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20 fallacie logiche da

conoscere per vincere un


dibattito linguistico
Articolo di Michele Ghilardelli, tratto da patrimonilinguistici.it (Comitato per la
Salvaguardia dei Patrimoni Linguistici)

Le fallacie logiche sono ragionamenti, frasi e modi di porsi che impediscono


una discussione limpida e corretta.

E’ importante conoscerle e saperle individuare per imparare a condurre


discussioni vincenti. A maggior ragione perché chi odia la diversità linguistica
conosce molto bene le fallacie logiche ed è in grado di impiegarle in modo
magistrale per darti torto (anche se il torto marcio ce l’ha lui!).

Come leggere le definizioni

Ho cercato di rendere la trattazione semplice e concreta chiamando in causa il


signor A e il signor B.

A è l’interlocutore che per parla per primo portando il suo argomento. E’ la


vittima della fallacia logica.

B è l’interlocutore che parla per secondo. E’ chi usa la fallacia logica.

Tutto chiaro? Perfetto! Ora sei pronto ad immergerti nel vivo del discorso. Qui di
seguito troverai 20 comuni fallacie logiche usate dai glottofobi, la spiegazione con
esempi annessi e come difenderti.

1. Argumentum ad misericordiam
B colpevolizza A dicendo che la sua affermazione vanifica uno sforzo.

Questa fallacia logica fa leva sul senso di colpa dell’interlocutore che, con la sua
affermazione, renderebbe nullo uno sforzo.

L’obiettivo è quello di mettere a disagio l’interlocutore e farlo passare per


insensibile alle persone che assistono al dibattito.

Esempio
Se affermi:

Dobbiamo continuare a parlare le lingue regionali italiane.

qualcuno potrebbe rispondere usando un argumentum ad misericordiam:

Con tutti gli sforzi che ci sono stati per unire l’Italia voi difendete i
dialetti.

In questo modo lui vuole farti passare come un retrogrado antipatriottico che
sputa sui morti dell’Unità d’Italia.

Come controbattere

Fai notare gentilmente che rispetti il suo punto di vista e non vuoi vanificare gli
sforzi di nessuno, ma la verità è la verità anche se è scomoda e non ci piace.

Un po’ come quando impieghi un’ora per un esercizio di matematica e ti accorgi


che la risposta è errata. Non diventa giusta perché hai faticato un’ora a fare
l’esercizio.

In questo caso è la stessa cosa.

Rifacendoci all’esempio che ti ho dato, puoi rispondere così all’interlocutore:

Massimo rispetto per chi è morto durante il Risorgimento. Questo però


non significa che tutte le idee dell’epoca fossero giuste e siano ancora
valide dopo quasi due secoli.

2. Argumentum ad baculum
B afferma che A andrà incontro a un evento nefasto Y per via della sua
affermazione X.

Tra le fallacie logiche, questa ha un ruolo particolare perché fa leva su uno dei
nostri istinti atavici: la paura. Infatti, consiste nello spaventare l’avversario di un
dibattito ricordandogli che le sue affermazioni avranno conseguenze poco
piacevoli.

Spesso affermazioni di questo tipo riescono a fare indietreggiare anche le persone


più spavalde. Ognuno di noi ha un “interruttore della paura“. Chi usa
l’argumentum ad baculum lo sa scovare e lo schiaccia con forza.

Esempio
Molto spesso, nel campo delle lingue regionali, i glottofobi più antipatici fanno
notare agli attivisti:

Sì, sì, continua pure a parlare in dialetto, così le persone ti prenderanno


per ignorante.

Con questa frase fanno leva sul pregiudizio che vorrebbe i “dialettofoni” come
gente che non ha studiato. Praticamente parlerebbero in “dialetto” proprio perché
sono così ignoranti da non sapere padroneggiare l’italiano.

Come controbattere

In generale, devi dimostrare di non avere paura delle conseguenze perché hai
già pensato a tutto.

Puoi anche aggiungere che ti dispiace per chi sostiene l’argomento avverso al tuo,
perché anch’egli dovrà confrontarsi con determinate conseguenze.

In pratica rigiri l’argumentum ad baculum contro il tuo interlocutore, ma in modo


indiretto.

Parla in senso generale. Evitare l’attacco personale è fondamentale, mi


raccomando! Altrimenti ne uscirebbe una zuffa e la discussione finirebbe per
crollare.

Sempre riallacciandoci all’esempio che ti ho fornito, potresti rispondere:

Io sono istruito e parlo bene l’italiano, quindi non ho paura di parlare la


mia lingua regionale e passare per ignorante. Mi dispiace per le persone
che sono obbligate ad usare l’italiano per far vedere che sono più istruite
di quanto sono realmente.

3. Argumentum ad personam
Il soggetto B rinfaccia a A di non essere credibile per via di una propria
caratteristica personale.

Il focus della discussione viene spostato dall’argomento principale alla


persona. Non si tratta di insultare o prendere in giro l’interlocutore che fa una
certa affermazione, ma di sminuire la sua affermazione perché detta da lui non è
credibile.

Chi usa questa fallacia si aspetta una di queste 2 reazioni:


La vittima attacca a sua volta diventando scortese passando dalla parte
del torto;
La vittima si ritira per non essere messa alla berlina.

