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IL KGB E L’ARCHIVIO MITROKHIN

Elaborato di:
Claudia De Luca
Corso di storia culturale e dei sistemi di pensiero

Prof. Fabio Martelli

Anno Accademico 2021-2022


INDICE

INTRODUZIONE .............................................................................................................................. 3
1. STORIA DEL KGB ................................................................................................................... 4
2. MISTERIOSI RETROSCENA ................................................................................................. 8
2.1. IL CASO LITVINENKO ................................................................................................... 10
2.2. LE ULTIME INDAGINI ................................................................................................... 11
3. L’ARCHIVIO MITROKHIN ................................................................................................. 13
3.1. L’ARCHIVIO MITROKHIN IN ITALIA .................................................................... 16
3.1.2. ROMANO PRODI E I PRESUNTI RAPPORTI CON IL KGB ................................... 18
INTRODUZIONE

Lo spionaggio è l’attività di cercare clandestinamente di acquisire in vario modo, a favore proprio o


di altri, notizie che dovrebbero rimanere riservate, per ottenere vantaggi militari, politici o
economici. La definizione è stata ristretta allo spionaggio di Stato nei riguardi di nemici, anche
potenziali, principalmente per scopi militari, ma è anche stata estesa allo spionaggio tra imprese,
conosciuto come spionaggio industriale. 1
Il termine agente di intelligence è usato per descrivere un membro delle forze armate, un agente
della polizia o di un'agenzia di spionaggio civile che si specializza nell'ottenere, mettere insieme e
analizzare informazioni in favore del governo o di un'altra organizzazione. Accanto alle spie pure
(coloro che raccolgono, elaborano, comunicano informazioni), esiste tutta un’altra categoria di spie
che adottano metodi poco ortodossi come tecniche di sabotaggio, disinformazione e omicidi per
assicurare la cattura di soggetti pericolosi.
Fin dall’antichità la raccolta di notizie fu di vitale importanza nella sopravvivenza di una
popolazione. Già i Sumeri nel 4000 a.C. disponevano di un servizio segreto nelle loro città-stato; gli
antichi egizi svilupparono in modo approfondito un sistema per l'acquisizione di informazioni che
in poche occasioni fallì ed è noto che anche gli Ebrei si servivano di spie nella contesa con i Filistei.
Gli stessi romani utilizzarono più volte i propri servizi segreti nei momenti cruciali per la
sopravvivenza dello Stato. L'uso di "agenti segreti" si affermò anche nell'antica Roma, ai tempi di
Giulio Cesare (I secolo a.C.), che ricorse all'intelligence e allo spionaggio in modo sistematico.
Ma dopo il crollo dell’Impero Romano, il ricorso a varie forme di intelligence proseguì anche nel
Medioevo, ma con l'Età moderna, segnata da un boom delle attività diplomatiche, la storia dei
servizi segreti entrò nel vivo.2 Nonostante la pratica dello spionaggio venga usata da tempi
immemori, le prime organizzazioni regolari spionistiche si svilupparono solo nel XVI secolo,
presso vari Stati europei, specialmente in Francia e Gran Bretagna.
Il creatore dei moderni sistemi di spionaggio può considerarsi il tedesco Wilhelm Stieber3, che
verso la fine del XIX secolo, organizzò vaste reti di agenti di ambo i sessi e di varie categorie
sociali dislocati in tutte le parti del mondo e facenti capo a centri periferici, subordinati a loro volta
ad un organo centrale.4
Sull'esempio tedesco sorsero, in vari paesi, organizzazioni analoghe quali il Secret Intelligence
Service5 in Inghilterra, la Central Intelligence Agency (CIA) negli Stati Uniti, il Deuxième Bureau
in Francia, il Servizio Informazioni Militari (SIM) in Italia6, il Comitato per la sicurezza dello stato
(KGB) in Unione Sovietica, il Mossad in Israele, ecc. che si distinsero per le loro brillanti azioni
durante la Prima guerra mondiale ed ancora di più nel corso della seconda.

1
Treccani – Enciclopedie online, Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Consultabile al sito
https://www.treccani.it/vocabolario/spionaggio/
2
Focus – Spie e servizi segreti. Disponibile al sito https://www.focus.it/cultura/storia/spie-e-servizi-segreti-che-storia
3
È stato il capo spia di Otto von Bismarck e direttore della Feldgendarmerie prussiana. Stieber era sia un agente
di sorveglianza interna che un agente esterno. Insieme a Joseph Fouché , ha inventato la moderna raccolta di
informazioni.
4
Giannuli, Aldo (2009) Come funzionano i servizi segreti. Dalla tradizione dello spionaggio alle guerre non
convenzionali del prossimo futuro. pp. 32
5
Noto anche come MI6, fondato nel 1909 come sezione esteri del Secret Service Bureau.
6
Il SIM operò dal 1925 al 1945. Dal 1949 fu sostituito dal SIFAR, il quale fu soppresso nel 1966 e fu attivato il SID,
che operò fino al 1977, quando fu creato il SISMI (1977-2007). Dal 2007 ad oggi il servizio segreto italiano è
rappresentato dall’AISE.
1. STORIA DEL KGB

Il Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti (KGB) o Comitato per la sicurezza di Stato fu attivo dal
13 marzo 1954 al 6 novembre 1991 ed è stato uno dei servizi segreti più vasti mai esistiti.
In questo periodo il KGB ebbe un ruolo fondamentale e senza il suo supporto il comunismo russo
avrebbe avuto una vita di gran lunga più breve.
Sede storica del KGB è stato il palazzo della Lubjanka a Mosca.

Uno dei primissimi antenati del KGB si può identificare con il servizio segreto sovietico istituito da
Ivan il Terribile7 nel 1565 noto con il nome Opričnina, che operò per 7 anni.8
Tuttavia, perché in Russia si formasse il primo servizio segreto modernoà l’Ochrana, si dovette
aspettare il 1881 quando dopo l’attentato allo zar Aleksander II a cui prese parte anche il fratello di
Lenin, Aleksander Ul’janov, a corte ci si accorse che lo sviluppo di organizzazioni rivoluzionarie in
tutto il paese rischiava di sommergere l’Impero. 9
L’Ochrana fu l’unica organizzazione di spionaggio nell’Europa di quel tempo con poteri
praticamente illimitati e un’ampia sfera di attività mentre le altre forze di polizia europee operavano
nel rispetto della legge. In fatto di crimini politici aveva il diritto di investigare, incarcerare ed
esiliare di propria iniziativa e senza alcun controllo dei vertici dello stato.
La spia più celebre che l’Ochrana riuscì a reclutare fu Roman Malinovskij, deputato alla Duma di
stato per i bolscevichi e uno dei bracci destri di Lenin. 10
Un ruolo particolare all’interno della struttura dell’organizzazione fu rappresentato dal quartier
generale dell’Agenzia Estera dell’Ochrana (Zagraničnaja Agentura), che fu istituita per
sorvegliare gli emigrati politici e guidata da Pëtr Račkovskij11.
Infatti come successivamente il GB e il FSB, la Zagraničnaja Agentura ebbe sempre un ruolo
fondamentale non solo per le raccolte delle informazioni, ma anche nell’attuazione di “misure
attive” programmate per influenzare i governi stranieri e l’opinione pubblica, oltre che “azioni
speciali” come, per esempio, quella del 1886 in cui gli uomini di Račkovskij fecero saltare a
Ginevra la tipografia della “Volontà del Popolo”, la più famosa delle organizzazioni populiste,
riuscendo a far sembrare l’attentato come l’opera di rivoluzionari delusi.
Račkovskij non si limitò nella sua carriera solo alla raccolta delle informazioni segrete e alle
“misure attive”, ma cercò anche di influenzare la politica estera russa.
Quando giunse a Parigi nel 1884, era già un convinto sostenitore di un’alleanza con la Francia.
Un’autonomia politica che invece verrà a mancare ai servizi nell’epoca di Stalin quando furono
ferreamente diretti dall’alto.12

