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Da idea

a startup
La guida pratica sui primi passi
da fare per trasformare un'idea
in un business.

Fabio De Martino
 
Chi siamo e perché abbiamo scritto questa guida? 

Introduzione: come usare questa guida 

Start with why - comprendi cosa ti motiva ad agire 

Quella che hai in mente è davvero una startup? 


Caratteristiche di una startup 
Ma se non si tratta di startup di cosa si tratta? 
Le startup nel panorama italiano 

Analizza e valuta le risorse a tua disposizione e non tralasciare l’aspetto psicologico! 


Aspetti psicologici da NON trascurare 
Competenze tecniche specifiche 
Soldi 
Network 
Tempo 

Raccogli i dati e analizza: diventa il maggiore esperto del business in cui vuoi entrare 
Raccogli Dati Primari 
Raccogli Dati Secondari 
Valuta i Prodotti Già Sul Mercato 
Mappa i Tuoi Competitors 
Stima la dimensione del mercato in cui vuoi entrare 

Crea un dream team 


Cerca di non partire da solo: anche Batman ha bisogno di Robin! 
Il team: meglio se motivato, affidabile, rispettoso ed equilibrato. 
Il team: dove e come 

Valida le tue ipotesi al più presto e comprendi se qualcuno è interessato a quello che 
vuoi fa: l’approccio Lean startup 
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Il Business Model Canvas e Value Proposition Canvas 

La tua startup ha bisogno di un Mentor? 


Che cosa fa il Mentor di una startup? 
Le caratteristiche di un buon Mentor 
Come scegliere il Mentor? 
Quando cercare un Mentor? 

Il finanziatore giusto al momento giusto 

I prossimi passi 

About me 

Grazie per aver letto fino a qui. Teniamoci in contatto! 


 

   

2020 Startup Geeks. Tutti i diritti riservati. 


Chi siamo e perché abbiamo scritto questa guida? 
Startup  Geeks  vuole  supportare  la  nuova  generazione  di  imprenditori  italiani 
ed  è  la  più  grande  community  online  di  fondatori  di  startup  e  aspiranti 
imprenditori in Italia.  

Con  Startup  Geeks  Premium  diamo  opportunità  di  network,  mentorship  e 


investor  matching,  formazione  online,  visibilità  e migliaia di euro di sconti per 
supportare gli imprenditori nella crescita dei loro progetti. 

Gestiamo  anche  una  attività  editoriale  con cui raccontiamo storie di successo 


e  di  fallimento  attraverso  interviste  ai  fondatori  di  startup  e  ai  protagonisti 
dell’ecosistema  startup.  Inoltre,  si pubblicano articoli divulgativi e rubriche sui 
social relative alla ricerca del lavoro, call per startup e news.  

Abbiamo  scritto  questa  guida  perché  vogliamo  aiutare  i  giovani  (e  non  solo) 
imprenditori  a  fare  i  primi  passi  in  un  mondo  tanto  bello  quanto  difficile. 
Speriamo di poter essere una guida di valore in questo percorso. 

Buona lettura e in bocca al lupo! 

   

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Introduzione: come usare questa guida 

La  volontà  è  quella  di  creare  una  guida  che  possa  supportare  gli 
intraprendenti  che  hanno  deciso  di  lanciarsi  nel  mondo  delle  “startup”, 
fornendo  una  “cassetta  degli  attrezzi”  che,  all’occorrenza,  possa  venir  aperta 
ed utilizzata per superare un problema o risolvere una questione.  

Parlando  con  la  voce  della  speranza,  non  con  quella  della  presunzione,  vuole 
porsi  quale  guida  per  chiunque  (con poca esperienza di business ma con una 
buona  idea  imprenditoriale)  voglia  concretizzare  un  progetto  a  carattere 
innovativo, passando da “semplice” idea a startup.   

Ogni  capitolo  presenta  un  passo  di  riferimento,  in  modo  che  la  guida  possa 
essere  letta  e  riletta  senza  dover  seguire,  obbligatoriamente,  una  struttura 
preconfezionata.  
Questo  lascia  libertà  di  approfondimento  e  di  analisi  basate  su  una  praticità 
che  vuole  porsi  come  “conditio  sine  qua  non”  a  garanzia  dell’efficacia  della 
guida  stessa.  Proprio  in  questo  senso  abbiamo  deciso  di  non  dilungarci 
troppo,  ma  piuttosto  di  inserire  dei  link  a  materiale  ed  articoli  che  potete 
trovare sul nostro sito web.   
 

   

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Start with why - comprendi cosa ti motiva ad agire   
“Chi ha un perché abbastanza forte può superare qualsiasi 
come” 

 
Il  perché  sarà  la  caffeina  che  ti  permetterà di rimanere sveglio quando fuori è 
buio.  

Sarà  l’adrenalina  che  ti  permetterà  di  portare  avanti  il  tuo  progetto 
imprenditoriale,  magari  impegnandoti  la  notte,  sempre  dopo  il  lavoro  da 
dipendente che non puoi permetterti di mollare.  

Il  perché  sarà  il  carburante  che  ti  farà  andare  avanti, nonostante le possibilità 
giochino a tuo sfavore e nonostante tutti, ma proprio tutti, ti dicano di lasciare 
perdere.  

“Start  with  Why”  direbbe  il  saggista  Simon  Oliver  Sinek  (che  del  resto  ne  ha 
scritto un l​ ibro, lo trovi qui​).  

Ma  allora  perché  ci  si  ostina  ad  affinare  il come, senza prima aver incorniciato 


il perché??? 

I  soldi,  le  macchine,  la  bella  casa  non  sono  un  perché,  ma  solo  uno  dei 
possibili risultati della partita.  

Il capo in ufficio è antipatico?? Vuoi lavorare da casa con orari flessibili?? 

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Ecco  delle  altre  illusioni;  dei  perfetti  non-perché  che  si  scioglieranno  presto, 
come neve al sole.  

L’unica certezza è che dovrai lavorare molto, anzi un po’ di più.  

Dovrai  convivere  con la paura, con il senso di inadeguatezza, con una violenza 


continua nei confronti della tua comfort zone.  

Fare  impresa  non  è  per  tutti.  Dopo  il  fallimento  della  mia  prima  startup,  una 
newco  in  piedi  da  un  paio  d’anni  e  dopo  aver  seguito  decine  di  startup  nel 
loro  viaggio,  lo  dico  con  tutta  l’umiltà  di  chi  ha  deciso  di  vestire  i  panni  dell’ 
intraprendente  perché  ne  sente  la  necessità,  ma che solo giorno dopo giorno 
ne capisce il “prezzo che si paga”.  

Lo  dico  anche  con  la  consapevolezza  che  intraprendere  non  è,  per  forza  di 
cose  lanciare  il  nuovo  unicorno  che  sconvolgerà  un  mercato  intero. 
Intraprendere  è  credere  in  qualcosa,  è  portare  avanti  un  progetto  innovativo 
all’interno  di  una  corporate  perché  senti,  dentro  di  te,  che  è  la  cosa  giusta.  È 
cercare  di  risolvere  un  problema  in  un  modo  diverso,  guardando  il  quadro  di 
sempre,  ma  da  un’altra  prospettiva.  Intraprendere  è  cambiare  strada, 
decidendo  di  non  percorrere  sempre  la  stessa  perché,  in  fondo,  puoi 
raggiungere la meta anche modificando il viaggio. 

Sovvertire  lo  status  quo,  risolvere  un  bisogno  o  un  problema  che  affligge  le 
persone, creare qualcosa che renda la vita migliore.  

Ecco dei bei perché.  

Potenti, visionari, un po’ folli.  

Ecco  la  miccia  per  iniziare  ad  intraprendere,  non  per  forza  creando  una 
startup  (vedremo  che  non  tutto  è  startup),  ma  facendo  nascere  qualcosa  di 
valore, partendo da una semplice idea.  

Metti  nero  su  bianco  i  tuoi  perché.  Scrivili  in  Arial  52, stampali e appendili 
al muro.  

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Ogni  volta  che ti troverai a maledire il giorno in cui hai lasciato la strada sicura 
per  decidere  di  intraprendere,  in  qualunque  modo  tu  stia  declinando  questo 
fantastico  verbo  (che  sia  facendo  startup  oppure  no),  leggili  ad  alta  voce  e 
ricorda perché hai iniziato.  

   

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Quella che hai in mente è davvero una startup? 
“Startup ≠ nuova azienda ≠ azienda in piccolo” 

Un  paio  di  anni  fa  ricevetti  l’incarico  di  aprire  e  gestire una Srl per conto della 
corporate per la quale lavoro.  

Parlai  del  progetto  ad  alcuni  conoscenti e ricordo le parole di un amico: “wow 


ora sei diventato anche tu uno startupper”.  

Oggi  come  oggi  c’è  un  abuso  della  parola  startup,  sembra  che  tutto  sia 
startup,  dalla  nuova  pizzeria  aperta  sotto  casa  alle  prime  fasi  di  avvio  di  un 
qualsiasi spin-off aziendale di cui si legge sul giornale. 

Ma è davvero così?  

Ci  sono  varie  definizioni  di  startup  che  possiamo  prendere  in  considerazione, 
tutte  vere  e  tutte  atte  a  definire  le  caratteristiche  necessarie  per  potersi 
trovare in presenza di una startup. 

 
Definizione di startup di Steve Blank 

Secondo  Steve Blank, una startup è “un’organizzazione temporanea in cerca 
di un business model replicabile e scalabile”. 

Definizione di startup di Eric Ries 

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Secondo  Eric  Ries  una  startup  è  un’istituzione  umana  concepita  per  offrire 
nuovi prodotti o servizi in condizioni di estrema incertezza. 

Definizione di startup di Paul Graham 

Paul  Graham  afferma  che  una  startup  è  una  società  concepita per crescere 


velocemente. 

