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Il rapporto medico-paziente oggi

Article · January 2008

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Maurizio Soldini
Sapienza University of Rome
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Prevenire la cecità per difendere la libertà attrezzature e, soprattutto, conoscenze e corsi di formazione. L’importante è
insegnare come curare la popolazione attivando le risorse locali e sprigio-
È con entusiasmo e orgoglio che presento questo nuovo numero di “Of- nando energie, non solamente inviando aiuti estemporanei che rischiano di
talmologia sociale” che, profondamente rinnovato nella veste grafica, intende essere una goccia nel mare della necessità.
essere sempre più un punto di riferimento non solo per il mondo dell’oculi- Difendere la vista, aver rispetto e cura per questo senso tanto impor-
stica, ma anche per tutti coloro che si occupano di prevenzione delle malat- tante – come già sostenevano Aristotele e Platone – significa aver attenzione
tie oculari e di cura della vista unicamente per passione o per necessità. È per noi stessi e per gli altri. Parafrasando le parole di Antigone nella trage-
per questo che la rivista presta attenzione non solo agli ultimi sviluppi della dia di Sofocle, possiamo dire che nessuno ama la vista più di chi l’ha per-
ricerca e della riabilitazione, ma anche alle dinamiche sociali in senso lato, duta o chi teme di perderla (come gli ipovedenti).
connesse però alle tematiche sanitarie. Dunque, questa è una rivista sulla sa- Tra i più giovani questa cultura della prevenzione viene diffusa anche
lute ma ancor prima per la salute, scritta non solo per gli specialisti ma nel nostro Paese dalla IAPB Italia onlus grazie a campagne nelle scuole
anche per un pubblico più vasto. La sua attenzione crescente è quella di pre- elementari e materne, che vanno da “Apri gli Occhi!” (spettacolo giocoso) a
sentare risultati scientifici di valore ma, al contempo, di divulgarli, in modo “Occhio ai bambini” (che prevede controlli oculistici gratuiti), passando per
tale da divenire sempre più una “stella polare” nel suo genere. “Vediamoci chiaro” (distribuzione di materiale didattico nelle classi). Inol-
Oggi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), con la quale la tre le visite oculistiche gratuite, generalmente aperte anche agli adulti, ven-
nostra Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità (IAPB) col- gono effettuate grazie a Unità mobili oftalmiche presenti in tutto il territorio
labora a livello planetario, sostiene che la cecità sia prevenibile nell’85% dei nazionale.
casi. Questa consapevolezza cambia profondamente – e auspico che potrà Tutte queste attività hanno sempre il fine di prevenire la cecità, il che
cambiare ancora più in futuro – il nostro approccio: noi, uomini occidentali significa difendere la libertà di autonomia e di movimento nonché il diritto
del XXI secolo, dobbiamo essere a conoscenza del fatto che si può impedire alla salute. Questa battaglia ha un respiro mondiale e non può essere più ri-
che milioni di uomini perdano la vista adottando le giuste misure, che vanno mandata: ridare la vista o impedirne la perdita è la missione che dà luce
dalla realizzazione di pozzi d’acqua per combattere il tracoma (come la alle nostre esistenze. L’impegno, l’augurio e la speranza – e forse anche il
IAPB Italia onlus ha fatto in Etiopia) alla somministrazione di vitamina sogno – è che la cecità possa un giorno essere cancellata dalla vita degli es-
A contro la xeroftalmia; ma sarebbero importanti anche campagne per ope- seri umani.
rare di cataratta gli anziani che vivono nei Paesi poveri e per garantire l’equo Avv. Giuseppe Castronovo
accesso ai farmaci. Dunque è importante aiutare le nazioni in via di svi- Presidente dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-
luppo, ma nel modo giusto: fornendo non solo aiuti tempestivi, ma anche IAPB Italia onlus

Oftalmologia rag. Angelo MOMBELLI


dott. Carlo Maria VILLANI

Sociale RIVISTA DI SANITÀ PUBBLICA


COMITATO SCIENTIFICO NAZIONALE
prof. Rosario BRANCATO
Direttore Clinica Oculistica Ospedale San Raffaele - Milano
prof. Mario STIRPE
Direttore Fondazione Bietti
Avv. Giuseppe CASTRONOVO prof. Emilio BALESTRAZZI
Direttore Istituto Oftalmologia Policlinico A. Gemelli - Roma
Condirettore prof. Bruno LUMBROSO
prof. Corrado BALACCO GABRIELI Già Primario Ospedale Oftalmico - Roma
prof. Vito De MOLFETTA
Capo Redattore
prof. Filippo CRUCIANI AGENZIA INTERNAZIONALE PER LA PREVENZIONE DELLA CECITÀ
SEZIONE ITALIANA
Comitato di redazione Sede operativa:
prof. Alfredo REIBALDI Via G. B. Vico,1 - 00196 Roma
prof. Enzo TIOLI Tel.06.36.00.49.29 Fax 06.36.08.68.80
dott. Michele CORCIO sito internet: www.iapb.it e-mail: sezione.italiana@iapb.it
dott. Glauco GALANTE
prof. Leonardo MASTROPASQUA Stampato da: EUROLIT s.r.l. via Bitetto, 39 - 00133 Roma
Sommario anno XXXI - n.4/2008

EDITORIALE

4 Cecità infantile
di F. Cruciani
NEWS DALL’AGENZIA
9 Emergenza cataratta nei Paesi poveri
Intervista a Silvio Mariotti,
esperto dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms)
di G. Galante
AGGIORNAMENTO

12 Fattori di rischio della retinopatia diabetica


di F. Cruciani, G. Cuozzo, P. Trabucco, S. Di Pillo, C. Mannino
NEWS DALL’OFTALMOLOGIA MONDIALE
22 Vizi refrattivi, questi sconosciuti
Tre bambini piccoli su quattro mai stati dall’oculista
Salvare la vista proteggendo gli occhi dei diabetici
Colpi di geni contro la cecità
Sperimentata terapia genica a base di proteine
Miglior stile di vita dimezza rischio di morte
Staminali retiniche con le ‘ali’ di Icaro
di G. Galante

NEWS DALL’ITALIA

27 Il certificato oculistico nell’accertamento dell’invalidità civile


di F. D’Anna, V. Rizzini
A PROPOSITO DI...
30 Il rapporto medico-paziente oggi
di M. Soldini
A PROPOSITO DI...

34 Il diritto all’integrazione scolastica dell’alunno con disabilità visiva


di E. Bisante, A. Cordedda
LAVORI SCIENTIFICI
41 Trattamento della diplopia acuta di orgine ischemica: nostra esperienza
di M.E. Ciminelli, L. Belfonte, E. Stigliano, A. Moramarco
Cecità infantile
EDITORIALE
F. Cruciani
Docente presso il Dipartimento di Scienze Oftalmologiche-Università Sapienza di Roma

“L’INCIDENZA
DELLA CECITÀ
NELL’INFANZIA Unità mobile oftalmica della IAPB Italia onlus per controlli oculistici ai bambini
SI STA
n Italia, come negli altri Paesi in- 560. Se si considerano anche le superiori gli

I
RIDUCENDO
NEI PAESI dustrializzati, la cecità nell’infan- ipovedenti e i ciechi presenti nelle scuole sta-
INDUSTRIALIZZATI” zia presenta oggi una bassa tali erano in totale 2.516, l’1,57% degli alunni
prevalenza e una progressiva ridu- disabili.
zione della sua incidenza. • Prestigiosi Istituti per ciechi, dalla
Lo dimostrano alcuni fatti: grande tradizione e cultura nella riabilita-
• Secondo il prof. Enzo Tioli, vicepresi- zione, presenti in molte città italiane, hanno
dente dell’UICI, il numero dei bambini con visto ridurre di molto la loro attività, doven-
disabilità visiva che frequentavano – nel- dosi riconvertire alle mutate situazioni sociali
l’anno scolastico 2006-7 – la scuola dell’in- e ai diversi approcci educativi e formativi.
fanzia erano 282, le elementari 902 e le medie • Qualsiasi oculista anziano che abbia

4
svolto la sua attività negli anni ’60-’70 ricorda Africa. In termini di incidenza – ci informa –
reparti oculistici pediatrici molto affollati, le stime sono ancora più preoccupanti: ogni
con bambini affetti da gravi ed invalidanti anno mezzo milione di bambini perde la vista
patologie, a fronte di una loro attuale forte ri- e – dato ancora più raccapricciante – più del
duzione. 60% di questi muore durante l’infanzia. Si
Il merito principale va ai progressi nel comprende così perché, tra le sfide da perse-
campo medico registrati nell’ultimo secolo. guire nei prossimi anni in queste nazioni, nel-
Soprattutto all’affermarsi della prevenzione l’ambito del progetto Vision 2020, l’OMS e la
primaria e secondaria durante la gravidanza IAPB abbiano inserito proprio la cecità in-
e il periodo perinatale e ai successi della cli- fantile, oltre alla cataratta, al tracoma e al-
nica nei suoi aspetti diagnostici, terapeutici e l’oncocerchiasi.
chirurgici; ma sono stati determinanti anche Nonostante queste premesse è sbagliato
gli incredibili miglioramenti socioeconomici credere che nei Paesi industrializzati la cecità
delle società avanzate e la ridotta natalità. infantile sia un problema marginale. Se la sua
Nei Paesi cosiddetti in via di sviluppo – prevalenza e incidenza si presentano con va-
anche se questo termine allo stato attuale è lori bassi, non si deve dimenticare che il suo
contestato da più parti in quanto scarsa- impatto – sul piano psico-sociale – è molto ri-
mente corrispondente alla realtà – la situa- levante e, credo, sia pleonastico passarne in
zione si presenta completamente diversa. rassegna i vari aspetti. Inoltre le minorazioni
L’Organizzazione Mondiale della Sanità so- visive che si instaurano alla nascita o poco
stiene che i bambini ciechi nel mondo siano dopo influiscono sull’intero sviluppo del bam-
circa un milione e mezzo e di questi un mi- bino, in particolare sulle abilità percettive e
lione vivrebbe in Asia mentre trecentomila in motorie. Infine nell’età evolutiva l’interdi-

“SECONDO
L’OMS
OGNI ANNO
MEZZO MILIONE
DI BAMBINI
PERDE LA VISTA”

Bambini etiopi

5
pendenza tra le diverse componenti del si- Normalmente l’oculista si ritiene al di
stema visivo è sensibilmente maggiore che fuori di tutte queste problematiche. Crede che
nell’adulto. il suo compito sia quello di porre una dia-
Le cause più frequenti – almeno secondo gnosi, portare avanti una terapia, intervenire
una nostra indagine su un campione di ciechi chirurgicamente quanto necessario e, poi, “se
ed ipovedenti – sono le ottico-retinopatie non c’è più niente fare” mettersi in disparte.
eredo-familiari e la ROP; l’elemento nuovo, Ma è proprio così? I genitori di bambini ipo-
direi quasi caratterizzante, è la pluriminora- vedenti e non vedenti non la pensano in que-
zione che determina un polihandicap, il che sto modo e lo hanno ribadito più volte. Ma
rende la riabilitazione estremamente com- anche le testimonianze dei disabili visivi
plessa. hanno posto l’accento su questo tasto. In-
In Italia ci sono molti centri di eccellenza nanzitutto per loro la figura dell’oftalmologo
per la riabilitazione del bambino ipovedente e resta sempre centrale, non solo perché con
cieco. Esistono anche leggi – ormai da tempo esso hanno vissuto il dramma della malattia,
e sicuramente tra le più lungimiranti d’Eu- ma soprattutto perché sono convinti che solo
ropa (legge n. 517 del 4.8.77) – che hanno lui abbia tutte le competenze scientifiche e
aperto loro le porte delle scuole e della società professionali per seguirli ancora, per la valu-
per una loro piena integrazione. tare la bontà di una riabilitazione e per ri-
Ma affermare che nel nostro Paese tale spondere a tutte le loro domande.
processo si sia realizzato e che oggi i genitori Gli rinfacciano, nella quasi totalità dei
di bambini ciechi ed ipovedenti abbiano casi, di non aver saputo – o addirittura voluto
un’assistenza sotto tutti gli aspetti – sulla – indirizzare il bambino verso le strutture
base dei principi che l’OMS e la IAPB hanno adeguate, dichiarandosi incapace di dare con-
recentemente dettato, cioè “eccellenza ed sigli. In pratica – a detta loro – non ha voluto
equità” – è quanto mai azzardato. Si sono ac- interessarsi del processo riabilitativo.
cavallati problemi, che non hanno permesso È vero che la medicina – l’oftalmologia in
il raggiungimento degli obiettivi, per motivi particolare – procede a grandi passi verso le
economici, carenze culturali, mancanza di superspecializzazioni; ma ciò nulla toglie che
personale specializzato, diversità territoriali il clinico oftalmologo debba comunque inter-
legate alla delega agli Enti locali di compe- facciarsi con le svariate problematiche che ri-
tenza nei riguardi dell’handicap. guardano un bambino colpito da una grave e
L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipo- invalidante malattia oculare. È compito dello
“LA FIGURA vedenti, la Federazione Nazionale delle Isti- specialista comprendere i bisogni del minore e
DELL’OFTALMOLOGO tuzioni Pro Ciechi e l’Istituto per la Ricerca, quelli di tutto il suo ambiente familiare e,
RESTA la Formazione e la Riabilitazione quindi, indirizzarli verso operatori dell’assi-
CENTRALE (I.Ri.Fo.R.), in tutti questi anni, si sono im- stenza psicologica e sociale, verso i quali, al-
ANCHE pegnati a fondo per risolvere le tante diffi- meno in una fase iniziale, si possono
NEL PERCORSO coltà. Anche l’ultimo seminario nazionale dei riscontrare resistenze proprio da parte degli
RIABILITATIVO” genitori dei bambini e degli adolescenti ciechi stessi genitori.
ed ipovedenti (quinta edizione), svoltosi a Pe- Forse non è giusto estendere a tutti gli of-
rugia, rientra in questo contesto. Il titolo era talmologi questo atteggiamento di disinte-
quanto mai significativo:“Affinché possano av- resse, ma resta il fatto che non esiste una
verarsi i nostri sogni per loro”. Fra gli argo- preparazione nella formazione universitaria a
menti trattati nelle relazioni ufficiali, nei livello di riabilitazione.
gruppi di lavoro, nelle testimonianze e, so- E non c’è da stupirsi se la maggior parte
prattutto, nelle discussioni ce n’era uno ricor- degli oculisti italiani non conoscono neppure
rente: il ruolo dell’oftalmologo. il termine “tiflologia”.

6
Lettera ad un oculista
i chiamo Marta Ghelli e tamento presso il reparto di oculistica di un

M sono una ragazza non


vedente.Voglio scrivere
questa lettera a tutti gli
oculisti italiani per invi-
tarli a proseguire il loro lavoro serenamente,
come hanno sempre fatto, dando anche qual-
che consiglio dal punto di vista del paziente,
Policlinico di una grande città, fu qui che
venne diagnosticata la mia malattia: era il 29
maggio del 1989, erano passati circa 4 anni
dalla mia prima visita agli occhi.
I miei si rimboccarono le maniche e deci-
sero di farmi studiare nella scuola pubblica e
di farmi imparare il Braille: andavo di tanto
che spesso si trova a dover pellegrinare da un in tanto a visita da un’ottima oculista della
ospedale all’altro senza avere il supporto di un mia città, ma non c’era molto da fare, biso-
buon medico o del personale paramedico non gnava continuare a vivere e non illudersi dei
così gentile e pronto ad aiutarlo durante i duri progressi che la scienza faceva in quegli anni.
momenti della malattia. Un ottimo oculista deve essere capace di
Sono non vedente dalla nascita, sono far capire sia al paziente che alla sua famiglia
affetta da retinite pigmentosa, in questa sede che la scienza fa passi da gigante, ma è neces-
non devo di certo stare a spiegare di cosa si sario non illudersi quando qualche periodico
tratta, come sono costretta sempre a fare. pubblica qualche notizia su qualche ultima
Infatti, la retinite è una delle malattie gene- scoperta scientifica. La scienza medica e
tiche che portano alla cecità più diffuse, ma soprattutto quella oculistica sta dando molto
spesso la maggior parte della gente ne sa poco alla medicina, ma è necessario che gli scien-
e niente. Certamente non ne erano a cono- ziati abbiano il tempo per studiare, per speri-
scenza i miei genitori 20 anni fa, quando si mentare, per creare qualche risultato concre-
accorsero che nei miei occhi c’era qualcosa che to. Non è bene lasciarsi prendere la mano e
non andava. Non facevo altro che muoverli fidarsi del primo individuo che asserisce di
velocemente, urtavo spesso gli oggetti che aver trovato la soluzione per curare la retini-
incontravo sul mio cammino e non fissavo la te, il glaucoma o altre malattie genetiche. “IL LAVORO
gente che mi parlava. È necessario far comprendere che si sta DEL MEDICO
Iniziò il pellegrinaggio presso gli studi studiando molto e che è bisogno di tutti risol- RESTA
medici di alcuni oftalmologi della mia città, vere queste gravi malattie, ma non è bene PRIMA DI TUTTO
alcuni credo che non abbiano capito bene da lasciarsi illudere. I viaggi della speranza verso UNA MISSIONE”
cosa fossi affetta, qualcuno formulò una dia- i luminari russi o americani non servono a
gnosi, ma, il mio gatto avrebbe saputo dire nulla: in Italia abbiamo i migliori ricercatori
qualcosa di più convincente. Un tipo, invece al mondo ed è bene non lasciarli scappare.
di diagnosticare la malattia, disse che avevo Sono la prima a ritenere che l’oculistica
problemi di vista, ma non c’erano problemi: abbia fatto passi da gigante: lo si può vedere
sarei stata un’ottima centralinista come tutti anche nel quotidiano, c’è gente che ha forti
gli altri ciechi. La cosa assurda di tutta que- miopie e riesce brillantemente a risolvere i suoi
sta storia era che nessuno si era ancora degna- problemi semplicemente indossando un paio
to di dire alla mia famiglia che ero non veden- di occhiali o mettendo delle lenti a contatto,
te o, meglio, che a breve avrei perso il poco ma queste cose non devo starle a spiegare a
residuo che mi restava. Fortunatamente i miei chi determinate cose le deve sapere grazie al
non si persero d’animo e vollero capirci qual- proprio mestiere. Nel 2003 ho capito quanto
cosa di più: riuscirono a prendere un appun- veramente la scienza oculistica sia andata