7
Zar Ivan IV di Russia
8
Andrew C., Gordievskij O. “La storia segreta del KGB: gli uomini e le operazioni dei più temuti servizi segreti al
mondo” pp. 54
9
Ivi pp. 62
10
Christopher Andrew, Vasilij Mitrokin “L’archivio Mitrokhin: le attività segrete del KGB in Occidente” pp. 49
11
Il probabile compilatore dei Protocolli dei Savi di Sion
12
Andrew C., Gordievskij O. “La storia segreta del KGB: gli uomini e le operazioni dei più temuti servizi segreti al
mondo” pp. 70
Appena preso il potere a San Pietroburgo nel 1917, i bolscevichi incaricarono un polacco, Feliks
Ėdmundovič Dzeržinskij13 (1877 – 1926), di creare una polizia politica che nelle intenzioni avrebbe
dovuto esser solo provvisoria ed esistere fino alla vittoria finale nella guerra civile.
Venne così istituita la Čeka.
Negli anni della guerra civile, ma ancora fino agli anni Trenta, la Čeka più che svolgere attività di
intelligence operò piuttosto nel campo della pura repressione, e secondo alcune fonti, le esecuzioni
eseguite dai suoi uomini tra il 1917 e il 1921 furono circa 250.000. 14
Il 7 febbraio 1922 la Čeka fu sciolta per essere sostituita dal GPU (Direzione Politica di Stato),
organizzazione subordinata all’NKVD e posta sotto il controllo di Dzeržinskij.
I poteri della GPU erano, almeno sulla carta, ridotti in modo drastico a confronto di quelli della
Čeka. Il suo campo d’azione era rigorosamente limitato alla sovversione politica; i crimini comuni
ricadevano sotto la competenza dei tribunali. La GPU aveva solo il diritto di eseguire indagini, ma
era stata privata del potere di compiere giustizia sommaria e di condannare al campo di
concentramento con un semplice ordine amministrativo.
Poco per volta, però, la GPU ricuperò la maggior parte dei poteri della Čeka.15
I decreti dell’agosto e dell’ottobre 1922 conferirono alla GPU il diritto di esiliare, imprigionare e, in
alcuni casi, giustiziare i controrivoluzionari, i «banditi» e talune categorie di criminali.
Quando fu costituita l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nel 1923, la GPU fu
innalzata al rango di agenzia federale con il nome di Direttorato Statale Politico Unificato
(ovvero OGPU), a cui fu aggiunto un «collegio giudicante» per fare giustizia sommaria dei
controrivoluzionari, delle spie e dei terroristi. Mentre la Čeka era nata come dispositivo temporaneo
per difendere la rivoluzione nell’ora del pericolo, la GPU, l’OGPU e i loro successori furono
installati solidamente al centro dello Stato sovietico.16
Il primo compito che Stalin affidò all’OGPU fu di rafforzare il suo potere personale all’interno del
partito comunista. Come per la Čeka, il primo dovere dell’OGPU restava quello di combattere la
controrivoluzione, il cui significato, tuttavia, subì un cambiamento. Sotto Lenin aveva significato
l’opposizione al partito comunista. Sotto Stalin tendeva, invece, sempre di più a significare
l’opposizione a Stalin. Siccome l’unica opposizione significativa alla persona del dittatore veniva
da altri comunisti, l’OGPU usò all’interno del partito la provocazione e l’infiltrazione, vale a dire le
stesse armi di cui un tempo si era servito contro i nemici del partito stesso.
Le prime vittime furono gli appartenenti all’Opposizione di Sinistra guidata da Trotzkij e Zinov’ev.
Nel novembre del 1927, Trotzkij, Zinov’ev e quasi un centinaio dei loro seguaci furono espulsi dal
partito. Zinov’ev accettò di abiurare, denunciò pubblicamente il «trotzkismo»17 e fu riammesso nel
partito. Trotzkij rifiutò, e fu condannato dall’OGPU all’esilio nel Kazakistan, non lontano dalla
frontiera cinese. Meno di dieci anni dopo, Trotzkij divenne il bersaglio della più spietata caccia
all’uomo nella storia del KGB.18 Alla fine, fu assassinato nel 1940 nella sua casa di Città del
Messico da un agente sovietico di origine spagnola, Ramón Mercader.

13
Membro della socialdemocrazia lituana
14
Christopher Andrew, Vasilij Mitrokin “L’archivio Mitrokhin: le attività segrete del KGB in Occidente” pp. 56
15
Andrew C., Gordievskij O. “La storia segreta del KGB: gli uomini e le operazioni dei più temuti servizi segreti al
mondo” pp. 149
16
Ivi pp. 150
17
Le idee di Trockij, improntate all'internazionalismo proletario e alla rivoluzione permanente, formano la base
del trotzkismo.
18
Ivi pp. 248-249
Nel 1934 l’OGPU fece posto al GUGB (Direzione Principale per la Sicurezza dello Stato)
diventando una delle direzioni principali dell’NKVD.
Nel febbraio 1941, le attribuzioni del GUGB furono ripartite tra l’NKVD e l’NKGB.
All’epoca della Seconda Guerra Mondiale, l’NKVD e l’NKGB furono incaricati della sicurezza
delle retrovie sovietiche e delle azioni di sabotaggio oltre le linee tedesche.
Nel 1946, l’NKVD diventò MVD (Ministero dell’Interno) e l’NKGB diventò MGB (Ministero
della Sicurezza di Stato). L’MVD e l’MGB furono gli attori principali della caccia ai collaboratori
e agli attivisti nazionalisti anticomunisti in URSS. Nel 1947 iniziò l’era del Servizio di
informazione sovietico. In quello stesso periodo, gli organi di informazione esterna dell’MGB e del
GRU (Direzione Principale dell’Informazione), e i Servizi di informazione militare furono
raggruppati in un solo organismo chiamato KI (Comitato d’Informazione). L’obiettivo di questo
avvicinamento fu quello di combinare l’informazione umana e l’informazione elettronica.
L’esperienza fu però un fiasco, e i due Servizi furono nuovamente divisi l’anno seguente.
In seguito alla morte di Stalin avvenuta nel 1953 cessò di esistere anche l’NKVD, e dalle sue ceneri
il 13 marzo 1954 nacque il KGB.
L’infiltrazione di agenti sovietici nelle varie agenzie di intelligence occidentali o nei luoghi
considerati sensibili per l’Unione Sovietica fu una delle principali attività svolte dal KGB.
Negli anni ’50 il KGB riuscì ad infiltrarsi nel cuore del servizio segreto britannico; svariati agenti
segreti, come ad esempio George Blake, tradirono il loro paese collaborando e fornendo
informazioni al KGB. 19 Per una decina di anni tutto ciò passò inosservato fino a quando il
colonnello Michael Goleniewski, agente del KGB passato alla CIA intorno agli anni ‘60, informò i
servizi segreti della presenza di talpe all’interno delle loro agenzie.20