Caratteristiche di una startup 


A  mio  parere  ci  sono  quattro  caratteristiche  necessarie  e  fondamentali  per 
trovarsi in presenza di una vera e propria startup:  

● scalabilità,  

● replicabilità del modello di business,  

● innovazione intrinseca (di processo o di prodotto)  

● temporaneità. 

Per  ​replicabilità  si  intende  che  il  modello  di  business  di  una  startup  può 
essere  ripetuto  in  diverse  aree  geografiche  e  in  diversi  periodi temporali 
senza necessitare di grandi modifiche.  

Poniti  la  seguente  domanda:  il  modello  di  business  che  stai  strutturando mi 
permette  di  avere  una  continuità  di applicazione indipendente dal contesto, 
dalle condizioni di mercato e dalla volatilità delle mode? 

La  ​scalabilità  è  la  capacità  di  una  startup  di  crescere  in  modo  esponenziale 
utilizzando poche risorse.  

Poniti  la  seguente  domanda:  il  modello  di  business  che  sto  strutturando  mi 
permette  di  espandermi,  senza  incontrare  limiti  legati  a  scarsità  di  risorse? 
Sono  in  grado  di  passare  da 1 cliente a 1’000’000 di clienti nel giro di qualche 
giorno? Posso raggiungere milioni e milioni di persone in tempi rapidissimi? 

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L’​innovazione  (di  processo  o  di  prodotto)  è  “conditio sine qua non” quando si 
parla  di  startup.  Le  startup  nascono  per  soddisfare  un  bisogno  non  ancora 
soddisfatto  (o  per  creare  un  bisogno  non  ancora  evidente).  Nascono  per 
sovvertire  lo  “status  quo”. Nascono per sconvolgere (o per creare) un mercato. 
Ovvero nascono per innovare.  

Poniti  la  seguente  domanda:  ho  un’innovazione  che  porta  un  vantaggio 
sostanziale (10x o più) rispetto a quanto esiste attualmente? 

La  definizione  di  “startup”  è  ​temporanea​.  La  fase  definita  “di startup” è infatti 


transitoria  e  rappresenta  la  prima  fase  del  percorso  aziendale  di  crescita  che 
la  porterà  (si  spera)  a  diventare  una  grande  impresa.  Senza  queste 
caratteristiche,  a  cui  aggiungerei  la  capacità  di  sconvolgere  un  settore 
esistente  o  la  capacità  di  creare  un  nuovo  mercato,  difficilmente  possiamo 
dire di essere di fronte ad una startup. 

Ma  allora  la  nuova  pizzeria  sotto  casa  può  essere  definita  startup? 
Assolutamente  no  …  a  meno  che  non  si  inventi  un  nuovo  modello  di 
franchising  che  le  permetta  di  aprire  punti  vendita  in  un  numero illimitato di 
paesi, in poco tempo e conquistando quote di mercato molto, molto alte.  

In  poche  parole,  a  meno  che  non  si  inventi  un  nuovo  modello  di  business, 
replicabile  e  scalabile  (ovvero  che  le  permetta  una  rapida  crescita  su  larga 
scala) e che la porti allo sconvolgimento del mercato di riferimento. 

Ma se non si tratta di startup di cosa si tratta?  


Si  tratta dell’avviamento di una nuova impresa, di una delle migliaia di piccole 
medie  imprese  che  costituiscono  la  colonna  vertebrale  del  sistema 
economico  e  produttivo  italiano;  ovvero  di  un  “lifestyle  business”  in  cui 
possiamo  identificare  un’azienda  che  crea  valore,  dà  lavoro e vanta clienti più 
o meno abituali che permettono ad imprenditori (e collaboratori) di “portare a 
casa la pagnotta”. 

Ovviamente  non  c’è  nulla  di  male  in  tutto  ciò,  l’avviamento  ed  il 
mantenimento  di  un “lifestyle business” non è cosa meno complicata rispetto 
all’avviamento e alla gestione di una startup. 

Sono, però, due cose differenti. 

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Riassumendo,  definirei  la  startup  come  un’organizzazione  temporanea  e 
destrutturata,  alla  ricerca  di  un  modello  di  business  replicabile  e  scalabile. 
Sostanzialmente  nata  dalla  volontà  di  voler  risolvere  un  problema,  ha  la 
necessità  di  trovare  un  modello  di  business  che  le  permetta  di  crescere, 
crescere, crescere e ancora crescere… 

Le startup nel panorama italiano  


Startup,  PMI  innovative  e  PMI  vengono  spesso  confuse  anche  se,  in  realtà,  si 
differenziano  per  alcune  importanti  caratteristiche.  Il  concetto  di  startup 
innovativa  è  entrato  in  auge,  in  Italia,  con  il  Decreto  Legge  n.179 del 2012, che 
ha  definito  le  caratteristiche  per  le  quali  una  realtà  imprenditoriale  può 
vestire i panni di startup innovativa.  

Non  vogliamo  entrare  troppo  in  tecnicismi  e  sfaccettature  ma  solo 


sottolineare  alcuni  aspetti  importanti  da  tenere  a  mente.  Per  prima  cosa  la 
normativa  non  pone  limitazioni  di  settore  per  definire  le  startup  innovative, 
ma  abbraccia  tutto  il  tessuto  produttivo.  Come  secondo  punto  vale  la  pena 
elencare gli aspetti necessari per rientrare nel quadro delle startup innovative:  

1. La data di costituzione non può superare i 5 anni; 


2. L’oggetto  sociale  deve  vertere  sulla  produzione  ed  erogazione di servizi 
o prodotti ad alto valore tecnologico e altamente innovativi; 
3. Non sono imprese derivanti da fusioni, cessioni di rami d’azienda ecc..; 
4. Non vi è e non vi è stata distribuzione di utili; 
5. Il valore del volume della produzione annuo è inferiore ai 5 Mio. EUR; 
6. La  sede  principale  dev’essere  in  un paese UE, ma con sede produttiva o 
filiale in territorio italiano. 

Le  due  principali  differenze  le  possiamo  trovare  al  pto.  1  e  2  dell’elenco 
soprastante.  Per  le  PMI  non  vengono  posti  vincoli  temporali  di  costituzione  e 
non  vengono  poste  limitazioni  all’oggetto  sociale  (né  in  via  esclusiva  né 
prevalente).  

Da questa classificazioni derivano trattamenti, incentivi, oneri e onori diversi.  

Bene, procediamo.  

I  discorsi  fatti  da  qui  in poi valgono soprattutto se vuoi fare una vera e propria 


startup.  In  ogni  caso,  se  ti  sei  reso  conto  di  non  avere  in  mente  una  startup 
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non  preoccuparti,  ti  saranno  comunque  d’aiuto  nel  tuo  percorso 
imprenditoriale. 

   

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Analizza e valuta le risorse a tua disposizione e non 
tralasciare l’aspetto psicologico!   
“Conosci veramente te stesso?” 

 
Conoscersi,  conoscere  i  propri  punti  di  forza  e  di  debolezza, non nascondere i 
propri limiti e anzi usarli a proprio favore.  

Ecco un buon modo di iniziare un nuovo progetto.  

Prima  ancora  di  qualsiasi  documento,  di  qualsiasi  riga  di  codice,  di  qualsiasi 
lettera  o  numero  su  un  foglio  bianco  bisogna  fare  l’inventario  delle  armi  a 
propria disposizione e cominciare una mappatura di ciò che è necessario. 

Inizia  con  un’analisi  di  alcuni  parametri  chiave  oggettivandoli,  ovvero 


assegnando  ad  ognuno  un  punteggio  e  scrivendoli  nero  su  bianco, 
verificando le tue aree di debolezza.  

Questo  modus  operandi  ti  permetterà  di  concentrarti  sulle  risorse  che  non 
hai a disposizione e ti guiderà nella ricerca di un co-founder o di membri per il 
tuo team di progetto.  

È  un  aspetto  talmente  banale  che  viene  costantemente  disatteso.  E  in  quel 
caso  vedi  team  omogenei  di  persone  verticali  sul  marketing  (e  la  parte 
tecnica?);  vedi  team  di  persone  con  un’agenda  talmente  fitta  che  potranno 
lavorare  al  loro  progetto  nel  2000-e-mai;  vedi  team  che  non  ampliano  il 

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proprio  network  e  si  ostinano  a  trattare  il  business  come  un’attività  di ricerca 
e sviluppo da condurre in laboratorio.  

Vedi  persone  che  non  sanno  quali  sono  le  proprie  aree  di  debolezza  e  che, 
molto spesso, fanno fatica a concentrarsi anche sulle proprie aree di forza.  

Proviamo  ad analizzare 4 fattori da considerare, mappare e monitorare. Prima 
di  questo  però  vorremmo  parlarti  degli  aspetti  psicologici,  della  fiducia  in  sé 
stessi,  del  mindset,  dello  spirito  di  sacrificio;  ovvero  di  tutti  quegli  aspetti 
propri del fare impresa, ma di cui in pochi parlano. 

Aspetti psicologici da NON trascurare  


Dopo  aver  letto  questo  titoletto  magari  starai  pensando  “ma  cosa  mi  stai 
dicendo?”. 

Fai  attenzione.  Gli  aspetti  psicologici,  spesso  trascurati,  sono  quelli  che  ti 
faranno  desistere  dalla  tua  impresa.  Un  imprenditore,  o  aspirante  tale,  ha  la 
necessità  di  coltivare  come  un  piccolo  bonsai  una  certa  mentalità  che sarà la 
base per crescere, migliorare e dirigere la propria impresa con successo. 

Ecco  alcune  domande  su  cui  riflettere,  non  per  demoralizzarti,  ma  per  capire 
se  ci  sono  le  basi  giuste;  ancor  prima  di  parlare  di  business  e  di  come 
affrontare questo viaggio.  

Non  balzare  questo  capitolo,  prenditi  il  tempo  per  riflettere  attentamente  su 
ognuna di queste e darti una risposta. 

