del
mio status psicofisico, e comunque in testa non mi è
mai scomparsa.
Ho provato a pensare ad un evento che potesse
coincidere con la comparsa di queste patologie e ho
rammentato il maltrattamento che mi riservavano,
in prima media, due bulli della mia classe.
Ho rimpiccioliti loro e tutta la scena dove gettavano
la mia cartella di scuola nel bidone
dell'immondizia, questo è accaduto tre giorni fa.
Era da tre mesi che per vari motivi personali ed
economici avevo subito l'incattivirsi di questa
dermatite.
Invece da quando ho sperimentato questa tua forma
di regressione, in soli tre giorni mi è quasi
scomparsa.
Grazie e complimenti, non so se sono guarito, ma
almeno per adesso devo ammettere che si è
ridimensionata notevolmente e in pochissimi giorni!
Alberto inviato il: Aug 26 2007, 10:40 PM

Testimonianza del 27 agosto 2007


Autore, non sono perplesso, sono inesperto.
104
Da quello che ho compreso, una volta identificata
una situazione dolorosa della propria esistenza, si
dovrebbe cercare di ristrutturarla modificandone
l'ampiezza visiva e la sonorità, rimpicciolendo le
immagini e calando il volume.
Correggimi se sbaglio.
Ho provato questa tecnica su mia moglie.
Era in una stato ansioso, causato probabilmente
dal rientro dalle ferie.
Gli ho chiesto di dare un colore alla sua ansia e poi
di allontanarla rimpicciolendola fino a farla
scomparire.
Subito dopo l'ansia si è attenuata e, a quanto detto
da lei, il giorno dopo, l'ansia era scomparsa
completamente nel giro di una mezzora.
Inviato il: Aug 27 2007, 07:11 PM

105
________________________________
Nota al capitolo 4
1
Il forum è traslocato su www.pnlcoaching.info.

106
________________________________
6

Lettere

Caro Elia,
Ti racconto quello che mi è successo con
un'amica che vive lontano. Costei, da
parecchio tempo lamentava nausea molto
forte, da costringerla a consultare il medico
di fiducia, il quale, dopo aver escluso
gravidanze, virus ecc, le aveva prescritto
una lunga serie di analisi cliniche. Quando
l'ho sentita telefonicamente l'ho convinta a
fare un esperimento, cercare di contattare la
parte di lei, responsabile del fenomeno,
stabilendo come comunicazione un
aumento del sintomo, in caso di un sì, o
una diminuzione in caso negativo.
Prima domanda: "Chiedi alla parte di te
responsabile di ciò se vuole comunicare
con te"; Risposta: " NO!".
Domanda successiva: " Bene, questo vuol
dire che ti ascolta, prova a chiedere se vuole
eliminare questo sintomo";
107
Risposta: "NO";
Ultima domanda: " Ok! Allora chiedile se in
futuro vuole eliminare questo sintomo".
Risposta: "Deve essere un No perché non
ho più la nausea, ma come hai fatto?".
"Fatto cosa?".
Ora a distanza di 10 giorni dice di star bene
e le analisi in corso per il momento non
hanno evidenziato nulla di anomalo. Poi
segue tutta una serie di ringraziamenti, ecc.
(Elia, sei grande!). Enzo (12 ottobre 2007).
http://pnlcoaching.freeforums.org/grazie-
elia-grazie-pnlcoaching-info-t29.html

Caro Elia, mio figlio, affetto da giorni da


sindrome influenzale, ieri sera accusava
forti dolori al fianco sinistro, soprattutto,
quando tossiva. Gli ho dato una penna a
scatto, ho appoggiato delicatamente le mie
dita sulla parte dolorante e ho
detto di segnalarmi, con due tac della penna
la scomparsa del dolore. Con uno, la
ricomparsa. Ne e' nato un gioco di tocco e
di tac, ma anche una complicità fra genitore
e figlio. Quando ho ricevuto una lunga serie
di due tac, gli ho raccontato alcune
barzellette e poi a nanna. Ha dormito
108
sereno per tutta la notte. Questa mattina,
appena sveglio, non provava alcun dolore.
Dentro di me un sorriso compiaciuto e un
grazie. Tecnica ricavata dal libro “Terapie
istantanee” (L’ influenza). Enzo (29 ottobre
2007).

