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Breve dispensa di sintesi: Introduzione ai contenuti essenziali di teoria dei sistemi in generale
e in particolare dei sistemi informatici (ma può contenere anche alcune parti non trattate in classe)
ARGOMENTI (dal programma della materia TPS ma i concetti fondamentali devono essere noti anche per altre materie in particolare SR)
- Terminologia, classificazione di sistemi (astratti/reali, naturali/artificiali, statici/dinamici, aperti/chiusi,
probabilistici/deterministici, continui-analogici/discreti-digitali, combinatori[senza stato interno ovvero senza
“memoria”]/sequenziali[con stato interno o “memoria], varianti/invarianti), modelli, fasi di analisi e
sintesi[progetto] di sistemi, simulazione, “funzione di trasferimento” e relazione in/out.
- Cenni di analisi qualitativa della risposta di sistemi a sollecitazioni (velocità, precisione, stabilità), concetti di
comando e di controllo dei sistemi, retroazione o feedback.
- Concetto generale di segnale (in particolare elettrico) nel dominio del tempo e introduzione alle problematiche di
acquisizione di segnali analogici in sistemi digitali (campionamento e quantizzazione).
- Introduzione all'algebra degli schemi a blocchi ed alla teoria degli automi con esempi di semplici automi, concetti
di logica cablata e di logica programmata, limiti e potenzialità delle tecnologie informatiche.
OBIETTIVI MINIMI (specifici per modulo teoria dei sistemi):
- Conoscere la terminologia relativa agli argomenti trattati e dimostrare di comprendere i concetti essenziali
connessi riuscendo a descriverla/spiegarli con un lessico sufficientemente corretto e comprensibile.
- Saper analizzare semplici sistemi e costruirne modelli esprimendoli anche in forma grafica.
- Comprendere i limiti e le potenzialità delle tecnologie informatiche.
Def: Sistema
Cit. WIKI “Un sistema può essere definito come l'unità fisica e funzionale, costituita da più parti o
sottosistemi interagenti tra loro (e con altri sistemi), che formano un tutt'uno in cui ogni parte dà il proprio
contributo per una finalità comune (o un obiettivo identificativo)”
Cit. TRECCANI “Nell’ambito scientifico, qualsiasi oggetto di studio che, pur essendo costituito da diversi
elementi reciprocamente interconnessi e interagenti tra loro e con l’ambiente esterno, reagisce o evolve
come un tutto, con proprie leggi generali”
Esempi (di Sistemi): S. respiratorio, S. monetario internazionale, S. solare, S. Informatico, S. ottico, S. educativo, S. di
equazioni, S. elettorale. NB: un Computer è un S., un uomo è un S, Un albero è un S., una automobile è un S., etc.
Scienza dei Sistemi: Disciplina che studia con la massima generalità i sistemi complessi, in particolare i procedimenti
matematici che li riguardano, proponendosi di elaborare modelli matematici, specialmente numerici, atti a
rappresentare il comportamento di qualunque s., da quelli di interesse tecnologico a quelli di interesse biologico e
anche a s. sociali, sulla base, per questi ultimi, dell’analogia funzionale tra s. sociali e s. di comunicazione, di controllo
e di autoregolazione (in questo ampio significato si parla anche di teoria generale dei s.).
La teoria dei Sistemi (detta anche scienza dei s.) studia il comportamento di insieme di elementi interconnessi
(funzionali o concreti), detti entità; ogni entità è caratterizzata da: a) grandezze (dette anche variabili) di ingresso
provenienti da altre entità del s. o dall’esterno; b) grandezze di stato che descrivono la situazione in cui si trova l’entità;
c) grandezze di uscita, il cui valore dipende da ingressi e stato, indirizzate verso altre entità del s. o verso l’esterno. Le
grandezze di ingresso provenienti dall’esterno sono dette anche esogene, quelle interne al sistema endogene.
Ludwig von Bertalanffy (Vienna, 19 settembre 1901 – New York, 12 giugno 1972) è stato un biologo austriaco, noto soprattutto
per aver dato il via alla teoria generale dei sistemi. La teoria generale dei sistemi generalizzata in sistemica (systemics in inglese e
systémique in francese), è un settore di studi spesso interdisciplinare, a cavallo tra matematica e scienze naturali, che si occupa
dell'analisi delle proprietà e della costituzione di un sistema in quanto tale. La teoria si compone essenzialmente della teoria dei
sistemi dinamici (semplici e complessi) e della teoria del controllo ed è alla base di diverse discipline come l'automatica, la robotica
e la fisica cibernetica nonché lo studio tecnico-scientifico dei sistemi in generale.