Quali  sono  le  tue  aspettative  nel  fare  impresa?  Vuoi  fare  come  ti  pare  e 
piace  oppure  sei  disposto  a  dover  rendere  conto  a  degli  investitori  pur  di  far 
crescere  il  tuo  progetto?  Non  è  banale  e  non  tutti  rispondono  allo  stesso 
modo.  Chi  ti  darà  i  soldi  vorrà  qualcosa  in  cambio  e  farà  il  possibile  per 
controllare che i suoi soldi vengano utilizzati nel modo giusto.  

Inoltre,  sappi  che  inizierai  a  fare  impresa  sperando  di  occuparti  di  qualcosa 
che  ami,  ma  ti  ritroverai  presto  a  dover  risolvere  tutti  quei  problemi  che  gli 
altri non vogliono neanche sentir nominare.  

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Risolvere casini sarà la tua nuova professione.  

Cosa  sei  disposto  a  sacrificare?  Fare  impresa  richiede  grossi  sacrifici  sia  in 
termini di soldi che di tempo. Sei disposto a farli? 

Hai  famiglia?  La  tua famiglia è al tuo fianco? Non vorrai passare la tua vita a 


litigare  con  tua  moglie/tuo  marito  o  in  generale  partner  e  famiglia  che  non 
comprendono i tuoi sacrifici.  

Hai  tanto  tempo  libero?  Sei  pronto  a  cancellarlo?  Dimenticati  il  tempo 
libero,  i  weekend  fuori  porta  ogni  due  per  tre,  le  serate  a  guardare  Netflix. 
Nessuno  startupper  che  conosciamo  è  un  fan  del  tempo  libero,  soprattutto 
nelle prime fasi del progetto. 

Credi  in  te  stesso?  Hai  un  mindset  da  imprenditore?  Gli  aspetti  emotivi  e 
psicologici  sono  tra  i  primi  da affrontare.  Bisognerà ritrovare l’entusiasmo nei 
momenti  più  duri,  e  sapersi  confrontare  con  gente  che  sa  cosa  stai 
affrontando.  Sei  pronto  a  non  avere  uno  stipendio  fisso? Sei pronto a lavorare 
gratis per mesi e mesi? Sei pronto a non mollare?  

Sei  pronto  per  le  pressioni  sociali?  Domande  del  tipo  “allora,  quando 
diventerai  ricco” o “quando lanci la tua app innovativa?” a solo un paio di mesi 
dall’inizio  del  tuo  progetto  diventeranno  all’ordine  del  giorno.  Preparati  a 
sopportare  anche  questo,  così  come  dovrai  sopportare  tutti  quelli  che  ti 
diranno: “ma perché non ti trovi un lavoro vero?” 

Passiamo  ora  ad  analizzare  le  4  risorse  chiave,  da dover bilanciare per iniziare 


il tuo business.  

Competenze tecniche specifiche 


Partire  dalle  competenze  è  cosa  buona  e  giusta  quando  si  vuole  avviare  un 
progetto.  È  indispensabile  individuare  le  competenze  core  necessarie  per 
avviare  il  progetto,  quelle  da  presidiare  per  garantirne  la crescita e quelle che 
invece possono essere delegate ed esternalizzate.  

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Uno  degli  errori  più  comuni  (che  ho  commesso  io  stesso)  è  quello  di  cercare 
di  esternalizzare  una  o  più  attività  core,  da  cui  dipende  direttamente  il 
successo del progetto. 

Facciamo  un  esempio:  vuoi  lanciare  un’app  che  risolva  un  problema  annoso 
per un target di persone specifico, ma non sai programmare?  

Esternalizzare  lo  sviluppo  dell’app  sarebbe  un  po’  come  avere  una  bellissima 
idea  per  dipingere  un  quadro,  ma  cercare  un  pittore  che  possa  farlo  al  tuo 
posto.  Difficilmente  potrebbe  funzionare,  difficilmente  si  avrebbe  un 
allineamento  in  termini  di  vision  e  di  mission,  inoltre  si  brucerebbe  cassa 
senza la giusta focalizzazione. 

È  un  esempio  banale  ma  che  potrebbe  portarti  a  cercare  un  co-founder 
tecnico,  in  modo  da  sommare  le  competenze  e  non  dover  esternalizzare 
un’attività cardine per il progetto.  

Qualora  le  tue  competenze  tecniche  non  siano  complete  assegna  un  voto 
medio  basso  a  questo  fattore  e  ricordati  di  ampliare  il  team  con  persone  che 
possano sopperire a queste tue carenze. 

Soldi  
Per  una  startup,  che  per  sua  natura  brucia  cassa  e  impone  tassi  di  crescita 
mensili  molto  spinti,  i  soldi  sono  come  la  benzina  per  la  macchina.  Se 
valutiamo  il  ​ciclo  di  vita  di  una  startup  in  relazione  alla fonti di finanziamento 
possiamo notare una prima fase in cui si dovrà fare Bootstrapping.  

Fare  Bootstrapping  vuol  dire  finanziare  con  le  proprie  tasche  l’inizio 
dell’attività.  La  capacità  di  autofinanziamento  e,  successivamente  la  capacità 
di fundraising, sono aspetti fondamentali per avviare e far crescere il business. 

Anche  in  questo  caso  è  bene  valutare  le  proprie  possibilità  economiche  e 
quelle  del  proprio  co-founder  (o  dei  propri  co-founders)  in  relazione  al  tipo di 
business che si vuole lanciare. 

Qual è la tua reale possibilità di autofinanziamento?  

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Quanto potresti vivere senza uno stipendio fisso e regolare?  

Quali sono le necessità economiche del business che vuoi lanciare? 

Soprattutto  in  una  prima  fase  è  molto  diverso  poter  investire  centinaia  di 
migliaia  di  euro  in  un  nuovo  business,  agendo  in  uno  stato  di  stabilità 
economica, piuttosto che cercare da subito fondi esterni.  

Anche  in  questo  caso  è  necessaria  una  valutazione  prima  di  partire;  capire 
quanto  serve,  quando  serve  e  quanto  si  ha  a  disposizione  sono  informazioni 
minime dalle quali partire.  

Network 
Ecco  un  fattore  che  ha  l’effetto  doping  su  qualsiasi  tipo  di  iniziativa  di 
Business.  Il  network  è  fondamentale  per  poter  avviare  e  far  crescere 
rapidamente un’attività.  

È uno degli aspetti più sottovalutati (soprattutto agli inizi) dai founders.  

Perché  perdere  tempo  per  partecipare  a  quell’evento?  Perché  curare  e  far 


crescere la propria reputazione online? 

Un  buon  network  ti  sarà  utile  per  risolvere  e  gestire  qualunque  aspetto  del 
tuo  business  (cerchi  un  Angel  che  creda  nel tuo progetto? Cerchi di ampliare 
il  team?  Sei  alla  ricerca  di  un  Mentor?  Vuoi  che  la  gente  parli  del  tuo 
progetto?). 

Anche  in  questo  caso  è  bene  analizzare  il  proprio  network,  nonché  la 
specificità  dello  stesso  in  relazione  al  progetto  che  si  vuole  lanciare  e  iniziare 
da subito ad ampliarlo entrando in contatto con nuovi professionisti. 

Tempo  
Ecco  il  fattore  critico  di  successo  per  antonomasia.  Ti  troverai  confrontato 
costantemente  con  il  fattore  tempo.  Tempo  da  dedicare  al  progetto,  giusto 

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timing  per  il  lancio  della  tua  idea,  tempo  per  riuscire  ad  aggredire  il  mercato 
prima dei competitors.  

Il  tempo  è  l’unica  risorsa  che  non  puoi  comprare,  non  puoi  creare  e  non puoi 
immagazzinare.  

Se  vuoi  innovare  all’interno  di  una  corporate  sarai  confrontato  giornalmente 
con  il  fattore  tempo  e  se  vuoi  lanciare  una  startup  il  tempo  sarà  la  tua  spada 
di Damocle.  

Il  tempo  che  dedichi  al  progetto  è  un  fattore  da  monitorare  con  molta 
attenzione.  Anche  in  questo  caso  ammettere  di  potersi  ritagliare,  in  una 
prima  fase,  poco  tempo  è  il  primo  passo.  Il  secondo  è,  banalmente, 
collaborare con persone che hanno dalla loro questa preziosa risorsa.  

Mappare  e  monitorare  questi  aspetti,  mutevoli  nel  tempo  e  dipendenti  da 


fattori esterni, è un aspetto fondamentale per partire con il piede giusto.  

Competenze,  soldi,  network  e  tempo  non  sono  dogmi  scritti  sulla  pietra, 
come non lo è la creazione di una scala numerica per poterli valutare.  

Il succo del discorso è: conosci te stesso prima di agire.  

Puoi  farlo  tramite  una  ​Swot  Analysis  personale,  puoi  farlo  rivedendo  la 
matrice  Tows  o  in  qualsiasi  modo  ti  venga  più  comodo  ma  ricordati  di 
analizzare i tuoi punti di debolezza.  

Pensa  cosa  succederebbe  se  Superman  non  sapesse  di  avere  qualche 
problemino con la Kriptonyte.  

 
 
 
 
 

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Ecco  quale  potrebbe  essere  il  risultato  della  tua  analisi  personale.  Ecco  che  il 
fattore  tempo  e  competenze  tecniche  (o  di  business) sono i due fattori da cui 
partire.  Una  buona  soluzione?  Cercare  un  co-founder  che  possa  dedicarsi  al 
progetto e che copra quegli aspetti tecnici che ti mancano.  

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Raccogli  i  dati  e  analizza:  diventa  il  maggiore  esperto  del 
business in cui vuoi entrare 
“Noi non abbiamo competitors: non esiste” 

 
Immaginati  fra  qualche  mese.  Stai  esponendo  la  tua  idea  davanti  ad  una 
platea  di  investitori.  Arrivi  alla  sezione  del  tuo  Pitch  in  cui  parli  dei 
competitors.  Sai  che  l’analisi  da  te  svolta  in  merito  è  sommaria,  un  po’ 
grossolana  e  condotta  di  fretta  e  furia.  Un  Angel  investor  alza  la  mano,  ti 
interrompe  e  ti  chiede  come  mai  non  hai  considerato  il  tuo  principale 
competitor  che  lui  stesso  ha  trovato  con  solo  un  paio  di  click,  proprio  in  quel 
momento, sul suo smartphone.  

