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LE SCHIERE CELESTI
VOLUME QUARTO
Titolo originale: "The Life Beyond The Veil, The Battalions of Heaven"
Copyright © 2015
Pubblicato sul sito http://aldiladelvelo.wordpress.com/
in data 04/09/2015
Traduzione di: Eva Siviero e Michelangelo Costa
UN APPREZZAMENTO DI LORD NORTHCLIFFE
Non ho avuto l’opportunità di leggere interamente La Vita al di là del Velo, ma tra i brani che
ho studiato più attentamente ve ne sono molti di grande bellezza. Mi sembra di poter dire che la
personalità del Reverendo G. Vale Owen è un elemento di grande importanza e degno di
considerazione in relazione a questi straordinari documenti. Durante la breve intervista che mi
rilasciò ebbi l’impressione di trovarmi in presenza di un uomo sincero e convinto. Non avanzò
alcuna pretesa di possedere particolari doti psichiche. Espresse il desiderio di ricevere la minima
pubblicità possibile, e rifiutò gli ingenti proventi che poteva facilmente ottenere grazie all’enorme
interesse riscosso dai suoi scritti nel pubblico di tutto il mondo.
Lord Northcliffe.
“È davvero difficile immaginare la marea di libri che trattano della vita nel Mondo Sottile, e
inondano le librerie in Inghilterra e in America. In Inghilterra erano molto popolari i libri su questo
argomento scritti dal pastore G. Vale Owen, che furono dettati da alcuni spiriti. Io possiedo due o
tre volumi della serie di comunicazioni intitolata “La Vita al di là del Velo”, e devo dire che
meritano attenzione. Non c’è dubbio che furono impartiti sotto la supervisione della Fratellanza
Bianca. I Grandi Maestri usano molti metodi per risvegliare la coscienza dell’umanità. Ogni gruppo
riceve, secondo la sua coscienza, ciò che può assimilare e che gli è più vicino.”
Lettera n. 34 del 3 dicembre, 1937. – [N.d.T.]
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INDICE
Prefazione………………………………………………………………………………………… 5
Note Generali……………………………………………………………………………………... 7
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24/03/19 – Il futuro della donna – La parabola dell’orefice e del diamante……………………… 62
25/03/19 – La donna del futuro…………………………………………………………………… 65
28/03/19 – Breve descrizione di una manifestazione: il giovane conquistatore
e la sua amata…………………………………………………………………………. 66
01/04/19 – La futura evoluzione della Terra – Psicometria………………………………………. 68
02/04/19 – Psicometria cosmica – Pianeti eterici………………………………………………… 70
03/04/19 – La manifestazione del compimento di Cristo – L’inno “Gli esseri celesti,
gli esseri terreni e quelli sotterranei” (Lettera ai Filippesi II-10; Apocalisse V-3)……….. 71
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PREFAZIONE
I messaggi raccolti in questo volume furono ricevuti e scritti dal Reverendo G. Vale Owen nella
sagrestia della chiesa di Orford, nel Lancashire, dopo la preghiera serale. Queste trentaquattro
comunicazioni furono pubblicate inizialmente nel settimanale The Weekly Dispatch, e terminarono
domenica 26 settembre 1920, dopo una ininterrotta serie di pubblicazioni che cominciò il 1
febbraio, 1920. I primi messaggi della serie ebbero inizio il 23 settembre 1913, e furono trasmessi
dalla madre del vicario e da “Astriel”; ne seguirono altri trasmessi, a intervalli, da “Zabdiel”, dal
“Leader” e il suo gruppo. Queste comunicazioni sono raccolte nei primi tre volumi, dove ho fornito
ampi dettagli sulle modalità con cui il Rev. Owen riceveva i messaggi, oltre alle informazioni
concernenti i comunicatori, i loro metodi, e altre questioni relative alla personalità di colui che
riceveva e registrava. Il presente volume contiene i messaggi trasmessi da “Arnel”, il cui nome fu
reso noto al Rev. Owen nella comunicazione del 5 febbraio, 1918.
Nella primavera del 1921, in occasione della prima dichiarazione pubblica del Rev. Owen
riguardo al Manoscritto, gli fu chiesto come faceva ad essere sicuro che i messaggi non
provenissero dalla sua mente, ma da qualche fonte esterna. Dato che tale domanda può sorgere nella
mente di parecchie persone che leggeranno questi scritti per la prima volta, penso sarà utile
segnalare la risposta del vicario così com’è stata riportata a quel tempo sulla rivista Light:
“Egli disse che era una domanda diretta e che meritava una risposta onesta. Era una di quelle
cose che era certo di sapere. Pensava alle numerose lettere che aveva ricevuto, e che ponevano la
questione in vari modi. Gli era stata sottoposta parecchie volte, talora cinicamente, talora con spirito
ben diverso. Era sicuro che molti di coloro che gli facevano quella domanda non avessero realizzato
il semplice fatto che nessuno al mondo poteva essere tanto profondamente interessato alla risposta
quanto lui. Poté quindi assicurare ai suoi lettori che prima di consentire alla pubblicazione dei
messaggi aveva verificato bene che essi non scaturivano dalla sua mente. Disse a se stesso, “Credo
in una vita futura. Mio padre, mia madre, e la mia piccola sono passati in quella vita, e anch’io
andrò là – può essere solo una questione di pochi anni prima di riunirmi a loro. Ora, caro G.V.O.,
supponiamo che trapassi e, giunto di là, tua madre ti dica: ‘Sono felice di averti con me. Ma
riguardo a quei messaggi, non provengono da noi’”. Questo sarebbe l’inferno per lui, uno strazio
che non potrebbe sopportare. I messaggi venivano da sua madre e da altri nell’Aldilà. Ebbe assoluta
certezza di questo fatto e lo appurò in vari modi. Fu certo, innanzitutto, che non provenivano dalla
sua mente subconscia perché, se così fosse stato, qualcuno doveva averceli messi. Li aveva scritti a
una velocità media di ventiquattro parole al minuto. Non è una scrittura rapida per uno che conosce
già il tema da sviluppare; inoltre adottò la regola di non pensare in anticipo alle sedute. I
comunicatori gli erano del tutto sconosciuti, tranne sua madre. Dopo aver terminato di scrivere,
diciamo il lunedì o il martedì, chiedeva: “Ho scritto bene?”. Più di una volta aveva posto la
domanda, ma era stato bloccato. Un giorno sua madre aveva espresso, attraverso la tavoletta usata
da sua moglie, un grande turbamento. Il vicario chiese qual era il problema, e lei rispose: “Sono
molto preoccupata. Tu non hai fatto niente; ma la scrittura, quello è il problema. Negli ultimi
quindici giorni non proviene da noi. Ma non buttare via nulla. È stata trasmessa per qualche
proposito. Non è negativa, ma non proviene da noi. Attendi due settimane”. In seguito la madre
disse: “Ora è tutto chiaro”.
In risposta a un’altra domanda circa la visione dei bellissimi scenari descritti nei messaggi,
dichiarò che in un certo senso li vedeva, ma non era una visione esterna. Quando era descritta una
città, poteva vederla con la sua immaginazione. Se fosse stato un artista avrebbe dipinto quelle
scene, fatta eccezione per alcuni dettagli. Quando sua madre cominciò a trasmettere, lui le chiese
come poteva assicurarsi che non si trattasse della sua immaginazione. Ed ella rispose: “Mio caro
ragazzo, è la tua immaginazione; che altro può essere? Ti abbiamo preparato per molti anni, senza
che tu ne fossi consapevole, in modo da poter usare non solo la tua mano ma tutta la tua persona,
inclusa la tua capacità immaginativa, e da quella abbiamo costruito le immagini che vedi”.
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Quando gli venne chiesto di descrivere le sensazioni che provava durante la scrittura, il Sig.
Vale Owen disse che era difficile spiegarlo. Molti fra il pubblico avevano letto il testo e sapevano di
coloro che dalle regioni luminose si erano recati nelle piane tenebrose. Gli angeli non potevano
sempre scendere fino a lui, di conseguenza egli doveva innalzarsi verso di loro. Questo talvolta
implicava un grande sforzo, specialmente quando i messaggi si occupavano di temi etici e filosofici.
Si sentiva come staccato dalla terra. Quando venivano descritti i luoghi infernali sentiva di averne
fatto esperienza, e allora poteva capire l’espressione sul volto di Dante.
Da quanto precede riusciamo ad avere qualche briciolo di comprensione della verità insita in
questi messaggi e della fonte da cui provengono, ma molto dipende dal lettore stesso. Non esiste
alcuna prova scientifica da offrire in materie come quelle trattate nello Scritto del Rev. Owen. Se si
vuole apprezzare il loro vero valore occorre usare un criterio spirituale di valutazione, e quel senso
interiore di realtà che gli Scritti sono in grado di attrarre. Per coloro che possiedono questa visione,
la gloriosa prospettiva della vita a venire, come narrata nei messaggi, avrà un significato troppo
profondo da esprimere a parole. Nel crescente splendore descritto nelle conversazioni, c’è una
rivelazione che porterà la realtà dell’Amore Divino e la gloria del Cristo Eterno, vividamente, nei
cuori di tutti quelli che sono pronti e disposti a riceverla.
H. W. ENGHOLM.
LONDRA,
Giugno, 1921
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NOTE GENERALI
di H.W.E.
La persona che trasmette i messaggi di questo volume si fa chiamare Arnel. La prima volta che
il vicario sentì parlare di Arnel fu quando comunicava con sua madre, nell’ottobre 1913. In risposta
alla domanda del Sig. Owen, che chiedeva alla madre (intenta a descrivere una dimora celeste
dov’era stata mandata in missione) perché non pronunciasse il nome del padrone di casa, ella scrisse
quanto segue attraverso la mano del vicario:
“Il suo nome era Arnol, ma questi nomi suonano strani alle orecchie terrene, e gli uomini
cercano sempre di scoprire il loro significato, cosa che noi siamo piuttosto riluttanti a dare”. Questo
passaggio si trova nel primo volume, intitolato “I Reami Bassi del Cielo”. Si sarà notato che il Rev.
Owen ha trascritto il nome con la “o”.
Quattro anni dopo, il 5 febbraio 1918, mentre riceveva i messaggi che compongono questo
libro, il Rev. Owen chiese al comunicatore di rivelare il suo nome, dato che fino ad allora si era
rivolto a lui col termine generico di “Leader” o “Leader del gruppo dei messaggeri”. Il nome che
venne comunicato fu Arnel. Il vicario chiese ad Arnel se era lui la persona di cui si parlava tempo
addietro, nell’ottobre 1913, e la risposta fu: “Io sono colui di cui tua madre ti parlò – scrivilo con
l’una o l’altra lettera, non importa: d’ora in poi sarà sufficiente che tu mi conosca con quel nome”.
In seguito, la sera del 4 marzo, 1918, Arnel rivelò qualche dettaglio della sua vita terrena e il
periodo storico in cui era vissuto. In un’altra occasione, al termine della seduta dell’8 marzo, il Rev.
Owen interrogò Kathleen (lo spirito amanuense di Arnel), e da questo e dal precedente messaggio
scopriamo che Arnel era nato in Inghilterra e, a causa della persecuzione religiosa, fuggì a Firenze,
dove visse nella comunità inglese all’inizio del Rinascimento. Insegnava musica e pittura; morì,
come disse, in età matura, evitando l’ostilità futura che sarebbe sorta tra Stato e Chiesa.
Attraverso la mano del Rev. Owen, il nome di Arnel fu scritto alla fine di ogni comunicazione
accompagnato dal segno della croce.
*****
Riguardo alla posizione spirituale di Arnel, viene registrato nel primo messaggio, del 5 febbraio,
che egli era un abitante di quel Tempio posto al confine fra la Decima e l’Undicesima Sfera; ciò
dimostra che Arnel aveva un elevato rango spirituale.
ZABDIEL è il personaggio che trasmise tutti i messaggi raccolti nel secondo volume, “I Reami
Alti del Cielo”. Zabdiel non diede nessuna indicazione della sua vita terrena, ma la sua presenza
spirituale è una realtà concreta per il Vicario di Orford, e le motivazioni sono esposte nelle note
generali del secondo libro.
KATHLEEN agisce come intermediaria fra il Rev. Owen e Arnel. Nella vita terrena fu una sarta;
visse a Liverpool e si spense all’età di 28 anni, nel 1893. L’importanza di Kathleen in relazione a
questi messaggi viene chiarita con precisione dal Leader e dal suo gruppo nel terzo volume, “Il
Ministero del Cielo”.
LA MADRE DEL REV. OWEN morì nel 1904, e trasmise i primi messaggi durante i mesi di
settembre e ottobre 1913 – messaggi che sono raccolti tutti nel primo volume, intitolato “I Reami
Bassi del Cielo”.
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INTRODUZIONE
di Sir Arthur Conan Doyle
La lunga battaglia sta per essere vinta. Il futuro non è univoco: a molti può riservare una battuta
d’arresto, ad altri una delusione, ma la fine è sicura. A coloro che erano in contatto con la verità è
sempre apparso chiaro che se un qualsiasi documento ispirato, contenente una nuova rivelazione,
potesse realmente giungere nelle mani del grande pubblico, allora certamente spazzerebbe via ogni
dubbio e ogni pregiudizio, in virtù della sua innata bellezza e saggezza. Oggi, proprio uno di questi
documenti sta ricevendo un riconoscimento a livello mondiale e fra tutti quelli che potevano essere
scelti è il più puro, il più nobile, il più completo, ed eccelsa è la sua fonte. In verità qui è presente la
mano del Signore!
La narrazione che abbiamo di fronte parla da sola. Non va giudicata meramente dall’esordio, per
quanto sublime si riveli, ma osservata nella bellezza che si disvela poco a poco nella narrativa, e in
un crescendo di meraviglie raggiunge livelli di splendore costante.
Non si cavilli sui dettagli, ma si valuti dall’impressione generale.
Non diventi un futile passatempo solo perchè è un argomento nuovo e insolito.