L’esempio più eclatante è rappresentato da cinque principali talpe di Cambridge che il KGB ha a
lungo considerato come il più efficiente gruppo di agenti reclutati all’estero.21
Il gruppo scelto di eroi dell’intelligence estera tra le due guerre mondiali, i cui ritratti sono appesi
alle pareti della sala commemorativa dell’SVR a Jasnevo, annovera anche l’ebreo austriaco Arnold
Deutsch. Gli archivi del KGB attribuiscono a Detusch, durante la sua permanenza in Gran Bretagna,
il reclutamento di circa 20 agenti. I suoi agenti più famosi furono cinque giovane laureati di
Cambridge che, durante la Seconda guerra mondiale, erano noti come “I cinque”à Donald
Maclean, Guy Burgess, Kim Philby, Anthony Blunt e John Cairncross.22 I «Magnifici Cinque»
erano motivati da ragioni ideologiche. L’esca che li attirò a lavorare per il KGB fu l’antifascismo,
dopo la presa di potere nazista in Germania. La strategia di reclutamento di Deutsch ebbe un
successo straordinario. Nei primi anni della Seconda guerra mondiale, i Cinque riuscirono tutti a
penetrare il Foreign Office o comunque gli ambienti dei servizi segreti.23 Il caso della "Quinta spia
di Cambridge" fu molto controverso, proprio perché Cairncross non ammise mai di aver fatto parte
dei "Magnifici Cinque” ma alla fine, con la pubblicazione del libro di Gordievskij, La storia segreta
del KGB24, nel quale il suo nome venne rivelato per la prima volta, i sospetti si concentrarono su
Cairncross.

19
Andrew C., Gordievskij O. Op. cit. pp. 880
20
Ivi pp. 885-886
21
Ivi pp.381
22
Christopher Andrew, Vasilij Mitrokin “L’archivio Mitrokhin: le attività segrete del KGB in Occidente” pp. 90
23
Ivi pp.91
24
Andrew C., Gordievskij O. “La storia segreta del KGB: gli uomini e le operazioni dei più temuti servizi segreti al
mondo” pp. 382 - 442
Durante il governo di Nikita Chruščёv uno dei principali compiti del KGB fu la messa in atto di
una serie di omicidi nei confronti di personaggi considerati scomodi dall’Unione Sovietica.
Gli omicidi venivano pianificati ed eseguiti con tecniche e modalità molto sofisticate tanto da far
apparire alcuni di questi come morti naturali. Questi omicidi vennero anche utilizzati come
messaggi per spaventare i dissidenti che vivevano all’estero, e che ormai non si sentivano al sicuro
in nessun luogo sapendo che il KGB poteva prenderli di soppiatto ovunque volesse e in qualsiasi
momento.
Nello stesso periodo il KGB non smise di effettuare operazioni di infiltramento tanto da riuscire ad
avere tra i suoi agenti uno dei ministri norvegesi, Arne Treholt, e uno degli assistenti del cancelliere
tedesco Willy Brandt, Günther Guillaum. 25

La Guerra Fredda, però, si avviava verso la sua conclusione. Michail Gorbačëv, un personaggio
politico fortemente voluto ed appoggiato in ogni maniera dal KGB, salì al potere nel 1985.
Secondo il KGB Gorbačëv sarebbe stato l’uomo ideale per guidare il comunismo e portarlo a livelli
più alti che mai, però, la politica di Gorbačëv portò all’apertura del fronte sovietico e alla
conseguente perdita del ruolo di colonna portante del regime del KGB.
Nel 1991 fu messo in atto un piano, sostenuto dal direttore del KGB Vladimir Krjučkov, per
rovesciare Gorbačëv, piano che però fallì. Ormai la fine del regime era alle porte. Nel dicembre
1991 cadde l’URSS. Era la fine dell’Unione Sovietica e con essa coincise anche la fine del KGB
che venne sciolto praticamente da Gorbačëv il 6 novembre 1991 e ufficialmente da Boris Yeltsin il
21 dicembre 1995.
Il KGB venne sostituito dalla Federal'naja služba bezopasnosti o FSB (Servizi federali per la
sicurezza della Federazione russa) che mantennero più o meno gli stessi compiti e le stesse
attrezzature del KGB.

25
Ivi pp. 1038 - 1184
2. MISTERIOSI RETROSCENA

Si stima che tra il 1996 e il 2005 sono stati uccisi in Russia circa 25 giornalisti.
Già nel 1978, il dissidente bulgaro Georgij Markov fu ucciso dall’esplosione di una capsula al
veleno sparata da un ombrello, mentre si trovava in una stazione di taxi a Waterloo Bridge, Londra.
L’arma usata era un “ombrello bulgaro”, ovvero un ombrello con un meccanismo pneumatico
nascosto, capace di sparare piccole ma letali pallottole.
È lo stesso strumento utilizzato nel fallito attentato alla vita del giornalista discendente bulgaro
Vladimir Kostov, nello stesso anno, nella metropolitana di Parigi.
Gli investigatori ritennero che le azioni fossero state pianificate dai servizi segreti bulgari al tempo
della Guerra Fredda, con l’aiuto del KGB.
Negli anni ’90 a restare ucciso fu il banchiere Kivelidi: si disse che morì per cause misteriose.
Gli investigatori successivamente scoprirono tracce di veleno (sali di tallio) cosparso sulla cornetta
telefonica del suo ufficio.
Nel 2002 è la volta di Jurij Scekochikhin, deputato alla Duma, il quale finisce muore
improvvisamente nel 2003, dopo una misteriosa malattia di 16 giorni. Anche in questo caso, i
sintomi della sua malattia corrispondono a un modello di avvelenamento da materiali radioattivi.26
Nel 2004 a San Pietroburgo viene avvelenato Roman Tsepov, uomo d’affari e confidente di
Vladimir Putin, nonché amico del capo della guardia personale del presidente. Ex ufficiale delle
truppe interne del Ministero degli Interni, imprenditore, direttore dell’agenzia Baltic Eksport, che si
è occupata della sicurezza delle famiglie di Antolij Sobcak27 e di Vladimir Putin, viene trovato
morto il 24 settembre 2004. I medici riescono solo a constatare un danno al midollo spinale, che si è
accompagnato a sintomi evidenti di una malattia causata da sostanza radioattive. Tsepov, due
settimane prima di morire, accusò malori che i medici non riuscirono a classificare, anche se i
sintomi ricordano quelli di una grave intossicazione alimentare. Viene dunque trasportato in
ospedale in condizioni molto gravi: secondo una perizia nel sangue si è riscontrata una grande
quantità di un medicinale utilizzato per le cure oncologiche. È questo a far ipotizzare ai medici la
presenza nel suo corpo di una dose mortale ingerita in forma liquida o in pastiglie, che potrebbe
essere stata aggiunta al cibo.28
Nel settembre del 2004 tocca a Viktor Yushchenko, presidente dell’Ucraina dal 2005 al 2010.
Durante la campagna elettorale qualcuno tenta di ucciderlo con la diossina. Nel giorno del tentato
omicidio, Yushchenko si trovava nell’auto dell’ex capo del servizio di sicurezza dell’Ucraina, dove
incontra alcuni agenti segreti. Dopo quell’appuntamento avverte malessere e viene ricoverato
d’urgenza presso una clinica austriaca. La prima diagnosi parla di “pancreatite acuta” con
complicazione causate da “avvelenamento da tossine”. Alla fine, riuscì a sopravvivere.29