Ecco  un  modo  per  sgretolare  il  castello  di  credibilità  che  hai  provato  a 
costruire con tanta fatica.  

L’analisi  dei  dati,  l’analisi  dei  competitors  e  l’analisi  del  mercato  di 
riferimento  sono  aspetti  fondamentali  da  curare  nelle  prime  fasi  di  avvio  di 
una startup. 

Se  devi  spendere  energie  in  qualcosa  fallo  per  studiare  il  mercato.  Studia 
prodotti/servizi  già  sul  mercato,  analizza  i  competitors,  analizza  i 
comportamenti dei consumatori … insomma: raccogli dati. 

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Raccogli Dati Primari 
I  dati  primari sono  quelli  che  possiamo  raccogliere  direttamente,  parlando 
con i potenziali clienti, intervistandoli, valutandone i comportamenti.  

Sono  dati  “difficili”  da  raccogliere,  ma  molto  utili  per  capire  comportamenti 
d’acquisto,  bisogni,  esigenze,  necessità  (utilizza  soprattutto  le  interviste  per 
ottenere dei dati “qualitativi”).  

Il  consiglio  è  quello  di  “sporcarsi”  le  mani  andando  sul  campo per raccogliere 
informazioni. Per dirla alla Steve Blank “Get Out of the Building”.  

I  dati  primari  saranno  utili  per  validare i primi due pilastri su cui deve fondarsi 


la tua idea di business: PROBLEM e CUSTOMER. 

Vuoi  approfondire  l’uso  delle  interviste  per  validare le ipotesi di base, ​leggi un 


po’ questo articolo. 

Raccogli Dati Secondari 


Ricerche universitarie, analisi di mercato, report aziendali.  

Siamo  bombardati  da  dati  “secondari”,  ma  attenzione:  la  facilità  di 
reperimento  (soprattutto  grazie  ad  internet)  si  abbina,  spesso,  ad  obiettivi  di 
raccolta differenti dai nostri.  

I  dati  secondari  sono  utilissimi,  ma  vanno  “calibrati”  in  funzione  delle  nostre 
esigenze, vanno soppesati, vanno criticati e poi utilizzati. 

Valuta i Prodotti Già Sul Mercato 


Analizzare  i  prodotti/servizi  già  sul  mercato  è  fondamentale  per  raccogliere 
dati  utili.  Compara  prodotti  simili,  testa  i  servizi  dei  concorrenti,  valuta  i punti 
di  forza  e  di  debolezza  che  vedi  nei  prodotti  e  nei  servizi  che  hanno  già 
conquistato il mercato.  

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Ricorda  che prendere spunto da qualcosa che già esiste non è sbagliato e che 
migliorare  qualcosa  che già è sul mercato non è un insuccesso (spesso la vera 
rivoluzione sta nella mini-innovazione). 

Mappa i Tuoi Competitors 


L’analisi dei competitors è fondamentale.  

Una  volta  definito  accuratamente  il  settore  che  si  vuole  aggredire  bisogna 
“mappare”  i  competitors.  Questo,  purtroppo,  è  uno  degli  aspetti  che  ho 
sottovalutato con la mia prima startup.  

Prepara  un  database  inserendo  tutti  i  competitors  a  livello  nazionale  ed 


internazionale.  Suddividili  per  settore,  per  nicchia,  per  modello  di  business, 
per andamento finanziario. 

Analizza  gli  stessi  competitors  sotto  molti  punti  di  vista  facendo  tue  le  Best 
Practices ed evitando di cadere in errori già commessi da altri. 

Analizzali  da  cima  a  fondo,  definendo  delle  metriche  significative  per  il  tuo 
business  (es.:  traffico  generato  sui  loro  siti  web  ecc…)  e  monitorandone 
l’andamento.  Sul  Web  puoi  trovare  dei  tool  interessanti  (es.:  ​SimilarWeb​)  che 
possono diventare degli ottimi alleati per questo lavoro.  

Ricorda  di  guardare  i  competitors  con  gli occhiali del consumatore e non con 


quelli  dell’imprenditore  (ossia  non  fermarti  ad  una  valutazione  dei  soli 
competitors  diretti,  ma  studia  anche  quelli  indiretti): se  vuoi  rivoluzionare  il 
mercato  con  un  nuovissimo  trapano  super  tecnologico  ricorda  che  i  tuoi 
competitors  non  sono  soltanto  le  aziende  produttrici  di  trapani,  ma  anche  le 
aziende  che  producono  adesivi  che  permettono  di  appendere  la  qualsivoglia 
senza  dover  rendere  la  parete  di  casa un groviera (il bisogno del cliente non è 
fare  un  buco,  ma  appendere  un  quadro  …  è  banale,  ma  la  differenza  è 
sostanziale …). 

L’analisi, la mappatura, la presa di coscienza dei competitors e dei loro numeri 
non  devono  rimanere  fini  a  sé  stessi,  ma  devono  essere  sviluppati  (e  qui  ci 

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vengono  in  aiuto  numerosi  strumenti  di  business  design)  per  poter mostrare 
e dimostrare il valore del prodotto o servizio che vuoi lanciare sul mercato.  

Uno  strumento  molto  utile,  in  tal  senso,  è  la  ​tabella  di  Benchmarking​. 
Questo  strumento  ti  permetterà  di  mettere  nero  su  bianco  le  caratteristiche 
del  tuo  prodotto  o  servizio  (concentrati  su  quelle  che  hanno  valore  per 
davvero) e di metterle a confronto con quelle dei competitors.  

Il  tema  competitors  è  uno  dei  pilastri  su  cui  fondare  un  buon  Pitch.  La 
comparazione  non  dev’essere  vista,  quindi,  come  un  mero  “esercizio 
scolastico”  ma  dev’essere  affrontata  con  lo  scopo  di  far  toccare  con  mano  il 
motivo per cui il tuo prodotto/servizio è differente (sperabilmente migliore).  

Un  altro  strumento  utile  per  rappresentare  la  competition  è  la  ​matrice  di 
posizionamento  (spesso  utilizzata  da  Steve  Jobs  per  presentare  i  nuovi 
prodotti  Apple).  La  matrice  ti  permetterà  di  mostrare  il  posizionamento  dei 
competitors  e,  contemporaneamente,  di  mostrare  come  il  tuo 
prodotto/servizio si inserisce nel contesto competitivo.  

Sul  tema  competitors  ricorda  che  non  sempre  è  vincente  arrivare  per  primi 
sul  mercato,  con  un  nuovo prodotto o servizio; sicuramente è necessario però 
differenziarsi  dai  competitors  con  una  proposta  di  valore  migliore  per  il 
cliente.  

Stima la dimensione del mercato in cui vuoi entrare 


La  dimensione  del  mercato  è  un  fattore  importante  per  la  redditività 
aziendale e per questo motivo gli investitori sono interessati a capire quanto è 
grande  (e  quanto  lo  sarà  nel  futuro)  il  mercato  in  cui  vuoi  entrare  (tieni 
sempre  a  mente  che  un  investitore  punta  su  una  startup  ipotizzando  un 
guadagno  futuro,  quindi  sarà  ingolosito  da  un  mercato  con  un  potenziale  di 
crescita importante). 

Ricorda  sempre  che  l’analisi e la conoscenza del proprio mercato sono aspetti 


fondamentali  per chi vuole fare impresa. Conoscere il mercato significa anche 
saperne  interpretare  trend  e  dinamiche  per  poter  anticipare  la  direzione  che 
il  mercato  stesso  prenderà.  Accostare  il  proprio  prodotto/servizio  ad  un trend 
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di  mercato  positivo  ti  darà  sicuramente  un  buon  appeal  verso  il  mondo degli 
investitori.  

Un  metodo  semplice  per  studiare  e  illustrare  il  proprio  mercato  è  quello  del 
TAM SAM SOM​. Abbiamo scritto un articolo molto approfondito, ​lo trovi qui​. 

Quando  si  parla  di  market  size  è  anche  importante  sottolineare  che  non 
sempre le dimensioni sono tutto.  

I  mercati  grandi  offrono  un  potenziale  enorme  ma  sono  spesso  caratterizzati 
da  un’elevata  competitività  (a  cui  magari  si  aggiungono  barriere  all’ingresso 
poste dai player che già siedono al tavolo su cui vuoi giocare).  

Una  riduzione  della  dimensione  del  mercato  si  traduce,  sovente,  in  una 
riduzione della competitività.  

Ecco  perché  è  spesso  interessante  partire  da  mercati  di  nicchia  che  offrono 
(forse)  guadagni  inferiore  ma  che  potrebbero  portarti  rapidamente  ad  una 
scalata  e  alla  conquista  di  quote  di  mercato  importanti. Inoltre, lavorare in un 
mercato  piccolo  ti  permetterà  di  recepire  i  feedback  dei  clienti,  imparare, 
implementare  il  tuo  prodotto/servizio  e  quindi  migliorarti  preparando 
un’espansione su mercati più importanti.  

   

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Crea un dream team 
“Se vuoi andare veloce vai da solo, se vuoi andare lontano vai 
in compagnia” 

 
Il  primo  passo  fondamentale  per  avviare  una  ​startup​,  anzi  qualsiasi  progetto 
di imprinting imprenditoriale, è capire che l’idea vale poco.  

Molto poco.  

Le  idee  sono  gratis  e  a  disposizione  di  tutti,  quello  che  fa  la  differenza  è 
l’Execution;  è  la  resilienza,  la  motivazione,  la  perseveranza,  l’ardore  delle 
persone (del team) che rende possibile la magia. 

Parlare  del  team,  del  ruolo  del  co-founder  e  della  ricerca  di  membri  per  la 
propria startup è fondamentale, anche in relazione al capitolo precedente.  