Si rammenti che non esiste opera sulla terra, neppure la più sacra di tutte, che non sia stata posta
in ridicolo a causa di certi passaggi estrapolati dal loro contesto, o per l’eccessivo risalto attribuito a
cose marginali. L’effetto complessivo sulla mente e sull’anima del lettore è il solo criterio atto a
giudicare la portata e la forza di questa rivelazione.
Per quale ragione Dio avrebbe dovuto sigillare le fonti di ispirazione duemila anni fa? Che
giustificazione abbiamo noi per sostenere una credenza così innaturale? Non è forse infinitamente
più ragionevole pensare che un Dio vivente continui a rivelare forza vivente, e che nuova
conoscenza e nuovo aiuto scaturiscano da Lui per sostenere l’evoluzione e far fronte all’accresciuto
potere di comprensione di una natura umana più ricettiva, e ora purificata dalla sofferenza?
Tutte queste meraviglie e portenti, questi straordinari avvenimenti degli ultimi settant’anni, così
evidenti e tristemente famosi, passati inosservati solo da chi aveva gli occhi bendati, sono futili di
per sè, ma sono diventati indizi capaci di destare l’attenzione della nostra mente materialista,
dirigendola verso quei messaggi di cui questo particolare scritto si può dire sia l’esempio più
completo.
Ce ne sono molti altri che presentano dettagli diversi a seconda della sfera descritta o del grado
di opacità del trasmettitore, il quale conferisce una sfumatura più o meno pronunciata alla luce nel
momento in cui essa lo attraversa. Soltanto con spirito puro si può ricevere un insegnamento
assolutamente puro, e tuttavia sarebbe meglio pensare che questo resoconto del Cielo debba essere
il più fedele possibile, per quanto le condizioni mortali lo permettano.
Sovverte le vecchie credenze religiose? Mille volte No. Anzi le espande, le chiarisce, dà loro
bellezza, riempie quegli spazi vuoti che ci hanno gettato nell’incertezza e nella confusione, e tranne
la ristrettezza dei pedanti della parola esatta che hanno perso il contatto con lo spirito, esso è
infinitamente rassicurante e illuminante.
Quanti passaggi sfuggenti delle antiche Scritture ora acquistano significato e forma visibile!
Forse cominciamo a comprendere quella “Casa con molte dimore” [San Giovanni 14: 2 – N.d.T.] e
a realizzare la “Dimora eterna, non costruita da mani di uomo” [Corinzi 2: 5,1 – N.d.T.] proprio
mentre riusciamo a cogliere un fugace bagliore di quella gloria ineffabile che la mente umana non
può concepire.
Tutto cessa di essere una lontana, elusiva visione e diventa reale, solido, sicuro, una luce chiara
dinanzi a noi che navighiamo nelle oscure acque del Tempo; essa aggiunge gioia più profonda alle
nostre ore di letizia, e terge la lacrima di dolore giurandoci che non ci sono parole per esprimere la
felicità che ci attende, se solo siamo fedeli alla legge di Dio e seguiamo le nostre tendenze superiori.
Quelli che interpretano male le parole usate, diranno che il Sig. Vale Owen ha portato alla luce
tutto ciò traendolo dal suo subconscio. Possono allora spiegare questi signori come mai molti altri
hanno avuto le medesime esperienze, anche se di livello meno elevato? Io stesso ho compendiato in
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due piccoli volumi la materia generale sull’aldilà, attingendo da numerosissime fonti. Il mio lavoro
fu svolto indipendentemente da quello del Sig. Owen, e allo stesso modo il suo resoconto non ha
avuto alcuna relazione col mio. Nessuno di noi ha potuto accedere al lavoro dell’altro. E tuttavia
dopo aver letto questo racconto, assai più grandioso e dettagliato, non trovo un solo punto rilevante
in disaccordo. Com’è possibile questa corrispondenza, se lo schema generale non è basato su una
verità ispirata?
Il mondo ha bisogno di una forza motrice più potente. Il mondo prosegue la sua corsa sulla
spinta della vecchia ispirazione, come un treno che ha perduto la locomotiva. È necessario un nuovo
impulso. Se la religione fosse stata qualcosa di realmente influente e convincete, avrebbe avuto peso
nella questione più importate – ossia le relazioni fra gli stati, e l’ultima guerra non ci sarebbe stata.
Quale chiesa emerse, dunque, da quella prova suprema? Non appare chiaro che le cose dello spirito
hanno bisogno di essere riaffermate e riavvicinate alle cose della vita? Sta cominciando una nuova
era. Coloro che si sono battuti per essa possono essere scusati, se sentono un senso di deferente
soddisfazione vedendo le verità per cui hanno lottato e per cui si sono messi alla prova ottenendo
maggiore attenzione da parte del mondo. Non è un motivo di orgoglio, e ogni uomo e donna che ha
ricevuto l’onore di poter lavorare per una causa così nobile è ben consapevole che egli, o ella, è solo
un agente nelle mani di forze superiori e invisibili, ma reali e sagge. E tuttavia non saremmo umani
se non ci sentissimo sollevati nel vedere nuove fonti di forza e nel realizzare che la preziosa nave è
mantenuta più saldamente che mai lungo la sua rotta.
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SCHIERE CELESTI
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IL TEMPIO DELLA MONTAGNA SACRA: ORIGINE E FUNZIONE –
IL LEADER RIVELA IL SUO NOME
Vorresti avere una descrizione generale dell’origine e dell’aspetto del Tempio della Montagna
Sacra.
Sappi che esso è collocato fra la Decima e l’Undicesima Sfera, e con ciò intendiamo dire che è
visibile da entrambe le sfere, pur non trovandosi completamente né nell’una né nell’altra.
La sua nascita avvenne in questo modo. Secoli fa, erano numerosi coloro che passavano da una
sfera all’altra essendo in possesso dei requisiti per essere addestrati. Nella Decima Sfera, in un certo
senso, vengono perfezionati e bilanciati tutti gli attributi di potere e le qualità che i cercatori hanno
acquisito durante il percorso di superamento delle sfere inferiori. Qui si conclude un’importante
tappa del loro viaggio, e lo stadio successivo implica un avanzamento di sviluppo e di ordine
evolutivo alquanto differenti rispetto alle conquiste maturate in precedenza.
Fino ad allora i compiti portati a termine da quegli spiriti durante il loro progresso sono stati, nel
complesso, di conservazione e potenziamento. Forse li chiameresti Angeli Custodi. Il loro aiuto in
effetti si sviluppa e diventa di natura più spirituale man mano che si elevano. Ma essenzialmente
rimane dello stesso ordine, pur avendo aspetti diversi nella sua applicazione verso gli individui
soccorsi e sorvegliati, sia nel mondo terreno che nei mondi fino al Decimo.
Ma coloro che entrano nell’Undicesima Sfera assumono un’altra serie di doveri. Il loro lavoro
ora si sviluppa in ciò che chiamiamo servizio creativo. Iniziano ad apprendere i grandi misteri
dell’Universo Vivente, non tanto in relazione al suo potere operativo nella manifestazione esteriore,
quanto alla sua forza interiore, più intimamente collegata ai Santi che dimorano presso la Casa del
Padre. Così essi aggiungono una dote più grande alle qualità minori già assimilate nella loro
personalità e, intonandosi per gradi alla sfera successiva, si preparano ad avanzare in quel reame
dove la Creazione si dischiude davanti a loro in tutta la sua grandiosa potenza e bellezza.
Questa è una delle funzioni del Tempio e, in verità, la sua funzione principale; le altre non
abbiamo bisogno di ricordarle per ora. Ti piacerebbe che provassimo a descriverti la sua pianta e il
suo prospetto. Ci proveremo, ma tieni presente che, nel descriverti le sue funzioni e nel delineartene
l’aspetto, il nostro racconto sarà imperfetto; la ragione è che il Tempio incorona una Sfera non fatta
di materia, ma di sostanza sottile, e l’atmosfera e l’ambiente spirituale sono, per via della
sublimazione, dieci volte più radiosi. Su quello che ciò significa in termini di dinamica e di
potenziali di forze non osiamo soffermarci, perché non saremmo in grado di fornirtene una
presentazione razionale nella tua lingua.
Questo Tempio fu eretto col proposito di fondere assieme le due sfere e i diversi aspetti del loro
servizio. Quelli che sono in procinto di lasciare l’una per andare nell’altra vengono riuniti nel
Tempio e vi dimorano abitualmente per un periodo prolungato, recandosi di tanto in tanto nella
Decima Sfera o nei cieli inferiori, per svolgere il loro precedente servizio di protezione, istruzione,
o per promuovere lo sviluppo degli abitanti di quei luoghi.
Tuttavia essi cominciano anche ad accompagnare spiriti di mondi superiori nelle loro missioni
nell’Undicesima Sfera. All’inizio non vanno molto lontano e non si trattengono a lungo. Però, via
via che si fortificano e s’intonano meglio alle pulsazioni più sottili di quel mondo, si spingono
maggiormente al suo interno, e vi rimangono per un tempo sempre più prolungato. Quando
ritornano, fanno una sosta al Tempio e forse, nel frattempo, visitano una sfera più bassa per
adempiere a qualche servizio. Hai già ricevuto il resoconto di missioni esplorative nei reami bassi
fino a quelli tenebrosi. Quella missione, amico, fu una durissima prova per noi, poiché
comprendeva non una o due sfere, ma l’intera serie dei mondi fra la terra e il nostro, sconfinando in
luoghi ancora più distanti. Questa estenuante prova di resistenza, adattabilità, e sintonia fra le nostre
menti e i nostri corpi, nel trattare problemi da lungo tempo scomparsi dalle nostre normali
condizioni di vita e che non fanno più parte del nostro servizio, ci fu assegnata per un scopo preciso.
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Fu la prova finale per me, quale abitante del Tempio, per avanzare nell’Undicesima Sfera; per i cari
amici della mia compagnia fu un esame per il loro progresso dalla Nona alla Decima Sfera; mentre
due di loro, appartenenti alla Decima, divennero da allora in poi abitanti del Tempio.
Noterai che il fatto di essere stato incaricato di andare a raccogliere quel gruppo di persone
immerse nel buio più assoluto, per condurle verso la luce, era la prova finale del servizio, prima di
essere chiamato ad avanzare nella serie di cieli dove viene stimolata e addestrata la facoltà creativa.
Non capii allora, e neanche adesso; tuttavia la mia illuminazione è cominciata e mi par di scorgere
un barlume di quella gloria che attende coloro che un tempo si trovavano in situazioni così atroci, e
ora ne sono quasi sollevati, o quantomeno riescono a concepire quale felicità conquisti chi procede
sul cammino stabilito.
Sei passato, poi, dalla Decima all’Undicesima Sfera?
Non in modo permanente. Resto ancora un abitante del Tempio, anche se cresce costantemente
la mia sintonia con le condizioni dell’Undicesima Sfera. Sono molti i dettagli e i requisiti che
servono a perfezionare la totalità della nostra vita da questa parte, e ciascuno riveste grande
importanza; mentre io fatico a conquistarne uno, tu non avrai tempo né materiale sufficiente per
scriverne una millesima parte. Eccoti un esempio.
Il periodo di soggiorno nel Tempio è solitamente molto lungo. Nel mio caso lo sarà ancora di
più. Questo perché io sono responsabile del Popolo di Barnabas, devo vigilare su di loro, soccorrerli
e tenerli saldi sul sentiero del progresso. Sono tenuto, ogni tanto, a visitarli di persona e a rendermi
visibile; perciò devo mantenermi nelle condizioni giuste per adattarmi rapidamente non a una o due
sfere situate lontano dal mio reame naturale, ma a un remoto globo ai confini dello spazio, per così
dire.
Quindi il mio compito è duplice. Stando qui, sull’altopiano, devo allungare una mano in alto per
ricevere, e l’altra in basso per dare. Proprio così, amico, e non è necessario che mi dilunghi. Capirai
cosa intendo dire.
Zabdiel è passato nell’Undicesima Sfera, non è vero?
Sì, per quanto concerne il suo servizio principale. Ogni tanto scende al Tempio, e dopo essere
entrato nuovamente in sintonia con la sua vecchia condizione, prosegue verso la terra per qualche
missione nei piani inferiori della vita. Al ritorno, passa dal Tempio e da qui raggiunge il suo
naturale luogo di servizio.
Concludo, per adesso, questo argomento. Voglio raccontarti del Tempio. Ma forse è meglio
fermarci qui: vedo che hai esaurito le forze.
Prima di andare, Leader, vorrei che mi dicessi il tuo nome. L’appellativo di “Leader” è l’unico
col quale ti conosco, e secondo me è poco consigliabile.
Bene, bene, figlio mio, forse c’è qualcosa in un nome e, nonostante il motto del tuo buon saggio,
io sono conosciuto con un altro nome nelle sfere superiori a quel Tempio. Ma in quelle sottostanti,
sono chiamato “Arnel”. E anche tu puoi chiamarmi così, se più di aggrada.
Mia madre mi parlò di un certo “Arnol”.
Non esiste un sistema terrestre di caratteri in grado di rendere intelligibili i nomi celesti e
imbrigliarli in frasi terrene. Io sono colui di cui tua madre ti parlò – scrivilo con l’una o l’altra
lettera, non importa: d’ora in poi sarà sufficiente che tu mi conosca con quel nome. Ti soddisfa – o
meglio – è “consigliabile” per te, figlio mio?
Questa critica è per me, signore. Beh, posso accettarla.
Sì, puoi accettarla, ne hai ricevute di più severe qui, e questa è gentile. Allora, buona notte – che
strana frase sulle mie labbra che non respirano mai l’aria della notte, così come per te suonerà
strano il mio nome.
ARNEL †
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IL TEMPIO DELLA MONTAGNA SACRA: ASPETTO E STRUTTURA
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Il Portico possiede grande fascino. Non è rotondo né squadrato, ma di una forma che non puoi
immaginare. Se ti dicessi che non è tanto una forma quanto un sentimento, penseresti che parlo in
modo allegorico. Tuttavia è permanente, di una permanenza più perfetta di qualunque edificio
terreno. Diciamo che è di madreperla, di vetro liquido, e questo può bastare.