26
Rodhes, Fabio (2007) “Il caso Litvinenko. Il dossier Mitrokhin, i misteri di Londra, i retroscena italiani” pp. 50 -51
27
Sindaco di Leningrado, colui che ha restituito alla città il nome di San Pietroburgo
28
Rodhes, F. Op. cit. pp. 51-52-53
29
Ivi pp. 52
Altro aneddoto riguarda il Parlamento bulgaro, che approvò nel 2006 una legge che sancisce
l’apertura degli archivi della polizia segreta. Si decretava, quindi, di rendere pubblici circa 3.000
dossier del periodo comunista, pur mantenendone alcuni riservati per ragioni di “sicurezza
nazionale”. Il provvedimento, a lungo rimandato, ha l’obiettivo di chiarire il passato dell’élite
politica, economica ed intellettuale del Paese. La legge prevede la pubblicazione dei nomi di
presidenti, ministri, deputati, banchieri, magistrati, giornalisti e alti diplomatici che sono stati agenti
o collaboratori dei servizi di spionaggio e controspionaggio civile e militare fino al 16 luglio 1991.
Tuttavia, la legge in questione non comportava alcune conseguenze legali per i soggetti interessati,
né per gli alti responsabili dei servizi segreti rimasti in carica fino al luglio 1990.
Proprio l’apertura dell’archivio poteva fornire indicazioni su molteplici vicende.
Ma qui la trama si complica: all’inizio di novembre, Bozhidar Doicev, era il responsabile del
reparto “Archivi e dossier segreti” dell’Intelligence bulgaro. Custodiva opere ed omissioni della
Darzhavna Sigurnost, la famigerata polizia segreta del regime comunista di Todor Živkov.
Il funzionario, che non lasca alcun biglietto, viene trovato morto nel suo ufficio, e quella del
“suicidio” sarà la versione accreditata dagli inquirenti.
Il 3 ottobre 2006 a Karnobat, a pochi km dal porto di Burgas sul Mar Rosso, si suicida Liubomir
Nacev, ex ministro dell’Interno di Žan Videnov, legato ai servizi segreti.
Due giorni prima un funzionario della polizia di frontiera viene trovato impiccato nella sua casa di
Padege, nel sud del Paese. E appena 24 ore prima, analoga sorte è toccata, stavolta con un colpo di
pistola alla testa, a Boyko Nikolov, capo del Servizio per la lotta contro la criminalità organizzata.30
La lunga scia di delitti che insanguina la storia più recente della Russia, continua con l’eliminazione
di Anna Stepanovna Politkovskaja, 48 anni, apprezzata a livello internazionale per il suo impegno
giornalistico sul fronte dei diritti umani, per i suoi reportage da una terra martoriata dal dolore come
la Cecenia, e per la sua critica costante al potere esercitato dal presidente russo Vladimir Putin.
Nei suoi articoli accusava in particolare l’esercito di Mosca per le azioni in Cecenia, Daghestan e
Inguscezia. Nel 2001 è stata costretta a fuggire a Vienna a causa delle ripetute minacce ricevute da
S. Lapin, un ufficiale di polizia da lei accusato di crimini contro la popolazione civile in Cecenia.
Un anno più tardi ha ricoperto il ruolo di mediatrice durante l’assedio al teatro Dubrovka di Mosca.
Nel 2004 ha tentato di raggiungere Beslan per trattare la liberazione degli ostaggi, ma ha perso
conoscenza durante il volo, probabilmente a causa di un tentativo di avvelenamento.
Il 7 ottobre 2006, il giorno del compleanno del presidente Putin, è stata uccisa nell’ascensore del
suo palazzo con quattro colpi di pistola. La polizia russa sequestra il computer della giornalista, e il
direttore del giornale indipendente per cui scriveva “Novaja Gazeta” rivela che Anna Politkovskaja
stava per pubblicare un altro dei suoi articoli, con accuse esplicite alle forze di sicurezza cecene
legate al Primo Ministro Ramzan Kadyrov per le torture commesse.31 Nel 2014 il tribunale di
Mosca emanò una sentenza secondo cui gli imputati Rustam Makhmudov e Lom-Ali Gajtukaiev
venivano riconosciuti colpevoli e condannati all’ergastolo. Il primo in quanto esecutore
dell’omicidio; il secondo perché organizzatore del crimine. C’erano altri tre imputati: Serghei
Khadzhikurbanov, Ibraghim Makhmudov e Dzhbrail Makhmudov – due dei quali agenti di polizia
che hanno “coperto” i killer – sono stati accusati d’essere complici nell’organizzazione dell’agguato
e dei pedinamenti, e quindi condannati rispettivamente a 20, 12 e 14 anni da scontare.32

30
Ivi pp. 53-54
31
Ivi pp. 47-48-49
32
Coen, Leonardo in Il Fatto quotidiano – “Anna Politkovskaja, il coraggio giornalistico in Russia si paga caro.
Eppure, c’è chi non desiste”
2.1. IL CASO LITVINENKO

Risalgono a settembre 2021 le recenti accuse che vedono la Russia la responsabile della morte di
Aleksander Val'terovič Litvinenko, avvelenato il 1° novembre del 2006, e morto tre settimane
dopo all’University College Hospital di Londra.
Litvinenko fu un ex agente dei servizi segreti russi, che fuggì a Londra nel 2001 dopo essere stato
accusato di “alto tradimento”, a causa delle accuse rivolte verso l’FSB per il ruolo chiave avuto nel
periodo degli attentati di Mosca del 1999 che, attribuiti invece alla guerriglia cecena, giustificarono
la brutale repressione russa.
Fu il suo ex capo, Vladimir Trofimov, assassinato a colpi di mitra mesi dopo, che lo aiutò a
scappare in Europa.
Autore di un libro-denuncia sulle operazioni coperte dell'ex Kgb in Russia, Litvinenko è tenuto
sotto osservazione dai servizi segreti di mezzo mondo. È stato ascoltato anche dalla commissione
Mitrokhin: è all'organismo parlamentare presieduto da Paolo Guzzanti, che Litvinenko ha fornito
informazioni sui rapporti tra il terrorismo rosso e Mosca. Il giorno del malore al ristorante
giapponese, l'ex maggiore del Kgb era proprio con il consulente della Mitrokhin che lo aveva
proposto come fonte: Mario Scaramella. 33
Infatti, Litvinenko fu avvelenato presumibilmente al Pine Bar dell’hotel londinese Millenium, dove
arriva il 1° novembre del 2006, dopo un pranzo con l’italiano Mario Scaramella in un sushi-bar
della capitale inglese.34
Litvinenko, ebbe un incontro, nel pomeriggio dello stesso giorno, con tre uomini d’affari russi:
Andrei Lugovoy35, Dimitri Kovtun e Vyacheslav Solonenko.
La sera stessa viene ricoverato in ospedale per un malore. Dopo tre settimane di agonia, nel corso
delle quali i medici non riescono ad individuare le cause dell’aggravarsi delle sue condizioni, muore
all’University College Hospital. Solo nelle ore successive si scoprirà che ad ucciderlo è stata una
dose di polonio 21036.
Prima di morire, Litvinenko ha accusato pubblicamente il presidente russo Vladimir Putin di essere
il responsabile del suo avvelenamento e il mandante dell'omicidio della giornalista Anna
Politkovskaja.
Già nel 1998 aveva denunciato in una conferenza stampa a Mosca l’ordine – ricevuto l’anno
precedente dai superiori – di uccidere Boris Berezovsky, poi morto anche lui a Londra nel 2013 in
circostanze non del tutto chiarite nel bagno della sua residenza fuori città.
Nei giorni seguenti alla morte del dissidente russo, altre persone sono state ricoverate per aver
accusato sintomi d'avvelenamento per esposizione a radiazioni. Gli stessi Dimitri Kovtun e Andrei
Logovoy risultarono contaminati da polonio 210. L’unico a non essere risultato contaminato dal
veleno fu Vyacheslav Solonenko, che durante l’interrogatorio ha smentito di aver mai conosciuto o
incontrato Litvinenko.37

