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LISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 11 1/15 giugno 2008

Chi dugnu chi sugnu!

Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 11 - 1/15 giugno 2008
Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756

Nel tempo dell'inganno universale dire la verit un atto rivoluzionario. [George Orwell] Orwell]

Televisione e decadenza
Pagina 3

L'ISOLA ed il suo motore storico

I
chiamata a risponderne.

Il grande spreco

Economia

n un'epoca in cui ogni quartiere d'Europa sembra avere un suo movimento indipendentista, anche istanze vecchie di secoli scadono in una quotidianit fatta di vuote rivendicazioni teleguidate e vengono accomunate al generale clima di disfattismo imposto dall'elite burocratico-finanziaria europeista che cerca di minare le basi sociali degli stati nazionali nati nel XIX secolo per poter gestire indisturbata il potere senza essere

Pagine 5 & 12

In questa bagarre di autonomismi pi o meno spinti si potrebbe tentare il solito giochetto di collegare gli eventi siciliani pi recenti a quelli del continente europeo, come si fece (e si fa...) con i vari episodi avvenuti tra la fine del settecento e la met dell'ottocento. Si potrebbe per esempio sostenere che il movimento (ed i moti) indipendentisti del secondo dopoguerra che portarono alla rinascita della Nazione Siciliana altro non furono che le avvisaglie di quello che sta accadendo oggi in Spagna, nella exJugoslavia, in Belgio. Una tale inquadratura non riesce per a cogliere appieno il significato delle rivendicazioni isolane, e la principale prova di ci risiede nella costatazione che i moti della met del '900 siano in chiara continuit con quelli pre e post risorgimentali tramite una serie di eventi anche importanti (il pi significativo di tutti sicuramente la rivolta del sette e mezzo) che risultano offuscati ad arte dalla storiografia ufficiale nel tentativo di ricondurre il tutto nel narcotico alveo storico-materialista dell'iperinflazionata rivoluzione francese. Per capire l'indipendentismo siciliano bisogna inquadrarlo dal punto di vista culturale e geografico. L'inquadramento politico con il quale di solito vengono etichettati questi movimenti, ed in particolare quel rivoluzione buono per tutte le stagioni, non riesce a delineare i termini esatti della questione proprio perch non si tratta di un problema esclusivamente politico o sociale. Il susseguirsi di rivendicazioni di tipo indipendentista o autonomistico nell'isola risale per lo meno al periodo delle colonizzazioni greche, durante il quale si sovrapposero rivendicazioni autonomiste o indipendentiste su almeno due livelli, caso pi unico che raro in un ambito territoriale non particolarmente esteso come quello in esame: da un lato lo scontro tra l'elemento autoctono (siculo) e quello alloctono (greco), scontro personificato dalla figura di Ducezio. Dall'altro il tentativo delle colonie greco-siceliote
(Segue a pagina 4)

LO STATUTO TRADITO (3)


Commento storico, giuridico ed economico allo Statuto Speciale letto come Costituzione e patto confederativo tra Sicilia e Italia e disamina della sua inapplicazione.

Pagine 6, 7, 8, 9 & 10

IL GIUDICE

RIGGIO
E LO STATUTO

TRADITO (2)
Pagina 11

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Peter Bonde si dimette dal Parlamento Europeo per combattere il Trattato di Lisbona
Bruxelles (10 maggio 2008) Dopo 29 anni da europarlamentare per la Danimarca, Jens-Peter Bonde ha annunciato ieri, in unintervista mattutina sull'emittente tedesca Deutschlandfunk, le sue dimissioni: gli servono per concentrarsi completamente sulla battaglia contro il Trattato di Lisbona. Sono stato eletto per impedirlo, ha detto, ma devo anche renderlo noto al pubblico, poich il cancelliere tedesco Merkel e i suoi colleghi hanno deciso di muoversi in opposizione ad un referendum e ostacolando la pubblicazione [del testo del trattato] La Sig.ra Merkel non ha letto il trattato, perch praticamente illeggibile. Queste sono osservazioni simili a quelle esposte da Helga ZeppLaRouche negli ultimi mesi. In unaltra intervista concessa a Deutsche Welle, presentato come il pi anziano membro del Parlamento Europeo perch in carica dal 1979, Bonde ha parlato di cose che la Commissione Europea ha sempre ritenuto odiose. Quando giunsi a Bruxelles, la rubrica telefonica della Commissione Europea era un documento segreto. La resi pubblica. Anche i dipartimenti e i programmi della Commissione erano inizialmente tenuti in segreto, o al massimo pubblicati in francese. Verano 3000 gruppi di lavoro segreti. Visitate il sito bonde.com: troverete la lista completa.

Non esiste nessuna "costituzione europea": questo semplice concetto, basilare, ora che cominciamo a ficcarcelo in testa. Quella che fu denominata "costituzione europea" un TRATTATO INTERGOVERNATIVO (trattato internazionale concordato e stipulato fra i governi dei paesi UE). Le costituzioni sono le leggi fondamentali degli stati: non esistendo uno stato europeo non pu di conseguenza neanche esistere una "costituzione europea" .

