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1/13/23, 11:41 PM 20 fallacie logiche da conoscere per vincere un dibattito linguistico | Patrimoni Linguistici

20 fallacie logiche da conoscere per vincere


un dibattito linguistico
by Michele Ghilardelli 11 Comments

Le fallacie logiche sono ragionamenti, frasi e modi di porsi che


impediscono una discussione limpida e corretta.

E’ importante conoscerle e saperle individuare per imparare a condurre discussioni vincenti. A


maggior ragione perché chi odia la diversità linguistica conosce molto bene le fallacie
logiche ed è in grado di impiegarle in modo magistrale per darti torto (anche se il torto marcio ce l’ha
lui!).

Indice [Mostra]

Come leggere le definizioni


Ho cercato di rendere la trattazione semplice e concreta chiamando in causa il signor A e il signor B.

A è l’interlocutore che per parla per primo portando il suo argomento. E’ la vittima della fallacia
logica.

B è l’interlocutore che parla per secondo. E’ chi usa la fallacia logica.

Tutto chiaro? Perfetto! Ora sei pronto ad immergerti nel vivo del discorso. Qui di seguito troverai 20
comuni fallacie logiche usate dai glottofobi, la spiegazione con esempi annessi e come difenderti.

1. Argumentum ad misericordiam
B colpevolizza A dicendo che la sua affermazione vanifica uno sforzo.

Questa fallacia logica fa leva sul senso di colpa dell’interlocutore che, con la sua affermazione,
renderebbe nullo uno sforzo.

L’obiettivo è quello di mettere a disagio l’interlocutore e farlo passare per insensibile alle persone che
assistono al dibattito.

Esempio

Se affermi:
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Dobbiamo continuare a parlare le lingue regionali italiane.

qualcuno potrebbe rispondere usando un argumentum ad


misericordiam:

Con tutti gli sforzi che ci sono stati per unire l’Italia voi
difendete i dialetti.

In questo modo lui vuole farti passare come un retrogrado


antipatriottico che sputa sui morti dell’Unità d’Italia.

Come controbattere

Fai notare gentilmente che rispetti il suo punto di vista e non vuoi vanificare gli sforzi di nessuno,
ma la verità è la verità anche se è scomoda e non ci piace.

Un po’ come quando impieghi un’ora per un esercizio di matematica e ti accorgi che la risposta è
errata. Non diventa giusta perché hai faticato un’ora a fare l’esercizio.

In questo caso è la stessa cosa.

Rifacendoci all’esempio che ti ho dato, puoi rispondere così all’interlocutore:

Massimo rispetto per chi è morto durante il Risorgimento. Questo però non significa che
tutte le idee dell’epoca fossero giuste e siano ancora valide dopo quasi due secoli. 

2. Argumentum ad baculum
B afferma che A andrà incontro a un evento nefasto Y per via della sua affermazione X.

Tra le fallacie logiche, questa ha un ruolo particolare perché fa leva su uno dei nostri istinti atavici: la
paura. Infatti, consiste nello spaventare l’avversario di un dibattito ricordandogli che le sue
affermazioni avranno conseguenze poco piacevoli.

Spesso affermazioni di questo tipo riescono a fare indietreggiare anche le persone più spavalde.
Ognuno di noi ha un “interruttore della paura“. Chi usa l’argumentum ad baculum lo sa scovare e
lo schiaccia con forza.

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Esempio

Molto spesso, nel campo delle lingue regionali, i glottofobi più


antipatici fanno notare agli attivisti:

Sì, sì, continua pure a parlare in dialetto, così le


persone ti prenderanno per ignorante.

Con questa frase fanno leva sul pregiudizio che vorrebbe i


“dialettofoni” come gente che non ha studiato. Praticamente parlerebbero in “dialetto” proprio perché
sono così ignoranti da non sapere padroneggiare l’italiano.

Come controbattere

In generale, devi dimostrare di non avere paura delle conseguenze perché hai già pensato a tutto.

Puoi anche aggiungere che ti dispiace per chi sostiene l’argomento avverso al tuo, perché anch’egli
dovrà confrontarsi con determinate conseguenze.

In pratica rigiri l’argumentum ad baculum contro il tuo interlocutore, ma in modo indiretto.

Parla in senso generale. Evitare l’attacco personale è fondamentale, mi raccomando! Altrimenti ne


uscirebbe una zuffa e la discussione finirebbe per crollare.

Sempre riallacciandoci all’esempio che ti ho fornito, potresti rispondere:

Io sono istruito e parlo bene l’italiano, quindi non ho paura di parlare la mia lingua
regionale e passare per ignorante. Mi dispiace per le persone che sono obbligate ad usare
l’italiano per far vedere che sono più istruite di quanto sono realmente.

3. Argumentum ad personam
Il soggetto B rinfaccia a A di non essere credibile per via di una propria caratteristica
personale.

Il focus della discussione viene spostato dall’argomento principale alla persona. Non si tratta di
insultare o prendere in giro l’interlocutore che fa una certa affermazione, ma di sminuire la sua
affermazione perché detta da lui non è credibile.

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Chi usa questa fallacia si aspetta una di queste 2 reazioni:

La vittima attacca a sua volta diventando scortese passando dalla parte del torto;
La vittima si ritira per non essere messa alla berlina.

