Sei sulla pagina 1di 73

LA VITA AL DI LÀ DEL VELO

LE SCHIERE CELESTI
VOLUME QUARTO

MESSAGGI DEGLI SPIRITI RICEVUTI


E SCRITTI DAL
REVERENDO GEORGE VALE OWEN
(1860 - 1931)

Titolo originale: "The Life Beyond The Veil, The Battalions of Heaven"
Copyright © 2015
Pubblicato sul sito http://aldiladelvelo.wordpress.com/
in data 04/09/2015
Traduzione di: Eva Siviero e Michelangelo Costa
UN APPREZZAMENTO DI LORD NORTHCLIFFE

Non ho avuto l’opportunità di leggere interamente La Vita al di là del Velo, ma tra i brani che
ho studiato più attentamente ve ne sono molti di grande bellezza. Mi sembra di poter dire che la
personalità del Reverendo G. Vale Owen è un elemento di grande importanza e degno di
considerazione in relazione a questi straordinari documenti. Durante la breve intervista che mi
rilasciò ebbi l’impressione di trovarmi in presenza di un uomo sincero e convinto. Non avanzò
alcuna pretesa di possedere particolari doti psichiche. Espresse il desiderio di ricevere la minima
pubblicità possibile, e rifiutò gli ingenti proventi che poteva facilmente ottenere grazie all’enorme
interesse riscosso dai suoi scritti nel pubblico di tutto il mondo.
Lord Northcliffe.

Tratto dalle “Lettere di Helena Roerich” – Vol. 2:

“È davvero difficile immaginare la marea di libri che trattano della vita nel Mondo Sottile, e
inondano le librerie in Inghilterra e in America. In Inghilterra erano molto popolari i libri su questo
argomento scritti dal pastore G. Vale Owen, che furono dettati da alcuni spiriti. Io possiedo due o
tre volumi della serie di comunicazioni intitolata “La Vita al di là del Velo”, e devo dire che
meritano attenzione. Non c’è dubbio che furono impartiti sotto la supervisione della Fratellanza
Bianca. I Grandi Maestri usano molti metodi per risvegliare la coscienza dell’umanità. Ogni gruppo
riceve, secondo la sua coscienza, ciò che può assimilare e che gli è più vicino.”
Lettera n. 34 del 3 dicembre, 1937. – [N.d.T.]

2
INDICE

Prefazione………………………………………………………………………………………… 5

Note Generali……………………………………………………………………………………... 7

Introduzione di Sir Arthur Conan Doyle…………………………………………………………. 8

05/02/18 – Il Tempio della Montagna Sacra: origine e funzione – Il Leader rivela


il suo nome..................................................................................................................... 11
08/02/18 – Il Tempio della Montagna Sacra: aspetto e struttura…………………………………. 13
11/02/18 – Anime Gemelle – Una cerimonia di congedo…………………………………………15
15/02/18 – Maria e Giuseppe: origine e sviluppo………………………………………………… 17
22/02/18 – I bambini nati morti…………………………………………………………………... 19
01/03/18 – L’Università delle cinque Torri – La Torre della vita angelica………………………. 21
04/03/18 – Una manifestazione nella Sala della Corona di Palma – Il Cristo creativo –
La vita terrena di Arnel……………………………………………………………….. 23
08/03/18 – La manifestazione (continuazione) – La vita terrena di Arnel ………………………. 26
11/03/18 – Alcuni principi di scienza creativa – La spirale……………………………………….29
15/03/18 – Il cammino a spirale del progresso…………………………………………………… 31
22/03/18 – Il tentativo di abbreviare il ciclo di progresso, e il suo esito…………………………. 34
25/03/18 – Le Gerarchie Creative (incompleto)………………………………………………….. 36
19/02/19 – Il Cristo Creativo……………………………………………………………………... 37
20/02/19 – L’inno di Lamel………………………………………………………………………. 39
26/02/19 – La Terra e Marte……………………………………………………………………… 40
27/02/19 – La Sfera di Cristo……………………………………………………………………... 42
28/02/19 – Aiutanti angelici……………………………………………………………………….43
03/03/19 – La purificazione delle sfere inferiori…………………………………………………. 44
05/03/19 – Il motivo della spedizione..…………………………………………………………… 46
06/03/19 – Le schiere celesti di Cristo……………………………………………………………. 47
07/03/19 – L’approccio di Cristo: l’avanguardia ………………………………………………… 48
10/03/19 – L’Araldo……………………………………………………………………………… 50
11/03/19 – Il passaggio di Cristo…………………………………………………………………. 52
12/03/19 – In che modo le forze celesti trattano la scienza terrena………………………………. 54
17/03/19 – In che modo le forze celesti si occupano della religione……………………………... 56
18/03/19 – In che modo le forze celesti si occupano del Cristianesimo………………………….. 58
19/03/19 – In che modo le forze celesti si occupano della Terra di Cristo –
La parabola della nonna e dei pianeti………………………………………………… 59
21/03/19 – Perché il Cristo s’incarnò come uomo e non come donna…………………………….61

3
24/03/19 – Il futuro della donna – La parabola dell’orefice e del diamante……………………… 62
25/03/19 – La donna del futuro…………………………………………………………………… 65
28/03/19 – Breve descrizione di una manifestazione: il giovane conquistatore
e la sua amata…………………………………………………………………………. 66
01/04/19 – La futura evoluzione della Terra – Psicometria………………………………………. 68
02/04/19 – Psicometria cosmica – Pianeti eterici………………………………………………… 70
03/04/19 – La manifestazione del compimento di Cristo – L’inno “Gli esseri celesti,
gli esseri terreni e quelli sotterranei” (Lettera ai Filippesi II-10; Apocalisse V-3)……….. 71

4
PREFAZIONE

I messaggi raccolti in questo volume furono ricevuti e scritti dal Reverendo G. Vale Owen nella
sagrestia della chiesa di Orford, nel Lancashire, dopo la preghiera serale. Queste trentaquattro
comunicazioni furono pubblicate inizialmente nel settimanale The Weekly Dispatch, e terminarono
domenica 26 settembre 1920, dopo una ininterrotta serie di pubblicazioni che cominciò il 1
febbraio, 1920. I primi messaggi della serie ebbero inizio il 23 settembre 1913, e furono trasmessi
dalla madre del vicario e da “Astriel”; ne seguirono altri trasmessi, a intervalli, da “Zabdiel”, dal
“Leader” e il suo gruppo. Queste comunicazioni sono raccolte nei primi tre volumi, dove ho fornito
ampi dettagli sulle modalità con cui il Rev. Owen riceveva i messaggi, oltre alle informazioni
concernenti i comunicatori, i loro metodi, e altre questioni relative alla personalità di colui che
riceveva e registrava. Il presente volume contiene i messaggi trasmessi da “Arnel”, il cui nome fu
reso noto al Rev. Owen nella comunicazione del 5 febbraio, 1918.
Nella primavera del 1921, in occasione della prima dichiarazione pubblica del Rev. Owen
riguardo al Manoscritto, gli fu chiesto come faceva ad essere sicuro che i messaggi non
provenissero dalla sua mente, ma da qualche fonte esterna. Dato che tale domanda può sorgere nella
mente di parecchie persone che leggeranno questi scritti per la prima volta, penso sarà utile
segnalare la risposta del vicario così com’è stata riportata a quel tempo sulla rivista Light:
“Egli disse che era una domanda diretta e che meritava una risposta onesta. Era una di quelle
cose che era certo di sapere. Pensava alle numerose lettere che aveva ricevuto, e che ponevano la
questione in vari modi. Gli era stata sottoposta parecchie volte, talora cinicamente, talora con spirito
ben diverso. Era sicuro che molti di coloro che gli facevano quella domanda non avessero realizzato
il semplice fatto che nessuno al mondo poteva essere tanto profondamente interessato alla risposta
quanto lui. Poté quindi assicurare ai suoi lettori che prima di consentire alla pubblicazione dei
messaggi aveva verificato bene che essi non scaturivano dalla sua mente. Disse a se stesso, “Credo
in una vita futura. Mio padre, mia madre, e la mia piccola sono passati in quella vita, e anch’io
andrò là – può essere solo una questione di pochi anni prima di riunirmi a loro. Ora, caro G.V.O.,
supponiamo che trapassi e, giunto di là, tua madre ti dica: ‘Sono felice di averti con me. Ma
riguardo a quei messaggi, non provengono da noi’”. Questo sarebbe l’inferno per lui, uno strazio
che non potrebbe sopportare. I messaggi venivano da sua madre e da altri nell’Aldilà. Ebbe assoluta
certezza di questo fatto e lo appurò in vari modi. Fu certo, innanzitutto, che non provenivano dalla
sua mente subconscia perché, se così fosse stato, qualcuno doveva averceli messi. Li aveva scritti a
una velocità media di ventiquattro parole al minuto. Non è una scrittura rapida per uno che conosce
già il tema da sviluppare; inoltre adottò la regola di non pensare in anticipo alle sedute. I
comunicatori gli erano del tutto sconosciuti, tranne sua madre. Dopo aver terminato di scrivere,
diciamo il lunedì o il martedì, chiedeva: “Ho scritto bene?”. Più di una volta aveva posto la
domanda, ma era stato bloccato. Un giorno sua madre aveva espresso, attraverso la tavoletta usata
da sua moglie, un grande turbamento. Il vicario chiese qual era il problema, e lei rispose: “Sono
molto preoccupata. Tu non hai fatto niente; ma la scrittura, quello è il problema. Negli ultimi
quindici giorni non proviene da noi. Ma non buttare via nulla. È stata trasmessa per qualche
proposito. Non è negativa, ma non proviene da noi. Attendi due settimane”. In seguito la madre
disse: “Ora è tutto chiaro”.
In risposta a un’altra domanda circa la visione dei bellissimi scenari descritti nei messaggi,
dichiarò che in un certo senso li vedeva, ma non era una visione esterna. Quando era descritta una
città, poteva vederla con la sua immaginazione. Se fosse stato un artista avrebbe dipinto quelle
scene, fatta eccezione per alcuni dettagli. Quando sua madre cominciò a trasmettere, lui le chiese
come poteva assicurarsi che non si trattasse della sua immaginazione. Ed ella rispose: “Mio caro
ragazzo, è la tua immaginazione; che altro può essere? Ti abbiamo preparato per molti anni, senza
che tu ne fossi consapevole, in modo da poter usare non solo la tua mano ma tutta la tua persona,
inclusa la tua capacità immaginativa, e da quella abbiamo costruito le immagini che vedi”.

5
Quando gli venne chiesto di descrivere le sensazioni che provava durante la scrittura, il Sig.
Vale Owen disse che era difficile spiegarlo. Molti fra il pubblico avevano letto il testo e sapevano di
coloro che dalle regioni luminose si erano recati nelle piane tenebrose. Gli angeli non potevano
sempre scendere fino a lui, di conseguenza egli doveva innalzarsi verso di loro. Questo talvolta
implicava un grande sforzo, specialmente quando i messaggi si occupavano di temi etici e filosofici.
Si sentiva come staccato dalla terra. Quando venivano descritti i luoghi infernali sentiva di averne
fatto esperienza, e allora poteva capire l’espressione sul volto di Dante.

Da quanto precede riusciamo ad avere qualche briciolo di comprensione della verità insita in
questi messaggi e della fonte da cui provengono, ma molto dipende dal lettore stesso. Non esiste
alcuna prova scientifica da offrire in materie come quelle trattate nello Scritto del Rev. Owen. Se si
vuole apprezzare il loro vero valore occorre usare un criterio spirituale di valutazione, e quel senso
interiore di realtà che gli Scritti sono in grado di attrarre. Per coloro che possiedono questa visione,
la gloriosa prospettiva della vita a venire, come narrata nei messaggi, avrà un significato troppo
profondo da esprimere a parole. Nel crescente splendore descritto nelle conversazioni, c’è una
rivelazione che porterà la realtà dell’Amore Divino e la gloria del Cristo Eterno, vividamente, nei
cuori di tutti quelli che sono pronti e disposti a riceverla.

H. W. ENGHOLM.
LONDRA,
Giugno, 1921

6
NOTE GENERALI
di H.W.E.

Sull’identità del comunicatore e di altri personaggi menzionati in questo Volume

La persona che trasmette i messaggi di questo volume si fa chiamare Arnel. La prima volta che
il vicario sentì parlare di Arnel fu quando comunicava con sua madre, nell’ottobre 1913. In risposta
alla domanda del Sig. Owen, che chiedeva alla madre (intenta a descrivere una dimora celeste
dov’era stata mandata in missione) perché non pronunciasse il nome del padrone di casa, ella scrisse
quanto segue attraverso la mano del vicario:
“Il suo nome era Arnol, ma questi nomi suonano strani alle orecchie terrene, e gli uomini
cercano sempre di scoprire il loro significato, cosa che noi siamo piuttosto riluttanti a dare”. Questo
passaggio si trova nel primo volume, intitolato “I Reami Bassi del Cielo”. Si sarà notato che il Rev.
Owen ha trascritto il nome con la “o”.
Quattro anni dopo, il 5 febbraio 1918, mentre riceveva i messaggi che compongono questo
libro, il Rev. Owen chiese al comunicatore di rivelare il suo nome, dato che fino ad allora si era
rivolto a lui col termine generico di “Leader” o “Leader del gruppo dei messaggeri”. Il nome che
venne comunicato fu Arnel. Il vicario chiese ad Arnel se era lui la persona di cui si parlava tempo
addietro, nell’ottobre 1913, e la risposta fu: “Io sono colui di cui tua madre ti parlò – scrivilo con
l’una o l’altra lettera, non importa: d’ora in poi sarà sufficiente che tu mi conosca con quel nome”.
In seguito, la sera del 4 marzo, 1918, Arnel rivelò qualche dettaglio della sua vita terrena e il
periodo storico in cui era vissuto. In un’altra occasione, al termine della seduta dell’8 marzo, il Rev.
Owen interrogò Kathleen (lo spirito amanuense di Arnel), e da questo e dal precedente messaggio
scopriamo che Arnel era nato in Inghilterra e, a causa della persecuzione religiosa, fuggì a Firenze,
dove visse nella comunità inglese all’inizio del Rinascimento. Insegnava musica e pittura; morì,
come disse, in età matura, evitando l’ostilità futura che sarebbe sorta tra Stato e Chiesa.
Attraverso la mano del Rev. Owen, il nome di Arnel fu scritto alla fine di ogni comunicazione
accompagnato dal segno della croce.
*****
Riguardo alla posizione spirituale di Arnel, viene registrato nel primo messaggio, del 5 febbraio,
che egli era un abitante di quel Tempio posto al confine fra la Decima e l’Undicesima Sfera; ciò
dimostra che Arnel aveva un elevato rango spirituale.
ZABDIEL è il personaggio che trasmise tutti i messaggi raccolti nel secondo volume, “I Reami
Alti del Cielo”. Zabdiel non diede nessuna indicazione della sua vita terrena, ma la sua presenza
spirituale è una realtà concreta per il Vicario di Orford, e le motivazioni sono esposte nelle note
generali del secondo libro.
KATHLEEN agisce come intermediaria fra il Rev. Owen e Arnel. Nella vita terrena fu una sarta;
visse a Liverpool e si spense all’età di 28 anni, nel 1893. L’importanza di Kathleen in relazione a
questi messaggi viene chiarita con precisione dal Leader e dal suo gruppo nel terzo volume, “Il
Ministero del Cielo”.
LA MADRE DEL REV. OWEN morì nel 1904, e trasmise i primi messaggi durante i mesi di
settembre e ottobre 1913 – messaggi che sono raccolti tutti nel primo volume, intitolato “I Reami
Bassi del Cielo”.

7
INTRODUZIONE
di Sir Arthur Conan Doyle

La lunga battaglia sta per essere vinta. Il futuro non è univoco: a molti può riservare una battuta
d’arresto, ad altri una delusione, ma la fine è sicura. A coloro che erano in contatto con la verità è
sempre apparso chiaro che se un qualsiasi documento ispirato, contenente una nuova rivelazione,
potesse realmente giungere nelle mani del grande pubblico, allora certamente spazzerebbe via ogni
dubbio e ogni pregiudizio, in virtù della sua innata bellezza e saggezza. Oggi, proprio uno di questi
documenti sta ricevendo un riconoscimento a livello mondiale e fra tutti quelli che potevano essere
scelti è il più puro, il più nobile, il più completo, ed eccelsa è la sua fonte. In verità qui è presente la
mano del Signore!
La narrazione che abbiamo di fronte parla da sola. Non va giudicata meramente dall’esordio, per
quanto sublime si riveli, ma osservata nella bellezza che si disvela poco a poco nella narrativa, e in
un crescendo di meraviglie raggiunge livelli di splendore costante.
Non si cavilli sui dettagli, ma si valuti dall’impressione generale.
Non diventi un futile passatempo solo perchè è un argomento nuovo e insolito.
Si rammenti che non esiste opera sulla terra, neppure la più sacra di tutte, che non sia stata posta
in ridicolo a causa di certi passaggi estrapolati dal loro contesto, o per l’eccessivo risalto attribuito a
cose marginali. L’effetto complessivo sulla mente e sull’anima del lettore è il solo criterio atto a
giudicare la portata e la forza di questa rivelazione.
Per quale ragione Dio avrebbe dovuto sigillare le fonti di ispirazione duemila anni fa? Che
giustificazione abbiamo noi per sostenere una credenza così innaturale? Non è forse infinitamente
più ragionevole pensare che un Dio vivente continui a rivelare forza vivente, e che nuova
conoscenza e nuovo aiuto scaturiscano da Lui per sostenere l’evoluzione e far fronte all’accresciuto
potere di comprensione di una natura umana più ricettiva, e ora purificata dalla sofferenza?
Tutte queste meraviglie e portenti, questi straordinari avvenimenti degli ultimi settant’anni, così
evidenti e tristemente famosi, passati inosservati solo da chi aveva gli occhi bendati, sono futili di
per sè, ma sono diventati indizi capaci di destare l’attenzione della nostra mente materialista,
dirigendola verso quei messaggi di cui questo particolare scritto si può dire sia l’esempio più
completo.
Ce ne sono molti altri che presentano dettagli diversi a seconda della sfera descritta o del grado
di opacità del trasmettitore, il quale conferisce una sfumatura più o meno pronunciata alla luce nel
momento in cui essa lo attraversa. Soltanto con spirito puro si può ricevere un insegnamento
assolutamente puro, e tuttavia sarebbe meglio pensare che questo resoconto del Cielo debba essere
il più fedele possibile, per quanto le condizioni mortali lo permettano.
Sovverte le vecchie credenze religiose? Mille volte No. Anzi le espande, le chiarisce, dà loro
bellezza, riempie quegli spazi vuoti che ci hanno gettato nell’incertezza e nella confusione, e tranne
la ristrettezza dei pedanti della parola esatta che hanno perso il contatto con lo spirito, esso è
infinitamente rassicurante e illuminante.
Quanti passaggi sfuggenti delle antiche Scritture ora acquistano significato e forma visibile!
Forse cominciamo a comprendere quella “Casa con molte dimore” [San Giovanni 14: 2 – N.d.T.] e
a realizzare la “Dimora eterna, non costruita da mani di uomo” [Corinzi 2: 5,1 – N.d.T.] proprio
mentre riusciamo a cogliere un fugace bagliore di quella gloria ineffabile che la mente umana non
può concepire.
Tutto cessa di essere una lontana, elusiva visione e diventa reale, solido, sicuro, una luce chiara
dinanzi a noi che navighiamo nelle oscure acque del Tempo; essa aggiunge gioia più profonda alle
nostre ore di letizia, e terge la lacrima di dolore giurandoci che non ci sono parole per esprimere la
felicità che ci attende, se solo siamo fedeli alla legge di Dio e seguiamo le nostre tendenze superiori.
Quelli che interpretano male le parole usate, diranno che il Sig. Vale Owen ha portato alla luce
tutto ciò traendolo dal suo subconscio. Possono allora spiegare questi signori come mai molti altri
hanno avuto le medesime esperienze, anche se di livello meno elevato? Io stesso ho compendiato in
8
due piccoli volumi la materia generale sull’aldilà, attingendo da numerosissime fonti. Il mio lavoro
fu svolto indipendentemente da quello del Sig. Owen, e allo stesso modo il suo resoconto non ha
avuto alcuna relazione col mio. Nessuno di noi ha potuto accedere al lavoro dell’altro. E tuttavia
dopo aver letto questo racconto, assai più grandioso e dettagliato, non trovo un solo punto rilevante
in disaccordo. Com’è possibile questa corrispondenza, se lo schema generale non è basato su una
verità ispirata?
Il mondo ha bisogno di una forza motrice più potente. Il mondo prosegue la sua corsa sulla
spinta della vecchia ispirazione, come un treno che ha perduto la locomotiva. È necessario un nuovo
impulso. Se la religione fosse stata qualcosa di realmente influente e convincete, avrebbe avuto peso
nella questione più importate – ossia le relazioni fra gli stati, e l’ultima guerra non ci sarebbe stata.
Quale chiesa emerse, dunque, da quella prova suprema? Non appare chiaro che le cose dello spirito
hanno bisogno di essere riaffermate e riavvicinate alle cose della vita? Sta cominciando una nuova
era. Coloro che si sono battuti per essa possono essere scusati, se sentono un senso di deferente
soddisfazione vedendo le verità per cui hanno lottato e per cui si sono messi alla prova ottenendo
maggiore attenzione da parte del mondo. Non è un motivo di orgoglio, e ogni uomo e donna che ha
ricevuto l’onore di poter lavorare per una causa così nobile è ben consapevole che egli, o ella, è solo
un agente nelle mani di forze superiori e invisibili, ma reali e sagge. E tuttavia non saremmo umani
se non ci sentissimo sollevati nel vedere nuove fonti di forza e nel realizzare che la preziosa nave è
mantenuta più saldamente che mai lungo la sua rotta.

Sir Arthur Conan Doyle

9
SCHIERE CELESTI

Schiere di Cerchie Celesti


Stringono d’Assedio la Terra in alto e in basso.
Perché lasciaste le Vostre Beate Dimore?
Per compiere un servizio come questo:
Cercare un Regno al vostro Signore –
È il Cristo che così ha voluto?

Fu Cristo che, chinandosi un tempo,


Alitò nell’uomo la Sua benedizione,
E in Gesù la Sua Divinità? –
Noi Gli restituimmo il Getsemani,
E dai rovi dell’Inferno una corona intrecciammo
E sulla Sua regia fronte la ponemmo.

Schiere di Angeli irradiano lo spazio,


Un cosmo nebuloso prende forma,
E dal profondo di quelle nubi echeggia una voce lontana;
È il comando del Re,
“Destatevi, regale stirpe sacerdotale,
Io regnerò sulla Mia Terra!”.

Noi, figli degli uomini, prendiamo nuovo coraggio,


Il nostro sguardo leviamo e a tutta voce gridiamo,
“Rilanciamo ancora una volta il Tuo Grido!
Senza noi uomini, Tu non sarai Sovrano!
Guidaci, valoroso Cristo; noi Ti seguiremo!
E sulla Terra assieme regneremo!”.

(Ricevuto durante la seduta settimanale, nel luglio 1920)


G.V.O.

10
IL TEMPIO DELLA MONTAGNA SACRA: ORIGINE E FUNZIONE –
IL LEADER RIVELA IL SUO NOME

Martedì 5 febbraio, 1918.

Vorresti avere una descrizione generale dell’origine e dell’aspetto del Tempio della Montagna
Sacra.
Sappi che esso è collocato fra la Decima e l’Undicesima Sfera, e con ciò intendiamo dire che è
visibile da entrambe le sfere, pur non trovandosi completamente né nell’una né nell’altra.
La sua nascita avvenne in questo modo. Secoli fa, erano numerosi coloro che passavano da una
sfera all’altra essendo in possesso dei requisiti per essere addestrati. Nella Decima Sfera, in un certo
senso, vengono perfezionati e bilanciati tutti gli attributi di potere e le qualità che i cercatori hanno
acquisito durante il percorso di superamento delle sfere inferiori. Qui si conclude un’importante
tappa del loro viaggio, e lo stadio successivo implica un avanzamento di sviluppo e di ordine
evolutivo alquanto differenti rispetto alle conquiste maturate in precedenza.
Fino ad allora i compiti portati a termine da quegli spiriti durante il loro progresso sono stati, nel
complesso, di conservazione e potenziamento. Forse li chiameresti Angeli Custodi. Il loro aiuto in
effetti si sviluppa e diventa di natura più spirituale man mano che si elevano. Ma essenzialmente
rimane dello stesso ordine, pur avendo aspetti diversi nella sua applicazione verso gli individui
soccorsi e sorvegliati, sia nel mondo terreno che nei mondi fino al Decimo.
Ma coloro che entrano nell’Undicesima Sfera assumono un’altra serie di doveri. Il loro lavoro
ora si sviluppa in ciò che chiamiamo servizio creativo. Iniziano ad apprendere i grandi misteri
dell’Universo Vivente, non tanto in relazione al suo potere operativo nella manifestazione esteriore,
quanto alla sua forza interiore, più intimamente collegata ai Santi che dimorano presso la Casa del
Padre. Così essi aggiungono una dote più grande alle qualità minori già assimilate nella loro
personalità e, intonandosi per gradi alla sfera successiva, si preparano ad avanzare in quel reame
dove la Creazione si dischiude davanti a loro in tutta la sua grandiosa potenza e bellezza.
Questa è una delle funzioni del Tempio e, in verità, la sua funzione principale; le altre non
abbiamo bisogno di ricordarle per ora. Ti piacerebbe che provassimo a descriverti la sua pianta e il
suo prospetto. Ci proveremo, ma tieni presente che, nel descriverti le sue funzioni e nel delineartene
l’aspetto, il nostro racconto sarà imperfetto; la ragione è che il Tempio incorona una Sfera non fatta
di materia, ma di sostanza sottile, e l’atmosfera e l’ambiente spirituale sono, per via della
sublimazione, dieci volte più radiosi. Su quello che ciò significa in termini di dinamica e di
potenziali di forze non osiamo soffermarci, perché non saremmo in grado di fornirtene una
presentazione razionale nella tua lingua.
Questo Tempio fu eretto col proposito di fondere assieme le due sfere e i diversi aspetti del loro
servizio. Quelli che sono in procinto di lasciare l’una per andare nell’altra vengono riuniti nel
Tempio e vi dimorano abitualmente per un periodo prolungato, recandosi di tanto in tanto nella
Decima Sfera o nei cieli inferiori, per svolgere il loro precedente servizio di protezione, istruzione,
o per promuovere lo sviluppo degli abitanti di quei luoghi.
Tuttavia essi cominciano anche ad accompagnare spiriti di mondi superiori nelle loro missioni
nell’Undicesima Sfera. All’inizio non vanno molto lontano e non si trattengono a lungo. Però, via
via che si fortificano e s’intonano meglio alle pulsazioni più sottili di quel mondo, si spingono
maggiormente al suo interno, e vi rimangono per un tempo sempre più prolungato. Quando
ritornano, fanno una sosta al Tempio e forse, nel frattempo, visitano una sfera più bassa per
adempiere a qualche servizio. Hai già ricevuto il resoconto di missioni esplorative nei reami bassi
fino a quelli tenebrosi. Quella missione, amico, fu una durissima prova per noi, poiché
comprendeva non una o due sfere, ma l’intera serie dei mondi fra la terra e il nostro, sconfinando in
luoghi ancora più distanti. Questa estenuante prova di resistenza, adattabilità, e sintonia fra le nostre
menti e i nostri corpi, nel trattare problemi da lungo tempo scomparsi dalle nostre normali
condizioni di vita e che non fanno più parte del nostro servizio, ci fu assegnata per un scopo preciso.
11
Fu la prova finale per me, quale abitante del Tempio, per avanzare nell’Undicesima Sfera; per i cari
amici della mia compagnia fu un esame per il loro progresso dalla Nona alla Decima Sfera; mentre
due di loro, appartenenti alla Decima, divennero da allora in poi abitanti del Tempio.
Noterai che il fatto di essere stato incaricato di andare a raccogliere quel gruppo di persone
immerse nel buio più assoluto, per condurle verso la luce, era la prova finale del servizio, prima di
essere chiamato ad avanzare nella serie di cieli dove viene stimolata e addestrata la facoltà creativa.
Non capii allora, e neanche adesso; tuttavia la mia illuminazione è cominciata e mi par di scorgere
un barlume di quella gloria che attende coloro che un tempo si trovavano in situazioni così atroci, e
ora ne sono quasi sollevati, o quantomeno riescono a concepire quale felicità conquisti chi procede
sul cammino stabilito.
Sei passato, poi, dalla Decima all’Undicesima Sfera?
Non in modo permanente. Resto ancora un abitante del Tempio, anche se cresce costantemente
la mia sintonia con le condizioni dell’Undicesima Sfera. Sono molti i dettagli e i requisiti che
servono a perfezionare la totalità della nostra vita da questa parte, e ciascuno riveste grande
importanza; mentre io fatico a conquistarne uno, tu non avrai tempo né materiale sufficiente per
scriverne una millesima parte. Eccoti un esempio.
Il periodo di soggiorno nel Tempio è solitamente molto lungo. Nel mio caso lo sarà ancora di
più. Questo perché io sono responsabile del Popolo di Barnabas, devo vigilare su di loro, soccorrerli
e tenerli saldi sul sentiero del progresso. Sono tenuto, ogni tanto, a visitarli di persona e a rendermi
visibile; perciò devo mantenermi nelle condizioni giuste per adattarmi rapidamente non a una o due
sfere situate lontano dal mio reame naturale, ma a un remoto globo ai confini dello spazio, per così
dire.
Quindi il mio compito è duplice. Stando qui, sull’altopiano, devo allungare una mano in alto per
ricevere, e l’altra in basso per dare. Proprio così, amico, e non è necessario che mi dilunghi. Capirai
cosa intendo dire.
Zabdiel è passato nell’Undicesima Sfera, non è vero?
Sì, per quanto concerne il suo servizio principale. Ogni tanto scende al Tempio, e dopo essere
entrato nuovamente in sintonia con la sua vecchia condizione, prosegue verso la terra per qualche
missione nei piani inferiori della vita. Al ritorno, passa dal Tempio e da qui raggiunge il suo
naturale luogo di servizio.
Concludo, per adesso, questo argomento. Voglio raccontarti del Tempio. Ma forse è meglio
fermarci qui: vedo che hai esaurito le forze.
Prima di andare, Leader, vorrei che mi dicessi il tuo nome. L’appellativo di “Leader” è l’unico
col quale ti conosco, e secondo me è poco consigliabile.
Bene, bene, figlio mio, forse c’è qualcosa in un nome e, nonostante il motto del tuo buon saggio,
io sono conosciuto con un altro nome nelle sfere superiori a quel Tempio. Ma in quelle sottostanti,
sono chiamato “Arnel”. E anche tu puoi chiamarmi così, se più di aggrada.
Mia madre mi parlò di un certo “Arnol”.
Non esiste un sistema terrestre di caratteri in grado di rendere intelligibili i nomi celesti e
imbrigliarli in frasi terrene. Io sono colui di cui tua madre ti parlò – scrivilo con l’una o l’altra
lettera, non importa: d’ora in poi sarà sufficiente che tu mi conosca con quel nome. Ti soddisfa – o
meglio – è “consigliabile” per te, figlio mio?
Questa critica è per me, signore. Beh, posso accettarla.
Sì, puoi accettarla, ne hai ricevute di più severe qui, e questa è gentile. Allora, buona notte – che
strana frase sulle mie labbra che non respirano mai l’aria della notte, così come per te suonerà
strano il mio nome.

ARNEL †

12
IL TEMPIO DELLA MONTAGNA SACRA: ASPETTO E STRUTTURA

Venerdì 8 febbraio, 1918.


Ti ho spiegato la funzione del Tempio nella Montagna Sacra. Ora ti farò una descrizione della
sua struttura, ma senza entrare nei particolari che sarebbe impossibile.
Un possente bastione s’innalza perpendicolare dalla prateria, e sulla cima dell’altopiano si trova
il Tempio. La porzione del Tempio che si vede dalla pianura è solo una piccola ala, non l’edificio
principale. Se una moltitudine fosse raccolta laggiù, guardando in alto, vedrebbe il portico e le
arcate laterali dell’ala che si affaccia in quella direzione. Visto dalla sua elevata posizione, la
dimensione e gli elementi proporzionati dell’architettura sono imponenti e magnifici. Entriamo da
questo portico, lo attraversiamo e voltiamo a destra, poi giriamo attorno a un colonnato aperto,
sormontato da un tetto, ma senza mura laterali; esso corre tutto intorno all’edifico principale fino a
una certa distanza, ed è interrotto a intervalli da corridoi che lo incrociano; sulla sinistra si va in
direzione del tempio centrale, sulla nostra destra si raggiungono altre ali distaccate con le loro
logge. Queste ultime, comunque, sono di fronte ai distretti dell’Undicesima Sfera, e solo l’ala che tu
già conosci guarda verso la Decima. Ciascuna di quelle sezioni è destinata a una funzione specifica,
e in tutto sono dieci. Il loro numero non si riferisce alle dieci sfere inferiori, ma alle dieci superiori.
Il numero delle ali include anche il Portico che guarda alla Decima Sfera?
No, quello è a se stante, e ha una relazione esclusiva con le sfere in basso. Queste dieci
rimandano all’Undicesima e ai mondi successivi. In ogni ala è presente una grande sala; ciascuna
ala è diversa nella forma, non ce ne sono due che si somigliano. In un modo che tu non capiresti,
ognuno di questi saloni è dipinto con gli elementi della sfera a cui si riferisce, ed è in comunione
con essa. Qui vengono ricevuti i messaggi provenienti da quei cieli, vengono trascritti nel
linguaggio dell’Undicesima Sfera, analizzati, o inviati al dipartimento che li riguarda.
Inoltre, quando gruppi di abitanti del Tempio si recano in quei cieli superiori, il contatto con
loro è mantenuto costantemente in queste ali, e poiché essi passano da una sfera all’altra, il
collegamento è assicurato dall’ala correlata alla sfera meta del loro viaggio.
Voltiamo a sinistra lungo uno dei corridoi che incrociano il colonnato circolare. Attraversiamo
cortili, giardini e boschetti, tutti deliziosamente curati, con fontanelle, statue, laghetti, viottoli
lastricati di marmo variopinto, pergolati e santuari – alcuni sono una riproduzione su piccola scala
dei sacrari nei cieli lontani. Infine arriviamo al gruppo di edifici principali.
Anch’essi hanno dieci portici, che però non danno sui corridoi, poiché questi terminano in
corrispondenza del muro appartenente al gruppo principale; in questa disposizione ciascun portico
rimane circa equidistante fra due corridoi. Ogni portico si staglia nella porzione di territorio
compreso fra i due corridoi, e si estende su una superficie ampia. Sulla terra chiameresti ciascuna di
queste porzioni un parco, poiché il Tempio occupa un’area vastissima; la Comunità che vi abita
consta di molte migliaia di persone, e ognuna di loro ha numerosi spazi a sua disposizione, case e
giardini.
Ci fermiamo davanti al Portico situato fra le ali della Dodicesima e Tredicesima Sfera – noi non
le numeriamo in questo modo, ma continuo a chiamarle così per non crearti confusione. Qui c’è
un’ampia terrazza che corre sui lati del Portico e domina lo splendido territorio che si allunga verso
le montagne; queste ultime fungono da sentinelle sull’orizzonte lontano e segnano il vero confine
dell’Undicesima Sfera – essendo il Tempio costruito nelle regioni periferiche di quella Sfera. Il
Portico entra nella terrazza, e si protende fino alla piazza, oltre la quale è possibile salire lungo
gradini di ambra abbagliante, accesi da una luce interna incandescente che, incontrandosi con la
luce esterna, crea una fusione cangiante in base alla personalità che vi transita in quel momento.
Ricorderai che qui tutto ciò che voi chiamate inorganico o inanimato risponde ed è sensibile ad ogni
cosa. Il sasso è influenzato dalla vegetazione e dagli alberi, e a sua volta influisce su quelli; gli
alberi sono influenzati dalla presenza delle persone in virtù della natura specifica degli individui e
degli alberi. Lo stesso vale per le case e ogni altro edificio.