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Approccio sistemico: Un approccio sistemico al processo decisionale si basa su una visione complessiva ed
integrata della realtà che viene vista come un sistema, cioè un insieme di parti(componenti) fra di loro
interagenti in modo tale che il tutto, cioè il sistema stesso, è qualcosa di più che la somma o giustapposizione
delle parti che lo compongono. Il sistema ha proprietà che non sono direttamente derivabili dalle proprietà
delle sue parti prese singolarmente.
Un modello è una rappresentazione (Grafica, Simbolica, Matematica, etc.) di un sistema che ha lo scopo di
raffigurarlo o agevolarne lo studio ovvero la comprensione. Questa rappresentazione è generalmente
semplificata, ovvero trascura alcuni dettagli o aspetti del sistema, sia perché questo evita di considerare
elementi poco rilevanti per gli obiettivi che ci siamo posti nello studiare il sistema oppure anche perché
sarebbe troppo difficile costruire un modello perfettamente aderente al sistema considerato.
I modelli possono avere scopo descrittivo e/o predittivo: ovvero avere la funzione di descrivere l’aspetto o
il comportamento di un sistema oppure entrambi.
I modelli Matematici sono preminentemente predittivi; ad esempio una formula come S(t)=½At 2+V0t+S0
indica lo spazio percorso da un oggetto in moto rettilineo uniformemente accelerato (come una palla che
rotola lungo un piano inclinato trascurando l’attrito). Trascurare l’attrito è un esempio di semplificazione nel
modello rispetto alla realtà del sistema considerato.
Il disegno con appropriata simbologia (vedi a lato) di un circuito elettronico è un
modello che ne fornisce sia una stilizzata rappresentazione grafica che la
possibilità di analizzarne il comportamento. Anche questo modello trascura molti
elementi della realtà come la resistenza dei fili di collegamento che è
generalmente approssimata a zero.
Una Icona che rappresenta ad esempio un computer, una stampante oppure una resistenza elettrica li
descrive graficamente in maniera molto semplificata. Allo scopo di descriverne l’aspetto oppure richiamare
dei concetti a loro connessi.
Una Fotografia di un sistema ha sicuramente scopo descrittivo.
A lato vi è una piccola foto del circuito schematizzato sopra. In questo caso non aiuta
molto a comprenderne la struttura. Si comprende solo che utilizza una breadboard.
Il modellino in scala di una automobile ne raffigura l’aspetto esteriore in maniera analogica e ridotta.
Possono esistere modelli matematici validi per più sistemi fra loro molto differenti: ad esempio potremmo
trovare dei modelli matematici (formule) in grado di descrivere il comportamento di sistemi fra loro
differenti (meccanici, elettronici, idraulici, etc.), in questo caso si parla di analogie fra tali sistemi.
E così via…
I modelli possono avere dei limiti di validità: ad esempio se considero che un muratore riesce a costruire 1
mq di un muro in un’ora posso pensare che N muratori costruiscano N mq in un’ora; ma se devono operare
sullo stesso muro probabilmente potrebbero ostacolarsi a vicenda e se il modello mantiene validità per N
ridotto (2-3 muratori) sicuramente risulta falsato per N elevato.
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In genere quando si progettano sistemi si tiene conto del contesto di utilizzo e si parte da modelli semplificati
delle specifiche che evitano caratteristiche “sgradite”. Come la presenza di disturbi, etc.
La definizione delle prossime classificazioni è molto difficile da affrontare a questo livello nello stile
semplificato qui adottato, ma proverò comunque a proporle.
È abbastanza chiaro che normalmente si è interessati a sistemi stabili. Sempre che non si voglia creare una
reazione “esplosiva” (pensiamo all’innesco di una bomba atomica all’idrogeno causato da un bomba atomica
a fissione. Vedremo che il rischio di creare sistemi instabile è anche connessa ai ritardi di attuazione dei
comandi su di un sistema controllato in retroazione. In classe ho proposto l’esempio della regolazione della
temperatura in una doccia con 2 rubinetti caldo-freddo separati e dei tempi di reazione elevati; stabilizzare
la temperatura risulta molto più difficile che con un miscelatore e con tubi più corti che accorciano i tempi
di reazione ai comandi.