Prima grande manifestazione contro il Trattato di Lisbona a Vienna

L'Italia, la CEE e i clandestini...


a UE ha tuonato contro l'Italia richiamandola all'ordine e al rispetto dei clandestini, rom inclusi, minacciando sanzioni e dure prese di posizioni. Inoltre, e' arrivato poderoso l'alt a discutere sul trattato di Schengen: semplicemente non si tocca. Nessuno mette in dubbio l'autorit della Ue ma forse e' bene ricordare ai signori di Bruxelles un paio di questioni che, di volta in volta, vengono usate a propria convenienza. Prima di tutto, la sicurezza dell'ordine pubblico e la sovranita' appartiene esclusivamente agli stati anche se appartenenti alla CEE. Secondo, bene ricordare che compito di tutta la Comunit Europea controllare i confini e contribuire anche finanziariamente alla loro impenetrabilit da parte di chi non ne ha diritto. Terzo, il trattato di Schengen appunto un trattato dove si liberi di aderire o meno. La Gran Bretagna, che ha una notevole influenza politica in Europa, non ha per niente aderito al trattato e quindi anche i Francesi o i Tedeschi o gli Spagnoli, per entrare nel suo territorio devono mostrare il proprio documento di identit, altrimenti tornano indietro. Inoltre, la Francia, quando lo ha ritenuto, ha tranquillamente e unilateralmente chiuso le frontiere, con l'Italia nel caso delle manifestazioni di qualche anno f, ristabilendo il controllo alle frontiere senza per questo essere minacciata o sanzionata da alcuno. Infine, non sarebbe certo biasimabile che la UE si occupasse di piu anche della sua classe dirigente e dei reati gravissimi che accadono in alcuni dei suoi Stati aderenti, come il Belgio, dove, libertinaggio smisurato, sfruttamento dei minori e pedofilia sono all'ordine del giorno ma nessuno si azzarda a minacciare sanzioni (anche perch sarebbero gli stessi che guidano quei paesi a doverle adottare, vista la loro presenza notevole nelle Istituzioni Comunitarie). Le sanzioni sono riservate alla monnezza Italiana non ad altro. E' facile fare i moralisti ma forse sarebbe il caso di usare la stessa severit con tutti gli aderenti. La Comunit Europea stata fondata, con altri pochi paesi, dall'Italia e nel suo trattato di Istituzione prevede anche una clausola: La possibilit per i paesi aderenti di uscire dall'accordo e di non farne pi parte. Sempre la Gran Bretagna, ha aderito a "met'", pur rivendicando posti di comando e di gestione in essa. Chiss che non sia il caso di rivedere quegli accordi anche per il nostro Paese e non so' a chi converrebbe di meno. Diego Pascale (MPIE)

l 29 aprile si tenuta a Vienna la prima di una serie di manifestazioni per un referendum contro il Trattato di Lisbona, all'insegna di "Salviamo la neutralit: no al Trattato UE". 10.000 dimostranti si sono riuniti di fronte al Teatro dell'Opera, ed hanno dato vita ad un corteo con slogan come "referendum! referendum!" e cartelli significativi quali "Dittatura di Bruxelles: no grazie". Il corteo si concluso con i comizi degli organizzatori, alcuni comitati di cittadini per il referendum, tra cui Rettet Oesterreich (salvate l'Austria) guidati dai Prof. Hans Peter Aubauer e Adrian Hollaender, che hanno esortato il governo a non ratificare il trattato prima di aver ascoltato il volere popolare, ricordando loro la clausola di neutralit della Costituzione austriaca che verrebbe vanificata dal Trattato e dai progetti di militarizzazione dell'Europa che lo ispirano. Manifestazioni simili si sono tenute anche a Berlino ed Essen.

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Televisione e decadenza
Il male della societ prodotto da chi pensa solo al guadagno?

a quale sar mai il motivo per cui in uno spazio di tempo relativamente breve una societ pu decadere cos tanto?

possibile che ci sia una feccia tale che pensi di mescolare notizie che riguardano omicidi, cio dolore per le famiglie, con la finzione da palcoscenico? La gente si appassiona, si attacca allo schermo, si impaurisce, cio quei programmi di Tv spazzatura che vanno sotto il nome di telegiornali: vendono di pi! Criminali vengono raccontati come se fossero divi della televisione, gente infima, che f del proprio corpo una professione, viene equiparata alle star. Qui c un gravissimo problema che nessuno, soprattutto lo Stato, affronta seriamente: si diseducano le nuove generazioni, crescono in un clima che da una parte gli dice che tanto non li becca nessuno, che tanto anche se li beccano sono fuori in men che non si dica e dallaltra parte una cultura, quella della TV spazzatura giornalistica e dei talk show, che mescola notizie vere a robaccia, ingenerando confusione, distruggendo i gi precari equilibri sociali e comportamentali. La Tv che propone dei modelli comportamentali sbagliati uno dei principali mali della nostra societ, questi giornalisti con la spazzatura nel cervello stanno distruggendo la civilt, col solo fine di riempire le proprie tasche e di favorire un clima comodo ai loro padroni: i politici e quella parte della classe dirigente che pensa solo al guadagno.