13
Il Portico possiede grande fascino. Non è rotondo né squadrato, ma di una forma che non puoi
immaginare. Se ti dicessi che non è tanto una forma quanto un sentimento, penseresti che parlo in
modo allegorico. Tuttavia è permanente, di una permanenza più perfetta di qualunque edificio
terreno. Diciamo che è di madreperla, di vetro liquido, e questo può bastare.
Lo attraversiamo giungendo in un ampio spazio oblungo, coperto da un tetto reticolato,
intrecciato con fiori e piante, alcune delle quali hanno radici fuori dal terreno, mentre altre sono
piantate dentro. Affretto il passo. Infine entriamo nella Grande Sala del Tempio.
È la sala dove vedesti il Cristo al ritorno dal tuo viaggio nei regni oscuri?
Sì. Essa non ha un tetto per come lo concepisci tu. Ma neppure è aperta al cielo. Le arcate
torreggiano alte e maestose fino a formare una sorta di soffitto, supportate da pilastri di cristallo
screziato. Gli archi terminano in una linea continua sulla quale riposa ciò che sembra essere una
nube di luce, una luce di qualità impenetrabile dalla maggior parte di coloro che si radunano qui. Il
tetto-nuvola non è sempre dello stesso colore, varia in relazione al tipo di cerimonia che si svolge
nel Salone.
Ti ho già parlato dell’Altare e della Sala del Trono adiacente. Devi sapere che il Salone è
circondato da altre stanze. Una è la Sala della Vestizione. Essa può sembrare molto simile a quella
terrena. Ma sappi che la Vestizione non riguarda un mero cambio di abito; si tratta di una cerimonia
fra le più importanti. Lascia che ti spieghi.
In determinate occasioni, nella Grande Sala si svolgono operazioni che sono cariche di forza
elettrica emanata da sfere più avanzate. In questi momenti è necessario che gli abitanti
dell’Undicesima o di altre sfere inferiori a quella da cui l’influsso proviene, siano in condizioni tali
che la corrente di energia ricevuta dal loro corpo possa recargli un beneficio, non un danno. Così la
cerimonia di Vestizione viene diligentemente svolta nell’apposita Sala, dove le persone vengono
trattate con estrema cura da gente esperta nelle cose sante e nella conoscenza delle energie, affinché
le loro vesti siano adattate secondo la tinta, la trama e la foggia necessarie. Il tutto avviene
basandosi esclusivamente sulla personalità dell’indossatore. Le sue qualità interiori sono rivelate
dall’aspetto dei suoi vestiti. Solo dopo la vestizione si può entrare senza pericolo nel Salone e
partecipare alla cerimonia in corso.
Questa può essere l’assegnazione di un incarico da svolgere in certe sfere – tipo una cerimonia
di congedo. Allora l’assemblea si riunisce per trasmettere un influsso combinato delle singole forze
a coloro che vanno in missione. Perciò è necessario che tutto sia fatto in modo che l’armonia della
fusione sia perfetta. Quelli di grado meno elevato, o i nuovi venuti, sono a tal fine sottoposti a
un’attenta opera di armonizzazione nella Sala di Vestizione; dopo di che persino loro possono
offrire un piccolo contributo ai missionari.
Altre volte può aver luogo una Manifestazione di qualche aspetto della Divinità, oppure
l’apparizione di un’Entità elevatissima, o del Cristo stesso. Allora la vestizione è ancora più
accurata, altrimenti ne verrebbe un guasto e non un guadagno. Non ho mai sentito dire che siano
stati commessi degli errori in queste occasioni. Benché in teoria sia certamente possibile.
Capita invece di frequente che i novizi, appena arrivati, percepiscano una certa debolezza
nell’accostarsi alla Sala quando è soffusa dalla Presenza di una Persona molto potente o di qualche
altro forte influsso. Allora tornano indietro. È una prova che permette di scoprire quali carenze
devono colmare nel loro addestramento. Ma anche così non restano senza benedizione.
Se ti dirigi verso le montagne e osservi il Tempio dal pendio di una collina, esso ti apparirà
come una città, con un gran numero di torri, portici, cupole, alberi e parchi. La veduta è magnifica
grazie ai gioielli che vi risplendono e spiccano da lontano. Sì, perché ogni cupola, ogni pinnacolo è
come una gemma lucente che brilla di luce e linguaggio celestiale – poiché ciascuna pietra
dell’edificio, ciascun colore e gruppo di colori o di gemme, ha un significato che può essere letto
dagli abitanti del luogo.
Gli abitanti stessi sono incantevoli e leggiadri mentre si muovono avanti e indietro lungo i
portici, sulle balconate, in cima ai palazzi o nei parchi. Si mescolano alle altre gloriose bellezze del
posto, e si sommano alla pace e allo splendore. Ciascuno di loro e il Tempio sono parte l’uno
14
dell’altro e, come ho detto poc’anzi, mutuamente responsivi; in tal modo non c’è disarmonia, ma
tutto è in perfetto equilibrio nella disposizione e nel colore. E se mi fosse chiesto di dare un nome a
quel Tempio-Città, lo chiamerei Regno dell’Armonia. Sì, perché là esiste un’unione perfetta fra
suono, colore, forma e l’indole dei suoi cittadini.

ARNEL †

ANIME GEMELLE – UNA CERIMONIA DI CONGEDO

Lunedì 11 febbraio, 1918.


E ora, figlio mio, prestami la tua attenzione mentre cerco di narrarti un episodio avvenuto nel
Tempio, che ho chiamato col nome di Manifestazione e Cerimonia di Congedo, essendo entrambe
le cose.
Una marea di gente felice confluiva verso la Sala Centrale da tutte le regioni della Sfera, in
seguito all’appello del Maestro del Tempio. Erano contenti, ma di contegno pensoso, consapevoli
che una cerimonia imponente stava per avere inizio, e venivano con quello stato d’animo idoneo ad
assimilare quanta più energia possibile per facilitare il loro progresso. Queste Manifestazioni sono
di natura mistica e sacra, e noi siamo ben preparati a innalzarci per attingere alle sublimi energie
che provengono dai mondi superiori; in questo modo possiamo afferrare il significato della
cerimonia e il tipo di benedizione che s’intende impartire.
Allorché tutti si furono riuniti all’interno, guardai il tetto-nuvola e vidi che il suo colore stava
mutando. Entrando, era di color oro con striature blu. Ora, assorbendo e fondendo queste tinte con
quelle portate dalla moltitudine che man mano accedeva, il suo vapore vivo e dinamico cambiava
tono; infine quando l’assemblea fu al completo, divenne di un intenso cremisi vellutato. Non saprei
trovarne un altro più somigliante di questo fra i vostri colori della terra. Ma dal suo aspetto intuivo
che era altresì lambito da forze superiori, e qualche Presenza era già nei paraggi.
Dal tetto-nuvola prese a scendere una nebbia, un distillato dalla sua essenza che si posizionò
sopra di noi e c’infuse una sensazione di dolci fragranze e musica soave, generando in noi un senso
di ardente esaltazione e di pace. Questa elevazione ci portò a raggiungere un’unione così armoniosa
che da una moltitudine di individui, quali eravamo, diventammo come un complesso di cellule che
formano il corpo di un uomo, tanto eravamo all’unisono nel sentimento d’amore e nel proposito.
Allora vedemmo, davanti all’entrata della Sala del Trono, una nuvola che si stava condensando
e cominciava a prendere forma. Ora, per quanto mi è possibile, dirò come si sono svolti i fatti, ma
tieni a mente che se tu dovessi riferire queste cose a uno dei compagni della mia sfera, egli
riconoscerebbe senz’altro l’accaduto che hai in mente di descrivergli, ma direbbe che la tua
esposizione non corrisponde alla realtà dei fatti, e questo per due ragioni: le omissioni e i nomi
piuttosto inadeguati che useresti per comunicargli ciò che fu visto e udito colà.
La nuvola era verde, venata da spirali d’ambra al suo interno e coronata da una volta azzurra.
Era in continuo movimento, e infine assunse la forma di un imponente padiglione dal tetto blu-viola
intenso e con pilastri di colore verde e ambra semitrasparente. Vi erano in tutto sette pilastri ai lati e
dietro, in forma semicircolare, più altri due su ogni lato di fronte all’entrata principale. Questi ultimi
erano viola scuro con strisce a spirale color cremisi e il bordo bianco. Il tutto pulsava con la vita di
coloro che desideravano che questa gemma di bellezza venisse in esistenza; dalla struttura
proveniva una delicata melodia, incantevole da sentire – giacché non tanto era udita, quanto sentita.
Spesso da noi un suono sentito è più reale di quanto non lo sia da voi un suono udito.
Poi, sotto la volta fra le colonne, apparve una carrozza che volgeva a noi il retro. Davanti alla
sua parte anteriore, potevamo vedere le criniere e parte del corpo dei cinque magnifici cavalli, che
scuotevano il capo, esultanti per essere presenti in quel grande dramma in cui interpretavano la loro
parte. Avevano un manto oro chiaro, la criniera e la coda oro scuro. Meravigliosi nelle loro lucenti
bardature satinate, che riflettevano quasi esattamente i colori del padiglione.
15
Dalla carrozza emerse alla nostra vista un’incantevole giovane donna. Ne notai tutta la beltà; la
contemplavo e non vidi altro a causa della sua eccezionale bellezza. Il suo corpo aveva un colore a
te sconosciuto. Lo definirei ambra, eppure non della stessa tonalità dell’ambra delle colonne, ma più
radiante e trasparente, con un aspetto di realtà e permanenza che a quelle mancava. Una veste
azzurra quasi trasparente l’avvolgeva, ma laddove copriva il corpo, le due tinte si fondevano in un
verde delicato. Sulle braccia portava fascette di metallo porpora, ai polsi bracciali color rubino. Un
piccolo copricapo rosso scuro con una sottile fascia bianca e dorata gli incoronava la fronte, e i
capelli castani avevano un riflesso arancione, come fossero toccati da un raggio di sole al tramonto.
I suoi occhi splendevano di un vivo azzurro-porpora.
Ammiravamo tutti quella figura, e sentivamo all’unisono che questa Altissima Signora del
Reame Celeste era una Regina di…. fatico a procedere, figlio mio. Desidero dirti ciò che ella
significava per noi e il ruolo che ricopriva nella sua Sfera, ma non riesco a trovare le parole per
esprimere il concetto che devo trasmettere. Facciamo una pausa, amico, poi riprenderò……
Ora prendi queste parole e scrivile: Regina-Madre, maternità, uno spirito che sovrasta e
custodisce una generazione di uomini e li guida alla loro auto-realizzazione come una forza di
progresso e di bene; una che, con l’eloquenza della parola, suscita vergogna nei tiepidi e nei pigri
rischiando turbamenti e pazzia, li sprona all’attività, mentre su tutti spande un senso di remote ed
eterne verità, che si realizzeranno e diverranno attuali quando tutti saranno unificati e avvinti in una
grandiosa armonia di pace; coraggio e purezza, dove nessuna vergogna può venire dalla nudità, e il
fascino della bellezza sta tutto nella santità, nella compassione, nell’amore. Riassumi tutto questo
con la parola “Regina”, e avrai il massimo che posso trasmetterti di quello che la visione
rappresentava per noi.
Allora ella si voltò e toccò leggermente con la mano i due cavalli più vicini; ed essi si girarono
rapidamente verso la folla. Quindi, dalla galleria, all’estremità opposta della Sala, uscì un giovane
uomo che, percorso il corridoio, si fermò davanti al padiglione. Ella gli sorrise. Lui si accostò alla
carrozza e vi salì mettendosi al suo fianco. I due assunsero l’uno la bellezza dell’altro, e in cambio
ciascuno donò all’altro una misura aggiuntiva di grazia, man mano che stavano là, ricettivi l’un
l’altro, da cuore a cuore, con amore e sacra aspirazione.
Potresti dirmi quale aspetto aveva il giovane uomo, signore?
Era il gemello maschile della donna. Il complemento e la controparte di lei. Solo in una cosa
sembrava diverso. Il suo abito era di tinta leggermente più rubiconda. Non notai nessun’altra
rilevante differenza fra loro. Persino il loro genere sessuale si esprimeva più nello spirito che nel
corpo. Benché nella forma la donna era decisamente femminile, e l’uomo maschile. Ma per loro
decisione.
Venivano a dirigere una compagnia di persone istruite in quel Tempio e nei dintorni, e a
condurle verso un’impresa di ampia concezione, richiedente grande abilità e potere per realizzarla.
Dovevano prendere la via verso un pianeta che era appena entrato in quello stadio evolutivo in cui
l’intelletto comincia a diventare autocosciente e progredisce verso un ordine diverso, dal bruto
all’uomo. Non ne sarebbe risultato l’uomo tipico della terra, ma neanche molto differente, e
identico negli elementi essenziali. La compagnia si assumeva il compito di guidare il progresso di
quella razza verso lo stadio umano, anche se non dovevano svolgerlo nella sua interezza, né fin da
subito. Era la loro prima visita agli alti Signori Creativi che avevano condotto il pianeta alla sua
attuale crisi. Sarebbero tornati al Tempio ogni tanto per riposare e ricevere consigli. Sarebbero
tornati a gruppi, lasciandone alcuni a proseguire il lavoro per essere a loro volta sostituiti da altri
dopo la pausa di riposo, fin quando poco a poco gli affari del pianeta non saranno completamente
nelle loro mani. Allora in questa e in altre sfere, nuovi gruppi supplementari verranno addestrati per
unirsi a loro quando verrà il momento di espansione di quella razza, e quando essa evolverà fino
allo stadio in cui sarà necessaria la presenza di un maggior numero di guide e comandanti al timone
della nave – una nave che veleggia nei vasti spazi del cielo progredendo dalla nebbia alla sostanza,
alle creature viventi, all’intelligenza, e come direste voi della terra: dalla vita animale, attraverso la
specie umana, fino alla divinità.
16
Questo gruppo, che stava per ricevere il nostro viatico, affrontava la sua prima prova, non di
impresa creativa – che sarebbe seguita in qualche epoca futura – ma quella fase dell’opera che li
avrebbe condotti ai confini del servizio creativo, cioè lo sviluppo della vita già creata verso nuove
forme di esistenza – che in linea di principio è anch’esso un compito creativo, ma concerne un
campo di creazioni minori, e non di creazioni nuove a partire dalla sostanza.
Osserva, figlio mio, che nella Manifestazione di quei due alti spiriti, la donna è apparsa per
prima nella carrozza, in ordine di sequenza, e l’uomo è venuto dopo. La Maternità è primaria in
questo loro impero, e ciononostante i due stanno assieme, partono insieme, fianco a fianco e alla
pari. Ecco un mistero: come il due può essere uno; uno primo, l’altro secondo, ma entrambi uguali
nell’unità. Proprio così. Ma ora lasciamo andare, puoi rifletterci sopra se vuoi; probabilmente
sentirai che ciò è vero più che capirne la ragione, credo.
Poi si fecero avanti i prescelti per quella solenne impresa di conquista negli infiniti reami dello
spazio, così lontani, così immersi nell’oscurità, dove la materia regna al posto della sostanza e delle
condizioni spirituali. Ah, tu sai poco di quello che significa per noi allontanarsi dalla luce dei cieli
per addentrarci nella fitta e sempre più fitta oscurità, nel remoto abisso dell’esistenza dove i mondi
sono materiali, e i corpi, anch’essi materiali, nascondono scintille di vita sgorgate dalla stessa
sorgente dalla quale anche noi attingiamo alla vita. Eppure un tempo eravamo come loro. Curioso,
davvero curioso, tuttavia siamo qui, io e i miei amici a parlare con te, che sei avviluppato in un
corpo materiale. Ma noi vediamo soltanto il tuo corpo spirituale, e a quello ci rivolgiamo. La
giovane Kathleen, per qualche sua strana magia, si spinge più avanti e sfiora il tuo cervello fisico.
Ella è il nostro trattino di collegamento, il nostro incantevole anello di congiunzione.
Bene, per questa volta, non ho altro da dirti. Vedo che hai delle domande. Scrivile, e al prossimo
incontro ti risponderemo.

ARNEL †

MARIA E GIUSEPPE: ORIGINE E SVILUPPO

Venerdì 15 febbraio, 1918.


Hai altro da raccontarmi sulla Cerimonia della volta scorsa, Arnel? In tal caso, le mie
domande possono attendere, se sei d’accordo.
Come desideri tu, figlio mio. Tuttavia hai scritto una domanda che merita subito una risposta.
Ti riferisci a questa: A quale razza appartenevano quei due leader nella vita terrena?
Proprio quella. Devi sapere che questi due angeli di giovane aspetto sono, in realtà, di origine
antichissima. Pochi raggiungono un livello di potere e autorità così grandi da compiere un simile
servizio, senza prima superare un lungo, lunghissimo periodo di addestramento e sviluppo. Sono
due anime gemelle. Entrambi vissero ai tempi in cui sulla terra non c’erano le attuali condizioni di
vita, e l’uomo aveva raggiunto lo stesso stadio evolutivo della razza più avanzata di quel pianeta a
loro affidato. Fu un periodo molto lungo per la terra, durante il quale entrambi attraversarono la fase
dei primi albori dell’intelligenza, e si spinsero per gradi nelle sfere spirituali. Il loro tirocinio fu
intrapreso qui, ed essendo fra i primi e più avanzati della loro razza, passarono da un pianeta
all’altro, ciascuno più progredito del precedente, finchè tornarono alla sfera terrena continuando là
la loro evoluzione. A quel tempo la terra aveva raggiunto lo stadio dello sviluppo razionale e
l’uomo aveva conseguito la condizione di essere umano quale è oggi, ma con minore capacità
intellettiva.
L’Età del Bronzo o della Pietra, o quale?
Era l’Età del Bronzo, come dite voi, per alcune porzioni della razza; l’Età del Ferro per altre e
l’Età della Pietra per altre ancora. L’uomo non si è evoluto in modo universalmente uniforme.
Questo lo sai, e la tua domanda è stata frettolosa, figlio mio.

17
Fu quando sulla terra si stava sviluppando l’intelletto, ed è esattamente così che lo devi
annotare. Molto prima di Atlantide, o di quell’altra civiltà che gli uomini chiamano Lemuria. Questi
due angeli entrarono nelle sfere vicine alla terra; e, avendo accumulato molto potere e molta
conoscenza, avendo raggiunto un alto grado di santità, fecero un rapido avanzamento attraverso
quei mondi e passarono nelle sfere interplanetarie; e, come credo, in quelle interstellari. Mi azzardo
a dire che a spiriti come loro non viene affidato un lavoro come quello che gli fu assegnato, se non
fossero esperti in quelle forze superiori che mantengono le costellazioni nelle loro orbite, responsive
l’un l’altra. Essi non trovarono la loro affinità finchè non tornarono qui, e allora furono
reciprocamente attirati dal naturale magnetismo dell’affinità spirituale, di conseguenza hanno
continuato il loro cammino, salendo assieme le scale dei Cieli Divini.
Come giunsero in contatto con gli altri pianeti? Con la reincarnazione?
La reincarnazione implicherebbe il rientro in una carne della stessa natura e sostanza di quella
che li aveva rivestiti in precedenza. Ma nella tua accezione, il termine “re-incarnazione” non è
adatto a esprimere il loro adattamento alla manifestazione materiale esteriore di altri pianeti diversi
dalla terra. E sebbene su alcuni pianeti la carne è molto simile a quella dei vostri corpi fisici,
tuttavia non esistono due pianeti che producano esattamente lo stesso materiale per vivere sulla loro
superficie; e su qualche altro mondo la materia è molto diversa.
Perciò, non solo il processo che hai in mente non sarebbe una vera re-incarnazione ma, anche se
non è del tutto contrario alle leggi che governano la cosmogonia interplanetaria, sarebbe certamente
di natura tanto irregolare da essere scartato in quanto svantaggioso per i signori che hanno l’autorità
di gestire queste faccende e dirigere l’impulso al progresso delle sfere.
No; essi visitarono quei mondi lontani, sia di questo sistema solare che di altri sistemi, come
fecero con la terra e come faccio io adesso. Io ritorno alla terra per rafforzare i miei poteri da questa
parte, e vado in altri pianeti, di tanto in tanto, allo stesso modo, per cercare una maggiore
conoscenza di Dio, della Sua saggezza nella creazione e gestione dei mondi. Ma non assumo la loro
forma materiale. Non farebbe altro che ostacolarmi. Raggiungo la loro vita interiore e il loro reale
stato, il migliore dal lato interno, quello spirituale. Dalla mia posizione nello spirito, posso imparare
di più su ciò che avviene in un mondo di quanto farei se vivessi incarnato sulla sua superficie e con
i sensi assorbiti e obbligati a operare attraverso un apparato più pesante e denso rispetto al corpo di
sostanza eterea che, in confronto, riveste solo lievemente lo spirito. Ti è sufficiente questo raffronto
per capire la loro esperienza, figlio caro?
Sì signore, grazie. Credo di capire cosa vuoi dire.
Bene. Noterai che, mentre tutta la Creazione è una, la diversità arriva dopo un lungo cammino
perfino nei luoghi eccelsi di progresso celeste, e solo con l’unificazione Essa sarà operativa al di là
di ogni nostra comprensione. E noi, che guardiamo avanti, sentiamo quanto sia breve la strada che
abbiamo percorso da quando contavamo, giorno per giorno, il nostro viaggio verso quelle vette
sublimi, che si allungano nell’infinito, dove il pendolo dell’orologio divino oscilla di eternità in
eternità, e il ritmo dell’accordo si fonde in un’unica sinfonia di armonia nella grande orchestra della
Creazione dinamica.
Questa è la scuola che ho iniziato a frequentare in una classe inferiore, giusto un gradino sopra
lo stadio probatorio che lasciai entrando nella mia attuale sfera e nel Tempio. Quei due sono
progrediti nella mia stessa scuola, e ora sono passati in una superiore. Ritornano qui, come hai visto,
nel ruolo di maestri per fare da guida ad altri gruppi che ora intraprendono il sentiero di
addestramento percorso da loro in precedenza.
È da un po’ che desidero chiederti i loro nomi, signore.
Hai esitato perché temevi ti rispondessi come l’altra volta. Ebbene, essi non hanno nomi che tu
possa scrivere. Dagli i nomi che vuoi, figlio mio, e quelli serviranno a riconoscerli.
Non me ne vengono in mente.
Allora pensaci, poi dimmeli. Sarebbe meglio li nominassi tu, dato che io conosco i loro nomi,
ma non posso trascriverli per te. Non possono essere scritti con le vostre lettere. Come li chiamerai
allora, amico mio?
18
Potremo chiamarli “Maria e Giuseppe”?
Figlio mio, penso che tu non ne afferri pienamente il mistero interiore. Comunque non lo
disapprovo. Anzi, per il significato sono gli unici due nomi forniti dalla storia mondana che in
qualche modo si adattano a loro. Non dirò altro. Chi ha orecchi per intendere, intenda. Allora li
chiameremo con questi nomi: Maria e Giuseppe. Tale è l’ordine in cui li hai espressi, e in
quell’ordine vanno lasciati. Osserva attentamente quest’ordine, figlio mio: esso ha un significato.
Sembra esserci una grande difficoltà nella trasmissione dei nomi, e anche delle date dei periodi
terreni. Tutti quelli che ricevono messaggi dalle tue sfere sembrano accorgersi di questo fatto. Qual
è il motivo?
Penso che confondi un poco la questione, non è vero? Stai forse parlando di nomi usati un
tempo sulla terra, e dei periodi terreni in cui si è vissuti?
Sì.
Ora, riguardo ai nomi terreni. Essi sono ricordati per un certo periodo dopo il passaggio della
morte, ma nuovi nomi vengono assegnati qui, e sono usati costantemente fino all’abbandono dei
vecchi nomi terrestri. Di conseguenza il nome mortale s’indebolisce, diventa vago, e alla fine
svanisce completamente o quasi dalla memoria. Questo di solito non avviene fin quando ci sono
parenti sulla terra, ma dopo un certo tempo, quando tutti sono scomparsi. Allora, col passare delle
generazioni, la stirpe si mescola con altro sangue, il legame si assottiglia e alla fine va
completamente perduto. C’è qualche eccezione, ma sono poche. Inoltre nel corso del tempo i nomi
cambiano, sia nell’ortografia che nella pronuncia. Diventano nomi diversi. Ma sopratutto svanisce
dalla memoria man mano che l’attenzione per il periodo mondano perde interesse a favore della
nuova e più immediata condizione dello spirito in fase di progresso, e nell’infinita ricchezza di
esperienze esso viene dimenticato. Può essere sempre ripescato cercando nei ricordi, ma raramente
ne vale la pena.
La difficoltà nel ricordare i periodi vissuti sulla Terra è simile, e non è necessario occuparcene
adesso o nella trattazione futura, dove si focalizza il nostro principale interesse. C’è da dire poi che,
col continuo distanziarsi del periodo terreno in cui si è vissuti e il susseguirsi di un evento dopo
l’altro come una lunga serie di anelli, è difficile, in un attimo, individuare quel particolare anello
all’estremità più lontana e identificarlo quale evento nel calendario terrestre. È facile per voi
sollevare un interrogativo a uno di noi, impegnato a trasmettervi qualche messaggio, con la volontà
tutta tesa, attiva e focalizzata sul messaggio che desidera impartire. Per noi, che abbiamo tanto
lavoro da sbrigare, e viviamo intensamente nel presente, non è semplice fare un’improvvisa virata e
navigare su una piccola sezione della nostra scia, dove una particolare increspatura avvolgeva la
prua della nostra nave, ma che da tempo è stata appiattita sul grembo del mare mentre la nave
proseguiva veloce la sua corsa, affrontando uno dopo l’altro i marosi dell’oceano. Considera ogni
onda come un secolo, e avrai un’idea di cosa intendo dire.
E ora, amico mio, il seguito del nostro racconto deve attendere la prossima visita, quando ti
diremo qualcos’altro di Maria e Giuseppe, gli angelici Emissari di Dio.

ARNEL †

NOTA: Il manoscritto delle sedute tra il 15 e il 22 febbraio sfortunatamente è andato perduto con altre
pagine che riportavano i messaggi successivi alla seduta del 18 gennaio 1918, nel Terzo Volume.

I BAMBINI NATI MORTI

Venerdì 22 febbraio, 1918.


Quello che abbiamo da dirti questa sera, potrà apparire come una breve digressione dal nostro
racconto. Ma è necessario per riordinare la vostra visione riguardo a un argomento abbastanza

19
importante per coloro che tenteranno di comprendere le differenze fra la condizione di questi mondi
sottili e la normale vita terrena.
Parliamo della nascita in questi reami di bambini che giungono dal mondo terreno, ma non sono
stati dotati colà di un’individualità separata. Questi fanciulli arrivano qui addormentati, e capirai
che il loro primo risveglio corrisponde al processo della nascita sulla terra. Essi non hanno mai
respirato l’atmosfera, né visto la luce, o sentito alcun suono terreno. In breve, nessuno dei loro sensi
fisici è stato esercitato in modo da accompagnare la loro naturale formazione. Perciò gli organi
sensoriali sono quasi, se non del tutto, intatti nella loro struttura. Per giunta, il cervello non è mai
stato addestrato a interpretare gli stimoli sensitivi. Così al bambino manca l’esperienza oggettiva
delle qualità terrene, anche se le possiede potenzialmente. Queste limitazioni non si applicano al
bambino che è stato partorito sulla terra, anche se è vissuto solo pochi istanti, prima di passare da
questa parte.
Pertanto il problema che devono risolvere coloro che si prendono cura di questi bambini non è
di poco conto; è necessario che gli organi siano trattati in modo che un progresso naturale possa
accompagnare il bambino, e anche il cervello deve ricevere il suo addestramento. Nel caso di un
infante vissuto pochi minuti, la connessione fra cervello e organi sensoriali è stata stabilita e può
essere usata per maturare ed esercitare le facoltà che dipendono dallo specifico organo a cui sono
collegate. Ma un bambino nato morto non presenta questa connessione; dunque deve essere creata
qui. Una volta creata, il progresso è meramente una questione di sviluppo ordinato lungo le stesse
linee dei bambini comuni.
A tal fine, molti mezzi sono adottati con sollecitudine. C’è la relazione fra il bambino e i
genitori, specialmente fra lui e la madre. Viene messo in contatto con lei in modo che viva
un’esperienza quanto più simile alla nascita. Con questo processo gli viene fatta sentire la sua
separazione dal corpo materno, e sperimenta la sua individualizzazione come entità separata e
completa. Ciò si ottiene, non facendogli assumere un corpo fisico, ma portandolo nel suo corpo
spirituale in intima associazione col corpo spirituale della madre. Questo crea un primo contatto fra
il cervello e le facoltà organiche, anche se non è così perfetto come avviene nella nascita naturale;
tuttavia stabilisce in maniera definitiva la relazione con i genitori terreni, e da lì in poi il bambino è
tenuto in contatto con sua madre in modo che possa, mentre cresce e raggiunge la maturità, essere
come gli altri per quanto è possibile ottenerlo. Comunque c’è sempre qualche piccola differenza fra
questi bambini e i nati sulla terra. Essi mancano di una certa forza di carattere ma, dall’altra parte,
sono più spirituali nella personalità e nell’aspetto. E mentre i fanciulli nati sulla terra progrediscono
nello sviluppo spirituale, e i bambini nati morti accrescono la loro conoscenza della terra attraverso
il contatto con la madre e più tardi con altri parenti, la differenza fra loro viene ridotta al minimo,
fino a quando entrambi sono capaci di stare assieme in rapporti quasi uguali di amicizia amorevole,
e aiutarsi a vicenda, donandosi l’un l’altro ciò di cui sono carenti.
Così i nati sulla terra vengono ammorbiditi con la dolcezza, e gli altri temprati nel carattere e,
vivendo assieme in una comunità, v’infondono un elemento di varietà che è gradevole per quanto
proficuo.
Capirai, figlio mio, da quello che ho appena detto, quanto sia grande la responsabilità dei
genitori terreni nei confronti dei loro figli in questi reami, e la loro associazione è indispensabile
anche al corretto sviluppo del bimbo nato sulla terra. I bambini nati morti non conducono una vita
adeguata, se viene a mancare il contatto con i loro congiunti sulla terra – c’è uno iato che nessun
altro può colmare. Se i genitori conducono una vita immorale, è necessario che i loro figli, nello
spirito, siano tenuti lontani dalla loro compagnia per molti anni di tempo terrestre, fin quando non
siano cresciuti e non abbiano acquisito grande forza di volontà e saggezza da renderli capaci di
aiutare i custodi di quelle persone nel compito di vigilare sul loro benessere.
Molte volte questo sviluppo non è sufficientemente maturo perché sia sicuro esporre il fanciullo
alle influenze terrene, prima che l’esperienza mondana del genitore sia conclusa e venga chiamato
nei reami dello spirito. In tal caso il solo aiuto che il bambino può dare è quello di pregare.

20
Quando la madre arriva qui non sente amore per il figlio che ha allattato al suo seno in spirito, e
neppure è consapevole che il bambino esista, dopotutto. Così, il legame fra loro, che nella migliore
delle ipotesi è debole, diventa ancora più fragile man mano che il fanciullo progredisce e matura, e
la madre discende nel suo luogo di purgatorio. Quando ella riuscirà a salire nuovamente alla sfera
dove il figlio l’aveva attesa durante tutta la sua vita terrena, egli sarà passato avanti in piani
superiori e non potrà raggiungerla.
Può essere cosciente di lei, e mandarle il suo aiuto senza che lei lo sappia. Ma il legame di
affettuoso amore che dovrebbe esserci fra genitore e figlio, e che li unisce da cuore a cuore, non c’è,
e mai potrà esserci nel normale progresso della vita celeste.
Ti ho detto questo, figlio mio, perché abbiamo notato che sulla terra è presa troppo alla leggera
la responsabilità che implica la maternità in tali casi. Tuttavia questi delicati fiori, colti prima che il
bocciolo sia completamente dischiuso alla luce solare della vita, sono così belli, e la loro
malinconia, per la mancanza dei genitori, è tanto forte che riempie di dolore vedere tutto questo.
Non che essi siano infelici. Noi non lo permettiamo. Ma c’è un vuoto, come dire, che viene solo
parzialmente colmato da quelle adorate madri che non hanno trovato la maternità sulla terra, e la
incontrano qui. Così noterai che ognuno dona all’altro quello che gli manca, e in cambio riceve ciò
che gli occorre. È molto bello da vedere.
Perché hai inserito questo argomento proprio adesso, Arnel? Mi sembra che non abbia alcuna
connessione col tuo racconto.
Ma certo, figlio mio. Ho notato questo interrogativo formarsi nella tua mente, e sapevo che
l’avresti chiesto a tempo debito. Non senza proposito ho scelto il tema di oggi. Senza questa
informazione non sarebbe possibile comprendere la Regina e il suo Consorte, che hai chiamato
Maria e Giuseppe. È del loro rapporto in un lontano, lontanissimo passato che ti ho parlato questa
sera. È così che per la prima volta s’incontrarono. E tu hai visto il coronamento del loro legame
d’amore.

ARNEL †

Osserva questo segno della croce. Ha molti aspetti degni di nota, fra cui quello del Due-in-Uno. È in
tal senso che lo appongo ora.

L’UNIVERSITÀ DELLE CINQUE TORRI – LA TORRE DELLA VITA ANGELICA

Venerdì 1 marzo, 1918.