Il team è quindi uno dei fattori critici di successo per le startup. 

Ma  se  il  team  è  così  importante  come  si  possono  capire  le  caratteristiche 
che differenziano un team mediocre da un team di successo?  

Una persona sola può guidare una startup?  

Il ruolo del co-founder è davvero così importante?  

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Queste  sono  domande  spesso  ricorrenti,  che  vengono  poste  all’interno  di 
Startup Geeks Premium​, quando si parla del team di una startup.  

Non  c’è  una  risposta  univoca,  non  c’è  bianco  oppure  nero.  Ci  sono  alcune 
riflessioni che possiamo fare insieme.  

Cerca di non partire da solo: anche Batman ha bisogno di Robin! 


Steve  Wozniak  e  Steve  Jobs.  Bill  Hewlett  e  David  Packard.  Moltissime  grandi 
aziende partono con l’idea e l’operato di due persone.  

Condividere  i  problemi,  supportarsi  nei  momenti  difficili,  motivarsi 


vicendevolmente,  compensare  lacune  tecniche/gestionali/economiche  è 
l’immenso  vantaggio  di  avere un compagno d’avventura durante tutto il ciclo 
di vita della startup​. 

Founder  e  co-founder  devono  condividere  la  visione,  coltivando  l’idea  come 


un  piccolo  bonsai.  Non  devono  essere  sempre  d’accordo,  non  devono avere il 
medesimo punto di vista.  

Il  conflitto  è  produttivo,  la  fiducia  è  la  base  necessaria  su  cui  fondare  la 
collaborazione  ed  il  bilanciamento  delle  competenze  la  vitamina  che  rafforza 
il sistema immunitario della startup. 

Avere un co-founder non è, per contro, prescritto dal dottore.  

Con  una  visione  chiara,  un’ottima  resilienza  e  delle  indiscutibili  capacità  si 
può  guidare  la  nave anche da soli. Questo tutela dal rischio di incomprensioni 
e  da  possibili  mal  di  pancia  che  nasceranno  (soprattutto  quando  il  gioco 
inizierà a farsi duro). 

Ma allora che fare? 

Non  c’è  una  risposta  giusta  e  una  sbagliata.  Dipende  da  contesto,  dalla 
startup,  dal  founder,  dal  co-founder  e  da altri n fattori che complicano ancora 
di più la decisione. 

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Insomma:  a  te  la  scelta,  ricorda  però  che  nei  momenti  bui  anche  Batman  ha 
bisogno di Robin. 

Il team: meglio se motivato, affidabile, rispettoso ed equilibrato. 


Sia  che  tu  abbia  un  co-founder  o  che  sia  solo  al  comando,  quello  da  cui  non 
potrai  prescindere  sarà  un  buon  team  su  cui  gettare  le fondamenta della tua 
startup. 

Non  c’è  una  ricetta  per  creare  un  buon  team,  ma  è  necessaria  una  buona 
dose  di  intuizione  e  un  pizzico  di  fortuna.  Il  tutto  dev’essere  poi  condito  da 
una spruzzata di consapevolezza (devi sapere chi coinvolgere e quando farlo). 

La  cosa  fondamentale?  Il  team  deve  essere  ​motivato,  affidabile,  rispettoso 
ed equilibrato. 

Se  la  motivazione  e  l’affidabilità  non  bisogna  spiegarle  spenderei  due  parole 
sul rispetto e sull’equilibrio.  

Un  team  rispettoso  è  un  team  capace  di  considerare  le  singole  anime  che  lo 
compongono, riconoscendone la professionalità e l’importanza per la startup.  

Non  c’è  serie  A,  non  c’è  serie  B  (questo  a  prescindere  dai  ruoli,  che  sono 
fondamentali  all’interno  di  un  team  ma  che  non  devono  giustificare  la 
presenza di subalterni e di dittatori). 

Un  team  bilanciato  è  un  team  i  cui  componenti  coprono  tutte  le  aree 
necessarie  per  far  funzionare  la startup. Questo aspetto, da non sottovalutare, 
è  fondamentale  per  riuscire  ad  avviare  il  tuo  progetto,  come  abbiamo  visto 
nel capitolo sul bilanciamento delle risorse.  

Creare  un  buon  team,  credibile  e  allineato,  è  uno  dei  compiti  principali (e più 
ardui) per un founder.  

Ricorda sempre che il team fa rima con successo e con credibilità.   

Se  stai  sviluppando  l’idea  che  cambierà  il  mondo  biomedicale  ed  il  team è 
fatto  solo  da  persone  esperte  di  marketing  un  problema  di  credibilità 
potrebbe  esserci.  Il  team  della  startup  deve  avere  le  conoscenze del contesto 
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in  cui  opera. Questa è un’altra ovvietà (meno ovvia di quanto si possa credere) 
e  sarà  uno  degli  aspetti  da  tenere  a  mente  per  creare una sana relazione con 
gli  investitori  (soprattutto  Business  Angel  che  in  una  fase  early  valuteranno 
prima di tutto il team con il quale ti presenterai).  

Il team: dove e come 


Esistono  diversi  modi  per  cercare  un  co-founder  oppure  un  nuovo  membro 
del  team  per  far  crescere  la  tua  startup.  Ci  sono  diverse  strade  percorribili, 
anche se molto dipende da cosa stai cercando.  

Un consiglio prima di elencarne alcune?  

Cercare  un  co-founder  o  il giusto membro da inserire in organico è un’attività 


lunga  e  complessa.  Affrontarla  con  i  giusti  tempi  è  condizione  necessaria  ma 
non  sufficiente  perché  “l’amore  sia  duraturo”.  Inoltre,  soprattutto  in  un 
contesto  come  quello  in  cui  opera  una  startup  (scarsa  organizzazione,  forte 
stress,  sperabile  crescita  esponenziale),  è  fondamentale  instaurare  un 
rapporto  personale  ancor  prima  che  professionale  o  di  Business.  La  giusta 
alchimia dev’essere messa al primo posto.  

1) Parti  dal  tuo  network:  ​iniziamo  con  la  strada  più  semplice.  Il 
compagno  di  università  con  il  quale  ti  sei  trovato  così  bene  durante  gli 
studi.  Il  collega  di  lavoro  che  fa  già  parte  del  tuo  team.  La  persona 
conosciuta  ad  un  evento  e  con  la  quale  hai  trovato  subito  il  giusto 
feeling.  La  prima  strada  da  percorrere  verte  proprio  sull’analisi  del 
proprio  network,  delle  persone  che  già  conosci  e  con  le  quali  già 
collabori (o hai collaboratori in passato).  

2) Sfrutta  l’online:  ​oggi  come  oggi  ​l’online  offre  infinite  possibilità  ​di 
contatto  e  condivisione.  Esistono  numerose  piattaforme  per  cercare 
soci  online  (​Founder2be  ad  esempio),  ma  nel  corso degli anni sono nati 
numerose community sui vari social (Facebook e Linkedin in primis).  

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Anche  la  nostra  community  ​Startup  Geeks  Premium  tramite  i  vari 
imprenditori  al  suo  interno  e  il  nostro  supporto  nella  ricerca  è  già  stato 
terreno fertile per trovare il co-founder. 

3) Partecipa  agli  eventi:  ​partecipare  agli  eventi  permette  di  ampliare  il 
proprio  network,  trovando  soci,  partners,  investitori  e  colleghi.  Ci  sono 
degli  eventi  (es.:  ​Startup  Weekend​)  in  cui  il  match  tra  persone  è  cuore 
dell’evento stesso.  

Chiudendo  il  capitolo  team  ti  lascio  con  una citazione di Kewin Rose: “A team 


aligned  behind  a  vision will move mountains. Sell them on your roadmap and 
don’t compromise — care about the details, the fit and finish” 

   

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Valida  le  tue  ipotesi  al  più  presto  e  comprendi  se 
qualcuno  è  interessato  a  quello  che  vuoi  fa:  l’approccio 
Lean startup  
“The only way to win is to learn faster than anyone else” 

 
Il metodo Lean startup è un approccio, elaborato circa 10 anni fa da Eric Ries e 
dettagliato  nel  libro  ​“Lean  Startup”  (o  nella  sua  traduzione  italiana  ​“Partire 
Leggeri”​),  utile  per  la  buona  riuscita  di  progetti  innovativi.  È  un  approccio  in 
grado  di “derischizzare” il rischio derivante dal lancio di un progetto, prodotto, 
servizio  in  un  contesto  totalmente  incerto;  lo  fa  perché  individua un percorso 
iterativo  di  analisi  e  validazione  che  permette  di  creare  un  prodotto,  oppure 
offrire  un  servizio,  che  soddisfa  un  reale  bisogno  di  una  certa  parte  di 
mercato.  

Per  poter  scoprire  se  esiste  davvero  qualcuno  disposto  a  pagare  per  il 
prodotto  o  servizio  che  vuoi  offrire  non  si  può  che  agire  con  una  serie  di 
iterazioni,  applicando  cioè  un  metodo  che  si  avvicina  parecchio  al  buon 
vecchio metodo scientifico.  

L’applicazione  di  un  approccio  Lean  è  finalizzata,  quindi,  alla  riduzione  di 
sprechi (intesi come risorse economiche e temporali).  

Capendo  velocemente  se  il  mio  prodotto  o  servizio  non  ha  mercato  posso 
pivottare  (ossia  cambiare  rotta)  o  abbandonare  l’idea  prima  di  aver  investito 
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troppe  risorse (appunto in termini economici e temporali) andando a liberarle 
e incanalarle in altri progetti, fondati su presupposti migliori.   

L’approccio  si  basa,  concretamente,  sul  ripetersi  (in  maniera  continua  ed 
iterativa)  di  un  processo  di  costruzione,  misurazione/monitoraggio  e 
apprendimento (Build, Measure and Learn). 