Questa una domanda che dovremmo porci pi spesso, per capire e per cercare soluzioni. Intanto bene prendere coscienza che la societ umana non fatta dagli altri ma ognuno di noi ne parte e con le proprie azioni contribuisce a migliorarla o a peggiorarla; concetti semplici, scontati? Forse per molti cittadini ma non per moltissimi altri. Siamo passati da una societ che ha sviluppato i suoi modelli nel corso di molti secoli, con tradizioni e modi comportamentali propri ad ogni parte della societ, alla cultura di massa prima (le grandi dittature del XX secolo), alla cultura della immagine, delledonismo e soprattutto del consumismo poi. I risultati sono evidenti nella quotidianit del nostro Paese e lo strumento per eccellenza della manipolazione sociale la televisione. La politica riuscita a entrare in una sorta di divismo, proprio nella fase storica attuale, che quella che non produce pi divi ma solo mezze calzette, cos le mezze calzette della nostra politica li sostituiscono, sono l ad apparire quotidianamente, invece di cercare soluzioni per un Paese che al collasso: bei discorsi, programmi, parole, dichiarazioni, quando il Paese ha invece bisogno urgente di seriet, di onest e di funzionare da un punto di vista pratico. A cosa serve lEsercito nelle citt? Ad aumentare limmagine di forza di questa dittatura partitocratrica? Non sarebbe meglio che le forze preposte allordine (Polizia, Carabinieri ecc.) svolgessero il proprio dovere in modo pi preciso, pratico e utile? Non sarebbe meglio che la Magistratura tornasse ad essere Giustizia? possiamo anche mettere un milite ad ogni porta ma se poi si gratta, o peggio se il loro lavoro affossato dalla burocrazia, a cosa serve? Ma se invece pensiamo a chi tutto ci serve, a chi serve la situazione di caos, di terrore, di speculazione a valanga, di anarchia non utopistica in cui ci troviamo a vivere, la risposta pi semplice: alla classe dirigente per meglio truffare e schiavizzare i consumatori, alla classe politica di sinistra per gridare e piangere discriminazioni e a quella di destra per gridare nel senso opposto; Solo che i cittadini sono stufi di urla politiche e semplicemente vorrebbero tornare a un clima pi sereno, un clima sereno che le giovani generazioni non hanno mai visto! E di questo dobbiamo ringraziare soprattutto le televisioni, con i loro programmi diseducativi, i loro telegiornali demenziali! Studio Aperto, tanto per fare qualche esempio chiarificatore, il 15/05/2008 annuncia come ultima notizia che seguir lintervista a una pornostar. una notizia quella?! Alle 18.00? questa linformazione che ritengono interessante e formativa per le nuove generazioni? Senza poi menzionare il fatto che sempre pi notiziari televisivi propongono i propri servizi di cronaca nera con sottofondo musicale dei film dorrore di Dario Argento! Qui stiamo passando dalla diseducazione alla demenza pura! Ma possibile che della gentaglia simile diriga dei telegiornali?

Matteo Cornelius Sullivan

Fini ha sempre ragione!


La casta non esiste!
a prima uscita post-elettorale di Fini stata quella di affermare ufficialmente che la casta non esiste e il bello che vero, perch la classe politica italiana in verit di stampo mafioso; E non affermo ci per le eventuali infiltrazioni mafiose nella politica ma perch i metodi di gestione della cosa politica nella Repubblica Italiana sono affini a quelli che potrebbe generare la mafia. Ovviamente, almeno per quanto ne sappiamo, non si occupano di crimine come ci comunemente inteso ma di fatto si sono instaurati al potere e si sono fatti delle leggi su misura per eliminare potenziali concorrenze... un monopolio? No, una mafia, perch anche i cari senatori e deputati che si spacciano per onesti, non contestano praticamente nulla, soprattutto quando si tratta di aumentare i propri stipendiucci; questa omert politica! Certo, agli idioti a cui i vapori del fanatismo politico di parte annebbia la vista, mai parr possibile che i rappresentanti della propria parte politica possano essere definiti una casta, figuriamoci dei mafiosi! ma cos. No, non possibile, quelli della mia fazione politica no, solo gli altri... questo il pensiero comune, intanto gente che ha fatto carriera politica inveendo contro il sistema, contro la meridionalizzazione dello Stato, contro la politica di professione, oggi tale e quale alla classe politica della prima repubblica... sono l, sono attaccati alle loro poltrone, sono degli inetti, dei vecchi incapaci di dare soluzioni al Paese e, passata leuforia post-elettorale, saranno ancora l ad aumentarsi stipendi, prezzo della benzina (che in Egitto costa 25 centesimi di Euro!), ad aumentare le tasse... Un tempo si diceva Mussolini ha sempre ragione!, oggi crediamo di poter scegliere ma non ci rimane che concordare, vero la casta non esiste, sono solo dei politico-mafiosi: Fini ha sempre ragione! (MCS - La Circolare Spigolosa)

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LISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 11 1/15 giugno 2008 L'ISOLA ed il suo motore storico
di recidere gli oppressivi legami con la madrepatria (Ne ioni ne dori, ma siciliani). Incredibilmente ambedue le istanze poggiavano la loro ragion d'essere sulla stessa base: la definizione in primo luogo geografica e solo in seconda battuta etnica di Sicilia.