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Def: Simulazione
Con Simulazione intendiamo una attività di analisi svolta non su di un sistema ma su di un suo modello (più
o meno accurato). La simulazione quindi richiede la realizzazione (sintesi) del modello ed un procedimento
di progettazione di un sistema (ad esempio di una automobile), passa da varie fasi di analisi e sintesi molto
spesso realizzate tramite modelli, perché il sistema potrebbe essere troppo costoso o pericoloso da
realizzare senza prima averne affinato le specifiche tramite simulazioni. Pensate ad un progetto complesso
come le missioni Apollo per inviare delle persone sulla luna ed a quante attività di simulazione hanno
richiesto prima di realizzare la missione con successo. Ma anche il progetto di un sistema elettronico anche
semplice passa prima da una fase di simulazione che parte dal progetto (sintesi) dei circuiti elettrici da
utilizzare, da una verifica sul modello (analisi con simulazione) in base alle leggi dell’elettronica, poi dalla
realizzazione di un prototipo (sintesi) e dalla analisi della sua rispondenza effettiva alle specifiche e si
conclude con l’ottimizzazione ingegneristica (altre fasi) del processo produttivo per una eventuale
produzione in quantità.
Nei testi di teoria di sistemi (specialmente di ambito elettronico/elettrotecnico o meccanico) si parla spesso
di funzione di trasferimento di un sistema: è un modo di definire la relazione Ingresso-Uscita definendola
come rapporto OUT/IN (se è possibile farlo). Nell’esempio banale precedente avrebbe valore 2.
Erano già stati utilizzati grafici simili in precedenza quando si tentava di spiegare il concetto di stabilità di un
sistema. Ora esaminiamo altre caratteristiche come la Velocità e Precisione nel caso dei segnali di risposta
(uscita) di un sistema sollecitato da uno segnale di ingresso a gradino.
Ipotizzando che si abbia un sistema (dinamico,
chiuso, deterministico, etc.) con la seguente
relazione In-Out: Out = ¾ In. In teoria tale sistema
se sollecitato da un ingresso con una discontinuità
(gradino) dovrebbe comportarsi come nel grafico
a lato.
Ma frequentemente i sistemi fisici, soprattutto se
operano con grandezze che hanno “inerzia” (che
cioè si oppongono ai cambiamenti di stato come
ad esempio la temperatura), si comportano come
i grafici proposti sotto, presentando dei ritardi di
risposta (velocità) o delle imprecisioni in seguito
allo stimolo di ingresso “perturbante” come la
discontinuità imposta dallo scalino in ingresso. A
tal proposito ricordiamo che in natura i segnali
fisici non sono mai discontinui, possiamo solo
produrre segnali che si avvicinano a tale effetto.
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Abbiamo quindi introdotto in maniera semplificata i termini (e relativi concetti) di velocità ovvero ritardo di
risposta, (im)precisione della risposta, regime transitorio e regime permanente.
Il trasduttore è un sistema che trasforma una grandezza fisica in un’altra grandezza fisica (tipicamente Volt)
cambiando la modalità di rappresentazione dell’informazione mantenendola sempre continua/analogica.
Frequentemente si parla di sensori (ma a volte con questo termine si indicano trasduttori che percepiscono
soltanto una informazione di tipo On-Off). Nell’esempio di acquisizione di segnali audio il trasduttore in
questione è un microfono. SampleHold e convertitore AD svolgono rispettivamente le fasi di
campionamento e quantizzazione (“discretizzazione” dell’asse X dei tempi e Y dei valori). Non spiego qui gli
altri componenti di cui ho già parlato in classe ma se volete possiamo approfondire in classe partendo da
questo schema i sottosistemi di cui non ho parlato estesamente.
Ovviamente il DAC converte da digitale ad analogico riportando insieme al filtro i segnali allo stato originale
ed anche per questi sottosistemi possiamo approfondire i dettagli in classe (trovando il tempo).
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e la costante A rappresenta
la funzione di trasferimento
del blocco, detta
GUADAGNO.
In passato veniva utilizzare per trasformare sistemi complessi formati da più blocchi in blocchi equivalenti
(si noti che i sistemi descritti da questo modello sono dinamici, chiusi, combinatori, e … Lineari), ma non è
qui possibile approfondire maggiormente.