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avanti negli ultimi anni: mi trovavo all’ulti- Conosco casi di persone che hanno speso
mo anno di liceo, dovevo conseguire la matu- molto denaro per fare tale cura, non sapendo
rità classica, quando, oltre alla retinite, è che essa può essere praticata negli ospedali
sopraggiunta un’altra malattia che ha mina- statali. È necessario che i pazienti si fidino dei
to la salute dei miei occhi: si tratta del chera- loro medici; per questo il dottore, a mio avvi-
tocono. Ho dovuto sottopormi d’urgenza ad so, deve essere sempre gentile ma nello stesso
un trapianto di cornea all’occhio sinistro e, tempo molto diretto.
alcuni mesi dopo, pure al destro. È necessario che ci sia chiarezza, è bene
Inizialmente le cose non sono andate che il paziente sappia a cosa viene sottoposto;
benissimo: ho avuto un principio di rigetto naturalmente bisognerà trovare le parole giu-
della cornea sinistra e la destra non stava ste per comunicare con ogni singolo paziente:
molto meglio. Poi, grazie alle cure e ai farma- se questi si fida del proprio medico sarà sicu-
ci, si è fermato il rigetto e ora posso dire che ramente tutto più facile. Il medico dovrà esse-
l’occhio sinistro stia benissimo: ha ricomicia- re più spontaneo possibile e, come diceva
to a lavorare e percepisce bene le luci. Ippocrate di Kos, dovrà cercare di non ferire
Riguardo al destro non posso dire la mede- con le proprie parole il malato: “Sceglierò il
sima cosa: la cornea è stata sostituita, ma non tenore di vita per il bene dei malati secondo
si può dire che la seconda sia meglio. le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal
Lo scorso anno però ho veramente inteso recar danno e offesa”.
quanto la scienza sia andata avanti: ero quasi Il lavoro del medico resta prima di tutto
pronta a sottopormi nuovamente ad un tra- una missione, bisogna saperla compiere, ma è
pianto quando mi è stato proposto di fare una necessario essere pronti ad accettare sia le
cura che consisteva nel prelevarmi del sangue sconfitte che i successi che la carriera offrirà;
e ricavarne il siero da mettere sulla cornea; però a mio avviso, se si è sinceri con se stessi
questa tecnica è stata molto efficace e la mia e con gli altri questa missione risulterà sicu-
cornea ne ha giovato fortemente. Ho fatto ramente più semplice.
questa cura nell’ospedale della mia città. Marta Ghelli

Medico oculista mentre esegue un esame al biomicroscopio.

8
Emergenza cataratta
nei Paesi poveri
Intervista a Silvio Paolo Mariotti, esperto
dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms)
NEWS DALL’AGENZIA
G. Galante

85% dei casi di cecità nel

L’ mondo sono evitabili. La


cataratta è il problema
principale nei Paesi pove-
ri, dove ridare la vista a un
cieco che ne è affetto costa mediamente 25
euro. A sostenerlo è Silvio Paolo Mariotti,
esperto dell’Organizzazione mondiale della
sanità (Oms), intervenuto lo scorso 8 ottobre
a Roma presso la biblioteca del Senato Gio-
vanni Spadolini, il giorno precedente la Gior-
nata mondiale della vista.

Quali sono oggi a suo giudizio gli interven-


ti più urgenti a livello oculistico e in quali Paesi? “NEGLI STATI
La cataratta non operata ed i difetti refrat- IN VIA
tivi non corretti sono il problema più grave ed DI SVILUPPO
urgente nei Paesi più poveri. Vanno affronta- BISOGNA
ti senza interventi compassionevoli e saltuari capacità locale degli ospedali di secondo e terzo PUNTARE
(leggasi la visita sporadica dell’oculista euro- livello (centri di eccellenza) e con una coope- SULLE
peo o americano), puntando invece sullo svi- razione tra medici generici e specialisti nelle CAPACITÀ
luppo delle capacità locali (formazione di base, varie discipline interessate dal problema (dia- LOCALI”
formazione continua ed infrastrutture). Dove betologi, oftalmologi e gerontologi).
il tracoma [malattia oculare causata da un
batterio, la Chlamydia Tracomatis, ndr] è anco- La crescita demografica mondiale mette e
ra causa di cecità – in oltre 50 Paesi del mondo metterà sempre più alla prova i sistemi sanita-
– vanno operati i casi avanzati ed educate le ri nazionali: cosa si potrà fare per affrontarla?
mamme all’igiene dei più piccoli, per bloccare Sarà necessario adattare i sistemi sanitari
la contaminazione interfamiliare. Nei Paesi con una programmazione rigorosa, dal punto
più progrediti il glaucoma, la retinopatia dia- di vista dei servizi e di quello finanziario. Se
betica e i difetti refrattivi sono le cause emer- continueremo con gli schemi attuati oggi, i
genti; vanno affrontate con lo sviluppo della Paesi in via di sviluppo non saranno mai auto-

9
sufficienti. Si vedono in continuazione approc-
ci per risolvere il problema che sono promet-
tenti, più spesso negli Stati più poveri: qualo-
ra questi portassero buoni frutti anche i Paesi
industrializzati potrebbero avvantaggiarsene.
Di nuovo, un’ottimizzazione delle risorse esi-
stenti sarà indispensabile per affrontare le
sfide che si preparano.

C’è il timore che la lotta mondiale contro la


cecità non sia accompagnata da crescenti risor-
se da investire in questa direzione; il panorama
sembra sempre più preoccupante, specialmen-
te alla luce dell’attuale crisi economica mon- Da sinistra: dott. Michele Fortunato, Unità operativa oculi-
diale… stica del Bambin Gesù di Palidoro, avv. Giuseppe Castrono-
Gli investimenti nella salute e nei suoi vo, Presidente della IAPB Italia onlus, dott. Silvio Mariotti,
sistemi non sono mai stati all'altezza dei biso- esperto dell’Oms, prof. Leonardo Mastropasqua, direttore
gni. È evidente che la crisi finanziaria attuale della Clinica Oculistica di Ancona (8 ottobre 2008, bibliote-
non aiuterà uno sviluppo degli investimenti in ca del Senato della Repubblica G. Spadolini).
tale direzione. I governi cercano vie alternati-
ve a quelle in corso per far fronte alla doman- di mezzi della popolazione che soffre per pato-
da di servizi sanitari disponibili e di qualità. I logie curabili ha obbligato i Paesi poveri ad
professionisti della sanità troppo spesso si adottare strategie di servizio aggressive. Que-
accontentano di essere gestiti dai governi senza sto è praticato dai sistemi sanitari nazionali e
proporre loro stessi delle soluzioni. Al contra- dalle organizzazioni non-governative che assi-
rio, nei Paesi in via di sviluppo le soluzioni si stono tali Paesi nello sviluppo dei sistemi sani-
cercano, si devono cercare, a livello di ospeda- tari. Venticinque euro è il costo di una cata-
li e centri di eccellenza: occorre adattarsi alle ratta nelle zone rurali dei Paesi poveri (e non
esigenze e possibilità locali, adottando un è un oculista a fare tale intervento!). Con venti
approccio “business” modellato tenendo euro si provvede, invece, alla correzione di un
anche in conto chi non può pagare. Certo, que- vizio refrattivo di un bambino che altrimenti
sto non accade a livello globale, ma gli esempi sarebbe ipovedente e, pertanto, avrebbe nega-
sono a nostra disposizione per approfittarne. to l'accesso all'educazione e pertanto all'op-
I dirigenti sanitari devono partecipare portunità di una vita migliore.
all’identificazione e allo sviluppo di modelli
innovativi di gestione e finanziamento: nessu- L’Italia è tra gli ultimi posti come percen-
no può accontentarsi di aspettare soluzioni tuale del Pil devoluta in favore degli aiuti inter-
provenienti da altri. nazionali, mentre l’Onu richiederebbe una per-
centuale almeno pari allo 0,7%...
Sta crescendo il divario tra Paesi più bene- Non posso esprimermi su un Paese in par-
stanti e quelli più poveri. È vero che attual- ticolare, non sono al corrente sulle ragioni o
mente occorrerebbero circa 25 euro per resti- dinamiche di tali decisioni, ma certamente
tuire la vista a chi è affetto da cataratta negli quando i governi discutono il bilancio, l’aiuto
Stati indigenti? allo sviluppo è di solito l'ultimo ad essere con-
Questa è una stima piuttosto realistica. Va siderato ed il primo ad essere tagliato in tempi
contestualizzata tenendo conto del costo della di crisi. È una caratteristica di tutti i governi
vita in tali Paesi, ma è vero che la mancanza del mondo.

10
altre cause cataratta
10,6 39,1
oncocerchiasi
0,7
tracoma 2,9
cecità
infantile 3,2
distacco di
retina 3,9
opacità
corneale 4,2
amd 7,1
difetti
glaucoma: refrattivi non
10,1 corretti 18,2

Grafico: cause di cecità nel mondo (in percentuale sul totale). Fonte: Oms 2007

Cosa pensa della campagne che vengono A livello internazionale si tiene sempre di
condotte, ad esempio, in Italia dall’Agenzia più a sottolineare non solo l’importanza di
internazionale per la prevenzione della cecità, determinate patologie (dal glaucoma all’Amd,
che spesso prevedono l’uso di unità mobili oftal- passando per la cataratta, la retinopatia diabe-
miche per effettuare visite gratuite? tica, ecc.), ma anche ad evidenziare la neces-
Credo che servano a due scopi: il primo è sità di occhiali e altri ausili per i Paesi in via di
identificare patologie che altrimenti non sviluppo. Come commenta questa situazione?
sarebbero individuate se non con grave ritar- Sono orgoglioso di essere tra i responsabi-
do, mancando la cultura della visita a scopo li di questo cambiamento. Quando iniziammo
preventivo; il secondo scopo è creare informa- lo studio che ha rivelato i dati globali della
zione ed educazione alla necessità che i pazien- necessità di occuparsi della refrazione non
ti siano attivi nella gestione della propria salu- immaginavamo fosse così importante: la
te visiva. Tali campagne realizzate con unità seconda causa di difetti visivi al mondo! È
mobili sarebbero meglio corroborate dalla chiaro che la refrazione e la messa a disposi-
creazione di un “mese della vista” (come ne zione di strumenti correttivi adeguati richie-
esistono altri simili per altre specializzazioni) de un approccio diverso da quello usato per la
durante il quale la popolazione potrebbe esse- cataratta o il glaucoma, vanno coinvolti altri
re visitata gratuitamente presso l'oculista di attori, come le professioni oftalmiche ausilia-
zona, coordinata allo scopo di assicurare buone ri e l'industria, fondamentale se si vuole esse-
pratiche professionali. Spero di vedere tale ini- re risolutivi. Una sfida che possiamo vincere
ziativa realizzata, forse mobilitando i colleghi essendo in possesso delle risposte ai problemi
più giovani che potrebbero essere più disponi- che si pongono, se avremo volontà e dedizione
bili e partecipare. in favore dei bisognosi.

11
Fattori di rischio
della retinopatia diabetica
AGGIORNAMENTO
F. Cruciani, G. Cuozzo, P. Trabucco, S. Di Pillo, C. Mannino
Dipartimento di Scienze Oftalmologiche-Università Sapienza di Roma

Abstract. La retinopatia diabetica è la colpisce prevalentemente i piccoli vasi della


principale causa di cecità nell’età lavorativa nei retina (arteriole pre-capillari, capillari e ve-
Paesi industrializzati. Il diabete sta aumen- nule). La comparsa tardiva della sintomato-
tando in maniera esponenziale ovunque nel logia, quando le lesioni sono già ad uno stadio
mondo. Dati epidemiologici indicano che oltre il avanzato, rappresentano un importante li-
30% della popolazione diabetica è già affetta da mite all’efficacia del trattamento. Va sottoli-
retinopatia. Secondo uno studio condotto da neata, quindi, la grande importanza dello
Cruciani et al. l’incidenza della retinopatia ri- screening delle complicanze oculari, con tec-
scontrata al momento della diagnosi del diabete niche di dimostrata efficacia e condotte da
supera il 41%. In un’altra ricerca si è visto che personale addestrato, al fine di prevenire stati
un miglior controllo glicemico, indipendente- di cecità o di ipovisione.
mente dal tipo di farmaco adottato, determina Per quanto riguarda l’epidemiologia, non
una riduzione del rischio di progressione della disponiamo attualmente a livello nazionale di
retinopatia del 17%; infine, si è constatata una dati relativi alla prevalenza ed incidenza della
riduzione del rischio di cecità legale del 29%. cecità assoluta e legale e dell’ipovisione nei
L’articolo fa una disamina dettagliata dei fat- pazienti diabetici (residuo visivo non supe-
tori di rischio sistemici della retinopatia diabe- riore a 1/20 nell’occhio migliore), né abbiamo
tica; si tratta, in particolare, della durata del a disposizione un registro dei soggetti affetti
diabete, del controllo della glicemia e dell’iper- da diabete mellito.
“LA RETINOPATIA tensione. Il diabete, tipica malattia del benessere,
DIABETICA sta aumentando in maniera esponenziale non
È LA PRIMA CAUSA La retinopatia diabetica rappresenta una solo nei Paesi industrializzati ma anche in
DI CECITÀ delle più frequenti complicanze del diabete quelli emergenti. Riportiamo alcune cifre: nel
IN ETÀ mellito e, a livello oculare, sicuramente la più 1985 i diabetici nel mondo erano 30 milioni;
LAVORATIVA” importante. nel 1995 erano135 milioni; nel 2001 erano 177
Il deficit visivo nel soggetto diabetico è in- milioni; attualmente sono almeno 250 mi-
fatti dovuto, nell’80-90% dei casi, a tale com- lioni; nel 2030 saranno 370 milioni! Una stima
plicanza. impressionante che può essere ricondotta al-
Inoltre la retinopatia diabetica è conside- l’aumento dei fattori di rischio quali l’invec-
rata la principale causa di cecità nell’età la- chiamento della popolazione, la sedentarietà
vorativa (compresa tra i 20 e i 64 anni) nei e le scorrette abitudini alimentari.
Paesi industrializzati. Dati epidemiologici indicano che più del
Può essere definita come una microangio- 30% della popolazione diabetica è affetta da
patia ad andamento cronico-evolutivo che retinopatia (con punte che si avvicinano al

12
50%) e che annualmente l’1% viene colpito
dalle forme gravi della stessa. Lo studio
WESDR (Wisconsin Epidemiologic Study of
Diabetic Retinopathy) ha messo in evidenza
che il 3,6% dei pazienti con diabete di tipo 1
(di età <30 anni al momento della diagnosi) e
l’1,6% dei pazienti con diabete di tipo 2 (di
età >30 anni al momento della diagnosi) sono
stati riconosciuti invalidi per perdita del
visus.
Numerosi trial clinici sono stati effettuati Il diabete va tenuto sotto controllo perché può danneggiare
con lo scopo di individuare i vari fattori di ri- gravemente la vista
schio associati alla comparsa di retinopatia
diabetica (RD) e valutarne il relativo im- fattori glicemici), la durata della malattia dia-
patto. Allo stato attuale delle nostre cono- betica ha presentato il più alto indice di si-
scenze, la retinopatia diabetica è considerata gnificatività in rapporto alla presenza di
una patologia ad eziologia sicuramente mul- retinopatia (χ² 186; χ²/ χ² max 0,178). L’inci-
tifattoriale, cioè non determinata da un’unica denza della retinopatia è risultata, infatti, in
causa, ma piuttosto da un insieme di fattori progressivo aumento con la durata della ma-
che agiscono contemporaneamente e in ma- lattia: è passata dal 7% nel primo anno della
niera diluita nel tempo. diagnosi di diabete al 25,8% dopo 5 anni, ar-
I fattori di rischio possono essere classifi- rivando al 41,4% dopo 10 anni e al 58,7%
cati in sistemici e oculari. dopo un quindicennio, raggiungendo infine il
A loro volta essere suddivisi in: 71,6% dopo 20 anni (stabilizzandosi poi su
- sicuramente accertati; questi valori). L’incidenza di retinopatia ri-
- di peso variabile; scontrata al momento della diagnosi del dia-
- incerti. bete è risultata pari al 41,23%.
Lo studio WESDR ha documentato in un
I fattori di rischio sistemici sicura- gruppo di pazienti con diabete insorto in età
mente accertati sono tre: durata del diabete, adulta (tipo 2) una prevalenza della retino-
controllo glicemico ed ipertensione. patia del 39%, mentre nei soggetti con dia-
Durata del diabete: è senza dubbio il fat- bete insorto in età giovanile (tipo 1) la
tore più importante, quello che meglio può prevalenza era del 71%. Sempre lo stesso stu-
prevedere la comparsa e la progressione della dio ha permesso di osservare che, dopo 20
malattia. Infatti sia l’una che l’altra aumen- anni di follow-up, il 60% dei diabetici di tipo
tano con la durata della malattia. Cruciani et 2 e il 99% dei diabetici di tipo 1 presentavano
al. hanno condotto uno studio epidemiologico una retinopatia. Inoltre, entro i primi 5 anni
su un campione costruito in maniera casuale dalla diagnosi di diabete, l’insorgenza della
e composto da 1072 soggetti diabetici già ac- retinopatia è risultata essere estremamente
certati, allo scopo di valutare i legami esi- rara. Tali dati sono stati confermati da ulte-
stenti tra la malattia sistemica e l’insorgenza riori studi che hanno sottolineato l’impor-
nonché l’evoluzione della microangiopatia re- tanza del fattore durata nello sviluppo della
tinica. L’elemento più significativo emerso è RD.
stato il fatto che, tra tutti i fattori di rischio Controllo glicemico: è il più importante dei
in esame (età, sesso, occupazione, fumo, al- fattori di rischio modificabili. Lo studio DCCT
cool, tipo di diabete, familiarità, data dia- (Diabetes Control and Complication Trial) (2),
gnosi, terapia del diabete, costanza terapia e condotto sui diabetici di tipo 1, e lo studio