Lo stravolgimento delle condizioni sociali e politiche dei secoli successivi non porter variazioni sul tema. Si va dalle rivolte degli schiavi nel periodo romano (dove schiavi altro non era se non il termine propagandistico usato dal regime imperiale romano per nascondere la ribellione siciliana) ai conflitti interni al mondo arabo che porteranno alla nascita di un califfato guidato da una famiglia isolana ed in seguito alla costituzione del Regno di Sicilia. E potremmo continuare anche per i secoli seguenti sino a raggiungere l'apice della Guerra del Vespro.

'indipendentismo siculo infatti non pu avere alcuna definizione a base etnica o sociale, inquanto il travagliato vissuto dell'isola, continuo crocevia di migrazioni e stanziamenti, fa s che siciliano sia chiunque si trovi a risiedere nell'isola in un determinato momento storico. In breve: siciliani non si nasce, si diventa.

rendendo nette le distanze con chi invece risiede altrove. E questo non dovrebbe sorprenderci: tutte le isole rendono i loro abitanti fortemente coscienti della loro identit ed assolutamente gelosi di essa. L'indipendentismo dei siciliani lo stesso di quello dei sardi, dei corsi, degli irlandesi, tanto per rimanere in ambito europeo. L'uso del verbo risiedere pi sopra non casuale.

L'indipendentismo siculo infatti non pu avere alcuna definizione a base etnica o sociale, in quanto il travagliato vissuto dell'isola, continuo crocevia di migrazioni e stanziamenti, fa s che siciliano sia chiunque si trovi a risiedere nell'isola in un determinato momento storico. In breve: siciliani non si nasce, si diventa. Non che rivendicazioni etniche o sociali non siano mai state presenti. Ma queste si configurano come scintille, come casus belli. Non come pietra angolare del processo storico. Il susseguirsi serrato per migliaia di anni di migrazioni e stanziamenti percepibile persino a livello di esperienza personale porta inoltre ad una esasperazione identitaria continuata, ad una cronica tensione emotiva dell'Io. Una esasperazione ed una tensione tramandate da generazione in generazione e che spiegano come mai l'autonomismo e l'indipendentismo siciliani siano pi ostinati (e forse anche pi disperati e parossistici nelle loro manifestazioni) di quelli delle altre isole citate. L'autonomismo e l'indipendentismo sono quindi il motore storico della Sicilia. Un processo senza soluzione di continuit attraverso il quale deve essere sempre interpretato ogni avvenimento della nostra storia, pena l'impossibilit di decifrarne in modo razionale e coerente le dinamiche pi intime. Dinamiche che sembrano andare in letargo in seguito a situazioni contingenti, ma che rinascono ogni qual volta eventi originatisi al di fuori dall'isola vengano percepiti come minaccia a questa esasperata identit di cui, bene precisare, andiamo fieri.

Questa ripetitivit scollegata dal retroterra sia etnico che sociale delle diverse componenti che nel tempo hanno continuamente riproposto la stessa identica rivendicazione, indica una relazione diretta non tanto con l' idea di Sicilia quale concetto astratto di patria nel senso moderno del termine o quale tpos di una determinata coagulazione culturale, ma con la Sicilia quale luogo fisico reale e definito. Proprio in base a queste considerazioni sembra delinearsi un indipendentismo che non nasce da un effettivo bisogno di cristallizzazione culturale di un momentaneo vissuto culturale, ma che al contrario emanato dal luogo stesso ed assorbito quasi passivamente dalla societ umana: la Sicilia quale isola che pone dei confini insormontabili ai suoi abitanti

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Economia

opportunit di profitto, impegnati a mantenere lintegrit del sistema da cui dipendono loro e le loro economie nazionali. Secondo la teoria della perfetta razionalit del mercato senza norme, dice Krugman, il prezzo del greggio quadruplicato dovrebbe ottenere effetti razionali: la gente dovrebbe andare meno in auto e abbassare il termostato del calorifero, i padroni di pozzi petroliferi marginali rimetterli in funzione, le grandi petrolifere spenderebbero di pi in nuove esplorazioni e in nuove raffinerie, le ditte automobilistiche produrrebbero auto pi piccole e risparmiose; in breve, il petrolio tornerebbe a prezzi decenti, per la nota legge della domanda ed offerta. Questo in effetti avvenne nel 1973, quando fu lOPEC a rialzare il prezzo del greggio. Ma adesso non funziona. E dov lintoppo? Nella titanica speculazione puramente finanziaria che si buttata sul mercato dei derivati petroliferi. Oggi, scrive William Pfaff, nessuno speculatore che tratta in greggio se lo fa consegnare; invece, lo accaparra finch il prezzo sale, e siccome la speculazione stessa continua a far salire i prezzi, il petrolio non giunge al mercato del consumo (2). Il trading speculativo si avantaggia su quarti di punto. Uno compra un contratto mentre il petrolio rincara, e lo rivende tre minuti dopo a un altro convinto che rincarer ancora di pi. Non ignoto che gli speculatori, dopo comprato il contratto, spargono voci che implicano la penuria del bene, cosa non difficile da quando ci sono TV con trasmissioni finanziarie non-stop, che si aggrappano ad ogni straccio di notizia. Cos le Borse-merci, nate per stabilizzare i prezzi, si sono trasformate in mostri che ne amplificano selvaggiamente le variazioni. Ci grazie alla lievit dei margini, che i fautori del libero mercato senza regole hanno impedito agli Stati di alzare.