Esempio

Secondo un diffuso pregiudizio, un esperto del dialetto locale deve essere


autoctono da innumerevoli generazioni. Dunque non è raro trovare dei geni del
male che, invece di fare i complimenti a un figlio di siciliani nato a Milano che
promuove il milanese con passione, gli rivolgono l’obiezione:

Tu hai un cognome meridionale, quindi non puoi parlare il vero dialetto


milanese.

Come controbattere

Il modo migliore per combattere la reductio ad personam è farsi aiutare da una


persona autorevole, direttamente e indirettamente.

Direttamente, chiedendogli di intervenire e dire ai detrattori:

Ehi, (l’interlocutore) ha ragione perché queste cose le diciamo anche noi


esperti di settore. Siete voi che avete torto, e dovreste vergognarvi di
attaccarlo con argomenti ad personam per togliere la credibilità a
(l’interlocutore).

Indirettamente, citando la persona autorevole:

Quello che dico io non me lo sono inventato, lo ha detto anche (persona


autorevole) (dove lo ha detto, con riferimenti il più possibile precisi).

4. Reductio ad ridiculum
B mette in ridicolo l’affermazione di A.

Questo è un sistema tipicamente usato dai troll, i disturbatori della Rete. Dato che
non vogliono portare avanti una discussione seria ma farsi grasse risate,
affrontano l’interlocutore con un tono da presa in giro.

A volte la presa in giro è meno diretta, ma porta comunque a ritenere l’argomento


di discussione una pagliacciata.

Spesso la reductio ad ridiculum fa leva su un sentimento comune al pubblico di


riferimento (per esempio l’argomento di un gruppo di discussione). In questo caso
la fallacia logica trova terreno fertile nello spirito del gruppo, dando origine a un
mix letale.

Esempio

I “dialetti”, come si sa, fanno ridere. Quindi non è difficile usare la reductio ad
ridiculum a fini glottofobi.

Insegnare il dialetto a scuola? Ma dai, è ridicolo!

Quante volte hai sentito questa frase? Io ho perso il conto.

Come controbattere

Mantieni la calma. Lo so che ti si coprono gli occhi dalla rabbia. Ma è proprio


quello che vuole l’interlocutore che usa la reductio ad ridiculum. Si diverte a
prenderti in giro. Ti vuole vedere triggerato, cioè, nel gergo di Internet, arrabbiato
per via delle provocazioni.

Chiudi la discussione e vai a fare altro. Tanto, qualsiasi cosa tu dica, il tuo
interlocutore troverà sempre un motivo per prenderti in giro.

A volte però l’umorismo è un’arma di difesa isterica delle persone poco


informate che cercano di difendere le loro convinzioni di fronte a un fatto che le
mette in discussione. Insomma, pensano che tutti i cigni siano bianchi, e quando
qualcuno mostra loro un cigno nero, ci ridono sopra.

Non lo fanno perché trovino la cosa realmente divertente. Ridere di un’idea nuova
è una reazione istintiva per evitare di ridiscutere le proprie convinzioni
consolidate.

Per questo motivo, in caso di “umorismo da novità assoluta” vale la pena di


spiegare le tue argomentazioni con calma. Mi è capitato diverse volte di vedere
il mio interlocutore iniziare un discorso ridacchiando e prendendomi per scemo e
infine cospargersi il capo di cenere ammettendo di avere torto marcio.

A volte però si trasformava in un troll, e quindi tornavo al punto iniziale: mantieni


la calma, spegni il computer, vai a fare altro.

5. Accusa indiretta
B accusa A di una cosa che non ha fatto dando per scontato che l’abbia
commessa.
Questo metodo è particolarmente subdolo perché non è un’accusa diretta del tipo
“tu hai fatto una cosa cattiva”, ma inserisce riferimenti nel suo discorso.

Spesso si tratta di domande accusatorie.

Esempio

Spesso la lingua veneta viene accostata all’indipendentismo e alla restaurazione


della Serenissima Repubblica di Venezia. Questa corrente politica ha portato
anche a tentativi di “sommossa” (tra tante virgolette), come la famosa vicenda del
tanko, una sorta di trattore che doveva fungere da blindato per un eventuale
scontro contro le forze armate italiane.

Così, quando si parla di tutela della lingua veneta, qualche simpaticone tira fuori
la storia con frasi del tipo:

Dopo il corso di lingua veneta andrete alla sfilata del tanko?

Come controbattere

Il problema di questa fallacia logica è che apparirai sempre colpevole, sia che tu
risponda sì, no, oppure contesti la domanda.

Devi evitare, come sempre, di andare in escandescenza, mantenendo sempre il


controllo delle tue dita sulla tastiera. Meglio ignorare, se puoi. Al massimo puoi
far notare all’interlocutore che nella sua affermazione fa riferimento a un fatto che
non hai commesso. Cerca di farlo passare in secondo piano, continuando il tuo
discorso.

Non usare per nessun motivo l’accusa indiretta nei confronti del tuo interlocutore.
Anche se lui lo fa, non è corretto da parte tua porgli domande accusatorie.

6. Argomento fantoccio (straw man fallacy)


B costruisce un’argomentazione dando per scontato che l’argomento X
proferito da B sia in relazione a un argomento Y facilmente criticabile. In
questo modo la discussione passa dall’argomento X all’argomento Y.