13
UKPDS (United Kingdom Prospective Diabe- tensiva; tra i pazienti con retinopatia diabe-
tes Study) (3), condotto sui diabetici di tipo 2, tica, la gestione intensiva rallentava la pro-
hanno dimostrato che il controllo metabolico gressione della complicanza del 54%. Inoltre,
è direttamente correlato con la gravità della il rischio di necessità di trattamento laser era
retinopatia diabetica. Il DCCT, uno studio cli- diminuito del 52%. Lo studio DCCT ha in se-
nico multicentrico condotto negli USA tra il guito dimostrato che la durata di esposizione
1983 e il 1993, ha coinvolto 1441 pazienti con all’iperglicemia è la componente determi-
diabete di tipo 1 ed è stato strutturato per ve- nante per il rischio di retinopatia e che esiste
rificare se un trattamento intensivo con tera- una relazione continua, anche se non lineare,
pia insulinica, mirato a mantenere i livelli tra questo rischio e la media dei livelli di emo-
ematici di glucosio e l’emoglobina glicata il globina glicosilata.
più possibile vicino al range di normalità, L’effetto protettivo di un buon controllo
fosse in grado di prevenire l’insorgenza, o al- glicemico è stato confermato anche nei pa-
meno rallentare la progressione, delle compli- zienti con diabete tipo 2. L’UKPDS, studio
canze. Gli elementi del trattamento intensivo durato 20 anni, è stato condotto su oltre 5.000
nel DCCT erano: controllo della glicemia pazienti con diabete di tipo 2 in 23 centri cli-
quattro o più volte al giorno; quattro inie- nici in Inghilterra, Irlanda del Nord e Scozia.
zioni al giorno o uso di microinfusore; modi- I pazienti sono stati assegnati in maniera ran-
fica delle dosi di insulina in base all’apporto domizzata ad un trattamento con terapia in-
di cibo e all’esercizio fisico; dieta e attività fi- tensiva (sulfanilurea o insulina), o a un
sica programmate; visite mensili presso un trattamento convenzionale.
centro di diabetologia con un team composto L’UKPDS ha rivelato che, per ogni de-
da un medico, personale infermieristico per cremento di un punto percentuale di HbA1C,
l’educazione, dietista e terapista comporta- si ha una riduzione del 37% del rischio di
mentale. Lo studio ha evidenziato una ridu- complicanze microvascolari, tra cui la retino-
zione del rischio di retinopatia del 76% nel patia ha un posto rilevante. In particolare si
gruppo dei pazienti sottoposti a terapia in- è visto che un miglior controllo glicemico, in-
dipendentemente dal tipo di farmaco adot-
tato, determina una riduzione del rischio di
progressione della retinopatia del 17% e una
riduzione del rischio di retinopatia che esige
foto-coagulazione del 29%; infine, una ridu-
zione del rischio di cecità legale del 29%.
Ipertensione: i pazienti con diabete mel-
lito spesso hanno una concomitante iperten-
sione. Il WESDR ha rivelato una prevalenza
di ipertensione di base nei pazienti con dia-
bete di tipo 1 del 17% e un’incidenza dopo
dieci anni pari al 25%; la pressione arteriosa
sistolica si è dimostrata un fattore predittivo
dell’incidenza della retinopatia diabetica,
mentre la pressione diastolica è considerata
un fattore predittivo per la sua progressione.
L’EURODIAB (4), studio clinico randomiz-
zato, multicentrico in doppio cieco, ha coin-
Bisogna controllare regolarmente lo stato della retina da un volto 354 pazienti di tipo 1, non ipertesi, che
medico oculista, soprattutto quando si è affetti da diabete hanno assunto l’ACE inibitore lisinopril o il

14
placebo per la durata di due anni. Il 13,2% Fattori genetici: oltre allo scarso controllo
dei pazienti che assumevano il farmaco ha glicemico, alla lunga durata di malattia e alla
avuto una progressione della retinopatia di presenza dell’ipertensione, si pensa anche che
un grado rispetto alla situazione basale, sia una certa suscettibilità genetica possa giocare
che la complicanza fosse assente o lieve, pa- un ruolo importante nel determinare la com-
ragonato al 23,4% dei soggetti assegnati al parsa della RD. Sono stati condotti numerosi
trattamento con placebo. Il farmaco ha, inol- studi per trovare ed analizzare loci genetici
tre, diminuito sia la progressione della reti- che potessero essere in qualche modo collegati
nopatia di due o più gradi (con una riduzione alla comparsa di questa patologia. Studi su
del rischio del 73%) che la progressione verso gemelli omozigoti hanno riportato una con-
la retinopatia proliferante (con una diminu- cordanza per RD in 21 su 31 coppie con dia-
zione del rischio dell’82%). La breve durata bete di tipo 1 e in 35 su 37 coppie con diabete
dell’osservazione e problemi di standardizza- di tipo 2. Tuttavia, non è stato ad oggi indi-
zione della metodologia nei vari centri coin- viduato alcun specifico locus genetico in
volti hanno aperto numerosi dibattiti sulla grado di poter conferire una particolare su-
validità dei dati ottenuti da questo studio. scettibilità per lo sviluppo della RD; i geni
Anche nello studio UKPDS è stato inda- candidati per gli studi hanno, il più delle
gato l’impatto di uno stretto controllo pres- volte, riportato risultati contrastanti. Lo stu-
sorio sul rischio di retinopatia diabetica (5). dio DCCT ha valutato la presenza e la seve-
Tale studio ha coinvolto 1148 pazienti affetti rità delle complicanze microvascolari in
da diabete di tipo 2 e con una concomitante soggetti affetti da diabete tipo 1 e nei loro fa-
ipertensione (livelli pressori medi di 160/94 miliari. È stata osservata una correlazione si-
mmHg), assegnati in maniera randomizzata gnificativa tra i fratelli e fra genitori-figli con
a trattamento intensivo o convenzionale della diabete per la presenza, ma non per la seve-
pressione arteriosa. I farmaci usati sono stati rità, della nefropatia e per la severità, ma non
un ACE inibitore (captopril) e un beta-bloc- per la presenza, di retinopatia. Questi risul-
cante (atenololo). È emerso che i pazienti tati hanno dimostrato che esiste una familia-
trattati con terapia convenzionale hanno pre- rità per quanto riguarda la comparsa di
sentato una riduzione nella progressione delle nefropatia e hanno suggerito, per la prima
lesioni retinopatiche del 34%; nei pazienti volta, la possibilità che fattori genetici pos- “NON È STATA
sottoposti a terapia intensiva tale riduzione è sano essere coinvolti nel determinare la seve- INDIVIDUATA
risultata essere pari a circa il 47%. Una ridu- rità di danno nella RD. La presenza di un UNA CHIARA
zione della pressione arteriosa sistolica di 10 aplotipo DR3 è risultata essere associata ad PREDISPOSIZIONE
mmHg è stata associata ad una diminuzione un aumento di circa cinque volte nello svi- GENETICA
del rischio per le complicanze microvascolari luppo della RD proliferante; tuttavia le ra- ALLA
pari al 13%. gioni di tali associazioni non sono ancora RETINOPATIA
In generale, l’ipertensione sembra essere evidenti e non da tutti condivise. È stata ri- DIABETICA”
un fattore di rischio significativo per la com- levata anche un’associazione tra una partico-
parsa e la progressione della RD e dovrebbe lare isoforma della PK-C (protein-chinasi C) e
essere rigorosamente controllata; sarebbe la RD. L’attivazione di tale enzima regola di-
quindi necessaria una stretta collaborazione verse funzioni vascolari modulando l’attività
tra medico di base e oculista. enzimatica e l’espressione genica dei compo-
nenti della matrice cellulare e delle proprietà
I fattori di rischio sistemici di peso contrattili; ne derivano alterazioni funzionali
variabile sono: fattori genetici, fattori etnici, vasali. Altri possibili geni candidati sono:
pubertà, gravidanza, nefropatia, iperlipide- ACE, aldoso reduttasi, adrenorecettore β3,
mia, omocisteina e antiossidanti. NOS, integrina α2β1, PON1, GLUT1 e PAI-

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1. Tali studi, per quanto complessi, rappre- DCCT ha documentato, in un gruppo di 680
sentano un punto di partenza scientifico per pazienti diabetiche, un aumentato rischio di
una comprensione più approfondita dei mec- progressione della retinopatia in quelle con un
canismi patogenetici che portano alla com- peggior controllo glicemico e più alti valori di
parsa di RD, e devono risultare sempre più da HbA1c nel primo trimestre di gravidanza.
una stretta collaborazione dei pazienti con ge- Tale progressione durante la gravidanza è ri-
netisti, diabetologi ed oftalmologi. Solo in sultata, infatti, più bassa nel gruppo di pa-
questo modo si potrà consentire, in futuro, zienti sottoposte a trattamento intensivo
una migliore gestione delle complicanze mi- (7,2%) rispetto al gruppo trattato in modo
crovascolari del diabete, con la possibilità di convenzionale (19,6%). I fattori predittivi di
individuare quanto prima possibile i soggetti maggior rischio di progressione della retino-
a rischio e l’opportunità di attuare corretti patia diabetica sembrerebbero essere: uno
programmi di prevenzione. scarso controllo glicometabolico prima della
Fattori etnici: gli indiani Pima e gli indiani gravidanza; un ripristino troppo rapido del
Oklahoma con diabete mellito di tipo 2 pre- controllo glicometabolico durante la fase ini-
sentano una maggiore incidenza di RD proli- ziale della gravidanza; lo sviluppo di pre-
ferante rispetto a popolazioni bianche non eclampsia; la presenza di anomalie del liquido
ispaniche. Lo studio sulle complicanze del amniotico. Questa scoperta sottolinea,
diabete condotto a San Antonio ha mostrato, quindi, l’importanza di un buon controllo gli-
negli americani messicani con diabete di tipo cemico durante la gravidanza. Inoltre, do-
2, una prevalenza di retinopatia quasi doppia vrebbe essere anche attentamente monitorato
rispetto ai bianchi non ispanici residenti nello il grado della retinopatia, almeno una volta
stesso territorio. ogni trimestre e con maggior frequenza man
Pubertà: durante tale fase l’influenza del- mano che la paziente prosegue la sua gravi-
l’ormone della crescita (GH) e IGF-1, asso- danza.
ciata probabilmente a un non ottimale Nefropatia: è stato osservata una correla-
controllo metabolico, potrebbe influire posi- zione tra la presenza di un danno renale (mi-
tivamente sulla progressione della RD. In croalbuminuria) e la comparsa di retinopatia
particolare, per quanto concerne l’ormone diabetica, soprattutto nei pazienti con dia-
della crescita, alcuni studi condotti su sog- bete tipo 1. È importante premettere che ri-
getti diabetici di età compresa tra 10 e 20 sulta piuttosto complesso analizzare tutte le
anni che sviluppavano una RD proliferante correlazioni tra proteinuria e rischio di reti-
refrattaria alla terapia, hanno mostrato che nopatia diabetica, in quanto la frequente coe-
le lesioni miglioravano o regredivano dopo sistenza di un danno microangiopatico a
ipofisectomia. livello renale e retinico, fa presupporre l’esi-
Gravidanza: oggi si ritiene che possa de- stenza di comuni fattori di rischio predispo-
terminare una rapida progressione della reti- nenti. La presenza di un danno renale e
nopatia, anche se si tratta il più delle volte di l’ipertensione per esempio, sono due fattori
un cambiamento transitorio e il rischio a strettamente correlati tra loro spesso coesi-
lungo termine non sembra essere aumentato. stenti. Lo studio WESDR ha dimostrato che
I meccanismi che causano questa esacerba- la presenza e il grado della RD sono stretta-
zione del quadro clinico non sono chiari, mente correlati alla macroalbuminuria; in-
anche se è logico ricondurre le lesioni ad una fatti, in questo studio, circa la metà di tutti i
primaria alterazione del flusso ematico reti- pazienti con diabete tipo 1 insorto da 10 anni
nico, verosimilmente causata dall’increzione o più e con associata una retinopatia prolife-
del progesterone; tale ormone potrebbe in- rante, aveva una concomitante proteinuria.
durre la formazione locale di VEGF. Lo studio La presenza di una nefropatia, specialmente

16
Retina sana a confronto con retina colpita da diabete di tipo 1, la forma più grave della malattia

se grave, sembrerebbe quindi essere associata con una nefropatia progressiva dovrebbero es-
ad un peggioramento della RD. Inoltre, il sere strettamente monitorizzati, in quanto
trattamento della nefropatia potrebbe asso- essi spesso presentano una retinopatia che
ciarsi a un miglioramento della retinopatia e mostra una scarsa risposta alla terapia. D’al-
a una migliore risposta alla fotocoagulazione. tra parte, una rapida e progressiva retinopa-
È importante, quindi, considerare con molta tia insorta in pazienti con diabete mellito di
attenzione lo stato di funzione renale di tutti lunga data (tipo 1), dovrebbe esortare ad una
i pazienti con diabete mellito, e assicurarsi rapida valutazione della funzione renale.
che questi stiano ricevendo un trattamento Iperlipidemia: è un chiaro fattore di ri-
adeguato. I pazienti con una nefropatia do- schio della nefropatia diabetica; non lo è al-
vrebbero essere incoraggiati da subito a se- trettanto per la comparsa del danno a livello
guire una terapia adeguata, che comprenda retinico. Lo studio WESDR ha sottolineato
una dieta specifica e l’uso di farmaci anti- che non vi è una correlazione statisticamente
ipertensivi, quali gli ACE inibitori. I pazienti significativa tra livelli di colesterolo e severità

17
lipoproteina A sono risultati essere un fattore
di rischio indipendente per il verificarsi del-
l’aterogenesi e di eventi tromboembolici in
pazienti diabetici e non. Alcuni studi hanno
riscontrato una correlazione tra livelli sierici
di lipoproteina A e gravità della retinopatia
diabetica. È stato ipotizzato un possibile ef-
fetto antifibrinolitico della lipoproteina A e,
quindi, un suo possibile ruolo nell’occlusione
Retina di diabetico dei piccoli vasi retinici. Ulteriori studi sono
necessari affinché si possa stabilire se tale li-
della retinopatia diabetica, sia nel diabete di poproteina sia o meno un fattore di rischio in-
tipo 1 che nel diabete di tipo 2, ma vi è co- dipendente della retinopatia diabetica.
munque un’associazione con la presenza più Nonostante non si disponga attualmente di
o meno marcata di essudati duri retinici. risultati chiari, è importante il monitoraggio
Anche lo studio ETDRS ha documentato una del profilo lipidico dei pazienti diabetici, so-
più rapida comparsa di essudati duri retinici prattutto considerando la minore morbilità e
in presenza di iperlipidemia. Lo studio mortalità cardiovascolare nei soggetti con un
FIELD (Fenofibrate Intervention and Event profilo lipidico ottimale.
Lowering in Diabetes) ha valutato l’effetto del Omocisteina: è stata recentemente stu-
Fenofibrato sugli eventi cardiovascolari nei diata come possibile fattore di rischio per la
pazienti con diabete di tipo 2. Lo studio, della comparsa delle lesioni della RD. L’iperomoci-
durata di 5 anni, ha arruolato 9.795 pazienti steinemia moderata è un fattore di rischio in-
di età compresa tra 50 e 75 anni diabetici che dipendente per l’aterotrombosi. Le principali
non stavano assumendo statine all’ingresso. I condizioni che si associano ad un elevato li-
pazienti sono stati assegnati in modo casuale vello di omocisteina nel sangue sono l’età
a Fenofibrato micronizzato 200mg/die (n = avanzata, il sesso maschile, la presenza di
4895) o a placebo (n = 4900). Il Fenofibrato è anomalie genetiche, alterazioni della funzio-
risultato associato ad una minore progres- nalità renale e un deficit di Vit. B. Nei sog-
sione dell’albuminuria (p = 0.002) e ad una getti più anziani, l’iperomocisteinemia si
minore retinopatia necessitante trattamento associa generalmente con ridotti livelli di fo-
laser (5.2% versus 3.6%; p = 0.0003). Si lati nel sangue e ad insufficienza renale. Inol-
tratta quindi del primo studio che ha messo in tre, in alcuni studi sono state riportate
evidenza un’associazione significativa tra l’in- interessanti associazioni con il consumo di
troduzione di una terapia orientata a modifi- farmaci, fumo, alcool e caffè. Numerosi lavori
care l’assetto lipidico (fenofibrato) e la hanno tentato di analizzare la possibile rela-
riduzione della progressione delle compli- zione tra omocisteina e RD, senza ottenere
canze microvascolari associate al diabete di alcun risultato statisticamente significativo.
tipo 2. Sono tuttavia necessari ulteriori studi Lo studio HOORN ha documentato una pre-
per chiarire il ruolo svolto dal Fenofibrato; re- valenza di retinopatia del 12,0% nei pazienti
centi dati sperimentali indicano che esso è in con un livello ematico di omocisteina inferiore
grado di regolare la sopravvivenza delle cel- a 16 µmol/L e del 16,5% nei pazienti con li-
lule retiniche endoteliali grazie all’attivazione velli di omocisteinemia superiori. La relazione
dell’AMP-activated protein kinase (AMPk) e tra RD ed iperomocisteinemia è risultata es-
all’espressione dell’mRNA del VEGF. Ne de- sere dello 0,97% nei soggetti senza diabete
riva un effetto sul leakage retinico, indipen- mellito e del 3,44% nei soggetti con diabete
dente dagli effetti sui lipidi. Alti livelli di mellito. Gli autori di questo studio hanno ipo-