Il  fulcro  del  metodo  di  Eric  Ries  è  basato  sullo  sviluppo  di  un  ​MVP  (Minimum 
Viable  Product)  atto  a  mostrare  al  target  di  clienti  definito  quelle  che  sono  le 
proposte di valore del prodotto o servizio che vuoi lanciare.  

Due aspetti vanno sottolineati:  

1) l’MVP  non  è  un  prodotto  in  piccolo  e  neanche  un  prototipo.  È  una 
versione  Beta, che racchiude tutte (e solo) le caratteristiche di valore del 
tuo  prodotto o servizio. L’MVP sarà la prima fonte di apprendimento per 
poter  lanciare  sul  mercato  un prodotto o servizio apprezzato (l’obiettivo 
è ottenere, recepire e implementare il feedback dei potenziali clienti).  

2) L’abbiamo  già  scritto,  ma  vale  la  pena  ribadirlo,  che  è  importante 
definire  e  parlare  ad  un  target  specifico  di  clienti.  Al  bando  tutte  le 
affermazioni  tipo:  “i  nostri  clienti  sono  tutti  coloro che hanno un PC”. La 
volontà  di  “piacere  a  tutti”  è  errata  ed  impossibile  (a  meno  che  voi  non 
produciate Nutella, in quel caso allora ….).  

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Quali sono i primi aspetti da validare e su cui concentrarsi? 

I  primi  aspetti  chiave  da  validare  sono  due  pilastri  fondamentali  su  cui 
costruire la tua Business Idea: PROBLEM e CUSTOMER. 

La  maggioranza  delle  startup  fallisce  in  quanto  il  prodotto  /  servizio  offerto 
non  risponde  ad  un  reale  bisogno di un determinato target di clienti. Capire il 
problema  e  definire  un  target  di  clienti  è paragonabile alla realizzazione delle 
fondamenta per una nuova abitazione.  

Prima  dell’MVP  bisogna,  per  dirla  alla  Steve  Blank,  uscire  dal  proprio  ufficio  e 
andare  a  parlare  con  le  persone  per  poter  validare  i  pilastri  su  cui  iniziare  a 
giocare la partita.  

Il  consiglio  è  quello  di  utilizzare  la  ​Javelin  Board  per  mappare  le  assunzioni 
relative  al  problema  e  al  cliente  e  successivamente  preparare  delle  interviste 
per  poter  ottenere  dei  dati  (che  in  questa  fase  è  bene  che  siano  qualitativi 
piuttosto che quantitativi).  

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Se  vuoi  approfondire  l’uso  delle  interviste  per  validare  le  ipotesi  di  base,  ​puoi 
leggere questo articolo. 

Tutti  i  feedback  ricevuti  dai  possibili  clienti,  ovvero  dagli  Early  Adopters, 
dovranno essere recepiti per costruire o migliorare il proprio MVP. 

La  creazione  di  un  MVP  del  servizio / prodotto che vuoi lanciare sul mercato è 


fondamentale per diversi motivi chiave: 

● Ti  permette  di  capire  se  qualcuno  trova  veramente  utile  il  tuo 
prodotto/servizio. 

● Ti  permette  di  imparare,  perfezionare,  modificare  la  tua  idea  sulla  base 
dei  feedback  del  mercato  (ovvero  l’idea  è  buona,  ma  magari  va 
leggermente “limata” per raggiungere il ​Product Market Fit​ ottimale). 

● TI permette di attrarre investitori. 

● Ti permette di attrarre i primi clienti / utilizzatori (fidelizzandoli). 

Per  essere  efficace  bisogna  ricordarsi  che  l’MVP  è  un  perfetto  strumento  di 
apprendimento.  In  quest’ottica  ci  sono  delle  buone  Practices  che  è  bene 
consigliare: 

● Sviluppa  velocemente  e  spendi  poco  (non  devi  creare  un  prodotto 


finito); 

● Crea  un  MVP  con  tutte  le  caratteristiche essenziali del prodotto (ovvero 


che  racchiuda  in  sé  tutte  le  caratteristiche  che  esprimono  il  valore 
autentico del prodotto o del servizio, in linea con la Value Proposition); 

● Definisci delle metriche di valutazione e di analisi; 

● Monitora il comportamento degli utenti e ascolta i feedback; 

● Migliora il prodotto / servizio ascoltando il mercato. 

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Il Business Model Canvas e Value Proposition Canvas  
“There’s not a single business model . . . There are really a lot of 
opportunities and a lot of options and we just have to discover 
all of them” 

 
L’approccio  Lean  Startup  trova  una  perfetta  modellizzazione  in  uno 
strumento  di  business  design  che calza a pennello per le startup: Il ​BUSINESS 
MODEL CANVAS​. 

Chi  sono  i  miei  clienti?  Quale  proposta  di  valore offro loro? Come monetizzo? 


Come raggiungo il mercato? 

Queste  domande  trovano  tutte  le  risposte  necessarie  all’interno  del  Model 
Canvas,  strumento  fondamentale  per  costruire  il  business  plan  della  tua 
startup,  migliorare  il  modello  di  business  esistente  o  semplicemente  andare 
ad eseguire delle implementazioni.  

Per  definizione  la  startup  è  alla  ricerca  di  un  business  model  replicabile  e 
scalabile,  proprio  in  questo  senso  ci  viene  in  aiuto  questo  strumento  di 
pianificazione  strategica,  pensato  dallo  svizzero  Alexander  Osterwalder  (ti 
suggerisco  il  suo  libro  ​“Creare  modelli  di  business.  Un  manuale  pratico  ed 
efficace per ispirare chi deve creare o innovare un modello di business.”​). 

Il  Business  Model  Canvas  è  uno  strumento  composto  da  blocchi, 


raggruppabili  in  ​quattro  macro-aree:  infrastruttura,  clientela,  parte 
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finanziaria  e  proposta  di  valore/offerta  che  racchiude  il  suo  più  grande 
vantaggio nella facilità di lettura ed interpretazione delle informazioni.  

Il ​Business  Model  Canvas​ è  un alleato prezioso, da gestire in maniera iterativa, 


ovvero  dovrà  essere  aggiornato  man  mano  che  si  evolverà  (o  modificherà)  la 
tua idea di business e quindi il tuo modello di business. 

Il  tool  si  presta  benissimo  per  il  lavoro  in team, affrontandolo armati di post-it 


e  applicando  le  tecniche di brainstorming si avrà la certezza di non tralasciare 
nulla.   

Dopo  aver  stampato  il  tool  scrivete le ipotesi su vari post-it colorati e andate a 


completare i vari blocchi che compongono la tavola grafica.  

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L’uso  dei  post-it  è  consigliato  perché,  soprattutto  in  fase  iniziale,  vi  saranno 
numerosi  spostamenti  e  si  metteranno  fortemente  in  discussione  tutte  le 
ipotesi alla base del funzionamento della startup stessa.  

Parti dal blocco centrale, quello della “value proposition”.  

In quest’area descriverai qual è la tua promessa di valore verso i clienti (ovvero 
come ti differenzi dai competitors per risolvere un determinato problema).  

Continua esplorando il blocco “Customer Segments”.  

Chi  sono  i  clienti  della  tua  startup?  Chi  pagherà  per  il  tuo  prodotto/servizio? 
Sembra banale, in realtà è uno dei blocchi più complicati su cui ragionare.  

Arrivati qui proseguite con il blocco “Channels”.  

Come  raggiungi  i  clienti  individuati  precedentemente?  Come  strutturi  le 


operazione  di  vendita  e  post-vendita?  Si  tratta  delle  modalità  di 
comunicazione, distribuzione e vendita con le quali raggiungi il mercato.  

Il  blocco “Customer  Relationships”  è  uno  dei  blocchi  fondamentali  per 


garantire  il  successo  della  tua  startup.  Si  tratta  di  stabilire  come  poter  creare 
una  relazione  stabile  con  i  propri  clienti.  La  fidelizzazione  del  cliente  è  un 
cruccio  che  riguarda  sia  le  startup  che  le  imprese consolidate. Assistenza con 
personale  dedicato,  community  create  ad  hoc  per  i  clienti,  servizi 
automatizzati attraverso chat.  

Numerosi  sono  i  casi  di  successo  nei  quali  il  cliente  si  sente  davvero  parte 
attiva  del  processo  di  vendita  e  post-vendita,  generando  una  fidelizzazione  a 
garanzia di un valore futuro e non solo immediato.   

Arrivando  qui  hai  completato  la  prima  area  tematica,  legata  ai  clienti  e  alla 
clientela.  

Esploriamo ora gli altri blocchi che completano il Business Model Canvas.   

Il  blocco  “Revenue  Streams”  rappresenta  il  flusso  di  ricavi  generato  dalla  tua 
startup (inclusi prezzi e modalità di pagamento).  

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Il blocco delle risorse chiave, “Key Resources”, include tutte le risorse principali 
(intellettuali,  fisiche,  finanziarie,  umane)  che  entrano  in  gioco  per  garantire  il 
funzionamento dell’impresa. 

Oltre  alle  risorse chiave il Business Model Canvas permette di esplorare anche 


le  “Key  activities”,  ovvero  tutte  quelle  attività  chiave  necessarie  allo  sviluppo 
del  modello  di  business  (molto  banalmente  potrebbe  essere  la  produzione 
del  prodotto  o  la  creazione  di  una  piattaforma  web)  nonché  i  “Key  Partners” 
ovvero  tutti  quei  soggetti  con  i  quali  si  intrattengono  relazioni  a  beneficio 
della crescita e del mantenimento delle attività dell’impresa.  

L’ultimo  blocco?  Quello relativo ai costi.  Il blocco “Cost Structure” comprende 


tutti  quei  costi  necessari  al  funzionamento  del  modello  di  business  definito 
completando tutti i blocchi precedenti.  

Il  consiglio  per  l’utilizzo  del  Business  Model  Canvas  è  quello  di  osare, 
sperimentare e non aver paura di cambiare.  