Lo attraversiamo giungendo in un ampio spazio oblungo, coperto da un tetto reticolato,
intrecciato con fiori e piante, alcune delle quali hanno radici fuori dal terreno, mentre altre sono
piantate dentro. Affretto il passo. Infine entriamo nella Grande Sala del Tempio.
È la sala dove vedesti il Cristo al ritorno dal tuo viaggio nei regni oscuri?
Sì. Essa non ha un tetto per come lo concepisci tu. Ma neppure è aperta al cielo. Le arcate
torreggiano alte e maestose fino a formare una sorta di soffitto, supportate da pilastri di cristallo
screziato. Gli archi terminano in una linea continua sulla quale riposa ciò che sembra essere una
nube di luce, una luce di qualità impenetrabile dalla maggior parte di coloro che si radunano qui. Il
tetto-nuvola non è sempre dello stesso colore, varia in relazione al tipo di cerimonia che si svolge
nel Salone.
Ti ho già parlato dell’Altare e della Sala del Trono adiacente. Devi sapere che il Salone è
circondato da altre stanze. Una è la Sala della Vestizione. Essa può sembrare molto simile a quella
terrena. Ma sappi che la Vestizione non riguarda un mero cambio di abito; si tratta di una cerimonia
fra le più importanti. Lascia che ti spieghi.
In determinate occasioni, nella Grande Sala si svolgono operazioni che sono cariche di forza
elettrica emanata da sfere più avanzate. In questi momenti è necessario che gli abitanti
dell’Undicesima o di altre sfere inferiori a quella da cui l’influsso proviene, siano in condizioni tali
che la corrente di energia ricevuta dal loro corpo possa recargli un beneficio, non un danno. Così la
cerimonia di Vestizione viene diligentemente svolta nell’apposita Sala, dove le persone vengono
trattate con estrema cura da gente esperta nelle cose sante e nella conoscenza delle energie, affinché
le loro vesti siano adattate secondo la tinta, la trama e la foggia necessarie. Il tutto avviene
basandosi esclusivamente sulla personalità dell’indossatore. Le sue qualità interiori sono rivelate
dall’aspetto dei suoi vestiti. Solo dopo la vestizione si può entrare senza pericolo nel Salone e
partecipare alla cerimonia in corso.
Questa può essere l’assegnazione di un incarico da svolgere in certe sfere – tipo una cerimonia
di congedo. Allora l’assemblea si riunisce per trasmettere un influsso combinato delle singole forze
a coloro che vanno in missione. Perciò è necessario che tutto sia fatto in modo che l’armonia della
fusione sia perfetta. Quelli di grado meno elevato, o i nuovi venuti, sono a tal fine sottoposti a
un’attenta opera di armonizzazione nella Sala di Vestizione; dopo di che persino loro possono
offrire un piccolo contributo ai missionari.
Altre volte può aver luogo una Manifestazione di qualche aspetto della Divinità, oppure
l’apparizione di un’Entità elevatissima, o del Cristo stesso. Allora la vestizione è ancora più
accurata, altrimenti ne verrebbe un guasto e non un guadagno. Non ho mai sentito dire che siano
stati commessi degli errori in queste occasioni. Benché in teoria sia certamente possibile.
Capita invece di frequente che i novizi, appena arrivati, percepiscano una certa debolezza
nell’accostarsi alla Sala quando è soffusa dalla Presenza di una Persona molto potente o di qualche
altro forte influsso. Allora tornano indietro. È una prova che permette di scoprire quali carenze
devono colmare nel loro addestramento. Ma anche così non restano senza benedizione.
Se ti dirigi verso le montagne e osservi il Tempio dal pendio di una collina, esso ti apparirà
come una città, con un gran numero di torri, portici, cupole, alberi e parchi. La veduta è magnifica
grazie ai gioielli che vi risplendono e spiccano da lontano. Sì, perché ogni cupola, ogni pinnacolo è
come una gemma lucente che brilla di luce e linguaggio celestiale – poiché ciascuna pietra
dell’edificio, ciascun colore e gruppo di colori o di gemme, ha un significato che può essere letto
dagli abitanti del luogo.
Gli abitanti stessi sono incantevoli e leggiadri mentre si muovono avanti e indietro lungo i
portici, sulle balconate, in cima ai palazzi o nei parchi. Si mescolano alle altre gloriose bellezze del
posto, e si sommano alla pace e allo splendore. Ciascuno di loro e il Tempio sono parte l’uno
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dell’altro e, come ho detto poc’anzi, mutuamente responsivi; in tal modo non c’è disarmonia, ma
tutto è in perfetto equilibrio nella disposizione e nel colore. E se mi fosse chiesto di dare un nome a
quel Tempio-Città, lo chiamerei Regno dell’Armonia. Sì, perché là esiste un’unione perfetta fra
suono, colore, forma e l’indole dei suoi cittadini.
ARNEL †
ARNEL †
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Fu quando sulla terra si stava sviluppando l’intelletto, ed è esattamente così che lo devi
annotare. Molto prima di Atlantide, o di quell’altra civiltà che gli uomini chiamano Lemuria. Questi
due angeli entrarono nelle sfere vicine alla terra; e, avendo accumulato molto potere e molta
conoscenza, avendo raggiunto un alto grado di santità, fecero un rapido avanzamento attraverso
quei mondi e passarono nelle sfere interplanetarie; e, come credo, in quelle interstellari. Mi azzardo
a dire che a spiriti come loro non viene affidato un lavoro come quello che gli fu assegnato, se non
fossero esperti in quelle forze superiori che mantengono le costellazioni nelle loro orbite, responsive
l’un l’altra. Essi non trovarono la loro affinità finchè non tornarono qui, e allora furono
reciprocamente attirati dal naturale magnetismo dell’affinità spirituale, di conseguenza hanno
continuato il loro cammino, salendo assieme le scale dei Cieli Divini.
Come giunsero in contatto con gli altri pianeti? Con la reincarnazione?
La reincarnazione implicherebbe il rientro in una carne della stessa natura e sostanza di quella
che li aveva rivestiti in precedenza. Ma nella tua accezione, il termine “re-incarnazione” non è
adatto a esprimere il loro adattamento alla manifestazione materiale esteriore di altri pianeti diversi
dalla terra. E sebbene su alcuni pianeti la carne è molto simile a quella dei vostri corpi fisici,
tuttavia non esistono due pianeti che producano esattamente lo stesso materiale per vivere sulla loro
superficie; e su qualche altro mondo la materia è molto diversa.
Perciò, non solo il processo che hai in mente non sarebbe una vera re-incarnazione ma, anche se
non è del tutto contrario alle leggi che governano la cosmogonia interplanetaria, sarebbe certamente
di natura tanto irregolare da essere scartato in quanto svantaggioso per i signori che hanno l’autorità
di gestire queste faccende e dirigere l’impulso al progresso delle sfere.
No; essi visitarono quei mondi lontani, sia di questo sistema solare che di altri sistemi, come
fecero con la terra e come faccio io adesso. Io ritorno alla terra per rafforzare i miei poteri da questa
parte, e vado in altri pianeti, di tanto in tanto, allo stesso modo, per cercare una maggiore
conoscenza di Dio, della Sua saggezza nella creazione e gestione dei mondi. Ma non assumo la loro
forma materiale. Non farebbe altro che ostacolarmi. Raggiungo la loro vita interiore e il loro reale
stato, il migliore dal lato interno, quello spirituale. Dalla mia posizione nello spirito, posso imparare
di più su ciò che avviene in un mondo di quanto farei se vivessi incarnato sulla sua superficie e con
i sensi assorbiti e obbligati a operare attraverso un apparato più pesante e denso rispetto al corpo di
sostanza eterea che, in confronto, riveste solo lievemente lo spirito. Ti è sufficiente questo raffronto
per capire la loro esperienza, figlio caro?
Sì signore, grazie. Credo di capire cosa vuoi dire.
Bene. Noterai che, mentre tutta la Creazione è una, la diversità arriva dopo un lungo cammino
perfino nei luoghi eccelsi di progresso celeste, e solo con l’unificazione Essa sarà operativa al di là
di ogni nostra comprensione. E noi, che guardiamo avanti, sentiamo quanto sia breve la strada che
abbiamo percorso da quando contavamo, giorno per giorno, il nostro viaggio verso quelle vette
sublimi, che si allungano nell’infinito, dove il pendolo dell’orologio divino oscilla di eternità in
eternità, e il ritmo dell’accordo si fonde in un’unica sinfonia di armonia nella grande orchestra della
Creazione dinamica.
Questa è la scuola che ho iniziato a frequentare in una classe inferiore, giusto un gradino sopra
lo stadio probatorio che lasciai entrando nella mia attuale sfera e nel Tempio. Quei due sono
progrediti nella mia stessa scuola, e ora sono passati in una superiore. Ritornano qui, come hai visto,
nel ruolo di maestri per fare da guida ad altri gruppi che ora intraprendono il sentiero di
addestramento percorso da loro in precedenza.
È da un po’ che desidero chiederti i loro nomi, signore.
Hai esitato perché temevi ti rispondessi come l’altra volta. Ebbene, essi non hanno nomi che tu
possa scrivere. Dagli i nomi che vuoi, figlio mio, e quelli serviranno a riconoscerli.
Non me ne vengono in mente.
Allora pensaci, poi dimmeli. Sarebbe meglio li nominassi tu, dato che io conosco i loro nomi,
ma non posso trascriverli per te. Non possono essere scritti con le vostre lettere. Come li chiamerai
allora, amico mio?
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Potremo chiamarli “Maria e Giuseppe”?
Figlio mio, penso che tu non ne afferri pienamente il mistero interiore. Comunque non lo
disapprovo. Anzi, per il significato sono gli unici due nomi forniti dalla storia mondana che in
qualche modo si adattano a loro. Non dirò altro. Chi ha orecchi per intendere, intenda. Allora li
chiameremo con questi nomi: Maria e Giuseppe. Tale è l’ordine in cui li hai espressi, e in
quell’ordine vanno lasciati. Osserva attentamente quest’ordine, figlio mio: esso ha un significato.
Sembra esserci una grande difficoltà nella trasmissione dei nomi, e anche delle date dei periodi
terreni. Tutti quelli che ricevono messaggi dalle tue sfere sembrano accorgersi di questo fatto. Qual
è il motivo?
Penso che confondi un poco la questione, non è vero? Stai forse parlando di nomi usati un
tempo sulla terra, e dei periodi terreni in cui si è vissuti?
Sì.
Ora, riguardo ai nomi terreni. Essi sono ricordati per un certo periodo dopo il passaggio della
morte, ma nuovi nomi vengono assegnati qui, e sono usati costantemente fino all’abbandono dei
vecchi nomi terrestri. Di conseguenza il nome mortale s’indebolisce, diventa vago, e alla fine
svanisce completamente o quasi dalla memoria. Questo di solito non avviene fin quando ci sono
parenti sulla terra, ma dopo un certo tempo, quando tutti sono scomparsi. Allora, col passare delle
generazioni, la stirpe si mescola con altro sangue, il legame si assottiglia e alla fine va
completamente perduto. C’è qualche eccezione, ma sono poche. Inoltre nel corso del tempo i nomi
cambiano, sia nell’ortografia che nella pronuncia. Diventano nomi diversi. Ma sopratutto svanisce
dalla memoria man mano che l’attenzione per il periodo mondano perde interesse a favore della
nuova e più immediata condizione dello spirito in fase di progresso, e nell’infinita ricchezza di
esperienze esso viene dimenticato. Può essere sempre ripescato cercando nei ricordi, ma raramente
ne vale la pena.
La difficoltà nel ricordare i periodi vissuti sulla Terra è simile, e non è necessario occuparcene
adesso o nella trattazione futura, dove si focalizza il nostro principale interesse. C’è da dire poi che,
col continuo distanziarsi del periodo terreno in cui si è vissuti e il susseguirsi di un evento dopo
l’altro come una lunga serie di anelli, è difficile, in un attimo, individuare quel particolare anello
all’estremità più lontana e identificarlo quale evento nel calendario terrestre. È facile per voi
sollevare un interrogativo a uno di noi, impegnato a trasmettervi qualche messaggio, con la volontà
tutta tesa, attiva e focalizzata sul messaggio che desidera impartire. Per noi, che abbiamo tanto
lavoro da sbrigare, e viviamo intensamente nel presente, non è semplice fare un’improvvisa virata e
navigare su una piccola sezione della nostra scia, dove una particolare increspatura avvolgeva la
prua della nostra nave, ma che da tempo è stata appiattita sul grembo del mare mentre la nave
proseguiva veloce la sua corsa, affrontando uno dopo l’altro i marosi dell’oceano. Considera ogni
onda come un secolo, e avrai un’idea di cosa intendo dire.
E ora, amico mio, il seguito del nostro racconto deve attendere la prossima visita, quando ti
diremo qualcos’altro di Maria e Giuseppe, gli angelici Emissari di Dio.
ARNEL †
NOTA: Il manoscritto delle sedute tra il 15 e il 22 febbraio sfortunatamente è andato perduto con altre
pagine che riportavano i messaggi successivi alla seduta del 18 gennaio 1918, nel Terzo Volume.
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importante per coloro che tenteranno di comprendere le differenze fra la condizione di questi mondi
sottili e la normale vita terrena.
Parliamo della nascita in questi reami di bambini che giungono dal mondo terreno, ma non sono
stati dotati colà di un’individualità separata. Questi fanciulli arrivano qui addormentati, e capirai
che il loro primo risveglio corrisponde al processo della nascita sulla terra. Essi non hanno mai
respirato l’atmosfera, né visto la luce, o sentito alcun suono terreno. In breve, nessuno dei loro sensi
fisici è stato esercitato in modo da accompagnare la loro naturale formazione. Perciò gli organi
sensoriali sono quasi, se non del tutto, intatti nella loro struttura. Per giunta, il cervello non è mai
stato addestrato a interpretare gli stimoli sensitivi. Così al bambino manca l’esperienza oggettiva
delle qualità terrene, anche se le possiede potenzialmente. Queste limitazioni non si applicano al
bambino che è stato partorito sulla terra, anche se è vissuto solo pochi istanti, prima di passare da
questa parte.