Esempio

Secondo un diffuso pregiudizio, un esperto del dialetto locale deve essere autoctono da innumerevoli
generazioni. Dunque non è raro trovare dei geni del male che, invece di fare i complimenti a un figlio
di siciliani nato a Milano che promuove il milanese con passione, gli rivolgono l’obiezione:

Tu hai un cognome meridionale, quindi non puoi parlare il vero dialetto milanese.

Come controbattere

Il modo migliore per combattere la reductio ad personam è farsi aiutare da una persona
autorevole, direttamente e indirettamente.

Direttamente, chiedendogli di intervenire e dire ai detrattori:

Ehi, (l’interlocutore) ha ragione perché queste cose le diciamo anche noi esperti di settore.
Siete voi che avete torto, e dovreste vergognarvi di attaccarlo con argomenti ad
personam per togliere la credibilità a (l’interlocutore).

Indirettamente, citando la persona autorevole:

Quello che dico io non me lo sono inventato, lo ha detto anche (persona autorevole) (dove
lo ha detto, con riferimenti il più possibile precisi).

4. Reductio ad ridiculum
B mette in ridicolo l’affermazione di A.

Questo è un sistema tipicamente usato dai troll, i disturbatori della Rete. Dato che non vogliono
portare avanti una discussione seria ma farsi grasse risate, affrontano l’interlocutore con un tono da
presa in giro.

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A volte la presa in giro è meno diretta, ma porta comunque a ritenere


l’argomento di discussione una pagliacciata.

Spesso la reductio ad ridiculum fa leva su un sentimento comune al


pubblico di riferimento (per esempio l’argomento di un gruppo di
discussione). In questo caso la fallacia logica trova terreno fertile nello
spirito del gruppo, dando origine a un mix letale.

Esempio 

I “dialetti”, come si sa, fanno ridere. Quindi non è difficile usare la reductio ad ridiculum a fini
glottofobi.

Insegnare il dialetto a scuola? Ma dai, è ridicolo!

Quante volte hai sentito questa frase? Io ho perso il conto.

Come controbattere

Mantieni la calma. Lo so che ti si coprono gli occhi dalla rabbia. Ma è proprio quello che vuole
l’interlocutore che usa la reductio ad ridiculum. Si diverte a prenderti in giro. Ti vuole vedere
triggerato, cioè, nel gergo di Internet, arrabbiato per via delle provocazioni.

Chiudi la discussione e vai a fare altro. Tanto, qualsiasi cosa tu dica, il tuo interlocutore troverà sempre
un motivo per prenderti in giro.

A volte però l’umorismo è un’arma di difesa isterica delle persone poco informate che


cercano di difendere le loro convinzioni di fronte a un fatto che le mette in discussione. Insomma,
pensano che tutti i cigni siano bianchi, e quando qualcuno mostra loro un cigno nero, ci ridono sopra.

Non lo fanno perché trovino la cosa realmente divertente. Ridere di un’idea nuova è una reazione
istintiva per evitare di ridiscutere le proprie convinzioni consolidate.

Per questo motivo, in caso di “umorismo da novità assoluta” vale la pena di spiegare le tue
argomentazioni con calma. Mi è capitato diverse volte di vedere il mio interlocutore iniziare un
discorso ridacchiando e prendendomi per scemo e infine cospargersi il capo di cenere ammettendo di
avere torto marcio.

A volte però si trasformava in un troll, e quindi tornavo al punto iniziale: mantieni la calma, spegni il
computer, vai a fare altro.

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5. Accusa indiretta
B accusa A di una cosa che non ha fatto dando per scontato che l’abbia commessa.

Questo metodo è particolarmente subdolo perché non è un’accusa diretta del tipo “tu hai fatto una
cosa cattiva”, ma inserisce riferimenti nel suo discorso.

Spesso si tratta di domande accusatorie.

Esempio 

Spesso la lingua veneta viene accostata all’indipendentismo e alla restaurazione della Serenissima
Repubblica di Venezia. Questa corrente politica ha portato anche a tentativi di “sommossa” (tra tante
virgolette), come la famosa vicenda del tanko, una sorta di trattore che doveva fungere da blindato per
un eventuale scontro contro le forze armate italiane.

Così, quando si parla di tutela della lingua veneta, qualche simpaticone tira fuori la storia con frasi del
tipo:

Dopo il corso di lingua veneta andrete alla sfilata del tanko?

Come controbattere 

Il problema di questa fallacia logica è che apparirai sempre colpevole, sia che tu risponda sì, no,
oppure contesti la domanda.

Devi evitare, come sempre, di andare in escandescenza, mantenendo sempre il controllo delle tue dita
sulla tastiera. Meglio ignorare, se puoi. Al massimo puoi far notare all’interlocutore che nella sua
affermazione fa riferimento a un fatto che non hai commesso. Cerca di farlo passare in secondo piano,
continuando il tuo discorso.

Non usare per nessun motivo l’accusa indiretta nei confronti del tuo interlocutore. Anche se lui lo fa,
non è corretto da parte tua porgli domande accusatorie.

6. Argomento fantoccio (straw man fallacy)


B costruisce un’argomentazione dando per scontato che l’argomento X proferito da B
sia in relazione a un argomento Y facilmente criticabile. In questo modo la discussione
passa dall’argomento X all’argomento Y.