Nella Decima Sfera, al centro di un territorio boscoso, si trova un’estesa radura. La foresta che
la circonda è segnata da molte strade che dalla radura conducono alle diverse regioni della sfera. Da
queste strade si ramificano sentieri in ogni direzione, e sono molto ricercati da coloro che si
appartano per meditare ed entrare in comunione con altri mondi. Incantevole è la pace che qui
regna. Alberi, fiori, ruscelli, laghetti sparsi qua e là, uccelli e animali del bosco come unica
compagnia, invitano lo studente a passeggiare in questo luogo, a immergersi nella sua atmosfera di
quiete.
Ma il nostro interesse oggi verte sulla radura. È un’area così vasta che la definiresti una pianura.
Accoglie giardini, fontane, santuari, edifici costruiti a scopo di studio e ricerca. È un’università, ma
progettata in modo tale da essere una sorta di Città della Bellezza. Perché qui la bellezza sembra
avere lo stesso rango della conoscenza.
La radura non è di forma circolare, ma ovale. A un’estremità dell’ovale, al confine con la
foresta, si erge un porticato alto e largo, fiancheggiato da alberi; al di sopra degli alberi appare
un’ala dell’edifico, con una balconata rialzata che corre lungo il muro, offrendo una veduta che
spazia oltre la radura. Il resto della struttura è immerso nella foresta, tranne le Torri e la Cupola, che

21
vedi innalzarsi sopra il porticato e più avanti. Se non fosse per questi edifici, non sapresti che laggiù
si trova un ampio gruppo di costruzioni, tanto è fitta la foresta attorno.
Le Torri sono cinque – quattro di dimensioni uguali, ma di forma diversa – e in mezzo a loro c’è
la Cupola. La Grande Torre si erge più lontana, a grande altezza, e termina in cima con una
bellissima copertura. Questa copertura ha la forma celestiale di una palma, le cui foglie, intrecciate
a filigrana, compongono una corona costellata di gioielli e sormontata da ciò che sembra una
costellazione di soli, anch’essa riccamente ornata.
Tutto questo – le quattro Torri, la Cupola e la Grande Torre – ha un significato mistico,
compreso pienamente solo da coloro che hanno vissuto nel Tempio della Montagna Sacra. Essi
cercano di trasmetterlo agli studenti dell’Università, per quanto sono capaci di assimilare, in
occasione delle grandi Feste; e alcuni dei Misteri di questo luogo sono chiariti con l’avvento di certe
Manifestazioni. Intendo parlarti di un tale evento, ma prima desidero soffermarmi sul complesso
degli edifici.
Dietro al portico giace un lago a cui si giunge tramite un sentiero di gradini che partono dal
portico stesso, e si estendono per un certo tratto a destra e a sinistra. La costruzione principale sorge
dal lago, e tutti i giardini e i gruppi di edifici minori sono collegati ad esso tramite ponti, per lo più
coperti. La Cupola sovrasta una sala utilizzata per l’osservazione. Questo lavoro non è come quello
che si svolge nelle varie ali del Tempio della Montagna Sacra, di inviare aiuto e mantenere il
contatto, ma è un semplice studio delle Sfere. Tale studio viene elaborato, per classificazione, in
una scienza in continua progressione, dato che le sfere sono in costante processo di riadattamento
nelle loro relazioni reciproche. Pertanto non c’è fine alla ricerca della conoscenza in questi reami
celesti.
Ciascuna delle quattro Torri possiede un proprio grappolo di edifici. Non posso svelarti i loro
nomi, ma puoi annotarli così: Torre della Vita Dormiente, che chiamerai del regno minerale; Torre
della Vita Sognante, quella del mondo vegetale; Torre della Vita Risvegliata, del regno animale;
Torre della Coscienza, che concerne il reame umano.
La Grande Torre è la Torre della Vita Angelica, e veglia sulle forme di vita di livello evolutivo
minore e le incorona tutte. Poiché l’intera creazione inferiore si muove verso l’ordine angelico.
Le Torri sono assistite dal Palazzo della Cupola, e ad esso si rivolgono per ottenere qualche
specifico aspetto della conoscenza di cui hanno bisogno nel loro lavoro di ricerca e classificazione.
Fanno assegnamento sui poteri generati nel Palazzo della Cupola per ricavarne l’aiuto necessario.
Ciascuna delle quattro Torri è di forma diversa e, se le guardi dalla radura, capisci
immediatamente quale ordine di creazione intendono rappresentare. Sono disegnate per quello
scopo. Il lavoro svolto all’interno infonde a ciascuna un carattere peculiare, e da quella infusione
emerge il loro aspetto che diventa il modello visualizzato dall’esterno.
La Grande Torre è incantevole a vedersi. Il suo colore non esiste sulla terra; per averne un’idea
diciamo che è di alabastro dorato cosparso di perle. Sembra una splendida fontana di gemme liquide
in perpetuo movimento. Ma invece del rumore delle acque che si frangono, spande una delicata
armonia frusciante, tanto che nessuno può accostarsi all’edificio senza essere toccato, quasi per
incanto d’estasi, dall’influenza che emana.
Anche le acque sono splendide, e corrono sinuose fra i giardini fioriti; ecco un ruscello, là un
lago – in cui si specchiano le Torri, la Cupola e altre perle di architettura – che giace placido, in
riposante bellezza, come un angioletto nella culla, per dirla come te. Ora ti porto dentro la Grande
Torre e annoterai alcune delle sue qualità.
Non è una struttura ampia alla base, ma si slancia in verticale dalle fondamenta. Trovandoci al
suo interno puntiamo lo sguardo in alto, e rimaniamo esterrefatti: non ci sono piani o tetti fra noi e il
cielo sovrastante. Su, e ancora su, salgono le sue pareti quadrate – è come un precipizio visto dal
basso, e la cima sembra conficcarsi nel cielo fra le stelle. Lontano appare il bordo della torre, quasi
oltre la torre stessa, tanto è alta.
Ma le pareti non sono nude. La torre è costituita da doppie pareti; ai suoi lati ci sono stanze, sale
e alloggi degli Angeli. Così, mentre resti con lo sguardo fisso verso l’alto, vedi qui un’entrata, là un
22
balcone, o una finestra sospesa, oppure un ponte che si protende da un locale all’altro, curvando
nello spazio fuori e di nuovo verso l’interno alla sua destinazione. Oppure una linea diagonale sulla
parete mostra dove una fila di gradini passa da una sala all’altra, o da qualche ambiente privato a un
altro. Anche i giardini sono là, coltivati su ampi terrazzi che si allungano dalle pareti laterali. Così
alta e spaziosa è questa grande guglia che i suoi locali, anche se molto ampi quando li raggiungi
salendo dall’interno, non impediscono di vedere il cielo, e neppure alterano il profilo dell’apertura
alla sommità.
E quando ti guardi intorno, vedi come la luce muta e si mescola, cresce o sfuma nei diversi punti
al suo interno, salendo con lo sguardo. Su un alloggio, che dà su una parete della Torre, pare
splendere il sole di mezzogiorno. Su un altro, il sole della sera sembra calare e illuminare col
bagliore del tramonto il giardino della terrazza, coi suoi incantevoli arbusti e pergolati. Un altro
angolo pare accarezzato dalle prime luci dell’alba, si percepisce l’aurora di una fresca mattina di
primavera, il canto degli uccellini e il frangersi dei ruscelli di montagna fino alle praterie in basso –
giacché i corsi d’acqua non mancano in questo luogo di meraviglie.
La musica, inoltre, esce dall’uno o l’altro locale e talora da più stanze per volta; tuttavia la
costruzione è talmente spaziosa che non disturba il tema delle altre melodie.
Ora, da quanto precede – una piccola parte del tutto – potresti concludere che ti trovi in un
luogo dove l’ozio regna sovrano, e la tranquillità è il motivo della sua fondazione. Ma se ritorni con
la mente ai nomi che ho dato alle Cinque Torri, vedrai che non è questo il caso. La Grande Torre
supervisiona il lavoro delle altre quattro, e la Cupola trae da qui il potere necessario alla sua attività.
Vi risiedono angeli di alto rango, che vanno e vengono da reami altissimi per trasmettere la loro
forza e vasta esperienza, e aiutare quelli che ora cercano di seguire il sentiero percorso da loro
secoli addietro. Coloro che dimorano nelle Quattro Torri e nel Palazzo a Cupola svolgono,
nell’epoca presente, ciò che quegli angeli realizzarono in epoche passate; gli abitanti di quei tempi
remoti sono avanzati nel ciclo di progresso, lasciando questa dimora occupata ora dall’attuale
generazione.
Noterai che, per quanto sia avanzato il loro lavoro, rimane tuttavia un’attività di studio e non di
creazione delle cose, trovandosi ancora nella Decima Sfera. Ma esso conduce in quella direzione, e
questo è uno dei luoghi di grado più elevato nella Decima Sfera.
Hai frequentato quell’Università, Arnel?
Sì; ho frequentato il mio corso di studi passando per le Quattro Torri, seguendo il percorso
normale.
E il Palazzo a Cupola?
In quello non sono entrato come studente, avendo svolto altrove quel genere di lavoro. Dalla
quarta Torre passai al servizio di uno dei Principi della Torre degli Angeli. Fu lui che mi addestrò
per farmi accedere al Tempio, e anch’egli, come seppi al mio ritorno, inviò il suo potente aiuto
quando mi recai nelle contrade più oscure dell’Inferno. Il suo fu un soccorso ausiliario a quello di
altri, che erano propriamente addetti a tale lavoro.
Che Dio ti benedica, figlio mio.

ARNEL †

UNA MANIFESTAZIONE NELLA SALA DELLA CORONA DI PALMA – IL CRISTO CREATIVO –


LA VITA TERRENA DI ARNEL

Lunedì 4 marzo, 1918.


Nei dintorni dell’Università delle Cinque Torri c’è un gran movimento, ma nessuna fretta.
Lungo i canali, i battelli seguono un itinerario che conduce al lago centrale, e i loro passeggeri
sbarcano sugli approdi presso le varie strutture. Sulle terrazze e sulle gradinate che scendono fino al
bordo dell’acqua si radunano in migliaia, e ogni gruppo che arriva accresce la gioia generale,
23
portando con sé il desiderio di assistere a qualche grande Manifestazione. Ognuno di loro è stato
invitato qui personalmente, poiché non tutti gli abitanti della Sfera possono varcare questi confini;
solo quelli più progrediti.
Dopo che in migliaia si sono raccolti, si diffonde dalla Torre degli Angeli un brano musicale, e
tutti si fanno attenti in attesa del seguito. Descrivo questa Manifestazione secondo l’ordine degli
eventi.
Man mano che il volume della musica cresce, l’atmosfera attorno alla Torre si carica di una
speciale foschia, che non nasconde la Torre ma la trasforma. Diventa più trasparente, e sembra
percorsa da correnti fluide verticali, dall’interno verso l’esterno e poi ancora verso l’interno di se
stessa, come un cristallo liquido variopinto. In breve tempo udiamo il coro dell’orchestra Angelica.
Cantano un Te Deum all’Impareggiabile Uno e al Suo Cristo che sta per manifestare a noi un certo
aspetto del Suo Essere.
Puoi dirmi il tema della loro canzone?
No, non sarebbe possibile; te ne darò una versione secondo le mie capacità. Eccola.
“Noi, che abbiamo udito la Tua Voce da lontano, sappiamo che Tu sei la fonte della Melodia, e
dalla Tua Parola le eternità partoriscono Bellezza.
“Noi, che abbiamo veduto il Tuo Volto negli occhi di Colui che solo ci ha mostrato Te Stesso,
sappiamo che Tu sei senza forma, sebbene dalla Tua Mente venne la Forma, perché la bellezza non
dovrebbe andare nuda, ma essere ricoperta di vesti la cui trama è luce e l’ordito ombra.
“Noi, che abbiamo sentito il battito del Tuo Cuore, sappiamo che la Bellezza è stata concepita
per noi, perché Tu sei tutto l’Amore e nessun amore è senza Te.
“E tutta la Tua Bellezza la possiamo conoscere solo attraverso la Bellezza del Tuo Cristo, che si
manifesterà a noi, i Tuoi figli, nella stessa forma che Tu ci hai dato da assumere.
“Chiniamo il capo per adorarTi, perché noi siamo Tuoi, e sempre Ti cerchiamo, Centro della
Vita, e di ciò che l’Essere vela con la vita. Dietro questa vita esteriore nascondi il Tuo fulgore per
non recarci danno alcuno.
“Ma le cose che ci vorrai rivelare di Te, mostracele ora che attendiamo il Suo arrivo–e–la–Sua–
Pace”.
Le ultime parole furono cantate lentamente, con cadenza prolungata; tutti si fecero silenziosi e –
con le teste piegate – attesero.
Allora udimmo la Sua voce proferire “Pace”, sollevammo le teste e Lo vedemmo davanti
all’entrata della Torre degli Angeli. Di fronte a Lui, una lunga ampia gradinata scendeva fino al
bordo dell’acqua e, inginocchiati sui gradini, c’erano un gran numero di Angeli. Erano i residenti
della Torre, parecchie migliaia nel complesso. Lui era in piedi, piuttosto lontano dal grande
passaggio a volta a cui si accede alla Torre; dietro di Lui, un’altra moltitudine di Angeli di rango
ancora superiore, lo accompagnava nella Sua visita.
La Torre ora ardeva come un’enorme fiamma viva, sprigionando il suo fulgore nell’aria finché
anche le acque brillavano e scintillavano allo stesso modo, e parevano accese dal suo ardore.
Egli sollevò un piede, poi l’altro, rimanendo sospeso. Rivolgemmo lo sguardo alla cima della
Torre e notammo che la sommità era cambiata, giacché ora pareva una meraviglia vivente.
L’intreccio in filigrana era tutto in movimento; la corona a foglie di palma era ornata con schiere di
angeli. Sedevano disposti in file lungo le foglie: chi attorno al cerchio alla base della corona, chi
appoggiato alla prominenza delle gemme in cima. Ogni filamento della corona era una compagnia
di angeli, ogni gioiello un gruppo di serafini, tutti scintillanti e ardenti come le fiamme di un fuoco.
Lentamente l’intera cima della Torre si separò e si diresse nello spazio sopra Lui e la Sua
Compagnia. Poi cominciò a fluttuare lentamente in basso adagiandosi sul pavimento della terrazza.
Dentro questo ambiente vi erano già migliaia di Angeli, e anche noi fummo invitati ad attraversare
la passerella nell’acqua e a entrare.
Quando arrivai in cima alla gradinata trovai una folla di persone, estasiate di gioia, riversarsi nel
palazzo appena predisposto. Mi unii a loro ed entrai senza timore, tutto era calmo, pieno di pace e
letizia.
24
All’interno, la Corona era simile a un altissimo salone, brillante di pietre preziose e gioielli da
cima a fondo. Lo spazio era ricolmo di una fine nebbiolina soffusa di luce, cosicché l’ambiente non
abbisognava di nient’altro. Le pareti salivano in verticale per un tratto, poi s’inarcavano,
intersecando le volte, e incontrando al centro della campata maggiore un grosso gioiello color
zaffiro. Un gioiello di cristallo trasparente, con una formidabile capacità di riflettere il cielo esterno,
mostrando chi veniva e chi partiva dalla sfera. La Corona doveva essere stata rimodellata in questo
modo durante la discesa, perchè prima era completamente aperta al firmamento.
Quanti erano i presenti?
Non saprei dirlo. Ma quelli che Lo accompagnavano dovevano essere almeno 1.500, e noi ospiti
non eravamo meno di sei volte quel numero. Poi c’erano gli abitanti della Torre, che generalmente
sono circa 3.000. Era una grande compagnia.
L’obiettivo di questa Manifestazione era di fornire un’istruzione sulla scienza studiata in
quell’Università. Ti ho già detto di cosa si trattava. Avevamo svolto il nostro lavoro di ricerca, e
accumulato molto materiale, e ora Egli veniva a mostrarci come questo si coordina con la
conoscenza di Dio che si è sviluppata nelle sfere successive.
Puoi essere più esplicito, Arnel? È tutto piuttosto generico.
Sì, è così, figlio mio, mi dispiace molto; temo di non poterlo semplificare per te. Comunque ci
proverò.
Per non affaticarti troppo, ti dico subito che Egli venne, a quel tempo, come Verbo Divino reso
manifesto. Tu sai che, quando i mondi erano in processo di formazione, la Parola costituiva
l’Intermediario attraverso cui l’energia della Vita di Dio si modificò e si condensò in quel latte
stellare dal quale si separò il burro della materia plasmabile, e da questa i mondi furono modellati.
La Parola fu l’Agente della Creazione. Il Padre pensò e, attraverso la Parola, il Suo pensiero, tramite
la Parola, prese forma di materia.
Questo è stato oggetto del nostro studio per molto tempo in passato, e fu per collegarci
inizialmente con lo studio analogo, ma più profondo, dei reami sopra di noi, che il Cristo venne
allora ad ampliare la nostra conoscenza del Verbo in relazione all’opera che il Padreterno svolge
nella creazione dell’universo. Ma di più non posso dirti.
Potresti farmi una Sua descrizione, e dirmi come venne questa volta?
Egli stava sospeso in mezzo alla Sala della Corona di Palma, e là rimase. All’inizio non riuscivo
a capirne il motivo. Man mano che la Manifestazione proseguiva, vidi che nessun’altra posizione,
se non quella, poteva essere in armonia col tema esposto.
Non era una posizione che garantiva solo una buona visuale ai fini dell’insegnamento. Fu in
ragione all’argomento da Lui trattato che levitò nello spazio, a mezza altezza fra il pavimento e il
tetto. Ciò riguarda le dinamiche di questi reami, non è una questione di scelta arbitraria, ma di
ordine scientifico.
Gli Angeli che ornavano la Corona all’esterno, erano adesso tutti visibili al suo interno,
incastonati nelle pareti della cupola, come gioielli viventi, come arazzi animati che ricoprono i
muri.
Desideri avere una Sua descrizione. Vestiva con una tunica lunga fino alle ginocchia, di colore
verde chiaro. Le braccia erano nude e prive di monili. Indossava un solo gioiello. La cintura ai
fianchi era chiusa da una borchia, e la borchia era una pietra rosso vermiglio fiammante. Stava in
mezzo ai Suoi fianchi, e ciò racchiude un importante significato, se ci rifletti. Poiché, nonostante
Egli non sia mai separato dall’Uno da cui venne, tuttavia, mentre svolge il Suo lavoro in queste
sfere, lontane dalla presenza del Padre, la Sua è davvero una separazione. Egli si mette in viaggio,
armato della Sua forza per dominare i mondi, e per farlo deve necessariamente volgere altrove lo
sguardo. La Sua volontà deve essere proiettata fuori dallo Spirito nella materia. Qui è racchiuso il
mistero della posizione del rubino. Non te lo avrei detto, ma ho notato la domanda nella tua mente.
Non portava mantelli. Le sue gambe erano scoperte sotto la tunica, gli arti e il viso erano quelli
di un principe nel pieno vigore della virilità giovanile. I capelli, privi di ornamenti, erano ripartiti in
mezzo e gli scendevano sul collo in ciocche castane ondulate. No; non riesco a dirti il colore degli
25
occhi – nessuno che tu conosca. La tua mente pullula di domande su di Lui, figlio mio. Sto
cercando di tenere il tuo passo.
Beh, quando parli di Lui anelo sempre a saperne di più del Suo aspetto, perché questo può
aiutare me e altri a conoscerlo meglio, di persona.
Capisco bene. Ma credimi, figlio mio, riuscirai a conoscerLo molto poco mentre sei nella sfera
terrena, e poco di più quando sarai dove io mi trovo ora, tanto grande è la Sua Persona, tanto
lontana da qualunque formula che insegna la tua ristretta teologia cristiana. I teologi hanno cercato
di catturarLo e confinarLo in parole e concetti. Egli non può essere racchiuso in quel modo. Egli è
libero nei Cieli Divini, e l’intero mondo non è che un granello di polvere sul pavimento del Suo
Palazzo. Ma qualcuno di voi non Gli concederebbe la libertà neppure in quel piccolo atomo. E con
ciò non dirò altro.
A cosa credevi Arnel quando eri qui sulla terra? Sono d’accordo con ciò che hai appena detto.
Ma quando eri qui ci credevi, signore?
No, purtroppo; gli uomini allora non erano tanto liberi dalla schiavitù delle parole come lo sono
ora. Tuttavia, figlio mio, credimi, andai oltre gli steccati della mia Chiesa, e sostenni un amore più
ampio di quanto essi consentivano. Per questo soffrii. Non mi uccisero, ma mi disonorarono,
facendomi sentire solo, più solo a volte di quanto ti senti tu, figlio mio. Adesso sono più numerosi
coloro che ti tengono compagnia rispetto ai miei tempi. E benché io non arrivai a conseguire quello
che hai conseguito tu oggi, ciononostante fu già molto per me in quei giorni oscuri. Oggi il sole
comincia a scaldare l’orizzonte. Allora c’era l’inverno.
Quando avvenne, e dove?
In Italia, caro, nella bella Firenze. Non importa quando; fu all’epoca in cui Dio stava rimettendo
le cose a nuovo, e gli uomini cominciavano a formulare pensieri arditi e insoliti, la Chiesa
aggrottava un ciglio, e lo Stato aggrottava l’altro; dunque io morii in età matura ed evitai il loro
scontro futuro.
Chi eri? Un sacerdote?
No, non ero un sacerdote. Insegnavo musica e pittura – sovente queste arti facevano parte di un
unico insegnamento a quel tempo.
Vuoi dire i primi giorni del Rinascimento?
Noi non lo chiamiamo così. Ma era quello, sì. Dio allora cominciò a rinnovare le cose come sta
facendo oggi; e quando Egli protende la Sua mano con quel proposito, significa che gli uomini
dovranno contribuire, e patire molto travaglio. Ma essi, nell’opera di rinnovo, non sono lasciati soli
– ricordati del rubino nella Sua cinta, figlio mio, e prendi coraggio dalla Sua amicizia.

ARNEL †

LA MANIFESTAZIONE (CONTINUAZIONE) – LA VITA TERRENA DI ARNEL

Venerdì 8 marzo, 1918.


Quando tutti fummo riuniti, gli Angeli del Suo seguito alzarono le voci per cantare un inno di
lode, e anche noi ci unimmo in adorazione. Vedo che desideri sapere il motivo della canzone.
Suonava all’incirca così:
“Era l’Essere, e dal cuore dell’Essere venne Dio.
“Dio pensò, e dalla Sua Mente scaturì il Verbo.
“Il Verbo si spinse lontano, accompagnato dal Creatore. Dio era la Vita della Parola, e per
mezzo della Parola di Dio, la Vita passò nella Forma.
“Così l’Uomo si formò in essenza, ed emerse dalla sua prima eternità una creatura del Cuore e
della Mente di Dio, e la Parola gli diede il cuore degli angeli e la forma di uomo.

26
“Pienamente degno è il Cristo Manifesto; Egli è Colui che, attraverso la Parola, viene da Dio, e
rivela il proposito del Padre Eterno, e la Sua vita tramite Lui si riversa nella famiglia degli angeli e
degli uomini.
“Questo è Dio Manifesto, tramite il Verbo, per mezzo di Cristo, negli angeli e negli uomini.
Questo è il Corpo di Dio.
“Quando la Parola enuncia la volontà e il proposito Divini, lo spazio esterno assume la
sembianza della materia; così fu fatta la materia, ed essa riflette i raggi di luce che uscirono dal
Creatore, attraverso la Sua Parola.
“Questo è il Manto di Dio, del Suo Verbo e del Cristo.
“I pianeti danzarono con la musica della Parola, e furono felici di udire la Sua Voce, perché solo
attraverso questa Voce possono sentire l’Amore del loro Creatore, che parla a loro attraverso la Sua
Parola.
“Questi sono i Gioielli che adornano il Manto di Dio.
“Così dall’Essere venne Dio, da Dio venne il Verbo, e il Verbo ordinò al Cristo di Dio di
Regnare sui Mondi per la loro salvezza.
“E nelle eternità l’uomo Lo seguirà, dopo aver lungamente viaggiato in luoghi sconosciuti, e
alcuni assai desolati, verso casa, verso Dio, nella sera del giorno le cui ore sono eternità, e il cui
Mezzogiorno è il presente.
“Questo sarà il Regno di Dio e del Suo Cristo”.
Cantando, cantando l’intero palazzo cominciò prima a vibrare, poi a dissolversi e infine
scomparve. Gli Angeli che circondavano le pareti e le arcate, ora formavano dei gruppi, ciascuno
secondo un ordine, e stavano davanti alla propria compagnia che si allungava nello spazio dietro.
L’intero cielo era pieno d’innumerevoli compagnie di uomini di diverse razze, e di animali; tutta la
creazione era intorno a noi.
Vedemmo gli spiriti di uomini nello stadio animale, e altri, in tutti i gradi di evoluzione fino allo
stato raggiunto nell’epoca presente sul più progredito dei pianeti. Vedemmo tutte le forme di vita
animale, di terra e di aria, e le creature marine, nei loro gradi di sviluppo, dall’organismo e dalla
forma semplici a quelli più complessi.
Erano schierati, in ordine di splendore, anche gli esseri angelici che avevano la responsabilità di
uomini e nazioni, di animali e piante in tutte le loro varietà e specie. Queste ultime erano le
Gerarchie più sublimi; le vedemmo al completo nella loro imponenza; e gli angeli che prima
circondavano la Corona ora avevano preso posto nei rispettivi gruppi di appartenenza. Fu uno
spettacolo da riempire l’anima di timoroso rispetto per la maestosità della Creazione, e di Colui che
stava là, in alto, proprio al centro di tutto, attorno al Quale tutto ruotava come una ruota sul proprio
mozzo.
Allora compresi, come mai feci prima, come il Cristo Manifesto, in terra o nei cieli, non era
altro che un ombra del Cristo Stesso in tutta la sua pienezza, proprio come un ombra gettata dalla
luce della Sua Divinità sui muri dello spazio, e queste mura furono create dai granelli di polvere
proiettati nel grande vuoto, e ogni granello è un sole coi suoi pianeti.
E persino allora Egli era magnifico, permeato di semplice regalità in quella manifestazione. Il
movimento di tutte queste creazioni si rifletteva completamente nella Sua veste, negli occhi e nel
corpo – ciascun poro, ciascuna cellula, ogni capello pareva rispondere a qualche cerchia di quella
meravigliosa creazione dispiegata intorno a noi.
Fra le varie specie, vedesti quelle che sono scomparse, depravate e selvagge, i serpenti, e così
via? C’erano anche quelle?
Figlio mio, non chiamare impuro qualcosa finché non l’hai osservato dall’interno. Quando un
bocciolo di rosa cresce male, come dicono gli uomini, diventa una spina, ma Dio ammette le spine,
e le affida il servizio di proteggere il fiore, come una guardia del corpo veglia sulla sicurezza della
sua bella regina.
Sì; erano là, non solo rose e spine, ma ogni tipo di creatura non amata dagli uomini, come poco
amate sono le spine, sebbene Dio non abbia voluto abolirle ma, al contrario, adoperarle.
27
Guardavamo tutte queste creature che tu chiami depravate e odiose, non come quando eravamo
sulla terra, ma come ci era stato insegnato di osservarle qui, dal lato interno delle cose, ed esse non
apparvero tremende ai nostri occhi, ma come rami dell’unico grande albero del progresso naturale e
ordinato. Non malvagie, ma meno perfette; ciascuna classe come un tentativo di qualche elevato
spirito, e della sua gerarchia di lavoratori, di esprimere un’idea relativa a qualche piccolo dettaglio
del Carattere di Dio.
Alcuni di questi esperimenti erano giunti a maggiore perfezione di altri, ma finchè il Grande
Esperimento non è ultimato, nessun angelo, e sicuramente nessun uomo, può sentenziare che
qualcosa sia una creazione del bene e un’altra del male. Noi, vedendo da dentro, restammo senza
fiato davanti alla bellezza di quell’immacolato e immenso mantello di Cristo, la cui essenza
distillata sembrava avvolgerLo e rivestirLo, mentre Egli stava là, al centro, e si posava su di Lui
come incenso di devozione e ardente venerazione.
In quel momento non eravamo più cittadini della Decima Sfera, ma dell’intero Universo,
vagavamo tra i suoi continenti, lungo gli scenari dei secoli, e parlavamo con i signori che
pianificavano e altri che lavoravano in quel grande laboratorio di Dio. Imparammo molte cose
nuove, e ciascuna generò in noi una gioia tale che può conoscere solo chi si avvicina alla creazione
come facemmo noi allora, quando ci venne impartita quella lezione superiore nella nostra scuola.
Perché anche noi, come quei Potenti, dovremmo un giorno realizzare quanto essi hanno realizzato
tanto magnificamente, sì, e persino quelli che crearono il serpente o il rovo. Tu, figlio mio, che parli
con leggerezza di questi, troveresti molto difficile fare sia l’uno che l’altro. Non è così? Ebbene la
saggezza viene col tempo, e la saggezza più grande con l’eternità.
Così, dopo essere stati invitati a chiedere e a imparare, fummo richiamati dai nostri
pellegrinaggi di ricerca; e man mano che ci dirigevamo verso il centro, l’intero complesso si
dissolse e divenne invisibile, e noi ci ritrovammo sullo spiazzo davanti al portico del Tempio della
Vita Angelica.
Guardai in alto, notai che la Corona era tornata al solito posto, e tutto era come prima che la
Cerimonia avesse inizio. Tutto tranne una cosa – poiché sembra esserci la regola che ciascuna di
queste visite lasci dietro di sé qualche segno permanente. Così, sulle acque del grande lago davanti
alla Torre scorgemmo una nuova piccola costruzione a cupola, che poco s’innalzava dalla sua
superficie. Era di cristallo e brillava di una luce interna la quale si proiettava sull’acqua e
galleggiava non come un riflesso, ma come una sostanza. E le acque del lago avevano acquisito un
nuovo elemento di potere rispetto a prima.
Puoi spiegarlo, per favore?
No, figlio mio, c’è un problema; la cosa non può essere concepita dalla mente di un uomo
incarnato. Era un ulteriore aiuto al nostro progresso nel comprendere i poteri che permeano lo
spazio attorno ai pianeti e ai loro soli, e che diventa ciò che voi chiamate luce a causa dell’attrito
con l’atmosfera più densa che li circonda. Dovremmo occuparci di questo nei nostri futuri studi
nell’Undicesima Sfera, e quello era un aiuto per noi a tal fine.

ARNEL †

Desideri dire qualcosa, Kathleen?


Sì; voglio dirti quanta gioia mi dà venire da te e aiutarti a captare i pensieri di Arnel e del suo
gruppo. Sono incantevoli e gentili con me, ed è un piacere stare qui e ricevere i loro pensieri e
passarli a te.
Come mai Arnel, che abitava a Firenze, non parla l’antico fiorentino, ma l’inglese antico?
È vissuto là, credo, anche se non era di origine italiana. Mi sembra che fosse inglese, o almeno
nativo di queste isole, ma emigrato, o costretto a fuggire quand’era giovane. Per questo andò a
vivere a Firenze. Non so se tornò un’altra volta in Inghilterra. A Firenze c’era una colonia inglese a
quei tempi.
Sai sotto quale regno è vissuto?

28
No; ma non penso fosse in un tempo così remoto come avevi in mente tu quando parlasti del
Rinascimento. Tuttavia non sono sicura.
Grazie Kathleen. È tutto?
Sì; grazie a te che vieni a scrivere per noi.
Quanto manca alla conclusione?
Non molto, credo. Perché? Vuoi smettere?
No; mi diverto; mi piace la tua compagnia e la sua. Però mi chiedo se sarò capace di
continuare; di mantenere la sensibilità necessaria, voglio dire. Ci sono tante distrazioni in questo
momento.
Sì; ma tu sarai aiutato, vedrai – come è successo con le interruzioni. Non sei più stato interrotto
da quando Arnel disse che si sarebbe occupato della faccenda.
Giusto. In modo alquanto stupefacente quelle interruzioni cessarono all’improvviso e del tutto.
Bene, intendo andare avanti finchè tu non mi dirai che abbiamo terminato. Dio ti benedica,
Kathleen. Arrivederci.
Buona notte, mio caro amico.
KATHLEEN

NOTA DI H.W.E. – Le interruzioni di cui si parla sono da attribuire a certi visitatori che occasionalmente
entravano nella Sagrestia dopo la preghiera del vespro, durante l’ora in cui il Rev. Vale Owen riceveva i
messaggi.

ALCUNI PRINCIPI DI SCIENZA CREATIVA – LA SPIRALE

Lunedì 11 marzo, 1918.


Vorresti raccontarmi la tua esperienza, e cosa imparasti, mentre facevi il tuo tour in mezzo alle
Gerarchie Creative, in occasione della Manifestazione nella Sala della Corona?
Con un gruppo di miei compagni di studio, esaminai gli scenari attorno a noi, e immediatamente
realizzai che tutto era stato predisposto a nostro vantaggio per acquisire la conoscenza che ci
sarebbe stata utile. La manifestazione era stata pianificata secondo un ordine. Ampi viali molto
lunghi, tanto da non vederne la fine, dividevano i grandi ordini della Creazione. E poiché nessuno di
essi era completamente separato dall’altro, questi viali non erano semplici linee divisorie, e neppure
passaggi da attraversare, ma veri e propri dipartimenti che univano le diverse schiere situate da
ambo i lati.
Camminando su queste strade, restammo colpiti dalla presenza evidente di certi principi
fondamentali, e da come venivano fedelmente rispettati da tutti i Signori Creativi. Si trattava
essenzialmente dei medesimi principi, sia che fossero applicati ai minerali, ai vegetali o alla vita
animale. Ciò è comprensibile, se ricordi che tutto il fascino della diversità, così ricca di saggezza e
inventiva, soprattutto nei comparti più evoluti, si è sviluppato dalla prima semplice aggregazione di
elementi, nelle lunghe ere di progresso, all’inizio in pochi e all’apparenza irrilevanti scostamenti dal
semplice al complesso, per sfociare nella sgargiante ricchezza della manifestazione quale la
vediamo oggi.
Ti farò un esempio per illustrare cosa intendo dire.
Procedendo lungo una pista, capimmo com’erano creati i mondi. Dal lato sinistro, osservammo
come il pensiero di Dio, vibrando e pulsando verso l’esterno, mutò gradualmente in un elemento più
denso, finchè apparve ciò che chiamate etere. A questo punto riuscimmo a notare la natura del
movimento, e vedemmo che era a spirale. Quando una certa onda raggiunge l’apice della spirale,
continua il suo percorso in discesa, sempre sottoforma di spirale, ma dentro l’atomo dell’etere.
Cosicché il moto della spirale interna, dovendo agire in uno spazio più ristretto, era più veloce nella
discesa rispetto a quello della spirale esterna. Emergendo dall’estremità inferiore dell’atomo a una
velocità enormemente accresciuta, le vibrazioni, grazie alla quantità di moto posseduta, riuscivano a
29
continuare il percorso esterno verso l’alto, ma a una velocità di movimento via via più lenta, fino a
raggiungere l’apice, quando di nuovo cominciava la discesa verso l’interno, con progressivo
guadagno di velocità.
Questi atomi non erano tondi, né propriamente ovali, ma a causa dell’incessante movimento
interno, la loro forma era ellittica. La forza motrice che determinava la loro spinta autonoma era la
pressione gravitazionale esercitata dall’esterno e, se potessimo seguirla sino alla fonte, credo
scopriremo che la dinamo da cui procedeva era la Mente di Dio. Noterai che uso le parole “apice”,
“fondo”, “in alto”, “in basso” solo per comodità. Non c’è alto o basso in un atomo dell’etere.
Ti ho descritto questo processo in modo che tu possa avere un modello da seguire quando
dall’atomo dell’etere passi in altre sostanze di natura più densa. Quando osservammo gli atomi che
formano i gas dell’atmosfera terrestre, scoprimmo che anch’essi avevano lo stesso movimento.
Ciascuno roteava su se stesso in maniera precisa e identica all’atomo dell’etere. C’erano piccole
differenze: la spirale era in qualche caso allungata, in altri casi appiattita; e il movimento aveva
maggiore o minore velocità. Ma tutti i moti erano a spirale, sia fuori che dentro l’atomo.
Nell’atomo del minerale notammo che vi agiva lo stesso principio.
Ciò che è vero per il singolo atomo vale anche per un aggregato di atomi. Il moto degli atomi di
un pianeta è a spirale. Ma è molto rallentato a causa della materia grossolana che forma un pianeta.
Lo stesso vale per i movimenti dei satelliti, dei pianeti attorno al sole, e dei soli attorno al loro
Centro.
La massa e la densità di un oggetto influiscono sul tasso di velocità. La rapidità del movimento
degli atomi è più lenta in quei pianeti che hanno raggiunto maggiore densità di altri. Ma persino in
questi resta valida la regola che il moto interno è più rapido di quello della superficie esterna, per
cui si trascina con grande lentezza come se fosse riluttante a muoversi del tutto. Ad ogni modo il
movimento avviene, e assume la forma di una spirale attorno al suo asse.
La vostra Luna cerca ancora di rispettare questa regola mentre percorre la sua orbita. Si solleva
e di nuovo si abbassa, come se invano tentasse di compiere il suo antico tragitto a spirale attorno
alla terra. Così fa la terra nel suo viaggio intorno al sole. La sua orbita non è esattamente circolare, e
neppure perfettamente piana. È erratica ed ellittica, sia perché non ha un solo centro fisso, sia
perché non giace sempre sul medesimo piano.
Ciò che è vero per l’atomo dell’etere, i gas terreni e la terra stessa, è altrettanto vero per il sole e
le costellazioni. I loro movimenti assumono l’aspetto di una gigantesca spirale di forma ellittica
composta dai soli e dai loro pianeti.
Ecco quanto osservammo su un lato di quel grande viale. Sull’altro lato vedemmo la controparte
spirituale di quelle creazioni: i complementari celesti. E la strada fra i due fungeva da zona di
confine che li univa. Figlio mio, si attraversa una frontiera come questa quando si passa dalla vita
terrena ai regni spirituali; si lascia il dipartimento terreno e si passa a un altro, e la strada che
attraversi collega l’uomo della terra all’uomo dei cieli.
C’erano altri principi che hai osservato oltre a quello della spirale?
Sì. Ti ho parlato della spirale perchè mi è sembrato semplice da spiegare, e anche fondamentale.
Proverò a dirtene un altro. Dopo che lo stadio di base è superato, la questione si fa molto
complessa e più ardua da descrivere; ma tenterò ugualmente.
Ci accorgemmo che i grandi Signori della Creazione cominciano il loro lavoro molto prima che
abbia origine l’atomo eterico, quasi alla genesi di tutto. Tuttavia, coloro che si occupano
dell’evoluzione eterica, e oltre, sono Signori potenti e molto antichi. La nostra istruzione proseguì
con lo studio di queste vibrazioni di forza-pensiero, dove erano più rallentate per la densità del
materiale in cui si muovevano. Scoprimmo che uno dei compiti più difficili che noi studenti
dobbiamo affrontare è quello di usare correttamente il pensiero e la volontà. Per trattare la materia
in senso creativo, la prima cosa da imparare è pensare in termini di spirale. Non ti posso fornire
ulteriori spiegazioni. Ma è un’abitudine molto difficile da acquisire: pensare in modo spirale.
Mi hai chiesto di indicarti un altro principio. Parliamo della creazione sensibile – la vita
vegetale.
30
Percorremmo una grande strada: su un lato era dispiegata la vita vegetale della terra e di altri
pianeti, sull’altro quella dei loro complementari celesti. Vedemmo che ogni specie di vegetale
aveva un’analogia nel mondo animale. La ragione di questo ha che fare con l’anima della pianta
piuttosto che con la sua manifestazione esteriore in corteccia, rami e foglia. Ma non solo, persino da
te puoi scorgere, se la esamini attentamente, la relazione fra regno animale e vegetale.
Temo di non seguirti affatto, signore. Potresti darmi un piccolo aiuto?
Cominciamo lontano da quei due regni, per poi tornarci nuovamente; è la cosa migliore. Qui,
nei cieli, abbiamo diversi ordini di esseri, con vari gradi di autorità, con diverso potere e natura, e
differenti capacità di operare nell’uno o l’altro campo di attività. Lo stesso avviene sulla terra.
Vedrai che è così anche nel regno animale. Gli animali hanno capacità diverse, alcuni sono abili
in una cosa, taluni in un’altra. Hanno caratteri diversi. Il cavallo è più adatto all’amicizia con
l’uomo rispetto al serpente; o il pappagallo rispetto all’avvoltoio.
Ora, il principio di analogia, di cui ti ho parlato, può essere visto, anche se debolmente, operare
fra il mondo vegetale e animale. Prenderemo la quercia come rappresentate del regno vegetale, e
l’uccello per il regno animale. La quercia produce i suoi semi, li lascia cadere sul terreno in modo
che possano essere ricoperti; il calore della terra fa schiudere il loro guscio, e la vita all’interno può
irrompere nella manifestazione esteriore. La ghianda e l’uovo sono identici nei loro principi
essenziali, sia nella struttura che nel metodo d’incubazione. Questo movimento della vita –
dall’interno verso l’esterno – è una legge universale, e non viene mai derogata. Essa conserva la sua
origine nel cuore profondo della materia primordiale, da cui è venuto questo universo. Ricorda le
mie parole sull’atomo eterico. Il moto iniziale dell’atomo è interno, dove la velocità è accelerata e il
movimento accumula il suo slancio. Esteriormente la velocità del moto è rallentata.
Così scoprimmo la regola rispetto ad altri dipartimenti. Erano stati prestabiliti certi principi
unificanti a cui i lavoratori celesti dovevano attenersi. Fra questi trovammo quello del rivestimento
protettivo e della sua bellezza vista dall’esterno, in modo che arrecare piacere allo spettatore fosse
coerente con la sua intrinseca utilità; il principio del sesso, nei suoi due aspetti, attivo e ricettivo; il
sistema circolatorio, del sangue e della linfa; il sistema respiratorio attraverso i pori, e altri ancora.
Vedo che non puoi più continuare, figlio mio. Ci fermiamo qui.