Questa fallacia logica si basa sull’idea che un fatto proferito dall’interlocutore A


si accompagni sempre ad un altro fatto. Quest’ultimo è un argomento facilmente
criticabile che viene tirato in ballo con lo scopo di vincere il confronto.

All’interno del discorso di B, la relazione tra l’argomento principale e


l’argomento fantoccio è considerata un dato di fatto assodato e da non mettere in
discussione.
La fallacia logica è proprio qui: in realtà i fatti X e Y sono totalmente
indipendenti, ma vengono presentati come facce della stessa medaglia.

Questo permette a B di raddoppiare il fronte della critica. Se non può attaccare


l’argomento principale X, potrà vincere il dibattito stroncando l’argomento
fantoccio Y.

Esempio

Mi è capitato diverse volte di leggere commenti contro la tutela della lingua


napoletana che fanno presupporre una correlazione diretta tra l’attivismo
linguistico e il movimento revisionista neoborbonico:

Qualcuno chiede che il napoletano sia riconosciuto come lingua ufficiale.


Ma il Regno di Napoli di cui queste persone sono nostalgiche impiegava
già l’italiano come lingua ufficiale ben prima dell’unità nazionale.

Come vedi, si dà per scontato che tutti gli attivisti per la lingua napoletana siano
neoborbonici. E’ plausibile che esistano attivisti linguistici che aderiscono al
movimento neoborbonico, ma ciò non significa che il movimento neoborbonico e
la tutela del napoletano siano la stessa cosa.

In questo modo però la critica si sposta dalla tutela linguistica (meno attaccabile)
al movimento neoborbonico (più attaccabile).

Come controbattere

In questo caso è molto semplice. E’ sufficiente chiedere all’interlocutore perché


considera i due argomenti X e Y come un tutt’uno. In genere basta questo per
vedere una bella arrampicata sugli specchi.

Se insiste, bisogna fornire le prove che X e Y sono argomenti separati, e che


quindi ogni argomento a sfavore di Y non intacca X e viceversa.

7. Cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc


B nota che i fenomeni X e Y si presentano insieme, quindi sono correlati.

La traduzione in italiano di Cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc è ‘dopo
questo, dunque a causa di questo’. Si basa sull’idea che, quando due cose si
presentano insieme, sono correlate.

Il nostro cervello è portato naturalmente a cercare rapporti di causa effetto. È


un sistema naturale efficientissimo che ci permette di imparare dai nostri errori.
Se sbattiamo la testa contro uno spigolo, il nostro cervello registra che c’è una
correlazione tra il dolore che abbiamo provato e l’azione di battere la testa.
Dunque, la prossima volta che si troverà in questa situazione di pericolo, agirà per
non ripetere lo stesso errore.

La fallacia si divide in due parti:

Cum hoc: quando un fenomeno si presenta insieme ad un altro.

Oggi ho messo i calzini bianchi e ho rovesciato il caffè. Dunque


indossare i calzini bianchi fa rovesciare il caffè.

Post hoc: quando un fenomeno si presenta dopo che ne è accaduto un altro.

Ho preso 10 in storia dopo avere salutato mio fratello. Dunque salutare


mio fratello fa prendere 10 in storia.

Quelli che ti ho dato sono volutamente frasi illogiche che servono per capire il
concetto. Purtroppo ci sono molti casi in cui la correlazione sembrerebbe
plausibile ed ha una certa presa sull’intelocutore.

La conclusione, sia nel caso del Cum hoc ergo propter hoc o del Post hoc, ergo
propter hoc, è comunque la stessa: una correlazione inesistente tra due eventi
che viene presa per vera.

Esempio

Le persone poco istruite parlano in dialetto. Quindi parlare dialetto è da


persone poco istruite.

Come controbattere

Per rispondere efficacemente a questa fallacia logica bisogna smontare il


presunto rapporto di causa-effetto con tante prove e tanta pazienza.

Prendiamo il nostro esempio. Per controbattere cosa faresti?

Io cercherei di portare prove di persone istruite che parlano correntemente la loro


lingua regionale, in modo da falsificare in partenza la possibilità di un rapporto
causa-effetto.

8. Ripetuto fino alla verità


B ripete in continuazione il suo argomento fino allo sfinimento di A.
La ripetizione è uno straordinario strumento di persuasione. Come disse
Goebbels, il famoso ministro della propaganda della Germania nazista,

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà


una verità.

Ovviamente, ripetere a pappagallo che la terra è piatta non renderà la terra piatta
davvero. Ma nella percezione all’interno di un discorso purtroppo funziona
davvero così!

Capitano quindi discussioni dove l’interlocutore continua a ripetere sempre lo


stesso argomento nella speranza che prima o poi l’avversario gli dia ragione.

Esempio

Mi è capitato di discutere con un tizio che, ad ogni mia affermazione, continuva a


rispondere:

Le lingue regionali italiane sono quelle riconosciute dalla legge italiana.


Gli altri sono dialetti.

Io gli portavo smentite della sua tesi ma lui, imperterrito, tornava a scrivere
sempre la stessa cosa, seppur con parole diverse.

Come controbattere

È molto semplice. Basta smascherare questa sua fallacia logica.

Una risposta del tipo:

guarda che ripetere la stessa cosa a pappagallo non la renderà più


credibile,

è sicuramente uno dei modi migliori.

9. Sono stato frainteso


B viene smentito da A, ma si difende accusando A di non avere capito il
discorso.