18
tizzato un possibile ruolo dell’iperomocistei- quelli non diabetici. Tuttavia, non esistono
nemia come fattore di rischio per la comparsa dati certi per considerare il fumo un fattore
di RD nei pazienti con diabete mellito di tipo di rischio per la RD. Alcuni studi hanno sug-
2, ma non nei pazienti sani. Ulteriori studi in gerito un’associazione, altri l’hanno invece
tale direzione sono necessari. smentita. Nello studio WESDR lo stato di fu-
Antiossidanti: per quanto riguarda le matore o il numero di sigarette fumate non si
complicanze del diabete deve essere ancora associa in modo significativo con la comparsa
definito se lo stress ossidativo abbia un ruolo di RD. Nello studio UKPDS, invece, si è no-
primario nella patogenesi e, quindi, preceda tata una relazione alla diagnosi di diabete
la comparsa di complicanze o se sia piuttosto mellito e nei soggetti maschi tra il fumo di si-
una conseguenza comune di un danno d’or- garetta e progressione della retinopatia dia-
gano già avvenuto e che quindi rifletta, di betica.
fatto, solo la presenza di complicanze. Risol- Anemia: è stata descritta in alcuni studi
vere questo dubbio è fondamentale per capire un’associazione tra anemia e RD. Shorb de-
se la possibile applicazione di una terapia an- scrisse il caso di tre pazienti con diabete mel-
tiossidante possa avere un effetto sullo svi- lito, età media di 17 anni, i quali, dopo la
luppo delle complicanze o sulla loro comparsa di un’anemia da carenza marziale,
progressione. Recentemente alcuni studi riportarono una rapida progressione da una
hanno mostrato un’associazione della RD con forma di RD non proliferante ad una prolife-
aumentati livelli di emoglobina glutationilata rante. In un altro studio, 5 pazienti diabetici
(HbSSG) negli eritrociti e bassi livelli sierici con insufficienza renale e anemia, sono stati
di glutatione (GSH). In uno studio del 2004 trattati con eritropoietina per un anno. Oltre
comprendente 1353 soggetti con diabete di a registrare un aumento dell’ematocrito, in 3
tipo 2 e 224 pazienti con retinopatia diabe- di questi pazienti è stata anche osservata una
tica, non è stata osservata alcuna associazione sostanziale risoluzione degli essudati duri con
statisticamente significativa tra il rischio di un miglioramento o una stabilizzazione del-
retinopatia e l’assunzione di antiossidanti (vi- l’acuità visiva. Un basso Hct è considerato un
tamina C ed E). Lo stesso risultato è stato ot- fattore di rischio indipendente nello studio
tenuto in un altro studio, pubblicato su ETDRS per la comparsa di una forma severa
Ophthalmology, condotto su 387 pazienti con di RD (retinopatia diabetica proliferante) e
diabete tipo 2. Numerosi studi su modelli ani- di un grave calo della vista.
mali hanno suggerito che la vitamina E ad Alcool: alcuni studi, come quello
alte dosi potrebbe migliorare molte delle alte- WESDR, non hanno riscontrato una correla-
razioni biochimiche precoci che si verificano zione tra RD e consumo moderato di alcool;
nella retina diabetica e in altri tessuti. In con- altri, come il Casteldaccia Eye study, hanno
clusione, i dati in nostro possesso sono ancora messo in evidenza un’associazione tra quan-
insufficienti per giustificare l’uso di una tera- tità di alcool consumata e RD.
pia con vitamine e/o altre molecole con pro- Sesso: i dati sono contrastanti. L’UKPDS
prietà antiossidante al fine di prevenire e/o ha riscontrato una prevalenza di RD lieve-
rallentare la progressione della RD, anche mente superiore nei maschi.
considerata la dimostrata possibilità di avere
effetti collaterali da sovradosaggio Infine passiamo in rassegna i fattori di ri-
schio oculari della RD.
Fattori di rischio incerti sono: fumo, Distacco posteriore di vitreo: è più comune
anemia, alcool e sesso. nei soggetti diabetici. È stato dimostrato che
Fumo: è un chiaro fattore di rischio car- un DPV completo può prevenire lo sviluppo
diovascolare sia nei pazienti diabetici che in di retinopatia proliferativa perché la ialoide

19
gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo nilureas or insulin compared with conventio-
della neovascolarizzazione retinica. L’assenza nal treatment and risk of complications in
di DPV è stata associata anche ad un au- patients with type 2 diabetes (UKPDS 33).
mentato rischio di edema maculare. Lancet 837–853, 1998.
Miopia elevata-estesa corioretinopatia di The Diabetes Control and Complications
vecchia data: hanno entrambi un effetto pro- Trial Research Group. The relationship of
tettivo nei confronti dello sviluppo della reti- glycemic exposure (HbA1c) to the risk of de-
nopatia diabetica; infatti si pensa possano velopment and progression of retinopathy in
svolgere un’azione simile a quella prodotta the Diabetes Control and Complications
dalla fotocoagulazione panretinica, cioè ridu- Trial. Diabetes 44:968–983, 1995.
cendo il fabbisogno metabolico della retina. Cruciani F, Leucci E, Palma S, et al. La
Intervento chirurgico di cataratta: può ag- retinopatia diabetica: studio epidemiologico
gravare una preesistente forma di retinopatia su 1072 pazienti.Clin Ocul 1987; 2:97-114.
non proliferativa e l’edema maculare diabe- Porta M, Sjoelie AK, Chaturvedi N., et al.
tico. In uno studio retrospettivo condotto su Risk factors for progression to proliferative
184 pazienti diabetici di tipo 2 sottoposti ad diabetic retinopathy in the EURODIAB Pro-
intervento di cataratta si è osservata, nel 44% spective Complications Study. Diabetologia
dei casi, una progressione della RD e nell’8% 2001;44:2203-2209.
dei casi lo sviluppo di tale complicanza, prin- The Diabetes Control and Complications
cipalmente in pazienti sottoposti a estrazione Trial (DCCT) Research Group. The effect of
extracapsulare con impianto di IOL. intensive treatment of diabetes on the deve-
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21
News
dall’oftalmologia
mondiale
G. Galante

VIZI REFRATTIVI, QUESTI CONOSCIUTI


Secondo l’Istat oltre il 41% della popola- refrazione. A
zione italiana fa uso di lenti, negli Usa un colpire sono
adulto su due accusa un difetto soprattutto
l ’ a s t i g m at i -
l 41,1% della popolazione italiana fa smo, la miopia

I uso di lenti. Secondo l’Istat gli occhiali


e le lenti a contatto sono molto diffusi,
tanto che questo tasso – che risale a uno studio
e la presbiopia
(quest’ultima
molto comune Gli occhiali sono molto diffusi:
del 2005 – se applicato alla popolazione dopo i 40 anni). secondo l’Istat il 41,1% della popo-
odierna corrisponde a 24,5 milioni di persone. Lo studio è lazione italiana ricorre alle lenti
I vizi refrattivi vanno dalla miopia all’astig- stato condotto
matismo, passando per la presbiopia e l’iper- negli Usa su oltre quattordicimila persone tra
metropia. Come frequenza d'impiego delle lenti il 1999 e il 2004. Grazie all’uso di un apparec-
si va dal 10,7% per i bambini fino a 14 anni chio diagnostico computerizzato (l’autorefrat-
fino al 30% circa tra i 40 e i 44 anni, passando tometro) si è scoperto che l’astigmatismo è al
per il 26,4% tra i 15 e i 19 anni. Mentre tra i 45 primo posto (col 36,2%), a cui segue la miopia
e i 49 anni una persona su due ricorre alla lenti, (33,1%) e, a distanza, l’ipermetropia (3,6%).
dopo i cinquant’anni si supera la soglia del Sopra i 60 anni a metà delle persone visitate è
60%, per arrivare – nella fascia compresa tra i stata riscontrata una presbiopia: non riusci-
75 e i 79 anni – a un massimo del 67,6%. La vano a vedere bene da vicino senza l’uso di
regione dove si impiegano più frequentemente lenti. Secondo la ricerca – condotta principal-
le lenti è il Friuli Venezia Giulia (51,6%), se- mente dai National Institutes of Health statu-
guita dalla Liguria (49,5%) e dalla Lombardia nitensi – la miopia affligge maggiormente le
(48,1%), a pari merito con la Valle d’Aosta. donne (quasi il 40%) rispetto agli uomini
L’ultimo posta va, invece, alla Campania (col (32,6%) di età compresa tra i 20 e i 39 anni. Al
27%). Il Nord è complessivamente più attento contrario le persone over 60 è più difficile che
agli ausili visivi per la correzione dei vizi re- manifestino una miopia, mentre è più facile
frattivi. L'importante è sottoporsi regolar- che soffrano di presbiopia e di astigmatismo.
mente a una visita oculistica, in modo tale da Comunque la probabilità che venga diagnosti-
correggere tempestivamente eventuali difetti. cato un errore refrattivo cresce con l’età. “Poi-
Secondo un altro studio un americano su ché l’effetto del difetto refrattivo sull’acuità
due con più di vent’anni soffre di un vizio di visiva – scrivono su Archives of Ophthalmology

22
i ricercatori da Susan Vitale – può essere miti- tivo”. Quindi il problema è rappresentato so-
gato in modo relativamente semplice, spesso è prattutto dall’assenza di una correzione ade-
stato trascurato come causa importante di di- guata: secondo l’Organizzazione mondiale
sabilità visiva. Tuttavia le ricerche più recenti della sanità (Oms) ne risente il 19% dei ciechi
hanno riservato attenzione ai benefici che si ot- dei Paesi in via di sviluppo e il 14% di quelli
tengono con la correzione dell’errore refrat- che abitano nei Paesi benestanti.

TRE BAMBINI PICCOLI SU QUATTRO MAI STATI DALL’OCULISTA


Lo studio è stato condotto negli Usa su
4.000 persone circa

re bambini su quattro con meno di

T cinque anni non sono mai stati dal


medico oculista. È questo il risul-
tato di un sondaggio condotto su un campione
di quasi 4.000 persone negli Stati Uniti da Vi-
sion Service Plan (Vsp). È importante che gli
occhi dei piccoli vengano controllati prima Bambini nel giardino sensoriale del Polo tattile
dell’ingresso alle elementari: si può procedere, multimediale di Catania
ad esempio, a una correzione con lenti in caso
di difetti refrattivi oppure ricorrere a un ben- e lo pterigio (a qualunque età). Secondo uno
daggio se si è diagnosticato l’occhio pigro. studio condotto dall’Agenzia internazionale
Grazie a questa ricerca si è scoperto, tra l’al- per la prevenzione della cecità-IAPB Italia
tro, che gli adulti proteggono maggiormente i onlus, infine, circa il 30% dei bambini italiani
loro occhi rispetto a quelli dei propri figli. che frequentano le scuole elementari italiane
L’esposizione prolungata al sole può provo- non è mai stato da un oculista. Una distra-
care, ad esempio, la cataratta nella terza età zione commessa dai genitori, a cui bisogne-
(opacizzazione del cristallino), la degenera- rebbe rimediare attraverso una più attenta
zione della zona centrale della retina (macula) prevenzione.

SALVARE LA VISTA PROTEGGENDO GLI OCCHI DEI DIABETICI


Sperimentato un farmaco sulle cavie di la- maco [a base di pentazocina] sulla salute reti-
boratorio, potrebbe essere utile agli esseri nica sono fenomenali”, ha affermato la
umani dott.ssa Sylvia Smith della Georgia School of
Medicine. La differenze tra i topi trattati e
n medicinale in grado di proteggere quelli non trattati sono evidenti anche a un oc-

U la retina dei diabetici da eventuali


danni: potrebbe essere disponibile
un giorno, se avranno successo anche sul-
chio inesperto.
Lo studio – sovvenzionato dal National
Eye Institute statunitense – è stato pubblicato
l’uomo le sperimentazioni già condotte sulle su Investigative Ophthalmology & Visual
cavie di laboratorio. “Gli effetti di questo far- Science: si tratta di terapie farmacologiche che

23
agiscono su determinati recettori presenti
anche nell’occhio (detti sigma, controllano la
sintesi proteica e i livelli di calcio), che sareb-
bero efficaci sia contro la retinopatia diabetica
che contro il glaucoma. Tuttavia occorreranno
ulteriori ricerche: “Dobbiamo sapere se siamo
stati solo fortunati con i topi oppure se ab-
biamo qualcosa che potrà avere benefici di più
ampia portata”. La sostanza – precisa Smith –
non risolve il problema del diabete. Per inciso
gli scienziati stanno studiando la pentazocina Retinopatia diabetica moderata non proliferativa
anche per capire eventuali effetti benefici sulla
malattia di Alzheimer, sui tumori cerebrali o Lo studio è stato condotto da ricercatori del-
sulla depressione. “Auspichiamo – osserva Pier l’Università di Melbourne che, grazie all’uso di
Luigi, medico oculista della linea verde della un computer, sono riusciti a calcolare l’au-
IAPB Italia onlus – che il farmaco venga te- mento del rischio di contrarre la retinopatia
stato presto sugli esseri umani e che i risultati diabetica. Durante la ricerca sono state scat-
siano altrettanto incoraggianti. Infatti di- tate una serie di fotografie in 3D della retina
sporre di un medicinale che possa proteggere di 645 pazienti (con occhi sani), di età com-
la retina dei diabetici sarebbe un grandissimo presa tra i 12 e i 20 anni. Con un software spe-
passo avanti. In ogni caso – osserva l'oculista – ciale è stata calcolata la variazione del calibro
è fondamentale curare efficacemente il diabete, dell’arteria retinica: un suo incremento signi-
onde evitare spiacevoli conseguenze a livello fica un aumento del 46% del rischio di amma-
oculare: una diagnosi tempestiva può salvare larsi di retinopatia diabetica. Mediamente
la vista”. Un'altra ricerca ha focalizzato la sua dopo due anni e mezzo 274 volontari sono stati
attenzione sulle dimensioni dell’arteria della colpiti dalla malattia oculare. Questa tecnica
retina dei giovani: se si dilata può essere un in- potrebbe essere usata, nel prossimo futuro,
dice di principio di una malattia retinica do- come strumento clinico per prevedere il rischio
vuta alla forma più grave di diabete (il tipo 1). di retinopatia nei pazienti diabetici.

COLPI DI GENI CONTRO LA CECITÀ


Un’équipe spagnola di Granada punta a edema corneale: la superficie dell’occhio di-
una nuova terapia contro l’edema corneale venta opaca, provocando una forte riduzione
visiva. L’edema è un’opacizzazione della cor-
a terapia genica è una delle strade nea dovuta all’accumulo di liquidi nei tessuti

L maestre per gli sviluppi futuri della


medicina. Intervenire direttamente
sul nostro Dna, il codice della vita, può essere
corporei. Si è individuato, infatti, il meccani-
smo che impedisce di mantenere la trasparenza
della superficie oculare e – agendo a livello ge-
risolutivo per diverse patologie, per cui gli netico – si potrebbe un giorno riuscire a bloc-
scienziati stanno progressivamente affinando carlo. Il fine della ricerca è stato quello di
le loro tecniche terapeutiche. Ricercatori spa- studiare i meccanismi genetici della barriera
gnoli dell’Università di Granada e dell’Ospe- endoteliale, ossia di quello strato interno della
dale San Cecilio sono riusciti a capire quale sia cornea che apporta nutrimento ai livelli più
la base genetica della cecità causata da un esterni dell’occhio. Se tale barriera si danneg-

24
gia – ad esempio a causa di traumi, invecchia-
mento o, talvolta, in seguito a interventi di ca-
taratta – le cellule disperse si ingigantiscono e
aumentano il loro contenuto di ioni, potassio e
cloro. Dunque il fine della ricerca è stato “ri-
parare la barriera endoteliale, prevenire
l’edema corneale e, perciò, impedire la perdita
di trasparenza che ha come conseguenza la ce-
cità”. L’équipe spagnola è riuscita ad indivi-
duare i geni responsabili di questo processo.
Queste scoperte potrebbero portare a nuovi
trattamenti efficaci contro l’edema corneale.
Gli scienziati spiegano che potrebbe non essere Il codice genetico (Dna) riprodotto al computer
troppo lontano il giorno in cui si potranno uti-
lizzare dei colliri che potrebbero avere un ef- poter rimediare tempestivamente o attenuare
fetto a livello genetico, il che potrà significare le alterazioni patologiche.

SPERIMENTATA TERAPIA GENICA A BASE DI PROTEINE


Si punta a curare la retinite pigmentosa at- sono ottimista”.
traverso interventi sul Dna Lo studio ha in-
dagato l’effetto
er ora si tratta solo di una terapia di due proteine

P sperimentale, ma visto che si è in-


tervenuti direttamente sul Dna la
strada è molto promettente. Ricercatori del
sensibili alla luce
che si trovano
nella retina: la
Massachusetts General Hospital e della Har- melanopsina e la Le cavie da laboratorio servono
vard Medical School (Usa), in collaborazione canal-rodopsina- anche agli studi sul Dna
con studiosi giapponesi, sono riusciti a ridare la 2. Le cellule reti-
vista a cavie di laboratorio grazie a una stra- niche dette “gaglionali” sono specializzate:
tegia genetica a base di proteine sensibili alla ricevono i segnali forniti dai coni e dai baston-
luce. “Questa è la dimostrazione del principio celli stimolati dalla luce, trasportando il se-
che un giorno – prevede Richard Masland, di- gnale bioelettrico sino al cervello attraverso il
rettore del laboratorio di neurobiologia cellu- nervo ottico. Dunque la squadra di ricercatori
lare dell’ospedale del Massachusetts – ci ha utilizzato come “cavallo di Troia” un virus
consentirà di rimediare alla cecità di persone del raffreddore preventivamente reso innocuo:
affette da malattie come la retinite pigmentosa svuotato del suo contenuto genetico originale,
e la degenerazione maculare”. Questo perché è stato riempito con materiale genetico ‘sano’
– scrivono i ricercatori – “la perdita dei fotore- ed è stato iniettato nell'occhio. In questo modo
cettori [...] porta alla cecità irreversibile”. si è trasportato il gene responsabile della pro-
Mentre per un verso gli studiosi aspirano a duzione di melanopsina e della canal-rodop-
nuove terapie, per un altro verso frenano: “Ci sina-2 attraverso la retina delle cavie da
sono parecchi ostacoli che dobbiamo superare laboratorio, i cui fotorecettori erano andati in-
– avverte il Prof. Masland – prima di poter co- contro a degenerazione proprio a causa della
minciare i test clinici [sugli esseri umani], ma carenza di questa proteina.