Pertanto il problema che devono risolvere coloro che si prendono cura di questi bambini non è
di poco conto; è necessario che gli organi siano trattati in modo che un progresso naturale possa
accompagnare il bambino, e anche il cervello deve ricevere il suo addestramento. Nel caso di un
infante vissuto pochi minuti, la connessione fra cervello e organi sensoriali è stata stabilita e può
essere usata per maturare ed esercitare le facoltà che dipendono dallo specifico organo a cui sono
collegate. Ma un bambino nato morto non presenta questa connessione; dunque deve essere creata
qui. Una volta creata, il progresso è meramente una questione di sviluppo ordinato lungo le stesse
linee dei bambini comuni.
A tal fine, molti mezzi sono adottati con sollecitudine. C’è la relazione fra il bambino e i
genitori, specialmente fra lui e la madre. Viene messo in contatto con lei in modo che viva
un’esperienza quanto più simile alla nascita. Con questo processo gli viene fatta sentire la sua
separazione dal corpo materno, e sperimenta la sua individualizzazione come entità separata e
completa. Ciò si ottiene, non facendogli assumere un corpo fisico, ma portandolo nel suo corpo
spirituale in intima associazione col corpo spirituale della madre. Questo crea un primo contatto fra
il cervello e le facoltà organiche, anche se non è così perfetto come avviene nella nascita naturale;
tuttavia stabilisce in maniera definitiva la relazione con i genitori terreni, e da lì in poi il bambino è
tenuto in contatto con sua madre in modo che possa, mentre cresce e raggiunge la maturità, essere
come gli altri per quanto è possibile ottenerlo. Comunque c’è sempre qualche piccola differenza fra
questi bambini e i nati sulla terra. Essi mancano di una certa forza di carattere ma, dall’altra parte,
sono più spirituali nella personalità e nell’aspetto. E mentre i fanciulli nati sulla terra progrediscono
nello sviluppo spirituale, e i bambini nati morti accrescono la loro conoscenza della terra attraverso
il contatto con la madre e più tardi con altri parenti, la differenza fra loro viene ridotta al minimo,
fino a quando entrambi sono capaci di stare assieme in rapporti quasi uguali di amicizia amorevole,
e aiutarsi a vicenda, donandosi l’un l’altro ciò di cui sono carenti.
Così i nati sulla terra vengono ammorbiditi con la dolcezza, e gli altri temprati nel carattere e,
vivendo assieme in una comunità, v’infondono un elemento di varietà che è gradevole per quanto
proficuo.
Capirai, figlio mio, da quello che ho appena detto, quanto sia grande la responsabilità dei
genitori terreni nei confronti dei loro figli in questi reami, e la loro associazione è indispensabile
anche al corretto sviluppo del bimbo nato sulla terra. I bambini nati morti non conducono una vita
adeguata, se viene a mancare il contatto con i loro congiunti sulla terra – c’è uno iato che nessun
altro può colmare. Se i genitori conducono una vita immorale, è necessario che i loro figli, nello
spirito, siano tenuti lontani dalla loro compagnia per molti anni di tempo terrestre, fin quando non
siano cresciuti e non abbiano acquisito grande forza di volontà e saggezza da renderli capaci di
aiutare i custodi di quelle persone nel compito di vigilare sul loro benessere.
Molte volte questo sviluppo non è sufficientemente maturo perché sia sicuro esporre il fanciullo
alle influenze terrene, prima che l’esperienza mondana del genitore sia conclusa e venga chiamato
nei reami dello spirito. In tal caso il solo aiuto che il bambino può dare è quello di pregare.
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Quando la madre arriva qui non sente amore per il figlio che ha allattato al suo seno in spirito, e
neppure è consapevole che il bambino esista, dopotutto. Così, il legame fra loro, che nella migliore
delle ipotesi è debole, diventa ancora più fragile man mano che il fanciullo progredisce e matura, e
la madre discende nel suo luogo di purgatorio. Quando ella riuscirà a salire nuovamente alla sfera
dove il figlio l’aveva attesa durante tutta la sua vita terrena, egli sarà passato avanti in piani
superiori e non potrà raggiungerla.
Può essere cosciente di lei, e mandarle il suo aiuto senza che lei lo sappia. Ma il legame di
affettuoso amore che dovrebbe esserci fra genitore e figlio, e che li unisce da cuore a cuore, non c’è,
e mai potrà esserci nel normale progresso della vita celeste.
Ti ho detto questo, figlio mio, perché abbiamo notato che sulla terra è presa troppo alla leggera
la responsabilità che implica la maternità in tali casi. Tuttavia questi delicati fiori, colti prima che il
bocciolo sia completamente dischiuso alla luce solare della vita, sono così belli, e la loro
malinconia, per la mancanza dei genitori, è tanto forte che riempie di dolore vedere tutto questo.
Non che essi siano infelici. Noi non lo permettiamo. Ma c’è un vuoto, come dire, che viene solo
parzialmente colmato da quelle adorate madri che non hanno trovato la maternità sulla terra, e la
incontrano qui. Così noterai che ognuno dona all’altro quello che gli manca, e in cambio riceve ciò
che gli occorre. È molto bello da vedere.
Perché hai inserito questo argomento proprio adesso, Arnel? Mi sembra che non abbia alcuna
connessione col tuo racconto.
Ma certo, figlio mio. Ho notato questo interrogativo formarsi nella tua mente, e sapevo che
l’avresti chiesto a tempo debito. Non senza proposito ho scelto il tema di oggi. Senza questa
informazione non sarebbe possibile comprendere la Regina e il suo Consorte, che hai chiamato
Maria e Giuseppe. È del loro rapporto in un lontano, lontanissimo passato che ti ho parlato questa
sera. È così che per la prima volta s’incontrarono. E tu hai visto il coronamento del loro legame
d’amore.
ARNEL †
Osserva questo segno della croce. Ha molti aspetti degni di nota, fra cui quello del Due-in-Uno. È in
tal senso che lo appongo ora.
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vedi innalzarsi sopra il porticato e più avanti. Se non fosse per questi edifici, non sapresti che laggiù
si trova un ampio gruppo di costruzioni, tanto è fitta la foresta attorno.
Le Torri sono cinque – quattro di dimensioni uguali, ma di forma diversa – e in mezzo a loro c’è
la Cupola. La Grande Torre si erge più lontana, a grande altezza, e termina in cima con una
bellissima copertura. Questa copertura ha la forma celestiale di una palma, le cui foglie, intrecciate
a filigrana, compongono una corona costellata di gioielli e sormontata da ciò che sembra una
costellazione di soli, anch’essa riccamente ornata.
Tutto questo – le quattro Torri, la Cupola e la Grande Torre – ha un significato mistico,
compreso pienamente solo da coloro che hanno vissuto nel Tempio della Montagna Sacra. Essi
cercano di trasmetterlo agli studenti dell’Università, per quanto sono capaci di assimilare, in
occasione delle grandi Feste; e alcuni dei Misteri di questo luogo sono chiariti con l’avvento di certe
Manifestazioni. Intendo parlarti di un tale evento, ma prima desidero soffermarmi sul complesso
degli edifici.
Dietro al portico giace un lago a cui si giunge tramite un sentiero di gradini che partono dal
portico stesso, e si estendono per un certo tratto a destra e a sinistra. La costruzione principale sorge
dal lago, e tutti i giardini e i gruppi di edifici minori sono collegati ad esso tramite ponti, per lo più
coperti. La Cupola sovrasta una sala utilizzata per l’osservazione. Questo lavoro non è come quello
che si svolge nelle varie ali del Tempio della Montagna Sacra, di inviare aiuto e mantenere il
contatto, ma è un semplice studio delle Sfere. Tale studio viene elaborato, per classificazione, in
una scienza in continua progressione, dato che le sfere sono in costante processo di riadattamento
nelle loro relazioni reciproche. Pertanto non c’è fine alla ricerca della conoscenza in questi reami
celesti.
Ciascuna delle quattro Torri possiede un proprio grappolo di edifici. Non posso svelarti i loro
nomi, ma puoi annotarli così: Torre della Vita Dormiente, che chiamerai del regno minerale; Torre
della Vita Sognante, quella del mondo vegetale; Torre della Vita Risvegliata, del regno animale;
Torre della Coscienza, che concerne il reame umano.
La Grande Torre è la Torre della Vita Angelica, e veglia sulle forme di vita di livello evolutivo
minore e le incorona tutte. Poiché l’intera creazione inferiore si muove verso l’ordine angelico.
Le Torri sono assistite dal Palazzo della Cupola, e ad esso si rivolgono per ottenere qualche
specifico aspetto della conoscenza di cui hanno bisogno nel loro lavoro di ricerca e classificazione.
Fanno assegnamento sui poteri generati nel Palazzo della Cupola per ricavarne l’aiuto necessario.
Ciascuna delle quattro Torri è di forma diversa e, se le guardi dalla radura, capisci
immediatamente quale ordine di creazione intendono rappresentare. Sono disegnate per quello
scopo. Il lavoro svolto all’interno infonde a ciascuna un carattere peculiare, e da quella infusione
emerge il loro aspetto che diventa il modello visualizzato dall’esterno.
La Grande Torre è incantevole a vedersi. Il suo colore non esiste sulla terra; per averne un’idea
diciamo che è di alabastro dorato cosparso di perle. Sembra una splendida fontana di gemme liquide
in perpetuo movimento. Ma invece del rumore delle acque che si frangono, spande una delicata
armonia frusciante, tanto che nessuno può accostarsi all’edificio senza essere toccato, quasi per
incanto d’estasi, dall’influenza che emana.
Anche le acque sono splendide, e corrono sinuose fra i giardini fioriti; ecco un ruscello, là un
lago – in cui si specchiano le Torri, la Cupola e altre perle di architettura – che giace placido, in
riposante bellezza, come un angioletto nella culla, per dirla come te. Ora ti porto dentro la Grande
Torre e annoterai alcune delle sue qualità.
Non è una struttura ampia alla base, ma si slancia in verticale dalle fondamenta. Trovandoci al
suo interno puntiamo lo sguardo in alto, e rimaniamo esterrefatti: non ci sono piani o tetti fra noi e il
cielo sovrastante. Su, e ancora su, salgono le sue pareti quadrate – è come un precipizio visto dal
basso, e la cima sembra conficcarsi nel cielo fra le stelle. Lontano appare il bordo della torre, quasi
oltre la torre stessa, tanto è alta.
Ma le pareti non sono nude. La torre è costituita da doppie pareti; ai suoi lati ci sono stanze, sale
e alloggi degli Angeli. Così, mentre resti con lo sguardo fisso verso l’alto, vedi qui un’entrata, là un
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balcone, o una finestra sospesa, oppure un ponte che si protende da un locale all’altro, curvando
nello spazio fuori e di nuovo verso l’interno alla sua destinazione. Oppure una linea diagonale sulla
parete mostra dove una fila di gradini passa da una sala all’altra, o da qualche ambiente privato a un
altro. Anche i giardini sono là, coltivati su ampi terrazzi che si allungano dalle pareti laterali. Così
alta e spaziosa è questa grande guglia che i suoi locali, anche se molto ampi quando li raggiungi
salendo dall’interno, non impediscono di vedere il cielo, e neppure alterano il profilo dell’apertura
alla sommità.
E quando ti guardi intorno, vedi come la luce muta e si mescola, cresce o sfuma nei diversi punti
al suo interno, salendo con lo sguardo. Su un alloggio, che dà su una parete della Torre, pare
splendere il sole di mezzogiorno. Su un altro, il sole della sera sembra calare e illuminare col
bagliore del tramonto il giardino della terrazza, coi suoi incantevoli arbusti e pergolati. Un altro
angolo pare accarezzato dalle prime luci dell’alba, si percepisce l’aurora di una fresca mattina di
primavera, il canto degli uccellini e il frangersi dei ruscelli di montagna fino alle praterie in basso –
giacché i corsi d’acqua non mancano in questo luogo di meraviglie.
La musica, inoltre, esce dall’uno o l’altro locale e talora da più stanze per volta; tuttavia la
costruzione è talmente spaziosa che non disturba il tema delle altre melodie.
Ora, da quanto precede – una piccola parte del tutto – potresti concludere che ti trovi in un
luogo dove l’ozio regna sovrano, e la tranquillità è il motivo della sua fondazione. Ma se ritorni con
la mente ai nomi che ho dato alle Cinque Torri, vedrai che non è questo il caso. La Grande Torre
supervisiona il lavoro delle altre quattro, e la Cupola trae da qui il potere necessario alla sua attività.
Vi risiedono angeli di alto rango, che vanno e vengono da reami altissimi per trasmettere la loro
forza e vasta esperienza, e aiutare quelli che ora cercano di seguire il sentiero percorso da loro
secoli addietro. Coloro che dimorano nelle Quattro Torri e nel Palazzo a Cupola svolgono,
nell’epoca presente, ciò che quegli angeli realizzarono in epoche passate; gli abitanti di quei tempi
remoti sono avanzati nel ciclo di progresso, lasciando questa dimora occupata ora dall’attuale
generazione.
Noterai che, per quanto sia avanzato il loro lavoro, rimane tuttavia un’attività di studio e non di
creazione delle cose, trovandosi ancora nella Decima Sfera. Ma esso conduce in quella direzione, e
questo è uno dei luoghi di grado più elevato nella Decima Sfera.
Hai frequentato quell’Università, Arnel?
Sì; ho frequentato il mio corso di studi passando per le Quattro Torri, seguendo il percorso
normale.
E il Palazzo a Cupola?