Questa è la tipica situazione in cui B si trova in difficoltà perché è stato scoperto


un suo ragionamento fallace e dunque cerca di difendersi alla disperata accusando
A di non avere capito.

Così scarica la colpa verso l’altro e vince il dibattito.


Esempio

B afferma:

i dialetti italiani sono parte della lingua italiana.

A controbatte:

in realtà la maggioranza dei dialetti italiani sono lingue autonome.

B risponde:

guarda che non hai capito, io intendevo dire che i dialetti italiani hanno
contribuito allo sviluppo della lingua italiana. Dunque la mia
affermazione era giusta. Tu hai torto.

Come controbattere

In questo caso, bisogna fare notare che B ha sbagliato perché è stato poco chiaro,
dunque la colpa è la sua perché non si è fatto capire. D’ora in poi dovrà
argomentare in modo meno ambiguo!

10. Reductio ad grammaticam


B attacca A perché nel suo discorso ha commesso un errore grammaticale.

Non ti è mai capitato di assistere a una discussione che finisce in urla e insulti di
un grammar nazi per via di un banale errore di grammatica?

Ad esempio, uno si dimentica di mettere la H davanti al verbo avere e


qualcun’altro commenta: prima di sparare sentenze impara l’italiano, ignorante!

La fallacia si basa sull’idea che chi non padroneggia l’italiano standard è un


ignorante a prescindere e quindi la sua opinione vale di meno.

Questa fallacia logica è particolarmente insidiosa nei discorsi linguistici. Infatti,


se tu, scrivendo a difesa del tuo “dialetto”, fai un errore grammaticale,
l’interlocutore potrebbe giustamente bacchettati.

Esempio

A dice:

Sarebbe bello che il genovese venisse tutelato dallo stato italiano.

B gli risponde:
La parola Stato si scrive maiuscola. Impara l’italiano, altro che
genovese!

Come controbattere

Scrivi bene. Perché è vero che puoi avere ragione a portare avanti il tuo
argomento, ma sarebbe meglio scrivere in italiano corretto per evitare noie.

Se proprio ti capita di commettere un errore, devi fare in modo di sviare la


discussione dalla grammatica alla sostanza. Ribadisci con sicurezza che la verità
non cambierà anche se ti dimentichi un apostrofo.

In ogni caso, questo è uno degli argomenti più facili da smontare, anche perché
generalmente i “grandi difensori della lingua italiana” sono quelli che fanno più
errori grammaticali in assoluto.

Quindi, contro di loro puoi giustamente utilizzare la reductio ad grammaticam a


fin di bene:

Se tu vuoi difendere la lingua italiana, inizia a scrivere senza errori


grossolani come quelli che hai commesso.

11. Permalosità estrema


B accusa A di avere espresso un parere offensivo.

Alcune volte, durante una discussione, l’interlocutore B si trova in un vicolo


cieco. Dato che non può controbattere alle affermazioni di A, si difende dicendo
che si sente offeso e pretende ripetutamente le scuse.

In questo modo non solo evita la discussione e la critica, ma riesce anche a


rigirare l’accusa, spostandola su un piano personale. Infatti, come si può portare
avanti una discussione serena se un interlocutore offende l’altro?

Peccato che l’interlocutore non abbia detto nulla di offensivo…

Esempio

B:

Nella Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie non c’è scritto
che bisogna tutelare solo le lingue riconosciute dalla legge.

A:
Non si fa alcuna menzione al riconoscimento ufficiale. E’ evidente che
non hai letto attentamente la Carta.

B:

Quindi stai dicendo che io non so leggere? Ma come ti permetti?


Chiedimi scusa!

Come controbattere?

Non bisogna darla vinta a queste persone, ma piuttosto cercare di fare leva sulla
loro permalosità.

Se ti capita di trovare un interlocutore dall’offesa facile, chiedigli perché s’è


offeso. A quel punto verrà mascherato e la discussione si chiuderà.

Infatti, se hai discusso con educazione, non ci saranno abbastanza argomenti per
giustificare il fatto che lui si sia offeso. Se invece continua imperterrito a
richiedere scuse, non c’è più niente da fare. Chiudi la discussione perché è tempo
perso.

12. Accumulo di postille


Il soggetto B viene smentito da A, ma B inizia ad accampare una serie di
eccezioni per giustificare le sue tesi.

In pratica, B afferma qualcosa e A lo smentisce. La dimostrazione di A è chiara ed


evidentemente vera, quindi B si trova alle strette.

B non può mettere in dubbio la dimostrazione di A, dunque cerca di inserire nel


ragionamento tutta una serie di eccezioni che smentiscono la dimostrazione di A a
favore della dimostrazione di B.

Forse la descrizione ti apparirà un po’ complicata, ma in realtà è una delle fallacie


logiche più diffuse. Vedrai che con l’esempio capirai subito di cosa stiamo
parlando.

Esempio

Prendiamo come esempio la famosa diatriba sulla genealogia delle lingue


galloitaliche (cioè grosso modo delle lingue parlate in Nord Italia). Su questo
tema, i linguisti sono divisi in due fazioni contrapposte: da una parte chi afferma
che queste lingue fanno parte del gruppo galloromanzo assieme al francese e
all’occitano, dall’altra chi le ritiene facenti parte del gruppo italoromanzo, accanto
all’italiano, al siciliano e al napoletano.
Ora, un recente studio dialettometrico sul galloitalico indica con chiarezza
matematica che questo gruppo linguistico è più vicino alle lingue francesi che a
quelle dell’Italia peninsulare.