ARNEL †

IL CAMMINO A SPIRALE DEL PROGRESSO

Venerdì 15 marzo, 1918.


Qual è il tuo desidero per questa sera, signore?
Continuare a descrivere la lezione che abbiamo appreso durante la Manifestazione.
Non sono riuscito a comprendere bene l’ultima parte riguardo alle analogie. Mi sembrava
quasi priva di senso. L’ho trascritta correttamente?
Abbastanza. Ti mancava la nostra trattazione. Ma eri troppo stanco per continuare. Te la daremo
oggi.
Ora, le regole che governano le cose materiali – cioè la manifestazione della vita nella materia –
sono applicabili anche ai regni spirituali.
Innanzitutto, la spirale è l’analogo nella materia dei principi che operano nei reami dello spirito.
Deve essere così, dato che tutto il movimento degli atomi materiali è l’effetto della volontà attiva.
La Volontà Centrale è quella di Dio, la cui effusione dinamica attraversa le sfere una dopo l’altra in
ordinata successione, e trova espressione finale nella materia. Ciò che dunque si vede nella materia
è l’effetto dell’energia che travalica le sfere. Nel caso che abbiamo menzionato, quell’energia
effonde nell’atomo un’attività spiraliforme. Non sarebbe così se il principio non fosse attivo in quei
piani da cui scorre l’energia vitale. Come essa si manifesta qui, è ciò che ora intendo mostrarti.

31
La Corona di foglie di palma era un simbolo del principio a spirale; le foglie erano intrecciate
secondo quella forma e, nella Manifestazione che ho descritto, gli Angeli seduti attorno alla Corona
erano disposti a spirale. Era un simbolo di come svolgevano il loro lavoro, e assunsero quella
posizione per darci una lezione visiva.
Ora parleremo di come questo principio si applica alla vita animale.
La prima attività sensibile si nota nel regno vegetale, dove vedi chiaramente illustrato il
principio della spirale. La pianta di fagiolo si arrampica spiralmente, come fanno altri rampicanti,
alcuni in maniera più esplicita, altri meno perfettamente. Anche i vasi linfatici degli alberi tendono
a deviare dalla perpendicolare, mentre attraversano il tronco nella sua lunghezza. Le piante che si
arrampicano per mezzo dei viticci si sostengono con un uncino a forma di spirale. I semi vanno
lontano, o cadono nel terreno, planando in modo simile. Tutto questo avviene in conseguenza del
principio che governa le vibrazioni, mentre procedono attraverso il sole e raggiungono la vita
vegetale sulla terra. Queste riproducono in miniatura il suo moto nei cieli dello spazio, e imitano le
orbite delle costellazioni.
Quando arriviamo alla vita animale, ci accorgiamo che opera la stessa legge; gli uccelli non
volano né nuotano con traiettorie diritte, ma deviano dalla linea retta e, dato un percorso di
sufficiente estensione, apparirebbe la medesima forma a spirale. Agli animali, sia marini che
terrestri, si applica la stessa regola, ma non è sempre così evidente come negli ordini inferiori della
vita, perché essa viene modificata con l’esercizio della libera volontà, la quale produce movimenti
che si discostano dalla regola centrale. È inversamente proporzionale: meno libero arbitrio entra
nella composizione, più la legge è evidente. Basta che menzioni, ad esempio, la conchiglia
chiocciola, e molte conchiglie di animali marini, dove l’istinto occupa il posto della libera volontà.
D’altro canto, quando l’uomo è implicato, il principio si vede operare meglio in quelle cose in
cui l’individualità umana è meno evidente rispetto alla mente generale che guida la razza. Quindi, la
civiltà procede da oriente a occidente, di tanto in tanto descrivendo un cerchio intorno alla terra.
Obbedisce alla guida del Sole Centrale della terra. Ma il meridiano del sole non viaggia in linea
retta lungo l’equatore, devia ora a nord, ora a sud, mentre la terra s’inclina da una parte o dall’altra.
Questo movimento è un residuo dell’antica regola, e dimostra come la terra abbia avuto origine da
una nebulosa, dove vale lo stesso moto a spirale. Nondimeno, il percorso della civiltà intorno al
mondo non passa mai per lo stesso luogo due volte consecutive. Quando l’onda civilizzante
raggiunge il punto di longitudine che segna la sua precedente rivoluzione, la terra si è inclinata di
qualche grado rispetto ai suoi poli – il nord verso il sud, il sud verso il nord. Così come cambia la
traiettoria d’impatto della radiazione solare sulla terra, altrettanto fa il sentiero di progresso della
civiltà che, a proposito, è solo un altro modo per dire “rivelazione”. Se pensi ai luoghi della
Lemuria, di Atlantide e dei loro successori nel progresso dell’esperienza umana, capirai quello che
intendo dire.
Inoltre, il principio vale non solo rispetto al percorso che segue sul territorio, ma anche rispetto
ai conseguimenti raggiunti. È più difficile da spiegare. Noi lo vediamo chiaramente qui, perché
osserviamo il lavorio mentale interiore della razza più vividamente e su una scala di tempo più
ampia. Così posso dirti che il progresso del genere umano procede sempre verso l’alto, seguendo
una spirale gigantesca. Potrei fare meglio dandoti un indizio e ricordarti il detto: “Niente di nuovo
sotto il sole”. Questo non è vero, ma racconta una verità. Ogni tanto si viene a sapere di nuove
scoperte, ma ci si accorge che sono state anticipate qualche millennio fa. Beh, non voglio metterla
esattamente in questo modo. Direi piuttosto che la nuova scoperta è avvenuta nel periodo in cui la
scienza attraversa la voluta superiore di quel tratto della spirale che le passa sotto, nel punto in cui
la scoperta venne anticipata. La spirale è sempre ascendente, e non ritorna mai a ricalcare il suo
percorso sinuoso. E queste invenzioni risultano nuove soltanto perché sono rielaborazioni di
scoperte scientifiche avvenute nel precedente ciclo della spirale di progresso.
Potresti farmi qualche esempio, per favore?
L’utilizzo delle molecole di etere al servizio dell’umanità, lo spiega bene. Noterai che l’attuale
stato di progresso in questo ramo della scienza si è sviluppato molto gradualmente. Si partì dal
32
processo di combustione che emetteva gas, generando calore, e dal calore fu prodotto il vapore. A
questo è seguita l’applicazione dello stesso gas, ma eliminando l’intervento del vapore. Allora un
sistema più raffinato di vibrazioni eteriche fu reso operativo, e l’elettricità sta ora scalzando
rapidamente il vapore. Ma un altro passo avanti è stato intrapreso, e ciò che chiamate onde
elettromagnetiche cominciano ad essere ritenute ancora più efficaci.
Ora, tutto ciò è stato già realizzato in passato, in differenti gradi di perfezione, dagli scienziati di
quelle antiche civiltà che per voi sono diventate quasi un ricordo mitologico. Il prossimo passo è già
stato previsto. È la sostituzione delle onde eteriche con onde mentali. Anche questo fu conseguito
da alcuni dei maggiori e più evoluti dei vostri precursori nella loro scienza. Essi si rifiutarono di
trasmettere una simile conoscenza ai loro colleghi, i quali non erano ancora abbastanza progrediti
moralmente per poterla usare in modo corretto. E non sarà trasmessa all’attuale razza umana, allo
scopo di perfezionarla in una scienza esatta, finchè gli uomini non saranno più sviluppati nella
facoltà spirituale. Se non fosse così, ne risulterebbe un male per il genere umano, anziché un bene.
Ma l’attuale ciclo di progresso supererà, in questo campo, quello del ciclo precedente, perché in
passato gli scienziati si fermarono a quel punto e non andarono oltre. Cominciò il loro declino, e ciò
che essi avevano raggiunto, passo dopo passo, fu assorbito nelle sfere spirituali per essere
conservato fino a che la razza successiva non fosse stata pronta e non avesse raggiunto un grado di
perfezione tale da renderla idonea a ricevere ancora una volta quel sapere, con l’aggiunta di un
ulteriore impulso impresso dai guardiani di questa conoscenza durante i secoli in cui è rimasta
quiescente sotto la loro responsabilità.
Se chiami le sfere spirituali ‘interiore’, e la sfera terrena ‘esteriore’, avrai la rappresentazione
dello stesso principio di movimento che abbiamo attribuito all’atomo dell’etere.
C’è molto di più in quel campo, ma non saresti in grado di capire le nostre parole. È sufficiente
dire che il principio che ti abbiamo illustrato a grandi linee resta valido non solo per la scienza della
dinamica, come ti ho spiegato poc’anzi, ma anche per la scienza del governo, della coltivazione
delle specie vegetali e animali, e per la scienza dell’astronomia e della chimica.
L’astrologia e l’alchimia corrispondono all’astronomia e alla chimica dei nostri giorni?
No, figlio mio, certamente no. Questa sera ti abbiamo parlato in termini di eoni, non di secoli.
L’astrologia e l’alchimia sono parenti stretti delle due scienze moderne. Si trovano nel medesimo
ciclo dell’enorme spirale di cui parlo, ma separati di pochi centimetri, quasi allo stesso livello di
altezza sul piano inclinato.
Tuttavia la chimica servirà come tema per parlarti di un’altra cosa, prima di darti la buona notte.
Essa è la manifestazione più esterna dell’attività svolta da quei Grandi Signori che dirigono il
flusso di vibrazioni, proveniente dall’Unica Mente Centrale, verso la diversità e la differenziazione.
Man mano che la corrente di vita procedeva da Dio verso l’esterno, attraversando lo spirito per
emergere nella materia, l’unità di tutti questi elementi chimici subì un processo di differenziazione
in virtù del quale l’unità si separò dapprima in parti, poi in particelle. Avendo raggiunto il suo punto
più basso, quell’impulso è ora capovolto e si muove in alto verso l’interno. Il chimico analitico
obbedisce all’impulso che corre in direzione esterna, dall’unità alla diversità. Il chimico sintetico, in
modo piuttosto malfermo e impacciato, cerca di contrastare questa tendenza. I suoi sforzi si
spingono dalla divisione verso la riunificazione degli elementi. Egli ha superato la spirale più
esterna dell’atomo cosmico, e da questo punto il tragitto interno conserverà la stessa spinta in
avanti, per emergere un’altra volta sul circuito esterno, ma sempre a spirale. Ricordati di quello che
abbiamo detto su questo argomento nella nostra ultima visita, e confrontalo con le spiegazioni di
questa sera.

ARNEL †

33
IL TENTATIVO DI ABBREVIARE IL CICLO DI PROGRESSO, E IL SUO ESITO

Venerdì 22 marzo, 1918.


Questa sera continuiamo a parlare delle leggi che emergono dallo studio dell’ordine della
creazione universale per come siamo riusciti a seguirlo durante la Manifestazione che ti ho
descritto. Ti ho spiegato il principio a spirale nell’azione delle forze, ora ti parlerò di un altro
principio di cui venimmo a conoscenza.
In ogni dipartimento di vita creativa c’è un impulso profondo che deve essere contrastato e
trasformato da chi guida l’evoluzione. È un impulso contrario di origine molto antica, dovuto
all’effetto dei tentativi di coloro che progettarono di rendere perfetta una manifestazione della
Mente Divina nella materia.
In quell’epoca remotissima, alcuni vollero abbreviare il sentiero verso la perfezione, mentre altri
ne scelsero uno più lungo. Questi due gruppi non erano esattamente in conflitto, ma la diversità dei
loro sforzi si sovrappose notevolmente, e la confusione che seguì ha causato tutto quello che oggi
gli uomini chiamano il male. Ogni cosa si muove verso la perfezione, ma tanto grande è il campo di
attività che quel periodo deve essere necessariamente lungo, se lo conti in giorni e anni. Ma per
coloro che stanno in Presenza di Dio, esso non è breve né lungo, essendo un unico evento continuo,
come un fiume – quando considerato come una unità – che scorre dalla sorgente alla foce marina.
Capirai come questa diversità nello sviluppo della creazione emerge anche nei reami esterni
dove agisce ora la tua coscienza terrena. La terra stessa è cosparsa, e quasi composta da quei passati
tentativi della saggezza che si conclusero nell’odierna coesistenza, da un lato di facoltà che sono
tuttora in fase di sviluppo, dall’altro lato di materiali che sono serviti a raggiungere uno scopo nel
grande schema dell’evoluzione e sono poi stati scartati come rifiuti, poiché la qualità della vita si
era raffinata e aveva bisogno di strumenti di espressione più complessi e sensibili. Ma mentre
questo è vero per alcuni residui delle epoche passate, altri testimoniano il fatto che, in taluni casi, fu
presa una direzione che condusse a un vicolo cieco, dove l’impulso evolutivo trovò uno strumento
inadeguato alla sua espressione, divenne limitato, la pulsione della vita si fece più fievole
piombando nell’inerzia, e quella linea di attività evolutiva giunse all’estinzione.
Quei grandi mammiferi e rettili, di cui avete traccia nei fossili, furono meravigliosi prodotti
dell’energia creativa abilmente impiegata al meglio. Ma dal punto di vista più avanzato del presente
stadio evolutivo, essi appaiono grezzi e di lavorazione grossolana. Tuttavia è bene ricordare che
alcuni di questi furono i grandi ceppi usati per gettare quelle fondamenta su cui si erge un tempio
riccamente ornato di crescente energia vivente ancora oggi in costruzione. E riflettendo su quelle
fondamenta, potresti valutare come la costruzione sia stata migliorata nel disegno, e quanto sia
elevata quella terrazza sulla quale ora ti trovi a osservare i vasti panorami celesti, verso le regioni di
spazio dove ancora sta evolvendo l’opera di altre grandi Gerarchie, che oggi, a loro modo,
modellano nuovi mondi nello stadio in cui si trovava la terra quando quelle lontane fondamenta
della vita odierna furono gettate.
Ora, il prossimo principio è il seguente: il percorso di sviluppo deve assumere una doppia linea
di marcia. Verso l’esterno, dall’unità alla diversità di espressione, come abbiamo già spiegato. Ma
questa linea di movimento deve essere accompagnata dalla sua gemella, che procede sempre dallo
spirituale al materiale. Come due podisti che corrono fianco a fianco sulla strada. Uno è chiamato
“Dall’Unità alla Diversità”, l’altro “Dallo Spirito alla Materia”. Entrambi devono marciare pari. A
nessuno dei due sarà consentito di superare l’altro; poiché non corrono per vincere, ma vincono
arrivando assieme al traguardo della manifestazione esteriore.
Un tempo alcuni progettarono di abbreviare questa progressione arrestandone prematuramente il
moto, prima che l’intera opera di esternazione fosse compiuta. Decisero di volgere l’impulso della
vita creativa all’interno, in direzione dello spirito, prima che il punto più esteriore della
manifestazione fosse stato raggiunto e doppiato. Quel punto non è altro che l’attività creativa nella
sua espressione materiale, che i vostri scienziati chiamano Universo. Non si tratta di un universo a
se stante. È l’espressione esteriore di una manifestazione interiore di un ciclo di sviluppo ancor più
34
occulto e profondo, dietro al quale operano i Signori della Creazione che, con deliberato proposito,
infondono energia e guidano l’immensa flotta dei sistemi solari nelle loro costellazioni lungo il suo
viaggio attraverso lo spazio della materia fino al porto dove invertiranno la rotta per dirigersi di
nuovo verso casa.
Ma quando avviene l’inversione, essi non torneranno indietro navigando sulla loro scia. Ora,
avendo accumulato l’immane ricchezza della multiforme espressione della vita attiva, avendo
percorso le tempestose rotte dell’esteriorità, faranno vela verso casa solcando mari più soleggiati,
ciascuno di loro Capitani di Lungo Corso, e Principi essi stessi consacrati alla vittoria, mentre
quando partirono non erano che rematori e scaricatori di porto.
Avvenne che quando certi Grandi Signori Creativi pianificarono di abbreviare quel viaggio si
verificò un incidente. La flotta aveva viaggiato per qualche eone, ed era pronta a tornare indietro nel
bel mezzo dell’oceano, con le vele aperte. Qui, venti fortissimi e mari agitati percossero le navi,
alcune di loro entrarono in collisione e furono sul punto di affondare assieme. Allora si convinsero
che dovevano navigare a favore di vento, e la rotta fu ristabilita verso la destinazione originale. Così
la flotta giunse all’approdo, ma le imbarcazioni avevano lo scafo danneggiato e le vele lacerate, e
mostravano i guasti evidenti delle tempeste subite durante il viaggio.
Ti chiarisco il mio discorso. L’Oceano è il regno dell’Esistenza che si esprime nello sviluppo
esterno della Mente del Supremo e Infinito Uno. La flotta è quell’Universo portato in vita per Suo
comando dai Signori Creativi di cui parlo. Il porto verso il quale la rotta esteriore deve terminare è
l’attuale manifestazione materiale dell’Universo in cui vivi oggi. La rotta verso casa è quella a cui
ora tendete; il punto più remoto nella materia esteriore è stato raggiunto e sta per essere doppiato. È
il fatto di oltrepassare quel punto, di lasciare il porto dell’inerzia materiale verso l’elemento più
attivo del mare aperto, la causa principale dell’inquietudine che nell’epoca moderna si propaga in
ogni direzione. Presto le vele saranno spiegate e fissate stabilmente, le navi si disporranno a
imboccare la rotta per casa, e gli ufficiali e l’equipaggio, ora in viaggio di ritorno, saranno di umore
allegro, mentre la flotta solca l’oceano dell’essere, man mano che si avvicineranno al porto da cui
salparono in epoche antiche; gioia e pace li accompagneranno mentre si apprestano a ricevere il
benvenuto di chi li attende lontano, a oriente, dove la luce sta già irrompendo e il sorriso di Dio è
visto.
Quando è insorto il problema, Arnel? Voglio dire, a quale stadio di progresso quei Signori
Creativi cominciarono a commettere errori?
In un tempo molto più lontano di quanto sarei capace d’indicarti, figlio mio. E se dal tuo punto
di vista essi hanno sbagliato i loro calcoli, tuttavia non è necessariamente così. Sulla linea evolutiva
io sono più avanti di te, anche se di poco, eppure a me e ai miei compagni par di vedere che, quando
arriveremo in porto giudicheremo errate altre cose e non quelle che ora ci sembrano tali. Quello che
vediamo e pensiamo sia male e imperfetto è solo la piega più esterna delle increspature marine
presso una spiaggia sassosa di un’isoletta, un puntino in mezzo a un Oceano infinito. Queste piccole
onde sembrano frangersi in miriadi di goccioline. Ma ciononostante ritornano alla loro grande
madre, e diventano ancora oceano, né più né meno. Così come non possiamo misurare la profondità
dei suoi abissi e l’imponenza del suo seno rigonfio dagli spruzzi contenuti in un portauovo e gettati
su un briciolo di terra emersa, allo stesso modo non possiamo valutare la saggezza dei Grandi
Signori con la nostra scarsa capacità di intuire la loro Infinità.
Una formica disse a un’altra: “Noi, fratello, siamo più sagge dell’afide, che è nostro schiavo e
serve i nostri bisogni”. “È così”, rispose l’altra. Ma un formichiere passava da quelle parti, e tutta la
loro saggezza finì nel nulla sparendo in un attimo. Allora il formichiere si sdraiò per fare un
pisolino sotto il sole, e mormorò: “Quella non era tutta la saggezza di cui ho udito venendo qui,
guarda, io stesso l’ho afferrata tutta. Credo ci siano altri che abbiano maggiori riserve di saggezza di
quanta ne possiedo io”.
Se l’uomo è la formica in termini di saggezza, c’è chi possiede maggiore levatura e forza in
confronto. Questi sono più prudenti nel formulare una conclusione, e non meno saggi, figlio mio.
ARNEL †
35
LE GERARCHIE CREATIVE (INCOMPLETO)

Lunedì 25 marzo, 1918.


Finora abbiamo toccato solo la frangia esterna del manto di Dio, che copre e tuttavia rivela la
sua forma di luce e bellezza. Ora possiamo penetrare più in profondità, se ci presterai la tua mente,
perché molte sono le cose da dire, e lo faremo per quanto possiamo attraverso te, in base alla tua
capacità di ricevere i nostri pensieri.
Sarebbe bene che gli uomini avessero pazienza quando cerchiamo di esprimere il proposito di
Dio negli eventi che vedono passare nella loro vita quotidiana. Noi siamo coinvolti nelle faccende
di ciascuno di voi, e siamo impediti da quegli ostacoli che ponete fra il flusso delle nostre energie e
gli obiettivi che queste energie devono realizzare nel mondo. Il gruppo di cui sono portavoce è
molto piccolo nel grande schema della vita che fluttua attraverso le costellazioni, bagnando tutto
nell’unico immenso oceano dell’esistenza, e riempie l’infinito con la sua energia, non trovando
ostacoli a sbarrargli la strada, qualunque direzione percorra.
Ti abbiamo già parlato di alcuni effetti e delle cause che intercorrono fra l’Universo come
espresso nella materia e la Grande Sorgente Centrale da cui tutto origina, nella quale tutto si
raccoglierà quando il grande campo sarà mietuto, e la Casa del Raccolto sarà pronta.
Ora, in quella grande Sala della Corona, eravamo avvinti dalla pressione che esercitava attorno a
noi questa potente forza. E là, in alto, c’era il Verbo manifesto nel Cristo di Dio, calmo, maestoso,
ammantato di bellezza. Prendi nota che noi in quel momento eravamo al Suo cospetto, davanti a ciò
che attraverso la Sua Presenza si esprimeva all’esterno e originava da profondità dell’Essere a noi
sconosciute, tranne che per quel poco che potevamo scorgere grazie a Lui. Sentivamo la pressione
di questa potente energia che da Lui si riversava in noi, il cui grado e portata andavano oltre la
nostra capacità di assimilazione. Allora capimmo che Egli era là per irradiare all’esterno un po’ di
quella luce che emana dall’interno e da dietro la Sua personalità al fine di istruirci, elevarci e darci
una gioia più perfetta.
Finché il grande spettacolo delle gerarchie creative non fu pienamente dispiegato intorno a Lui,
Egli restò completamente immobile, come se ogni Sua facoltà fosse spinta al massimo della
tensione per produrre davanti a noi quelle meraviglie. Quando ciò fu compiuto e il grande insieme
completato, sospirò, e in quel momento apparve alle Sue spalle un trono, dietro al quale molti esseri
di straordinaria bellezza emersero visibili, restando in silenzio e in adorazione. Egli si girò, salì i
sette gradini e sedette sul trono. Dinanzi ai gradini apparve un sentiero che si allungò verso quella
sezione delle Gerarchie in cerchio di fronte alla razza degli Uomini. Allora questi percorsero il
sentiero fino al trono, tacquero di comune accordo e abbassarono lo sguardo; intanto dal loro reame
lasciato alle spalle giunse il suono di un canto, e lontano lontano il ronzio della musica, come un
grande diapason vibrato dal grembo dello spazio, come se i mondi avessero teso fra loro delle corde
per suonare l’arpa, e i loro sussurri venivano a testimoniare l’unità con i compagni che erano al
cospetto del Signore.
Da dietro al trono uscì un Principe radioso, si pose alla destra del Cristo e cominciò a parlare
con loro. Potevamo udire distintamente le Sue parole, e mentre quel canto da mondi lontani
continuava a sgorgare, disse loro che ora il Cristo di Dio rivendicava il Sacrificio che aveva
compiuto per esprimere l’Amore in tutto l’Universo del Signore.

**** **** ****

NOTA DI G. V . O.
A questo punto la forza mi venne meno e non fui capace di continuare. Mi mancavano le
energie per il carico eccessivo dovuto al lavoro della parrocchia e alla guerra – dato che mantenevo
il contatto con oltre 200 ragazzi al fronte e le loro famiglie. Queste doppie briglie erano troppo per
me. Così all’improvviso, nel bel mezzo del messaggio, essi cessarono di trasmettere.

36
Mercoledì 10 aprile, 1918, mia moglie, attraverso la tavoletta, pose la seguente domanda:
“Perché è stata interrotta la scrittura con George?”.
Allora suo padre replicò, sempre mediante la tavoletta, “Lascia che ti spieghi. George stava
sentendo troppa tensione, e desiderava sospendere, soprattutto in vista dell’estate. Il riposo era
necessario e sarà benefico. Ma non deve pensare che sia finita”.

UN INTERVALLO DI UN ANNO
Nota di H. W. Engholm

Si noterà che è trascorso quasi un anno – dal 25-03-18 al 19-02-19 – fra la ricezione del
messaggio dato nell’ultimo capitolo e il capitolo che segue intitolato “Il Cristo Creativo”.
Alcuni dettagli che riguardano l’interruzione si possono aggiungere qui per integrare la
precedente Nota del Rev. Owen.
Sembra che verso la fine dell’estate 1918, tramite sua moglie, il Rev. Owen fu invitato a recarsi
di nuovo in sagrestia. Il 24 ottobre ricominciò le sedute e continuò fino al 1 novembre. Queste
comunicazioni non si collegavano al racconto che era stato interrotto il 25 marzo, ed egli non era
sicuro che venissero trasmesse interamente sotto l’influenza di Arnel. Così sospese le sedute.
Il 14 gennaio, 1919, in risposta ad ulteriori richieste, riprese a scrivere. Allora ricevette un
racconto dettagliato del progresso di un uomo che dopo la morte attraversa i regni oscuri, fino alla
terra di confine nelle regioni luminose. La narrazione si concluse il 14 febbraio.
L’opinione del Rev. Owen è che queste ultime comunicazioni lo prepararono nuovamente al
compito di ricevere i messaggi di Arnel; infatti dal 19 febbraio Arnel riprese il racconto della
grande assemblea all’Università delle Cinque Torri, e da allora fino al 3 aprile, descrisse quanto
avvenne in quel luogo. Si osserverà che, a parte due brevi righe di spiegazione, la narrazione
prosegue come se non ci fosse stata alcuna interruzione.

IL CRISTO CREATIVO

Mercoledì 19 febbraio, 1919.


Noi siamo la compagnia che un anno fa ti descrisse la cerimonia nella Sala della Corona. A quel
tempo fummo costretti a interrompere, come sai, a causa del tuo esaurimento di energia. Ora
riprendiamo e proseguiamo quel tema.
La prima delle gerarchie che si accostò al Cristo per adorare Lui e Chi Lo mandò, fu quella del
genere umano. Allora un messaggero si fece avanti e rivolse la parola alla moltitudine riunita nei
suoi vari dipartimenti. Questi erano di sviluppo diverso, alcuni più avanzati di altri. E a ciascuno
parlò a turno, allo scopo di guidare e incoraggiare il loro impulso al progresso evolutivo. Ti ho detto
ciò che avvenne in poche parole. Ora passiamo alla fase successiva della cerimonia.
Intorno al Trono su cui sedeva il Grande Cristo Creativo, apparve una nuvola di vapore. Era
magnifica da osservare: i colori la riempivano e s’intrecciavano come la trama e l’ordito. Poi dietro
al Trono e alla nuvola, si levò rapidamente una raggiera luminosa a forma di ventaglio che si spiegò
alta e ampia, ed Egli sedeva al centro alla sua base. Raggi azzurri, verdi e ambra, proiezioni
celestiali delle forze generate dai dipartimenti materiali del Suo Regno – il regno fenomenico della
sostanza materiale di cui sono fatti la terra, i pianeti e le stelle.
Allora la nube, tutta in movimento, si condensò, e le sue diverse tinte si disposero in modo che
quand’ebbe assunto la foggia di mantello vedemmo nuovamente i suoi colori andare nel giusto
posto e ordine. Il Mantello discese e avvolse la Sua Forma, ed Egli rimase là, assorto e immobile in
tutto il Suo magnifico splendore. Il manto era in gran parte azzurro – un intenso, profondo azzurro,
ma brillante. L’orlo era d’oro e delimitava una bordatura che giaceva distesa sul pavimento e in

37
parte scendeva sui gradini. Questo ampio bordo, oro, argento e verde, era percorso al suo interno da
due spesse linee rosso cremisi e ambra. Sulla veste blu apparivano molto distanziate immagini di
corone capovolte. Sulle spalle aveva una collana di perle, rilucente di molte tinte. Non era grigio
perla, ma – come posso dire? Splendeva dall’interno, proiettando raggi attorno al Suo capo, senza
oscurarGli il volto, ma contornandolo di un’aureola radiosa. Osservata in prospettiva, coi raggi sullo
sfondo, sembrava che la testa fosse il nucleo da cui partivano i raggi. Non era così, anche se a noi ci
appariva tale. Non portava corone, ma un semplice cerchietto bianco e rosso, che gli fasciava i
capelli fin dietro le orecchie, qualcosa di simile al modello del nostro Diadema di Devozione di cui
ti ho parlato.*
Sei scrupoloso nel descrivermi minuziosamente questi colori, Arnel. Ma qual è il loro
significato?
Non posso darti una spiegazione dettagliata sul significato di quei colori come ho fatto con la
loro descrizione; erano stupendamente e intenzionalmente ordinati in gruppi. Te lo dirò a grandi
linee, nella misura in cui puoi comprendere.
La raggiera sullo sfondo era l’universo di materia che serve a rivelare la figura del Cristo a
coloro che hanno occhi e orecchie, e a mettere in rilievo il carattere benigno della Sua apparizione.
Il diadema coronale rappresentava l’essenza distillata dell’umanità sia sulla terra che nelle sfere
ultraterrene.
Il fatto che era rosso e bianco, aveva un significato?
Sì. Annunciava la transizione dell’umanità dalle sfere della forza, del desiderio e
dell’autoaffermazione a quelle dell’armonia con l’Unica Luce, dove tutti i colori sono fusi in serena
concordia man mano che gli esseri, che formano quei raggi, si armonizzano gli uni con gli altri.
Questa è la transizione dal rosso al bianco. E allora quella luce bianca è la più perfetta e potente di
tutte. Vista da fuori sembra una distesa nevosa di rigido gelo artico. Ma dentro si scorge la grande
bellezza di ciascuna tonalità che la compone, e in questa mescolanza si sente il calore della sua
radianza. Per chi è fuori, la luce bianca è fredda. Per chi è dentro, essa emana il calore dell’amore e
della pace.
Sei entrato in quella luce bianca, Arnel?
No, figlio mio, non completamente, ho varcato appena la soglia di quel santuario. Vi andai
pieno di coraggio e forza di volontà, esercitata a quel proposito, ma avvenne una sola volta e dietro
autorizzazione. Non fui io ad aprire la porta, fu un grande signore al Servizio del Cristo Creativo.
Egli restò dietro di me in modo che, in quel momento, potessi mantenere salda la mia volontà senza
perdermi a contemplare la sua straordinaria bellezza. Mi avvolse le spalle col suo mantello
coprendomi perfino gli occhi, poi spinse la porta tenendola appena socchiusa per un momento.
Così, con gli occhi schermati e coperto dal suo mantello, vidi e sentii la radianza interna di quel
glorioso Tempio della Presenza. E mi basta sapere, figlio mio, cosa sarà il genere umano un giorno,
quando Egli avrà dispiegato la totalità delle Sue energie operative e tutto in Lui sarà perfetto. Ora il
Suo sguardo è rivolto in basso a noi, e alla razza umana sotto di noi, di cui noi siamo l’esercito
celeste. Quel giorno Egli volgerà in alto lo sguardo e condurrà la Sua moltitudine di redenti verso il
Trono del Padre, essendo allora veramente uno con loro. Quel giorno tutto il rosso del diadema si
sarà fuso col bianco e, ricco di questa nuova sfumatura, il bianco brillerà più intensamente.
Ora, mio caro, poiché ho divagato sul diadema coronale, dirò qualcos’altro sul mantello azzurro.
Come l’essenza materiale sullo sfondo pose in risalto la forma e la figura di Lui, assieme al Trono e
al mantello; come il diadema fuse assieme l’umanità della terra con la sua potenziale ascesa verso i
cieli dello spirito, così il mantello copriva tutto il Suo Corpo per mezzo del quale l’intera Creazione
si sviluppò esteriormente dal Padre; in quel manto erano fuse assieme le grandi forze che muovono,
conferiscono potere e vivificano la materia e l’organismo. Alcune di queste le conosci: elettricità,
etere, che non è inerte, ma possiede una forza intrinseca; magnetismo; la forza motrice dei raggi di

*
Vedi Terzo Volume, “Il Ministero del Cielo”.
38
luce, e altre forze più sublimate. Tutte queste erano mescolate nel mantello che nascondeva la Sua
forma, e allo stesso tempo la delineava assieme al Trono.
Qual è il significato delle corone invertite? E perché erano invertite?
Invece della corona indossava il diadema rosso e bianco. Un giorno porterà la corona quando il
diadema sarà diventato tutto bianco e sarà stato assorbito nel candore della Sua personalità. Allora il
mantello verrà sollevato e fluttuerà in cielo e, al contrario di prima, farà da sfondo a Lui e al Suo
Trono al posto dei raggi materiali che a quel punto non saranno più visibili. Quel Grande Giorno
Egli passerà nuovamente in rassegna le Sue innumerevoli legioni, e attorno a Lui saranno visibili le
tante corone splendenti, non capovolte come ora, ma dritte. Esse sono di specie diverse. Saranno
allora nella posizione giusta, rivolte a glorie maggiori, mentre il Cristo schiererà i Suoi redenti per
condurli avanti in file valorose.

ARNEL †

L’INNO DI LAMEL

Giovedì 20 febbraio, 1919.


In seguito il mantello blu vaporizzò e si dissolse nell’atmosfera. Ora il Cristo Creativo seduto
sul trono indossava un abito diverso. Sulle spalle portava una mantellina di quello stesso azzurro
intenso; essa gli cadeva da ambo i lati lasciando intravedere una veste dorata, lunga fino alle
ginocchia e anche un poco sotto mentre era seduto. La cintura era una larga striscia verde mista a
oro, con il bordo color rubino. In testa portava ancora il diadema dentro il quale una serie di stelle
emettevano luci variegate attorno a Lui. Nella mano destra teneva una corona di metallo bianco
opaco. Era la sola cosa accanto a Lui priva di splendore: fu per questo che risaltò più di ogni altra
cosa ai nostri occhi.
Si alzò, pose la corona sui gradini dinanzi ai Suoi piedi, e rimase fermo davanti a noi. Ben
presto ci manifestò la Sua volontà. Disse:
“Solo di recente avete visto ciò che è in atto nel mio Regno. Ma altri non possono entrare e
guardare le sue meraviglie come avete fatto voi. In quelle lontane contrade essi sanno nutrire solo
pensieri vaghi su di Me, non essendo ancora giunti al pieno risveglio. Parla a questi amici, caro
Lamel, della condizione e del destino che attende quella gente così lontana”.
Sul primo gradino del trono stava un uomo, faceva parte del Suo seguito di servitori che
avevano atteso in silenzio su ambo i lati della scalinata. Era vestito di bianco con una fascia
d’argento sulla spalla e attorno ai fianchi. Questi allora ci parlò e la sua voce sembrava fatta di tante
corde musicali, non di una nota, ma di molteplici. I toni risuonavano al punto che facevano vibrare
l’aria attorno a noi, ci sorvolavano finché ciascuna nota colpiva una certa sottilissima corda
musicale, evocandone una risposta. Ora l’una ora l’altra stringa aerea era messa in vibrazione fino a
quando la volta celeste era tutta un fremito di musica, come se mille arpe suonassero in concerto.
Nondimeno le sue parole erano chiaramente udite, facendosi più melodiose e descrittive, e il
loro significato era più in armonia con la natura delle cose e delle azioni che andavano esprimendo,
parevano più concrete e corpose, come se una foto scattata in bianco e nero diventasse a colori.
Quindi c’era vita nel suo canto, non solo musica.
Allora passò a illustrare il suo tema.
“E se remota appare la Sua Presenza, che cinge gli alti Reami di Gloria? Eppure Egli è qui, noi
siamo la Sua progenie e viviamo in Lui.
“E se distanti dimoriamo da coloro che abitano laggiù, nelle terre semioscure, come Lui è
distante da noi? Eppure essi sono nostri fratelli e noi siamo loro simili.
“E se non sanno dove la loro vita si cela? Non sanno per cosa vivono, perciò vivono
malamente? Sentono, vanno a tentoni e afferrano solo un piccolo frammento. Almeno questo lo
fanno bene e allungano le mani alla cieca col palmo rialzato.