Il grande spreco

l mercato finanziario globale divenuto un mostro che va domato: lha detto Horst Koehler, il presidente della Germania. La carica ornamentale; ma il fatto che Koehler sia stato capo del Fondo Monetario Internazionale dice che la vastit della devastazione provocata dal capitalismo terminale senza regole sta creando, persino fra i sacerdoti del dogma iperliberista, sgomento e forse qualche dubbio. Persino il Financial Times comincia a dubitare della razionalit ed efficienza di un mercato senza confini dove il gestore del pi grande hedge fund ha guadagnato 3 miliardi di dollari lanno scorso, mentre ponevano le basi per la rovina di migliaia di piccoli risparmiatori, lavoratori e famiglie col mutuo variabile, nonch dei fallimenti bancari a catena e della restrizione mondiale del credito. Il giornale della City riconosce che 25 anni di libero flusso di capitali, massiccio, istantaneo, e controllato solo da poche istituzioni finanziarie di pochissimi Paesi ha prodotto unera di inquit oscene, dove i 1.100 pi ricchi del mondo si sono accaparrati il doppio della ricchezza distribuita fra i 2,5 miliardi di uomini dello strato pi povero (1). Hanno raccomandato e imposto lo smantellamento dello Stato sociale in Europa, additando come modello il privatismo assistenziale americano e la mancanza di costi del lavoro cinese, nonch la flessibilit (precarizzazione) come soluzione ai problemi della concorrenza. Lo Stato spreca, ripetevano, solo il mercato sa come allocare le risorse nel mondo pi efficace. Ora constatano che il trionfo del liberismo privatistico ha dato come risultato immensi sprechi di ricchezze, e la depressione economica planetaria. I soldi risparmiati smantellando sistemi previdenziali e sanitari sono finiti in mano a pochissimi che erano gi ultraricchi, e che li hanno dilapidati, in lussi e speculazioni rovinose.

I capi di multinazionali, che 30 anni fa guadagnavano 35 volte il salario di un dipendente medio, oggi prendono pi di 350 volte. Il liberismo aveva promesso il benessere diffuso. Ora il Financial Times si accorge che ha prodotto una inaudita concentrazione di potere in pochissime mani: Le prime 50 banche controllano quasi 50 mila miliardi di dollari, un terzo di tutti gli attivi del mondo. A causa di questa concentrazione, quando scoppiata la bolla dei subprime che ha innescato a catena le altre crisi, i regolatori, le Banche Centrali e i governi, si son trovati a trattare con poche banche che sono pi potenti di grandi Stati, ed hanno dovuto chiederne la collaborazione su base pi o meno volontaria. Stramiliardari che avrebbero dovuto immediatamente essere arrestati per bancarotta fraudolenta, campioni del nonintervento dello Stato nelleconomia, hanno convinto i governi a curare le loro ferite con iniezioni colossali di denaro dei contribuenti. Troppo grossi per fallire. Paul Krugman (per la verit uno dei pochi economisti critici anche prima) sul New York Times ha deriso un sistema di liberismo senza regole studiato a tavolino nelle universit, dove si suppone che i mercati siano composti da individui ben-informati e da imprese che agiscono razionalmente nel miglior interesse proprio e dei propri clienti, massimizzando le

In genere, per comprare un contratto future si chiede un margine del 10%. Metti sul piatto 10 mila dollari e compri un documento che vale 100 mila dollari di greggio. Ma non essere tirchio: metti sul piatto 100 mila dollari, e compri un contratto da un milione. Cinque minuti dopo, se il greggio rincara di un dollaro, hai fatto un milione.

Voci insospettabili continuano a sollevarsi ed ammettere l'evidenza di unera di inquit oscene: Le prime 50 banche controllano quasi 50 mila miliardi di dollari, un terzo di tutti gli attivi del mondo. SIamo tutti vittime di un sistema di liberismo senza regole studiato a tavolino nelle universit che ha distrutto consapevolmente lo Stato sociale previdenziale e l'ordine stesso dettato dal patto sociale tra le diverse classi. Possibile ricostruirlo?