Mail ricevuta il 16 gennaio 2008


Ho letto il suo libro anzi l'ho divorato. Ora lo sto
rileggendo con calma.
Ha scritto altri libri, oltre a terapie istantanee?
L'ho trovato a Bologna, Edizioni Pitagora, e lo sto
consigliando a molte persone. Ho già fatto qualche
tentativo e il risultato è stato strabiliante.
Perché non approfondisce il suo libro là dove non
l’è. Magari può farne un altro ricalcando punti
non chiari, un po’ come se fosse un dizionario.
Non ho molto tempo a disposizione per frequentare
corsi,. preferisco il suo libro che è pratico. Cmq., mi
piacerebbe vedere una sua dimostrazione. Mi dica
in quale regione si sposta. Sicuramente avrà un
calendario. Potrebbe inviarmelo?
La ringrazio nel frattempo. Un saluto cordiale.
P.S. continui la sua opera.

Mai del 17 ottobre 2009

109
“Mio figlio ha avuto problemi di droga,
d’alcoolismo .... e ... tutto quel ne segue. Ora mio
figlio è in cura al Sert dove prende quello schifo di
metadone e pastiglie per la depressione. Alcuni
giorni fa ero da lui e ho messo in pratica il Suo
libro. Sono partita dal padre e l'ho fatto parlare
riportandolo ai momenti in cui questo ultimo
"urlava", gli ho "abbassato " i toni della voce del
padre, ho ancorato toccandogli una gamba poi gli
ho chiesto di immaginare come voleva che fosse la
Sua vita e di nuovo gli ho ancorato nell'altra
gamba. Poi gli ho di nuovo detto di ripensare ai
momenti con suo padre toccandogli la gamba che in
precedenza avevo toccato . Ho tirato via la mano e
l'ho messa sull'altra gamba dicendogli di pensare al
suo desiderio da poco espresso. Poi a questo punto
ho toccato entrambe le gambe e di nuovo ho chiesto
di rivivere la triste esperienza facendo seguire il
desiderio dell'esperienza positiva. Premetto che
prima di eseguire il Suo esperimento mio figlio
anziché parlare urlava. Subito dopo aveva
abbassato i toni e si rivolgeva a me con rispetto.
Ovviamente mi ha detto perché è un bastian
contrario che secondo lui non era successo nulla, ma
subito dopo ha cominciato a dormire
tranquillamente e quando si è svegliato era ancora
tranquillo. Il giorno dopo ho provato a ricordagli,
110
quando era stata la prima volta con la droga. Non
sono sicura di essere riuscita, ma qualcosa ho fatto
perché ha modificato il suo modo di rapportarsi con
tutti, moglie compresa.
(lettera riportata in formato originale).

111
_____________________________
Contatti

L’autore, Elia Tropeano, non è un


terapeuta, ma un ricercatore
autodidatta che esegue
sperimentazioni varie senza scopi di
lucro.

Le sue e_mail:

elia.tropeano@email.it

eliatropeano@yahoo.it

Per acquistare il libro, in formato


tascabile:

http://ilmiolibro.kataweb.it/lamiapagi
na.asp

112
_____________________________
I suoi links:

http://www.nienteansia.it/news-
utenti/ricerca/search_result.php?valor
e=elia+tropeano&chiave=1&incat=0
&max_date=0&sel=5&order_type=0

http://www.nienteansia.it/articoli-di-
psicologia/author/elia-tropeano/

http://en.nienteansia.it/users-news/

http://it.youtube.com/watch?v=elkRGSfr
pXE&feature=related

http://it.youtube.com/watch?v=8_5829xp
abY

113
_____________________________
Il libro continua

La seconda parte del testo continua


sul sito www.nienteansia.it, al
seguente link:

http://www.nienteansia.it/news-
utenti/ricerca/search_result.php?valor
e=elia+tropeano&chiave=1&incat=0
&max_date=0&sel=5&order_type=0

Qui troverete aggiornamenti, errata


corrige e nuove rivelazioni
essenzialmente sul tema “ memoria”.
Giusto per fornire un’anticipazione.
Alcune esperienze vissute, immagini
mentali, rappresentazioni ecc.
localizzate in memoria, cioè
nell’emisfero destro del nostro
cervello, possono essere attivate sia da
stimoli interni che esterni e passare
dalla dormienza all’iperattività.
Ricordate quello che accadde a
Sigmund Freud: la morte del padre
causò in lui problemi psichici e
somatici che cercò di rimuovere
114
andando alla scoperta di cause
primitive spendendo energie, tempo e
risorse: allora, la tecnologia non era
sofisticata come la mia.