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Questa fallacia logica si basa sull’idea che un fatto proferito


dall’interlocutore A si accompagni sempre ad un altro fatto. Quest’ultimo
è un argomento facilmente criticabile che viene tirato in ballo con lo
scopo di vincere il confronto.

All’interno del discorso di B, la relazione tra l’argomento principale e


l’argomento fantoccio è considerata un dato di fatto assodato e da non
mettere in discussione.

La fallacia logica è proprio qui: in realtà i fatti X e Y sono


totalmente indipendenti, ma vengono presentati come facce
della stessa medaglia.

Questo permette a B di raddoppiare il fronte della critica. Se non può attaccare l’argomento principale
X, potrà vincere il dibattito stroncando l’argomento fantoccio Y.

Esempio

Mi è capitato diverse volte di leggere commenti contro la tutela della lingua napoletana che fanno
presupporre una correlazione diretta tra l’attivismo linguistico e il movimento revisionista
neoborbonico:

Qualcuno chiede che il napoletano sia riconosciuto come lingua ufficiale. Ma il Regno di
Napoli di cui queste persone sono nostalgiche impiegava già l’italiano come lingua
ufficiale ben prima dell’unità nazionale.

Come vedi, si dà per scontato che tutti gli attivisti per la lingua napoletana siano neoborbonici. E’
plausibile che esistano attivisti linguistici che aderiscono al movimento neoborbonico, ma ciò non
significa che il movimento neoborbonico e la tutela del napoletano siano la stessa cosa.

In questo modo però la critica si sposta dalla tutela linguistica (meno attaccabile) al movimento
neoborbonico (più attaccabile).

Come controbattere 

In questo caso è molto semplice. E’ sufficiente chiedere all’interlocutore perché considera i


due argomenti X e Y come un tutt’uno. In genere basta questo per vedere una bella arrampicata
sugli specchi.

Se insiste, bisogna fornire le prove che X e Y sono argomenti separati, e che quindi ogni argomento
a sfavore di Y non intacca X e viceversa.
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7. Cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc


B nota che i fenomeni X e Y si presentano insieme, quindi sono correlati.

La traduzione in italiano di Cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc è ‘dopo questo, dunque a causa di
questo’. Si basa sull’idea che, quando due cose si presentano insieme, sono correlate.

Il nostro cervello è portato naturalmente a cercare rapporti di causa effetto. È un sistema


naturale efficientissimo che ci permette di imparare dai nostri errori. Se sbattiamo la testa contro uno
spigolo, il nostro cervello registra che c’è una correlazione tra il dolore che abbiamo provato e l’azione
di battere la testa. Dunque, la prossima volta che si troverà in questa situazione di pericolo, agirà per
non ripetere lo stesso errore.

La fallacia si divide in due parti:

Cum hoc: quando un fenomeno si presenta insieme ad un altro.

Oggi ho messo i calzini bianchi e ho rovesciato il caffè. Dunque indossare i calzini bianchi
fa rovesciare il caffè.

Post hoc: quando un fenomeno si presenta dopo che ne è accaduto un altro.

Ho preso 10 in storia dopo avere salutato mio fratello. Dunque salutare mio fratello fa
prendere 10 in storia.

Quelli che ti ho dato sono volutamente frasi illogiche che servono per capire il concetto. Purtroppo ci
sono molti casi in cui la correlazione sembrerebbe plausibile ed ha una certa presa sull’intelocutore.

La conclusione, sia nel caso del Cum hoc ergo propter hoc o del Post hoc, ergo propter hoc, è
comunque la stessa: una correlazione inesistente tra due eventi che viene presa per vera.

Esempio

Le persone poco istruite parlano in dialetto. Quindi parlare dialetto è da persone poco
istruite.

Come controbattere

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Per rispondere efficacemente a questa fallacia logica bisogna smontare il presunto rapporto di


causa-effetto con tante prove e tanta pazienza.

Prendiamo il nostro esempio. Per controbattere cosa faresti?

Io cercherei di portare prove di persone istruite che parlano correntemente la loro lingua regionale, in
modo da falsificare in partenza la possibilità di un rapporto causa-effetto.

8. Ripetuto fino alla verità


B ripete in continuazione il suo argomento fino allo
sfinimento di A.

La ripetizione è uno straordinario strumento di persuasione. Come


disse Goebbels, il famoso ministro della propaganda della Germania
nazista,

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà


una verità.

Ovviamente, ripetere a pappagallo che la terra è piatta non renderà la


terra piatta davvero. Ma nella percezione all’interno di un discorso
purtroppo funziona davvero così!

Capitano quindi discussioni dove l’interlocutore continua a ripetere sempre lo stesso argomento nella
speranza che prima o poi l’avversario gli dia ragione.

Esempio

Mi è capitato di discutere con un tizio che, ad ogni mia affermazione, continuva a rispondere:

Le lingue regionali italiane sono quelle riconosciute dalla legge italiana. Gli altri sono
dialetti.

Io gli portavo smentite della sua tesi ma lui, imperterrito, tornava a scrivere sempre la stessa cosa,
seppur con parole diverse.

Come controbattere

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È molto semplice. Basta smascherare questa sua fallacia logica.

Una risposta del tipo:

guarda che ripetere la stessa cosa a pappagallo non la renderà più credibile,

è sicuramente uno dei modi migliori.