In quello non sono entrato come studente, avendo svolto altrove quel genere di lavoro. Dalla
quarta Torre passai al servizio di uno dei Principi della Torre degli Angeli. Fu lui che mi addestrò
per farmi accedere al Tempio, e anch’egli, come seppi al mio ritorno, inviò il suo potente aiuto
quando mi recai nelle contrade più oscure dell’Inferno. Il suo fu un soccorso ausiliario a quello di
altri, che erano propriamente addetti a tale lavoro.
Che Dio ti benedica, figlio mio.
ARNEL †
ARNEL †
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“Pienamente degno è il Cristo Manifesto; Egli è Colui che, attraverso la Parola, viene da Dio, e
rivela il proposito del Padre Eterno, e la Sua vita tramite Lui si riversa nella famiglia degli angeli e
degli uomini.
“Questo è Dio Manifesto, tramite il Verbo, per mezzo di Cristo, negli angeli e negli uomini.
Questo è il Corpo di Dio.
“Quando la Parola enuncia la volontà e il proposito Divini, lo spazio esterno assume la
sembianza della materia; così fu fatta la materia, ed essa riflette i raggi di luce che uscirono dal
Creatore, attraverso la Sua Parola.
“Questo è il Manto di Dio, del Suo Verbo e del Cristo.
“I pianeti danzarono con la musica della Parola, e furono felici di udire la Sua Voce, perché solo
attraverso questa Voce possono sentire l’Amore del loro Creatore, che parla a loro attraverso la Sua
Parola.
“Questi sono i Gioielli che adornano il Manto di Dio.
“Così dall’Essere venne Dio, da Dio venne il Verbo, e il Verbo ordinò al Cristo di Dio di
Regnare sui Mondi per la loro salvezza.
“E nelle eternità l’uomo Lo seguirà, dopo aver lungamente viaggiato in luoghi sconosciuti, e
alcuni assai desolati, verso casa, verso Dio, nella sera del giorno le cui ore sono eternità, e il cui
Mezzogiorno è il presente.
“Questo sarà il Regno di Dio e del Suo Cristo”.
Cantando, cantando l’intero palazzo cominciò prima a vibrare, poi a dissolversi e infine
scomparve. Gli Angeli che circondavano le pareti e le arcate, ora formavano dei gruppi, ciascuno
secondo un ordine, e stavano davanti alla propria compagnia che si allungava nello spazio dietro.
L’intero cielo era pieno d’innumerevoli compagnie di uomini di diverse razze, e di animali; tutta la
creazione era intorno a noi.
Vedemmo gli spiriti di uomini nello stadio animale, e altri, in tutti i gradi di evoluzione fino allo
stato raggiunto nell’epoca presente sul più progredito dei pianeti. Vedemmo tutte le forme di vita
animale, di terra e di aria, e le creature marine, nei loro gradi di sviluppo, dall’organismo e dalla
forma semplici a quelli più complessi.
Erano schierati, in ordine di splendore, anche gli esseri angelici che avevano la responsabilità di
uomini e nazioni, di animali e piante in tutte le loro varietà e specie. Queste ultime erano le
Gerarchie più sublimi; le vedemmo al completo nella loro imponenza; e gli angeli che prima
circondavano la Corona ora avevano preso posto nei rispettivi gruppi di appartenenza. Fu uno
spettacolo da riempire l’anima di timoroso rispetto per la maestosità della Creazione, e di Colui che
stava là, in alto, proprio al centro di tutto, attorno al Quale tutto ruotava come una ruota sul proprio
mozzo.
Allora compresi, come mai feci prima, come il Cristo Manifesto, in terra o nei cieli, non era
altro che un ombra del Cristo Stesso in tutta la sua pienezza, proprio come un ombra gettata dalla
luce della Sua Divinità sui muri dello spazio, e queste mura furono create dai granelli di polvere
proiettati nel grande vuoto, e ogni granello è un sole coi suoi pianeti.
E persino allora Egli era magnifico, permeato di semplice regalità in quella manifestazione. Il
movimento di tutte queste creazioni si rifletteva completamente nella Sua veste, negli occhi e nel
corpo – ciascun poro, ciascuna cellula, ogni capello pareva rispondere a qualche cerchia di quella
meravigliosa creazione dispiegata intorno a noi.
Fra le varie specie, vedesti quelle che sono scomparse, depravate e selvagge, i serpenti, e così
via? C’erano anche quelle?
Figlio mio, non chiamare impuro qualcosa finché non l’hai osservato dall’interno. Quando un
bocciolo di rosa cresce male, come dicono gli uomini, diventa una spina, ma Dio ammette le spine,
e le affida il servizio di proteggere il fiore, come una guardia del corpo veglia sulla sicurezza della
sua bella regina.
Sì; erano là, non solo rose e spine, ma ogni tipo di creatura non amata dagli uomini, come poco
amate sono le spine, sebbene Dio non abbia voluto abolirle ma, al contrario, adoperarle.
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Guardavamo tutte queste creature che tu chiami depravate e odiose, non come quando eravamo
sulla terra, ma come ci era stato insegnato di osservarle qui, dal lato interno delle cose, ed esse non
apparvero tremende ai nostri occhi, ma come rami dell’unico grande albero del progresso naturale e
ordinato. Non malvagie, ma meno perfette; ciascuna classe come un tentativo di qualche elevato
spirito, e della sua gerarchia di lavoratori, di esprimere un’idea relativa a qualche piccolo dettaglio
del Carattere di Dio.
Alcuni di questi esperimenti erano giunti a maggiore perfezione di altri, ma finchè il Grande
Esperimento non è ultimato, nessun angelo, e sicuramente nessun uomo, può sentenziare che
qualcosa sia una creazione del bene e un’altra del male. Noi, vedendo da dentro, restammo senza
fiato davanti alla bellezza di quell’immacolato e immenso mantello di Cristo, la cui essenza
distillata sembrava avvolgerLo e rivestirLo, mentre Egli stava là, al centro, e si posava su di Lui
come incenso di devozione e ardente venerazione.
In quel momento non eravamo più cittadini della Decima Sfera, ma dell’intero Universo,
vagavamo tra i suoi continenti, lungo gli scenari dei secoli, e parlavamo con i signori che
pianificavano e altri che lavoravano in quel grande laboratorio di Dio. Imparammo molte cose
nuove, e ciascuna generò in noi una gioia tale che può conoscere solo chi si avvicina alla creazione
come facemmo noi allora, quando ci venne impartita quella lezione superiore nella nostra scuola.
Perché anche noi, come quei Potenti, dovremmo un giorno realizzare quanto essi hanno realizzato
tanto magnificamente, sì, e persino quelli che crearono il serpente o il rovo. Tu, figlio mio, che parli
con leggerezza di questi, troveresti molto difficile fare sia l’uno che l’altro. Non è così? Ebbene la
saggezza viene col tempo, e la saggezza più grande con l’eternità.
Così, dopo essere stati invitati a chiedere e a imparare, fummo richiamati dai nostri
pellegrinaggi di ricerca; e man mano che ci dirigevamo verso il centro, l’intero complesso si
dissolse e divenne invisibile, e noi ci ritrovammo sullo spiazzo davanti al portico del Tempio della
Vita Angelica.
Guardai in alto, notai che la Corona era tornata al solito posto, e tutto era come prima che la
Cerimonia avesse inizio. Tutto tranne una cosa – poiché sembra esserci la regola che ciascuna di
queste visite lasci dietro di sé qualche segno permanente. Così, sulle acque del grande lago davanti
alla Torre scorgemmo una nuova piccola costruzione a cupola, che poco s’innalzava dalla sua
superficie. Era di cristallo e brillava di una luce interna la quale si proiettava sull’acqua e
galleggiava non come un riflesso, ma come una sostanza. E le acque del lago avevano acquisito un
nuovo elemento di potere rispetto a prima.
Puoi spiegarlo, per favore?
No, figlio mio, c’è un problema; la cosa non può essere concepita dalla mente di un uomo
incarnato. Era un ulteriore aiuto al nostro progresso nel comprendere i poteri che permeano lo
spazio attorno ai pianeti e ai loro soli, e che diventa ciò che voi chiamate luce a causa dell’attrito
con l’atmosfera più densa che li circonda. Dovremmo occuparci di questo nei nostri futuri studi
nell’Undicesima Sfera, e quello era un aiuto per noi a tal fine.
ARNEL †
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No; ma non penso fosse in un tempo così remoto come avevi in mente tu quando parlasti del
Rinascimento. Tuttavia non sono sicura.
Grazie Kathleen. È tutto?
Sì; grazie a te che vieni a scrivere per noi.
Quanto manca alla conclusione?
Non molto, credo. Perché? Vuoi smettere?
No; mi diverto; mi piace la tua compagnia e la sua. Però mi chiedo se sarò capace di
continuare; di mantenere la sensibilità necessaria, voglio dire. Ci sono tante distrazioni in questo
momento.
Sì; ma tu sarai aiutato, vedrai – come è successo con le interruzioni. Non sei più stato interrotto
da quando Arnel disse che si sarebbe occupato della faccenda.
Giusto. In modo alquanto stupefacente quelle interruzioni cessarono all’improvviso e del tutto.
Bene, intendo andare avanti finchè tu non mi dirai che abbiamo terminato. Dio ti benedica,
Kathleen. Arrivederci.
Buona notte, mio caro amico.
KATHLEEN
NOTA DI H.W.E. – Le interruzioni di cui si parla sono da attribuire a certi visitatori che occasionalmente
entravano nella Sagrestia dopo la preghiera del vespro, durante l’ora in cui il Rev. Vale Owen riceveva i
messaggi.
ARNEL †
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La Corona di foglie di palma era un simbolo del principio a spirale; le foglie erano intrecciate
secondo quella forma e, nella Manifestazione che ho descritto, gli Angeli seduti attorno alla Corona
erano disposti a spirale. Era un simbolo di come svolgevano il loro lavoro, e assunsero quella
posizione per darci una lezione visiva.
Ora parleremo di come questo principio si applica alla vita animale.
La prima attività sensibile si nota nel regno vegetale, dove vedi chiaramente illustrato il
principio della spirale. La pianta di fagiolo si arrampica spiralmente, come fanno altri rampicanti,
alcuni in maniera più esplicita, altri meno perfettamente. Anche i vasi linfatici degli alberi tendono
a deviare dalla perpendicolare, mentre attraversano il tronco nella sua lunghezza. Le piante che si
arrampicano per mezzo dei viticci si sostengono con un uncino a forma di spirale. I semi vanno
lontano, o cadono nel terreno, planando in modo simile. Tutto questo avviene in conseguenza del
principio che governa le vibrazioni, mentre procedono attraverso il sole e raggiungono la vita
vegetale sulla terra. Queste riproducono in miniatura il suo moto nei cieli dello spazio, e imitano le
orbite delle costellazioni.
Quando arriviamo alla vita animale, ci accorgiamo che opera la stessa legge; gli uccelli non
volano né nuotano con traiettorie diritte, ma deviano dalla linea retta e, dato un percorso di
sufficiente estensione, apparirebbe la medesima forma a spirale. Agli animali, sia marini che
terrestri, si applica la stessa regola, ma non è sempre così evidente come negli ordini inferiori della
vita, perché essa viene modificata con l’esercizio della libera volontà, la quale produce movimenti
che si discostano dalla regola centrale. È inversamente proporzionale: meno libero arbitrio entra
nella composizione, più la legge è evidente. Basta che menzioni, ad esempio, la conchiglia
chiocciola, e molte conchiglie di animali marini, dove l’istinto occupa il posto della libera volontà.
D’altro canto, quando l’uomo è implicato, il principio si vede operare meglio in quelle cose in
cui l’individualità umana è meno evidente rispetto alla mente generale che guida la razza. Quindi, la
civiltà procede da oriente a occidente, di tanto in tanto descrivendo un cerchio intorno alla terra.
Obbedisce alla guida del Sole Centrale della terra. Ma il meridiano del sole non viaggia in linea
retta lungo l’equatore, devia ora a nord, ora a sud, mentre la terra s’inclina da una parte o dall’altra.
Questo movimento è un residuo dell’antica regola, e dimostra come la terra abbia avuto origine da
una nebulosa, dove vale lo stesso moto a spirale. Nondimeno, il percorso della civiltà intorno al
mondo non passa mai per lo stesso luogo due volte consecutive. Quando l’onda civilizzante
raggiunge il punto di longitudine che segna la sua precedente rivoluzione, la terra si è inclinata di
qualche grado rispetto ai suoi poli – il nord verso il sud, il sud verso il nord. Così come cambia la
traiettoria d’impatto della radiazione solare sulla terra, altrettanto fa il sentiero di progresso della
civiltà che, a proposito, è solo un altro modo per dire “rivelazione”. Se pensi ai luoghi della
Lemuria, di Atlantide e dei loro successori nel progresso dell’esperienza umana, capirai quello che
intendo dire.
Inoltre, il principio vale non solo rispetto al percorso che segue sul territorio, ma anche rispetto
ai conseguimenti raggiunti. È più difficile da spiegare. Noi lo vediamo chiaramente qui, perché
osserviamo il lavorio mentale interiore della razza più vividamente e su una scala di tempo più
ampia. Così posso dirti che il progresso del genere umano procede sempre verso l’alto, seguendo
una spirale gigantesca. Potrei fare meglio dandoti un indizio e ricordarti il detto: “Niente di nuovo
sotto il sole”. Questo non è vero, ma racconta una verità. Ogni tanto si viene a sapere di nuove
scoperte, ma ci si accorge che sono state anticipate qualche millennio fa. Beh, non voglio metterla
esattamente in questo modo. Direi piuttosto che la nuova scoperta è avvenuta nel periodo in cui la
scienza attraversa la voluta superiore di quel tratto della spirale che le passa sotto, nel punto in cui
la scoperta venne anticipata. La spirale è sempre ascendente, e non ritorna mai a ricalcare il suo
percorso sinuoso. E queste invenzioni risultano nuove soltanto perché sono rielaborazioni di
scoperte scientifiche avvenute nel precedente ciclo della spirale di progresso.