115
_____________________________
Ultimo racconto

Nel novembre 2006, mi avevano invitato


presso un centro curativo per una
dimostrazione di “Terapie istantanee”.
Un traumatologo presentò la sua paziente:
soffriva da due anni da un dolore cronico e
lancinante al ginocchio destro. Dopo aver
messo in atto le mie piccole magie, le
dolenze della signora scomparvero.
I presenti, per nulla colpiti dalla riuscita del
mio intervento, sembravano attendere la
ricomparsa dell’affezione ma aspetti e speri,
questa non ritornava. Lo specialista, allora,
le chiese qualcosa, la invitò a provare
posizioni faticose, ma nulla, il dolore pareva
non voler fare la sua apparizione.
Il giorno successivo, la donna fece sapere
che poteva compiere esercizi Yoga senza
problemi. Nell’aprile 2007, durante una
breve permanenza nello stesso luogo,
incontrai nuovamente la signora. Non
appena mi vide, si avvicinò, alzò di scatto la
caviglia destra con la mano sinistra, piegò il
ginocchio e disse: “Visto! Non mi fa più
male”.
116
117
________________________________
Terapie istantanee

Il mio libro “Terapie istantanee”,


pubblicato nel settembre 2004, terminava
con il seguente paragrafo:

L’epilessia

Un signore nonostante fosse scettico circa


le metodiche terapeutiche che usavo, mi
chiese di curare il figlio di dieci anni affetto
da una grave forma di epilessia che si
manifestava quotidianamente, ma
soprattutto di notte mentre dormiva. Il
problema era comparso all’età di tre anni e
da allora, nonostante fosse in cura e
assumesse regolarmente dei farmaci, gli
attacchi continuavano a ripetersi.
Dissi al ragazzo che il suo cervello doveva
identificare la causa delle crisi e quando
l’avesse trovata, doveva segnalarlo
facendogli avvertire una sensazione (ad
esempio un formicolio, una contrazione
muscolare ecc.) o sentire un suono. Dopo
un po’, il ragazzo disse di aver sentito un
fischio all’orecchio sinistro. Domandai se il
118
suo cervello s’impegnasse a rimuovere la
causa del problema e il fanciullo riferì di
aver sentito lo stesso suono. Rivelai al
signore che ogni qualvolta avevo ricevuto
simili risposte il procedimento aveva
funzionato, dunque, lo salutai.
L’uomo mi telefonò dopo circa una
settimana, per farmi sapere che già da
cinque giorni il figlio non aveva più le crisi.
Spiegai al signore che, in genere, i
miglioramenti, una volta avviati,
difficilmente s’interrompono.

Dopo la pubblicazione del testo, il signore


mi fece sapere che il figlio non aveva più le
crisi da circa tre mesi.

119
________________________________
Avviso ai lettori

Alcune persone, dopo la lettura del testo,


hanno avvisato la scomparsa di certi
disturbi e hanno chiesto se il fenomeno
dipendesse dal fatto di essersi identificati
nei brani narrati.
Ho spiegato loro che, forse, mentre erano
concentrati nella lettura, involontariamente
avevano eseguito parte degli esercizi
trascritti.
Tengo a precisare che le metodiche inserite
nel volume non sono state progettate per
un utilizzo personale, ma per intervenire su
altri soggetti umani.
Tuttavia, per colmare l’inconveniente, è in
fase di realizzazione un saggio di auto-
programmazione dal titolo “ Homo
computer”.
Una testimonianza su
http://shenplanet.ning.com/profiles/blogs
/gli-sconvolgenti-effetti
Commentato da Sabrina il Gennaio 16,
2009 alle 9:02pm
Buonasera, grazie per gli esercizi, sembra
che facciano effetto, lunedì sera saprò dirle
120
meglio, comunque, non so se può centrare,
ma da quando ho fatto il mio primo
commento a lei, è come se mi conoscessi
meglio ovvero: ho intuizioni più fluide su
certi aspetti del mio carattere e personalità e
riesco a mettere a fuoco con molta facilità
certe cose che prima mi sfuggivano. Grazie
ancora baci e bene Sabrina.