39
“Eppure nell’oscurità inciampano e deviano dal tracciato segnato. Il loro progresso è ostacolato,
e coloro che vedono meglio attendono il ritorno dei raminghi che poco vedono, e assieme avanzano
lentamente, come una sola schiera.
“E se la via è lunga, non attenderemo forse il loro arrivo quassù in modo da procedere assieme
nella salita, più uniti nel reciproco amore, dandolo e ricevendolo l’un l’altro?
“Dovremo attendere e non fare altro, mentre essi inciampano lungo il cammino? O dovremo
scendere a guidarli, come fece il Cristo un tempo che, rinunciando alla Sua veste di gloria, indossò
abiti poveri e mortali, e andò in cerca di quelle pecorelle smarrite, portando alla terra la promessa di
salvezza, in quel tempo lontano?
“Questi sono i poteri che fecero prodigi in Cielo, e coloro che si librano sui cosmi più grandi del
nostro si sono inchinati a Lui e, col dovuto rispetto, hanno reso omaggio al Figlio di Dio e alla Sua
umiltà. Poiché essi, così grandi in saggezza, sanno bene come l’Amore fu modellato nell’Universo,
e come questo sia un Universo d’Amore.
“E se Dio è la vetta da cui origina ogni cosa? Noi abbiamo il Suo Cristo.
“Cosa fare con quelli più in basso e più indietro di noi? Il Cristo raggiunse anche loro.
“E se sono deboli e di vista corta? Egli è la loro forza e sarà il Lume che li aiuterà a non uscire
di strada, a non perdersi per sempre.
“E se ora non conoscono questi reami più splendenti come li conosciamo noi, per nostra gioia,
un giorno esulteranno con noi, e noi con loro – un giorno o l’altro.
“Ma chi di noi prenderà la corona e avrà la forza di scendere in battaglia? Chi vorrà porla sul
proprio capo? Essa è spenta e pesante oggi.
“Chi è forte e puro di fede venga qui e raccolga la corona.
“E se oggi è priva di lucentezza, un giorno brillerà della luce che ora cela, quando l’opera sarà
compiuta – un giorno.”
Finito che ebbe di parlare ci fu un gran silenzio. Solo le vibrazioni della musica si attardavano
intorno a noi, meditabonde e carezzevoli, restie com’erano a placarsi finchè il cantante non avesse
avuto risposta.
Allorché nessuno si fece avanti, non osando intraprendere una così grande impresa, il Cristo
stesso discese, raccolse la corona e se la pose in testa; questa gli calò molto sulla fronte, essendo
assai pesante. Sì, figlio mio, pesa su di Lui oggi, ma comincia a mostrare una lucentezza che allora
non aveva.
Quindi Egli si rivolse a noi dicendo: “Chi di voi verrà con Me, fratelli miei?”.
E quando udimmo la Sua voce c’inginocchiammo tutti al cospetto della Sua Benedizione.

ARNEL †

LA TERRA E MARTE

Mercoledì 26 febbraio, 1919.


Cos’è questa grande impresa di cui parli, Arnel?
Presto lo saprai, figlio mio, e devi essere bravo a scriverla. Essa rappresenta un fatto importante
per le persone che hanno a cuore il desiderio di capire gli eventi degli ultimi secoli.
L’impresa non nacque nella Torre degli Angeli. Fu concepita epoche fa, in Reami più eccelsi di
quelli trattati finora. Ci fu detto che all’inizio di ogni secolo gli Altissimi si riuniscono in
consultazione, e i conseguimenti delle ere passate vengono raccolti e presentati alla loro attenzione.
Quelli di epoche molto antiche sono elencati in tabelle e in forma concisa. Le conquiste meno
remote sono presentate con maggiori dettagli. E i risultati dei secoli recenti vengono riportati per
intero. Questi conseguimenti sono in rapporto con gli eventi accaduti in un determinato periodo
sulla terra. Anche i pianeti imparentati si raccolgono in udienza, e in seguito sia essi che la terra si
consultano fra loro. Così il Concilio procede e, senza fretta, giunge a una conclusione che, una volta
40
resa operativa per il secolo successivo, sarà in armonia con le azioni delle altre Gerarchie
responsabili di guidare pianeti diversi dalla terra.
Potresti spiegarmi cosa significa pianeti “imparentati”?
Parlo di quei mondi che hanno una relazione più intima con la Terra, sia per il grado di sviluppo
che per la tendenza della loro evoluzione; sono pianeti che hanno intrapreso, su base volontaria, un
percorso di avanzamento analogo a quello del globo terrestre; e hanno raggiunto un livello
intellettuale e spirituale in buona armonia con quello della Terra nella sua attuale epoca. Essi sono
più vicini al nostro pianeta non solo in termini di distanza spaziale, ma direi piuttosto nel contenuto
intellettuale e spirituale.
Puoi dire quali sono?
Potrei farlo, ma mi trattengo, per non essere accusato di dire banalità. Vedo una frase nella tua
mente che fa al caso mio: “Compiacere il pubblico”. Per giunta ci sono pianeti che non vedete,
sebbene rientrino nel raggio d’azione solare, e devono essere considerati in questa trattazione.
Alcuni, invece, pur essendo entro i confini di questo sistema, obbediscono all’attrazione di un’altra
stella, ma sono parenti stretti della Terra. Esistono anche due pianeti dentro il raggio d’influenza
solare…
Sistema solare?
Sì, dentro il Sistema solare, che sono fatti di sostanza materiale, ma la vostra scienza al
momento non li prende in considerazione, anche se un giorno lo farà. Questa è una profezia con cui
non abbiamo niente a che fare adesso. Dunque, si tratta di consultazioni ben approfondite che
segnano, come dire, la rotta del prossimo viaggio della terra; emanate le direttive, sciolti gli
ormeggi, la nave salpa, con la prua diretta in mare aperto.
Che posizione occupa il Cristo in questi Concili?
Questo Concilio; è un solo Concilio e si riunisce di secolo in secolo. I suoi membri non sono
permanenti in senso assoluto, ma cambiano leggermente nel giro di alcuni eoni; tanto elevati sono
quei Grandi Signori Creativi. E il Cristo è il loro Presidente.
Re?
No, non scriverei così. È Re dei Piani che stanno sotto a quello in cui si svolge il Concilio; ma
di quel Concilio è il Presidente. Questa conoscenza non deriva dalla mia esperienza, è giunta a me e
ai miei fratelli dalle sfere superiori. Capisci ora? O devo aggiungere altro?
Grazie signore, penso di capire cosa vuoi dire per quanto mi è possibile farlo.
È bello ciò che dici. Sono contento. Sappi che né io né la gente dei reami sopra il mio, siamo in
grado di comprendere se non attraverso allegorie, quello che realmente sono quelle eccelse
Riunioni. In questa stessa guisa l’ho trasmesso a te, e ti è bastato. Mi fa piacere.
Capisci ora che il Presidente del Concilio, il Figlio eletto di Dio, è Colui che si mette in viaggio
per compiere l’impresa. Dal nostro punto di vista, mio e dei miei compagni, ecco come dovrebbe
essere: uno che assume la responsabilità di prendere una decisione coraggiosa, metterla in pratica e
portarla fino in fondo. Questo fece il Cristo. Oggi Egli è tra voi e ha condotto questa Missione poco
oltre la metà, avendo raggiunto la terra e virato in alto nella marcia di ritorno verso casa. Non
stupirti delle mie parole. Intendo fornirti più dettagli su questo argomento. Era solo una freccia nel
bersaglio – lasciamola là. Sarà un segno utile per guidarci al traguardo, evitando di perderci nelle
molte vie secondarie del nostro viaggio. Sono deviazioni interessanti, non prive di insegnamento e
di grande bellezza. Ma per ora non ci riguardano. Desidero parlarti della missione in relazione alla
Terra, senza considerare i suoi effetti su altri mondi. Trattiamo solo della Terra, perlomeno come
tema principale. Eccetto questo. Visto che sei curioso di sapere di altri pianeti, menzionerò Marte.
Tanto pensiero è stato diretto a quel solitario pianeta negli ultimi anni, che è diventato il principale
interesse per coloro che non sono scienziati, ma cittadini comuni. Non è vero, figlio mio?
Sì, penso che tu non sia lontano dal vero.
Si tratta di una reazione riflessa. Fu la gente di Marte a cominciare. Essi hanno rivolto
un’enorme quantità di onde pensiero nella vostra direzione e voi avete risposto – ecco tutto. La
ragione di una simile comunione reciproca è data dall’affinità fra la gente della Terra e quella di
41
Marte. Alcuni dei vostri astronomi ne parlano in modo così familiare da chiamarli Marziani. Questo
potrebbe divertirli e anche noi sentiamo un piacevole fremito di allegria. Ebbene questi studiosi
dicono che i Marziani sono molto più avanzati di voi nello sviluppo intellettuale. Non è così, figlio
mio?
È vero. Dicono così.
Si sbagliano. La gente di Marte è, in certi aspetti, più avanti di voi. In altri, e non pochi, più
indietro. Io ci sono stato, e lo so. Ma queste cose alla fine verranno comprese in modo naturale dalla
vostra scienza, saranno tutte riconosciute, e voi sarete giustamente fieri di conoscerli. Ecco perchè
spesso ci asteniamo dal fare rivelazioni e freniamo le nostre lingue. Come faccio io adesso.
Dici che sei stato su Marte?
Anche gli abitanti di Marte vengono da noi e persino sulla Terra. Vedi, figlio mio, a noi viene
facile fare queste cose. Alla Torre fui arruolato, assieme ad altri, nell’esercito di Cristo. Altre
schiere si erano raccolte, e altre ancora si aggiunsero in seguito. Nessuno fa parte di quella legione
se non è stato ben preparato al compito che deve svolgere.
Anche voi addestrate i vostri eserciti allo stesso modo. Alcuni hanno certe mansioni, taluni altre.
Fu importante per l’adeguata esecuzione del mio compito conoscere lo stato e il progresso di gente
diversa da quella della mia patria terrena. A tal fine frequentai, diciamo, un’Università dopo l’altra.
Una fu l’Università del Tempio della Montagna Sacra, un’altra la Torre e le cinque Cupole, un’altra
ancora su Marte.
Posso chiederti qual’era il tuo particolare compito, Arnel?
Stai parlando al passato. La mia opera è nel Presente. La sto svolgendo questa sera con te, figlio
mio, e ti ringrazio per il tuo valido aiuto.

ARNEL †

LA SFERA DI CRISTO

Giovedì 27 febbraio, 1919.


Ho dedotto che gli eventi narrati la volta scorsa avvennero nell’Undicesima Sfera. È così,
Arnel?
È così, figlio mio, secondo la numerazione delle Sfere che ti diede il mio Signore Zabdiel. Vedo
il nocciolo del tuo quesito. È quasi formato nella tua mente. Chiarisco ora la questione e proseguo la
mia narrazione.
Già ti dissi che questa impresa fu concepita non nell’Undicesima Sfera, ma in reami molto più
eccelsi. Hai letto della Sfera di Cristo. Essa è un’entità reale, ma ci sono diversi modi d’intenderla.
Le sfere sono fatte per contenere e confinare, ma non possono rappresentare efficacemente ogni
rigida tabulazione nel vostro modo di pensare filosofico. Quando noi e altri ne parliamo, siamo
costretti a dividerle e classificarle in qualche modo; lo facciamo per darvi una comprensione
migliore. Ma il metodo di classificazione non è valido per tutti. Per noi non rappresenta un dogma.
Tuttavia, se scavi sotto l’espressione formale, troverai una certa concordanza fra coloro che
trasmettono i loro messaggi.
Alcuni dicono che esistono sette sfere e la Settima è quella del Cristo. Così sia. Zabdiel e io
abbiamo parlato delle sfere fino all’Undicesima. Ora, per come le abbiamo indicate, quella del
Cristo sarebbe la due volte sette più uno. In questo modo: due delle nostre sfere ne formano una di
quelli che parlano di sette sfere. Mi pare che dovremmo piuttosto dire, non che la Settima è la sfera
che contiene il Cristo, ma che è la massima conosciuta fra quelle che il Cristo include.
Nella nostra enumerazione, la Quattordicesima Sfera – la due volte sette – è la sfera più alta di
cui noi, dell’Undicesima, abbiamo effettiva cognizione. Non siamo ancora in grado di capire le
condizioni di vita delle Sfere superiori alla Quattordicesima. Così, sapendo che il Cristo è
onnipresente in quel Piano, diciamo che deve per forza trovarsi personalmente almeno un piano più
42
avanti. E nessun punto dell’intera circonferenza di quella Sfera sarà privo della Sua presenza. Se
Egli, allora, la contiene interamente in Sé, Egli Stesso deve avere la Sua origine ancora più in alto.
Da qui il due volte Sette più Uno. Questo è il limite che siamo capaci di toccare nei nostri
ragionamenti in base all’istruzione che abbiamo ricevuto. Diciamo allora che, secondo questo modo
di contare, la Sfera del Cristo è la Quindicesima, e include tutte le quattordici inferiori. Ci
spingiamo fin qui, ma evitiamo di definire la Quindicesima Sfera rispetto ai suoi confini o alle sue
condizioni, poiché nulla ne sappiamo. Ma dove i suoi confini sono stabiliti, casomai lo fossero, è da
quel Quindicesimo Cielo che il potere e l’autorità vengono trasmessi a coloro che governano i
mondi situati sotto. Quello è il limite della nostra immaginazione, oltre il quale c’è solo il grande
Ignoto. Posso comunque dirti un’altra cosa senza violare il mio riserbo – devo sempre stare attento
a non trasmetterti congetture sottoforma di conoscenza.
La cosa è questa. Quel Grande Concilio di Potenti di cui ho parlato, è lo stesso che si riunisce
per deliberare di secolo in secolo. I loro decreti vengono talvolta registrati in resoconti terrestri, e
questo accade quando sono rivelati a persone capaci di riceverli. Quel Concilio si riunì quando il
cosmo materiale fu concepito.

ARNEL †

AIUTANTI ANGELICI

Venerdì 28 febbraio, 1919.


Il Concilio si riunì nuovamente quando l’uomo progredì e uscì dalla grande aula del lungo
sonno e del lento risveglio, nella luminosa alba dell’attività responsiva e, per la prima volta, con lo
sguardo fisso a quei reami di future conquiste per scorgere ciò che avrebbe realizzato. Questi, o altri
Concili forse delegati da Questi, registrarono il passaggio di Atlantide e, nelle epoche seguenti,
segnarono quei periodi di tensione allorché nuovi elementi, connaturati al grande potenziale umano,
lottavano strenuamente per l’autoaffermazione in vista di un’ulteriore progresso della razza.
L’ultimo impulso proveniente dallo stesso lontano regno, fu trasmesso alle vostre scienze
fenomeniche. Gli uomini pensano che la scienza sia l’apice della saggezza dei secoli passati. Ma la
meta finale non si trova in questo sistema di ordine materiale, e il nobile progresso continua la sua
marcia. Non è qui la Città del Compimento, ma più avanti ad altezze lontane. Avete appena
attraversato la valle e raccolto i ciottoli nei fiumi incontrati al vostro passaggio. Ora li portate con
voi andando verso il tagliatore di gemme. Quando verrà il momento, costui luciderà quei sassi
rendendoli brillanti e mirabili per la corona reale. Ma egli non vive nella valle, né fra le alture dove
ora si dirige il vostro cammino; abita su, in altopiani dove la luce colpisce diretta e riscalda. Qui c’è
il Portico del Palazzo Reale, dimora del Re e della Sua Corte, anche se Questi, con le Sue schiere,
svolge un servizio attivo nei piani bassi e ancora una volta cammina sulla terra non visto; al Suo
seguito marciamo noi che ti parliamo ed eseguiamo il lavoro che Egli ci ha assegnato.
Ho capito bene, Arnel, che il Cristo è ora sul piano terreno e tu e molti altri prendete ordini da
Lui?
Da chi altri dovremmo prendere ordini? Osserva, figlio mio, quali straordinarie forze sono
all’opera, e giudica il tutto con imparzialità. La vostra scienza, intossicata dalla propria auto-
esaltazione, ha fatto un altro balzo, ruzzolando fuori dalla materia, nell’etereo – contro gli stessi
principi che la spinsero avanti. Segni e prodigi si contano, di diversa natura, e ciò che un tempo era
sussurrato oggi è declamato. Se ti guardi attorno vedrai, riflessi nelle acque sopra la terra, i volti
sorridenti di noi, che siamo miriadi, tutti all’opera e sempre indaffarati. Noi siamo silenziosi, ma tu
ci senti; siamo invisibili, ma le nostre dita increspano ogni onda. Gli uomini dicono che non ci
avvertono, tuttavia la nostra presenza vi circonda e noi siamo felici di affondare le dita in ogni torta
che preparate. Non rubiamo certo le vostre prugne, ma la torta è più dolce col nostro aiuto.

43
Un lattoniere, dopo aver cenato nella veranda fuori casa, dimenticò il piatto di peltro su una
sedia, e andò a dormire. Il suo vecchio gatto venne di notte, trovò il pasto che l’uomo aveva
avanzato e finì di mangiarlo. Poi adoperò come letto la stessa ciotola in cui aveva gustato quella
prelibatezza. Ma la ciotola era estremamente dura e cominciò a rigirarsi senza sosta cercando una
posizione comoda per dormire. Così, girandosi e rigirandosi lucidò il piatto con la sua soffice
pelliccia, al punto che non era mai stato così brillante. All’alba il lattoniere uscì di casa e, nel sole
mattutino, il peltro splendeva come oro. “Succedono davvero cose strane”, disse. “Il cibo è sparito,
ma la ciotola è rimasta. La sparizione del cibo indicherebbe la presenza di un ladro, ma il piatto
rimasto, lucidato a nuovo come uno specchio, suggerisce l’intervento di un amico. Tuttavia,
dovendo trovare una risposta ragionevole, direi: io stesso ho consumato il pasto, e mentre bevevo il
mio boccale di birra, contemplando le stelle e altri concetti elevati, lucidavo il piatto raccogliendo
sulla mia giacca filati di nuvole, come un giorno farà l’uomo mentale. Gatto vieni a vedere. Guarda
com’è lucente questo peltro: non sono forse stato io, il tuo padrone, a lucidarlo? Con la tua arcana
saggezza, dimmi chi altri può essere stato?”. E il gatto rispose: “Me” senza concludere il suo
‘meow’, essendo un gatto prudente. Poiché nel piatto vide riflessa la sua immagine. E il lattoniere
aggiunse: “Povero animale senza favella. È un bene che sia il tuo padrone ad avere la saggezza e la
voce per parlare”.
Così l’uomo portò la ciotola in casa e, con orgoglio, la pose sulla cassapanca perché sua moglie
potesse vederla. Ma la donna, guardando fuori dalla finestra, pronunciò solo queste parole: “Il gatto
si è messo a dormire. È un gatto saggio, lo è sempre stato.
Suppongo che in questa parabola tu sia il gatto, non è vero Arnel?
Solo un pelo del gatto, figlio mio, solo un pelo, non di più.

ARNEL †

LA PURIFICAZIONE DELLE SFERE INFERIORI

Lunedì 3 marzo, 1919.


Il nostro primo incarico, dopo quella fase in cui fui chiamato a unirmi all’impresa, fu la
chiarificazione delle sfere inferiori. Queste erano in stretto contatto con la terra, e le fecero da guida
nelle epoche precedenti. È vero anche il contrario, vale a dire che esse ricevettero un contributo
nella loro formazione man mano che la terra cresceva generazione dopo generazione. È inevitabile,
poiché la terra rifornisce le sfere, e quelle più vicine vengono approvvigionate direttamente.
Le persone che dopo la morte giungono qui, sono trattate con cura, come sai, e aiutate a chiarire
la loro visione della vita. I vecchi errori vengono poco a poco purificati, e la nuova luce viene
lentamente accettata e assimilata. Ma tieni sempre a mente che non esiste una legge rigida che
vincola la vita, né sulla terra né nei cieli sovramundani.
Il libero arbitrio è sacro e opera continuamente e universalmente. In conseguenza di questo
principio, quale fattore supremo e presente nelle sfere, è accaduto che nel processo di purificazione
dei nuovi venuti, le sfere hanno incamerato anche una certa dose di difetti. Gran parte del male così
pervenuto ha subìto un processo di trasmutazione da cui sono derivati elementi benefici e validi; ma
non tutti. Lo stesso libero arbitrio, sfuggente nella logica e privo di vincoli, ha permesso a certe
erratiche ed elusive particelle di mescolarsi alla vita delle sfere sottili, rimanendo sospese nella loro
atmosfera. Questo elemento si è andato accumulando. E non avendo raggiunto una dimensione
davvero importante nell’ordinario corso delle cose, venne lasciato allo sviluppo di epoche future.
Ma a quel tempo non fu una cosa ben fatta. Per questa ragione. La tendenza dello sviluppo
umano procedeva verso il basso e l’esterno, dentro e verso la materia. Era il proposito di Dio,
perché Egli si manifestasse nel dettaglio della forma fenomenica. Allorché fu stabilita questa
direzione discendente, gli elementi difettosi aumentarono in misura maggiore di quanto la riserva di
spirito, entro cui venivano riversati dalla terra, fosse in grado di assorbire, assimilare e trasmutare.
44
Perciò si rese necessario chiarificare queste sfere durante il nostro cammino verso il pianto terreno.
Fu un compito preliminare rispetto alle nostre più intense operazioni sulla terra.
Perché “più intense”?
La terra è sempre sottoposta all’azione dei reami sovramundani. Questa missione era
un’intensificazione di quelle operazioni, un incremento di stimolo dinamico di tale grado e impeto
da condurre senza pericolo il cerchio rotante in fondo al declivio e imprimergli poi un valido
impulso verso l’alto nel punto di svolta, dopo aver attraversato la valle in direzione delle vette. Ora
questo è stato compiuto, e l’ascesa è cominciata bene.
In tal modo agivamo come un sottile strato gelatinoso su una botte di vino. Mentre scendevamo
lentamente, operando con fermo proposito, come gruppo unito e affiatato, sempre vigilanti e attenti,
spingevamo tutti quegli elementi discordanti che erano attorno e sotto di noi, sempre più in basso
verso la terra. Questo lavoro continua dalle generazioni passate. Il movimento costante e
inarrestabile riduceva lo spazio fra il nostro vasto fronte d’azione e il piano terreno, e gli elementi
posti fra noi e voi divennero sempre più compressi. In breve tempo cominciarono ad appiattirsi sulla
terra formando un denso vapore vorticoso, che diventava più frenetico e convulso man mano che gli
elementi di cui era composto si spingevano l’uno contro l’altro per mancanza di spazio.
Il tumulto aumentò e si estese mentre noi premevamo più forte sulla sfera terrena, e sempre di
più si mescolarono alla vita e agli affari della terra, finchè irruppero completamente attraversando
l’involucro eterico e diventando parte dell’economia del mondo.
In alto, dietro di noi, vedemmo i cieli depurati da questo antico vapore montante, brillanti e
splendenti dopo la loro purificazione. Sotto di noi, dove quel vapore era stato premuto – beh, figlio
mio, è necessario che mi soffermi? Colui che ha occhi per vedere può osservare l’effetto sempre più
potente delle nostre operazioni negli ultimi secoli. Solo chi è ottuso direbbe che non vede ancora i
risultati del nostro lavoro.
Ma quando queste forze tremende irruppero nella cintura atmosferica della terra – prendo a
prestito una frase dalle vostre scienze – anche noi, continuando a incalzarle avanti, entrammo con
slancio al loro seguito. E infine arrivammo qui, prendendo possesso del campo.
Sappi, caro figlio, che è stata una lunga, spietata guerra di forze; davvero lunga e feroce, se pur
rapida e tempestiva. Abbiamo vinto col valido appoggio degli uomini della vostra razza, e delle
donne, tutte meravigliose per noi, che tante volte restammo sbalorditi di gioia nel trovare un tale
coraggio nel genere femminile. Voi della terra avete sofferto grandemente, e per questo vi amiamo
di più. Ma sappi che, pur avendo assestato colpi forti e diretti, anche noi restammo feriti, non poco e
non lievemente. Pure noi soffrimmo con voi. E fummo felici di patire allorché giungemmo
abbastanza vicini per vedere che anche voi soffrivate tanto. Questo ci aiutò a sostenervi. E ci aiutò
molto vederlo.
Stai parlando della Grande Guerra, Arnel?
Quello fu l’apice. Ma questa guerra, come ho già detto, perdura da secoli, e la sua intensità è
aumentata progressivamente. Numerosi sono stati i martiri, e la guerra stessa ha attraversato molte
fasi. Saresti sorpreso se ti indicassi tutte le sue fasi nell’insieme. Te ne menziono solo alcune: la
fase religiosa e teologica, la fase artistica, politica e democratica, quella scientifica, la fase militare
che prese piede in quest’ultimo millennio come a ingoiare quasi tutte le forze dinamiche nelle sue
fauci spalancate.
Abbiamo vinto assieme, e assieme continueremo a salire le vie celesti fino alle cime illuminate
dal sole. La valle giace dietro noi, nell’oscurità. Così prendiamo il nostro bastone e volgiamo lo
sguardo in alto, allora sulle nostre membra, segnate dalla guerra, scenderà dalle vette lontane un
bagliore che trasformerà le ferite in ghirlande sul nostro petto e bracciali attorno ai polsi, e la veste
lacerata e sciupata muterà in merletti di filigrana bellamente intrecciata. Le ferite che portiamo sono
degne d’onore, e gli abiti testimoniano le nostre imprese. E il nostro grande e comune Capitano è il
Cristo, che sa cos’è la lotta e conosce le ferite che cagiona.
Figlio mio benedetto, non sono triste questa sera, ma la battaglia è ancora assordante per me, e
tuttora echeggia il grido di guerra celeste; talvolta la mia testa è presa dal pensiero della guerra e
45
delle nostre imprese, e ancor più da ciò che vedemmo, delle lacrime che spandemmo per voi, figlio
mio. Sì, noi eravamo in lacrime, lo fummo più di una volta, e tante volte in silenzio. Poiché
avevamo la chiara visione di Colui che ci guidava, ma la vostra già scarsa vista era aggravata dalle
nebbie, così Lo vedeste debolmente, se non per nulla. Per questo provammo pietà per voi.
Tuttavia attraverso le nostre lacrime, che rispondevano alle vostre, vi guardammo ammirati e
con grande rispetto, vedendovi combattere. Oh come lottaste, voi figli degli uomini, come
combatteste valorosamente! Dico che fummo colti da meraviglia, finchè non realizzammo che
anche voi eravate guerrieri dello stesso Re e Capitano, come noi. Allora capimmo e, ancora in
lacrime, gioimmo volgendo i nostri sguardi verso Colui che era al comando, e Lo pregammo per il
vostro bene.
Hai la mia benedizione, figlio mio, ma non posso dilungarmi oltre. La mia benedizione va a te e
ai miei fratelli della terra che saluto con grande amore e riconoscenza.

ARNEL †

IL MOTIVO DELLA SPEDIZIONE

Mercoledì 5 marzo, 1919.


Ciò che ti ho esposto finora è una descrizione dell’impresa secondo la mia personale conoscenza
delle cose. Te ne ho parlato per sommi capi e non in dettaglio. Ora voglio riferirti alcuni episodi di
cui fui testimone durante il progressivo cammino verso la terra, e all’arrivo.
Comincerò col dirti che la nostra solerte discesa fu continua e inarrestabile. Non ci fu mai una
pausa né una diminuzione della pressione. La compattezza dei ranghi non fu mai intaccata. Nulla
dal basso poté spezzare le nostre schiere. Ma i singoli individui non furono inamovibili. Parlo in
termini terreni e uso i vostri concetti quando dico che le diverse compagnie furono di tanto in tanto
rimpiazzate. Essi allora tornavano nelle loro alte dimore per riposare un poco, o intraprendere certe
spedizioni più leggere e meno faticose negli estesi reami dei cieli divini. Sappi che l’incalzante
azione verso la terra era circoscritta e su scala ridotta, se comparata a quella spaziale. L’intero
campo delle nostre operazioni non copriva che una piccola parte di un angolo remoto del cosmo di
materia. Il suo significato era di ordine spirituale. Ho già detto che l’effetto delle azioni terrene era
avvertito perfino in quelle sfere alquanto lontane dalla terra. Ma questo effetto stava cominciando
ad estendere il suo raggio di influenza ed era stato percepito anche su altri pianeti, tanto che alcuni
dei loro abitanti sperimentarono un senso d’irrequietezza; alcuni furono perplessi e confusi riguardo
alla sua causa, ignorandone l’origine. Altri mondi individuarono la sua provenienza e la terra venne
classificata come un membro turbolento e problematico della confraternita planetaria – essendo
questi più avanzati spiritualmente. Se noi, conoscitori della terra per avervi abitato un tempo, non
avessimo preso in mano la situazione, essa sarebbe stata gestita inizialmente da quei pianeti. Coloro
che si erano evoluti al punto da padroneggiare l’arte della comunicazione, avevano cominciato a
consultarsi. I loro moventi erano nobili e spiritualmente elevati. Ma i metodi ricalcavano la loro
evoluzione e non sarebbero stati compresi sulla terra. Sarebbero stati così severi da dare adito a una
tale negazione Divina da gettarvi indietro di un paio di secoli, proprio quando la maggioranza di voi
aveva bisogno di una spinta in avanti. Pensate a questo quando vi affliggete per le sofferenze di
coloro che hanno condotto il mondo nei mille anni passati e a coloro che lo guidano oggi.
Tuttavia fu reso noto a quei pianeti che il Cristo avrebbe preso in mano la situazione, ed essi Gli
offrirono un immediato aiuto supplementare. Egli accettò e lo usò come riserva, per così dire. Essi
ci trasmisero le loro virtù in un flusso di forza che intensificò la nostra. Quindi, per averci sostenuto
offrendoci maggiore energia, anche la battaglia fu abbreviata.
Tieni a mente queste poche cose, mentre ti espongo i fatti in modo più dettagliato. Sono episodi
che ti serviranno a comprendere parte della storia passata dal punto di vista delle cause. In futuro gli

46
uomini studieranno la storia dal lato interiore, allora saranno capaci di correlare gli eventi esterni
del progresso mondiale in forma più comprensibile di quanto avviene ora.
È inspiegabile come gli uomini prendano così poco in considerazione noi e le nostre azioni. Voi
dimorate sulla terra e avete grandi territori privi di popolazione. E nel complesso siete pochi. Noi, al
contrario, abbracciamo la terra da ogni lato e le nostre schiere compatte si sviluppano in alto
attraverso praterie e piani celesti. Noi siamo molti, e ciascuno di noi è dotato di poteri più grandi
rispetto alla maggioranza di voi. Un giorno la luce dell’aurora invierà i suoi raggi in alto, e ci
troverà nei nostri rifugi immersi nella luce e nella gloria delle sfere. E la terra si sentirà meno sola
mentre volteggia nei prati dello spazio vuoto. E quel giorno saprete che tutto attorno a quei prati è
un brulicare di fate giocose e di elfi che si divertono; saprete che non siete soli, ma in armonia con
le miriadi di redenti della terra che hanno collegato il genere umano ai lontani abitanti di altri
pianeti, alcuni dei quali vi sono visibili in una notte serena, e altri invisibili. E non saranno visti
finchè non lascerete le vostre piccole spiagge e condurrete il vostro vascello in mare aperto, nel
grande spazio, verso il sole di ponente.

ARNEL †

LE SCHIERE CELESTI DI CRISTO

Giovedì 6 marzo, 1919.


Lontano, sulle steppe celesti, furono lanciate le armate del Cristo. Una dietro l’altra salivano
secondo i loro ranghi e gradi. Io e la mia compagnia eravamo su un livello che in quel momento
sembrava essere sospeso a metà del cielo, né in alto né in basso di quel grande oceano di creature,
dove ogni goccia era un guerriero con la sua speciale missione. Eravamo di fronte a un tale
prodigio, unico e nuovo persino per noi dell’Undicesima Sfera.
La preparazione che ricevemmo per entrare in battaglia fu rapida e provocò su di noi diversi
effetti. Uno fu l’aumento del nostro potere magnetico, mediante l’afflusso di energie virtuose
provenienti dai cieli superiori e dai reggitori planetari di cui ti ho parlato; un altro fu
l’amplificazione della nostra facoltà visiva, che ci permise di vedere lontano in regioni che fino ad
allora ci erano precluse. Questo aveva il proposito di coordinare le forze, in altre parole ci fu esteso
il campo visivo affinché potessimo osservare i movimenti delle schiere di grado superiore e
inferiore al nostro e accordare le nostre azioni alle loro. Così il lavoro di gruppo sarebbe stato più
perfetto e proficuo. I battaglioni sotto si facevano coraggio di fronte alla presenza visibile dei gruppi
più luminosi e potenti, da cui inoltre ricevevano comando e direzione nella battaglia.
Fu allora che restai sgomento davanti allo spettacolo che mi circondava ovunque. Avevo visto la
bellezza e molti grandi prodigi, ma nessuno era tanto grandioso come questo.
Guardando in basso, verso la terra, scorgevo uno sotto l’altro strati di molteplici colori. Erano i
colori tipici delle sfere interposte fra la mia e quella terrena, le divise degli eserciti schierati e pronti
a scendere. Sotto, in ultimo, a fare da sfondo, vidi nebbie di vapore turbinare attorno alla terra.
Apparivano buie, dense e orride, con sporgenze e lingue appuntite, rosso e verde cupo, a fendere
quelle torbide nubi, grigio-brune, vorticando ora qua ora là come una densa sostanza gelatinosa,
simile a quei serpenti del male gettati ovunque a compiere i loro crudeli atti infernali.
Non arretrammo né ci spaventammo nel contemplare quello scenario. Ci prendemmo per mano,
in segno di amore e fratellanza, mantenendo un contegno solenne. Il nostro viaggio doveva andare
incontro a quella massa orrenda e attraversarla. La terra era là dentro, e a noi spettava vincere
quell’orrore e raggiungerla, poiché il nostro aiuto era estremamente necessario in quel pianeta buio.
Mentre guardavo, mi venne il pensiero: “Come può l’uomo resistere in quell’orribile brodo
infernale, e continuare a vivere e a respirare?”.
Riguardo a noi, il nostro incarico era di assorbire più che potevamo nei nostri apparati e operare
una trasmutazione, come ho già detto. Ciò che si dimostrava essere indigesto doveva essere spinto
47
negli inferni più profondi a decomporsi naturalmente, per così dire. Dirai che era un misero pasto il
nostro, e non molto appetitoso. È vero. Ma eravamo al sicuro nello svolgere quel lavoro, protetti
dalle schiere celesti e dal nostro Leader, il Cristo.
Quindi ci voltammo indietro e guardammo in alto. Lassù, disposti a schiere, una sopra l’altra,
stavano luminosi esseri, immobili o in lieve movimento. Ogni strato era un cielo, e ogni cielo,
dispiegato davanti a noi nella sua vastità, era un gradino dell’immensa scalinata che si allungava
oltre le cime montuose, sospesa in uno spazio vertiginoso fino a entrare nell’impenetrabile radianza
che c’impediva di vederne l’altro capo. Solo coloro che erano posizionati in alcune sfere sopra la
nostra, nella sempre più luminosa ascesa, erano capaci di guardare in quella luce e vederne il
contenuto. Per noi era un vuoto di luce, e nient’altro. Tuttavia ci dava la forza di ammirare le
legioni che entravano nel nostro campo visivo. Com’erano attraenti gli spiriti vicini a noi, con vesti
lucenti dalle tinte sconosciute per gli abitanti della sfera sotto la nostra. Gli spiriti più in alto erano
avvolti da un’aura quasi trasparente; i loro corpi irradiavano bellezza di forma e di sostanza; ognuno
di loro suggeriva un poema solenne, un dolce canto d’amore o d’ispirazione. Ciascuno sembrava un
dio di grazia e armonia e, assieme ai suoi pari, perfettamente schierato davanti al nostro sguardo. In
senso terreno, diresti che erano lontanissimi da noi. In effetti lo erano, tuttavia potevamo
distinguerli nell’insieme e nel particolare, nella forma e nell’abito, se possiamo chiamare abito la
radianza che li avvolgeva.
Ma questi erano solo in posizione intermedia. C’erano altre moltitudini ben oltre il nostro
campo visivo. Lo sapevamo, anche se non potevamo vederli. Erano troppo sublimi per essere
visibili alla gente del nostro livello. E sopra a tutti c’era il Cristo.
Se questi sono così incantevoli, dicevamo fra noi, come deve essere Lui nella sua intima gloria!
E qui ci fermammo e lasciammo perdere, non potendo andare oltre. Sapevamo che Cristo sarebbe
venuto a guidarci, si sarebbe reso visibile ai nostri occhi, adattandosi alla capacità degli abitanti dei
piani discendenti, durante il Suo viaggio verso la terra. Infatti ci misero al corrente che Egli,
l’altissimo, si sarebbe spinto in basso a condurre l’avanguardia, fino a raggiungere il firmamento
terrestre.
Sì, figlio mio, mai ci fu un leader come Lui. Fra gli dèi e i principati non esiste un Suo pari nella
capacità di comandare angeli e uomini. Lo dico solennemente, giacché Principi e Potenti Celesti
non possono essere ridotti a un modello, lo saprai; e come per voi, anche qui ognuno esprime la
propria personalità. Questo vale per noi, gli angeli; vale per chi ha un livello di santità superiore al
nostro e per quelli di rango ancora più elevato; allo stesso modo l’eccelso esprime liberamente nella
sua personalità ciascuna delle perfezioni del Padre.
Così dico che riguardo al Comando, il Cristo è impareggiabile; così la penso, e i miei compagni
allora dissero la stessa cosa. Ne riparleremo e tu dirai se abbiamo giudicato bene oppure no.