Potresti farmi qualche esempio, per favore?
L’utilizzo delle molecole di etere al servizio dell’umanità, lo spiega bene. Noterai che l’attuale
stato di progresso in questo ramo della scienza si è sviluppato molto gradualmente. Si partì dal
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processo di combustione che emetteva gas, generando calore, e dal calore fu prodotto il vapore. A
questo è seguita l’applicazione dello stesso gas, ma eliminando l’intervento del vapore. Allora un
sistema più raffinato di vibrazioni eteriche fu reso operativo, e l’elettricità sta ora scalzando
rapidamente il vapore. Ma un altro passo avanti è stato intrapreso, e ciò che chiamate onde
elettromagnetiche cominciano ad essere ritenute ancora più efficaci.
Ora, tutto ciò è stato già realizzato in passato, in differenti gradi di perfezione, dagli scienziati di
quelle antiche civiltà che per voi sono diventate quasi un ricordo mitologico. Il prossimo passo è già
stato previsto. È la sostituzione delle onde eteriche con onde mentali. Anche questo fu conseguito
da alcuni dei maggiori e più evoluti dei vostri precursori nella loro scienza. Essi si rifiutarono di
trasmettere una simile conoscenza ai loro colleghi, i quali non erano ancora abbastanza progrediti
moralmente per poterla usare in modo corretto. E non sarà trasmessa all’attuale razza umana, allo
scopo di perfezionarla in una scienza esatta, finchè gli uomini non saranno più sviluppati nella
facoltà spirituale. Se non fosse così, ne risulterebbe un male per il genere umano, anziché un bene.
Ma l’attuale ciclo di progresso supererà, in questo campo, quello del ciclo precedente, perché in
passato gli scienziati si fermarono a quel punto e non andarono oltre. Cominciò il loro declino, e ciò
che essi avevano raggiunto, passo dopo passo, fu assorbito nelle sfere spirituali per essere
conservato fino a che la razza successiva non fosse stata pronta e non avesse raggiunto un grado di
perfezione tale da renderla idonea a ricevere ancora una volta quel sapere, con l’aggiunta di un
ulteriore impulso impresso dai guardiani di questa conoscenza durante i secoli in cui è rimasta
quiescente sotto la loro responsabilità.
Se chiami le sfere spirituali ‘interiore’, e la sfera terrena ‘esteriore’, avrai la rappresentazione
dello stesso principio di movimento che abbiamo attribuito all’atomo dell’etere.
C’è molto di più in quel campo, ma non saresti in grado di capire le nostre parole. È sufficiente
dire che il principio che ti abbiamo illustrato a grandi linee resta valido non solo per la scienza della
dinamica, come ti ho spiegato poc’anzi, ma anche per la scienza del governo, della coltivazione
delle specie vegetali e animali, e per la scienza dell’astronomia e della chimica.
L’astrologia e l’alchimia corrispondono all’astronomia e alla chimica dei nostri giorni?
No, figlio mio, certamente no. Questa sera ti abbiamo parlato in termini di eoni, non di secoli.
L’astrologia e l’alchimia sono parenti stretti delle due scienze moderne. Si trovano nel medesimo
ciclo dell’enorme spirale di cui parlo, ma separati di pochi centimetri, quasi allo stesso livello di
altezza sul piano inclinato.
Tuttavia la chimica servirà come tema per parlarti di un’altra cosa, prima di darti la buona notte.
Essa è la manifestazione più esterna dell’attività svolta da quei Grandi Signori che dirigono il
flusso di vibrazioni, proveniente dall’Unica Mente Centrale, verso la diversità e la differenziazione.
Man mano che la corrente di vita procedeva da Dio verso l’esterno, attraversando lo spirito per
emergere nella materia, l’unità di tutti questi elementi chimici subì un processo di differenziazione
in virtù del quale l’unità si separò dapprima in parti, poi in particelle. Avendo raggiunto il suo punto
più basso, quell’impulso è ora capovolto e si muove in alto verso l’interno. Il chimico analitico
obbedisce all’impulso che corre in direzione esterna, dall’unità alla diversità. Il chimico sintetico, in
modo piuttosto malfermo e impacciato, cerca di contrastare questa tendenza. I suoi sforzi si
spingono dalla divisione verso la riunificazione degli elementi. Egli ha superato la spirale più
esterna dell’atomo cosmico, e da questo punto il tragitto interno conserverà la stessa spinta in
avanti, per emergere un’altra volta sul circuito esterno, ma sempre a spirale. Ricordati di quello che
abbiamo detto su questo argomento nella nostra ultima visita, e confrontalo con le spiegazioni di
questa sera.
ARNEL †
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IL TENTATIVO DI ABBREVIARE IL CICLO DI PROGRESSO, E IL SUO ESITO
NOTA DI G. V . O.
A questo punto la forza mi venne meno e non fui capace di continuare. Mi mancavano le
energie per il carico eccessivo dovuto al lavoro della parrocchia e alla guerra – dato che mantenevo
il contatto con oltre 200 ragazzi al fronte e le loro famiglie. Queste doppie briglie erano troppo per
me. Così all’improvviso, nel bel mezzo del messaggio, essi cessarono di trasmettere.
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Mercoledì 10 aprile, 1918, mia moglie, attraverso la tavoletta, pose la seguente domanda:
“Perché è stata interrotta la scrittura con George?”.
Allora suo padre replicò, sempre mediante la tavoletta, “Lascia che ti spieghi. George stava
sentendo troppa tensione, e desiderava sospendere, soprattutto in vista dell’estate. Il riposo era
necessario e sarà benefico. Ma non deve pensare che sia finita”.
UN INTERVALLO DI UN ANNO
Nota di H. W. Engholm
Si noterà che è trascorso quasi un anno – dal 25-03-18 al 19-02-19 – fra la ricezione del
messaggio dato nell’ultimo capitolo e il capitolo che segue intitolato “Il Cristo Creativo”.
Alcuni dettagli che riguardano l’interruzione si possono aggiungere qui per integrare la
precedente Nota del Rev. Owen.
Sembra che verso la fine dell’estate 1918, tramite sua moglie, il Rev. Owen fu invitato a recarsi
di nuovo in sagrestia. Il 24 ottobre ricominciò le sedute e continuò fino al 1 novembre. Queste
comunicazioni non si collegavano al racconto che era stato interrotto il 25 marzo, ed egli non era
sicuro che venissero trasmesse interamente sotto l’influenza di Arnel. Così sospese le sedute.
Il 14 gennaio, 1919, in risposta ad ulteriori richieste, riprese a scrivere. Allora ricevette un
racconto dettagliato del progresso di un uomo che dopo la morte attraversa i regni oscuri, fino alla
terra di confine nelle regioni luminose. La narrazione si concluse il 14 febbraio.
L’opinione del Rev. Owen è che queste ultime comunicazioni lo prepararono nuovamente al
compito di ricevere i messaggi di Arnel; infatti dal 19 febbraio Arnel riprese il racconto della
grande assemblea all’Università delle Cinque Torri, e da allora fino al 3 aprile, descrisse quanto
avvenne in quel luogo. Si osserverà che, a parte due brevi righe di spiegazione, la narrazione
prosegue come se non ci fosse stata alcuna interruzione.
IL CRISTO CREATIVO
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parte scendeva sui gradini. Questo ampio bordo, oro, argento e verde, era percorso al suo interno da
due spesse linee rosso cremisi e ambra. Sulla veste blu apparivano molto distanziate immagini di
corone capovolte. Sulle spalle aveva una collana di perle, rilucente di molte tinte. Non era grigio
perla, ma – come posso dire? Splendeva dall’interno, proiettando raggi attorno al Suo capo, senza
oscurarGli il volto, ma contornandolo di un’aureola radiosa. Osservata in prospettiva, coi raggi sullo
sfondo, sembrava che la testa fosse il nucleo da cui partivano i raggi. Non era così, anche se a noi ci
appariva tale. Non portava corone, ma un semplice cerchietto bianco e rosso, che gli fasciava i
capelli fin dietro le orecchie, qualcosa di simile al modello del nostro Diadema di Devozione di cui
ti ho parlato.*
Sei scrupoloso nel descrivermi minuziosamente questi colori, Arnel. Ma qual è il loro
significato?
Non posso darti una spiegazione dettagliata sul significato di quei colori come ho fatto con la
loro descrizione; erano stupendamente e intenzionalmente ordinati in gruppi. Te lo dirò a grandi
linee, nella misura in cui puoi comprendere.
La raggiera sullo sfondo era l’universo di materia che serve a rivelare la figura del Cristo a
coloro che hanno occhi e orecchie, e a mettere in rilievo il carattere benigno della Sua apparizione.
Il diadema coronale rappresentava l’essenza distillata dell’umanità sia sulla terra che nelle sfere
ultraterrene.
Il fatto che era rosso e bianco, aveva un significato?
Sì. Annunciava la transizione dell’umanità dalle sfere della forza, del desiderio e
dell’autoaffermazione a quelle dell’armonia con l’Unica Luce, dove tutti i colori sono fusi in serena
concordia man mano che gli esseri, che formano quei raggi, si armonizzano gli uni con gli altri.
Questa è la transizione dal rosso al bianco. E allora quella luce bianca è la più perfetta e potente di
tutte. Vista da fuori sembra una distesa nevosa di rigido gelo artico. Ma dentro si scorge la grande
bellezza di ciascuna tonalità che la compone, e in questa mescolanza si sente il calore della sua
radianza. Per chi è fuori, la luce bianca è fredda. Per chi è dentro, essa emana il calore dell’amore e
della pace.
Sei entrato in quella luce bianca, Arnel?
No, figlio mio, non completamente, ho varcato appena la soglia di quel santuario. Vi andai
pieno di coraggio e forza di volontà, esercitata a quel proposito, ma avvenne una sola volta e dietro
autorizzazione. Non fui io ad aprire la porta, fu un grande signore al Servizio del Cristo Creativo.
Egli restò dietro di me in modo che, in quel momento, potessi mantenere salda la mia volontà senza
perdermi a contemplare la sua straordinaria bellezza. Mi avvolse le spalle col suo mantello
coprendomi perfino gli occhi, poi spinse la porta tenendola appena socchiusa per un momento.
Così, con gli occhi schermati e coperto dal suo mantello, vidi e sentii la radianza interna di quel
glorioso Tempio della Presenza. E mi basta sapere, figlio mio, cosa sarà il genere umano un giorno,
quando Egli avrà dispiegato la totalità delle Sue energie operative e tutto in Lui sarà perfetto. Ora il
Suo sguardo è rivolto in basso a noi, e alla razza umana sotto di noi, di cui noi siamo l’esercito
celeste. Quel giorno Egli volgerà in alto lo sguardo e condurrà la Sua moltitudine di redenti verso il
Trono del Padre, essendo allora veramente uno con loro. Quel giorno tutto il rosso del diadema si
sarà fuso col bianco e, ricco di questa nuova sfumatura, il bianco brillerà più intensamente.
Ora, mio caro, poiché ho divagato sul diadema coronale, dirò qualcos’altro sul mantello azzurro.
Come l’essenza materiale sullo sfondo pose in risalto la forma e la figura di Lui, assieme al Trono e
al mantello; come il diadema fuse assieme l’umanità della terra con la sua potenziale ascesa verso i
cieli dello spirito, così il mantello copriva tutto il Suo Corpo per mezzo del quale l’intera Creazione
si sviluppò esteriormente dal Padre; in quel manto erano fuse assieme le grandi forze che muovono,
conferiscono potere e vivificano la materia e l’organismo. Alcune di queste le conosci: elettricità,
etere, che non è inerte, ma possiede una forza intrinseca; magnetismo; la forza motrice dei raggi di
*
Vedi Terzo Volume, “Il Ministero del Cielo”.
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luce, e altre forze più sublimate. Tutte queste erano mescolate nel mantello che nascondeva la Sua
forma, e allo stesso tempo la delineava assieme al Trono.
Qual è il significato delle corone invertite? E perché erano invertite?
Invece della corona indossava il diadema rosso e bianco. Un giorno porterà la corona quando il
diadema sarà diventato tutto bianco e sarà stato assorbito nel candore della Sua personalità. Allora il
mantello verrà sollevato e fluttuerà in cielo e, al contrario di prima, farà da sfondo a Lui e al Suo
Trono al posto dei raggi materiali che a quel punto non saranno più visibili. Quel Grande Giorno
Egli passerà nuovamente in rassegna le Sue innumerevoli legioni, e attorno a Lui saranno visibili le
tante corone splendenti, non capovolte come ora, ma dritte. Esse sono di specie diverse. Saranno
allora nella posizione giusta, rivolte a glorie maggiori, mentre il Cristo schiererà i Suoi redenti per
condurli avanti in file valorose.
ARNEL †
L’INNO DI LAMEL
39
“Eppure nell’oscurità inciampano e deviano dal tracciato segnato. Il loro progresso è ostacolato,
e coloro che vedono meglio attendono il ritorno dei raminghi che poco vedono, e assieme avanzano
lentamente, come una sola schiera.
“E se la via è lunga, non attenderemo forse il loro arrivo quassù in modo da procedere assieme
nella salita, più uniti nel reciproco amore, dandolo e ricevendolo l’un l’altro?
“Dovremo attendere e non fare altro, mentre essi inciampano lungo il cammino? O dovremo
scendere a guidarli, come fece il Cristo un tempo che, rinunciando alla Sua veste di gloria, indossò
abiti poveri e mortali, e andò in cerca di quelle pecorelle smarrite, portando alla terra la promessa di
salvezza, in quel tempo lontano?
“Questi sono i poteri che fecero prodigi in Cielo, e coloro che si librano sui cosmi più grandi del
nostro si sono inchinati a Lui e, col dovuto rispetto, hanno reso omaggio al Figlio di Dio e alla Sua
umiltà. Poiché essi, così grandi in saggezza, sanno bene come l’Amore fu modellato nell’Universo,
e come questo sia un Universo d’Amore.