33
Piccolillo Virginia (2006) in Il corriere della Sera – “Intrigo a Londra, avvelenato ex 007 russo”. Disponibile al sito
https://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2006/11_Novembre/19/litvinenko.shtml
34
Rodhes, Fabio (2007) “Il caso Litvinenko. Il dossier Mitrokhin, i misteri di Londra, i retroscena italiani” pp. 55
35
Ex agente del Kgb e poi del Servizio di protezione federale, già deputato, quindi protetto dall'immunità.
36
Isotopo di un metalloide volatile radioattivo, altamente tossico. Secondo gli studiosi, chi lo ha preparato doveva
necessariamente disporre di attrezzature sofisticate, forse addirittura di un laboratorio specializzato in esperimenti sulla
radioattività.
37
Rodhes, Fabio (2007) “Il caso Litvinenko. Il dossier Mitrokhin, i misteri di Londra, i retroscena italiani” pp. 60
2.2. LE ULTIME INDAGINI

Nel dicembre 2006 i quotidiani italiani pubblicano la notizia secondo la quale i servizi segreti
britannici sono convinti che l’avvelenamento dell’ex agente dell’FSB, Alexander Litvinenko,
sarebbe stato “autorizzato” dai servizi di sicurezza russi. Citando un articolo apparso sul Times, che
riporta informazioni rese da fonti dell’MI5, l’FSB avrebbe organizzato “un piano molto sofisticato”
che prevedeva l’utilizzo di altri ex agenti per non destare i sospetti della vittima.
Solo una potente intelligence, del resto, potrebbe ottenere una tale quantità di polonio 210, e il
metodo utilizzato sarebbe stato scelto come “avvertimento” per altri defezionisti.
Ma c’è dell’altro: in virtù delle leggi vigenti, anche qualora fossero individuati in Russia eventuali
presunti responsabili, questi non potrebbero essere processati in Gran Bretagna.
La Costituzione russa infatti prevede solo processi nella Federazione Russa e, ad un’ipotetica
richiesta di estradizione da parte britannica, corrisponderebbe un’iniziativa analoga di Mosca che,
secondo alcune fonti, avrebbe già cercato di ottenere la consegna di 16 cittadini russi residenti nel
Regno Unito.38
Nel frattempo, emergono dalla stampa nuove indiscrezioni sui presunti segreti che Litvinenko
avrebbe potuto divulgare. L’ex agente del KGB sarebbe stato in realtà, ai tempi del servizio a
Mosca, un ufficiale subalterno che non poteva avere accesso a dossier riservati, come ha tenuto a
precisare il vicepresidente e ministro della Difesa russo Serghiei Ivanov, spiegando che «lavorava
nell’ambito di una sottodirezione, che si occupa di crimine organizzato, creata verso la metà degli
anni ’90».39
Dure accuse contro Mosca sono state mosse dal dissidente Vladimir Bukovskij, che in un’intervista
rilasciata al Le Figaro, ha dichiarato: «Dietro gli omicidi di Litvinenko e della giornalista
Politkovskaia vedo la firma del potere russo. Quest’estate la Duma ha votato una legge che
legalizza gli assassini, da parte dei servizi segreti russi, di terroristi ed estremisti. Ciò significa che il
Cremlino ha iniziato ad eliminare i suoi nemici. Possiamo immaginare che tra questi loro
continuino gli immigrati ceceni influenti, il cerchio dell’oligarchia Berezovski e qualche persona in
Occidente capace di criticare il regime.»40
Per cercare di risolvere il caso, Londra ha inviato nove investigatori dell’S015 a Mosca. A sua volta
la Russia ha lasciato intendere alla Gran Bretagna che la collaborazione nelle indagini dovrebbe
portare alla consegna dei “nemici” rifugiati nel Regno Unito.
Quanto ai vertici di Mosca, il presidente Putin, rivolgendosi ai leader dei partiti politici russi ha
richiesto di “astenersi” dall’estremismo in vista delle allora imminenti elezioni. Il capo del
Cremlino, secondo quanto riportato dai media europei, ha voluto così sottolineare che «si moltiplica
la responsabilità dei partiti per garantire la stabilità sociale». Grande risalto ha avuto inoltre la presa
di posizione di un amico di Litvinenko, Alex Goldfarb, che ha indicato anche il nome del presunto
assassino: «Alexander ha fatto il nome di (omesso) fin dal primo giorno con la polizia, perché lo
sospettava. E su richiesta di Scotland Yard non lo ha detto alla stampa. Alexander sperava di guarire
e di poterlo avvicinare di nuovo a Londra». 41

38
Come Boris Berezovski, il dirigente ceceno Ahmed Zakayev ed ex dirigenti dell’azienda petrolifera Yukos.
39
Rodhes, Fabio (2007) “Il caso Litvinenko. Il dossier Mitrokhin, i misteri di Londra, i retroscena italiani” pp. 61
40
Ivi pp. 62
41
Ivi pp. 63
Di contro invece, il colonnello russo Valentin Velicko, capo del gruppo veterani del KGB “Dignità
e Onore”, indicato da alcuni giornali come artefice di una sorta di lista di obiettivi da eliminare, ha
definito Litvinenko «un traditore», negando però di aver avuto un ruolo nel suo avvelenamento.42
Del caso Litvinenko si interessò anche la polizia tedesca, che per giorni ha analizzato un
appartamento nel quale ha soggiornato l’uomo d’affari russo Dimitri Kovtun.
È stato possibile appurare indizi sulla presenza di una “fonte” di radioattività proprio nella casa di
Amburgo. Per la precisione si tratta di “indizi di contaminazione radioattiva”. Secondo gli
inquirenti russi e britannici, Kovtun avrebbe raggiunto Londra con un volo da Amburgo, per
l’incontro d’affari del 1° novembre del 2006 nell’hotel Millenium.43
Come già detto, nel settembre del 2021 la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, ha
condannato la Russia come la responsabile dell’omicidio di Aleksander Litvinenko.
La Corte di Strasburgo – dopo il ricorso presentato dalla vedova Marina contro lo Stato – ha
confermato la tesi: gli agenti avrebbero infatti agito per conto del governo che non fornito “alcuna
altra spiegazione soddisfacente e convincente” per smentire l’ipotesi.
Un altro indizio di colpevolezza sono stati i tentativi – bocciati dalla Corte – di giustificare
l’omicidio come “ricorso alla forza assolutamente necessario” previsto dal comma 2 dell’articolo 2
della Convenzione di Strasburgo. La Russia dovrebbe pagare un risarcimento di oltre 100mila euro
alla famiglia di Litvinenko e altri 22 mila e 500 per le spese legali.44
Ma un recentissimo caso, di cui non dispongo fonti per approfondire, riguarda il giallo del
“diplomatico” russo trovato morto la mattina del 19 ottobre scorso, dopo essere caduto da uno dei
piani alti dell’ambasciata russa a Berlino.
Il diplomatico sarebbe in realtà una spia sotto copertura del FSB. Il russo, 35 anni, era accreditato
nella sede diplomatica come secondo segretario dell'ambasciatore dall'estate del 2019, ma
l’intelligence tedesca da tempo sospettava fosse una spia dell'intelligence russa.
L'ambasciata russa non ha autorizzato l'autopsia sul corpo e il pubblico ministero non ha avviato
un'indagine in quanto la vittima godeva dello status di diplomatico.
Secondo alcune fonti il diplomatico deceduto è Kirill Zhalo, figlio di Aleksei Zhalo, ai vertici
dell'FSB. Il giovane diplomatico era stato trasferito da Vienna a Berlino nel giugno 2019, due mesi
prima dell'assassinio del georgiano Khangoshvili, che secondo gli inquirenti tedeschi era stato
autorizzato dall'FSB.
Khangoshvili nel 2000 aveva guidato una milizia di ribelli ceceni in guerra con la Russia e dalla
fine del 2016 viveva in Germania con lo status di richiedente asilo.45