9. Sono stato frainteso


B viene smentito da A, ma si difende accusando A di
non avere capito il discorso.

Questa è la tipica situazione in cui B si trova in difficoltà perché è


stato scoperto un suo ragionamento fallace e dunque cerca di
difendersi alla disperata accusando A di non avere capito.

Così scarica la colpa verso l’altro e vince il dibattito.

Esempio

B afferma:

i dialetti italiani sono parte della lingua italiana.

A controbatte:

in realtà la maggioranza dei dialetti italiani sono lingue autonome.

B risponde:

guarda che non hai capito, io intendevo dire che i dialetti italiani hanno contribuito allo
sviluppo della lingua italiana. Dunque la mia affermazione era giusta. Tu hai torto.

Come controbattere

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In questo caso, bisogna fare notare che B ha sbagliato perché è stato poco chiaro, dunque la colpa è la
sua perché non si è fatto capire. D’ora in poi dovrà argomentare in modo meno ambiguo!

10. Reductio ad grammaticam


B attacca A perché nel suo discorso ha commesso un
errore grammaticale.

Non ti è mai capitato di assistere a una discussione che finisce in


urla e insulti di un grammar nazi per via di un banale errore di
grammatica?

Ad esempio, uno si dimentica di mettere la H davanti al verbo avere


e qualcun’altro commenta: prima di sparare sentenze impara
l’italiano, ignorante!

La fallacia si basa sull’idea che chi non padroneggia l’italiano standard è un ignorante a
prescindere e quindi la sua opinione vale di meno.

Questa fallacia logica è particolarmente insidiosa nei discorsi linguistici. Infatti, se tu, scrivendo a
difesa del tuo “dialetto”, fai un errore grammaticale, l’interlocutore potrebbe giustamente bacchettati.

Esempio

A dice:

Sarebbe bello che il genovese venisse tutelato dallo stato italiano.

B gli risponde:

La parola Stato si scrive maiuscola. Impara l’italiano, altro che genovese!

Come controbattere

Scrivi bene. Perché è vero che puoi avere ragione a portare avanti il tuo argomento, ma sarebbe
meglio scrivere in italiano corretto per evitare noie.

Se proprio ti capita di commettere un errore, devi fare in modo di sviare la discussione dalla
grammatica alla sostanza. Ribadisci con sicurezza che la verità non cambierà anche se ti dimentichi un
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apostrofo.

In ogni caso, questo è uno degli argomenti più facili da smontare, anche perché generalmente i “grandi
difensori della lingua italiana” sono quelli che fanno più errori grammaticali in assoluto.

Quindi, contro di loro puoi giustamente utilizzare la reductio ad grammaticam a fin di bene:

Se tu vuoi difendere la lingua italiana, inizia a scrivere senza errori grossolani come
quelli che hai commesso.

11. Permalosità estrema


B accusa A di avere espresso un parere offensivo.

Alcune volte, durante una discussione, l’interlocutore B si trova in


un vicolo cieco. Dato che non può controbattere alle affermazioni
di A, si difende dicendo che si sente offeso e pretende
ripetutamente le scuse.

In questo modo non solo evita la discussione e la critica, ma riesce


anche a rigirare l’accusa, spostandola su un piano personale.
Infatti, come si può portare avanti una discussione serena se un interlocutore offende l’altro?

Peccato che l’interlocutore non abbia detto nulla di offensivo…

Esempio 

B:

Nella Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie non c’è scritto che bisogna
tutelare solo le lingue riconosciute dalla legge.

A:

Non si fa alcuna menzione al riconoscimento ufficiale. E’ evidente che non hai letto
attentamente la Carta.

B:
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Quindi stai dicendo che io non so leggere? Ma come ti permetti? Chiedimi scusa!

Come controbattere?

Non bisogna darla vinta a queste persone, ma piuttosto cercare di fare leva sulla loro permalosità.

Se ti capita di trovare un interlocutore dall’offesa facile, chiedigli perché s’è offeso. A quel punto
verrà mascherato e la discussione si chiuderà.

Infatti, se hai discusso con educazione, non ci saranno abbastanza argomenti per giustificare il fatto
che lui si sia offeso. Se invece continua imperterrito a richiedere scuse, non c’è più niente da fare.
Chiudi la discussione perché è tempo perso.

12. Accumulo di postille


Il soggetto B viene smentito da A, ma B inizia
ad accampare una serie di eccezioni per
giustificare le sue tesi.

In pratica, B afferma qualcosa e A lo smentisce. La


dimostrazione di A è chiara ed evidentemente vera,
quindi B si trova alle strette.

B non può mettere in dubbio la dimostrazione di A,


dunque cerca di inserire nel ragionamento tutta una
serie di eccezioni che smentiscono la dimostrazione di A
a favore della dimostrazione di B.

Forse la descrizione ti apparirà un po’ complicata, ma in


realtà è una delle fallacie logiche più diffuse. Vedrai che
con l’esempio capirai subito di cosa stiamo parlando.

Esempio

Prendiamo come esempio la famosa diatriba sulla genealogia delle lingue galloitaliche (cioè grosso
modo delle lingue parlate in Nord Italia). Su questo tema, i linguisti sono divisi in due fazioni
contrapposte: da una parte chi afferma che queste lingue fanno parte del gruppo galloromanzo
assieme al francese e all’occitano, dall’altra chi le ritiene facenti parte del gruppo italoromanzo,
accanto all’italiano, al siciliano e al napoletano.