Queste non sono pi normali transazioni tra produttori e consumatori, previste dalle regole economiche classiche elaborate dagli economisti da universit. Questi commerci, privi di regolamentazione, non hanno pi alcun ruolo economico utile; sono una forma di gioco dazzardo professionale, e parassitario, che distorce le transazioni tra produttori e utilizzatori, ossia che strangola leconomia reale; e mentre la strangola, ne ricava profitti indebiti ed astronomici.
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LO STATUTO TRADITO
Commento storico, giuridico ed economico allo Statuto Speciale letto come Costituzione e patto confederativo tra Sicilia e Italia e disamina della sua inapplicazione.
i dice che le premesse siano storicamente delle parti emendate e della differenza, formale e fatte per essere saltate. Per evitare che anche sostanziale, tra il testo originario e quello questa faccia la stessa fine, essa sar limitata attualmente vigente. allessenziale, a quanto serve, cio, per una migliore e Lo spirito di fondo : prima conosciamo e applichiamo, poi, se sar il caso, emendiamo, ma completa fruizione del testo. Il saggio nasce dallinsoddisfazione per una sempre in senso evolutivo. pubblicistica sullo Statuto siciliano troppo Il quadro che ne risulta quello di unAutonomia approssimativa, ora retorica, ora riduttiva, ora eccezionale, riconosciuta, forse anche subta, dallo addirittura volgarmente denigratoria, mai pienamente Stato italiano, ma non mai da questo istituita; consapevole dellenorme portata di questo documento. unAutonomia eccezionale frutto di una negoziazione La Sicilia, questo il senso profondo dello scritto, se bilaterale tra due Popoli originariamente sovrani che istituiscono tra di loro un vuole, se nessuno glielo patto confederale. Sul tema impedisce con la forza La Sicilia, questo il senso si torner appresso ma, se dallesterno o dallinterno, profondo dello scritto, se vuole, non si puntualizza questo ha in s gli strumenti se nessuno glielo impedisce sulla soglia, si rischia di istituzionali per risolvere fraintendere tutto ci che ogni proprio problema. con la forza dallesterno segue. Certo le istituzioni sono o dallinterno, ha in s dallinterno, Il testo di legge riportato soltanto una cornice; il gli strumenti istituzionali in corsivo, mentre i nostri dipinto poi pu esservi commenti inframmezzati tracciato allinterno secondo per risolvere ogni proprio allo stesso sono riportati in le pi diverse ispirazioni. problema. carattere normale. La Il senso dello scritto non lettura pu anche essere quello della ricostruzione storica degli eventi che portarono allelaborazione del ricorsiva: chi fosse interessato alla parte pi testo attualmente vigente. Lo scritto non quindi rivoluzionaria dello Statuto, quella relativa al orientato al passato, alla mera conservazione, ma federalismo fiscale, altrove evocato, qui gi realt, rilegge il passato in unottica chiaramente purtroppo non del tutto operante, salti pure ad programmatoria perci orientata, al contrario, proprio esempio agli artt. 36 et ss., magari dando una scorsa al futuro, e con buona pace di chi come il nostro preventiva allart. 20. grande Sciascia vorrebbe assente questo tempo dal Se qualche errore, formale o sostanziale, fosse fatto, se ne chiede scusa preventivamente al lettore che nostro orizzonte mentale. E tuttavia il commento non pu che prendere le mosse speriamo benevolo nei nostri confronti, con lauspicio dal testo storico del 1946, perch pi organico, perch che, in ogni caso, a fine lettura questi si senta pi fedele allo spirito originario dello Statuto, perch civicamente e culturalmente un po pi ricco di prima. il suo impianto ancora praticamente intatto Se cos sar la fatica dellautore non sar stata del nonostante alcuni piccoli emendamenti, non tutti e tutto vana. del tutto opportuni. Si render conto in ogni caso Massimo Costa
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Sezione II PRESIDENTE REGIONALE E GIUNTA REGIONALE


ART. 9
Il Presidente regionale e gli Assessori sono eletti dall' Assemblea regionale nella sua prima seduta e nel suo seno a maggioranza assoluta di voti segreti dei Deputati. ecchia norma, questa, risalente, allepoca della Regione parlamentare (1946-2001). Oggi, con la II Regione (o Regione presidenziale) il Presidente eletto direttamente dai cittadini, nomina i propri assessori (che sarebbe pi giusto, per ampiezza di competenze, chiamare ministri regionali) e sottopone il proprio Governo alla fiducia parlamentare. La coerenza tra il voto per il Presidente e il voto per il Parlamento garantita oggi dal principio simul stabunt, simul cadent. Chi scrive preferirebbe un ordinamento pi parlamentare che presidenziale, ma oggettivamente quellordinamento non fece buona prova di s sul piano della governabilit. Sul tema torneremo pi avanti. La stessa riforma ha introdotto la figura del Vicepresidente, in passato creata

estemporaneamente ed ora istituzionalizzata e la non rieleggibilit del Presidente dopo due mandati consecutivi. La Giunta regionale composta dal Presidente regionale e dagli Assessori. Questi sono preposti dal Presidente regionale ai singoli rami dell' Amministrazione.

una certa confusione terminologica nello Statuto: ora Presidente e Giunta sono Governo Regionale, ora Presidente e Assessori sono Giunta regionale. Troppa coda di paglia sul nome degli esecutivi. Sarebbe opportuno sfruttare questambiguit e abbandonare del tutto la dizione di Giunta a favore di quella, oltretutto pi propria, di Governo.

ART.10
Il Presidente regionale, in caso di sua assenza od impedimento, sostituito dall'Assessore da lui designato.

ecchia norma, oggi sostituita dallistituto della Vicepresidenza, che non cambia nulla nella sostanza. Il nuovo articolo 10 al primo comma regola per altro: la sfiducia parlamentare al Presidente che decreta la fine anticipata della legislatura.

l'Assemblea per l' elezione del nuovo Presidente regionale. orma superata dalla riforma presidenziale del 2001 che dispone il rinnovo della stessa Assemblea nel termine di 60 giorni e che ha altres generalizzato lincapacit in impedimento permanente ed ha introdotto la rimozione di cui al precedente art. 8 novellato tra le cause di decadenza.