42
Ibidem
43
Ivi pp. 64
44
Il Fatto Quotidiano - Caso Litvinenko, la Corte di Strasburgo condanna la Russia per il suo avvelenamento: “Non ha
fornito spiegazioni convincenti”. Consultabile al sito https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/09/21/caso-litivinenko-la-
corte-di-strasburgo-condanna-la-russia-per-il-suo-avvelenamento-dovra-pagare-un-risarcimento-di-100mila-
euro/6327426/
45
Sky TG24 – Germania, diplomatico russo trovato morto all’ambasciata a Berlino. Consultabile al sito
https://tg24.sky.it/mondo/2021/11/05/berlino-diplomatico-russo-morto
3. L’ARCHIVIO MITROKHIN

Uno degli archivi più segreti e meglio custoditi nel mondo è quello del Primo Direttorato Centrale
del KGB: l’archivio Mitrokhin.

Vasilij Nikitič Mitrokhin, nato nella Russia centrale nel 1922, iniziò la sua carriera nell’intelligence
estera sovietica nel 1948, in un momento in cui i rami del servizio informazioni estere dell’MGB46 e
del GRU47 vennero fusi temporaneamente nel Comitato d’informazione.48
All’inizio degli anni ’70 le opinioni politiche di Mitrokhin furono profondamente influenzate dalla
lotta dei dissidenti, che riusciva a seguire attraverso i documenti del KGB e le radio occidentali,
ispirandogli l’idea di realizzare una variante dei tentativi fatti dai dissidenti per documentare le
iniquità del sistema sovietico. A poco a poco, prese forma il progetto di compilare un proprio
archivio privato delle operazioni del KGB all’estero.
L’occasione giusta arrivò nel giugno del 1972, quando il Primo Direttorato Centrale lasciò gli uffici
centrali di Mosca nel quartier generale del KGB alla Lubjanka, per trasferirsi in un nuovo edifico di
sette piani a Jansnevo, a sud-est di Mosca.
Nei dieci anni successivi, lavorando in uffici privati alla Lubjanka e a Jasnevo, Mitrokhin fu l’unico
responsabile di controllare e sigillare i circa 300.000 documenti dell’archivio dell’FCD, prima che
venissero trasferiti alla nuova sede. Mentre sovraintendeva al controllo dei documenti, alla stesura
degli inventari e alla compilazione delle schede, Mitrokhin riuscì a visionare gli atti che voleva.
Durante la settimana Mitrokhin di solito passava il lunedì, il martedì e il venerdì nell’ufficio di
Jasnevo. Mercoledì andava alla Lubjanka a lavorare sui documenti più segreti dell’FCD, quelli del
Direttorato S, che si occupava degli “illegali”, cioè ufficiali e agenti del KGB, per la maggior parte
di nazionalità sovietica, che operavano all’estero sotto massima copertura, fingendosi cittadini
stranieri.
Dopo essere stato esaminato da Mitrokhin, ogni lotto di documenti veniva messo in container
sigillati che venivano trasportati a Jasnevo il giovedì mattina, scortati da Mitrokhin stesso, he li
ricontrollava all’arrivo.
A differenza degli altri dipartimenti, che si trasferirono nel nuovo quartier generale dell’FCD nel
1972, il Direttorato S restò alla Lubjanka per altri dieci anni.
Mitrokhin si trovò così a passare più tempo occupandosi degli archivi del Direttorato S (il più
segreto dell’FCD) che non di quelli di qualsiasi altra sezione dell’intelligence estera sovietica.
Gli archivi mostravano che, prima della Seconda Guerra Mondiale, i più grandi successi all’estero
erano stati ottenuti da un gruppo leggendario di funzionari dell’intelligence, a cui spesso ci si
riferiva come ai «Grandi Illegali». Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il KGB aveva cercato di
ripetere i suoi trionfi precedenti costituendo una rete elaborata di «residente illegali» accanto alle
«residenze legali», che operavano nelle capitali straniere sotto copertura diplomatica o sotto altre
coperture ufficiali.
I documenti del Direttorato S rivelarono alcune significative imprese individuali. Gli Illegali del
KGB assunsero con successo identità fasulle come cittadini stranieri in una grande varietà di
professioni, che spaziavano da ambasciatore, ad accordatore di pianoforti.49

46
Ministero sovietico per la Sicurezza dello Stato
47
Servizio informazioni militare sovietico
48
Christopher Andrew, Vasilij Mitrokin “L’archivio Mitrokhin: le attività segrete del KGB in Occidente” pp. 24
49
Ivi pp.31
Ma gli archivi del Direttorato S copiati da Mitrokhin rivelarono un segreto più oscuro: durante gli
ultimi venticinque anni dell’Unione Sovietica uno dei compiti principali degli Illegali fu quello di
rintracciare e compromettere i dissidenti degli altri Paesi del Patto di Varsavia.
Nel 1972, quando decise di compilare il suo archivio segreto sull’FCD, Mitrokhin agì con
comprensibile cautela. Per alcune settimane cercò di imparare a memoria nomi, nomi in codice e
fatti chiave dei documenti, per poi trascriverli alla sera quando tornava a casa.
Abbandonò quel sistema perché era troppo lento e difficoltoso, e iniziò a prendere appunti, in una
calligrafia minuscola, con un personalissimo codice di segni e abbreviazioni, su pezzetti di carta che
appallottolava e gettava nel suo cestino della carta straccia. Ogni sera poi recuperava gli appunti dal
cestino e li portava furi da Jasnevo nascondendoli nelle scarpe.
Dopo qualche mese, iniziò a prendere appunti su normali fogli di carta, che portava fuori
dall’ufficio nascosti nella giacca o nelle tasche dei pantaloni.50
Ogni notte quando rientrava nel suo appartamento a Mosca, Mitrokhin nascondeva gli appunti sotto
il materasso, nei fine settimana li portava in una dacia di famiglia a 36 km da Mosca e ne batteva a
macchina il maggior numero possibile, anche se divennero così voluminosi che fu costretto a
lacciarne alcuni scritti a mano.
Nascose i primi gruppi di dattiloscritti e appunti in una zangola del latte, che seppellì sotto il
pavimento.
Quando la zangola del latte fu piena, iniziò a nascondere gli appunti e i dattiloscritti in un catino di
latta, dove riscaldava l’acqua per il bucato.
Alla fine, il suo archivio riempì sei casse, dentro cui si trovavano i copiosi appunti che Mitrokhin,
per dodici anni, prima di andare in pensione nel 1984, aveva trascritto quasi quotidianamente dai
documenti top secret del KGB, risalendo sino al 1918.51
I documenti del KGB che ebbero il più forte impatto emotivo su Mitrokhin furono quelli della
guerra in Afghanistan.
Nel dicembre del 1979 Babrak Karmal, il nuovo leader afghano scelto da Mosca per richiedere
“assistenza fraterna” all’Armata Rossa, annunciò che il suo predecessore, Hafizullah Amin, era
stato condannato a morte.
Dal dossier sulla guerra che inondavano gli archivi, Mitrokhin scoprì che Amin in realtà era stato
assassinato insieme alla sua famiglia e ai suoi collaboratori durante un assalto al palazzo
presidenziale di Kabul effettuato dalle forze speciali del KGB, travestite con uniformi afghane.52
Quando il muro di Berlino crollò nel novembre 1989, Mitrokhin continuava a battere a macchina i
suoi appunti nell’appartamento di Mosca e nelle due dacie di famiglia, raccogliendone alcuni in
volumi che riguardavano i Paesi maggiormente presi di mira dall’FCD: primi tra tutti gli Stati Uniti,
conosciuti nel gergo del KGB come il «Grande Avversario».53
Nel marzo del 1992 a Mosca, Mitrokhin salì su un treno notturno diretto verso la capitale di una
delle Repubbliche Baltiche divenute da poco indipendenti.54
Portava con sé una valigia con le rotelle: sopra c’erano pane, salsicce e bevande per il viaggio, sotto
dei vestiti, e sul fondo, alcune pagine dei suoi appunti. Il giorno seguente arrivò senza preavviso
all’ambasciata britannica della capitale baltica, chiedendo di parlare con qualche autorità.