ARNEL †

L’APPROCCIO DI CRISTO: L’AVANGUARDIA

Venerdì 7 marzo, 1919.


Rimanemmo in grande attesa, lo sguardo fisso ai cieli serrati che si estendevano oltre il nostro e
sopra di noi. Somigliavano a un gigantesco tappeto di seta srotolato dall’alto verso il basso, il cui
moto ondeggiante creava delle pieghe, come una cascata di acque iridescenti nella luce solare dei
cieli. Ogni piega era un cielo, ogni balza il confine che unisce due cieli e fonde in un’unica tinta i
loro colori dominanti. Scivolava dalle alture in brillanti ondulazioni, e i colori scintillavano nella
luce ultraterrena come gioielli su un mantello regale; ciascun atomo di cristallo era un potente
angelo che, muovendosi, catturava e rifletteva il suono di quegli incantevoli raggi divini sempre
nuovi.
Allora l’orizzonte ultimo che riuscivamo a scorgere cominciò lentamente a cambiare colore. La
sua tinta normale era soffusa da un altro ingrediente, un nuovo fulgore. Sapevamo che il Cristo e il
48
Suo seguito stavano per entrare nel nostro campo visivo. Era magnifico vedere come una dopo
l’altra quelle increspature di seta sembravano cadere facendo inclinare la piega posta sotto finché
anch’essa scivolava in basso e ne lambiva una terza, la quale, allo stesso modo, reclinava la sua
testa appoggiando teneramente la guancia sulle spalle della sua vicina a valle.
Questo era l’aspetto che assumeva ai nostri occhi l’arrivo del Cristo da lontano, man mano che
discendeva, passo dopo passo, verso di noi. Era sempre più vicino e tuttavia ancora distante sopra
noi; emergeva da quell’impenetrabile luce trasmettendo alle sfere l’influsso della propria Presenza
mentre si spingeva verso la nostra. Infine le onde luminose che Lo precedevano presero a
incresparsi sull’estremo confine di una regione lontana alcune sfere; allora potemmo osservare ciò
che si approssimava con maggiore precisione. Cominciammo a vedere il Suo impetuoso gruppo di
avanguardia che avanzava e proiettava davanti a sé fasci di luce. Ma Egli era ancora nascosto ai
nostri occhi.
Quindi, dopo una lunga estasi di stupore e d’immensa esaltazione alla vista di tanto glorioso
potere, iniziammo a sentire un ardore interno che ci soffondeva un senso di amore e compassione,
una maggiore risolutezza a fare del nostro meglio nel lavoro che ci attendeva. Allora capimmo che
Egli si avvicinava di persona.
Non posso dirti esattamente come venne, o come attraversò la nostra sfera procedendo in quelle
sotto di noi, figlio mio. Fu un evento troppo grandioso. Ma farò del mio meglio.
Quel fuoco aumentò finchè ci sentimmo così forti e potenti che ognuno di noi teneva il collo
teso per scorgere il Suo arrivo. Prima giunse il gruppo di avanguardia che Lo precedeva, in modo da
prepararci. Egli non veniva ad esercitare il ruolo che ti ho descritto altre volte. Veniva nella Sua
immensa potenza innata a guidare diecimila battaglioni scelti da Lui per questa grande impresa. Era
necessario che noi assorbissimo al massimo la Sua forza, perciò dovevamo essere sintonizzati
gradualmente con essa. Arrivò l’avanguardia, passarono vicino a noi e alle nostre schiere, taluno ci
diede una parola di saggezza, un altro la sua benedizione, un altro ancora una carezza di pace,
secondo quello che serviva a ciascuno. Vennero da noi con calma e di proposito, quei forti; ci
chiamarono singolarmente, e in un istante scrutarono le nostre lacune, provvidero a colmarle e
passarono oltre. Quelli che procedevano sopra di noi dirigevano i loro compagni dove notavano il
bisogno. Tutti lavoravano assieme in armonia e per noi fu una lezione di non poco conto.
Cosa accadde a te personalmente, Arnel?
Con loro c’erano delle donne, come con noi. Anche voi sulla terra mandate le donne in guerra, e
pure qui siamo accompagnati dalle donne perché diano soccorso nel loro campo di servizio. Me ne
stavo in disparte dai miei compagni, che erano stati raccolti in gruppo da un potente venuto a
parlare con loro. In quel momento mi vennero incontro un uomo e una donna. Mi sorrisero e mi
presero per mano. L’uomo era più alto di me, la donna leggermente più bassa di lui. Una coppia
aggraziata e autorevole, ma semplice nella loro umiltà e amore, come tutti i grandi. Lui mi appoggiò
una mano sulla spalla, e disse: “Arnel, non sei uno sconosciuto per noi. Io e lei lavoriamo assieme
la maggior parte del tempo, combinando le nostre qualità personali in base al lavoro che di volta in
volta dobbiamo svolgere. E assieme ti abbiamo cercato in questa tua dimora. La dama che mi
accompagna credo abbia qualcosa da dirti prima di riprendere il viaggio. È qualcosa che custodisce
da tempo aspettando l’occasione giusta”.
La donna era molto bella; la sua luce, unita a quella dell’uomo, mi sconcertava, e non potevo
fare altro che tenere lo sguardo a terra, in silenzio. Così facendo, vidi che ella sollevò un poco la
mia mano continuando a stringerla forte. E davanti ai miei occhi abbassati scorsi la corona sulla sua
meravigliosa testa, allorché si chinò a baciarmi la mano. Per un attimo le sue labbra indugiarono e
io ammirai i suoi capelli castano-dorati che sembravano di seta, e una fascia d’oro li attraversava
dove erano ripartiti e scendevano da ciascun lato. Non riuscivo a parlare, il tocco delle sue labbra
mi investiva di una gioia così esaltante e intensa di spiritualità, che non mi riesce di esprimerla a
parole.

49
Quindi sollevai gli occhi verso l’uomo, facendogli capire la mia perplessità. E mentre ella
lentamente sollevava la testa per guardarmi in viso, lui parlò: “Arnel, amico mio, lei è la nonna
della giovane Miramne”.
Guardai lui, poi la donna, che mi disse con un sorriso: “Grazie, Arnel, per l’aiuto che hai dato
dove io non potevo, essendo troppo lontana. Ma, vedendo la condizione in cui versava la ragazza, ti
ho trasmesso il mio proposito, e tu prontamente hai risposto alla mia volontà. Ti ringrazio, e anche
lei presto verrà a ringraziarti di persona.”
Poi mi baciò sulla fronte, tirandomi leggermente verso di lei, e assieme continuarono il loro
cammino. Mentre si allontanavano mi sorrisero, facendomi sentire che da allora in poi sarei stato
sempre in contatto con loro, e mai separato. Ecco quanto accadde.
Ti stai chiedendo chi fosse questa Miramne. Anch’io fui perplesso, nonostante la conoscessi
bene.
Sappi che un giorno, non molto tempo prima, ero intento a sbrigare i miei affari quando
all’improvviso mi arrestai, come sarà capitato anche a te, sentendo che qualcuno desiderava la mia
attenzione. Fermo in quello stato ricettivo, non sentii voci ma un impulso a cui diedi ascolto senza
indugio. Mi affrettai a scendere sul piano terreno e, per mezzo di qualche influenza esterna, fui
condotto direttamente da una giovane donna che stava per passare nella vita spirituale. Dapprima mi
fu difficile capire quale fosse il mio compito. Sapevo solo che dovevo andare là. Ma presto si
palesò. Accanto a me, ad attendere il trapasso della ragazza, c’era un uomo. Era stato la sua rovina
sulla terra, e adesso la stava aspettando per trascinarla con lui nella depravazione.
Così, per farla breve, le andai incontro appena passò da questa parte e, dopo averla protetta da
quell’uomo con grande sforzo, la condussi in un posto sicuro dove lui non poteva raggiungerla,
nella Terza Sfera. Da allora è avanzata di due sfere. Ho vigilato su di lei e l’ho osservata per tutto il
cammino. È una persona di cui sono responsabile. Come capita anche a te. In quel momento fu una
grande gioia sapere donde veniva quella prima richiesta, e che l’avevo esaudita con l’approvazione
di colei che la trasmise.
Una tale gioia non puoi capirla mentre sei incarnato, figlio mio. Nostro Signore la descrisse
quando raccontò la storia dei Talenti e l’accoglienza che attende coloro che hanno meritato fiducia.
“Bene, servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”. Così feci io, senza fallire in quel
piccolo servizio, e ora partecipo a una gioia più grande in questa nuova e superiore impresa. Sapevo
che le parole della dama erano le stesse che nostro Signore avrebbe potuto dirmi. E la Sua gioia più
grande è sempre la gioia del servizio.

ARNEL †

L’ARALDO

Lunedì 10 marzo, 1919.


Ora, devi sapere che queste colossali imprese coprono un arco temporale di molti anni secondo
il vostro tempo terrestre. Nel frattempo noi portiamo avanti i nostri impegni. Quando sulla terra è in
atto la riforma di una comunità, le persone continuano nondimeno a svolgere il loro lavoro
quotidiano. E lo stesso valeva per noi. Il solo pensiero dominante, che permeava tutte le nostre
azioni e ogni servizio che ci capitava di dover compiere, era l’arrivo del Cristo e gli effetti che la
Sua influenza determinava sui mondi superiori mentre li attraversava. Potevamo osservare questo
influsso quando ci spostavamo in un luogo o nell’altro. A volte ci radunavamo per osservare più
attentamente lo splendore cangiante della Sua progressione. Quelle volte, in genere, eravamo
chiamati a raccolta quando un araldo si rendeva visibile nella nostra sfera e, restando sul picco di
una montagna o sospeso a metà del cielo, annunciava l’assemblea. Allora quelli convocati si
recavano nel luogo dell’incontro per attendere l’evento.
Una simile occasione fu quella che ti ho narrato nell’ultima seduta. Altre volte invece
proseguivamo la nostra routine quotidiana, o venivamo addestrati in modo specifico per un servizio
50
futuro presso il nostro Principe quando ci chiamava; oppure eravamo inviati in missioni speciali in
altre sfere. In tal caso veniva mantenuta una linea di comunicazione più perfetta del normale, in
modo da poter essere informati se giungeva un’improvvisa chiamata dove si richiedeva la nostra
presenza.
Molte cose vennero fatte a quel tempo nel vostro interesse e a vostro beneficio che tratterò fra
breve, e se mi verrà ordinato, tornerò a parlarne più avanti. Ora il mio proposito è descriverti
l’Arrivo del Cristo.
Quelli scelti per seguirLo furono riuniti nel parco della Torre Angelica. Durante l’attesa
guardavamo la Corona di Palma in cima alla Torre, quando poco alla vota emersero visibili, uno
dopo l’altro, un gran numero di angeli. Chi genuflesso, chi seduto o in piedi, chi adagiato fra i
merletti. Ciascuno era immobile dentro la Corona. Acquisirono visibilità davanti ai nostri occhi.
All’inizio erano invisibili, poi assunsero la forma esteriore nel posto che occupavano. Quindi
cominciarono a muoversi qua e là conversando. Erano di grado elevato e molto belli. Ti ho già
riferito un episodio analogo. Non credo che molti di questi fossero gli stessi che vennero allora.
Eccetto alcuni.
Quando tutti furono a posto, un’altra immagine cominciò a prendere forma, in questo modo.
Un nuovo dettaglio apparve nella Corona – una croce si levò dal centro e sopra di essa. L’angelo
più in alto salì su un braccio della croce e appoggiò la mano sinistra contro la sua parte superiore.
Era più splendente degli altri. Dopo aver assunto appieno la condizione della nostra sfera, sollevò la
mano destra guardando in basso e ci diede la sua benedizione. Poi ci rivolse un discorso con voce
chiara come il suono di una campana. Senza alzare il tono, le sue parole raggiungevano in basso
tutti quelli che erano nei paraggi. Tanta gente era disseminata in lungo e in largo sui prati e sulle
colline, qualcuno sui tetti o sui battelli nell’acqua.
Così fece la sua proclamazione:
“Vi abbiamo chiamato, compagni miei, per ascoltare il messaggio di Colui che si avvicina a
questa Sfera in modo che il Suo avvento e il Suo passaggio sia di profitto per voi, affinché non vi
lasciate sfuggire la Sua benedizione.
“Dovete sapere che, pur avendolo visto più di una volta, Egli giunge adesso in altre guise.
Finora è venuto a compiere l’uno o l’altro proposito assumendo un aspetto adatto per ogni specifica
esigenza. Ora viene, non nella sua genuina interezza, ma con una magnificenza più piena in
confronto alle altre volte. Se allora scendeva presso di voi per svolgere una missione di sua
iniziativa, ora viene a compiere l’opera per conto del Padre.
“È un’impresa di grande importanza, poiché la terra ha estremo bisogno del vostro aiuto.
Quando Egli vi passerà accanto, ciascuno di voi deve trarre le qualità di Lui che più vi mancano.
Così v’intonerete all’opera in atto e avrete più forza per realizzarla.
“Non fatevi trovare impreparati, e non abbiate timore del Suo glorioso splendore. Egli lo porta
per voi. Non per Sé. È per voi che viene in tutta gloria, e i raggi della Sua radianza sono a vostro
beneficio. Bagnatevi in essi, traete profitto dalla Sua forza magnetica per consolidarvi e innalzarvi.
“Ora raccoglietevi in piccoli gruppi e conversate in amicizia. Parlate tra voi di ciò che vi ho
detto. Le mie parole sono state brevi. Sta a voi espanderle. E dove incontrerete ostacoli, questi miei
compagni vi aiuteranno a risolvere la difficoltà. In tal modo sarete più agevolati quando Egli verrà e
vi passerà accanto, e voi – sentendo, osservando e ascoltando – capirete”.
Facemmo come ci aveva ordinato. Gli angeli nella Corona di Palma non tornarono
all’invisibilità da cui erano emersi, ma discesero fra noi, recandosi dove il loro aiuto era necessario,
e grande fu la pace che ci trasmisero. Così, quando il Cristo ci passò accanto non ci trovò
impreparati. Fummo allora in grado di assorbire il meraviglioso fiume delle acque di Vita che ci
battezzarono con il Suo proposito e consiglio interiore. Questa fu l’ultima assemblea prima della
Sua venuta. Una volta terminata sapevamo di essere tutt’uno con Lui; pervasi di calma e gioia,
restammo in attesa della Sua buona volontà.

ARNEL †

51
IL PASSAGGIO DEL CRISTO

Martedì 11 marzo, 1919.


Fummo chiamati a raccolta nella regione montuosa della Decima Sfera. Un luogo isolato, con
pochi abitanti; qui la maggior parte degli edifici serviva per l’opera di coordinamento della Grande
Torre centrale che manteneva una costante vigilanza su vasti territori.
Questo, naturalmente, accadde prima che tu diventassi un abitante del Tempio, non è vero?
Sì, figlio mio. Il nostro incontro con Lui, durante la Sua discesa, è un fatto recente. A quel
tempo ero stato promosso alla Decima Sfera, dove ho abitato per molto tempo. Ero qui quando Egli
raggiunse il confine di quella regione.
Guardavamo la catena montuosa situata a grande distanza, su cui aleggiava una luce chiara
come cristallo verde-oro. In seguito cominciò a mutare, il verde lasciò il posto a una tinta rosata,
simile a una rosa scarlatta vista attraverso l’ambra. Questa luminosità aumentò il suo fulgore finchè
l’intera catena s’infiammò di rosso dorato, attraversata da onde di luce, mentre il gruppo di Cristo
avanzava toccando diversi luoghi. Allora cominciammo a scorgere le loro forme man mano che
venivano verso di noi. Essi si delineavano contro la nube di luce dentro cui avanzava il Cristo
stesso. Erano magnifici, di grande altezza e forza corrispondente. C’erano uomini e donne, e ogni
tanto alcuni formavano un angelo doppio – due in uno – per così dire. Non puoi capire questo
mistero, e io non saprei trovare le parole giuste per spiegartelo. Non erano ermafroditi né senza
sesso. Ma lasciamo stare. Incantevoli nel loro portamento: gli uomini erano più delicati rispetto ai
loro compagni, le donne più regali.
Questa compagnia si adattò alla condizione del nostro ambiente e saturò l’intero firmamento
con la sua gloriosa luce. Non scesero fra noi. Restarono sospesi in cielo, lasciando cadere la rugiada
della loro mite dolcezza, così delicata, come fossimo baciati da una brezza estiva, ma piena di
potere e traboccante di comprensione di misteri sacri e profondi. Toccati da questi segni del loro
amore, ricevemmo illuminazione su questioni che finora erano fuori dalla nostra portata, e che ci
resero più esperti nel nostro lavoro.
Alcuni presero posizione sulle vette più alte dove pochi della nostra sfera erano soliti salire,
essendo l’atmosfera di quelle quote troppo rarefatta da sopportare, e nessuno si trovava lassù in quel
momento. Questi angeli si raccolsero in gruppi, taluni su questa o l’altra cima lontana, fino a
formare un cerchio intorno alla vasta regione. Alcuni gruppi si sistemarono su certe montagne che si
ergevano all’interno di quella circonferenza.
Allora si richiamarono l’un l’altro con la musica, strumentale e vocale, finchè la volta celeste
prese a vibrare della loro armonia. Quella musica non restò senza effetto su di noi e, assieme a
quello che ci era stato donato dai loro compagni, questi aggiunsero una dolcezza tutta loro, come
una madre che accudisce il bimbo, già quieto, infondendogli una pace ancora più profonda.
Ben presto l’orizzonte si accese di un cremisi dorato, dove l’oro era prevalente e il cremisi
sfumato. E ci rendemmo conto che il Cristo era alle porte.
Apparve. Come posso descriverti il Suo arrivo e l’incanto della Sua Presenza? Se ci provo, mi
sento paralizzato dalla paura. È come ordinare al giullare di Corte di mettere in scena la cerimonia
d’incoronazione del suo Principe; col cappello deve mostrare come la corona cinge la testa reale,
col bastone simulare come impugna lo scettro, e agitare i campanelli per descrivere la melodia del
coro – ebbene figlio mio, questo sarebbe un comportamento irriverente verso il Re. Ecco come mi
sento io adesso nel compiere il mio dovere.
E tuttavia, se quel povero giullare amasse tanto il suo signore, farebbe il possibile per mostrare
come il Re si è comportato davanti al suo popolo, e avrebbe premura d’illustrare al pubblico
l’indegnità della sua parodia, sia per carenza di talento nella recita, sia per mancanza del materiale
per recitare. Così farò io, e Colui che ha posto l’aquila in cielo e il passero sulle siepi accetterà il
mio piccolo volo e modesto cinguettio, offerti in umiltà e con buona intenzione.

52
La Sua aura radiosa aumentava di luminosità ed estensione fino ad avvilupparci tutti. Potevo
vedere con molta chiarezza persino i miei compagni situati ai confini più distanti. L’aria era tinta di
rosa-oro. Anche i nostri corpi erano bagnati in quel flusso liquido. Egli ci avvolgeva tutti e uno ad
uno. Eravamo dentro la Sua Persona, non sentivamo altro che la Sua Presenza dentro e attorno a
noi. Eravamo nel Cristo e parte del Cristo. E pur restando così universale, non evitò di apparirci in
forma esteriore.
Lo vidi muoversi sopra e in mezzo a noi. È arduo descriverti questo fatto. Sembrava essere
ovunque in forma corporea e localizzata, tuttavia non era che uno. Non riesco a spiegarmi meglio, e
non l’ho espresso bene, in verità. Ma è così che ci è apparso. Dubito che ciascuno di noi abbia visto
i dettagli della Sua figura in maniera identica. A me apparve di statura enorme, alto come due
uomini, anche se non sembrava. Dire “gigante” sarebbe dare, nel complesso, un’idea sbagliata. Era
semplicemente un uomo, ma assai nobilitato nell’aspetto e nella corporatura. Sulla testa portava una
corona: una fascia larga ricamata di rubini intervallati all’oro. I loro raggi non si confondevano:
rosso il rubino, l’altro dorato. Puntavano in alto, in continua espansione nei cieli, dove venivano
catturati dalle vesti di coloro che si libravano alti, aumentandone notevolmente la grazia.
Il Suo corpo risplendeva nudo, e tuttavia non svestito – è un paradosso. Intendo dire che il
fulgore del Suo corpo si diffondeva ovunque nella regione e immergeva ogni cosa nel suo
splendore. Ma alcuni raggi sembravano riflessi indietro quando colpivano lo specchio della nostra
adorazione così che, ritornando, avviluppavano la Sua forma col nostro amore ricambiato, come
un’armatura dorata. Era molto bello per noi e anche per Lui. Di fronte a noi non esitò a mostrarci il
santuario della Sua innata bellezza. E noi assumemmo l’unico abito degno del servizio e lo
avvolgemmo attorno a Lui con venerazione, tenendo gli occhi bassi. Amammo intensamente la Sua
dolce confidenza con tutta la profondità del nostro amore ardente e devoto. Vedendo il Suo
splendore sapevamo che il potere lo tratteneva dentro, in attesa. Così, benché nessuna armatura lo
coprisse, Egli andava vestito con un finimento dorato che era il nostro dono a Lui. Era Suo, poiché
tutto è Suo, e noi glielo restituimmo con la nostra offerta.
I Suoi piedi rimasero scoperti, perché il nostro dono non arrivava ad eguagliare quanto avevamo
assorbito in noi stessi. Così la veste mancava di quel tanto in lunghezza e si fermava alle Sue
caviglie.
Il volto era solenne e compassionevole. E anche se si spostava da una compagnia all’altra,
sembrava non lasciare mai il posto centrale dove lo avevamo scorto in forma visibile. Potevamo
leggere la Sua espressione come un libro aperto. La solennità proveniva da reami ineffabili dove il
peccato non è sconosciuto, ma è noto solo come un fatto e non come esperienza. La pietà veniva dal
Calvario. Le due, incontrandosi a metà strada, erano tenute assieme dal Figlio dell’Uomo Divino. E
questi, sollevando la mano per ripararsi gli occhi e guardare nei reami lontani il destino che l’uomo
si è creato a causa dei suoi peccati, lasciò cadere sulla fronte quelle gocce di peccato terreno per
velare il Suo volto di bellezza maggiore. Così l’eccelsa solennità e la mestizia si fusero assieme, e
da allora nacque il frutto della pietà quale attributo della Divinità.
Poi c’era l’amore, non quello che delizia nel dare e nel ricevere; ma l’amore che raccoglie tutti
nel proprio cuore, e diventa uno con tutti, identico. È così che ci avviluppò e ci accolse dentro di Sé
in quel momento.
Anche la Maestà risiedeva sul Suo capo, una maestà che considera le costellazioni come
bracciali da indossare, e fa di un sole, coi suoi pianeti, il Suo sigillo.
Così venne, e così apparve al Suo arrivo. Quell’evento è passato, ma la presenza di Lui è
rimasta. Oggi non Lo vediamo come si mostrò allora, tuttavia possiamo ricordare quella scena e
ravvivarla ogni volta che vogliamo. Anche questo è un mistero. Diciamo così: Egli si allontanò
dirigendosi verso la terra, ma lo strascico del Suo mantello si allungava ricoprendo con la sua luce
tutte le sfere che attraversava. Continuò a scendere in direzione dell’orribile inferno di funesto
vapore che circonda la terra, e noi, testimoni di quell’ombra di compassione nel Suo volto
maestoso, provammo pietà per Lui nei nostri cuori, oltre che ammirazione e deferenza.

53
Data la Sua immacolata purezza e santità, fu tremendo per Lui guardare quell’orrore là in basso,
e se esitò non fu per ritrarsi dalla missione intrapresa. Calmo e invincibile si accostava alla lotta per
la purificazione del mondo, e noi sapevamo che con Lui avremmo vinto. Nessun Leader fu grande
quanto Lui, figlio mio. Egli è un vero Condottiero, ma il Suo cuore trabocca anche di maternità.

ARNEL †

IN CHE MODO LE FORZE CELESTI TRATTANO LA SCIENZA TERRENA

Mercoledì 12 marzo, 1919.


Ebbene, quando il Cristo ci superò passando oltre, anche noi, ora entrati a far parte della Sua
compagnia, ci muovemmo dietro di Lui. Eravamo tutti schierati ciascuno secondo il proprio grado,
senza ricevere alcuna parola di comando dall’esterno. La direttiva proveniva dal nostro cuore per
cui, grazie alla preparazione intrapresa, riuscimmo a comprendere esattamente qual era il campo di
servizio di ciascuno e la mansione che dovevamo svolgere. Fu facile assumere la nostra precisa
posizione e iniziare il compito assegnatoci, ispirati inoltre dalla comunione della Sua Presenza.
Ti spiegherò in breve l’ordine della nostra avanzata in direzione della terra. Circondavamo la
terra, e tutte le sfere frapposte, da ogni lato, premendo in basso e all’interno come verso un centro.
Te lo descrivo in termini di spazio – uno spazio a tre dimensioni. Solo così riuscirai ad avere
qualche barlume sull’assetto di questa grande spedizione. Il Cristo, come ho detto, era onnipresente;
si trovava ovunque tra le miriadi del Suo vasto esercito allineato in tutti i suoi gradi: dagli eccelsi
Signori dal potere supremo, ai ranghi più bassi delle Sue file. Benché ispirati interiormente nel
compiere i nostri doveri, esternamente eravamo tutti in perfetto ordine di battaglia. I signori di
rango più alto, vicini a Lui, trasmettevano i Suoi comandi – tramite quelli di grado successivo – agli
ufficiali sotto di loro, che a loro volta li passavano ad altri di livello ancora inferiore rispettando il
corretto ordine gerarchico. Noi eravamo guidati da coloro che, essendo di un grado superiore al
nostro, ci erano sempre visibili. Eravamo capaci, durante la nostra marcia, di visualizzare le legioni
di tre gradi superiori, ma gli ordini li prendevamo, tranne in qualche caso, da quelli di un grado
sopra di noi.
Perciò noi della Decima Sfera seguimmo la Sua rotta e, dopo aver raggiunto la Nona Sfera,
demmo inizio alla nostra opera. Esercitammo una pressione sull’intera circonferenza di quel mondo
e gradualmente ci spingemmo verso l’interno. Così facendo, esso fu sottoposto pressoché alla
medesima esperienza che subimmo noi quando Lui e il Suo seguito premevano sulla nostra sfera.
Donammo a quel regno la nostra energia superiore e, nell’attraversarlo, eliminammo alcune
debolezze, e altre le trasmutammo in forza tenace. Allora passammo all’Ottava Sfera. Dopo averla
raggiunta, a nostra volta assumemmo nei confronti di quelli della Nona Sfera il ruolo che avevano
per noi le schiere dell’Undicesima. Essi cercavano la nostra guida e ci seguirono nell’Ottava
obbedendo ai nostri ordini, e passandoli a quelli che li seguivano, nel giusto ordine di schieramento
nella successiva Settima Sfera in basso.
Questo processo continuò fino a quando raggiungemmo la terza sfera dalla terra. Qui fummo
riuniti nei nostri eserciti celesti, uno ad uno, e allineati in miriadi. E ci fermammo. Le tre sfere più
vicine alla terra erano considerate circa come un’unica regione, perchè in questi luoghi il vapore
dell’infernale brodo terrestre era denso attorno a noi, e il grande Armageddon doveva essere
combattuto qui. Questi tre mondi formavano il nostro campo di battaglia, e qui subimmo l’attacco
del nemico.
Gli abitanti della terra continuarono sulla loro strada, e solo pochissimi furono capaci di
penetrare quell’oscurità fino alle regioni dello spirito che vi avvolgevano. Ma, poco a poco,
procedemmo finchè non cominciaste a sentir dire che certuni avevano percepito il nostro arrivo e
altri avvistato la nostra avanguardia. Molti derisero quelle testimonianze al punto che vedemmo
l’effetto di quello scellerato sorriso sulle condizioni atmosferiche attorno a noi, e ci rendemmo
54
conto che dovevate soffrire ancora amaramente prima che le vostre menti imparassero a nutrire
totale devozione per Colui che venne in vostro soccorso, e ad avere più rispetto per i Suoi servitori.
Forse procedo troppo in fretta.
Come descriverti le nostre manovre? Voglio farti capire cos’è accaduto sopra la vostra testa.
Parlo di cose celesti e infernali, di poteri dello spirito, della luce e dell’ombra, tutti intrecciati in uno
strenuo conflitto, invisibile, ignorato, non ritenuto vero – e tuttavia percepito. Faccio del mio meglio
usando le tue parole e la tua conoscenza delle cose; farò ricorso all’allegoria per descrivere ciò che
avvenne. Non posso fare più di tanto, ma ci proverò.
Una volta arrivati alla Terza Sfera che circonda la terra, scoprimmo che il nostro primo incarico
consisteva non nel distruggere, ma nel trasmutare. Esaminammo attentamente le condizioni
nebbiose e scorgemmo il primo elemento da trattare. Altri erano arrivati prima di noi e avevano
compiuto un lavoro preparatorio durato per secoli. Parlo esclusivamente del periodo in cui noi della
Decima Sfera giungemmo per la prima volta.
C’era un ingrediente di sostanza greve che opprimeva pesantemente l’atmosfera. Era prodotto
dalla scienza terrena, e aveva l’effetto di levarsi in alto per poi ricadere in basso verso la terra e la
materia, gravando sui suoi abitanti. Originò dalla vera conoscenza, se pur rudimentale, mescolato a
grandi dosi di sincerità. Fu questa che lo sollevò nello spazio fino alla terza sfera. Ma essendo solo
un fenomeno materiale, doveva inevitabilmente gravitare ancora una volta verso la terra, avendo
pochissimo di spirituale per fluttuare in alto. Questa condizione la trattammo attraverso
l’espansione. Ci immergemmo nella sua sostanza, per così dire, spandendo in lungo e in largo la
nostra corrente benefica, inducendo tale conoscenza ad ampliarsi al massimo e a completarsi. A
causa della nostra pressione, essa si espanse fino a raggiungere il confine della materia fisica.
Tuttavia l’impeto che avevamo dato alla scienza terrena non poteva fermarsi lì. E, lentamente,
premendo su quel confine verso l’esterno, cominciò ad emergere, qua e là, dall’altra parte. Così la
netta linea di separazione, arbitrariamente tracciata fra materiale e spirituale, iniziò a cedere e a
dilatarsi, e ogni tanto si formavano piccole brecce – minuscole all’inizio, ma in seguito più larghe.
Piccoli o grandi che fossero, ricordati che nessuno di questi squarci fu mai richiuso. Una volta
aperta la breccia, la costante e inarrestabile pressione esterna trovava l’entrata e, da quel momento,
una corrente continua di sostanza spirituale prese a scorrere in modo crescente nella vostra scienza
terrena, e continua tutt’oggi.
Perciò non annientammo la scienza umana con cataclismi, come avvenne più volte nella storia
passata del mondo. No. Per quanto limitata e ristretta, essa si preoccupava del progresso generale, e
per questo la sostenemmo con rispetto. Operammo una trasmutazione per mezzo dell’espansione, e
ancora oggi continuiamo a farlo. Questo lavoro, in cui la giovane Kathleen aiuta me e i miei
compagni, può apparire poco attinente a quello che ti ho appena descritto. Tuttavia è un dettaglio
della stessa operazione, e se rileggi i messaggi che hai ricevuto da noi, e quelli che hai scritto di tuo
pugno prima del nostro arrivo, vedrai che ti è stato trasmesso tutto ciò che sei stato capace di
ricevere in campo scientifico. Non è molto, te lo garantisco; quello che ti manca non è la volontà,
quanto piuttosto l’abilità. Ti dirò tuttavia che al momento ci sono persone, in fase di preparazione,
più valenti di te in questo speciale campo di rivelazione; uomini, certo, ma anche qualche donna di
mente scientifica, che saranno strumenti più malleabili per realizzare il lavoro. Non sarò io il loro
mentore, no, perché non ho le qualità necessarie. Ciascuno di noi entra in contatto con persone la
cui condizione è in sintonia con la propria. E così io vengo da te, figlio mio. Non posso parlare di
scienza come sanno fare altri del mio livello, che hanno un addestramento specifico. Ma ciò che
sono, ti ho rivelato, e ciò che posseggo, lo dono. E tu, con la tua garbata gentilezza, accogli la mia
offerta, e io sono felice e soddisfatto.
La grazia di Dio sia con te, figlio mio. Ne riparleremo. Ora sei un po’ stanco.

ARNEL †

55
IN CHE MODO LE FORZE CELESTI SI OCCUPANO DELLA RELIGIONE

Lunedì 17 marzo, 1919.