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Ora, un recente studio dialettometrico sul galloitalico indica con chiarezza matematica che questo
gruppo linguistico è più vicino alle lingue francesi che a quelle dell’Italia peninsulare.

Ammettiamo che B sia fan dell’italoromanzo. Per difendere la sua posizione potrebbe dire:

Sì però il galloitalico è geograficamente parlato in Italia, e questo lo rende un gruppo di


dialetti italoromanzi.

Risposta di A:

Ok, anche il greco di Calabria è parlato in Italia, ma questo non lo rende un dialetto
italoromanzo.

B controbatte:

Sì però il galloitalico deriva dal latino mentre il greco di Calabria fa parte di un’altra
famiglia linguistica.

Risposta di A:

Anche il francoprovenzale deriva dal latino, ma non per questo viene considerato un


dialetto italoromanzo.

E così l’accumulo di postille va avanti, almeno fino a quando finisce la pazienza dell’interlocutore…

Come controbattere

Non c’e molto da fare.

Da una parte bisogna essere pazienti e rispondere smentendo ogni affermazione, anche se può
risultare difficile. Ma ad un certo punto, quando è chiaro l’intento dell’interlocutore di accumulare
postille all’infinito, si può tirare fuori il rasoio di Occam.

Ma di che si tratta?

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E’ un principio metodologico formulato dal teologo inglese Guglielmo da Occam. Consiste


nello spiegare un fenomeno nel modo più semplice possibile, escludendo tutte le ipotesi
che non siano strettamente necessarie affinché un fenomeno si verifichi.

Il rasoio di Occam è uno strumento che dobbiamo tenere sempre in tasca per ogni discussione. Va
sfoderato al momento giusto dicendo all’accumulatore di postille:

Perché devi farla così complicata? Forse, se la tua tesi richiede così tante specifiche ed
eccezioni per difendersi dalla mia, non è poi una buona tesi.

13. Insulto
B rivolge frasi ingiuriose ad A con lo scopo di offendere.

Uno dei più classici (e patetici) tentativi di vincere un discorso dialettico è


quello di buttarla in rissa. Non è propriamente una fallacia logica, in quanto
la logica conta veramente poco.

Qui l’obiettivo dichiarato è fare arrabbiare l’interlocutore


rivolgendogli frasi palesemente offensive. In questo modo si svia il
discorso dalla ragione al campo emotivo, perdendo di vista l’argomento di
discussione.

E’ un sistema spesso utilizzato dalle persone che non hanno altre armi dialettiche a disposizione, cioè
quelli che non sanno cosa dire perché non hanno competenze e conoscenze sufficienti per portare
avanti un discorso ma vogliono comunque far capire a tutti che non sono d’accordo.

Esempio

Quando si parla di culture e identità regionali, chi usa l’insulto molto probabilmente tirerà fuori
qualche pregiudizio sul popolo che abita una determinata regione. Di conseguenza la discussione
prende questa piega.

B:

Il friulano non è un dialetto, è una lingua meritevole di tutela.

A:

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Torna a ubriacarti all’osteria invece di insegnare la linguistica a noi!

Come controbattere

Dare peso a un insulto equivale dare peso a un pensiero vuoto.

Se il messaggio offensivo è scritto su un gruppo Facebook, puoi segnalarlo agli


amministratori o a Facebook stesso. Se non verrà rimosso, le persone che leggeranno
solidarizzeranno con te.

Se invece vedono un bisticcio (in gergo tecnico un flame) penseranno che siete due frustrati.

Come dice il vecchio detto:

quando due persone litigano hanno entrambe torto.

Quindi, non rispondere mai per le rime, anche se la tentazione è forte. Inoltre, tieni conto che
non sei del tutto lucido perché le tue emozioni negative si sovrappongono alla ragione. Quindi potresti
portare la discussione su un binario pericoloso, specie se ti accorgi che il tuo interlocutore è un
buzzurro totale privo delle basi sufficienti per discutere. Insomma, se controbatte in modo offensivo
perché è ignorante.

Ricorda cosa diceva Oscar Wilde:

Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con


l’esperienza.

Quindi, molto meglio che ignori e passi oltre…

14. La teoria della montagna di merda


Il soggetto B aggiunge in continuazione nuovi argomenti alla discussione e chiede ad
A di smentirli tutti.

Questa fallacia si chiama veramente così. E’ stata magistralmente esposta dal blogger Uriel
Fanelli intorno al 2008 con questo assunto:

un idiota può produrre più merda di quanta tu non possa spalarne.


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Se A discute con B, e B continua ad aggiungere


nuovo materiale di discussione, la conseguenza è
l’accumulo di una mole immensa di argomenti da
discutere.

Alla fine A sarà costretto a gettare la


spugna, lasciando B vincitore del
dibattito.

Infatti, anche se A si arma di pazienza, non può


riuscire a smentire tutti gli argomenti uno ad uno. Intendiamoci, in teoria lo puoi fare, ma nella
pratica diventa veramente difficile per 3 motivi:

1. Puoi dimostrare che una cosa esiste, ma è molto più difficile dimostrare che non esiste;
2. Fare affermazioni è un processo rapido, smentire affermazioni è un processo lento;
3. L’interlocutore potrà utilizzare altre fallacie logiche per portare avanti il discorso e rendere la discussione
veramente infinita.