Ammettiamo che B sia fan dell’italoromanzo. Per difendere la sua posizione


potrebbe dire:

Sì però il galloitalico è geograficamente parlato in Italia, e questo lo rende


un gruppo di dialetti italoromanzi.

Risposta di A:

Ok, anche il greco di Calabria è parlato in Italia, ma questo non lo rende


un dialetto italoromanzo.

B controbatte:

Sì però il galloitalico deriva dal latino mentre il greco di Calabria fa parte


di un’altra famiglia linguistica.

Risposta di A:

Anche il francoprovenzale deriva dal latino, ma non per questo viene


considerato un dialetto italoromanzo.

E così l’accumulo di postille va avanti, almeno fino a quando finisce la pazienza


dell’interlocutore…

Come controbattere

Non c’e molto da fare.

Da una parte bisogna essere pazienti e rispondere smentendo ogni affermazione,


anche se può risultare difficile. Ma ad un certo punto, quando è chiaro l’intento
dell’interlocutore di accumulare postille all’infinito, si può tirare fuori il rasoio di
Occam.

Ma di che si tratta?

E’ un principio metodologico formulato dal teologo inglese Guglielmo da Occam.


Consiste nello spiegare un fenomeno nel modo più semplice possibile,
escludendo tutte le ipotesi che non siano strettamente necessarie affinché un
fenomeno si verifichi.
Il rasoio di Occam è uno strumento che dobbiamo tenere sempre in tasca per ogni
discussione. Va sfoderato al momento giusto dicendo all’accumulatore di postille:

Perché devi farla così complicata? Forse, se la tua tesi richiede così tante
specifiche ed eccezioni per difendersi dalla mia, non è poi una buona tesi.

13. Insulto
B rivolge frasi ingiuriose ad A con lo scopo di offendere.

Uno dei più classici (e patetici) tentativi di vincere un discorso dialettico è quello
di buttarla in rissa. Non è propriamente una fallacia logica, in quanto la logica
conta veramente poco.

Qui l’obiettivo dichiarato è fare arrabbiare l’interlocutore rivolgendogli frasi


palesemente offensive. In questo modo si svia il discorso dalla ragione al campo
emotivo, perdendo di vista l’argomento di discussione.

E’ un sistema spesso utilizzato dalle persone che non hanno altre armi dialettiche
a disposizione, cioè quelli che non sanno cosa dire perché non hanno competenze
e conoscenze sufficienti per portare avanti un discorso ma vogliono comunque far
capire a tutti che non sono d’accordo.

Esempio

Quando si parla di culture e identità regionali, chi usa l’insulto molto


probabilmente tirerà fuori qualche pregiudizio sul popolo che abita una
determinata regione. Di conseguenza la discussione prende questa piega.

B:

Il friulano non è un dialetto, è una lingua meritevole di tutela.

A:

Torna a ubriacarti all’osteria invece di insegnare la linguistica a noi!

Come controbattere

Dare peso a un insulto equivale dare peso a un pensiero vuoto.

Se il messaggio offensivo è scritto su un gruppo Facebook, puoi segnalarlo agli


amministratori o a Facebook stesso. Se non verrà rimosso, le persone che
leggeranno solidarizzeranno con te.
Se invece vedono un bisticcio (in gergo tecnico un flame) penseranno che siete
due frustrati.

Come dice il vecchio detto:

quando due persone litigano hanno entrambe torto.

Quindi, non rispondere mai per le rime, anche se la tentazione è forte. Inoltre,
tieni conto che non sei del tutto lucido perché le tue emozioni negative si
sovrappongono alla ragione. Quindi potresti portare la discussione su un binario
pericoloso, specie se ti accorgi che il tuo interlocutore è un buzzurro totale privo
delle basi sufficienti per discutere. Insomma, se controbatte in modo offensivo
perché è ignorante.

Ricorda cosa diceva Oscar Wilde:

Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con


l’esperienza.

Quindi, molto meglio che ignori e passi oltre…

14. La teoria della montagna di sterco


Il soggetto B aggiunge in continuazione nuovi argomenti alla discussione e
chiede ad A di smentirli tutti.

Questa fallacia si chiama veramente così. E’ stata magistralmente esposta dal


blogger Uriel Fanelli intorno al 2008 con questo assunto:

un idiota può produrre più sterco di quanto tu non possa spalarne.

Se A discute con B, e B continua ad aggiungere nuovo materiale di discussione, la


conseguenza è l’accumulo di una mole immensa di argomenti da discutere.

Alla fine A sarà costretto a gettare la spugna, lasciando B vincitore del


dibattito.

Infatti, anche se A si arma di pazienza, non può riuscire a smentire tutti gli
argomenti uno ad uno. Intendiamoci, in teoria lo puoi fare, ma nella pratica
diventa veramente difficile per 3 motivi:

1. Puoi dimostrare che una cosa esiste, ma è molto più difficile


dimostrare che non esiste;
2. Fare affermazioni è un processo rapido, smentire affermazioni è un
processo lento;
3. L’interlocutore potrà utilizzare altre fallacie logiche per portare avanti
il discorso e rendere la discussione veramente infinita.