“E se Dio è la vetta da cui origina ogni cosa? Noi abbiamo il Suo Cristo.
“Cosa fare con quelli più in basso e più indietro di noi? Il Cristo raggiunse anche loro.
“E se sono deboli e di vista corta? Egli è la loro forza e sarà il Lume che li aiuterà a non uscire
di strada, a non perdersi per sempre.
“E se ora non conoscono questi reami più splendenti come li conosciamo noi, per nostra gioia,
un giorno esulteranno con noi, e noi con loro – un giorno o l’altro.
“Ma chi di noi prenderà la corona e avrà la forza di scendere in battaglia? Chi vorrà porla sul
proprio capo? Essa è spenta e pesante oggi.
“Chi è forte e puro di fede venga qui e raccolga la corona.
“E se oggi è priva di lucentezza, un giorno brillerà della luce che ora cela, quando l’opera sarà
compiuta – un giorno.”
Finito che ebbe di parlare ci fu un gran silenzio. Solo le vibrazioni della musica si attardavano
intorno a noi, meditabonde e carezzevoli, restie com’erano a placarsi finchè il cantante non avesse
avuto risposta.
Allorché nessuno si fece avanti, non osando intraprendere una così grande impresa, il Cristo
stesso discese, raccolse la corona e se la pose in testa; questa gli calò molto sulla fronte, essendo
assai pesante. Sì, figlio mio, pesa su di Lui oggi, ma comincia a mostrare una lucentezza che allora
non aveva.
Quindi Egli si rivolse a noi dicendo: “Chi di voi verrà con Me, fratelli miei?”.
E quando udimmo la Sua voce c’inginocchiammo tutti al cospetto della Sua Benedizione.
ARNEL †
LA TERRA E MARTE
ARNEL †
LA SFERA DI CRISTO
ARNEL †
AIUTANTI ANGELICI
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Un lattoniere, dopo aver cenato nella veranda fuori casa, dimenticò il piatto di peltro su una
sedia, e andò a dormire. Il suo vecchio gatto venne di notte, trovò il pasto che l’uomo aveva
avanzato e finì di mangiarlo. Poi adoperò come letto la stessa ciotola in cui aveva gustato quella
prelibatezza. Ma la ciotola era estremamente dura e cominciò a rigirarsi senza sosta cercando una
posizione comoda per dormire. Così, girandosi e rigirandosi lucidò il piatto con la sua soffice
pelliccia, al punto che non era mai stato così brillante. All’alba il lattoniere uscì di casa e, nel sole
mattutino, il peltro splendeva come oro. “Succedono davvero cose strane”, disse. “Il cibo è sparito,
ma la ciotola è rimasta. La sparizione del cibo indicherebbe la presenza di un ladro, ma il piatto
rimasto, lucidato a nuovo come uno specchio, suggerisce l’intervento di un amico. Tuttavia,
dovendo trovare una risposta ragionevole, direi: io stesso ho consumato il pasto, e mentre bevevo il
mio boccale di birra, contemplando le stelle e altri concetti elevati, lucidavo il piatto raccogliendo
sulla mia giacca filati di nuvole, come un giorno farà l’uomo mentale. Gatto vieni a vedere. Guarda
com’è lucente questo peltro: non sono forse stato io, il tuo padrone, a lucidarlo? Con la tua arcana
saggezza, dimmi chi altri può essere stato?”. E il gatto rispose: “Me” senza concludere il suo
‘meow’, essendo un gatto prudente. Poiché nel piatto vide riflessa la sua immagine. E il lattoniere
aggiunse: “Povero animale senza favella. È un bene che sia il tuo padrone ad avere la saggezza e la
voce per parlare”.
Così l’uomo portò la ciotola in casa e, con orgoglio, la pose sulla cassapanca perché sua moglie
potesse vederla. Ma la donna, guardando fuori dalla finestra, pronunciò solo queste parole: “Il gatto
si è messo a dormire. È un gatto saggio, lo è sempre stato.
Suppongo che in questa parabola tu sia il gatto, non è vero Arnel?
Solo un pelo del gatto, figlio mio, solo un pelo, non di più.
ARNEL †
ARNEL †
46
uomini studieranno la storia dal lato interiore, allora saranno capaci di correlare gli eventi esterni
del progresso mondiale in forma più comprensibile di quanto avviene ora.
È inspiegabile come gli uomini prendano così poco in considerazione noi e le nostre azioni. Voi
dimorate sulla terra e avete grandi territori privi di popolazione. E nel complesso siete pochi. Noi, al
contrario, abbracciamo la terra da ogni lato e le nostre schiere compatte si sviluppano in alto
attraverso praterie e piani celesti. Noi siamo molti, e ciascuno di noi è dotato di poteri più grandi
rispetto alla maggioranza di voi. Un giorno la luce dell’aurora invierà i suoi raggi in alto, e ci
troverà nei nostri rifugi immersi nella luce e nella gloria delle sfere. E la terra si sentirà meno sola
mentre volteggia nei prati dello spazio vuoto. E quel giorno saprete che tutto attorno a quei prati è
un brulicare di fate giocose e di elfi che si divertono; saprete che non siete soli, ma in armonia con
le miriadi di redenti della terra che hanno collegato il genere umano ai lontani abitanti di altri
pianeti, alcuni dei quali vi sono visibili in una notte serena, e altri invisibili. E non saranno visti
finchè non lascerete le vostre piccole spiagge e condurrete il vostro vascello in mare aperto, nel
grande spazio, verso il sole di ponente.
ARNEL †
ARNEL †
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Quindi sollevai gli occhi verso l’uomo, facendogli capire la mia perplessità. E mentre ella
lentamente sollevava la testa per guardarmi in viso, lui parlò: “Arnel, amico mio, lei è la nonna
della giovane Miramne”.
Guardai lui, poi la donna, che mi disse con un sorriso: “Grazie, Arnel, per l’aiuto che hai dato
dove io non potevo, essendo troppo lontana. Ma, vedendo la condizione in cui versava la ragazza, ti
ho trasmesso il mio proposito, e tu prontamente hai risposto alla mia volontà. Ti ringrazio, e anche
lei presto verrà a ringraziarti di persona.”
Poi mi baciò sulla fronte, tirandomi leggermente verso di lei, e assieme continuarono il loro
cammino. Mentre si allontanavano mi sorrisero, facendomi sentire che da allora in poi sarei stato
sempre in contatto con loro, e mai separato. Ecco quanto accadde.
Ti stai chiedendo chi fosse questa Miramne. Anch’io fui perplesso, nonostante la conoscessi
bene.
Sappi che un giorno, non molto tempo prima, ero intento a sbrigare i miei affari quando
all’improvviso mi arrestai, come sarà capitato anche a te, sentendo che qualcuno desiderava la mia
attenzione. Fermo in quello stato ricettivo, non sentii voci ma un impulso a cui diedi ascolto senza
indugio. Mi affrettai a scendere sul piano terreno e, per mezzo di qualche influenza esterna, fui
condotto direttamente da una giovane donna che stava per passare nella vita spirituale. Dapprima mi
fu difficile capire quale fosse il mio compito. Sapevo solo che dovevo andare là. Ma presto si
palesò. Accanto a me, ad attendere il trapasso della ragazza, c’era un uomo. Era stato la sua rovina
sulla terra, e adesso la stava aspettando per trascinarla con lui nella depravazione.
Così, per farla breve, le andai incontro appena passò da questa parte e, dopo averla protetta da
quell’uomo con grande sforzo, la condussi in un posto sicuro dove lui non poteva raggiungerla,
nella Terza Sfera. Da allora è avanzata di due sfere. Ho vigilato su di lei e l’ho osservata per tutto il
cammino. È una persona di cui sono responsabile. Come capita anche a te. In quel momento fu una
grande gioia sapere donde veniva quella prima richiesta, e che l’avevo esaudita con l’approvazione
di colei che la trasmise.
Una tale gioia non puoi capirla mentre sei incarnato, figlio mio. Nostro Signore la descrisse
quando raccontò la storia dei Talenti e l’accoglienza che attende coloro che hanno meritato fiducia.
“Bene, servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”. Così feci io, senza fallire in quel
piccolo servizio, e ora partecipo a una gioia più grande in questa nuova e superiore impresa. Sapevo
che le parole della dama erano le stesse che nostro Signore avrebbe potuto dirmi. E la Sua gioia più
grande è sempre la gioia del servizio.
ARNEL †
L’ARALDO
ARNEL †
51
IL PASSAGGIO DEL CRISTO
52
La Sua aura radiosa aumentava di luminosità ed estensione fino ad avvilupparci tutti. Potevo
vedere con molta chiarezza persino i miei compagni situati ai confini più distanti. L’aria era tinta di
rosa-oro. Anche i nostri corpi erano bagnati in quel flusso liquido. Egli ci avvolgeva tutti e uno ad
uno. Eravamo dentro la Sua Persona, non sentivamo altro che la Sua Presenza dentro e attorno a
noi. Eravamo nel Cristo e parte del Cristo. E pur restando così universale, non evitò di apparirci in
forma esteriore.
Lo vidi muoversi sopra e in mezzo a noi. È arduo descriverti questo fatto. Sembrava essere
ovunque in forma corporea e localizzata, tuttavia non era che uno. Non riesco a spiegarmi meglio, e
non l’ho espresso bene, in verità. Ma è così che ci è apparso. Dubito che ciascuno di noi abbia visto
i dettagli della Sua figura in maniera identica. A me apparve di statura enorme, alto come due
uomini, anche se non sembrava. Dire “gigante” sarebbe dare, nel complesso, un’idea sbagliata. Era
semplicemente un uomo, ma assai nobilitato nell’aspetto e nella corporatura. Sulla testa portava una
corona: una fascia larga ricamata di rubini intervallati all’oro. I loro raggi non si confondevano:
rosso il rubino, l’altro dorato. Puntavano in alto, in continua espansione nei cieli, dove venivano
catturati dalle vesti di coloro che si libravano alti, aumentandone notevolmente la grazia.
Il Suo corpo risplendeva nudo, e tuttavia non svestito – è un paradosso. Intendo dire che il
fulgore del Suo corpo si diffondeva ovunque nella regione e immergeva ogni cosa nel suo
splendore. Ma alcuni raggi sembravano riflessi indietro quando colpivano lo specchio della nostra
adorazione così che, ritornando, avviluppavano la Sua forma col nostro amore ricambiato, come
un’armatura dorata. Era molto bello per noi e anche per Lui. Di fronte a noi non esitò a mostrarci il
santuario della Sua innata bellezza. E noi assumemmo l’unico abito degno del servizio e lo
avvolgemmo attorno a Lui con venerazione, tenendo gli occhi bassi. Amammo intensamente la Sua
dolce confidenza con tutta la profondità del nostro amore ardente e devoto. Vedendo il Suo
splendore sapevamo che il potere lo tratteneva dentro, in attesa. Così, benché nessuna armatura lo
coprisse, Egli andava vestito con un finimento dorato che era il nostro dono a Lui. Era Suo, poiché
tutto è Suo, e noi glielo restituimmo con la nostra offerta.
I Suoi piedi rimasero scoperti, perché il nostro dono non arrivava ad eguagliare quanto avevamo
assorbito in noi stessi. Così la veste mancava di quel tanto in lunghezza e si fermava alle Sue
caviglie.
Il volto era solenne e compassionevole. E anche se si spostava da una compagnia all’altra,
sembrava non lasciare mai il posto centrale dove lo avevamo scorto in forma visibile. Potevamo
leggere la Sua espressione come un libro aperto. La solennità proveniva da reami ineffabili dove il
peccato non è sconosciuto, ma è noto solo come un fatto e non come esperienza. La pietà veniva dal
Calvario. Le due, incontrandosi a metà strada, erano tenute assieme dal Figlio dell’Uomo Divino. E
questi, sollevando la mano per ripararsi gli occhi e guardare nei reami lontani il destino che l’uomo
si è creato a causa dei suoi peccati, lasciò cadere sulla fronte quelle gocce di peccato terreno per
velare il Suo volto di bellezza maggiore. Così l’eccelsa solennità e la mestizia si fusero assieme, e
da allora nacque il frutto della pietà quale attributo della Divinità.
Poi c’era l’amore, non quello che delizia nel dare e nel ricevere; ma l’amore che raccoglie tutti
nel proprio cuore, e diventa uno con tutti, identico. È così che ci avviluppò e ci accolse dentro di Sé
in quel momento.
Anche la Maestà risiedeva sul Suo capo, una maestà che considera le costellazioni come
bracciali da indossare, e fa di un sole, coi suoi pianeti, il Suo sigillo.
Così venne, e così apparve al Suo arrivo. Quell’evento è passato, ma la presenza di Lui è
rimasta. Oggi non Lo vediamo come si mostrò allora, tuttavia possiamo ricordare quella scena e
ravvivarla ogni volta che vogliamo. Anche questo è un mistero. Diciamo così: Egli si allontanò
dirigendosi verso la terra, ma lo strascico del Suo mantello si allungava ricoprendo con la sua luce
tutte le sfere che attraversava. Continuò a scendere in direzione dell’orribile inferno di funesto
vapore che circonda la terra, e noi, testimoni di quell’ombra di compassione nel Suo volto
maestoso, provammo pietà per Lui nei nostri cuori, oltre che ammirazione e deferenza.
53
Data la Sua immacolata purezza e santità, fu tremendo per Lui guardare quell’orrore là in basso,
e se esitò non fu per ritrarsi dalla missione intrapresa. Calmo e invincibile si accostava alla lotta per
la purificazione del mondo, e noi sapevamo che con Lui avremmo vinto. Nessun Leader fu grande
quanto Lui, figlio mio. Egli è un vero Condottiero, ma il Suo cuore trabocca anche di maternità.