Ecco perché B punta ad aumentare la quantità di argomenti, e non la qualità. Sa che vincerà
sempre, anche se porta le tesi più ridicole.

Alla lunga si formerà una immensa mole di argomenti seri ma anche bufale, dati inventati di sana
pianta, fallacie logiche… insomma una vera e propria montagna di merda. Il povero A, per spalarla
tutta, può contare solo su un cucchiaino…

Esempio

Ecco come si forma la famosa montagna.

A:

Le lingue regionali italiane sono riconosciute dall’UNESCO

B:

Come fai ad esserne sicuro? Se hanno ragione, perché l’Italia non prende a riferimento i
dati dell’UNESCO? L’UNESCO non conosce la differenza tra il dialetto di Novara e quello
di Borgomanero, quindi non sa nulla di linguistica. I linguisti dell’UNESCO hanno
copiato i dati da fonti non affidabili. Il sito dell’UNESCO potrebbe essere piratato da un
gruppo di hacker catalani. Mio cugino mi ha detto che lui una volta è andato all’UNESCO
e gli hanno detto che hanno inserito nell’atlante i dialetti per fare un piacere agli
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indipendentisti padani. L’atlante linguistico dell’UNESCO è manovrato da alieni con le


fattezze di Mr Bean che vogliono conquistare il mondo…

Come controbattere

Devi fermare subito l’interlocutore prima che inizi ad accumulare argomenti. Della serie: Alt!
Discutiamo una cosa alla volta, per favore. 

Purtroppo questo non ti garantisce di fermare davvero la formazione della famosa montagna, ma
quanto meno mette alle strette l’interlocutore, che dopo un ordine del genere non sa più come
controbattere e quindi si eclissa.

15. Testimonial usato a sproposito


B utilizza a sproposito un’autorità riconosciuta per
mettere l’argomento di B in secondo piano.

In questa fallacia logica si utilizza l’autorità di un soggetto


utilizzandolo come giustificazione di una tesi. Della serie: Lui ne sa
molto di più di me e te, non è d’accordo con la tua affermazione
ma è d’accordo con la mia. Quindi io ho ragione e tu hai torto. 

Il problema che è il soggetto è sì un esperto autorevole, ma


non nel campo della discussione in corso…

Esempio

In campo linguistico è una delle fallacie logiche più usate.

Moltissime persone hanno commentato così la legge regionale a tutela della lingua lombarda:

Il lombardo è un dialetto, l’ha detto la Accademia della Crusca.

Come controbattere

Bisogna evidenziare che l’autorità invocata non è sufficientemente autorevole per


esprimersi sull’argomento di discussione, specificando il perché.

Nel caso in esempio, risponderei:

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L’Accademia della Crusca ha una grandissima autorità per quanto riguarda la lingua
italiana, mentre non è altrettanto autorevole sulla lingua lombarda. Il motivo? Semplice:
la lingua lombarda non è la lingua italiana.

16. La verità della maggioranza

Dato che A ha la maggioranza dalla sua parte e B è in minoranza, A afferma di avere


ragione.

Questo schema logico può sembrare banale, ma ha un notevole effetto psicologico. Gli esseri umani
hanno un fortissimo istinto di riprova sociale. Tendenzialmente, seguiamo le scelte della
maggioranza delle persone. Quando non lo facciamo, dobbiamo avere una convinzione molto forte,
altrimenti ci sentiamo a disagio.

Ecco perché fare leva sulla “ragione della maggioranza” ha un effetto potente in un dibattito. Da una
parte gli insicuri si schierano con chi rappresenta la maggioranza. Dall’altra, l’interlocutore si sentirà
schiacciato dalla maggioranza ostile e, se non è convintissimo di quanto dice, finirà col cedere.

Esempio

Nei dibattiti sulla salvaguardia della tutela linguistica c’è un argomento ricorrente che si può
riassumere in una frase:

Siete in quattro gatti a pensare di salvare i dialetti.

In effetti, la stragrande maggioranza delle persone pensa ad altro… ma non siamo in trappola, anzi!

Come controbattere. 

Il modo migliore per controbattere a questa fallacia è rigirarne il senso logico. Usa esempi che
dimostrano che la maggioranza molto spesso ha torto.
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Uno tra tanti:

Nell’antichità la maggioranza delle persone pensava che la terra fosse piatta. Avevano
dunque ragione?

Puoi sbizzarrirti con centinaia di esempi di questo tipo.

Puoi anche prendere ispirazione dalla follia collettiva della riprova sociale.

Si tratta di un argomento affascinante a cui ho dedicato un articolo sul mio profilo LinkedIn. Leggilo:
ne vale davvero la pena!

17. Falsa equivalenza


B confuta l’affermazione di A portando prove di
scarso valore, ma mettendole sullo stesso piano
delle prove di B. 

In sostanza, quando A fa una affermazione e B vuole


smentirlo, porta a suo favore delle prove. Questo di per
sé è corretto. Quindi la fallacia logica dove sta?