Cerca  di  farlo  puntando  sempre  su  idee  chiare  e  semplici,  da  approfondire  e 
validare,  ma  che  prendano  in  considerazione  un  numero  di  ipotesi  legate  da 
un “fil rouge” necessario per renderle gestibili. 

Un  altro  strumento  di  business  design  di  cui  ti  vorrei  parlare,  utile  per  la 
definizione  della  propria  Value  Proposition,  si  chiama  ​Value  Proposition 
Canvas  ed  è  stato  descritto  da  Alex  Osterwalder  nel  suo  libro ​Value 
Proposition Design​. ​  

Anche  questo  tool  sfrutta  il  visual  thinking  e  le  tecniche di brainstorming per 


incanalare  la  potenzialità  del  pensiero  creativo  a  favore  della  creazione  di 
prodotti e servizi davvero utili per i vostri clienti target.  

Il  tool  è  diviso in due sezioni, la prima è la mappa del valore e la seconda, dalla 


quale dovrete iniziare, è il profilo del cliente. 

Anche  per  questo  strumento  abbiamo  scritto  un  articolo  approfondito  che 
potrà  guidarvi  nel  corretto  uso  di  questo  potente  tool  che  potrai  leggere 
cliccando qui​. 

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Il  consiglio  che  voglio  darti  è  quello  di  non  fermarsi  ad  un  unico  Value 
Proposition  Canvas,  ma  di  utilizzarlo  come  strumento  di  lavoro  per 
rappresentare ognuna delle Buyer Personas che andrai a definire.  

Come  il  Business  Model  Canvas  anche  questo  strumento  dovrà  evolversi  con 
l’evoluzione della tua startup.  

I  tools,  per  essere  efficaci  dovranno  quindi  essere  affinati,  rivisti,  messi  in 
discussione e modificati.  

   

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La tua startup ha bisogno di un Mentor? 
"If you cannot see where you are going, ask someone who has 
been there before."  

 
Nell’Odissea  il  Mentore  è  colui  al  quale  vengono  affidate  le  sorti  di  Telemaco 
durante  l’assenza  di  Ulisse,  partito  da  Itaca  in  direzione  della  città  di  Troia. 
Oggigiorno  il  termine  mentore  è  rimasto  nella  nostra  lingua  con il significato 
di educatore, consigliere fidato, guida e punto di riferimento. 

Il  mentore  è  colui  che  consiglia,  che  corregge  la  rotta,  che  spinge  all’azione e 
che  motiva  il  protagonista anche  quando  il  Monte  Fato  sembra  troppo 
lontano  e  l’anello  del  potere un fardello troppo pesante per un piccolo Hobbit 
(scomodando  J.R.R.  Tolkien… perché, che rimanga tra noi, su Omero non sono 
poi così preparato). 

La  domanda  sorge  spontanea: alle  nostre  startup  serve  davvero  una  figura 
che  le  affianchi,  le  guidi,  le  consigli  e  le  spinga  all’azione? Senza  ombra  di 
dubbio la risposta è sì.  

E perché mai?  

Volendo  scomodare  una  canzone  di  qualche  anno  fa  direi  perché  “è  un 
mondo  difficile  e  una  vita  intensa,  felicità  a  momenti  e  futuro  incerto”.  9 
Startup  su  10  sono  destinate  al  fallimento  e  quelle  che  rimangono  devono 

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coniugare  snellezza  d’azione,  agilità  nel  business  ma  solidità  delle  grandi 
imprese. 

Il  Mentor  ha  quindi  il  compito  di  supportare  la  startup  durante  tutto  il 
suo ​ciclo di vita​ creando quelle condizioni che portino ad una diminuzione del 
rischio  di  fallimento  mettendo  a  disposizione  degli  startupper  la  propria 
esperienza, la propria rete di contatti, la propria conoscenza. 

Che cosa fa il Mentor di una startup? 


Inizierei  con  il  dire  che  cosa  non  fa: ​il  mentor  non  si  sostituisce 
all’imprenditore. 
Questo  è  uno  degli  aspetti  fondamentali  (e  a  parer  mio  più  difficili)  di  questo 
ruolo.  È  un  mantra  da  tenere  sempre  in  considerazione  ed  è  una  dei  dogmi 
che,  personalmente,  mi  sono  stati  inculcati  durante  il  percorso  formativo 
per diventare mentor messo a punto da ​Polihub​ in partnership con il ​MIP​. 
Il  Mentore  non sostituisce l’eroe neanche quando le cose si mettono male e la 
fine  sembra  vicina,  ma cerca  di  creare  tutte  le  condizioni  utili  al  protagonista 
per  continuare  nel  suo  lungo  e  tortuoso  viaggio. Supporta  gli  startupper 
cercando  di  capire  se  l’idea  ha  una  possibilità  di  diventare  impresa;  aiuta  gli 
startupper  a porsi  le  giuste  domande offrendo  un  approccio  metodologico 
basato  sui  concetti  della  lean  startup;  mette  a  disposizione  delle  startup  la 
propria esperienza corporate e di business (nonché la propria rete di contatti). 
Insomma, lo  startup  mentor  guida  le  startup  nella  ricerca,  definizione, 
affinamento ed esecuzione di un modello di business replicabile e scalabile. 
 
In tutto questo il mentor ha due grandi vantaggi rispetto allo startupper: 
● Non  “è  innamorato”  dell’idea  di  business  che  lo  startupper 
propone. Sembra  banale  ma  è  un  aspetto  chiave  che  permette  al 
mentor  di  valutare  l’idea,  il  mercato  e  l’execution  con  oggettività, 
cercando  di  capire  se  sono  necessari  Pivot,  se  è  necessario  rivedere  il 
modello di business o se, aimè, è meglio “staccare la spina”. 

● Ha  un’esperienza  di  business,  una  conoscenza  del  mercato  e  del 


mondo  delle  startup (condizioni  necessarie  ma  non 
sufficienti) maggiore di quelle dello startupper. 

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Le caratteristiche di un buon Mentor  


Fare  il Mentor  di  una  startup richiede  delle capacità  e  delle  conoscenze  che 
non  si  possono  improvvisare.  Come  dicevamo  sopra  l’esperienza  di  business, 
la  conoscenza  del  mercato  e  del  mondo  startup  sono  condizioni  necessarie 
ma non sufficienti per svolgere bene questo ruolo. 

Aver  fondato (con  successo  o  meno) una  startup,  avere esperienza  in  qualità 


di  manager in  imprese  consolidate,  aver  già  seguito  startup nel  loro  viaggio 
per  diventare  grandi  sono  aspetti  fondamentali  alla  base  della  credibilità  di 
un  Mentor.  Ma  oltre  a  tutto  questo  serve anche mettere in campo una buona 
capacità  di  analisi  e  valutazione,  una  buona conoscenza  dei trend tecnologici 
emergenti ed un’approfondita conoscenza degli strumenti di business. 

Esperienza  e  attitudine  personale  sono,  quindi,  aspetti  fondamentali  ai  quali 


aggiungerei però un ultimo ingrediente: una formazione teorica specifica. 

Per  esperienza  personale  posso  dire  che  un percorso  formativo  specifico per 


diventare startup  Mentor va  a  creare,  consolidare  e  completare  una  “cassetta 
degli  attrezzi”  che  al  Mentor  non  può  e  non  deve  mancare,  fornendo  tutti 
quegli strumenti di business fondamentali e specifici al mondo delle startup. 

Come scegliere il Mentor? 


Quanto  sto  per  dire  sembra  un  concentrato  di  banalità.  Un  mix  di  cose  così 
ovvie che troppo spesso vengono dimenticate: non tutti i Mentor sono “giusti” 
per  la  tua  startup. Cosa  vuol  dire?  Vuol  dire  che l’alchimia  tra  Mentor  e 
startupper  è  fondamentale. Startup e Mentor devono scegliersi, “innamorarsi” 
e  voler  iniziare  un  percorso  insieme.  Se  manca  l’alchimia  non  si  lavorerà  al 
meglio, rischiando attriti ed incomprensioni inutili. 

Le  regole  del  gioco  devono  essere: rispetto, fiducia  reciproca, chiarezza  dei 


ruoli (il  Mentor  non  si  sostituisce  all’imprenditore  e  non  è  nemmeno  un 
consulente  dello  startupper.  È  una  guida  che  offre  un  approccio 
metodologico  senza  fare  l’errore  di  volersi  porre  quale  leader  di una struttura 

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che  per  funzionare  non  può  basarsi  su  un  concetto  di  leadership  diffusa  alla 
Brian Robertson per intenderci). 

Riassumerei questo con una sola parola: reciprocità. 

Il  Mentor  della  startup  non  si  presenta  come  gerarchicamente  superiore  allo 
startupper,  deve  mantenere  una  guida  discreta,  non  imperativa  e  volta  al 
consiglio,  al  sostegno. Una  sana  attività  di  mentoring  si  basa  su  un 
“dare-avere” reciproco che porta un beneficio sia al mentor che alla startup. 

Quando cercare un Mentor?  


Dal  mio  punto  di  vista  questa  domanda  è  facile  e  la  risposta  non  può  essere 
che una: f​ in da subito.  

Il finanziatore giusto al momento giusto  


“Non puoi fare l’imprenditore con i soldi degli altri” 

 
L’arte  del  fundraising,  la  capacità  di  attrarre  investimenti  e  la  gestione 
finanziaria  del  business  (ricorda:  cash  flow  is  the  king)  sono fondamentali per 
scalare e fare crescere la tua startup.  

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In  una  guida  abbiamo  specificato,  in  relazione  al  ciclo  di  vita  della  startup, 
quali sono le tappe di finanziamento.  

Non hai letto la guida? ​Ecco il link per scaricarla gratuitamente.  

Qui  e  ora  siamo  in  una  fase  iniziale.  Vogliamo  concretizzare  un’idea  di 
business.  Sarebbe  fuorviante  parlare  di  round  di  finanziamento,  di  venture 
capital o di altro.  