Ecco perché B punta ad aumentare la quantità di argomenti, e non la qualità.


Sa che vincerà sempre, anche se porta le tesi più ridicole.

Alla lunga si formerà una immensa mole di argomenti seri ma anche bufale, dati
inventati di sana pianta, fallacie logiche… insomma una vera e propria montagna
di sterco. Il povero A, per spalarla tutta, può contare solo su un cucchiaino…

Esempio

Ecco come si forma la famosa montagna.

A:

Le lingue regionali italiane sono riconosciute dall’UNESCO

B:

Come fai ad esserne sicuro? Se hanno ragione, perché l’Italia non prende
a riferimento i dati dell’UNESCO? L’UNESCO non conosce la differenza
tra il dialetto di Novara e quello di Borgomanero, quindi non sa nulla di
linguistica. I linguisti dell’UNESCO hanno copiato i dati da fonti non
affidabili. Il sito dell’UNESCO potrebbe essere piratato da un gruppo di
hacker catalani. Mio cugino mi ha detto che lui una volta è andato
all’UNESCO e gli hanno detto che hanno inserito nell’atlante i dialetti
per fare un piacere agli indipendentisti padani. L’atlante linguistico
dell’UNESCO è manovrato da alieni con le fattezze di Mr Bean che
vogliono conquistare il mondo…

Come controbattere

Devi fermare subito l’interlocutore prima che inizi ad accumulare argomenti.


Della serie: Alt! Discutiamo una cosa alla volta, per favore.

Purtroppo questo non ti garantisce di fermare davvero la formazione della famosa


montagna, ma quanto meno mette alle strette l’interlocutore, che dopo un ordine
del genere non sa più come controbattere e quindi si eclissa.

15. Testimonial usato a sproposito


B utilizza a sproposito un’autorità riconosciuta per mettere l’argomento di B in
secondo piano.

In questa fallacia logica si utilizza l’autorità di un soggetto utilizzandolo come


giustificazione di una tesi. Della serie: Lui ne sa molto di più di me e te, non è
d’accordo con la tua affermazione ma è d’accordo con la mia. Quindi io ho
ragione e tu hai torto.

Il problema che è il soggetto è sì un esperto autorevole, ma non nel campo


della discussione in corso…

Esempio

In campo linguistico è una delle fallacie logiche più usate.

Moltissime persone hanno commentato così la legge regionale a tutela della


lingua lombarda:

Il lombardo è un dialetto, l’ha detto la Accademia della Crusca.

Come controbattere

Bisogna evidenziare che l’autorità invocata non è sufficientemente autorevole


per esprimersi sull’argomento di discussione, specificando il perché.

Nel caso in esempio, risponderei:

L’Accademia della Crusca ha una grandissima autorità per quanto


riguarda la lingua italiana, mentre non è altrettanto autorevole sulla
lingua lombarda. Il motivo? Semplice: la lingua lombarda non è la lingua
italiana.

16. La verità della maggioranza


Dato che A ha la maggioranza dalla sua parte e B è in minoranza, A afferma di
avere ragione.

Questo schema logico può sembrare banale, ma ha un notevole effetto


psicologico. Gli esseri umani hanno un fortissimo istinto di riprova sociale.
Tendenzialmente, seguiamo le scelte della maggioranza delle persone. Quando
non lo facciamo, dobbiamo avere una convinzione molto forte, altrimenti ci
sentiamo a disagio.
Ecco perché fare leva sulla “ragione della maggioranza” ha un effetto potente in
un dibattito. Da una parte gli insicuri si schierano con chi rappresenta la
maggioranza. Dall’altra, l’interlocutore si sentirà schiacciato dalla maggioranza
ostile e, se non è convintissimo di quanto dice, finirà col cedere.

Esempio

Nei dibattiti sulla salvaguardia della tutela linguistica c’è un argomento ricorrente
che si può riassumere in una frase:

Siete in quattro gatti a pensare di salvare i dialetti.

In effetti, la stragrande maggioranza delle persone pensa ad altro… ma non siamo


in trappola, anzi!

Come controbattere.

Il modo migliore per controbattere a questa fallacia è rigirarne il senso logico.


Usa esempi che dimostrano che la maggioranza molto spesso ha torto.

Uno tra tanti:

Nell’antichità la maggioranza delle persone pensava che la terra fosse


piatta. Avevano dunque ragione?

Puoi sbizzarrirti con centinaia di esempi di questo tipo.

Puoi anche prendere ispirazione dalla follia collettiva della riprova sociale.

Si tratta di un argomento affascinante a cui ho dedicato un articolo sul mio profilo


LinkedIn. Leggilo: ne vale davvero la pena!

17. Falsa equivalenza


B confuta l’affermazione di A portando prove di scarso valore, ma mettendole
sullo stesso piano delle prove di B.

In sostanza, quando A fa una affermazione e B vuole smentirlo, porta a suo favore


delle prove. Questo di per sé è corretto. Quindi la fallacia logica dove sta?

Sta nel presentare delle prove di scarso valore come equivalenti alle prove di A.
Quindi, la discussione sembra apparentemente equilibrata, ma in realtà B sta
barando.

Esempio
Recentemente mi è capitata una polemica su una leggenda metropolitana:
l’origine ligure del dialetto bustocco.