50
Christopher Andrew, Vasilij Mitrokin “L’archivio Mitrokhin: le attività segrete del KGB in Occidente” pp. 32
51
Ivi pp. 33
52
Ivi pp. 34
53
Ivi pp. 35
54
Mitrokhin non precisò il nome della Repubblica Baltica in cui ha preso contatto con il SIS.
L’alto funzionario che lo ricevette all’ambasciata fu una giovane donna, a cui Mitrokhin mostrò
parte del materiale che faceva parte di un grosso archivio personale che comprendeva del materiale
sulle operazioni del KGB in Gran Bretagna.
Il 7 settembre, scortato dal SIS, Mitrokhin arrivò per la prima volta a Londra, dove prese la
decisione di lasciare la Russia per la Gran Bretagna, concordando con il SIS un piano per fuggire
con la sua famiglia e tutto l’archivio.
Nel novembre del 1992 raggiunse Londra per iniziare una nuova vita, diventando così cittadino
britannico.55

I media britannici non fecero trapelare alcuna notizia su Mitrokhin o sul suo archivio. Tuttavia, il
materiale dell’archivio fu passato a così tanti altri servizi segreti, che all’estero ci furono fughe di
notizie parziali.56
Nel luglio del 1997, in Austria ci fu una fuga di notizie dall’archivio Mitrokhin. Le cronache dei
giornali citavano un documento del KGB che forniva le indicazioni per localizzare un deposito
segreto di mine, esplosivi e detonatori, nomi in codice GROT, nascosto nel 1963 in una cassetta
postale morta che si trovava vicino a Salisburgo: le armi avrebbero dovuto essere usate in
operazioni di sabotaggio.
Anche se la stampa austriaca non lo menzionava, il documento proveniva dall’archivio di
Mitrokhin. Gli appunti di Mitrokhin rivelano che simili nascondigli di armi e apparecchiature radio
del KGB, alcuni dei quali sono trappole esplosive, sono sparpagliati in gran parte dell’Europa e
Nordamerica.57

L’archivio Mitrokhin copre quasi tutto il periodo della Guerra Fredda: gran parte del suo materiale a
Mosca è ancora considerato della massima segretezza.
Gli originali di alcuni dei documenti più importanti annotati o trascritti da Mitrokhin forse non
esistono più.

55
Ivi pp. 36-37
56
Ivi pp. 38
57
Ivi pp. 40
3.1. L’ARCHIVIO MITROKHIN IN ITALIA

Ribattezzato in Italia con il nome di «dossier Mitrokhin», è composto da 645 pagine, per un totale
di 261 schede, dedicate ciascuna ad un personaggio o ad un’operazione del KGB in Italia.
Il nome che compare in testa ad ogni documento è IMPEDIAN: il nome in codice sotto il quale il
SISMI, il Servizio per l’Informazione e la Sicurezza Militare, ha ricevuto le note di Mitrokhin.
Ogni scheda è introdotta da formule fisse, che ricordano che il materiale «è segretissimo»; che la
fonte è un «ex agente del KGB di provata attendibilità, con accesso diretto ma parziale» e che le
informazioni sono aggiornate al 1984, anno in cui Mitrokhin andò in pensione.
Nelle schede ci sono i nomi per esteso dei personaggi citati, con l’eventuale nome in codice, o il
solo nome in codice, o ancora la sola qualifica, a seconda delle informazioni in possesso di
Mitrokhin.58

Nel 2002 è stata istituita la Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il dossier


Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana59 incaricata dal Parlamento con lo scopo di accertare la
veridicità delle informazioni contenute nel cosiddetto "dossier Mitrokhin" sull'attività spionistica
del KGB nel territorio nazionale, e le connesse attività svolte dagli organi italiani di intelligence,
anche al fine di individuare eventuali implicazioni e responsabilità di natura politica o
amministrativa.60
Alla presidenza della Commissione fu nominato Paolo Guzzanti, senatore di Forza Italia, nonché
giornalista di chiara fama. 61

Dalla lettura dei report del dossier Mitrokhin emerge chiaramente che il KGB era presente in Italia
con contatti nella politica, nella pubblica amministrazione, nell'imprenditoria, nel giornalismo e
nella Chiesa (ad esempio nel 1980 la residentura del KGB di Roma aveva avuto l'ordine di
considerare la "penetrazione in Vaticano" un obiettivo prioritario).62

Secondo quanto è stato appurato dalla Commissione d’inchiesta, esistono rapporti su relazioni che
si svilupparono a vario titolo tra il servizio sovietico e alcuni funzionari dell’allora PCI.
Ad esempio, la scheda n. 122 riporta l'elenco dei finanziamenti sovietici al PCI63 negli anni tra 1970
e il 1977. La scheda informa che la cellula del KGB di Roma avrebbe consegnato al PCI le seguenti
somme: a parte altri contributi nel febbraio del 1974, il PCI avrebbe ricevuto dal KGB 10.000.000
di dollari nel 1976, e 2.000.000 di dollari nel 1997. In tale report si fanno i nomi di Armando
Cossutta, Roberto Marmugi e Guido Cappelloni.
La scheda n. 126 riporta l'elenco dei finanziamenti sovietici al PSIUP tra gli anni 1969 e 1972:
3.775.000 di dollari, di solito consegnati a Lami Francesco. 64

58
Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il dossier Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana -
Documento conclusivo sull'attività svolta e sui risultati dell'inchiesta (15 marzo 2006). Consultabile al sito
https://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/commissione_mitrokhin_14leg/documentocon
clusivo.pdf
59
Con la legge 7 maggio 2002, n. 90
60
Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il dossier Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana pp. 1-2
61
Rodhes, Fabio (2007) “Il caso Litvinenko. Il dossier Mitrokhin, i misteri di Londra, i retroscena italiani” pp. 65
62
Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il dossier Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana pp. 8-9
63
Reato decaduto nel 1989 a seguito di amnistia
64
Commissione parlamentare d'inchiesta concernente il dossier Mitrokhin e l'attività d'intelligence italiana pp. 70
Guzzanti consultò anche fascicoli segreti in Germania, Israele, USA, Repubblica Ceca e Ungheria.
Dall'insieme dei documenti esaminati emerse come fin dagli anni Cinquanta il KGB pagasse degli
informatori, reclutati anche tra i funzionari del PCI; il nome più importante che compare nel dossier
è quello di Armando Cossutta, il quale, peraltro, nella scheda n. 132 è indicato come "contatto
confidenziale" del KGB.65

Le 261 schede relative all'Italia vennero consegnate al SISMI a partire dal 1995 fino al 1999, e il
16 dicembre del 2004 sono state rese pubbliche le relazioni finali dei lavori della Commissione
parlamentare d’inchiesta.