ARNEL †
ARNEL †
55
IN CHE MODO LE FORZE CELESTI SI OCCUPANO DELLA RELIGIONE
ARNEL †
57
IN CHE MODO LE FORZE CELESTI SI OCCUPANO DEL CRISTIANESIMO
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Perdurò per qualche attimo, poi lentamente si unì ad esso un altro tono, più delicato, che da
basso variò fino ad assumere un registro da tenore. Mutò nuovamente fin quando lo spazio
all’interno delle nostre cerchie fu pervaso da una chiara sonorità sostenuta da un coro di voci
femminili.
Man mano che questa armonia si sviluppava, le vibrazioni luminose rispondevano al suo
progresso, e quando fu raggiunta la perfezione del suono anche lo spazio in mezzo a noi fu
illuminato da un fulgore meraviglioso. E al centro, equidistante da tutti, notammo che la
Manifestazione cominciava ad assumere visibilità.
Vedemmo la terra come una sfera di cristallo, sopra la quale c’era un bambino. Poco dopo
apparve al suo fianco una fanciulla, e i due si presero per mano. I loro graziosi e candidi visini si
volsero in alto ad osservare; così facendo trasfigurarono lentamente in un giovinetto e in una
donzella. Nel frattempo il globo su cui stavano prese ad espandersi raggiungendo dimensioni
considerevoli. Sulla circonferenza superiore apparve un trono a baldacchino; a quel punto la ragazza
condusse il giovane innanzi ai gradini del trono e, mentre ella s’inginocchiava, lui salì e si sedette.
Comparve una schiera di servitori che si disposero in cerchio intorno al trono; portarono al
giovane la corona e la spada, e gli posero sulle spalle un mantello rosso scuro riccamente decorato.
Quindi i menestrelli intonarono i loro pezzi musicali e cantarono per lui questa benedizione:
“Dallo spirito vieni tu, Padrone di tutta la vita sulla terra.
“Nell’universo esteriore, dove regna la forma, hai camminato, e percorso con lo sguardo il
mondo. E ben saldo sui tuoi piedi, hai visto che era un mondo buono, ma alquanto gravato da
afflizione. Con audacia ti sei proclamato padrone dell’altro sesso. E dopo aver conquistato il mondo
e la donna, hai capito che erano entrambi tuoi.
“Ti sei guardato intorno ancora una volta per apprezzare i tuoi possessi. E, col più sublime
sentimento, hai sussurrato il tuo amore per la cosa più bella che hai trovato là. Così la donna
divenne il tuo tesoro più prezioso fra tutte le gioie che il Padreterno ti aveva portato dal santuario
della Sua riserva di ricchezze.
“Dicci se le cose stanno così come te le abbiamo descritte nel nostro canto, Signore della terra,
vinta per diritto di conquista”.
Allora il giovane adagiò la spada sulle gambe e si preparò a rispondere al coro che aveva
recitato la sua benedizione.
“È così come avete cantato, voi che dalla vostra posizione sopra la terra avete seguito la mia
lunga guerra di innumerevoli battaglie. La vostra visione è chiara, e parlate secondo verità, poiché
siete vassalli, uomini e donne, del nostro comune Sovrano.
“E ora ho giustificato e affermato ciò che mi accinsi a rivendicare, e nessuno sulla terra mi
eguaglia in valore. Questa è la mia eredità. L’ho reclamata, era mio diritto.
“Tuttavia non sono completamente libero dall’inquietudine; e ora che questa faticosa ricerca si è
conclusa, a quale altra sorgente dovrò attingere per raggiungere il mio obiettivo? La terra, agitata da
turbolenze per lunghi secoli, si è ora riconciliata, ma resta inquieta. È stanca dei turbamenti, e
desidera tranquillità, desidera che il conflitto di oggi lasci il posto alla pace di domani.
“Voi che avete guidato la mia natura umana fin qui, miei amici angelici, indicatemi il cammino
per il viaggio futuro. Riconosco che non sempre ho dato ascolto ai vostri consigli, quando la lotta
mi assorbiva più della vostra saggezza sussurrata. Questa è stata la mia rovina, ma ora ho più
saggezza, pagata a caro prezzo; però, adesso che l’ho pagata, è mia.
“Oggi ho compreso meglio i vostri consigli, poiché la battaglia è finita e mi sento affaticato per
l’asprezza della salita attraverso cui mi sono arrampicato fino a questo Trono”.
Allora quei ministri si ritirarono ai lati dei gradini del Trono, e tra loro si formò un passaggio in
mezzo al quale apparve la giovane donna nella sua veste bianca-argentata, orlata di azzurro. Restò
in attesa, con le mani congiunte davanti a sé, con semplicità e dolce mitezza. Il suo sguardo mirava
dritto agli occhi del giovane re che sedeva più in alto di lei e la fissava intensamente.
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Dopo una lunga attesa egli, con lentezza, prese la spada che aveva tenuto sulle gambe, si tolse la
corona e scese gli scalini fermandosi davanti alla donna. Quindi le consegnò la spada e le pose in
testa la corona. Poi s’inchinò, la baciò sulla fronte, e le rivolse queste parole:
“Fino adesso ti ho protetto e sono stato la tua forza contro i pericoli della strada, durante il lungo
viaggio che abbiamo fatto assieme. Col mio mantello ti ho riparato dai venti. Attraversando fiumi
impetuosi ho frapposto la mia fermezza contro l’assalto violento delle correnti, impedendo loro di
travolgerti. Ma ora i pericoli del sentiero sono alle nostre spalle, tempeste e diluvi sono svaniti
lasciando il posto alla dolce melodia della brezza estiva. E io ti ho condotto al sicuro, mia amata, in
questo giorno, assieme a tutti i miei beni.
“Ora ti consegno la mia spada e la mia corona. Con l’una ho protetto l’altra da ogni minaccia.
Sento che esse non mi attraggono più, a meno che non le affidi a te, e tu non sia così gentile da
accettare questo mio dono. Non sono trofei ottenuti dalle mie conquiste, sono miei per natura, e
adesso li dono a te, mia cara. Li offro alla tua dolce custodia, con tutto ciò che promettono.
Concedimi ancora la tua spontanea gentilezza, e all’amore con cui ti offro questi doni, ricambia con
l’amore accettandoli. Eccoti i miei regali, mia amata, il mondo e queste”.
Ella allora afferrò la spada e l’appoggiò alla sua spalla sinistra, allungò la mano destra
prendendo la mano di lui e lo condusse sui gradini davanti al trono. Qui fecero una pausa, e il
giovane, senza indugio, avendo meditato su ciò che era giusto fare, si fece da parte e s’inchinò
davanti a lei. La donzella senza indietreggiare si sedette sul Trono, mentre lui rimase in disparte ad
ammirarla, ben felice che fosse così.
E adesso che li guardavo, mi accorsi che appoggiata alla spalla sinistra della donna non c’era
più la spada, ma un ramoscello di palma cosparso di gioielli variopinti. Anche la corona era
cambiata, e al posto del suo pesante bordo di ferro e oro, una ghirlanda di fiori abbelliva i suoi
graziosi capelli castani, e brillava come una stella, con gemme azzurre, bianche, verdi, e giallo
vivido – un giallo così brillante che non esiste sulla terra.
Anche il giovane re era mutato. Il volto rilassato e l’aspetto più sereno; la veste che indossava
non era per il viaggio o per la battaglia, era larga e morbida, di colore oro tenue, con sfumature rosa
nascoste nelle pieghe.
E rivolto a lei, disse: “Grazie per avere accettato il mio dono. Ora mostrami il nostro cammino
futuro dove non sarò più io a guidare e tu a seguire, ma tu guiderai e io ti seguirò”.
La giovane rispose: “Non è così, io sono come te e tu come me, mio amato. Percorreremo
assieme il nostro viaggio venturo. Tuttavia sarò io a orientare la bussola verso la giusta direzione,
ma dovrai essere tu a leggerla, mio diletto”.
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“Pertanto serbatele con cura, in modo da poter procedere senza esitazione sulla strada che avete
davanti. Dio, nostro Padre, vi manda la Sua forza per partecipare alla missione del Suo Amato che
ci guida, e attraverso Lui il flusso divino si riverserà su noi, rendendoci validi servitori. A Lui, il
nostro Creatore, va tutta la nostra venerazione, per sempre”.
A quel punto scese sul Trono una foschia luminosa, che avvolse la terra fino a farla scomparire
completamente dalla nostra vista. Lentamente si espanse, occupando circa un quarto della sfera di
spazio, poi si fermò. Cominciò a roteare, sembrava assumere una certa solidità, anche se non era
solida come la materia fisica. Se provi a immaginare la materia terrestre che diventa per metà eterea
fino ad essere trasparente, capirai qual’era il suo aspetto.
Man mano che ruotava sul proprio asse, apparvero sulla circonferenza esterna terre emerse e
mari. Non avevano lo stesso profilo di quelli della terra odierna, e mutavano per come ora sta
mutando la superficie terrestre, ma più rapidamente; così cominciava a delinearsi la nostra futura
sfera di servizio. I secoli che vi attendono erano tracciati davanti a noi, e li leggevamo come un
modello in movimento.
Apparvero città, popoli e specie animali, oltre ai congegni creati dagli uomini per i loro diversi
scopi. E poiché il globo volgeva a noi la sua superficie in continua rotazione, fummo in grado di
osservarne tutti i progressi.
Intendo dire questo. Al posto delle tue isole c’erano altre terre. Le notai inizialmente, come
saranno fra pochi anni da oggi. Poi, per via della rotazione uscirono dalla visuale. Quando
riapparvero nuovamente si notò un leggero cambiamento nella conformazione delle coste, nelle
città e negli abitanti. Così mentre il globo girava, queste terre, l’intera razza umana, le loro opere di
costruzione, le macchine di locomozione e tutti i manufatti, progredivano nei secoli, anche se un
millennio trascorreva in poche ore. Devo adattare le mie parole al vostro modo di pensare, figlio
mio. Gli anni per noi non hanno lo stesso significato che gli attribuite voi.
Ora non mi sarebbe permesso di pescare per te nelle profondità delle epoche a venire. Gli
abitanti della terra devono procurarsi da soli la cena. Così deve essere. Tuttavia, sono autorizzato a
dirti dove si trovano i territori di pesca più probabili. E se qualcuno penserà che sono un buon
ammiraglio, farà vela seguendo la mia carta nautica, e inizierà la sua ricerca.
Dunque, la terra si fece più bella mentre navigava e ruotava nel suo viaggio lungo i secoli. La
luce aumentò in superficie, la massa divenne più brillante dall’interno. Le genti non si affannavano
qua e là inutilmente; la natura era maggiormente in armonia con gli uomini e ricambiava con più
benevolenza la loro abbondanza. Così la vita era meno febbrile e più dedita alla meditazione.
Questo accrebbe l’armonia fra i popoli, e tutti raggiunsero una migliore sintonia con noi che
riuscivamo, a nostra volta, a riversare su di loro una maggiore quantità di energia e la nostra pace
più soave.
Man mano che questa armonia cresceva ci dava entusiasmo, e fummo felici di sapere che
avevamo conquistato, dopo molta tensione ostile, questi giovani compagni della nostra antica razza.
Fu delizioso per noi, figlio mio. E, poco a poco, la terra stessa era mutata. Lascia che ti spieghi.
Esiste una parola nuova che ho visto nella tua e in altre menti: psicometria. Intendo che essa
significhi la facoltà che consente di leggere, sulle cose solide, certi episodi passati grazie a una sorta
di memoria vibrante lasciata su quegli oggetti dagli eventi che li hanno interessati. Ora, esiste una
verità qui che non sarà pienamente riconosciuta da voi finchè la sostanza che chiamate etere non
rivelerà ai vostri scienziati i segreti della sua composizione e le forze inerenti ai suoi atomi. Verrà il
tempo – come vedemmo chiaramente osservando il globo ruotare – in cui sarete capaci di impiegare
in modo analitico e sintetico questa sostanza cosmica che chiamate etere. La controllerete come fate
ora con i liquidi e i gas. Ma quel momento non è ancora giunto, i vostri corpi sono ancora troppo
grossolani perché vi sia permesso di trattare questa grande forza senza pericolo. Nel frattempo gli
uomini di mente scientifica apriranno la strada.
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PSICOMETRIA COSMICA – PIANETI ETERICI
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Questi di cui parlo sono veri e propri pianeti indipendenti. Ma esistono altri pianeti eterei, per
così dire. Uno di questi pianeti circonda la terra, la soffonde con l’etere di cui è composto e che la
terra ha assorbito. Non è una mera cintura di etere unicamente al sevizio della terra. Possiede
continenti, oceani e popoli. Molti dei suoi abitanti hanno vissuto sulla terra in epoche trascorse,
mentre alcuni non vi hanno mai abitato, e non hanno mai raggiunto la manifestazione materiale in
un corpo fisico.
Si tratta forse di quello che alcuni chiamano il Piano Astrale?
Quel nome non viene inteso da tutti allo stesso modo. Ma, poiché tu stesso lo hai letto e
accettato, ti dico che non si tratta del pianeta etereo di cui parlo. Resta valido quanto ho detto
poc’anzi. Quelli della specie umana giunti fin là, sono abitanti antichi, e la loro residenza in quel
luogo è precaria in quanto a permanenza futura. Sono una specie di sottoprodotto dell’umanità
terrena delle epoche passate.
Dovete attraversare questo pianeta etereo quando venite verso la terra dalle sfere superiori?
Dobbiamo passare per una sua regione. Ma di norma non siamo influenzati da quell’ambiente
mentre lo attraversiamo. Non siamo coscienti né abbiamo percezione della sua presenza. Esso non è
in relazione con le sfere uno, due, tre, per come le ho classificate usando i numeri. Si tratta di un
altro ordine di creazione, assai singolare. È fuori dalla strada maestra del nostro percorso, perciò
conosco poche cose al riguardo. Quanto ti ho detto, e poco di più, ci fu illustrato per aiutarci a
comprendere certi eventi insoliti che ci lasciavano perplessi, fin quando non ci fu reso noto questo
nuovo fattore. Allora capimmo.
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