Un altro elemento che doveva essere trattato era la religione. È il più complicato, perché mentre
i suoi ministri la vantavano come scienza, e persino progressista, ne bloccavano lo sviluppo
incatenandola ai suoi fondatori. Detto francamente, né a te né a me fu mai permesso di correre così
forte da rischiare di andare fuori dall’ambito prestabilito. E se raggiungevi quella non troppo
lontana circonferenza, la corda prontamente ti ricordava – e talvolta violentemente, se fossi andato
troppo spedito – che eri legato al centro e non dovevi in alcun modo allontanarti. Affermo che quel
centro è il Fondatore della religione professata. La stessa cosa vale per l’Islam, per il sistema
Buddhista e per il Cristianesimo.
Incontrammo enormi difficoltà, perché le belle parole dei credenti misero in scena uno
spettacolo grandioso, esercitando però il medesimo effetto di quelle pronunciate dai vecchi rabbini
nel periodo di nostro Signore Gesù. In tutti i casi, osservando la questione più da vicino e in
dettaglio, scoprimmo che l’errore scaturiva da una sola grande causa. Lascio perdere i fattori
secondari quali la brama d’oro e di potere, l’eccentrico zelo partigiano chiamato fanatismo, e
l’ipocrisia che acceca le persone che ritengono di essere sincere. Puoi leggere di queste cose negli
Scritti dei padri d’Israele e della prima madre Chiesa: chi cadde vittima di quegli stessi errori li fece
anche conoscere nel corso dei secoli. Voglio lasciare da parte tutte queste cose e parlare dell’unica
causa fondamentale.
Noi, della spedizione verso la terra, eravamo un solo grande esercito, e tutti agivamo e
interagivamo assieme. Ma avevamo anche i nostri dipartimenti di servizio su cui concentrare
maggiormente la nostra energia. E poiché io ero vissuto nell’ambito del Cristianesimo, fui destinato
ad occuparmi di quel sistema religioso, e di questo tratterò.
La causa principale dell’errore è la seguente. Gli uomini parlavano del Cristo come del
Fondatore del loro sistema. Ma il Cristo a cui si riferivano era salito al trono tempo addietro,
all’inizio dell’Era Cristiana, e da quella posizione ha osservato il progresso della Sua Chiesa. Ogni
qualvolta gli uomini chiedevano come comportarsi in questo o in quel caso, per non fallire
nell’accordare la loro azione con la Sua volontà, la risposta fu: “Voltati indietro, guardaLo e impara
da Lui”. E se un uomo domandava dove cercare la volontà di Cristo rivelata, gli dicevano che si
trovava in un libro che racconta le Sue gesta e le Sue parole. Niente, se non ciò che si trovava in
quel libro, doveva essere considerato come la Sua volontà, e da questa volontà rivelata presero
forma i dogmi del Cristianesimo.
E così avvenne che la religione cristiana s’incatenò a un libro. All’inizio la Chiesa era davvero
un organismo vivente permeato della Sua vita; il Suo Spirito fluiva come la corrente sanguigna
scorre nel corpo umano. Ma quella vita venne soffocata e il corpo prese ad arrancare, finendo per
muoversi sempre più lentamente all’interno di quell’orbita ristretta.
In verità la registrazione delle parole e dei gesti di Gesù Cristo è stata l’eredità più preziosa.
Voleva essere uno Shekinah per guidare la Chiesa nelle asperità dei secoli. Ma, annotalo bene, lo
Shekinah apparve davanti ai figli di Giacobbe e li guidò. Il Vangelo non fu posto davanti, ma
innalzato dietro. La luce gettata era vera, e rischiarava come un faro in cima a un promontorio. Ma
esso illuminava gli uomini da dietro e ne proiettava le ombre davanti a loro. Se volevano guardare
la luce dovevano girarsi indietro. Allora inciampavano. Non è ragionevole dover avanzare voltati
indietro per capire come andare avanti. Questo fu l’errore commesso dagli uomini. “Egli è la nostra
Guida”, dissero; “ci indica la strada, e noi Lo seguiremo attraverso la morte e la Resurrezione fino
al Suo alto Regno dei Cieli”. Ma per vedere questa Guida che procede davanti a loro, si voltano
indietro e guardano alle retrovie, la qual cosa non aiuta ad avanzare con ordine, né si accorda alla
ragione.
Così cominciammo ad occuparci dei tipi più arditi, e li aiutammo. Gesù disse che in futuro gli
uomini avrebbero fatto cose più grandi delle Sue, e la Sua Presenza doveva condurre gli uomini alla
verità, non spingerli da dietro. Così, alcuni, tenendo conto di questo e avendolo compreso, ebbero
56
l’ardire di spingersi avanti confidando in questa guida. Essi soffrirono a causa dei loro compagni,
ma nella generazione successiva, o in quella dopo ancora, il seme che piantarono è cresciuto e ha
dato i suoi frutti.
Capirai, figlio mio, che lo sbaglio degli uomini fu quello d’intralciare il progresso della Vita
creativa con un Libro. Essi giudicarono quel Libro non per quello che era ed è, uno scritto prezioso,
straordinario e in gran parte autentico, ma lo ritennero infallibile e completo. Tuttavia la Vita di
Cristo è fluita incessante nel mondo e continua a scorrere ancora oggi. I Suoi pochi discorsi e gesti,
narrati nel Libro dai quattro evangelisti, non sono la sorgente da cui sgorga il fiume del
Cristianesimo. Rappresentano semplicemente qualche increspatura sul suo corso più ampio, e
indicano il tragitto che percorre il fiume per raggiungere il mare.
Gli uomini cominciano a vederlo adesso; iniziano a capire che se Egli parlò attraverso i Suoi
angeli ai virtuosi di un tempo, fa lo stesso coi virtuosi di oggi. Questi uomini procedono, contenti
del faro che li illumina da dietro, ma ancora più felici della maggiore luce che scorgono avanti.
Oggi Egli è là, come quando salì a Salem a quel tempo. È davanti a voi. Seguitelo senza paura. Ha
promesso che vi avrebbe guidato. Seguitelo. Non può attardarsi a causa della vostra esitazione.
Leggete di Lui nel Vangelo. Ma fatelo mentre marciate avanti. Non voltatevi continuamente
indietro al santuario dell’Autorità chiedendo, come all’oracolo Delfico: “Cosa devo fare?”. No.
Portate con voi i rotoli di quei brevi scritti mentre proseguite il vostro viaggio. Apriteli sul pomo
della sella quando cavalcate: sono una buona mappa per la fase attuale. Anche se qualche dettaglio
è obsoleto, l’ampio perimetro del territorio è giusto e ben segnato. Ci sono altre mappe più recenti.
Consultate anche quelle e aggiungete alla vecchia i dettagli che mancano. Ma andate sempre avanti.
E se qualcuno cercherà di mettervi in catene, raccogliete le vostre forze, premete saldamente le
ginocchia contro i fianchi del cavallo e spronatelo avanti, in tal modo spezzerete la corda con cui
cercano di tirarvi indietro. Molti, ahimè, troppi sono quelli che non hanno avuto il coraggio di
avanzare e sono rimasti indietro, soffocati dalla polvere sollevata da chi si è spinto avanti
audacemente, e spenti e caduti nell’oblio sono affondati in un sonno di morte. Non puoi fare nulla
per loro, e persino il Capitano continua la sua avanzata e incita con voce chiara e squillante ad
arruolarsi spontaneamente per guidare l’avanguardia. Egli non chiamerà invano.
Riguardo agli altri, beh, c’è abbastanza gente disposta a fargli compagnia. I morti seppelliranno
i morti, e le viscere oscure dei morti del passato saranno la loro tomba. Ma l’alba irrompe innanzi.
Ci sono nubi all’orizzonte, è vero, ma il sole le scioglierà coi suoi raggi infuocati, quando
finalmente sarà alto sull’orizzonte. Allora gli uomini vedranno come, volendo benedire tutti i Suoi
figli, il Padre abbia creato un unico Sole nel firmamento del Suo splendore. Essi vedono quel Sole
da differenti angolazioni secondo il posto in cui abitano, a nord o a sud della sua orbita celeste; per
alcuni esso è più luminoso, per altri meno. Ciononostante è lo stesso Sole, incomparabile nel suo
genere per il bene della terra.
Esso non favorisce un popolo concedendogli più benefici rispetto a un altro. Ma spande i suoi
raggi dappertutto nella stessa misura. È la libera volontà dei popoli che determina la porzione che
spetta a ciascuno, in base al luogo che scelgono come dimora.
Rifletti bene su questa analogia, figlio mio, e vedrai che se Cristo è il Sole per una religione,
deve logicamente esserlo per tutte le altre. Il Sole non può essere nascosto sull’intera superficie del
globo – a meno che questo non gli volti le spalle. Allora resta davvero nascosto, e tuttavia, anche
così, soltanto per una stagione.

ARNEL †

57
IN CHE MODO LE FORZE CELESTI SI OCCUPANO DEL CRISTIANESIMO

Martedì 18 marzo, 1919.


Figlio mio, ti abbiamo parlato del Cristo, te lo abbiamo mostrato da un punto di vista più ampio
rispetto ai dettami approvati dal Cristianesimo. Proseguiamo brevemente col racconto.
Giunti nelle vicinanze della terra, la nostra e altre compagnie, la cui missione era rivolta alla
Chiesa Cristiana, sostarono ancora un po’ e furono riunite assieme allo scopo di comprendere
meglio i diversi aspetti del lavoro. Allora il Cristo Stesso intensificò la Sua Presenza e ci apparve in
forma personale. Stava sospeso nel cielo in piena vista. In quel momento eravamo più prossimi allo
stato terreno rispetto alle altre volte che venne da noi, e che ti ho menzionato. La Sua apparizione
era quindi più materiale e più dettagliata. Vedemmo molto chiaramente la Sua veste. Gli copriva il
corpo fino alle ginocchia, e lasciava scoperte le braccia. Fissammo lo sguardo su quel vestito, il
quale rifletteva i sentimenti che dalla terra andavano verso di Lui sottoforma dei vari credi religiosi.
Non saprei spiegarti in quale modo ci fu rivelata questa conoscenza, se non dirti che quella veste
catturava la luce proiettata in alto dalla devozione e dagli insegnamenti religiosi del mondo. Essa
agiva come uno spettroscopio e divideva i raggi nei loro originari elementi costituenti. In tal modo
li potevamo esaminare e, così facendo, scoprimmo che nessuno di quei raggi era davvero
immacolato. Ognuno di loro era macchiato e incompleto.
Studiammo a lungo la faccenda, poi fummo indotti a capire quale soluzione bisognava applicare
al caso. Era una soluzione radicale. Gli uomini non solo avevano sottratto qualcosa alla Sua gloria,
ma avevano aggiunto altre glorie non Sue. E tuttavia questi splendori aggiuntivi erano di un genere
così falsato da essere del tutto indegni per Lui. Era glorificato con titoli e attributi verbosi. Superbi e
ridondanti, e davvero disdicevoli.
Potresti farmi qualche esempio, Arnel?
Gli uomini Lo hanno chiamato Dio, dissero che era Divino. Hanno usato parole troppo grandi
conoscendone scarsamente il significato. Da un lato, Cristo non è il Supremo, l’Unico perfetto
Essere degli Esseri. Il Padre Stesso non lo è, ma è la massima espressione dell’Essere che l’uomo
può concepire. Il Padre è più grande del Cristo; il Cristo fa parte del Padre, è il Figlio di Dio.
D’altro canto, il Signore Cristo ha poteri e glorie molto maggiori di ciascuna di quelli con cui gli
uomini investono Dio Padre. Il sommo fra gli Esseri che il Cristianesimo riconosce è il Padre
Onnipotente. Questo attributo sembra conferire grande potenza. Ma l’idea che gli uomini vi hanno
infuso è misera e ristretta rispetto persino alla reale imponenza del Cristo, per come noi l’abbiamo
conosciuta. E noi siamo solo dieci sfere lontano dalla terra. Quale deve essere allora la Sua vera
magnificenza!
Gli uomini dicono che un solo alito Lo separa dal Padre – cosa che Egli stesso non ha mai
asserito. Un altro respiro, dicono, e il Signore Onnipotente è come il Padre. Ma quale potere
riservano al Cristo?
Affermano che il Cristo venne sulla terra in tutta la pienezza del Suo Essere. Ma riconoscono
che il Regno dei Cieli non può contenerLo.
Non andrò oltre, figlio mio. Tanto è l’amore e la devozione che provo per Lui, umilmente
inchinato ai piedi del Suo Trono Regale, che questi grovigli di luce frastagliata proiettati su di Lui
mi affliggono e mi addolorano enormemente.
Per questo il Suo vestito era rovinato da macchie colorate che si mescolavano in modo del tutto
disarmonico. Se fosse stato possibile insudiciare la santità dall’esterno, avrebbero sporcato anche
Lui. Ma la veste della Sua Santità gli proteggeva il Corpo e rifletteva quell’assortimento variegato
nello spazio circostante la terra. Questi colori non riuscirono a oltrepassarLo e non raggiunsero i
cieli superiori a quello in cui eravamo. Erano rifratti in basso. Così noi li osservammo e prendemmo
nota.
Dunque, la soluzione che ci venne rivelata non fu altro che questa: la demolizione del Cristo
terreno. Questa è l’esatta verità, anche se sembra terrificante. E per quanto terribile, è la pura realtà.
Lascia che ti spieghi.
58
Alcuni edifici sembrano essere malamente costruiti da muratori poco abili, ma capaci di
sistemarli e restaurarli. Altri sono così malfatti che devono essere abbattuti, rasi al suolo, con la
necessità di recuperare nuovo materiale per ricostruire da capo la casa. Quello che resta sono le
fondamenta nel sottosuolo. Quest’ultima casa rappresenta il Cristo della terra. Non dico il Cristo
stesso, ma il Cristo delle religioni terrene, il Cristo dogmatico del Cristianesimo. Tale Cristo, come
appare nel credo cristiano accettato oggi, non è degno di Lui. Quello deve essere abbattuto, il suo
materiale disperso – e salvate solo le profonde fondamenta. Allora si potrà raccogliere nuovo
materiale e innalzare un tempio magnifico, un tempio degno dentro al quale collocare il Suo Trono,
degno a coprire il Suo capo mentre siede sul Trono.
Ciò che ti comunico oggi, figlio mio – dal luogo un po’ distante in cui mi trovo – non è una
minaccia. Quest’opera prosegue all’incirca da un secolo e mezzo. La demolizione non è ancora
completa nei paesi dell’Europa. Ma va avanti. Quando Egli si sarà tolto la veste della Sua Divinità
intessuta nei telai della terra, avremo un’altra Regale Veste Divina intrecciata nei telai dei Cieli,
illuminata da raggi di luce eterna, resa soffice dai fili di seta dell’amore divino, e adornata con le
perle delle lacrime angeliche raccolte mentre cadono sulla terra, allorché gli angeli chinano la testa
per osservare la vita degli uomini; allora sono colte e sparse sul pavimento davanti ai gradini della
Casa del Padre. Colà restano finchè la gran luce dei Suoi raggi d’amore non le rende splendide, e
adatte a ornare la veste del Figlio. Poiché esse furono lacrime di grande amore.

ARNEL †

IN CHE MODO LE FORZE CELESTI SI OCCUPANO DELLA TERRA DI CRISTO –


LA PARABOLA DELLA NONNA E DEI PIANETI

Mercoledì 19 marzo, 1919.


Questa spogliazione del Cristo procede e ha una certa relazione col progresso materialistico
della scienza di cui ti abbiamo parlato. Anche se il modo di affrontare le due questioni diverge
alquanto nella procedura, tuttavia la finalità, e il nostro scopo, sono identici. La relazione poc’anzi
accennata è visibile nella tendenza generale verso l’esaltazione della natura e l’eliminazione del
puramente spirituale. La scienza in questo senso opera dall’interno (della materia) verso l’esterno e,
spezzando i suoi lacci, emerge nel regno delle cose spirituali. Nel caso di Cristo, gli uomini stanno
lavorando dall’esterno, non aggiungendo, ma rimuovendo la scorza, poi la polpa, finchè non rimarrà
che il seme. In quel seme c’è la vita, e quella vita fra poco irromperà e farà nascere un frutto
meraviglioso.
Tuttavia la mentalità umana non può essere sottoposta a un solo criterio di giudizio in tutto il
mondo in un certo periodo. Il libero arbitrio deve essere sempre considerato in questa valutazione.
Così la totale spogliazione del Cristo rispetto alla Sua Divinità non è una necessità universale.
Abbiamo osservato che in alcune comunità le persone hanno un tale modo di pensare che se fossero
certe della natura meramente umana del Cristo, perderebbero del tutto la fede in Colui che guida
l’universo. Così la loro fede non viene toccata, ma non rimane immutata. Del resto anche loro
hanno sentito dire che il Cristo era solo un uomo. Questo li turba, e poiché non hanno il coraggio di
approfondire l’argomento e cercare la verità, la mettono in disparte e si aggrappano all’Autorità
come al relitto di un naufragio, che li tiene a galla.
Altri affermano con troppa baldanza di avere risolto l’enigma del Cristo. La loro risposta è
questa: “Era un Uomo, semplicemente un uomo”. Figlio mio, noi pure abbiamo indagato a fondo
questo serio argomento. E così hanno fatto i nostri mentori, che sono molto avanti e dotati di grande
saggezza. Eppure non abbiamo ancora risolto il problema, e i nostri maestri, che hanno più
conoscenza di noi su questo profondo mistero, non sanno tutto. Noterai, figlio mio, che mentre
alcuni dei vostri professori di teologia stabiliscono con precisione, e convinzione, la natura e gli
attributi persino dell’Essere Supremo, ci sono alcuni, più evoluti di noi, che non si avventurano così
59
lontano, neanche quando parlano del Cristo. Beh, il vecchio ariete non procede col passo brioso e
saltellante del capretto. Egli è saggio e rispettoso, più del giovane capretto.
Ora, benché ci siano comunità a cui viene lasciato il loro credo, la riabilitazione del Cristo non
verrà da loro. Verrà invece dai tipi più audaci, che hanno camminato lontano, e con loro sorpresa. In
piccola parte sarà intrapresa da altri, ma il grosso verrà dalle persone che se non altro hanno letto
con mente aperta gli insegnamenti degli autori che hanno esposto la dottrina del mero-uomo. Ci
sono eccezioni da ambo le parti, ma qui parlo in linea generale.
Mi sono dilungato su questo argomento perché mi è sembrato di fondamentale importanza per il
Cristianesimo. Grande è il dolore che affligge tanti quando sentono parlare del loro Salvatore in
termini di apparente irriverenza. Questo avviene a causa del loro amore per Lui. Esito a farlo, figlio
mio, ma sono costretto a dirti che sarebbe bene se costoro avessero una conoscenza di Lui grande
almeno quanto il loro amore. Molta della loro devozione arriva a Lui sottoforma di nebbie e vapori
che non Gli appartengono, essendo il risultato della loro immaginazione. Per quanto sincera, resta
sempre immaginazione, e il suo effetto sui devoti che la producono affievolisce la loro stessa
devozione, finchè il suo volume non sarà ridotto. Questo amore certamente Lo raggiunge, ma è
misto a un timore che lo rende debole. Farebbero bene, quei devoti, a lasciar cadere la paura dalla
loro adorazione, e amarLo veramente, certi che Egli non sarà deluso se pensano a Lui in termini
audaci, conservando l’umiltà, e persino se in qualche minuzia capitasse loro di sbagliare. È così che
agiamo noi, senza temerLo, perché sappiamo di non poterLo comprendere del tutto e, con umiltà e
buona volontà, cerchiamo la verità che è in Lui senza paura di fallire o di essere rimproverati.
Figlio mio, fai lo stesso pure tu. E stai sicuro che, come la Sua gloria è molto più grande di
quanto il Cristianesimo abbia mai sognato, anche la perfezione del Suo amore è ben oltre la vostra
immaginazione.
Alcuni dicono che il Cristo si è incarnato diverse volte, ad esempio, in Krishna e in Buddha. È
vero?
No, figlio mio, non è proprio così. Prima di quell’insegnamento, l’uomo dovrebbe comprendere
l’intera natura e il significato dell’entità chiamata Cristo. Tuttavia ti ho già detto che questo resta un
mistero anche per noi e per i nostri superiori. Ecco perché, forse, nel cercare di trasmettere la mia
conoscenza scivolo nel paradosso, come adesso.
Non è corretto dire che il Cristo, manifestatosi in Gesù di Galilea – e il Padre attraverso Lui – è
lo stesso Cristo che si manifestò in Buddha. D’altro canto non è neppure corretto dire che ci siano
più Cristi. Come il Cristo di Gesù è un aspetto del Cristo Padre-manifesto, così il Cristo di Buddha
rappresenta un altro aspetto del Cristo Padre-manifesto. Gesù e Buddha sono due diversi aspetti
della manifestazione dell’Unico Cristo.
Ogni uomo incarna una diversa espressione del suo Creatore. Nondimeno tutti gli uomini sono
simili. Così, anche le manifestazioni di Gesù Cristo e di Buddha Cristo sono sia diverse che simili.
Gesù Cristo però fu una manifestazione più completa dell’Unico Cristo rispetto al Buddha Cristo.
Entrambe furono comunque espressioni del vero Cristo. Ho parlato solo di questi due, Gesù e
Buddha. Ma altre incarnazioni ci sono state, e a tutte si possono applicare le stesse parole in linea di
principio.
Figlio mio, vola alto col pensiero, e cerca di trovare il Cuore di Dio. Ma quando crescono le
perplessità, come adesso sul Cristo, prendi il racconto della vita di Gesù e leggi di Lui come di un
fratello, un amico, e così scoprirai che, persino nella Sua dolce e impareggiabile umanità, c’è
abbastanza Divinità da soddisfare sia il proposito che la devozione. Quando nella tua vita avrai
raggiunto quella perfezione, ti accorgerai, da questa parte, che Egli è sempre davanti a te. Così,
mentre aspiri e contempli i cieli, non dimenticare tutti i grandi prodigi che ti circondano, e ricorda
che sulla terra puoi trovare abbondante dolcezza per la tua consolazione.
Una sera d’estate due bambine giocavano davanti alla porta di casa, mentre la Nonna sedeva
appena dietro l’uscio e rammendava i loro calzini alla luce di una candela accesa accanto alla
poltrona. Una bimba disse all’altra: “Guarda, quello è il mio pianeta. È più grande e più luminoso di
tutti gli altri. Qual è il tuo Mary?”. E Mary rispose: “Il mio pianeta è rosso. Anch’esso è molto
60
grande. Adoro il suo colore, perché non è gelido come quelli bianchi”. Così cominciarono a
discutere su quale fra tutti i pianeti meritava la loro ammirazione. Non riuscendo a mettersi
d’accordo, chiesero alla Nonna di venire fuori e indicare il suo pianeta preferito, pensando che la
sua scelta avrebbe dimostrato qual’era il pianeta migliore. Ma lei, continuando a cucire, senza
nemmeno alzare gli occhi, rispose: “Non ho tempo, bambine, la Nonna è impegnata a rammendare i
vostri calzini. E poi che bisogno c’è – ci siedo sopra. Questo pianeta è stato di grande aiuto per me”.

ARNEL †

PERCHÉ CRISTO S’INCARNÒ COME UOMO E NON COME DONNA

Venerdì 21 marzo, 1919.


Continuerò a toccare diversi temi che spero siano di tuo interesse, giacché non voglio allungare
troppo i miei messaggi. Menzionerò la causa principale che ha condotto all’attuale crisi del conflitto
tra i fratelli dell’umanità. È la tendenza ad esaltare la manifestazione esteriore della materia rispetto
all’attività interiore, più dinamica, dello spirito. Questo fattore è entrato in ogni aspetto della vita
occidentale, cominciando a tingere anche il pensiero e il movente orientale. Si è mescolato, in
misura più o meno ampia, con la gestione dei problemi nei diversi aspetti politici, sociali e religiosi;
persino l’arte non si è sottratta alla sua influenza. Ciò non ti suonerà nuovo, dal momento che ti ho
già descritto il percorso dell’evoluzione cosmica verso l’esterno e il basso, nella materia e nella
forma.
Ti ho parlato anche del Cristo in manifestazione. Dissi che su qualunque pianeta Egli decida di
incarnarsi – quale che sia lo stato corrispondente all’incarnazione terrena – andrebbe a compiere la
Sua opera nella forma più adatta alla gente verso cui è indirizzato quel lavoro. E lo stesso vale per il
luogo e il periodo in cui decidesse di manifestarsi.
Ora mi riferisco all’ultima incarnazione di Cristo in Gesù di Galilea. Gli uomini hanno
dimenticato il profondo significato del fatto che, mentre nella Divinità – per quanto ne sappiamo –
non c’è alcun sesso separato, né maschio né femmina, Egli venne sulla terra a quel tempo, e tutte le
volte precedenti, come Uomo. Ecco un mistero che voglio chiarirti.
Finora il cosmo si è evoluto verso l’autoaffermazione, che si esprime nella forma. Lo spirito,
essenziale e assoluto, è privo di forma, qualunque cosa intendiate con quella parola. In questo lungo
periodo di evoluzione, ora in fase conclusiva, è stato l’uomo ad assumere il comando, non la donna.
Era inevitabile, perchè l’autoaffermazione è maschile, non femminile. L’uomo impone la sua
personalità e include la donna prescelta nella sua individualità. La protegge, la mantiene, la
rivendica per sé contro tutti. La volontà della donna coincide con quella dell’uomo, ed ella si
sottomette al volere del marito. Se l’uomo è di natura più raffinata, o meno raffinata, farà prevalere
la sua volontà su quella della moglie in misura più o meno mitigata da dolcezza e amore. Questa
tenerezza non appartiene al modello maschile, ma all’ideale femminile. Annotalo: è un fatto pregno
di significato.
Così, considerando la terra, per adesso, e non altri mondi, diciamo che durante le ere si è
sviluppata questa espressione di dominio della forza corporale e intellettuale. Tale duplice
manifestazione di forza è stato l’elemento dinamico in tutti i campi del progresso: politico,
scientifico, sociale ecc. È stato il principio guida nella vita del mondo fino a questo momento. Il
Vessillo dell’Umanità è stato blasonato con l’Uomo leader. Ecco perché Cristo è venuto sulla terra
come Uomo, e non come donna.
L’apice di questo stadio è stato superato solo da poco. O meglio, siamo ancora nella fase di
passaggio. L’espressione esteriore di quel punto culminante è stata l’ultima Guerra.
Abbiamo sofferto molto a causa dell’ultima Guerra, Arnel. Non parlerai di quella, non è vero?
Non mi dilungherò, figlio mio. Ma se dovessi tacere su quel catastrofico evento, dovrei
tralasciare il vertice in cui convergono importanti linee d’evoluzione, che hanno trovato espressione
61
naturale e inevitabile nella Guerra. Se lo osservi senza trasporto emotivo vedrai che, il lato migliore
del principio di autoaffermazione è che un uomo, durante la vita, dovrebbe esprime somiglianza al
suo Creatore; il lato peggiore conduce al dominio e all’incorporazione. Mentre l’uomo di carattere
raffinato rispetta la donna, l’uomo brutale la domina. Allo stesso modo anche una nazione evoluta
cercherà di servire altre nazioni e, se queste sono deboli, le aiuterà con la sua maggiore forza. Ma
un popolo rozzo mira a schiavizzare i popoli più deboli e a dominarli.
Che sia elevata o infima, l’azione è sempre di stampo maschile, e dipende dall’inclinazione
dell’uomo. L’uomo virtuoso dà, l’uomo volgare prende. Il dare e il prendere rispecchiano la
tendenza dell’uomo, non della donna. Nell’uomo, il dare è considerato un merito e una gratuità, ma
per la donna è un fatto normale. Nell’uomo esso aggiunge una grazia, nella donna fa parte della sua
femminilità.
Il Cristo ha dimostrato il principio di autoaffermazione, che era il motivo conduttore della razza
nella quale è venuto. Egli rivendicò tutto e prese tutto, come fa l’uomo, non come fa la donna. Dopo
avere affermato questo principio, Egli rinunciò a tutto, e diede tutto, come dovrebbe fare l’uomo. Se
l’uomo adottasse questo comportamento non agirebbe secondo l’ideale maschile, ma secondo
l’ideale femminile. Così facendo diventa un uomo più perfetto di quanto sarebbe se non agisse in
quel modo. Fra poco capirai quanto sia giusto questo paradosso. Ora voglio richiamare alla tua
memoria alcuni motti di Gesù Cristo che, pur restando Uomo nella forma fisica esteriore, manifestò
nella Sua natura la perfetta espressione della Divinità, in cui entrambi gli elementi, maschile e
femminile, permangono congiuntamente.
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Tuttavia esiste un
amore ancora più grande: dare la vita per i propri nemici. E quando vedo l’amore fedele di certe
donne per uomini che le fanno soffrire, posso immaginare questo superiore atto d’amore come
peculiare della donna. Gesù diede la Sua vita per chi lo trattò malamente, e questo, mi pare,
suggerisca l’elemento femminile presente nella Sua natura, piuttosto che quello maschile.
Pensa anche alle Sue parole: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. È arduo per l’uomo
realizzare queste parole nel pensiero o nell’azione, ma è facile e spontaneo per la donna. L’uomo
approva questa verità, ma rimane attaccato all’azione di prendere. La donna cerca la sua felicità nel
dare. E se non restituisce in vari modi ciò che riceve, non è soddisfatta. Puoi vederlo con rispetto in
quel mistero che è la perpetuazione della specie. La distribuzione del pane fu una lezione pratica
improntata sempre su questo tema. Ma non mi dilungherò oltre.
Quello che cerco di mostrarti è questo: il mondo è servito da palcoscenico in cui l’elemento
eroico nel genere umano si doveva esprimere in tutti i suoi aspetti. La frase “forza maschile” si
accorda in modo naturale al nostro pensiero e non trasmette vibrazioni stridenti come dire “forza
femminile”.
Tuttavia l’uomo è l’espressione di un aspetto della Divinità, e solo di uno. Questo aspetto è stato
ampiamente manifestato durante i lunghissimi secoli passati. Ora rimane l’altro aspetto da
manifestare, prima che l’esperienza del genere umano sia completa. Finora l’uomo ha condotto
l’avanguardia, e noi abbiamo visto il risultato della sua guida. Le epoche future tengono in serbo
un’altra e più gradevole dote per l’umanità.

ARNEL †

IL FUTURO DELLA DONNA –


LA PARABOLA DELL’OREFICE E DEL DIAMANTE

Lunedì 24 marzo, 1919.


Scrivi quello che ti trasmettiamo e non metterlo in discussione. Quando il dettato sarà completo,
leggilo per intero e giudica il nostro messaggio dall’insieme e non da una singola parte. Ti dico
questo perché dobbiamo comunicarti qualcosa che non sarà conforme alla mentalità della
62
maggioranza. Ma tu mettilo per iscritto, giacché è nostro dovere annunciarlo, anche se in modo
sintetico.
Fino alla venuta del Cristo, in Gesù di Galilea, l’evoluzione era proseguita lungo la linea
dominante dell’intelletto e della forza del braccio armato dell’uomo. Quello era l’elemento maschile
nel progresso della specie umana. Laddove prevalevano altri modelli, questi erano eccezioni al
corso generale dell’evoluzione, come piccoli ruscelli affluenti al fiume principale. Stiamo parlando
dello schema generale e non del particolare.
Gesù venne, e nel turbinio dell’agire umano versò la Sua ampolla d’olio. Spiegò a coloro che Lo
vollero ascoltare che la vittoria finale non era privilegio del forte, sia esso di braccia o d’intelletto,
ma che sarà il mansueto a ereditare la terra – ereditare, non conquistare. Osserva che Egli parlava
del futuro.
Gli uomini accettarono il Suo insegnamento e lo riconobbero essere eccellente e veritiero, se
messo in pratica. Per quasi due millenni hanno lottato per fondere i due assieme; unire la
mansuetudine al dominio, mescolarli nelle questioni nazionali, internazionali, sociali ecc. Ma i due
elementi non sono riusciti a fondersi; tanto che alcuni hanno sostenuto che il Cristianesimo non è
adatto per condurre gli affari pubblici. Ma questa conclusione è sbagliata. L’insegnamento di Cristo
è l’unico elemento eterno e duraturo nella vita terrena.
Così gli uomini hanno ammesso che la violenza e la forza si sono dimostrate insufficienti. Il
rimedio finora è stato di conservare l’elemento fallace e cercare di mitigarlo con l’elemento più
tenero della docilità. Si sono sforzati di mantenere il dominio esercitato dall’uomo cercando di
addolcirlo con l’elemento femminile della mitezza. Ne risultò un fallimento. Cosa ne deduci, figlio
mio? L’unica via che resta è la rinuncia all’elemento fallace, e la graduale ascesa della mitezza,
quale ingrediente femminile, fino a guadagnare il primo posto nella vita.
Il passato del mondo è stato un passato maschile, il futuro del mondo sarà un futuro femminile.
La donna ha sentito questo stimolo come qualcosa di nuovo che potrebbe condurre alla salvezza
del suo sesso. Ma questo pensiero è indegno, e chiaramente di parte, perciò non adatto. Quando un
tempo una donna partorì il Salvatore, Egli venne per salvare non un genere sessuale, ma l’intera
razza umana. Tale sarà il risultato delle doglie patite adesso dalla donna.
Sentendo questa nuova realtà scuotersi dentro di lei, la donna comincia a prepararsi per dare alla
luce la sua discendenza. Confeziona vestiti per il nascituro. Gli abiti che imbastisce sono per un
uomo-bambino. Si è recata allo stesso mercato dove gli uomini comprano e vendono le loro merci e
li ha sfidati nel baratto. “Anche noi possiamo fare il vostro lavoro”, dice la donna. Ma non
comprende ancora che sta versando vino nuovo in botti vecchie. Il risultato è che periranno
entrambi. Intanto la donna deve imparare la sua lezione come ha dovuto fare l’uomo. L’uomo ha
capito donde nasce il fallimento, ma non sa che strada prendere per la vittoria. Con una mano si
tiene saldo al passato, mentre tende l’altra verso il futuro. Ma quella mano è ancora vuota, nessuno
l’ha afferrata, né lo farà fino a che con l’altra mano non lascerà andare il passato.
Oggi la donna agisce come ha fatto l’uomo un tempo: cerca di unirsi a lui nel suo dominio delle
faccende mondane. Ma il futuro della donna non è in quella direzione. La donna non dovrà
dominare la razza umana, né da sola né assieme all’uomo. Ella guiderà l’umanità nell’avvenire, ma
senza dominarla.
Come ho detto in precedenza, l’evoluzione terrestre è stata diretta in basso, verso la materia. Qui
l’uomo ha condotto i giochi, e l’armatura necessaria a tale aspro conflitto con la materia ben si
adattava a lui. Ora la spirale inferiore della discesa è stata raggiunta, comincia ad essere superata, e
la razza umana si è avviata sul sentiero ascendente dello sviluppo spirituale. Nel mondo spirituale
non conosciamo alcun dominio di governo così come l’ha modellato l’uomo. Noi conosciamo il
dominio dell’amore. È con questo che la donna prenderà in mano le redini, quando avrà imparato la
lezione di quanto sia fallace la regola del dominio.
Figlio mio, riconosco che è molto difficile spiegarti come sarà la futura guida della donna.
Finora questo tipo di conduzione si presenta articolata in due aspetti nella mente umana: c’è il
governante e il governato, il dominante e il sottomesso. Questo dualismo non ha posto nella guida
63
futura. Persino la parola “guidare” presuppone un gruppo che procede davanti e altri che seguono,
dietro forzatura. Ma questa non è la guida che ci è stata mostrata e che attende la razza umana.
Lascia che te lo spieghi. Essa è visibile in Gesù Cristo. In Lui vedi le più eccelse virtù
dell’uomo, senza alcun tratto sgradevole e rude. Mescolate nella Sua personalità scorgerai anche
l’intera dolcezza femminile, ma priva di debolezze. Così un domani i due, uomo e donna, saranno
non due sessi separati anche se perfettamente assimilati l’uno nell’altra, ma due aspetti di un solo
sesso. Dove governa la forza, il verbo è: “Io dirigo, tu segui”. Dove governa l’amore non sono
necessarie parole, ma il cuore sussurra al cuore: “Procediamo assieme, mio amato”.
Capisci quello che cerco di dirti, figlio mio?
Penso di sì, Arnel. Ma per quelli abituati all’attuale stato delle cose, è arduo afferrare l’idea
che il progresso possa compiersi senza uno che guida e l’altro che segue.
È così, mio caro. Hai illustrato molto bene la difficoltà che riscontri persino nell’esprimere le
tue idee. Usi concetti pertinenti a ciò che il mondo intende come organizzazione e gestione ordinata,
perché un esercito o una grande impresa d’affari sono organizzati da cima a fondo.
Ora una gestione ordinata si trova anche nelle sfere celesti, ma è basata non tanto sul maggiore o
minore potere, ma su quello che sta dietro ogni potere, l’Amore.
Prova a immaginare, neanche tanto vagamente, cosa significhi questo nel suo funzionamento.
In termini molto realistici significa che non esiste né superiore né inferiore, né grande né
piccolo, come intesi in senso terreno. Sappi che per quanto concerne la relazione fra un arcangelo e
uno spirito appena arrivato, è sempre presente il fattore potenziale. Quel giovane spirito è
potenzialmente non solo un arcangelo, ma un Principato, una Virtù, un Potestà, che sono oltre il
grado di arcangelo. E riguardo alla relazione fra, diciamo, un angelo e il Padre – ebbene, nel senso
terreno un angelo è realmente inferiore; ma nell’atmosfera dei cieli quella relazione è assorbita in
una sola grande realtà: l’Unità con Dio, perché quell’angelo sa di essere uno con Dio. Superiore e
inferiore non hanno valore essenziale qui. Questo può riguardare gli abiti esteriori, come gioielli o
decori, ma non trova posto nel santuario interiore del cuore.
Ecco quanto abbiamo appreso da ogni Manifestazione di Cristo. Noi abbiamo sempre viva la
percezione che, mentre Egli è il Re e noi i sudditi, allo stesso tempo Egli è uno col Suo Regno, e
tutti i Suoi sudditi ne condividono il Trono. Egli ci comanda e ci guida, e noi obbediamo e
seguiamo, non tanto perché esercita il comando, ma perché Lo amiamo e Lui ama noi. Capisci,
figlio mio? Bene, ora getto un po’ di luce ultraterrena sul futuro della razza umana e forse avrai
qualche barlume del cammino venturo che ci è stato mostrato.
Ricordati anche che l’intelletto è una qualità maschile, ed è quindi uno strumento imperfetto per
descrivere il futuro di cui parlo. L’intuizione è femminile, e sarà una lente migliore per il tuo
telescopio. Penso inoltre che quando le donne leggeranno questo messaggio, assimileranno il suo
contenuto più facilmente degli uomini, che non sono mai soddisfatti se non comprendono a fondo.
Alla donna non importa avere una comprensione esauriente, poiché considera la logica di scarsa
importanza, e non ne fa un grande uso. Ella possiede l’intuizione che svolge un ottimo servizio per
lei, e fra non molto fornirà un servizio ancora migliore a entrambi, lei e l’uomo.
Arnel, non credi sia utile inserire a questo punto una delle tue belle parabole?
Un orefice prese in mano due pietre preziose, un rubino e uno smeraldo, per scegliere quale
incastonare nel bracciale della moglie del Re. Ma era perplesso sul da farsi, perché il rubino era la
gemma preferita del Re, e lo smeraldo della Regina. Così non riuscendo a prendere una decisione,
chiamò sua moglie e le chiese cosa avrebbe fatto in quel caso. Ella rispose che avrebbe scelto un
diamante. “Perché”, disse l’orafo, “dato che non ha né l’uno né l’altro colore?”. “Fai una prova”,
ribatté la moglie. E così fece. Mentre andava al Palazzo, fu assalito dal timore di dispiacere al Re,
alla Regina, o a tutti e due. Ma il Re vedendolo, esclamò: “Hai fatto un ottimo lavoro, orafo. Quel
diamante ha un’eccellente limpidezza ed emana magnifici bagliori rossi. Fallo vedere alla mia
signora”. L’orafo andò e lo mostrò alla Regina. Anche la Regina restò molto soddisfatta: “Orafo,
hai un ottimo gusto nello scegliere le gemme. Questo diamante è veramente splendido con i suoi
riflessi color smeraldo. Rifinisci il gioiello e riportamelo”.
64
A quel punto l’orefice fu colto da una grande perplessità; giunto a casa domandò a sua moglie
perché avesse scelto il diamante per il bracciale. “Com’è andata al Palazzo?”, chiese lei, “Sono stati
entrambi molto soddisfatti”, rispose l’uomo, “il Re ne ha apprezzato la limpidezza che emanava
raggi rossi, e la Regina ha visto nella sua chiarezza sfumature smeraldo”.
“Eppure”, disse la moglie saggia, “entrambi avevano ragione, perché i raggi rubino e smeraldo
derivano dal bianco, una volta scomposto, e dentro ci sono anche altri colori. L’amore racchiude nel
cuore tutte le virtù fuse insieme, e ogni virtù separata è solo un raggio dell’Amore. Il Re e la Regina
hanno visto nella brillantezza del cristallo il loro colore prediletto. Ma nessuna furiosa controversia
si è accesa fra loro. No, i loro colori preferiti erano fusi assieme nel diamante e, unendosi alla sua
originaria lucentezza, hanno perduto la loro identità. Perché grande è il loro amore”.