Gli esponenti del centrodestra della Commissione denunciarono una “condivisione”, da parte dei
Governi Dini, Prodi e D’Alema, delle scelte effettuate dai dirigenti dei servizi segreti italiani in
merito a “presunte” omissioni.
Il direttore del SISMI, il generale Siracusa, ha affermato di aver fornito al Presidente del Consiglio
Dini un quadro generale sulla attività di spionaggio emergente dal dossier Mitrokhin, illustrandogli
in particolare le schede riguardanti i rapporti PCI/PCUS ed i finanziamenti al PCI, e che Dini se ne
è dimenticato. 66
L'onorevole Dini il 22 ottobre 1999 di fronte alla autorità giudiziaria dichiara che mai Siracusa gli
ha parlato di attività di spionaggio.67
Anche se in effetti non sono mai stati individuati documenti ufficiali che riguardino comunicazioni
a Lamberto Dini e a Massimo D’Alema.
Differente invece è la posizione di Romano Prodi, il quale dichiara di non aver mai avuto
conoscenza, né diretta né indiretta, di alcuna documentazione identificata col nome Mitrokhin68,
anche se da un’annotazione autografa del generale Siracusa si evince che il Presidente del Consiglio
Prodi sarebbe stato informato dell’operazione Impedian nell’ottobre del 1996, alla presenza del
sottosegretario di Stato Enrico Micheli.69
Successivamente, nel 2004, Prodi rettifica la precedente versione ammettendo di essere stato
informato «verbalmente» da Siracusa e da Andreatta ma di non ricordare il contenuto del colloquio.
Specie quest’ultimo, in data non precisata, «gli aveva fatto cenno a una lista sovietica di presunte
spie» arrivata dalla Gran Bretagna.70
È difficile quindi ipotizzare che di una vicenda così delicata non siano stati informati i vertici delle
forze di governo, a iniziare dai ministri competenti.

65
Ivi pp. 37
66
Ivi pp. 44
67
Ivi pp. 45
68
Ivi pp. 53
69
Ivi pp. 51
70
Gian Marco Chiocci in Il Giornale (2005) Le verità non dette a Prodi, Dini e D’Alema.
Consultabile al sito: https://www.ilgiornale.it/news/verit-non-dette-prodi-dini-e-d-alema.html
3.1.2. ROMANO PRODI E I PRESUNTI RAPPORTI CON IL KGB

Nella Commissione parlamentare d’inchiesta venne ripreso il caso Moro, dove venne riascoltato
nell’audizione del 5 aprile del 2004 Romano Prodi, il quale, già interrogato dalla Commissione
Moro nel 1981, dichiarò di aver partecipato ad una seduta spiritica, con tanto di piattino, e di aver
ricevuto da alcune identità un’indicazione sul luogo di detenzione del presidente democristiano.
Prodi spiegò che la seduta spiritica era avvenuta a Zappolino, e che gli spiriti avevano rivelato a lui
e ad altri presenti che Moro era prigioniero a Gradoli. La segnalazione fu presa seriamente e arrivò
alla polizia, ma gli agenti mandati sul posto non trovarono nulla.
Due settimane dopo a Roma la polizia scoprì per caso, in un appartamento in via Gradoli 96,
un covo delle Brigate Rosse da poco abbandonato, che si sarebbe rivelato come la base operativa
del capo della colonna romana delle BR, Mario Moretti, il quale aveva preso parte all'agguato di via
Fani. In seguito a questa vicenda, in molti sostennero che la seduta spiritica sia stata in realtà un
espediente per coprire la fonte dell’informazione.
Lo stesso Paolo Guzzanti ha dichiarato ai media che «c’è il sospetto, corroborato da parecchi indizi,
che il KGB, se non proprio nella cabina di regia del sequestro Moro, fosse quanto meno nei pressi»,
ricordando come un articolo del settimanale di estrema sinistra, Avvenimenti, avesse per primo
dichiarato che quell’informazione a Prodi non sarebbe arrivata dallo “spiritello”, ma da agenti
sovietici.71

L'indicazione secondo la quale Romano Prodi sarebbe stato un uomo di riferimento del KGB in
Italia si rifà alle affermazioni dell'eurodeputato inglese Gerald Batten, che sosteneva di averla
ricevuta dalla spia russa Alexander Litvinenko, morto il 26 novembre 2006 per avvelenamento.
Batten, richiedendo un'inchiesta, dichiarava il 3 aprile 2006 davanti al Parlamento Europeo a
Strasburgo: «un cittadino residente nel mio collegio elettorale, Alexander Litvinenko, è un ex
tenente colonnello dell'FSB della Federazione russa, l'organismo che ha preso il posto del KGB.
Avendo denunciato le attività illegali dell'FSB, il signor Litvinenko è stato costretto a cercare asilo
politico all'estero; prima di scegliere il luogo in cui rifugiarsi, egli ha consultato il suo amico
generale Anatoly Trofimov, ex vicedirettore dell'FSB. A quanto sembra, il generale Trofimov ha
dato al signor Litvinenko il seguente consiglio: "Non andare in Italia, perché lì tra gli uomini
politici ci sono molti agenti del KGB; Romano Prodi è il nostro uomo in Italia ".»72
Questo venne confermato dallo stesso Litvinenko in un documento video registrato nel febbraio
2006.
In un’intervista Oleg Gordievsky, ex agente del KGB e poi collaboratore del MI6, ha dichiarato: «Io
non ho poi mai saputo se Romano Prodi fosse o non fosse stato reclutato dal Quinto Dipartimento
del Kgb, ma una cosa è certa e la ricordo benissimo: quando io ero a Mosca fra il 1981 e il 1982,
Prodi era popolarissimo nel Kgb: erano entusiasti, lo trovavano in sintonia dalla parte dell’Unione
Sovietica. Inoltre, il Kgb non arruolava mai iscritti al partito comunista, perché era proibito, ma solo
persone orientate a sinistra ma non comuniste, con una predilezione per i professori universitari e
tutti coloro che potevano orientare l’opinione pubblica».73

71
Rodhes, Fabio (2007) “Il caso Litvinenko. Il dossier Mitrokhin, i misteri di Londra, i retroscena italiani” pp. 69
72
Intervento di Gerald Batten – Parlamento europeo (3 aprile 2006)
Consultabile al sito: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/CRE-6-2006-04-03-INT-1-060_IT.html?redirect
73
Paolo Guzzanti in Il Giornale (14 gennaio 2007) “L’ex colonnello Gordievsky”. Consultabile al sito:
https://www.ilgiornale.it/news/l-ex-colonnello-gordiesvky.html
A seguito degli elementi acquisiti, la procura di Roma iscrive nel registro degli indagati Prodi,
D'Alema e altre 19 persone. Successivamente alle indagini, il 7 agosto 2004 il procedimento viene
archiviato dalla stessa Procura di Roma.
Nel febbraio 2006 i pubblici ministeri della procura di Roma titolari del fascicolo inviano al
Tribunale dei Ministri la richiesta di archiviazione, in quanto "le scelte e le determinazioni assunte
in relazione al dossier Mitrokhin non rilevano sotto il profilo penale".
Nell'ottobre 2006 il Tribunale dei Ministri accoglie la richiesta di archiviazione del procedimento.74

74
Rodhes, Fabio (2007) “Il caso Litvinenko. Il dossier Mitrokhin, i misteri di Londra, i retroscena italiani” pp. 71

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