25
MIGLIOR STILE DI VITA DIMEZZA RISCHIO DI MORTE
La ricetta: rinunciare al fumo, fare più sua assunzione ec-
sport, mangiare sano e non ingrassare cessiva ha accre-
sciuto l’incidenza
on bisogna mandare l’esistenza in di cancro. Com-

N fumo seguendo uno stile di vita


sbagliato. È questo, in estrema
sintesi, il monito che emerge da uno studio
plessivamente la
prima causa di de-
cesso è stato pro- Campo da golf: lo sport può
britannico condotto su 77.782 donne di età prio il tumore allungare la vita
compresa tra i 34 e i 59 anni. Al tabacco – che (4.527 persone su
tra l’altro rappresenta una minaccia per la 8.882 decessi, di cui 1.790 causati da malattie
vista perché è uno dei fattori di rischio del- cardiovascolari). “Questi risultati – scrivono
l’Amd (degenerazione maculare legata al- i ricercatori dell’università di Harvard e del
l’età) – è stato attribuito in media il 28% dei Brigham and Women's Hospital – indicano che
decessi. La mortalità, durante i 24 anni presi il rispetto delle linee guida per uno stile di
in esame, è risultata mediamente inferiore del vita sano è associato a una mortalità signifi-
55% tra chi ha rinunciato alle sigarette, pra- cativamente più ridotta tra le donne di mezza
ticato regolarmente sport, mangiato sano e età. Si dovrebbero intensificare gli sforzi sia
tenuto il peso sotto controllo. Un moderato per debellare il fumo di sigaretta che per sti-
consumo di alcol è risultato essere di beneficio molare un’attività fisica regolare”. La ricerca
perché ha ridotto la percentuale di danni al è stata pubblicata on-line dall’autorevole ri-
cuore e al sistema circolatorio, mentre una vista British Medical Journal.

STAMINALI RETINICHE CON LE ‘ALI’ DI ICARO


Si è scoperto un nuovo meccanismo che re- sente un ‘difetto’ che
gola lo sviluppo delle cellule ‘bambine’ della re- provoca malattie ge-
tina netiche che colpiscono
la vista. “Studiando la
a guerra contro la cecità passa retina di una cavia di

L anche attraverso lo studio delle sta-


minali della retina. Le cellule “bam-
bine” fondamentali per la vista, infatti,
laboratorio – ha affer- Cellule staminali
mato il direttore dello
studio Michel Cayouette – in cui il gene Icaro
ricevono ordini e tempi di crescita attraverso era stato disattivato, abbiamo scoperto che la
una serie di meccanismi: uno di questi è stato generazione precoce delle cellule retiniche ri-
scoperto da ricercatori canadesi di Montreal sultava alterata, mentre quelle generate tardi-
(Ircm). Lo studio, sovvenzionato dalla fonda- vamente non subivano alterazioni”. Viceversa,
zione Fighting Blindness e dagli Istituti cana- forzare l’espressione del gene Icaro nelle cellule
desi per la ricerca nella salute, è stato staminali retiniche più mature – che normal-
pubblicato sull’autorevole rivista Neuron; in- mente non lo esprimono più – è stato proficuo:
fatti si punta a terapie a carattere genico, che queste cellule nervose hanno recuperato la ca-
riescono a ‘correggere’ il Dna laddove è pre- pacità di generare nuove cellule nervose.

26
Il certificato oculistico
nell’accertamento
dell’invalidità civile
NEWS DALL’ITALIA
F. D’Anna*, V. Rizzini**
* Dirigente U.O. Medicina Legale, Asl 10 Firenze
** Clinica Oculistica, già Primario Ospedale Oftalmico Fiorentino

Abstract. I certificati medici che attestano


l’invalidità visiva devono essere compilati con
particolare attenzione. Due membri della com-
missione che si occupa del suo accertamento, in
particolare quando si tratta di ciechi civili, ri-
cordano le modificazioni della legge sulla “clas-
sificazione e quantificazione delle minorazioni
visive” per il diritto a un trattamento economico
pensionistico. Gli autori sottolineano, infine,
che il Gruppo Italiano Studio Ipovisione ha
ideato un software che può essere installato in
quasi tutti i perimetri computerizzati per la va-
lutazione del campo visivo residuo.

In un recente supplemento informatico di


“Toscana Medica News” si può leggere un tra- V. Rizzini, già Primario presso l’Ospedale Oftalmico Fiorentino
filetto redazionale sui certificati medici nel
quale si richiamano, con esempi pertinenti, i rinunciando a richiamare l’importanza di
criteri generali e la scrupolosa attenzione con certe caratteristiche che non vanno trascu-
la quale questi documenti debbono essere re- rate: la data (sembra impossibile, ma talvolta
datti, in primis nell’interesse del redattore. manca: lapsus calami!); un minimo di decorso
Queste caratteristiche sono spesso carenti clinico, riassumendo concisamente ma chia-
perché il certificato sovente non viene consi- ramente le malattie pregresse (se rilevanti per
derato un atto rilevante nel corso della visita, il caso specifico o il decorso della malattia in
ma viene generalmente redatto frettolosa- questione); la diagnosi (anche questa strana-
mente a conclusione di questa dietro richie- mente succede che manchi) oltre, ovvia-
sta del paziente, quasi come un’appendice cui mente, alle conseguenze funzionali
non viene attribuita eccessiva importanza. dipendenti dalla situazione patologica in
Con questo scritto intendiamo occuparci esame; se richiesto dal caso particolare anche
di un particolare tipo di certificati, pur non un abbozzo di prognosi. Tutte queste sono ca-

27
ratteristiche comuni a tutti i certificati, a
qualunque scopo vengano rilasciati.
Ma noi in questo breve scritto, in quanto
membri della commissione per l’accerta-
mento dello stato invalidante, in particolare
di quella per i ciechi civili, vogliamo rivolgerci
– oltre che a tutti i colleghi – in maniera spe-
cifica agli oftalmologi per ricordare loro al-
cune modificazioni abbastanza recenti
apportate alla legge sulla “classificazione e
quantificazione delle minorazioni visive” per
il diritto ad un trattamento economico pen-
sionistico.
La legge 382/1970 stabilisce l’indennità di F. D’Anna, Dirigente U.O. Medicina Legale, Asl 10 Firenze
accompagnamento per i ciechi assoluti. Ri-
cordato che, a mente della Legge 382/1970, culare è inferiore al 10 %
confermata dalla Legge 138/2001: Art. 4: Si definiscono ipovedenti gravi:
Art. 2: si definiscono ciechi totali: a) coloro che hanno un residuo visivo non
a) coloro che sono colpiti da totale man- superiore a 1/10 in entrambi gli occhi o nel-
canza della vista in entrambi gli occhi l’occhio migliore con correzione di lenti
b) coloro che hanno la mera percezione b) coloro il cui residuo perimetrico bino-
dell’ombra e luce o del moto della mano in en- culare è inferiore al 30% .
trambi gli occhi o nell’occhio migliore Seguono, nella stessa legge, le specifica-
c) coloro il cui residuo perimetrico bino- zioni per gli ipovedenti medio-gravi e lievi;
culare è inferiore al 3%. la legge prevede la categoria degli ipove-
Art. 3: Si definiscono ciechi parziali: denti perché, pur non spettando loro alcun
a) coloro che hanno un residuo visivo non corrispettivo monetario, essi hanno diritto
superiore ad 1/20 in entrambi gli occhi o nel- alla fornitura gratuita dei sussidi ottici o elet-
l’occhio migliore, anche con eventuale corre- tronici per ipovedenti.
“GLI IPOVEDENTI zione La tabella sottostante riassume il dispo-
HANNO DIRITTO b) coloro il cui residuo perimetrico bino- sto della legge:
A SUSSIDI OTTICI
ELETTRONICI
GRATUITI” Ipovisione grave: V. centrale: 1/10 - 1/20 periferica = 29 %- 10%
Residuo visivo: V. centrale: 1/20 - conta dita periferica = 9% - 3%
Cecità totale: V. centrale: < motu manus periferica < 3%

Poco vi è da dire sull’accertamento del- rato”, manifestando quindi una seria riserva
l’acuità visiva centrale: la valutazione di ogni sulla veridicità della dichiarazione L’acutezza
singolo caso dovrà tenere conto, ovviamente, visiva centrale deve essere espressa in decimi
oltre che delle risposte del soggetto, anche e o frazioni (1/20, 1/30, 1/50, ecc.) per essere
soprattutto della corrispondenza tra il visus aderente ai termini con i quali si esprime la
dichiarato e la patologia presente (l’esame legge, a scanso di ingenerare confusione o
obiettivo) nonché del comportamento nello equivoci. Viceversa le cose sono meno semplici
spazio. Nel caso in cui questi elementi non per la valutazione del residuo perimetrico che,
siano convincenti, è opportuno scrivere sul al di là dell’acutezza visiva centrale, interessa
certificato: “dichiara” oppure “visus dichia- ovviamente più frequentemente i soggetti

28
glaucomatosi, quelli con patologia del nervo visti con stimolo appena sopraliminare (che
ottico o delle vie ottiche superiori e i porta- valgono 1) e di quelli visti solo con stimolo
tori di retinite pigmentosa. massimale (che valgono 0,5): quelli non visti
Valutare un residuo campimetrico al 3, hanno, naturalmente, valore 0; la somma dei
10 o 30 per cento sulla base dei risultati di una primi due costituisce direttamente il valore
campimetria eseguita al Goldamann è molto percentuale. Nella distribuzione dei punti lu-
difficile e aleatorio o, addirittura, del tutto minosi viene tenuto conto anche delle aree pe-
soggettivo, mancando criteri precisi per tale rimetriche più o meno importanti dal punto
valutazione: Esterman ha fornito, tra gli anni di vista funzionale.
’80-’90, dei criteri applicabili col campimetro Pertanto, anche nella valutazione del
di Goldamann; ma questi hanno avuto un’ap- campo visivo, abbiamo oggi criteri abba-
plicazione più puntuale solo con l’uso della stanza precisi per giudicare se il singolo caso
campimetria computerizzata, tenendo conto rientra nei parametri previsti dalla legge
che, come prescrive la Legge 138, L’ESAME 138/2001 (salva sempre la collaborazione del-
DEVE ESSRE ESEGUITO IN VISIONE l’esaminando: nel caso, tuttavia, che questo
BINOCULARE, per una valutazione percen- dichiari di non vedere mai la mira senza
tuale del residuo con un’unica cifra percen- un’adeguata patologia, oppure che dia solo
tuale. La tecnica di Esterman si è dimostrato poche risposte scattering, non corrispondenti
però, pur costituendo un notevole progresso al quadro clinico, si considererà l’esame non
concettuale, poco precisa perché utilizza sem- dirimente né risolutivo).
pre ed esclusivamente stimoli fortemente lu-
minosi (10dB) ed ugualmente distribuiti in Restiamo a disposizione di chi fosse interes-
tutti i settori del campo, per cui vengono so- sato a ricevere le indicazioni per il software al
pravvalutati – per la valutazione della disa- fine di installare un custom screening test
bilità visiva – i settori meno importanti. (C.V.%) per la quantificazione percentuale del
Pertanto il Gruppo Italiano Studio Ipo- danno perimetrico e le istruzioni della gestione
visione (G.I.S.I.) ha ideato un software più della tecnica. Tutti questi dati sono tratti del-
adeguato, che può essere installato in quasi l’articolo di E. Gandolfo pubblicato su Oftal-
tutti i perimetri computerizzati e che fornisce mologia Sociale, XXVIII, 3, 2005, pag.29, che
direttamente la cifra dei punti percentuali riporta anche un’ampia bibliografia.

29
Il rapporto
medico-paziente oggi
A PROPOSITO DI...
M. Soldini
Docente di Bioetica - Sapienza Università di Roma -
Servizio di Cardiologia e Medicina Interna del Dipartimento di Oftalmologia
Umberto I Policlinico di Roma

“IL
COMPORTAMENTO
DEL MEDICO
DEVE ESSERE
CARATTERIZZATO
DA UMANA
COMPRENSIONE” Controllo oculistico. Il rapporto tra medico e paziente è cambiato nel corso dei secoli

Abstract. La relazione medico-paziente era La relazione fra il medico e il paziente si è


un tempo caratterizzata da un sostanziale pa- trasformata dall’antichità ad oggi. Soprat-
ternalismo, mentre oggi viene regolata anche dal tutto da quando Ippocrate, nel razionalizzare
consenso informato, che ha soprattutto un valore la pratica medica, ne decretava l’importanza
giuridico e formale. Tuttavia, affinché il com- ai fini di una vittoria strategica sulla malat-
portamento del medico sia ispirato da una sin- tia, in una battaglia che vede protagonisti il
cera umanità, occorre che venga adottato un medico e il paziente nel famoso triangolo ip-
abito virtuoso caratterizzato da un’umana com- pocratico*. A queste trasformazioni hanno si-
prensione del paziente: il medico dovrà pren- gnificativamente contribuito, specialmente
dersi cura della persona nella sua complessità. nel secolo appena trascorso, molte delle ri-

30
flessioni teoriche avvenute nell’ambito della
bioetica. Nel corso dei secoli, dalle sue origini
sino ai giorni nostri, tale relazione è stata ca-
ratterizzata vieppiù da un radicale paterna-
lismo. In questa prospettiva vi è una
profonda asimmetria fra medico e paziente, il
quale, a causa del suo stato di incapacità do-
vuta alla malattia e alla mancanza di compe-
tenza in campo medico, dovrebbe affidarsi
integralmente alle competenze e alla volontà
del medico. Quest'ultimo, d'altra parte, pro-
prio per il suo ruolo, ha come compito esclu-
sivo quello di agire per il bene del paziente.
Tale condizione non è riconducibile unica-
mente a una disparità di conoscenze relativa-
mente alla scienza medica, ma si è tradotta in
una vera e propria asimmetria nello status strato l'inaccettabilità del paternalismo me-
morale dei due protagonisti della relazione. dico e di aver affermato i diritti del paziente,
Questa ulteriore asimmetria è stata espressa esso tuttavia mostra anche alcuni limiti. La
con l'idea che lo stato di incapacità del pa- rappresentazione del rapporto medico-pa-
ziente, in quanto malato e privo di conoscenze ziente come esclusivamente contrattuale, in-
mediche, si traduca in una condizione di in- fatti, sembra sottodimensionare alcuni tratti
capacità morale, ovvero nella privazione della che, di fatto, teorizzano tale relazione come
capacità di decidere autonomamente. In pas- asimmetrica, data anzitutto l'effettiva dispa-
sato, questa convinzione è stata addotta come rità di competenza e la situazione di debo-
giustificazione della pressoché totale subordi- lezza e vulnerabilità del paziente. La
nazione del paziente alla volontà del medico. constatazione di questa asimmetria non giu-
Molta della riflessione bioetica è stata dedi- stifica però una riproposizione del paternali-
cata a presentare e giustificare forme alter- smo, ma conduce a constatare che il modello
native della relazione fra medico e paziente contrattualista della relazione medico-pa- “LA FIDUCIA
che affermassero l'inalienabilità dell'autono- ziente manca nel cogliere elementi importanti NEL MEDICO
mia del paziente e il dovere del medico di in- dal punto di vista morale. Fra gli elementi RIFUGGE
formare il paziente e ottenere il suo consenso non colti dal modello contrattualista c’è, ad DA UN DISCORSO
per ogni cura cui viene sottoposto. Tale mo- esempio, l'investimento di fiducia che carat- UTILITARISTA”
dello si è progressivamente affermato in me- terizza spesso le aspettative del paziente verso
dicina (anche se in modo non uniforme) e ha il medico. La fiducia non è soggetta ad un cal-
avuto come principale conseguenza l'introdu- colo e rifugge da un discorso utilitarista. Piut-
zione della pratica del consenso informato. tosto, essa implica una dimensione metafisica
Oggi quest’ultimo trova la sua naturale loca- o, per meglio dire, ontologica piuttosto che
zione in una dimensione etica contrattuale ontica**. Tale relazione, pertanto, sembra
(contrattualismo), nella quale la relazione si difficilmente riconducibile a un contratto
configura come l'esito di un patto liberamente dove si possano stabilire e prevedere tutti i
sottoscritto fra due individui autonomi. In punti con chiarezza e discernimento quasi
questi termini il rapporto medico-paziente è matematici. Tanto più se si considera l’im-
simile a un contratto in cui i contraenti hanno prevedibilità soprattutto dei risultati che si
il medesimo potere di negoziazione. Se questo ottengono nella clinica. Le relazioni di fidu-
modello ha il notevole merito di aver mo- cia, in parole semplici, non sembrano potersi

31
stabilire per contratto. D'altra parte, il mo- giorno il paziente possa dire di non essere
dello del contratto appare inadeguato nel- stato informato dal medico sulla sua malat-
l’accogliere tutte le sfumature che possono tia, sulla terapia, sull’efficacia di questa, sugli
prevedere gli obblighi del medico nella rela- effetti collaterali, sulle eventuali sequele e così
zione con il paziente. via. Il consenso informato, così, ha sempre
Quando si affronta il discorso del rap- più assunto il significato di un adempimento
porto medico-paziente non si può non accen- a obblighi giuridici da parte del medico e sem-
nare al consenso informato, che rappresenta pre meno quello di responsabilità morale. Ma
la cerniera di tale rapporto. Ma che cosa è e come si è arrivati a tanto? Basta andare alle
cosa rappresenta alla fine il consenso infor- origini e vedere storicamente alcuni dati.
mato? Nella maggior parte dei casi sembra Nel 1957 il consenso informato compare
avere la valenza di un puro atto formale, utile per la prima volta in un processo in Califor-
per lo più a raccogliere delle firme (soprat- nia, quando si afferma il principio di autono-
tutto quella del paziente) e, in particolare, fi- mia del paziente in base alle scelte da
nalizzato ad un arroccamento difensivo da compiere in opposizione al paternalistico con-
parte del medico nel caso necessiti una difesa cetto di supremazia degli operatori sanitari a
per eventuali chiamate in causa per errori, proposito delle scelte da compiere riguardo i
omissioni, negligenze, imperizie o quant’altro. trattamenti sanitari. In Italia il consenso
E, soprattutto, dovrebbe evitare che un compare nel 1978 (nella legge n. 833 del
1978), con una disposizione che vieta di poter
effettuare accertamenti diagnostici e tratta-
menti medico-chirurgici contro la volontà del
paziente. E nel 1990 il caso Massimo vede a
Firenze la condanna penale di un chirurgo per
aver eseguito un intervento demolitivo non in
urgenza, con resezione del retto per un carci-
noma diagnosticato solo in sede di intervento
ad un’anziana donna che aveva dato il con-
senso per una polipectomia per via endosco-
pica. Si può dire tranquillamente che il
consenso informato nasce e cresce proprio in
una dimensione giuridica. E, da allora in poi,
è stato visto quasi esclusivamente come un
problema di giustizia e, quindi, come un pro-
blema legale e medico-legale piuttosto che
come una problematica di indole morale. E
così il rapporto medico-paziente rischia di ri-
manere impigliato fastidiosamente in questa
cerniera di un consenso informato così inteso.
Bisognerebbe riflettere, allora, sul fatto
che il rapporto medico-paziente, soprattutto
nella dimensione del modello contrattualista,
sembra adeguato a stabilire soltanto sul
piano giuridico quali siano i doveri fonda-
mentali del medico e i diritti inalienabili del
Visita oculistica nell'Unità mobile oftalmica paziente. C’è una necessità forte, invece, di
della IAPB Italia onlus spostare questo rapporto verso una dimen-