Nel caso di dimissioni, incapacit o morte del Presidente regionale, il Presidente dell'Assemblea convocher entro quindici giorni

Titolo II FUNZIONI DEGLI ORGANI REGIONALI


Sezione I

Funzioni dell'Assemblea regionale


ART. 11
L'Assemblea regionale convocata dal suo Presidente in sessione ordinaria nella prima settimana di ogni bimestre e, straordinariamente, a richiesta del Governo regionale, o di almeno venti Deputati. orma tecnica di funzionamento interno del Parlamento Siciliano, analoga ad analoghe norme dei parlamenti nazionali, volta ad assicurare una funzionalit minima all'Assemblea.Nella prassi l'assemblea ha un suo regolamento e un suo calendario dei lavori non ordinati costituzionalmente. Nella prassi, purtroppo, un Parlamento che abdica alle proprie funzioni naturali ha assai spesso funzionato poco e male. Altro

sarebbe se fosse stato sempre il cuore pulsante della Nazione Siciliana, anzich un rifugio per tanti politici di secondordine e yesmen della politica. Quando essere deputati regionali sar preferito al ruolo di senatori o deputati nazionali, allora vorr dire che listituto autonomistico funzioner a pieni giri. LAssemblea il motore dellAutonomia. Col motore guasto non si va molto avanti.

ART.12
L'iniziativa delle leggi regionali spetta al Governo ed ai Deputati regionali. I progetti di legge sono elaborati dalle Commissioni dell'Assemblea regionale con la partecipazione della rappresentanza degli interessi professionali e degli organi tecnici regionali. I regolamenti per l'esecuzione delle leggi formate dall'Assemblea regionale sono emanati dal Governo regionale.

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a norma presenta la normativa "regionale" nelle sue fonti di produzione: l'Assemblea per le leggi, il Governo per i regolamenti; in perfetta analogia con quella dello Stato. Le "categorie" non hanno un loro parlamentino come a Roma e a Bruxelles (il CNEL o il CES) ma le loro "rappresentanze" sono di volta in volta consultate quando, se e come necessario, dentro le Commissioni, cos come la burocrazia regionale. I regolamenti sono "per l'esecuzione" delle leggi; sono cio fonte di diritto subalterna alle

prime. Il primo comma stato modificato nel 2001 e ne stato inserito un secondo, il tutto per introdurre le leggi di iniziativa popolare (nulla di male), di iniziativa comunale (idem) e di iniziativa provinciale (cio di province che, ai sensi del successivo art. 15 non esistono!). Come si vede il legislatore costituzionale e lorgano surrettizio di giurisdizione costituzionale (la corte costituzionale) hanno fatto, in genere, un pessimo lavoro, anche da un punto di vista tecnico-giuridico (cfr. infra).

ART.13
Le leggi approvate dall'Assemblea regionale ed i regolamenti emanati dal Governo regionale non sono perfetti, se mancanti della firma del Presidente regionale e degli Assessori competenti per materia. Sono promulgati dal Presidente regionale decorsi i termini di cui all'art. 29, comma 2 , e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Regione. Entrano in vigore nella Regione quindici giorni dopo la pubblicazione, salvo diversa disposizione, compresa nella singola legge o nel singolo regolamento.

el 2 comma invece il Presidente promulga le leggi nella qualit di "Capo dello Stato regionale". Da qui si evince la doppia funzione del nostro Presidente, semplificata rispetto all'archetipo statale, in cui si accorpano in Sicilia le funzioni di Capo dello Stato (come a Roma il Presidente della Repubblica) e di Capo del Governo (come a Roma il Presidente del Consiglio dei Ministri). Doppia funzione semplificata per il fatto che la Sicilia sovrana s ma non completamente indipendente. La norma non implicava una "regione presidenziale" ed in effetti sino al 2001 la Sicilia stata un ordinamento parlamentare. Tutt'oggi la funzione legislativa primaria

N N

el 1 comma il Presidente e gli Assessori firmano la legge regionale nella qualit di "ministri regionali" per le competenti materie.

di competenza esclusiva del Parlamento Siciliano e non del Governo. La previsione di una "Gazzetta Ufficiale" come quella dello Stato e delle "Comunit Europee" e non di un semplice "Bollettino Ufficiale" avvalora ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, l'idea di una statualit a sovranit originaria e non di una "regione" ad autonomia derivata da quella statuale, poich tutti i nomi e gli aggettivi relativi all'ente Regione sono i medesimi di quelli di uno stato sovrano. Il 3 comma d solo una norma tecnica per dare un termine di efficacia temporale "a quo" in analogia a quanto avviene per le leggi "statali". La riformina del 2001, lo si dice gi qui solo per completezza, ha introdotto un 13-bis per introdurre un referendum popolare di tipo abrogativo, propositivo e consultivo.