Il mio interlocutore sosteneva questa tesi che è falsa oltre ogni ragionevole
dubbio: non sappiamo nulla della lingua degli antichi Liguri, non ci sono prove di
insediamenti liguri a Busto Arsizio né in epoca antica né moderna, e vari altri
appunti di tipo linguistico che puoi trovare nell’articolo di Pietro Cociancich che
ti ho linkato qui sopra.

Ciò nonostante, l’interlocutore mi ha “dimostrato” di avere ragione citandomi un


testo… del 1957. E’ chiaro come il sole che non puoi mettere sullo stesso piano
un testo di 60 anni fa con decenni di ricerche successive che (seppure
indirettamente) lo smentiscono.

Come controbattere

L’unico metodo per vincere il confronto è la forza delle fonti. Devi essere certo
di avere dalla tua parte le fonti più autorevoli in circolazione.

Non è sempre facile stabilire se una fonte è autorevole o meno. In ogni caso, ti
lascio qualche linea direttiva.

Una tesi contenuta in un libro scientifico o un paper è più autorevole di


una tesi sostenuta da un libro o una rivista generica;
Un professionista è più autorevole di un hobbista;
A parità di rigore scientifico, una ricerca più recente è più autorevole
di una ricerca vecchia.

Per approfondire il concetto legato alle lingue e ai dialetti d’Italia ti consiglio di


leggere questi articoli:

Come riconoscere un esperto di “dialetto”

Come diventare esperto di “dialetto”

18. Volontà superiore


B afferma di avere ragione perché ciò che afferma è sostenuto da una volontà
superiore a cui non ci si può sottrarre.

Lo so, detto così sembra pura follia. Eppure, anche se non crediamo agli spiriti o
agli dei dell’Olimpo, nel nostro cervello è registrata la convinzione che “le cose
vanno come devono andare“.
Tendiamo a credere, dunque, che esista una forza irresistibile che guida gli eventi
lungo una linea già segnata. In filosofia questo concetto si chiama determinismo.
Nelle discussioni, è una fallacia logica particolarmente insidiosa perché si basa su
un atteggiamento inconscio, per cui non sempre ne abbiamo la giusta
consapevolezza.

Ed è anche molto comoda per chi ne fa uso, perché la “volontà superiore” è data
come fatto assodato e apparentemente ragionevole. Tutti noi sappiamo di non
avere il pieno controllo sulla nostra vita, e implicitamente riconosciamo che, in
certi casi, ci troviamo in balia delle onde del destino. Dunque, una tesi basata su
questa fallacia è molto difficile da contestare.

Esempio

Una delle più comuni frasi dei glottofobi è riconducibile a questa fallacia logica:

I dialetti si estingueranno. E’ una cosa inevitabile perché le lingue si


sono sempre estinte e sempre si estingueranno.

Come controbattere

Questa fallacia logica si smonta mettendo in luce altre presunte “volontà


superiori” che poi si sono rivelate false.

Fino a cento anni fa la morte di migliaia di bambini ogni anno era


considerata inevitabile. Oggi la mortalità infantile è diventata un
fenomeno raro.

Ovviamente questo di per sé non basta. Bisogna anche dimostrare perché la


volontà superiore a cui si riferisce B può essere sconfitta o aggirata.

Le lingue e i dialetti del passato si sono estinti perché non c’era


consapevolezza del valore delle lingue e non esisteva la scienza della
pianificazione linguistica. Oggi le abbiamo entrambe, quindi lingue e
dialetti possono salvarsi.

19. Piano inclinato


B afferma che se succederà l’evento X annunciato da A, allora succederà anche
un evento negativo Y.

Il nome di questa fallacia logica rende molto bene l’idea. Se si lascia rotolare una
pallina lungo un piano inclinato, sai che arriverà fino in fondo. Allo stesso
modo, “si sa” l’evento X porterà l’effetto Y. Anche se non è vero.
La correlazione tra causa ed effetto non si è ancora manifestata. Viene predetta
perché B fa riferimento a una regola che porta X verso Y.

Spesso non solo la regola è falsa, ma appare chiaramente campata in aria per chi
abbia un minimo di raziocinio. Ciò non toglie che chi padroneggia questo tipo di
fallacie logiche abbia un grande potere di persuasione.

Il nostro cervello, immerso in un mondo caotico, è sempre alla ricerca dell’ordine.


Capire perché gli eventi accadono è un modo che il cervello ha per creare un
“libretto di istruzioni personale” con cui interpretare il mondo.

Capire il perché delle cose è un modo per prevederle e ridurre l’incertezza. Questo
ci rende più sicuri e meno ansiosi. Quindi siamo disposti ad ascoltare e
immagazzinare tutte le informazioni che ci portano nella direzione del benessere.
Anche se sono informazioni false.

Ecco perché questa fallacia logica piuttosto grossolana è usata tantissimo nei
dibattiti pubblici e nelle campagne elettorali. Crea un grandissimo senso di
sicurezza.

Esempio

Se si insegnassero le lingue regionali a scuola i nostri ragazzi


uscirebbero senza sapere l’inglese.

La correlazione ovviamente non è comprovata. Anzi, chi si occupa di language


planning sa che succede addirittura il contrario. Però, ad una persona inesperta
parrebbe plausibile perché c’è dietro una logica ben chiara.
Si pensa che che nella mente dei bambini non ci sia abbastanza spazio per
imparare più di una lingua per volta (falsissimo). Ecco perché molti partono in
automatico nel mettere in sequenza “insegnare la lingua regionale” e “i ragazzi
non sanno l’inglese”.