32
sione più morale, più realistica, meno prag-
matica e sempre più pratica, nella quale si re-
cuperi l’alone di umana comprensione da
entrambe le parti. Il rapporto medico-pa-
ziente dovrebbe modellarsi piuttosto sull’al-
leanza terapeutica condotta in amicizia e
fiducia da entrambe le parti, nel tentativo di
debellare lo stato di malattia, con il fine di
fare il miglior bene possibile, ma tenendo pre-
sente la fragilità di questo bene, che spesso
non dipende né dal medico né dal paziente,
ma da quella che è la nostra natura vulnera-
bile e fragile. Questo significherebbe meno an-
gustie e, soprattutto, meno ritorsioni sul
piano legale da parte dei pazienti nei con-
fronti dei medici in caso di insuccesso tera-
peutico. Ma questo potrebbe avvenire solo nel
caso in cui il paziente vedesse compensata
una possibile inefficacia della cura nei con-
fronti della malattia o eventuali sequele o
quant’altro di infausto che potrebbe capitare
nel decorso della malattia con un adeguato Controllo della pressione oculare con tonometro a soffio
prendersi cura del malato da parte del me-
dico. Questo implica però un maggiore impe- sarà capace di rifuggire da comportamenti
gno da parte del medico a tenere un ispirati a puri formalismi sia tecnico-scienti-
portamento adeguato in tale rapporto, cer- fici che morali (e oggi il consenso informato è
cando di essere – certamente con fare non pa- ridotto a pura formalità), potrà cogliere e at-
ternalista, ma in rispetto della libertà e tuare nella sostanza un rapporto col paziente
responsabilità del paziente – soprattutto nel quale si potrebbe anche fare a meno della
comprensivo dello stato di malessere spiri- prassi procedurale del consenso informato.
tuale oltre che psico-fisico, che accompagna Soprattutto per il bene del paziente, ma
ciascun paziente, con un’apertura non indif- anche per il bene del medico. Senza ipocrisia
ferente alla comprensione e, soprattutto, al- potrebbe capitare che il bene prenda una boc-
l’ascolto di una persona sofferente che non cata di ossigeno nella verità e che la verità
chiede altro, in prima battuta, se non di es- abiti nell’agire bene. E il rapporto medico-pa-
sere aiutata a superare un momento critico ziente, oggi, potrebbe essere riportato a mi-
della propria esistenza. Per cercare di attuare sura d’uomo.
un comportamento ispirato a sincera uma-
nità, così come invocato dal paziente che vive * paziente-medico-malattia (ndr).
questa criticità della propria esistenza, è ne- ** È il participio presente (ontos) del
cessario avere un abito virtuoso caratteriz- verbo greco èinai (“essere”). “Ontico” signi-
zato da umana prossimità che dimostri fica relativo all’esistenza concreta, attuale ed
empatica volontà di prendersi cura di tutto il empirica: si riferisce quindi a “ciò che è per
paziente nella sua complessità. Spesso, in- come è” (secondo la definizione del filosofo te-
fatti, non è sufficiente, e spesso anzi si rileva desco Martin Heidegger), mentre l’aggettivo
fallace, la cura con i soli farmaci o con i rimedi “ontologico” si riferisce anche all’essere come
più avanzati della chirurgia. Solo se il medico possibilità e potenza (ndr).

33
Il diritto all’integrazione
scolastica dell’alunno
con disabilità visiva
A PROPOSITO DI...
E. Bisante*, A. Cordedda**
ARGOS - CENTRO PER LA VISTA E LO SVILUPPO IN ETÀ EVOLUTIVA
Via S. M. Goretti n. 78/4 Nettuno (Roma) tel. 06-9858780
Direttore Sanitario: dott. E. Bisante
Direttrice Tecnica: dott.ssa E. Goergen

*Oculista; **Tiflopedagogista

Abstract. L’integrazione scolastica è da La scuola dell’obbligo, nei bambini non


intendersi come un impegno forte di conoscenza vedenti o ipovedenti gravi, esprime, quindi,
e di valorizzazione della realtà personale, so- solo il primo momento di un’integrazione che
ciale e familiare di ciascun alunno affetto da culminerà nella formazione professionale e
disabilità visiva. Il suo ruolo è fondamentale nella partecipazione attiva nel mondo del la-
non solo per ricevere un’istruzione, ma anche voro. L’integrazione nella scuola pubblica non
per lo sviluppo della personalità. L’articolo si esaurisce, infatti, con la necessità di rice-
passa in rassegna una serie di norme che ri- vere un’istruzione ed una formazione, ma è
guardano gli allievi ciechi e ipovedenti gravi determinante per lo sviluppo della persona-
che frequentano le scuole. Nonostante oggi lità e della fiducia in se stessi.
siano in vigore in Italia norme più avanzate ri-
spetto al passato, nella realtà dei fatti i ragazzi La legislazione italiana per il reinseri-
“L’INTEGRAZIONE diversamente abili sono spesso abbandonati a mento scolastico
È UN IMPEGNO se stessi e i loro diritti, dunque, vengono fre-
FORTE DI quentemente violati. La Costituzione traccia una realtà nor-
VALORIZZAZIONE mativa in cui la nascita conferisce ad ogni
DELLA PERSONA” Con il termine “integrazione scolastica” bambino, in qualsiasi condizione soggettiva si
si intende la partecipazione attiva dei ragazzi venga a trovare (art. 3), una serie di diritti in-
come parte integrante del contesto scolastico. violabili (art. 2); ciò non significa soltanto che
L’integrazione riguarda tutti gli alunni, in nessuno è legittimato a negare tali diritti, ma
quanto riconosciuti e valorizzati nella loro di- implica altresì precisi doveri per lo Stato.
versità. In tale prospettiva l’integrazione si Naturalmente con la parola diritti si in-
configura non come un generico atteggia- tende non solo le disposizioni previste dalla
mento di disponibilità umana, ma come im- legge, ma anche quegli aspetti relativi all’ac-
pegno forte di conoscenza e di valorizzazione coglienza, al rispetto, all’attenzione ed alla
della realtà personale, sociale e familiare di partecipazione, che devono essere adeguati
ogni alunno. alle situazioni dei singoli utenti.

34
I bambini devono essere seguiti non solo dal punto di vista strettamente medico, ma anche sul piano umano e relazionale

Le prime norme italiane sull’istituzione classi differenziali e scuole speciali per mino-
delle scuole speciali per i non vedenti risal- rati.
gono agli anni ’50 e ’60, anche se allora i pro- Normative specifiche e circolari ministe-
getti di inserimento scolastico avevano riali consolidarono quindi il progetto di sco-
l’obiettivo di costituire solo dei settori speci- larizzazione separata per i portatori di
fici per i portatori di handicap attraverso handicap (tabella 1).

Tabella n. 1: Leggi per l’istituzione dei centri speciali

Legge n. 1463 del 26.10.1952: “… l’obbligo scolastico si adempie, per fanciulli ciechi in con-
dizioni di educabilità, nelle apposite scuole speciali …”; con l’art. 2 si stabilisce che tale ob-
a
bligo non sia più fino alla 3 elementare, com’era fino al 1952, ma che duri per l’intero ciclo
della scuola inferiore.
Legge n. 1859 del 1962, art. 16 (si estende il vincolo alle scuole medie): “… sono trasformate
in scuole medie con le predette modalità le scuole secondarie di avviamento professionale
per i ciechi …”.
Dpr n. 1617 del 01.10.1964: si sopprimono i ruoli secondari delle scuole di avviamento pro-
fessionale per i ciechi ed istituisce i ruoli ordinari delle scuole medie per i ciechi.

Le lotte studentesche degli anni ’60 e ’70 vicino alla famiglia e non più nelle grandi
coinvolsero anche gli Istituti per ciechi i cui città ove sorgevano gli Istituti.
iscritti, occupando le scuole, iniziarono a ri- Se da una parte la permanenza nelle
vendicare il diritto a ricevere una formazione scuole speciali assicurava, infatti, un’ade-

35
guata scolarizzazione, dall’altra separava gli riguardava i riconoscimenti economici relativi
utenti dal contesto parentale, creando una all’invalidità, si iniziò a parlare di integra-
1
condizione di frustrazione ed isolamento che zione scolastica.
si evidenziava nell’età adulta con una diffi- A distanza di qualche anno il Ministro
coltà nell’inserimento sociale e lavorativo; pe- della Pubblica Istruzione il 15.06.1974 istituì
raltro il soggiorno negli Istituti determinava una commissione, presieduta dalla senatrice
devianze posturali erroneamente attribuite Franca Falcucci, con cui si sottolineò il ruolo
alla cecità, che invece erano legate proprio preminente della scuola nel processo di recu-
alla lunga permanenza tra persone non ve- pero degli alunni portatori di handicap; le le-
denti. zioni dovevano essere a tempo pieno, con
La prima esperienza di coeducazione in insegnanti di sostegno e specialisti nominati
letteratura risale al 1926 quando, nella scuola dai servizi territoriali. La commissione pro-
femminile “Adelaide Cairoli” e in quella ma- pose, inoltre, di eliminare la frequenza scola-
schile “Gino Capponi” di Firenze, furono ac- stica nelle scuole speciali per non vedenti e
colti per la prima volta bambini non vedenti non udenti, trasformando queste strutture in
in una IV classe elementare. centri di ricerca, sperimentazione e consu-
Dalla lettura di quei resoconti vengono ri- lenza.
feriti risultati sorprendenti da un punto di Alla luce di tali conclusioni, il Ministero
vista didattico, specie se si considera il conte- della Pubblica Istruzione emanò la circolare
sto storico in cui avvenne l’integrazione e la operativa n. 227 del 08.08.1975, con la quale
completa assenza di preparazione dei maestri si chiedeva ai Provveditori di favorire l’inse-
che accettarono l’incarico. rimento degli alunni disabili nella scuola pub-
Da allora il concetto d’integrazione scola- blica, suggerendo altresì lo sdoppiamento
stica per i bambini disabili ha avuto in Italia delle classi più numerose con un limite nume-
una gestazione molto lunga ed il dibattito ha rico di 20 alunni per le classi che accoglievano
coinvolto non solo i soggetti colpiti da mino- bambini disabili.
razione visiva, ma anche diverse figure pro- La successiva legge Belussi del 1976 sancì
fessionali, con un percorso dell’iter legislativo per la prima volta il diritto di opzione tra
2
lento e tortuoso. l’Istituto speciale e le scuole comuni.
Con la legge 118 del 30.03.1971, legge che In realtà le scuole non si erano ancora or-
ganizzate né da un punto di vista strutturale
né con il personale docente, sicché più che
un’integrazione si garantì solo un inserimento
del disabile nelle aule scolastiche.
Integrare, infatti, significa “complemen-
tare”, unire il bambino al contesto di cui non
fa parte o da cui è escluso, con uno scambio
reciproco tra tutti i componenti; l’inseri-
mento è una cosa diversa, è un porre accanto,
in quanto utilizza un gruppo che ospita ma
non accoglie o integra.
Finalmente con la legge quadro n. 517 del
04.08.1977 si ottenne un salto di qualità:
l’art. 2, riconoscendo il diritto allo studio e
alla piena formazione di ogni alunno, identi-
ficava il bambino disabile come persona che
Il Centro ARGOS andava tutelata nella sua integrità da una

36
programmazione scolastica personalizzata.
Nonostante gli intenti tale integrazione
però non fu mai garantita pienamente e in
maniera capillare in tutta Italia.

La figura dell’insegnante di sostegno

Con la Circolare del Ministero della Pub-


blica Istruzione del 1979, si cercò di puntua-
lizzare il ruolo degli insegnanti di sostegno,
come figure con specifiche competenze che
supportano l’integrazione, costruendo una
rete flessibile su cui devono muoversi libera-
3
mente gli altri educatori.
In realtà non fu però prevista alcuna for-
mazione per gli ispettori né per i dirigenti sco-
lastici o i docenti; in altre parole il personale
della scuola, che aveva il dovere morale e giu-
ridico di applicare una legge dello Stato, era
in sostanza abbandonato a se stesso.
Con la legge n. 270 del 20.05.1982 fu ulte- mente inferiore rispetto a quelli affetti da
riormente regolamentato, non solo l’accesso altre minorazioni psicofisiche; pertanto il Mi-
dei docenti nelle scuole con particolari fina- nistero della Pubblica Istruzione nominò nel
lità, ma anche le iscrizioni degli alunni disa- 1984 una commissione con il compito di ela-
bili alla scuola materna statale. borare una riforma di queste scuole.
Con il passare degli anni la richiesta dei Con il Decreto Ministeriale del 24.04.1986
docenti di sostegno aumentò, così come la ne- le scuole di specializzazione furono trasfor-
cessità di una loro mobilità sul territorio, con mate in corsi polivalenti; pertanto, i docenti
conseguenze facilmente immaginabili. Peral- uscenti potevano svolgere il loro compito non
tro il numero dei disabili sensoriali era netta- solo con alunni affetti da disabilità visiva, ma “L’ISTRUZIONE
anche con chi aveva problemi uditivi o psico- DEVE ESSERE
fisici, sicché si appiattì ulteriormente il livello COMMISURATA
di conoscenza e competenza di questi inse- ALLE
gnanti. PRESTAZIONI
Accadde, quindi, che il personale in esu- INTELLETTUALI”
bero rispetto alle dotazioni organiche provin-
ciali fu di fatto collocato come docente di
sostegno dopo aver frequentato un semplice
corso semestrale polivalente: i bambini disa-
bili, anziché avere un intervento individualiz-
zato, furono letteralmente parcheggiati
all’interno delle aule scolastiche, realtà che
purtroppo ancora è presente in alcune scuole.
Col tempo la farragginosità della norma
divenne sempre più complessa; infatti, se già
nella circolare del 1979 si accennava ad una
Stanza di stimolazione e riabilitazione visiva collaborazione con le ASL, il Ministero della

37
Pubblica Istruzione – con la circolare n. 250 unico della pubblica istruzione (D.lgs. n.
del 03.09.1985 – sentì la necessità di definire 297/94), che sancisce nelle scuole di ogni or-
4
anche questo aspetto. dine e grado “il diritto all’educazione, al-
Si iniziò a parlare, quindi, di una diagnosi l’istruzione e all’integrazione” per ogni singolo
funzionale di esclusiva pertinenza dei clinici, alunno con handicap.
che in realtà poco si legava con la didattica. È Purtroppo dai resoconti riportati giornal-
evidente che la metodologia didattica non mente dalle famiglie emerge ancora oggi una
può essere una prescrizione medica, ma deve grande difficoltà nei rapporti con le Istitu-
essere affidata a docenti e/o a personale edu- zioni scolastiche e con le Istituzioni in genere,
cativo specializzato. alcune volte troppo distratte rispetto alle esi-
Con la legge 104 del 1992 viene sancito fi- genze dei bambini con disabilità.
nalmente il diritto del minore ad avere Numerosi sono i Centri di riabilitazione e
un’istruzione scolastica adeguata alle sue ca- le associazioni che in tutta Italia hanno atti-
pacità e prestazioni intellettuali. Questa legge vato dei servizi a supporto delle scuole e delle
garantisce, infatti, l’inserimento dell’alunno famiglie (tabella 2). Eppure, nonostante ciò,
con handicap, dall’Asilo Nido all’Università, continuano ad essere frequenti le richieste
sottolineando che l’integrazione è lo sviluppo d’aiuto da parte dei genitori, che riportano
delle potenzialità del disabile, nell’apprendi- amaramente episodi di intolleranza e depri-
mento, nella comunicazione, nelle relazioni e vazione dei loro diritti fondamentali. Come
nella socializzazione. abbiamo detto, le leggi a tutela della disabi-
La sistematica ridefinizione della materia lità esistono (tabella 3), ma con troppa faci-
realizzata dalla legge 104 è riproposta, per lità vengono calpestate e annullate da
quanto riguarda l’ambito scolastico, dal testo un’arroganza disarmante.

Tabella n. 2: Le consulenze di Argos, centro per la vista e lo sviluppo in età evolutiva

Servizio Area – Famiglia

- supporto educativo;
- normativa concernente la disabilità;
- integrazione scolastica e lavorativa;
- guida alla scelta degli ausili tiflodidattici;
- prassi per l’acquisizione del materiale didattico e dei testi trascritti;
- corsi di formazione per genitori;
- assistenza scolastica.

Servizio Area Didattica Per Insegnanti / Educatori

- consulenze metodologico – didattiche;


- cura dell’efficacia dell’intervento educativo;
- consulenze in presenza e a distanza per l’elaborazione del PDF, PEI.
- collaborazioni con l’equipe nella ricerca di soluzioni adeguate ai differenti bisogni;
- progetti per l’integrazione e la sensibilizzazione al deficit visivo nelle scuole;
- realizzazione di materiale tattile in rilievo;
- corsi di formazione tiflologica e tiflodidattica.