Questo  è  un  primo  aspetto  molto  importante  da  tenere  a  mente:  un 
finanziamento sbagliato potrebbe portare alla fine della tua startup.  

Il  tempismo  nella  gestione  del  finanziamento  è  fondamentale.  Per  dirla  alla 
Tony  D’Amato  in  ogni  maledetta  domenica  “Mezzo  passo  fatto  un  po’  in 
anticipo  o  in  ritardo  e  voi  non  ce  la  fate”.  Così  vale  anche  per  le  iniezioni  di 
capitale che andrete a fare.  

Se  interpelli  un  investitore  troppo  presto  potrebbe,  per  esempio, farsi un’idea 


sbagliata  di  te,  del  tuo  team  e  del  tuo  prodotto/servizio  (e  una  prima 
impressione sbagliata sappiamo tutti che non è auspicabile).  

Anche la crescita troppo veloce potrebbe portarti al game over.  

In una prima fase bisogna concentrarsi su tre aspetti: 

- Bootstrapping​, ovvero autofinanziamento, continui con i tuoi soldi; 

- Love  capital:  ovvero  family,  friends  and  fools  (3F).  Raccogli  i  soldi  da 
familiari,  amici/conoscenti  o  folli  che  credano  in  te  e  nella  tua  capacità 
di trasformare un’idea in un business profittevole. 

- Business  Angel:  ovvero  una  persona  che  vuole  investire  nella  tua 
startup. Non per particolare simpatia ma perché crede in quello che stai 
facendo. 
Investire  quanto?  Dipende:  da  1.000  a  100.000 Euro potrebbe essere un 
range (prendilo con le pinze).   

Investe  solo  nella  tua  startup?  No,  conosce  il  tasso di mortalità delle startup 


ed  investe  in  più  startup  (per  garantirsi  un  ritorno  sull’investimento  ad 
alto rischio).  

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Quando investe?​ Nelle fasi iniziali (ci torneremo più tardi).  

In  questa  categoria  inserirei:  Ex  imprenditori  con  liquidità  da  spendere; 
Individui  con  elevate  disponibilità  finanziarie;  Associazioni  di  piccoli  e 
medi investitori riuniti in fondi comuni creati ad hoc.  

Risorse per approfondire la tematica bootstrapping: 

- The Bootstrapper’s Bible - Seth Godin 

- The definitive guide on how to bootstrap your startup - Neil Patel 

- Simple  Startups  -  Discover  the  secrets  to  bootstrapping  success  - 


Dominick Barbato 

- Brave bootstrapping: how to grow a global tech business without VCs 

Risorse per approfondire la raccolta fondi tramite Friends, Family and Fools: 

- 8  Best  Practices  to  Seek  Funding  From  Friends,  Family  and  Fools  - 
Martin Zwilling 

- How  to  raise  and  spend  "friends  &  family"  money  most  efficiently  for 
your startup - Will Little 

Risorse utili per trovare i Business Angels più adatti a te: 

- Italian Angels for Growth 

- Club degli Investitori 

- Angels for Innovation 

- Italian Business Angels Network Association 

- European  Trade  Association  for  Business  Angels,  Seed  Funds, and early 


stage market players 

- BAN Bologna (network di business angels di Bologna) 

- Angels 4 Women 

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- Business Angels Network Firenze 

   

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I prossimi passi 

Se  dopo  aver  letto  questa  guida  ti  senti  sopraffatto,  fermati  e  fai  un  bel 
respiro. Non devi fare tutto in una volta e non devi fare tutto in una settimana.  

È un processo e in quanto tale richiede tempo e pianificazione.  

Noi  siamo  qui  per  aiutarti  e  oltre  ai  contenuti  informativi  che  pubblichiamo 
(proprio come questo), abbiamo creato un supporto concreto. 

Il  nostro  supporto  si  chiama  ​Startup  Geeks  Premium  ed  è  la  più  grande 
community online di imprenditori in Italia. 

Ecco i 6 modi principali in cui possiamo aiutarti: 

- Entri  in  contatto  con  oltre  150  imprenditori  ed  esperti:  puoi  richiedere 
feedback  e  suggerimenti  sul  tuo  progetto  all’ora  che  vuoi.  Chiedi  e  ti 
sarà risposto :-)  
Io  sono  uno  tra  gli  oltre  30  Coach  esperti  selezionati  per  supportare  gli 
imprenditori all’interno della community. 

- Questo  supporto  ti  farà  risparmiare  ore  di  ricerche  e  tanti  soldi  (scelte 
sbagliate,  tempo  speso  male).  Non  chiedere  a  Google  quello  che  puoi 
chiedere  a  chi  ha  già  affrontato  la  tua  stessa  situazione.  Non  affidare  i 
tuoi  soldi  ad  un  professionista  senza  aver  ricevuto  feedback  da  chi  l’ha 
già  utilizzato.  La  community  è  un ottimo modo per iniziare a costruire il 

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tuo  network,  assorbire  la  mentalità  da  imprenditore  e  semplificare  la 
ricerca di co-fondatori, contatti e nuove collaborazioni. 

- Ricevi  suggerimenti  sui  migliori professionisti e partner a cui affidarti se 


hai bisogno di un aiuto esterno. 

- Accedi  a  sessioni  formative  online  in  diretta  con  esperti  del  settore 
selezionati  da  noi,  startupper  di  successo.  Impara  dalla  loro  esperienza, 
conoscili  e  studia  sui  loro  materiali.  Ogni sessione viene registrata, sono 
già disponibili oltre 20 ore di contenuti formativi. 

- Accedi  ad  oltre  20.000  €  di  sconti  sui  migliori  software  e  servizi  per 
avviare  la  tua  startup,  dall’hosting  su  Amazon  fino  ai  software  per 
gestire il digital marketing. 

- Partecipa  ai  nostri  meetup  locali  in  cui  potrai  entrare  in  contatto  di 
persona con gli altri imprenditori della community. 

Basta parole, ​guarda questo video​, ti sarà tutto più chiaro. 

Se pensi che possa fare per te, s​ copri Startup Geeks Premium. 
 

   

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About me 
Da  piccolo  volevo  fare  l’esploratore  e penso, oggi, 
di  non  aver  tradito  del  tutto  quel  bambino  che 
voleva  osservare  le  cose  da  prospettive  diverse. 
Crescendo,  poi,  ho  iniziato  a  scrivere  qualsiasi 
cosa  valesse  la  pena  mettere  nero  su  bianco,  ed 
anche  in  questo  caso  ho  continuato  a  seguire 
quello  che  oggi  ho  capito  essere  uno  dei  miei 
“sentieri a minor resistenza”.  

Di  formazione  sono  ingegnere  civile,  con  alle 


spalle  un  master  MBA  conseguito  presso  la 
Bologna  Business  School e un master in gestione 
e  strategia  d’impresa  presso  la  24ore  Business 
School.  
E  qui  posso  dire  che  la  mia  consapevolezza  di  non  sapere  fa  rima, 
fortunatamente, con una continua voglia di imparare.  

Lavoro  come  Head  of  Sales  per  il  mercato  svizzero  di  una  delle  controllate 
della  multinazionale  svedese  AFRY  che  offre  servizi  di  ingegneria  e 
progettazione  nei settori dell’energia, delle infrastrutture, dell’industria e delle 
Digital Solutions.  

Se  dovessi  definirmi  scomodando  gli  aggettivi  coniati  da  Linda  Rottenberg 
nel  suo  libro  “​crazy  is  a  compliment​”  direi  che  sono  un  ottimo  esempio  di 
puzzola;  intraprendente  alla  continua  ricerca  di  innovazione  all’interno  di 
organizzazioni consolidate*.  

In  questo  senso  dal  2017  co-gestisco la prima S.r.l. italiana del gruppo svedese 


aperta nel cuore di Milano.  

Mi  sono  avvicinato  al  mondo  delle  startup  prima  come  startupper  ed  in 
seguito  come  mentor  e  come  Angel  Investor.  Dal  2015  seguo  startup  nate  e 
cresciute  su  territorio  italico  ed  elvetico,  supportandole  nel  loro  percorso  per 
diventare grandi.  

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Nel  2018  ho  frequentato  la  prima  edizione  del  percorso  Executive  per startup 
Mentor  offerto  da Polihub in collaborazione con MIP, entrando così a far parte 
della grande famiglia degli Startup Expert e Mentor di Polihub.  

Oltre  a  Polihub  e  a  Startup  Geeks  seguo  diverse  altre  realtà  e  manifestazioni 


cercando  di  immergermi sempre più nel mondo startup (Faster Capital come 
rappresentante  e  Mentor,  Startup  Weekend  come  Coach,  Mentor  e  giudice 
ecc..).   

Vuoi  spiegarmi  il  tuo  progetto  e  capire  insieme  i  prossimi  passi  da  fare? 
Prenota qui una consulenza.  

Restiamo in contatto su LinkedIn, a


​ ggiungimi qui. 

*Tratto  dal  libro  Crazy  is  a  compliment:  nel  1999  quattro  dipendenti  di 
Microsoft  si  incontrarono  davanti  a  una  ciotola  di  jelly  beans  (caramelle  di 
gelatina  a  forma  di  fagiolo)  per  inventare  una  consolo  per  videogiochi  in 
grado  di  sfidare  la  PlayStation (Sony). La chiamarono Xbox, mentre i colleghi 
scettici  la  ribattezzarono  “coffin  (bara)  box”.  Perfino  i  loro  soci  alla  Intel  li 
prendevano  in  giro.  “Ridevamo  all’idea  che  avrebbero  buttato  al  vento 
qualche  migliaio  di  dollari”  disse  un  dirigente.  Ma  il  club  dei  Jelly  beans 
continuò  a  far  i  suoi  progetti  e  ad  arruolare  alleati,  finché  non  riuscì  a 
convincere  il  più  forte  ei  tutti,  Bill  Gates.  La  Xbox  divenne  in  seguito  la  più 
grande “startup interna” della Microsoft.    

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​Alessio Boceda   ​ ​Giulia D’Amato 

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