Come controbattere

Niente da fare: ci vuole molta pazienza. Bisogna smentire la regola su cui è


basato il piano inclinato.

Molti però potrebbero non accettare la realtà perché non vogliono fare a meno
delle certezze che dava loro la falsa regola.

Dunque, se si riesce a sostituire la falsa regola con una correlazione reale e


positiva è ancora meglio!

In questo modo le persone che assistono al dibattito cancelleranno dalla loro


mente la correlazione falsa e sovrascriveranno la correlazione vera. Un po’ come i
vecchi nastri magnetici: cancelli la canzone vecchia e ci registri sopra la nuova.
La nostra mente funziona allo stesso modo!

In sostanza, ecco cosa devi dire: X non porta Y. (dimostra perché)

E poi, se è possibile, aggiungi: X in realtà porterà a (evento reale positivo).


Ecco perché è così (prove).

Usando l’esempio qui sopra, ecco cosa direi (in sintesi):

Insegnare le lingue regionali a scuola non è in contraddizione con lo


studio dell’inglese. Infatti, non è vero che il nostro cervello è in grado di
apprendere solo una lingua alla volta. Questo lo pensiamo noi adulti, che
facciamo molta più fatica dei bambini a imparare una lingua nuova. I
bambini sono in grado di apprendere più lingue contemporaneamente
senza sforzo. Le ricerche indicano che i bambini che imparano la lingua
regionale sin dall’infanzia sono molto più avvantaggiati nello studio
dell’inglese rispetto ai loro coetanei che sanno solo l’italiano.

20. Finestra di Overton


B afferma che l’evento X annunciato da A porterà all’evento Y neutro, che poi
porterà all’evento Z preoccupante, a cui seguirà l’evento Q nefasto… in un
crescendo di eventi sempre più terribili.

Come vedi, è una variante più complessa della fallacia del piano inclinato.
Immagina che il piano inclinato sia segnato da diverse tacche. Se la pallina parte a
rotolare dal punto X, arriverà prima a Y, poi a Z, poi a Q e così via.

Questa serie di concatenazioni prende il nome da una tecnica di ingegneria sociale


teorizzata dal sociologo Joseph P. Overton per rendere accettabili fatti
inaccettabili tramite piccole concessioni alla volta.
Francamente non so se la finestra di Overton sia mai stata applicata, o se funzioni
davvero. L’unica cosa che posso dire è che moltissimi gruppi conservatori
utilizzano lo schema di concatenazione di eventi tipico della finestra di Overton
per dimostrare che “alla lunga finiremo tutti molto male”.
Bisogna ammettere che sono convincenti. Maledettamente convincenti! E sai
perché?

Perché alcuni eventi all’interno della concatenazione sono già avvenuti.


Quindi la regola su cui si basa alla fallacia ha già dimostrato di funzionare.

Se prendiamo i fatti X e Y già avvenuti e li mettiamo in un percorso coerente


insieme a Z e Q che non si sono ancora verificati, per istinto tenderemo a pensare
che Z e Q si verificheranno, anche se non c’è alcuna certezza che la regola
porterà a Z e Q.

Esempio

Ho provato a creare una finestra di Overton per glottofobi.

1. Guerra spietata ai dialetti.

2. I dialetti sono tollerati, ma considerati lingue ridicole e


indegne.

3. I dialetti sono rivalutati come fenomeno positivo.

4. I dialetti vengono chiamati lingue regionali.

5. Le lingue regionali vengono rese ufficiali.

6. Le lingue regionali vengono considerate più importanti


dell’italiano.

7. Le lingue regionali sostituiscono l’italiano nelle rispettive


regioni.

8. Secessioni a go go e crollo dell’Italia unita.

9. Distruzione completa dell’identità italiana.

Gli eventi 1,2,3 sono già accaduti, mentre l’evento 4 si sta realizzando adesso. Si
spera di arrivare al livello 5. E’ quello che vogliono tutti gli attivisti per i diritti
linguistici.

Ma da qui a passare tutte le fasi successive ci vuole parecchia fantasia…

La regola che sottostà a questa finestra di Overton in questo caso è: le lingue


regionali sono uno strumento per combattere l’identità italiana.

Regola ovviamente falsa.


Come controbattere

Essendo una artificio logico molto complesso, non è facile dimostrare che non c’è
alcuna correlazione tra ognuno degli eventi. A volte si può smentire la regola
che muove il tutto. Spesso però non è abbastanza chiara e lineare, e quindi
discutere di essa diventa quasi impossibile.

Quindi vale la pena di spezzare la catena di supposizioni false e aspettare che le


supposizioni successive si sciolgano come neve al sole.

Il mio consiglio dunque è quello di concentrarsi sullo sbufalare la relazione tra


l’ultimo evento accettabile (o positivo) e il primo evento nefasto.

Anche questa volta ho scritto un articolone! Anche se ci hai messo un po’ a


leggerlo, questo contenuto ti darà un vantaggio innegabile. Ti permetterà di
essere invincibile (o quasi) nei dibattiti e nelle discussioni.

Smontare le fallacie logiche del tuo interlocutore dà un grandissimo senso di


soddisfazione: non ti resta altro che provare!

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