Sta nel presentare delle prove di scarso valore come


equivalenti alle prove di A. Quindi, la discussione
sembra apparentemente equilibrata, ma in realtà B sta
barando.

Esempio

Recentemente mi è capitata una polemica su una leggenda metropolitana: l’origine ligure del dialetto
bustocco.

Il mio interlocutore sosteneva questa tesi che è falsa oltre ogni ragionevole dubbio: non sappiamo
nulla della lingua degli antichi Liguri, non ci sono prove di insediamenti liguri a Busto Arsizio né in
epoca antica né moderna, e vari altri appunti di tipo linguistico che puoi trovare nell’articolo di Pietro
Cociancich che ti ho linkato qui sopra.

Ciò nonostante, l’interlocutore mi ha “dimostrato” di avere ragione citandomi un testo… del 1957. E’
chiaro come il sole che non puoi mettere sullo stesso piano un testo di 60 anni fa con decenni di
ricerche successive che (seppure indirettamente) lo smentiscono.

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Come controbattere

L’unico metodo per vincere il confronto è la forza delle fonti. Devi essere certo di avere dalla tua
parte le fonti più autorevoli in circolazione.

Non è sempre facile stabilire se una fonte è autorevole o meno. In ogni caso, ti lascio qualche linea
direttiva.

Una tesi contenuta in un libro scientifico o un paper è più autorevole di una tesi sostenuta da un
libro o una rivista generica;
Un professionista è più autorevole di un hobbista;
A parità di rigore scientifico, una ricerca più recente è più autorevole di una ricerca vecchia.

Per approfondire il concetto legato alle lingue e ai dialetti d’Italia ti consiglio di leggere questi articoli:

Come riconoscere un esperto di “dialetto”

Come diventare esperto di “dialetto”

18. Volontà superiore


B afferma di avere ragione perché ciò che afferma è
sostenuto da una volontà superiore a cui non ci si
può sottrarre. 

Lo so, detto così sembra pura follia. Eppure, anche se non


crediamo agli spiriti o agli dei dell’Olimpo, nel nostro cervello
è registrata la convinzione che “le cose vanno come
devono andare“.

Tendiamo a credere, dunque, che esista una forza irresistibile


che guida gli eventi lungo una linea già segnata. In filosofia
questo concetto si chiama determinismo. Nelle discussioni, è
una fallacia logica particolarmente insidiosa perché si basa su
un atteggiamento inconscio, per cui non sempre ne abbiamo la giusta consapevolezza.

Ed è anche molto comoda per chi ne fa uso, perché la “volontà superiore” è data come fatto assodato e
apparentemente ragionevole. Tutti noi sappiamo di non avere il pieno controllo sulla nostra vita, e
implicitamente riconosciamo che, in certi casi, ci troviamo in balia delle onde del destino. Dunque,
una tesi basata su questa fallacia è molto difficile da contestare.

Esempio
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Una delle più comuni frasi dei glottofobi è riconducibile a questa fallacia logica:

I dialetti si estingueranno. E’ una cosa inevitabile perché le lingue si sono sempre estinte e
sempre si estingueranno. 

Come controbattere

Questa fallacia logica si smonta mettendo in luce altre presunte “volontà superiori” che poi
si sono rivelate false.

Fino a cento anni fa la morte di migliaia di bambini ogni anno era considerata
inevitabile. Oggi la mortalità infantile è diventata un fenomeno raro. 

Ovviamente questo di per sé non basta. Bisogna anche dimostrare perché la volontà superiore a
cui si riferisce B può essere sconfitta o aggirata.

Le lingue e i dialetti del passato si sono estinti perché non c’era consapevolezza del valore
delle lingue e non esisteva la scienza della pianificazione linguistica. Oggi le abbiamo
entrambe, quindi lingue e dialetti possono salvarsi. 

19. Piano inclinato


B afferma che se succederà l’evento X annunciato da A, allora succederà anche un
evento negativo Y.

Il nome di questa fallacia logica rende molto bene l’idea. Se si lascia rotolare una pallina lungo un
piano inclinato, sai che arriverà fino in fondo. Allo stesso modo, “si sa” l’evento X porterà
l’effetto Y. Anche se non è vero. 

La correlazione tra causa ed effetto non si è ancora


manifestata. Viene predetta perché B fa riferimento
a una regola che porta X verso Y.

Spesso non solo la regola è falsa, ma appare chiaramente


campata in aria per chi abbia un minimo di raziocinio.
Ciò non toglie che chi padroneggia questo tipo di fallacie
logiche abbia un grande potere di persuasione.

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Il nostro cervello, immerso in un mondo caotico, è sempre alla ricerca dell’ordine. Capire perché gli
eventi accadono è un modo che il cervello ha per creare un “libretto di istruzioni personale” con cui
interpretare il mondo.

Capire il perché delle cose è un modo per prevederle e ridurre l’incertezza. Questo ci rende più sicuri e
meno ansiosi. Quindi siamo disposti ad ascoltare e immagazzinare tutte le informazioni che ci portano
nella direzione del benessere. Anche se sono informazioni false.

Ecco perché questa fallacia logica piuttosto grossolana è usata tantissimo nei dibattiti pubblici e nelle
campagne elettorali. Crea un grandissimo senso di sicurezza.

Esempio

Se si insegnassero le lingue regionali a scuola i nostri ragazzi uscirebbero senza sapere


l’inglese.