Aggiungo che è possibile creare anche degli anelli in retroazione (complicando molto le cose)
Ma ovviamente non è affatto chiara la simbologia utilizzata senza una breve spiegazione: occupiamoci degli
automi di Mealy (quelli di Moore possono esprimere le stesse cose utilizzando più stati - come es. sopra).
Esiste anche la possibilità di una rappresentazione tabellare che utilizza una tabella (matrice) che per gli automi di
Mealy ha la seguente struttura: come righe gli stati S={S1, S2 , …, SN} che il sistema può assumere e come colonne i
valori degli ingressi: I={I1, I2 , …, IM} che il sistema può assumere, in ogni casella descrive quale sarà lo stato Sn,m che il
sistema assumerà all’istante t+1 (in base alla combinazione riga=stato n e colonna= ingresso m corrispondenti che
rappresentano la situazione all’istante t) e dividendo in due la “cella” si può inserire anche l’uscita corrispondente.
Decisamente meno intuitiva della forma grafica, è vantaggiosa per una rappresentazione di automi complessi.
L’esempio sopra rappresenta degli Automi Riconoscitori, ovvero un automa capace di determinare se una
certa sequenza in ingresso appartiene o no ad una o più sequenze assegnate dette sequenze accettabili. Essi
hanno una notevole importanza in informatica poiché vengono usati dai compilatori di un linguaggio di
programmazione per verificare se una certa stringa di caratteri appartiene ad una certa categoria sintattica
del linguaggio (cioè ad esempio se è in presenza di una parola chiave [per es. if, while, write, etc] o una
variabile o una costante o un operatore…). Tali automi esprimono quindi le funzionalità di un sistema SW.
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Un automa è definito formalmente da 5 elementi: Insieme dei possibili stati S (nell’esempio [S0, S1, S2]);
Insieme dei possibili ingressi I (nell’esempio [S0, S1, S2]); Insieme delle possibili uscite U (nell’esempio [0,
1]); Funzione di transizione di stato F (nell’esempio descritta dalle frecce, considerando gli stati di partenza
e gli ingressi che le provocano, il simbolo prima della barra); Funzione di trasformazione di uscita G
(nell’esempio descritta dai simboli dopo la barra in ogni freccia).
A cosa servono gli automi?
Con un automa è possibile progettare un semplice sistema automatico (un distributore di bevande, come
visto in classe) ed in passato il progetto di sistemi elettronici/meccanici di questo tipo era realizzato partendo
dagli automi, creando poi con una serie di passaggi abbastanza schematici delle reti elettroniche sequenziali
che seguivano le regole imposte dal progetto che poi comandavano i vari dispositivi di Input/Output
(approccio in logica cablata). È da notare come un automa con ad esempio 4 stati richieda 2 bit di memoria
interna per funzionare (in generale N° bit >= logaritmo in base 2 del numero di stati. – per chi non lo sa il
log2(N) è definito come l’esponente da dare a 2 per ottenere N). Oggi si segue un altro approccio (logica
programmata) che evita di partire con il progetto da un automa (modelli visti sopra) ma semplicemente
utilizza un computer (generalmente un single-chip o una scheda tipo Arduino) che comanda gli I/O. Poi si
scrive il SW che ne gestisce il funzionamento e questo procura enormi vantaggi:
1) Sintetizzare un automa complesso in logica cablata era un processo complicato e lungo.
2) Oggigiorno (da almeno alcuni decenni) le tecnologie informatiche costano pochissimo.
3) Last But Not Least (ultimo ma non per ultimo) Se devo modificare il sistema costruito con la logica
programmata basta riprogrammare il SW con un costo molto basso (in logica cablata occorreva buttare
tutti i circuiti elettronici e ricominciare da capo). Questo è il motivo per cui sistemi automatici complessi
(tipo le casse automatiche per la spesa al supermercato) sono oggi così diffusi mentre anche solo 10-20
anni fa non era così. Pensate che una memoria minimale da 1KB (=8192 bit) consente di gestire
l’equivalente di un automa con 28192 stati (numero mostruoso). Chiaramente poi lo spazio di memoria
per il SW sprecherà molto più spazio che nella logica cablata ma il costo è irrisorio.
Mi scuso anticipatamente per eventuali imperfezioni (si tratta di una prima stesura) o superficialità di
trattazione (ma è lo spirito di questa dispensa), ringrazio anticipatamente chi mi segnalerà errori.
Claudio Longanesi 13 ottobre 2020