ARNEL †

LA DONNA DEL FUTURO

Martedì 25 marzo, 1919.


E ora, dopo avere scoccato una freccia nel futuro, dobbiamo tornare sulla linea di partenza e
adattare leggermente il messaggio che ti abbiamo trasmesso la volta scorsa. Ho parlato in senso
generale, considerando le caratteristiche più importanti nel progresso della razza umana. La fase in
cui l’umanità è entrata, è tutt’altro che semplice. Così come le sfere si compenetrano a vicenda,
diverse correnti di progresso si mescolano assieme nell’unico grande fiume dell’evoluzione umana.
E quando affermo che il dominio dell’uomo lascerà il posto alla dolcezza della donna, non dico
che il principio del dominio sarà annullato. No. L’evoluzione del genere umano nella materia e
nella forma era un proposito del Creatore, e nessun piano viene realizzato per poi essere messo da
parte. Questo periodo evolutivo, ormai al termine, era soprattutto a favore della crescita spirituale
dell’uomo. E la maestria del comando che egli ha assimilato, sarà incorporata nel nuovo composto
ora in fase di formazione per la sua futura elevazione.
I raggi rubino non saranno rimossi dal diamante, altrimenti il suo splendore verrebbe a mancare
di una certa bellezza. Ma la manifestazione di quei raggi sarà più attenuata, man mano che il
gioiello assimilerà nelle sue sfaccettature la luce dell’avvenire da una nuova angolazione. Così per
un certo periodo i raggi che risalteranno nel suo scintillio non saranno i rubini, come finora, ma
quelli smeraldo.
E come altri raggi hanno avuto a loro volta rilevanza in epoche passate, prima dei riflessi
rubino, così nel cuore del cristallo ci saranno nuovi bagliori che troveranno il loro naturale ambiente
nella manifestazione esteriore in epoche future, dopo che i raggi smeraldo avranno concluso il loro
ciclo.
Inoltre, la nuova era della donna non apparirà in modo violento e improvviso, ma molto
lentamente, per come gli uomini calcolano il tempo. Affermo che quest’epoca non è ancora nata.
Ma verrà alla luce a tempo debito. Quel momento è alle porte – ricorda che il Salvatore nacque di
notte, e pochi diedero importanza a questo fatto. Tuttavia Egli fu la causa e l’origine della Sua
futura era. A quell’epoca il mondo proseguì normalmente il proprio corso di vita, e nessun
cambiamento apparve a coloro che contavano gli anni dalla fondazione di Roma. Tuttavia oggi, a
causa di quella sconosciuta nascita del Bambino di notte, l’intero mondo Cristiano calcola il tempo
dall’anno del Signore (A.D. – “Anno Domini”) e il riferimento alla fondazione di Roma (A.U.C.) è
stato eliminato dai vostri calendari. Leggila come una metafora – visto che sei così gentile ad
apprezzare le mie parabole – e vi scorgerai un significato.
Ricordati della nostra esperienza durante la Manifestazione del Cristo Creativo nella Torre degli
Angeli. Quella fu una parte del nostro attuale addestramento per questa missione sulla terra. Ti
accorgerai dalla mia narrazione quanto fu accurato quell’insegnamento. Era incentrato sulla
creazione dei cosmi, e ci mostrò la costituzione degli atomi di cui sono fatti. Ci venne fatta vedere
65
l’evoluzione dei regni minerale, vegetale, animale e umano in un lungo e maestoso arco di vita
progressiva. Altre istruzioni seguirono, e ci fornirono la capacità di apprezzare i vari elementi che
partecipano, in particolare, alla composita vita terrestre, così da poterli esaminare uno alla volta in
maniera adeguata. Allora ci fu mostrato un fuggevole scorcio del futuro. E ciò mi conduce
all’attuale messaggio che sto per trasmetterti.
Ora, non posso dirti tutto della Manifestazione che ci permise di intravedere l’avvenire
dell’umanità. Ci sono raggi nel cuore del diamante che escono invisibili dallo spettroscopio. Ma
visto che puoi apprezzare quel grandioso spettacolo di mirabile fascino, che ci diede fiducia e
coraggio – intendo mostrartelo.
Venne il momento in cui i vapori attorno alla terra, a causa delle nostre sottili operazioni
chimiche, si separarono nei loro elementi originari. Questi vennero isolati e trattati uno ad uno da
specialisti addestrati a quel particolare servizio. In seguito furono trasmutati e, quando il processo di
riunione in un composto più evoluto stava per essere ultimato, fummo richiamati per consentirci di
riposare, mentre altri subentrarono nel nostro lavoro.
Ci riunimmo in miriadi, file su file, una sopra l’altra, nei piani sovramundani. Lo scenario era di
immenso splendore, e tutti ci sentivamo incoraggiati dall’unità di proposito così dispiegata.
Ciascuno di quella vasta schiera doveva svolgere la sua parte nella redenzione dei nostri fratelli
sulla terra, e quel proposito era personificato da Colui che conduceva la spedizione.
Queste schiere si estendevano lontano come mille arcobaleni visti dall’interno, con i loro
molteplici colori, tutti allineati e ordinati. Ogni angelo, ogni arcangelo era un veterano sul campo –
non come un reduce di guerra, ma per la più vivida sfumatura della veste e del corpo, arricchita dai
tanti bottini dati in omaggio all’Amore, e non rastrellati per avere conquistato il diritto di dominio.
Poi, dallo spazio che si era formato in mezzo a noi – una sorta di sfera cava, grande come un
mondo – affiorò l’entità del silenzio, di cui ti ho già parlato, a testimoniare la Presenza del nostro
Principe. E quando il silenzio calò su di noi, chinammo il capo in adorazione, come facciamo
sempre in quei momenti. Attendemmo felici nella grazia del timore reverenziale, tutti uniti
nell’Amore che trovava in Lui – il nostro Ospite invisibile – il suo punto focale.

ARNEL †

BREVE DESCRIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE:


IL GIOVANE CONQUISTATORE E LA SUA AMATA

Venerdì 28 marzo, 1919.


A questo punto avevamo assunto di nuovo la nostra condizione naturale, secondo la sfera di
appartenenza di ciascuno. Fermi sul perimetro della sfera cava, guardavamo tutti al suo interno
verso la terra, anche se questa non ci appariva visibile. Parlo di me, per il mio livello, e non di quelli
la cui dimora era più prossima al mondo terreno; perché penso che loro avessero almeno una
sembianza del pianeta sotto esame. Ciò che ora ti racconto riguarda solo il mio particolare punto di
osservazione.
Guardai dentro quel grande vuoto completamente disabitato; solo la circonferenza era illuminata
dalla nostra presenza intorno, ma nel profondo di quel globo tutto era buio e spoglio. Davvero
grande era l’oscurità al suo centro. Restammo in attesa, e da quel vuoto senza luce si levò un
lamento che si espanse in ogni direzione, aumentando d’intensità man mano che si propagava verso
di noi che davamo forma alla sfera spaziale. Più si avvicinava, più il suono cresceva, allora udimmo
un’altra nota mescolarsi al primo tono, poi un’altra ancora, finchè non si creò un accordo di
molteplici suoni. All’inizio era disarmonico, ma venendoci incontro diventava gradualmente più
armonioso, e alla fine l’intera sfera vibrò di un tono profondo, non più lamentoso ma ruggente e
virile.

66
Perdurò per qualche attimo, poi lentamente si unì ad esso un altro tono, più delicato, che da
basso variò fino ad assumere un registro da tenore. Mutò nuovamente fin quando lo spazio
all’interno delle nostre cerchie fu pervaso da una chiara sonorità sostenuta da un coro di voci
femminili.
Man mano che questa armonia si sviluppava, le vibrazioni luminose rispondevano al suo
progresso, e quando fu raggiunta la perfezione del suono anche lo spazio in mezzo a noi fu
illuminato da un fulgore meraviglioso. E al centro, equidistante da tutti, notammo che la
Manifestazione cominciava ad assumere visibilità.
Vedemmo la terra come una sfera di cristallo, sopra la quale c’era un bambino. Poco dopo
apparve al suo fianco una fanciulla, e i due si presero per mano. I loro graziosi e candidi visini si
volsero in alto ad osservare; così facendo trasfigurarono lentamente in un giovinetto e in una
donzella. Nel frattempo il globo su cui stavano prese ad espandersi raggiungendo dimensioni
considerevoli. Sulla circonferenza superiore apparve un trono a baldacchino; a quel punto la ragazza
condusse il giovane innanzi ai gradini del trono e, mentre ella s’inginocchiava, lui salì e si sedette.
Comparve una schiera di servitori che si disposero in cerchio intorno al trono; portarono al
giovane la corona e la spada, e gli posero sulle spalle un mantello rosso scuro riccamente decorato.
Quindi i menestrelli intonarono i loro pezzi musicali e cantarono per lui questa benedizione:
“Dallo spirito vieni tu, Padrone di tutta la vita sulla terra.
“Nell’universo esteriore, dove regna la forma, hai camminato, e percorso con lo sguardo il
mondo. E ben saldo sui tuoi piedi, hai visto che era un mondo buono, ma alquanto gravato da
afflizione. Con audacia ti sei proclamato padrone dell’altro sesso. E dopo aver conquistato il mondo
e la donna, hai capito che erano entrambi tuoi.
“Ti sei guardato intorno ancora una volta per apprezzare i tuoi possessi. E, col più sublime
sentimento, hai sussurrato il tuo amore per la cosa più bella che hai trovato là. Così la donna
divenne il tuo tesoro più prezioso fra tutte le gioie che il Padreterno ti aveva portato dal santuario
della Sua riserva di ricchezze.
“Dicci se le cose stanno così come te le abbiamo descritte nel nostro canto, Signore della terra,
vinta per diritto di conquista”.
Allora il giovane adagiò la spada sulle gambe e si preparò a rispondere al coro che aveva
recitato la sua benedizione.
“È così come avete cantato, voi che dalla vostra posizione sopra la terra avete seguito la mia
lunga guerra di innumerevoli battaglie. La vostra visione è chiara, e parlate secondo verità, poiché
siete vassalli, uomini e donne, del nostro comune Sovrano.
“E ora ho giustificato e affermato ciò che mi accinsi a rivendicare, e nessuno sulla terra mi
eguaglia in valore. Questa è la mia eredità. L’ho reclamata, era mio diritto.
“Tuttavia non sono completamente libero dall’inquietudine; e ora che questa faticosa ricerca si è
conclusa, a quale altra sorgente dovrò attingere per raggiungere il mio obiettivo? La terra, agitata da
turbolenze per lunghi secoli, si è ora riconciliata, ma resta inquieta. È stanca dei turbamenti, e
desidera tranquillità, desidera che il conflitto di oggi lasci il posto alla pace di domani.
“Voi che avete guidato la mia natura umana fin qui, miei amici angelici, indicatemi il cammino
per il viaggio futuro. Riconosco che non sempre ho dato ascolto ai vostri consigli, quando la lotta
mi assorbiva più della vostra saggezza sussurrata. Questa è stata la mia rovina, ma ora ho più
saggezza, pagata a caro prezzo; però, adesso che l’ho pagata, è mia.
“Oggi ho compreso meglio i vostri consigli, poiché la battaglia è finita e mi sento affaticato per
l’asprezza della salita attraverso cui mi sono arrampicato fino a questo Trono”.
Allora quei ministri si ritirarono ai lati dei gradini del Trono, e tra loro si formò un passaggio in
mezzo al quale apparve la giovane donna nella sua veste bianca-argentata, orlata di azzurro. Restò
in attesa, con le mani congiunte davanti a sé, con semplicità e dolce mitezza. Il suo sguardo mirava
dritto agli occhi del giovane re che sedeva più in alto di lei e la fissava intensamente.

67
Dopo una lunga attesa egli, con lentezza, prese la spada che aveva tenuto sulle gambe, si tolse la
corona e scese gli scalini fermandosi davanti alla donna. Quindi le consegnò la spada e le pose in
testa la corona. Poi s’inchinò, la baciò sulla fronte, e le rivolse queste parole:
“Fino adesso ti ho protetto e sono stato la tua forza contro i pericoli della strada, durante il lungo
viaggio che abbiamo fatto assieme. Col mio mantello ti ho riparato dai venti. Attraversando fiumi
impetuosi ho frapposto la mia fermezza contro l’assalto violento delle correnti, impedendo loro di
travolgerti. Ma ora i pericoli del sentiero sono alle nostre spalle, tempeste e diluvi sono svaniti
lasciando il posto alla dolce melodia della brezza estiva. E io ti ho condotto al sicuro, mia amata, in
questo giorno, assieme a tutti i miei beni.
“Ora ti consegno la mia spada e la mia corona. Con l’una ho protetto l’altra da ogni minaccia.
Sento che esse non mi attraggono più, a meno che non le affidi a te, e tu non sia così gentile da
accettare questo mio dono. Non sono trofei ottenuti dalle mie conquiste, sono miei per natura, e
adesso li dono a te, mia cara. Li offro alla tua dolce custodia, con tutto ciò che promettono.
Concedimi ancora la tua spontanea gentilezza, e all’amore con cui ti offro questi doni, ricambia con
l’amore accettandoli. Eccoti i miei regali, mia amata, il mondo e queste”.
Ella allora afferrò la spada e l’appoggiò alla sua spalla sinistra, allungò la mano destra
prendendo la mano di lui e lo condusse sui gradini davanti al trono. Qui fecero una pausa, e il
giovane, senza indugio, avendo meditato su ciò che era giusto fare, si fece da parte e s’inchinò
davanti a lei. La donzella senza indietreggiare si sedette sul Trono, mentre lui rimase in disparte ad
ammirarla, ben felice che fosse così.
E adesso che li guardavo, mi accorsi che appoggiata alla spalla sinistra della donna non c’era
più la spada, ma un ramoscello di palma cosparso di gioielli variopinti. Anche la corona era
cambiata, e al posto del suo pesante bordo di ferro e oro, una ghirlanda di fiori abbelliva i suoi
graziosi capelli castani, e brillava come una stella, con gemme azzurre, bianche, verdi, e giallo
vivido – un giallo così brillante che non esiste sulla terra.
Anche il giovane re era mutato. Il volto rilassato e l’aspetto più sereno; la veste che indossava
non era per il viaggio o per la battaglia, era larga e morbida, di colore oro tenue, con sfumature rosa
nascoste nelle pieghe.
E rivolto a lei, disse: “Grazie per avere accettato il mio dono. Ora mostrami il nostro cammino
futuro dove non sarò più io a guidare e tu a seguire, ma tu guiderai e io ti seguirò”.
La giovane rispose: “Non è così, io sono come te e tu come me, mio amato. Percorreremo
assieme il nostro viaggio venturo. Tuttavia sarò io a orientare la bussola verso la giusta direzione,
ma dovrai essere tu a leggerla, mio diletto”.

ARNEL †

LA FUTURA EVOLUZIONE DELLA TERRA – PSICOMETRIA

Martedì 1 aprile, 1919.


In breve tempo l’intero spazio racchiuso dalle nostre schiere fu di nuovo pervaso dal silenzio.
Ora i due sedevano assieme sul Trono, poiché la donna aveva invitato il giovane a sedersi accanto a
lei.
A quel punto udimmo la voce di uno dei grandi che aveva condotto le compagnie fino alla
Decima Sfera, e ci aveva preparato per la nostra avanzata verso la terra.
Costui, sospeso in alto dietro al Trono, disse con voce forte:
“Parlo a quelli della mia compagnia, e agli altri che sono stati chiamati a schierarsi con noi nella
discesa verso il mondo terreno. Questa Manifestazione vi viene data affinché possiate adempiere
alla missione che vi aspetta con la dovuta comprensione. Anche a noi, che siamo qui per guidarvi,
fu rivelata la conoscenza di queste cose. Ma per voi sono cose nuove.

68
“Pertanto serbatele con cura, in modo da poter procedere senza esitazione sulla strada che avete
davanti. Dio, nostro Padre, vi manda la Sua forza per partecipare alla missione del Suo Amato che
ci guida, e attraverso Lui il flusso divino si riverserà su noi, rendendoci validi servitori. A Lui, il
nostro Creatore, va tutta la nostra venerazione, per sempre”.
A quel punto scese sul Trono una foschia luminosa, che avvolse la terra fino a farla scomparire
completamente dalla nostra vista. Lentamente si espanse, occupando circa un quarto della sfera di
spazio, poi si fermò. Cominciò a roteare, sembrava assumere una certa solidità, anche se non era
solida come la materia fisica. Se provi a immaginare la materia terrestre che diventa per metà eterea
fino ad essere trasparente, capirai qual’era il suo aspetto.
Man mano che ruotava sul proprio asse, apparvero sulla circonferenza esterna terre emerse e
mari. Non avevano lo stesso profilo di quelli della terra odierna, e mutavano per come ora sta
mutando la superficie terrestre, ma più rapidamente; così cominciava a delinearsi la nostra futura
sfera di servizio. I secoli che vi attendono erano tracciati davanti a noi, e li leggevamo come un
modello in movimento.
Apparvero città, popoli e specie animali, oltre ai congegni creati dagli uomini per i loro diversi
scopi. E poiché il globo volgeva a noi la sua superficie in continua rotazione, fummo in grado di
osservarne tutti i progressi.
Intendo dire questo. Al posto delle tue isole c’erano altre terre. Le notai inizialmente, come
saranno fra pochi anni da oggi. Poi, per via della rotazione uscirono dalla visuale. Quando
riapparvero nuovamente si notò un leggero cambiamento nella conformazione delle coste, nelle
città e negli abitanti. Così mentre il globo girava, queste terre, l’intera razza umana, le loro opere di
costruzione, le macchine di locomozione e tutti i manufatti, progredivano nei secoli, anche se un
millennio trascorreva in poche ore. Devo adattare le mie parole al vostro modo di pensare, figlio
mio. Gli anni per noi non hanno lo stesso significato che gli attribuite voi.
Ora non mi sarebbe permesso di pescare per te nelle profondità delle epoche a venire. Gli
abitanti della terra devono procurarsi da soli la cena. Così deve essere. Tuttavia, sono autorizzato a
dirti dove si trovano i territori di pesca più probabili. E se qualcuno penserà che sono un buon
ammiraglio, farà vela seguendo la mia carta nautica, e inizierà la sua ricerca.
Dunque, la terra si fece più bella mentre navigava e ruotava nel suo viaggio lungo i secoli. La
luce aumentò in superficie, la massa divenne più brillante dall’interno. Le genti non si affannavano
qua e là inutilmente; la natura era maggiormente in armonia con gli uomini e ricambiava con più
benevolenza la loro abbondanza. Così la vita era meno febbrile e più dedita alla meditazione.
Questo accrebbe l’armonia fra i popoli, e tutti raggiunsero una migliore sintonia con noi che
riuscivamo, a nostra volta, a riversare su di loro una maggiore quantità di energia e la nostra pace
più soave.
Man mano che questa armonia cresceva ci dava entusiasmo, e fummo felici di sapere che
avevamo conquistato, dopo molta tensione ostile, questi giovani compagni della nostra antica razza.
Fu delizioso per noi, figlio mio. E, poco a poco, la terra stessa era mutata. Lascia che ti spieghi.
Esiste una parola nuova che ho visto nella tua e in altre menti: psicometria. Intendo che essa
significhi la facoltà che consente di leggere, sulle cose solide, certi episodi passati grazie a una sorta
di memoria vibrante lasciata su quegli oggetti dagli eventi che li hanno interessati. Ora, esiste una
verità qui che non sarà pienamente riconosciuta da voi finchè la sostanza che chiamate etere non
rivelerà ai vostri scienziati i segreti della sua composizione e le forze inerenti ai suoi atomi. Verrà il
tempo – come vedemmo chiaramente osservando il globo ruotare – in cui sarete capaci di impiegare
in modo analitico e sintetico questa sostanza cosmica che chiamate etere. La controllerete come fate
ora con i liquidi e i gas. Ma quel momento non è ancora giunto, i vostri corpi sono ancora troppo
grossolani perché vi sia permesso di trattare questa grande forza senza pericolo. Nel frattempo gli
uomini di mente scientifica apriranno la strada.

ARNEL †

69
PSICOMETRIA COSMICA – PIANETI ETERICI

Mercoledì 2 aprile, 1919.


Le vibrazioni psicometriche, perciò, sono scritte – così abbiamo concluso dopo aver studiato la
questione – o impresse sull’etere che soffonde la materia. Ma non solo quello. L’etere agisce sulla
sostanza materiale, e in virtù di certe proprietà intrinseche che trasmettono energia attraverso
l’etere, la materia si trasmuta in una sostanza più sublimata. Queste proprietà s’interfacciano con
l’etere dall’esterno, lo pervadono e lo usano come intermediario fra esse e la materia; in tal modo
agiscono sulla materia per mezzo dell’etere. Ricorda che le particelle materiali sono tenute in
soluzione nell’etere, come hanno affermato i vostri chimici. Ma essi non si sono ancora avventurati
oltre quella soglia. Davanti a loro c’è il Tempio e nel Tempio il Santuario. Quando si saranno spinti
oltre la soglia della materia nel tempio dell’etere, e non prima di allora, cominceranno a capire che
questo Santuario è la dinamo da cui l’etere, e per suo mezzo anche la materia viene infusa di
energia. Il Santuario è la dimora dello Spirito.
Ecco lo schema di questa vicenda nel suo giusto ordine: lo Spirito impressiona l’etere
dinamicamente dall’esterno, cioè da quel piano che è superiore sia come potenza sia nel grado di
sublimità, se paragonata alla sostanza di base. Esso infonde energia all’etere che, a sua volta,
influenza e raffina quelle particelle che, assieme ad esso, compongono la sostanza materiale.
Ma questa azione non è automatica; è intenzionale. Dove esiste una volontà è implicata una
personalità. L’espressione individuale della personalità determina la natura dell’etere, e il risultato è
fedelmente trasmesso nella materia. Quindi si può dire che, in base al grado di santità delle entità
spirituali che operano sulla materia attraverso l’etere, la massa di sostanza materiale sarà più
grossolana o meno grossolana.
La qualità della materia di cui la terra e tutte le cose sono fatte, corrisponde al carattere di quegli
individui spirituali che agiscono su essa intenzionalmente. Questi sono spiriti sia incarnati che
disincarnati. E così accadde che man mano gli abitanti della terra facevano progressi spirituali, la
terra stessa, lentamente ma fedelmente, rispondeva alla loro influenza che veniva registrata sulla
sostanza di cui la terra è composta. La materia si fece meno grossolana e più raffinata. Ecco perché
aumentò la sua luminosità dall’interno, mentre noi ne osservavamo la rotazione. Non era altro che
psicometria cosmica su larga scala, ma essenzialmente identica a quella che attualmente conoscete
in ambito particolare.
Mentre la terra e i suoi popoli si evolvevano verso uno stato più etereo, le schiere spirituali
poterono associarsi a loro con maggiore facilità, e le comunicazioni erano più frequenti e spontanee
rispetto a oggi. Per farla breve, arrivammo a quel ciclo di progresso in cui la comunione fra gli
spiriti e gli abitanti della terra era diventata una cosa abituale e costante. Allora fu resa possibile
quella grande Manifestazione che ti descriverò fra poco.
Prima voglio spendere due parole sul nostro Sole e il suo sistema planetario, lasciando da parte
le costellazioni. I pianeti che i vostri scienziati hanno studiato sono, come essi dicono, materiali.
Inoltre, essi hanno notato che gli elementi materiali di cui sono composti questi pianeti non hanno le
stesse identiche proporzioni di quelli che vanno a formare la massa terrestre. Tuttavia non sono
ancora giunti a registrare un altro fattore che entra in gioco nel determinare la differenza di densità.
Si tratta del fattore spirituale di cui ti ho parlato, che è subentrato nell’evoluzione di alcuni di questi
pianeti producendo un maggiore avanzamento evolutivo rispetto alla terra.
Altri pianeti vi sono invisibili, perché sono progrediti nella sublimazione eterea e hanno
superato lo stato materiale, diventando così pianeti eterici. Possono essere visti da coloro che
vivono sui mondi di sostanza simile. Non sono spirituali, ma si collocano fra lo stato materiale e
quello spirituale. I loro abitanti sono consapevoli dell’esistenza di altri pianeti come la terra. E sui
mondi simili alla terra essi esercitano una grande potenza, essendo al tempo stesso più evoluti
dell’umanità terrestre e tuttavia più vicini a loro rispetto alla condizione delle persone di rango
spirituale.

70
Questi di cui parlo sono veri e propri pianeti indipendenti. Ma esistono altri pianeti eterei, per
così dire. Uno di questi pianeti circonda la terra, la soffonde con l’etere di cui è composto e che la
terra ha assorbito. Non è una mera cintura di etere unicamente al sevizio della terra. Possiede
continenti, oceani e popoli. Molti dei suoi abitanti hanno vissuto sulla terra in epoche trascorse,
mentre alcuni non vi hanno mai abitato, e non hanno mai raggiunto la manifestazione materiale in
un corpo fisico.
Si tratta forse di quello che alcuni chiamano il Piano Astrale?
Quel nome non viene inteso da tutti allo stesso modo. Ma, poiché tu stesso lo hai letto e
accettato, ti dico che non si tratta del pianeta etereo di cui parlo. Resta valido quanto ho detto
poc’anzi. Quelli della specie umana giunti fin là, sono abitanti antichi, e la loro residenza in quel
luogo è precaria in quanto a permanenza futura. Sono una specie di sottoprodotto dell’umanità
terrena delle epoche passate.
Dovete attraversare questo pianeta etereo quando venite verso la terra dalle sfere superiori?
Dobbiamo passare per una sua regione. Ma di norma non siamo influenzati da quell’ambiente
mentre lo attraversiamo. Non siamo coscienti né abbiamo percezione della sua presenza. Esso non è
in relazione con le sfere uno, due, tre, per come le ho classificate usando i numeri. Si tratta di un
altro ordine di creazione, assai singolare. È fuori dalla strada maestra del nostro percorso, perciò
conosco poche cose al riguardo. Quanto ti ho detto, e poco di più, ci fu illustrato per aiutarci a
comprendere certi eventi insoliti che ci lasciavano perplessi, fin quando non ci fu reso noto questo
nuovo fattore. Allora capimmo.

ARNEL †

LA MANIFESTAZIONE DEL CRISTO COMPIUTO –


L’INNO “GLI ESSERI CELESTI, GLI ESSERI TERRENI E QUELLI SOTTERRANEI”
(Lettera ai Filippesi II-10; Apocalisse V-3)

Giovedì 3 aprile, 1919.


E ora, figlio mio, dopo questo preambolo ti descriveremo la Manifestazione a cui assistemmo. Il
proposito era di rivelarci a quale fine tendeva l’attuale evoluzione, in modo che potessimo
determinare con maggior sicurezza il cammino da percorrere.
La terra, per come l’avevamo vista prima, aveva raggiunto quello stadio in cui la massa eterea e
quella materiale avevano quasi la stessa dimensione. I corpi degli uomini erano ancora materiali, ma
purificati e più propensi a rispondere ai mondi della vita spirituale rispetto ai tempi passati – il
tempo in cui vivete oggi.
La sfera terrena si era adeguata a questa evoluzione, e la vegetazione che cresceva sul suo
grembo era dotata di una sensibilità simile a quella del bambino sul seno della madre.
Nessuna autorità sovrana dominava il mondo; si era instaurata una sorta di confederazione dei
popoli, il cui colore della pelle non era così diverso, come si vede oggi. Anche la scienza non era
quella dell’Europa odierna, ma i poteri delle dinamiche eteriche erano stati compresi, e l’intera vita
umana si era trasformata. Non mi dilungherò nei dettagli. Non è affare mio. Ti presento solo lo
scenario dell’arena, per aiutarti a comprendere meglio l’evento a cui assistemmo per nostra
istruzione.
Dall’interno della terra, che roteava lentamente sul proprio asse, la luce cresceva in brillantezza,
finchè lo splendore arrivò a toccare le nostre schiere disposte in cerchio, e a causa della sua
radiosità anche noi risplendevamo più intensamente. Poi, da questa luce terrestre, uscirono a miriadi
tutte quelle forze non razionali che hanno il loro posto fra gli elementi della natura. Avevano forme
stranissime, come strane erano le movenze. Non li avevo mai visti prima di allora, e fui molto
incuriosito dalle loro maniere. Parlo di quelle forze impersonali che garantiscono la coesione dei
minerali, che stimolano la vita vegetale, e dei custodi delle varie specie animali. Le entità minerali
71
non erano tanto sensibili prima di essere magnetizzate da quei grandi Signori della Creazione, il cui
compito consiste nel mantenere questo reame nelle sue varie classi. Ma le entità vegetali avevano
maturato una facoltà sensibile, soggettiva, con la quale rispondere alle forze provenienti dai loro
stessi Reggitori. Ecco perché la sostanza trasmuta più rapidamente nel regno vegetale che in quello
minerale, come ben si vede nel processo di crescita.
Per questa stessa ragione si osserva il contrario quando la personalità dell’uomo interviene nel
loro normale corso di sviluppo. Quando due minerali, che hanno affinità oppure si respingono,
vengono posti in contatto in una soluzione, come si fa in chimica, la loro reazione reciproca di
attrazione o repulsione si evidenzia immediatamente e violentemente, poichè non hanno sensibilità
sufficiente per opporsi a tali forze esteriori. Ma quando il regno vegetale è sottoposto all’opera dei
coltivatori, la risposta delle piante è più lenta e intenzionale, perchè esse oppongono la loro innata
sensibilità all’azione esteriore che intralcia il loro normale ciclo di crescita. Le entità animali,
invece, avevano sviluppato un apparato senziente completo, e mostravano anche un minimo di
personalità. I loro Signori erano splendidamente abbigliati.
Uscirono tutti dalla terra e, abbandonando la superficie, assunsero una posizione intermedia fra
noi e la terra. Poi, dallo spazio che ci separava emersero visibili i loro Reggenti. Non posso
descriverne l’aspetto, perché nulla hai sulla terra per fare un confronto, anche se essi sono sempre
indaffarati in mezzo a voi. Mi accontenterò di dire che mentre li guardavamo, riuscimmo a capire
dall’aspetto di ciascuno quale dipartimento della natura governava. Quale fosse l’ambito del suo
dominio, o l’oro o la quercia o la tigre, era scritto su lui chiaramente, in tutta la sua bellezza. La
forma e la sostanza del loro corpo, il volto e l’abito esprimevano nettamente il loro regno. Alcuni
erano abbigliati, altri no. L’imponenza di questi grandi Signori esprimeva un’estrema magnificenza
di forza e grazia. Tutti avevano al loro seguito compagnie disposte in ordine gerarchico, incaricate
di sovrintendere alle varie suddivisioni dei rispettivi regni, e collegare i loro Signori al mondo
animale o alle forze che quei Signori custodivano.
Ora, come farò a descriverti in che modo avvenne l’unione fra questi Grandi Signori e le
creature che emersero dalla luce terrestre? Dirò così. Man mano che queste schiere si avvicinavano
alle loro corrispondenti creature terrestri, si disponevano in modo tale da circondare il loro Signore.
Non lo nascosero, ma lo coprirono. Allora le forze terrestri, incontrandosi con queste formazioni
superiori, si fusero con loro, e il risultato fu una sorta di sontuoso manto che avvolgeva la terra e, al
contempo, la custodiva.
Adesso la terra, più radiosa che mai, era circondata da una volta celeste fatta di esseri viventi
che la ornavano da ogni lato, come le tende di un padiglione custodiscono gelosamente il trono. Il
mondo terreno risplendeva come una grande, bellissima perla, striata di verde, oro, cremisi, ambra e
azzurro. All’interno riluceva di luce naturale, accesa nel suo cuore dal fuoco dell’adorazione; e
questo cuore palpitava di vita e gioia man mano che gli impulsi dei Signori Creativi e delle loro
schiere la permeavano e la corteggiavano, e la terra rispondeva con la sua brillante bellezza.
Sotto quella cupola vivente emerse la forma del Cristo. Era il Cristo Compiuto che apparve ora.
Se ho faticato a dirti qual era il Suo aspetto in precedenza, come farò ora a descriverLo in questa
apparizione?
Il Suo corpo, di sostanza traslucente, era in perfetto equilibrio di armonia, e fondeva in sé tutti i
diversi colori della terra e delle miriadi attorno. La grande perla raggiante ruotava ancora sotto i
Suoi piedi, benché Lui restasse immobile. Il moto terrestre non aveva effetto su di Lui.
Non indossava un vestito vero e proprio, ma l’immane splendore di tutti i dipartimenti della vita
che Lo circondavano, fluiva dai Grandi Signori verso Lui in correnti di adorazione. Questo
splendore divenne il Suo abito, e il tempio in cui si trovava ne fu pervaso assieme alla luce emanata
dal Suo volto calmo e sereno; la fronte invece esprimeva potente sovranità. La Divinità sembrava
rivestirLo alla guisa di un mantello posato sulle spalle e ricco di pieghe luminose di un colore
violetto, mentre scendeva dietro di Lui.
Ora noi eravamo tutti intorno a Lui, sopra e sotto, circondando la terra. Non c’era davanti e
dietro, sopra o sotto, rispetto a Lui. Ciascuno di noi lo vedeva interamente – di fronte, dietro, e a
72
tutto tondo. Credo che questo non lo capirai. L’ho detto e non vado oltre. Era così che Lo vedemmo
allora.
Poi udimmo le voci di tutte quelle miriadi di schiere – ogni grande compagnia nel giusto ordine
gerarchico – esprimere ciascuna il proprio inno di adorazione, e fondersi assieme come un unico
canto creativo e armonioso che riempiva i cieli e l’intero spazio attorno ai pianeti sulle loro orbite, e
ottenne risposta da coloro che nello spazio remoto reggevano il governo dei pianeti.
È chiaro che non posso tradurre questo inno con le parole di un particolare popolo della terra.
Ma usando la tua lingua, ti dirò, per quanto posso, che cosa c’incantò e unì la nostra adorazione con
quella degli altri ordini dell’universo in un unico grande cantico corale.
“Quello che giace oltre te, nello spazio profondo, ancora non lo sappiamo, e la terra non è che
un granello di polvere nei raggi del tuo Sole Celeste. Ma poiché abbiamo visto questa Provincia del
tuo Regno, Cristo del Padre, sappiamo che al di là di tutto c’è il bene assoluto.
“Quello che ci viene incontro dalle eternità, lungo la strada che percorriamo, quali genti
dimorano là, quale sorta di Signori vi regnano – anche queste cose non le sappiamo. Tuttavia
andiamo avanti senza paura: seguiamo te, oh Cristo. In te alberga un duplice potere, e l’amore li
abbraccia entrambi nella corona della tua sovranità.
“Conosciamo il Padre, perché abbiamo visto te, il Suo Amato, e anche noi ti amiamo. Così il
nostro amore incontra l’amore del Padre in te, che sei degno di fiducia. Noi conosciamo Lui in te, e
questo ci allieta.
“Tu sei meraviglioso e magnifico, nostro Amato, anche se la tua bellezza non può rivelarsi
completamente a noi; è troppo grande.
“Ma in quella futura impresa noi ci avventuriamo con cuore forte, pieni di gioia e audacia. E se
continuerai a guidarci, noi ti seguiremo, Cristo Realizzato, perfetto in saggezza, perfetto in forza e
amore creativo.
“Ti renderemo la nostra sincera adorazione, ordinatamente secondo il nostro rango. Concedici la
benedizione della tua Pace”.

ARNEL †

F I N E

73

Potrebbero piacerti anche