La correlazione ovviamente non è comprovata. Anzi, chi si occupa di language planning sa che succede
addirittura il contrario. Però, ad una persona inesperta parrebbe plausibile perché c’è dietro una logica
ben chiara.

Si pensa che che nella mente dei bambini non ci sia abbastanza spazio per imparare più di una lingua
per volta (falsissimo). Ecco perché molti partono in automatico nel mettere in sequenza “insegnare la
lingua regionale” e “i ragazzi non sanno l’inglese”.

Come controbattere

Niente da fare: ci vuole molta pazienza. Bisogna smentire la regola su cui è basato il piano
inclinato.

Molti però potrebbero non accettare la realtà perché non vogliono fare a meno delle certezze che dava
loro la falsa regola.

Dunque, se si riesce a sostituire la falsa regola con una correlazione reale e positiva è ancora
meglio!

In questo modo le persone che assistono al dibattito cancelleranno dalla loro mente la correlazione
falsa e sovrascriveranno la correlazione vera. Un po’ come i vecchi nastri magnetici: cancelli la canzone
vecchia e ci registri sopra la nuova. La nostra mente funziona allo stesso modo!

In sostanza, ecco cosa devi dire: X non porta Y. (dimostra perché)

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E poi, se è possibile, aggiungi: X in realtà porterà a (evento reale positivo). Ecco perché è


così (prove).

Usando l’esempio qui sopra, ecco cosa direi (in sintesi):

Insegnare le lingue regionali a scuola non è in contraddizione con lo studio dell’inglese.


Infatti, non è vero che il nostro cervello è in grado di apprendere solo una lingua alla
volta. Questo lo pensiamo noi adulti, che facciamo molta più fatica dei bambini a
imparare una lingua nuova. I bambini sono in grado di apprendere più lingue
contemporaneamente senza sforzo. Le ricerche indicano che i bambini che imparano la
lingua regionale sin dall’infanzia sono molto più avvantaggiati nello studio dell’inglese
rispetto ai loro coetanei che sanno solo l’italiano. 

20. Finestra di Overton


B afferma che l’evento X annunciato da A porterà all’evento Y neutro, che poi porterà
all’evento Z preoccupante, a cui seguirà l’evento Q nefasto… in un crescendo di eventi
sempre più terribili.

Come vedi, è una variante più complessa della fallacia del piano inclinato.

Immagina che il piano inclinato sia segnato da diverse tacche. Se la pallina parte a rotolare dal punto
X, arriverà prima a Y, poi a Z, poi a Q e così via.

Questa serie di concatenazioni prende il nome da una tecnica di ingegneria sociale teorizzata dal
sociologo Joseph P. Overton per rendere accettabili fatti inaccettabili tramite piccole concessioni alla
volta.

Francamente non so se la finestra di Overton sia mai stata applicata, o se funzioni davvero. L’unica
cosa che posso dire è che moltissimi gruppi conservatori utilizzano lo schema di concatenazione di
eventi tipico della finestra di Overton per dimostrare che “alla lunga finiremo tutti molto male”.

Bisogna ammettere che sono convincenti. Maledettamente convincenti! E sai perché?

Perché alcuni eventi all’interno della concatenazione sono già avvenuti. Quindi la regola
su cui si basa alla fallacia ha già dimostrato di funzionare.

Se prendiamo i fatti X e Y già avvenuti e li mettiamo in un percorso coerente insieme a Z e Q che non si
sono ancora verificati, per istinto tenderemo a pensare che Z e Q si verificheranno, anche se non c’è
alcuna certezza che la regola porterà a Z e Q.

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Esempio

Ho provato a creare una finestra di Overton per glottofobi.

1. Guerra spietata ai dialetti.

2. I dialetti sono tollerati, ma considerati lingue ridicole e


indegne.

3. I dialetti sono rivalutati come fenomeno positivo.

4. I dialetti vengono chiamati lingue regionali.

5. Le lingue regionali vengono rese ufficiali.

6. Le lingue regionali vengono considerate più importanti dell’italiano.

7. Le lingue regionali sostituiscono l’italiano nelle rispettive regioni.

8. Secessioni a go go e crollo dell’Italia unita.

9. Distruzione completa dell’identità italiana.

Gli eventi 1,2,3 sono già accaduti, mentre l’evento 4 si sta realizzando adesso. Si spera di arrivare al
livello 5. E’ quello che vogliono tutti gli attivisti per i diritti linguistici.

Ma da qui a passare tutte le fasi successive ci vuole parecchia fantasia…

La regola che sottostà a questa finestra di Overton in questo caso è: le lingue regionali sono uno
strumento per combattere l’identità italiana.

Regola ovviamente falsa.

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Essendo una artificio logico molto complesso, non è facile dimostrare che non c’è alcuna correlazione
tra ognuno degli eventi. A volte si può smentire la regola che muove il tutto. Spesso però non è
abbastanza chiara e lineare, e quindi discutere di essa diventa quasi impossibile.

Quindi vale la pena di spezzare la catena di supposizioni false e aspettare che le supposizioni
successive si sciolgano come neve al sole.

Il mio consiglio dunque è quello di concentrarsi sullo sbufalare la relazione tra l’ultimo evento
accettabile (o positivo) e il primo evento nefasto.

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