121
________________________________
Ultimissime

Il 30 gennaio, alle ore 21.07, ho iniziato a


interloquire, per telefono, con uno studente
universitario affetto da depressione: è
affetto da “sclerosi multipla”.
Gli ho fatto modificare l’immagine che
rappresenta il suo problema, ma la
depressione è rimasta inalterata, allora l’ho
invitato a comunicare con la parte del
cervello responsabile della sclerosi.
Ecco, di seguito, le risposte che ha ricevuto
alle domande che ho suggerito di rivolgere.
- Vuoi comunicare con me?
- Sì.
- Sei in grado di eliminare la mia malattia?
- Sì.
- Sai come procedere?
- Sì.
A questo punto, ho raccomandato al
giovane di dire: “ Vai avanti e procedi!”.
Ancora altre domande, con relative
risposte:
- Mi risolvi il problema in due giorni?
- Sì.
- In tre giorni?
122
- Sì.
- Ti assumi la responsabilità di risolverlo
effettivamente?
- Sì.
Qui, dopo ringraziamenti e commiati,
abbiamo chiuso la comunicazione, ma non
gli ho spiegato che il cervello di ogni
persona misura il tempo in modo
differente. Per alcuni, un giorno
rappresenta cinque minuti; per altri, una
settimana. Il nostro cervello non possiede il
concetto di tempo, ma quello di moto: la
velocità delle immagini, il ritmo dei suoni e
il movimento delle sensazioni.
La velocità è uguale a spazio diviso tempo,
ne consegue che il tempo è uguale a spazio
diviso velocità, ovviamente, nel nostro
caso, delle immagini, ritmo dei suoni e
movimento delle sensazioni.

Il 31 gennaio ho incontrato un sessantenne,


questi ha raccontato che dopo aver bevuto
del vino bianco, ha accusato cefalea, vomito
e giramenti di testa. Abbiamo scoperto che
la bevanda gli aveva ripristinato,
temporaneamente, un pezzo di memoria
risalente a un giorno del mese di marzo
123
1988 in cui aveva sperimentato la stessa
sintomatologia.

124
________________________________
Appuntamenti

Il 2 febbraio, ore 18.00, insegnerò i miei


procedimenti ad una signora che da tempo
è stata operata al seno, ma di recente si è
dovuta sottoporre a chemio perché le sono
state riscontrate metastasi al fegato.
Interverrà alla lezione anche una sua amica
sofferente di insonnia.
Alle ore 21.00, colloquierò nuovamente con
lo studente che ritiene di essere affetto da
sclerosi multipla.

125
________________________________
Altri lavori da pubblicare

Guarigione rapida delle fobie


Origine delle malattie
Malattie o semplici espressioni di pensiero?
Memoria e memorizzazione
Fisiologia e funzione dei sogni
Appunti d’autore

126
________________________________
Bibliografia

Elia Tropeano, Terapie istantanee, Pitagora


Editrice, Bologna 2004.
Robert Dilts, Convinzioni, Casa Editrice
Astrolabio- Ubaldini Editore, Roma 1998.
Bandler R., Usare il cervello per cambiare,
Editrice Astrolabio- Ubaldini Editore,
Roma 1986.

127
________________________________
Indice

Ringraziamenti …………… pag. 4


Domande …………… “ 5
1. Dimostrazioni dal vivo …… “ 7
Note ……………………. “ 17
2. Cronistoria di un tumore … “ 22
Note …………………… “ 65
3. Antivirus psicosomatico …. “ 69
Note ………………………… “ 81
4. E-mail ricevute ...………… “ 85
5. Testimonianze …………… “ 103
Note ………………………. “ 106
6. Lettere …………………… “ 107
Contatti …………………… “ 112
Links…………………… ” 113
Il libro continua ……… “ 114
Ultimo racconto ………… “ 116
Terapie istantanee ………… “ 118
Avviso ai lettori ………………. “ 120
Ultimissime ………………… “ 122
Appuntamenti ……………… “ 125
Altri lavori da pubblicare …….…“ 126
Bibliografia ………………… “ 127
Indice ……………………… “ 128
Biografia dell’autore ………… “ 129
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Biografia dell’autore

Elia Tropeano, nato nel 1956 ad Altavilla Irpina


(AV) e residente a Isernia, si è laureato nel 1979 in
Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi
di Napoli con la tesi: “Esempi d’ingegneria
genetica nelle cellule vegetali”.
Insegna scienze matematiche nella scuola
media, s’interessa di linguistica e
comunicazione, fisiologia e funzione dei
sogni e tiene, talvolta, corsi dimostrativi di
Terapie istantanee in varie regioni d’Italia.

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