38
Tabella n. 3: Leggi nazionali di interesse per l’handicap

Legge 2 aprile 1968, n. 482: “Disciplina generale delle assunzioni obbligatorie presso le Pub-
bliche Amministrazioni ed aziende private”;
Legge 26 maggio 1970, n. 381: “Nuove disposizioni in materia di assistenza ai sordomuti”;
Legge 27 maggio 1970, n. 382: “Nuove disposizioni in materia di assistenza ai ciechi civili”;
Legge 30 marzo 1971, n. 118: “Provvidenze in favore dei mutilati ed invalidi civili e nuove
norme”;
Legge 21 febbraio 1977, n. 29: “Norme relative al trattamento assistenziale dei ciechi civili
e sordomuti”;
DPR 24 luglio 1977, n. 616: “Attuazione della delega di cui all’art. l della legge 22 luglio
1975, n. 382”;
Legge 4 agosto 1977, n. 517: “Norme sulla valutazione degli alunni e sull’abolizione degli
esami di riparazione, nonché altre norme di modifica all’ordinamento scolastico”;
DPR 26 aprile 1978, n. 384: “Regolamento per l'attuazione della legge 30 marzo 1971, n.
118, art. 27, recante norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche e trasporti pub-
blici”;
Legge 23 dicembre 1978, n. 833: “Istituzione del Servizio sanitario nazionale”; Legge 29 feb-
braio 1980, n. 18: “Indennità di accompagnamento agli invalidi civili totalmente inabili”;
Legge 29 marzo 1985, n. 113: “Aggiornamento della disciplina del collocamento al lavoro e
del rapporto di lavoro dei centralinisti non vedenti”;
Legge 15 gennaio 1991, n. 15: “Norme intese a favorire la votazione degli elettori non de-
ambulanti”;
Legge 8 novembre 1991, n. 381: “Disciplina delle cooperative sociali;
Legge 31 dicembre 1991, n. 429: “Nuove norme in materia di indennità di accompagna-
mento ai ciechi civili e pluriminorati”;
Legge 5 febbraio 1992, n.104: “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i di-
ritti delle persone handicappate”;
DPCM l dicembre 1993: “Assunzioni obbligatorie delle categorie protette e tirocinio per por-
tatori di handicap”;
DPR 24 febbraio 1994: “Atto di indirizzo e coordinamento relativo ai compiti delle Unità
Sanitarie Locali in materia di alunni portatori di handicap”;
Legge 3 agosto 1995, n. 335: “Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e comple-
mentare”;
Circolare del Ministero della Pubblica Istruzione 4 ottobre 1995, n. 317: “Indicazioni per la
Carta dei servizi scolastici”;
DPR 24 luglio 1996, n. 503: “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere
architettoniche negli edifici, spazi, e servizi pubblici”;
Legge 28 agosto 1997, n. 284: “Disposizioni per la prevenzione della cecità e per la riabili-
tazione visiva e l’integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati”;
Legge 21 maggio 1998, n. 162: “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n.104, concernenti
misure di sostegno in favore di persone con handicap grave”;
Legge 28 gennaio 1999, n. 17: “Integrazione e modifica della legge quadro 5 febbraio 1992,
n. 104 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”;
Legge 12 marzo 1999, n. 68: “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”.

39
riabilitazione del paziente ipovedente. Prevenzione, diagnosi,
I ragazzi diversamente abili sono spesso terapia e riabilitazione delle minorazioni visive”, San Teodoro
del tutto abbandonati a se stessi o allontanati (Nu) 30-31 Maggio 2005.
dalle aule con varie motivazioni, sovente an- Bisante E.: “La legislazione italiana per la riabilitazione vi-
nullati nella loro essenza di persone, ragazzi siva del soggetto ipovedente”, Convegno su “La moderna of-
che possono e devono fare, lasciati inabili vo- talmologia per la riabilitazione del paziente ipovedente”,
lutamente. Molfetta (BA), 3 Giugno 2006.
Bisante E.; Palladino D.; Greco A.; Morbidoni M.; Melillo M.;
La scuola, purtroppo, ancora oggi offre
Magliari Galante V.; Appolloni R.: “Grave ipovisione ed inse-
anche questo panorama, un quadro semi- rimento nel lavoro: discriminazioni legislative e proposte al-
sbiadito rispetto ai principi pedagogici e legi- ternative”, in Oftalmologia Sociale, 1, 1999, pp. 38-42.
slativi fondamentali enunciati fortemente Bisante E.; Palladino D.; Greco A.; Melillo M.; Appolloni R.:
nelle pagine della storia della pedagogia, che “Revisione critica e propositiva delle tabelle ministeriali indi-
invitano ad una forte riflessione e a una presa cative delle percentuali di invalidità per le differenti patologie
di coscienza globale rispetto ad una scuola oculari”, in Oftalmologia Sociale, 2, 1999, pp. 38-47.
Bisante E.; Morbidoni M.; Greco A.; Appolloni R.: “Revisione
che può e deve cambiare, garantendo la tu-
critica delle disposizioni giuridiche in merito all’Indennità di
tela di un’istruzione e di un diritto alla qua- accompagnamento dei minori, con particolare attenzione al-
lità della vita che sia tale per tutti. l'ipovisione”, in Ottica Fisiopatologica, 3, 1999, pp. 181-187.
Bisante E.; Morbidoni M.; Melillo M.; Palladino D.; Appolloni
Note: R.: “Aggiornamenti e modifiche sulla normativa dell’assi-
stenza previdenziale per i non vedenti”, in Ottica Fisiopato-
1 Legge n. 118/71, art. 28: “… l’istruzione dell’obbligo deve avvenire nelle
classi normali della pubblica scuola, salvo i casi in cui i soggetti siano affetti logica, 4, 2000, pp. 249-253.
da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tali gravità da Carugati F.; Selleri P.: “Psicologia sociale dell’educazione”, ed.
impedire o rendere molto difficoltoso l’apprendimento o l’inserimento nelle
predette classi normali …”.
Il Mulino, 2000.
2 Legge del 11.05.1976, n. 360: “… l’obbligo scolastico … si adempie per Cordedda A.: “Laboratorio di stimolazioni tattili da bendati”,
fanciulli ciechi, nelle apposite scuole speciali … o nelle classi ordinarie delle
pubbliche scuole. In tali classi devono essere assicurati la necessaria inte-
in Tiflologia per l’integrazione n. 3, 2005.
grazione specialistica ed i servizi di sostegno secondo le rispettive compe- Cordedda A.: “Assaporare ad occhi chiusi”, in Corriere dei Cie-
tenze dello Stato e degli Enti locali preposti …”. chi, n. 10, 2005.
3 Circolare del M.P.I. del 28.07.1979, n. 199: “… è da evitare l’utilizzazione
di insegnanti che non abbiano alcuna qualifica o alcuna esperienza in or- Cordedda A.: “Uno spuntino da bendati”, in Tiflologia per
dine alle condizioni di handicap per le quali sono previsti gli interventi di so- l’integrazione, n. 2, 2006.
stegno … bisogna evitare che i suoi compiti siano interpretati in modo
riduttivo e cioè in sottordine all’insegnante di classe … deve quindi essere Cordedda A.: “Al buio con i suoni”, in Tiflologia per l’integra-
pienamente coinvolto nella programmazione educativa e partecipare a pari zione n. 4, 2006.
titolo alla elaborazione ed alla verifica delle attività di competenza dei con-
sigli e dei collegi dei docenti … il processo di integrazione va rapportato alla Cordedda A.: “Verso uno scambio comunicativo”, in Oltre il
peculiarità del singolo soggetto e non consente generalizzazioni. Natural- confine, n. 9, 2006.
mente l’attività di sostegno non è un’azione meramente creativa da lasciare
all’intuizione e all’inventiva dei singoli operatori … devono essere capaci di
Cordedda A.: “La famiglia e la scuola–suggerimenti pratici”,
rispondere ai bisogni educativi degli alunni con interventi calibrati sulle con- in Oltre il confine, n. 9, 2006.
dizioni personali di ciascuno. Anche il processo di socializzazione esige sia la
“LA SCUOLA conoscenza della specifica situazione del soggetto, sia quelle del gruppo e
Cordedda A.: “Riflessioni sulla cecità”, in Oltre il confine, n.
OFFRE della comunità scolastica in cui esso viene inserito …”. 6, 2007.
4 Circolare del M.P.I. del 03.09.1985, n. 250: “… alla segnalazione del- Cordedda A.: “La famiglia e il bambino con disabilità visiva”,
UN QUADRO l’alunno come portatore di handicap e all’acquisizione della documentazione
attestante tale situazione deve far seguito, dopo un’attenta osservazione del- in Oltre il confine, n. 6, 2007.
SEMISBIADITO” l’alunno stesso, una diagnosi funzionale ed un intervento educativo e di- Fornaca R.: “Storia della pedagogia”, ed. La Nuova Italia,
dattico adeguato, alla cui definizione provvederanno, ognuno per la parte di
competenza, gli operatori delle Unità Sanitaria Locali, degli Enti locali e 1995.
della scuola con la collaborazione dei genitori ...”. Ianes D.; Celi F.: “Il piano educativo individualizzato”, ed
Erickson, 2001.
Bibliografia Lusseyran J.: “Lo sguardo diverso”, ed. Filadelfia, 1995.
AA.VV.: “Manuale di pedagogia speciale”, ed. Laterza, 1999. Massa R.: “Istituzioni di pedagogia e scienze dell’educazione”,
AA.VV.: “Il bambino non vedente pluriminorato”, ed. Borla, ed. Laterza, 1990.
1992. Miller P. H.: “Teorie dello sviluppo psicologico”, ed. Il Mulino,
Anolli L.; P. Legrenzi: “Psicologia generale”, ed. Il Mulino, 1993.
2001. Piccolo L.: “L’integrazione dei minorati della vista. Diritto o
Bisante E.: “La riabilitazione nella seconda infanzia: la legi- circostanza fortuita”, ed. F. Angeli, 2003.
slazione italiana per il reinserimento scolastico dei ragazzi ipo- Soresi S.: “Psicologia dell’handicap e della riabilitazione”, ed.
vedenti”, Convegno su “La moderna oftalmologia per la Il Mulino, 2002.

40
Trattamento della diplopia
acuta di origine ischemica:
nostra esperienza
LAVORI SCIENTIFICI
M.E. Ciminelli, L. Belfonte, E. Stigliano, A. Moramarco
Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Scienze Oftalmologiche
(Dir. prof. Corrado Balacco Gabrieli)

ABSTRACT sunto nadroparina calcica presentano una


OBIETTIVI. Scopo dello studio è stato percentuale di successo statisticamente signi-
quello di confrontare l’efficacia a breve ter- ficativa maggiore rispetto ai gruppi B e C.
mine di alcune terapie costituite da cortiso- CONCLUSIONI. Il trattamento con i
nici, diuretici ed anticoagulanti nel farmaci utilizzati limita il danno da ipoperfu-
trattamento della diplopia acuta di origine sione creato da uno stato microtrombotico e
ischemica. l’utilizzo di nadroparina calcica è in grado di
MATERIALI E METODI. Sono stati ripristinare in minor tempo la funzionalità
arruolati 80 pazienti affetti da diplopia acuta del/i muscolo/i oculare/i colpito/i.
e randomizzata in tre gruppi: i 24 pazienti del
gruppo A sono stati trattati con nadroparina INTRODUZIONE
calcica, prednisone ed acetazolamide per 15 La diplopia è determinata da immagini
giorni, ai 36 pazienti del gruppo B sono stati dello stesso oggetto che cadono su punti reti-
somministrati prednisone ed acetazolamide nici non corrispondenti. È caratteristica dei
per 15 giorni, i 20 pazienti del gruppo C non disturbi della motilità oculare “elementare”
hanno ricevuto alcuna terapia. All’arruola- dovuta sia a lesioni dei muscoli, sia dei nervi
mento ed ai tempi T0,T1 (7 gg), T2 (15 gg) e T3 oculomotori (terzo, quarto e sesto paio di
(30 gg) dello studio, tutti i soggetti sono stati nervi cranici), mentre non si verifica nei di-
sottoposti a visita oculistica completa, visita sturbi della motilità oculare “coniugata” da
ortottica con schermo di Hess, a prelievo ema- lesioni dei sistemi oculomotori sopranucleari.
tico a T0, a RMN encefalo e ad eco-TSA. Il deficit di uno dei sei muscoli implicati
RISULTATI. Ipertensione, diabete ed nei movimenti di ciascun globo oculare fa sì
ipercolesterolemia sono fattori di rischio della che l’immagine cada al di fuori della fovea per
diplopia di origine ischemica. Al termine del cui, venendo a mancare la fusione delle im-
periodo di osservazione i pazienti trattati con magini, l’oggetto appare sdoppiato.
nadroparina calcica hanno una probabilità Le cause più comuni di paralisi dei nervi
statisticamente significativa di risoluzione del oculomotori sono: oftalmoplegia diabetica, le-
sintomo rispetto ai pazienti non trattati o sioni nucleari (infarti, malattie demieliniz-
trattati con antiedemigeni. A 15 giorni dal- zanti), lesioni a livello interpeduncolare
l’inizio della terapia, i pazienti che hanno as- (aneurismi, traumi, meningiti), lesioni a livello

41
del seno cavernoso (aneurismi, tumori), lesioni • pazienti distiroidei.
a livello dell’orbita (traumi, tumori). Nelle I pazienti sono stati suddivisi, in maniera
persone anziane sono frequenti le paralisi iso- randomizzata, in tre gruppi, denominati
late dei nervi oculomotori (soprattutto del gruppo A, gruppo B e gruppo C. La rando-
terzo paio di nervi cranici) causate da ische- mizzazione è stata effettuata in base al mese
mia dei tronchi nervosi, su base aterosclero- di nascita dei pazienti, destinando ognuno di
tica o diabetica. essi, alternativamente, ad uno dei tre gruppi (i
Tra le forme miogene, la miopatia disti- pazienti nati nel primo quadrimestre del-
roidea è la causa più comune di diplopia cro- l’anno sono stati assegnati al gruppo A, quelli
nica nell’età media e senile. nati tra maggio ed agosto al gruppo B, coloro
nati nei restanti mesi al gruppo C).
SCOPO DELLO STUDIO Tutti i pazienti sono stati sottoposti a vi-
Lo scopo di questo studio è quello di con- sita oculistica completa (visus, esame obiet-
frontare l’efficacia a breve termine, più preci- tivo con biomicroscopia del segmento
samente a distanza di un mese, di alcune anteriore, tonometria, oftalmoscopia) e visita
terapie costituite da cortisonici (prednisone), ortottica (cover test, motilità oculare, riflessi
diuretici (acetazolamide) ed anticoagulanti corneali) con Schermo di Hess ai tempi T0
(nadroparina calcica), nel trattamento della (prima visita senza terapia), T1 (dopo 7 giorni
diplopia acuta di origine ischemica, giacché la di terapia), T2 (dopo 15 giorni di terapia), T3
bibliografia internazionale non dà univoche (dopo 30 giorni di terapia), a prelievo ematico
indicazioni per la terapia di questa affezione. (emocromo, VES, PT, PTT, INR, trigliceridi,
colesterolo, glicemia, creatinina, urea) al
MATERIALI E METODI tempo T0, a RMN encefalo con m.d.c. e ad
Allo scopo sono stati reclutati nello studio eco-color-Doppler dei tronchi sovra-aortici
80 pazienti afferenti al Day Hospital del Di- (ECO-TSA) entro 15 giorni da T0 in rapporto
partimento di Scienze Oftalmologiche del Po- alla possibilità di effettuare tale esame nel-
liclinico Umberto I di Roma per diplopia l’ambito della nostra struttura ospedaliera.
acuta nel periodo compreso tra gennaio 2003 Il gruppo A è risultato costituito da 24 pa-
e maggio 2008. zienti (8 donne e 16 uomini, età compresa tra
I pazienti sono stati selezionati in base ai 46 e 78 anni), il gruppo B da 36 pazienti (14
seguenti criteri di inclusione: donne e 22 uomini, età compresa tra 46 e 77
• pazienti con diplopia acuta insorta da anni) e il gruppo C da 20 pazienti (8 donne e
non più di 24 ore; 12 uomini, età compresa tra 46 e 78 anni).
• pazienti con età superiore a 45 anni; Ogni gruppo di pazienti è stato sottoposto
Sono stati esclusi: ad una diversa terapia.
• pazienti con strabismo concomitante; I pazienti del gruppo A al tempo T0 hanno
• presenza di alterazioni vascolari conge- iniziato il seguente trattamento:
nite evidenziate alla RMN; NADROPARINA CALCICA (seleparina®
• pazienti con assenza di aree ischemiche 100 IU/Kg/die) 1 fl sottocute ogni 12 ore per
alla RMN encefalo; 15 giorni.
• pazienti con visus inferiore a 5/10; ACETAZOLAMIDE (diamox® 250 mg)
• pazienti con malattie neurologiche pre- ½ cp per 3 volte al giorno per 15 giorni.
cedentemente diagnosticate; PREDNISONE (deltacortene® 25 mg) 1
• pazienti in trattamento con warfarin; cp al giorno per 15 giorni, cp i successivi 15
• pazienti con traumi pregressi, neopla- giorni.
sie, aneurismi; I pazienti del gruppo B al tempo T0 hanno
• pazienti con malattie ematologiche; intrapreso la terapia con:

42
PREDNISONE (deltacortene® 25 mg) 2 ANALISI STATISTICA:
cps al mattino per 15 giorni, 1 cp per i succes- I dati per la numerosità dei campioni sono
sivi 7 giorni, ½ cp durante la settimana suc- stati analizzati statisticamente attraverso un
cessiva. “Chi-square test”, per l’analisi dell’età media
ACETAZOLAMIDE (diamox® 250 mg) intra-gruppo e l’andamento temporale della
½ cp per 3 volte al giorno per 15 giorni. variazione dell’angolo di deviazione è stata
A tutti i pazienti che assumevano predni- usata una “Two-way analysis of variance
sone ed acetazolamide è stata prescritta, inol- (ANOVA)”, per l’età media tra gruppi e la va-
+ ++
tre, terapia con ioni K e Mg e gastroprotettori. riazione in gradi dell’angolo di deviazione (T2-
I pazienti del gruppo C non sono stati sot- T0) e (T3-T0) è stata utilizzata una “One-way
toposti ad alcuna terapia. analysis of variance (ANOVA)”.
I soggetti che, per motivi di ordine gene- Come test di confronto è stato usato il
rale quali aumento della glicemia, aumento “Bonferroni test”.
dei valori pressori, parestesie agli arti supe- Tutti i valori di p value < 0,05 sono stati
riori, coliche renali, non hanno potuto conclu- considerati statisticamente significativi.
dere il ciclo terapeutico prescritto, sono stati
esclusi dallo studio. RISULTATI
Analizzando alcuni aspetti clinici, nel no- Come già illustrato precedentemente, sono
stro gruppo di studio è risultato che al tempo stati reclutati nello studio 80 pazienti, di età
T0: superiore a 45 anni, affetti da diplopia acuta
• nel gruppo A: il 20% dei pazienti (5 di verosimile origine ischemica. Sono stati
pazienti) era affetto da ipertensione arteriosa suddivisi in tre gruppi e confrontati tra loro
e diabete mellito, l’8% (2 pazienti) da diabete circa l’effetto dei diversi trattamenti sulla ri-
mellito, il 16% (4 pazienti) da ipercolestero- soluzione della sintomatologia.
lemia, il 16% (4 pazienti) da ipertensione, Valutando i dati a nostra disposizione ri-
diabete mellito ed ipercolesterolemia, il 16% guardo le condizioni di salute generale dei sog-
(4 pazienti) da ipertensione ed ipercolestero- getti esaminati, abbiamo rilevato che: il 15%
lemia, l’8% (2 pazienti) non presentava al- dei pazienti (12 pazienti su un totale di 80) era
cuna affezione. affetto da ipertensione arteriosa, 3 di essi (2
• Nel gruppo B: il 22% dei pazienti (8 pazienti del gruppo B e 1 paziente del gruppo
pazienti) presentava ipertensione arteriosa, C) non erano al corrente di essere affetti da
il 5.5% (2 pazienti) ipercolesterolemia, l’8% tale patologia prima dell’esecuzione delle in-
(3 pazienti) ipertensione ed ipercolesterole- dagini appropriate al tempo T0. Il 5% dei pa-
mia, il 5.5% (2 pazienti) ipercolesterolemia e zienti (4 pazienti) presentava diabete mellito,
diabete mellito, il 16% (6 pazienti) iperten- di cui la metà, ovvero 2 pazienti del gruppo B,
sione, diabete ed ipercolesterolemia, il 22% inconsapevoli di essere malati prima del-
(8 pazienti) non riferiva alcuna di tali affe- l’evento diplopico. Il 22.5% (18 pazienti) sof-
zioni. friva di ipercolesterolemia; anche in questo
• Nel gruppo C: il 5% dei pazienti (1 pa- caso, il 7.5% dei pazienti (2 pazienti per cia-
ziente) era affetto da ipertensione arteriosa, scun gruppo) non sapeva di essere affetto da
il 30% (6 pazienti) da ipercolesterolemia, il tale patologia. Il 10% (8 pazienti) riferiva
10% (2 pazienti) da ipertensione e diabete, il ipertensione arteriosa e diabete mellito, sol-
10% (2 pazienti) da diabete ed ipercolestero- tanto 1 paziente del gruppo A non ne era al
lemia, il 10% (2 pazienti) da ipertensione ed corrente. Nel 12.5% dei casi (10 pazienti), in-
ipercolesterolemia, mentre il 20% (4 pa- vece, erano presenti tutte e tre le patologie, nel
zienti) non riferiva alcuna delle suddette pa- 5% (4 pazienti) diabete mellito ed ipercoleste-
tologie. rolemia, nel 12.5% (10 pazienti) ipertensione

43
arteriosa ed ipercolesterolemia, solo 1 paziente I tre gruppi sono stati sottoposti ad analisi
del gruppo B non sapeva di essere affetto da statistica (Tab. 1). È stata valutata, inizial-
tali patologie. mente, la numerosità dei campioni in rap-
All’ECO-TSA: il 48% dei pazienti (38 pa- porto al sesso ed all’età per stabilire se
zienti su 80) presentava stenosi variabili dal variazioni (numero ed età) intra-gruppo (fem-
35% al 50%; il 17.5% (14 pazienti) del gruppo mine/maschi) fossero statisticamente signifi-
A, il 20% (16 pazienti) del gruppo B e il 10% cative (fig. 1 e 2). I dati ottenuti hanno
(8 pazienti) del gruppo C. Di questo 48%, solo mostrato che: la distribuzione dei campioni e
nel 4% dei casi (3 pazienti, 2 del gruppo B e 1 l’età media delle donne e degli uomini per ogni
del gruppo C) si evidenziava la presenza di una gruppo è omogenea e, pertanto, è possibile
placca fibrolipidica “soft”. Il 52% (42 pa- confrontare i gruppi tra loro (A vs B p value
zienti) non mostrava alcuna alterazione. = 0,6618), (A vs C p value = 0,6471), (B vs C
p value = 0, 9350).

Fig. 1 Rappresentazione grafica della numerosità dei cam- Fig. 2 Rappresentazione grafica dell’età media intra-grup-
pioni po

44
Successivamente sono stati confrontati i questo caso la distribuzione per età non è sta-
tre gruppi A, B e C tra loro per quanto ri- tisticamente significativa (p value = 0,1033)
guarda l’età media dei campioni. Anche in (fig. 3 e 4).

Fig. 3 Rappresentazione grafica dell’età media tra gruppi Fig. 4 Rappresentazione grafica della frequenza di distribu-
zione per età

Gruppo A invece, continuava a lamentare visione dop-


Al tempo T0 i pazienti presentavano un pia.
visus compreso tra 6/10 e 10/10. La visita or-
tottica con Schermo di Hess rilevava che il TOTALE PZ CON RISOLUZIONE
45% dei pazienti (10 pazienti) presentava ipo- COMPLETA AL T3 = 83%
funzione del muscolo retto laterale, il 14% (3
pazienti) ipofunzione del muscolo retto me- TOTALE PZ
diale, il 16% (4 pazienti) ipofunzione del mu- CON DIPLOPIA AL T3 = 17%
scolo grande obliquo, il 18% (5 pazienti)
ipofunzione del muscolo retto superiore e Gruppo B
l’8.5% (2 pazienti) ipofunzione del muscolo Al tempo T0 i pazienti presentavano un
retto inferiore. Nel 61% dei pazienti vi era l’al- visus compreso tra 7/10 e 10/10. La visita or-
terazione di un unico muscolo oculare;, nel tottica con schermo di Hess rilevava che il
39%, invece, l’interessamento di più muscoli 50% dei pazienti (18 pazienti) presentava ipo-
oculari. funzione del muscolo retto laterale, il 18% (7
• Al tempo T1 (7 giorni) i pazienti non pazienti) ipofunzione del retto inferiore, il
presentavano variazioni dello stato della di- 12% (4 pazienti) ipofunzione del muscolo
plopia. retto superiore, il 12% (4 pazienti) ipofun-
• Al tempo T2 (15 giorni) il 75% dei pa- zione del retto mediale e l’8% (3 pazienti) ipo-
zienti presentava risoluzione completa della funzione del muscolo piccolo obliquo. Nel 62%
diplopia e nel 25% dei pazienti continuava a dei pazienti era coinvolto un unico muscolo
persistere la sintomatologia. oculare, nel 38%, invece, più muscoli oculari.
• Al tempo T3 (30 giorni) l’8% dei pa- • Al tempo T1 l’11% dei pazienti presen-
zienti che al tempo T2 era diplopico non pre- tava risoluzione completa della diplopia,
sentava più diplopia; il 17% dei soggetti, l’89% lamentava il persistere della sintoma-

45
tologia.
• Al tempo T2 un ulteriore 17% dei pa- In accordo con i dati della letteratura in-
zienti riferiva risoluzione completa della di- ternazionale, anche nel nostro gruppo di pa-
plopia, mentre nel 72% persisteva visione zienti, il muscolo colpito più frequentemente
doppia. risulta essere il retto laterale (40%), seguito
• Al tempo T3 la situazione risultava la dal muscolo grande obliquo (20%), muscolo
seguente: il 44% presentava risoluzione della retto mediale (15%), muscolo retto superiore
sintomatologia, mentre il 28% dei pazienti ri- (11%), muscolo retto inferiore (8%) e muscolo
feriva diplopia. piccolo obliquo (6%).

TOTALE PZ CON RISOLUZIONE Dopo aver analizzato statisticamente


COMPLETA AL T3 = 72% l’omogeneità intra-gruppo e tra gruppi, è
stato valutato l’effetto dei trattamenti in fun-
TOTALE PZ zione del tempo. Nel grafico è stato riportato
CON DIPLOPIA AL T3 = 28% l’andamento temporale della variazione in
gradi dell’angolo di deviazione (media ± SEM)
Gruppo C in funzione del tempo. Anche in questo caso
Al tempo T0 i pazienti presentavano un non vi sono differenze significative nei singoli
visus compreso tra 7/10 e 10/10. La visita or- time-point nei tre gruppi (fig. 5).
tottica con schermo di Hess rilevava che il
60% dei pazienti (12 pazienti) presentava ipo-
funzione del muscolo grande obliquo, il 10%
(2 pazienti) ipofunzione del piccolo obliquo, il
10% (2 pazienti) ipofunzione del muscolo
retto laterale, il 10% (2 pazienti) ipofunzione
del muscolo retto mediale e il 10% (2 pazienti)
ipofunzione del muscolo retto superiore.
L’80% dei pazienti presentava alterazione di
un unico muscolo oculare, il 20%, al contra-
rio, presentava l’interessamento di più muscoli
oculari.
• Al tempo T1 il 5% dei pazienti riferiva
risoluzione completa della diplopia, invece, il
95% continuava a lamentare la sintomatolo-
gia. Fig. 5 Rappresentazione grafica dell’andamento temporale
• Al tempo T2 il 30% dei pazienti pre- della variazione dell’angolo di deviazione in funzione del
sentava risoluzione completa e nel 65% persi- tempo
steva visione doppia.
• Al tempo T3 un ulteriore 30% presen- Analizzando, invece, la variazione in gradi
tava risoluzione della diplopia, mentre il 35% dell’angolo di deviazione
continuava a manifestarla. (T2-T0) è possibile osservare una signifi-
catività statistica (p value < 0,05) del gruppo
TOTALE PZ CON RISOLUZIONE A rispetto al gruppo B e del gruppo A rispetto
COMPLETA AL T3 = 65% al gruppo C, mentre non vi è alcuna differenza
statisticamente significativa del gruppo B ri-
TOTALE PZ spetto al gruppo C (p value > 0,05) (fig. 6).
CON DIPLOPIA AL T3 = 35%

46
due gruppi, sia dopo 15 giorni che dopo 30
giorni dall’inizio del trattamento.

DISCUSSIONE
Dal nostro studio sono stati esclusi tutti i
pazienti in cui era stata già precedentemente
diagnosticata una qualsiasi patologia di na-
tura non ischemica. Questo lavoro, infatti, si
rivolge ad una popolazione la cui diplopia ha
una verosimile natura ischemica. Tale patoge-
nesi, d’altronde, non è, con i mezzi strumen-
tali utilizzati di routine, documentabile con
certezza, così come è alquanto arduo, giacché
i nostri pazienti non presentano altri sintomi
Fig. 6 Rappresentazione grafica della variazione e/o segni neurologici, fare diagnosi di localiz-
dell’angolo di deviazione (T2-T0) zazione topografica dell’eventuale insulto
ischemico. Abbiamo preferito includere nel
Allo stesso modo, valutando la variazione nostro lavoro solo i soggetti che alla RMN pre-
in gradi dell’angolo di deviazione (T3-T0) si sentavano foci ischemici pregressi, affinché
può rilevare una differenza statisticamente si- l’ipotesi ischemica della diplopia risultasse più
gnificativa del gruppo A rispetto al gruppo B probabile.
(p value < 0,05) e del gruppo A rispetto al
gruppo C (p value < 0,01) mentre non vi è si- I dati ottenuti da questo lavoro ci per-
gnificatività statistica del gruppo B rispetto mettono di fare alcune considerazioni:
al gruppo C (p value > 0,05) (fig. 7). • Come già descritto nei risultati, e in ac-
cordo con i dati bibliografici, l’evento diplo-
pico si associa frequentemente ad ipertensione
arteriosa, diabete mellito, ipercolesterolemia,
isolate o associate tra loro. La percentuale pre-
cedentemente descritta è, comunque, inferiore
a quella effettiva in quanto numerosi pazienti
ipertesi e diabetici hanno dovuto abbando-
nare lo studio per il peggioramento dell’una o
dell’altra affezione sistemica, a causa degli ef-
fetti collaterali dei farmaci utilizzati. È dun-
que corretto affermare che le suddette
patologie possano essere considerate fattori di
rischio e/o predisponenti della diplopia di ori-
gine ischemica.
• I tre gruppi possiedono tempi di rispo-
Fig. 7 Rappresentazione grafica della variazione dell’ango- sta differenti con diverse percentuali di risolu-
lo di deviazione (T3-T0) zione della sintomatologia:
1) il gruppo trattato con nadroparina cal-
cica, acetazolamide e prednisone presenta, a
Questi dati indicano che nel gruppo A si 30 giorni dalla comparsa della sintomatologia,
ha una riduzione dell’angolo di deviazione sta- una risoluzione completa della diplopia del-
tisticamente significativa rispetto agli altri l’83%;

47
2) nel gruppo trattato con acetazolamide servazione nei tre gruppi, sono emerse diffe-
e prednisone, invece, la percentuale risulta es- renze statisticamente rilevanti in merito ai
sere del 72%; tempi di risoluzione (p value < 0,05).
3) essa si riduce al 65% nel gruppo non • nel gruppo A, infatti, nel 75% dei pa-
trattato. zienti si ha la risoluzione completa della sin-
Ciò suggerisce che i pazienti trattati con la tomatologia dopo 15 giorni dall’inizio della
nadroparina calcica, abbiano maggiore pro- terapia.
babilità di risoluzione del sintomo rispetto a • Il gruppo B, al contrario, al tempo T2
quelli non trattati o trattati con antiedemi- presenta una percentuale di risoluzione di
geni. gran lunga inferiore, pari al 28% dei pazienti.
• Nel gruppo C, dopo 15 giorni, i pazienti
I dati statistici confermano tali afferma- con scomparsa della diplopia risultano essere
zioni, in quanto la ∆ (T3-T0) in relazione al- il 35%.
l’angolo di deviazione risulta statisticamente La differenza percentuale dei successi a 15
significativa giorni si evidenzia, perciò, nel gruppo trattato
(p value < 0,05 ) solo per il gruppo trattato con nadroparina calcica rispetto agli altri due
con la nadroparina calcica rispetto agli altri gruppi e questo ci fa ritenere che l’anticoagu-
due. I gruppi B e C, infatti, non presentavano lante utilizzato possa avere un ruolo impor-
alcuna significatività statistica. tante nel velocizzare il ripristino funzionale
Oltre alla differenza nella percentuale di del/i muscolo/i colpito/i (fig. 8 e 9).
successi ottenuti al termine del periodo di os-

Fig. 8 Rappresentazione grafica dei risultati ottenuti Fig. 9 Rappresentazione grafica dei risultati ottenuti

CONCLUSIONI alla nostra osservazione. Nonostante ciò, alla


La patologia trattata nel nostro studio luce di quanto emerso possiamo affermare
non è molto frequente nella popolazione ge- che, nella diplopia acuta di verosimile origine
nerale. Pertanto, sia i criteri di esclusione, sia ischemica, l’applicazione terapeutica dei far-
gli effetti collaterali legati ai farmaci utilizzati, maci utilizzati ha il fine di limitare il danno da
non ci hanno permesso di poter arruolare nel ipoperfusione creato da uno stato microtrom-
lavoro una grande quantità di pazienti giunti botico a carico del tronco encefalico, sede dei

48
nuclei motori per i muscoli estrinseci dell’oc- 98-110.
chio, o lungo il decorso dell’assone. L’utilizzo [8]. KOTIMAKI J.: Double vision. Duode-
di nadroparina calcica sembra sia in grado di cim 2005; 121: 1445
ripristinare in minor tempo la funzionalità [9]. BENNETT J. L., PELAK V. S.: Pal-
del/i muscolo/i oculare/i colpito/i e risolvere il sies of the third, fourth and sixth cranial nerves.
sintomo in una quota di pazienti che risulta Ophthalmol Clin North Am 2001 Mar; 14:
statisticamente significativa rispetto agli altri 169-85
due gruppi. Inoltre, l’uso di farmaci che ridu- [10]. RICHARDS B., JONES F.,
cono l’edema perilesionale non sembra abbia YOUNGE B.: Causes and prognosis in
un ruolo determinante nell’aumentare il nu- 4,278 cases of paralysis of the oculomotor, tro-
mero di pazienti in cui si ha un completo ri- chlear and abducens cranial nerves. Am. J.
pristino funzionale della motilità oculare, Ophthalmol. 113:489, 1992.
giacché tra i gruppi B e C non vi sono diffe- [11]. KEANE J. R.: Isolated third nerve
renze statisticamente significative per quanto palsy. Arch. Neurol. 45:813, 1988.
riguarda la variazione dell’angolo di devia- [12]. MILLER N.: Solitary oculomotor
zione né per (T2-T0) né per (T3-T0). nerve palsy. Am. J. Ophthalmol. 83:106, 1977.
Ciò vuol dire che il farmaco che ha mag- [13]. KEANE J., AHMADI J.: Third
gior efficacia nel trattamento della diplopia nerve palsies and angiography. Arch. Neurol.
acuta risulta essere la nadroparina calcica e, 48:470, 1991.
quindi, i meccanismi fisiopatologici su cui bi- [14]. BOGOUSSLAVSKY J., REGLI F.,
sogna agire sono rappresentati soprattutto GHIKA J., et al: Internuclear ophthalmople-
dalle alterazioni emoreologiche del microcir- gia, prenuclear paresis of controlateral superior
colo, piuttosto che dalle conseguenze edema- rectus, and bilateral ptosis. J. Neurol 230:197,
tose legate all’evento scatenante. 1983.
[15]. TROBE J.: Third nerve palsies and
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