ART.14
L'Assemblea, nell'ambito della Regione e nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, senza pregiudizio delle riforme agrarie e industriali deliberate dalla Costituente del popolo italiano, ha la legislazione esclusiva sulle seguenti materie: a) agricoltura e foreste; b) bonifica; c) usi civici; d) industria e commercio, salva la disciplina dei rapporti privati; e) incremento della produzione agricola ed industriale: valorizzazione, distribuzione, difesa dei prodotti agricoli ed industriali e delle attivit commerciali; f) urbanistica; g) lavori pubblici, eccettuate le grandi opere pubbliche di interesse prevalentemente nazionale; h) miniere, cave, torbiere, saline; i) acque pubbliche, in quanto non siano oggetto di opere pubbliche d'interesse nazionale; l) pesca e caccia; m) pubblica beneficenza ed opere pie; n) turismo, vigilanza alberghiera e tutela del paesaggio; conservazione delle antichit e delle opere artistiche; o) regime degli enti locali e delle circoscrizioni relative; p) ordinamento degli uffici e degli enti regionali; q) stato giuridico ed economico degli impiegati e funzionari della Regione, in ogni caso non inferiore a quello del personale dello Stato; r) istruzione elementare, musei, biblioteche, accademie; s) espropriazione per pubblica utilit.

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I nostri sacri simboli:


la TRINACRIA e l'AQUILA DI SICILIA;

i nostri sacri colori:

il GIALLO e il ROSSO del VESPRO.

n questo articolo e nei successivi sono descritte le funzioni del Parlamento Siciliano. Queste sono essenzialmente due: funzione legislativa e funzione finanziaria. Le due funzioni per cui sono nati i Parlamenti moderni e quello Siciliano in particolare. Alla funzione finanziaria dedicato il successivo art.19; alla funzione legislativa gli artt. dal 14 al 18. Gli ambiti di legislazione della Regione sono quattro: legislazione esclusiva (art. 14, questo); enti locali e ordinamento amministrativo (artt.15 e 16); legislazione concorrente (art.17); voti e progetti sulle materie di competenza dello Stato (art.18).

rinascita della Sicilia che fosse reale e radicale. La gestione del territorio la troviamo nella "agricoltura e foreste", nelle "bonifiche", negli "usi civici", nella "urbanistica", nei "lavori pubblici", nelle "miniere, etc.", nelle "acque pubbliche", nella "caccia e pesca", nella "tutela del paesaggio etc.", nelle "espropriazioni per pubblica utilit". A che titolo ministri dell'ambiente, dell'agricoltura, dei lavori pubblici si sono negli anni intromessi nelle faccende di uno stato-regione sovrano? Al vettore "economia" si rifanno molti di quelli sopra elencati (cui, per analogia, si deve aggiungere l'allevamento, non essendo pensabile che agricoltura e caccia siano nostre e questo no), pi industria e commercio (cui per analogia si devono aggiungere ovviamente i servizi, allora trascurabili ed oggi importantissimi), incremento della produzione agricola ed industriale, turismo, etc. In pratica ogni settore economico affidato al mercato e non oggetto di particolari restrizioni quali credito, assicurazioni e simili. Questi primi due vettori disegnano una Regione che programma e gestisce il territorio e lo sviluppo in tutte le sue dimensioni umane, naturali, produttive, etc. Spetta ai singoli governi e parlamenti, poi, decidere di volta in volta politiche pi dirigiste, pi liberali, etc. Il terzo vettore (ordinamento di uffici ed enti regionali, regime enti locali, etc., stato giuridico ed economico dei dipendenti regionali) d alla Regione la possibilit di coadiuvare la programmazione di cui sopra di quella insostituibile infrastruttura che una buona P.A. Considerata la marginalit dello stato e dei suoi enti in Sicilia, di fatto questo avrebbe significato che la Regione doveva regolamentare non solo la propria burocrazia (come ha fatto, maluccio, ma lo ha fatto) ma anche quella degli enti locali e degli altri enti pubblici siciliani (ci che non ha fatto, delegando tutto o quasi alla legislazione nazionale). L'ultimo vettore, meno coraggiosamente delineato, quello della cultura, vero DNA sociale di un popolo: musei, biblioteche, accademie, e ...istruzione elementare IN CUI POTEVAMO FORGIARE I NUOVI CITTADINI SICILIANI, CON TANTO DI STORIA E LINGUA SICILIANA. E invece questo si tradotto solo in una inutile gestione autonoma della istruzione primaria, senza autonomia di programmi e di idee. Fuori da questi quattro vettori, infine, il settore no profit, detto anticamente "pubblica beneficenza ed opere pie", a completare la sovranit dello stato regione sulla societ siciliana. ovvio che un'autonomia cos ampia presuppone una completa autonomia di entrata e di spesa, altrimenti le leggi regionali sono costrette ad essere fotocopie o passivi "recepimenti" di quelle pubbliche. E' ovvio che un'autonomia cos ampia presuppone una capacit progettuale di prim'ordine e quindi una rappresentanza
(Segue a pagina 10)

I cinque articoli, quindi, coprono l'intero campo della legislazione di uno stato sovrano. Come vedremo appresso la Regione, attraverso la sua Assemblea, pu deliberare su qualunque argomento, persino su quelli su cui non ha competenza (pochissimi). L'ambito di autonomia stato definito dal legislatore in positivo, secondo un modello ancora relativamente accentratore: "si pu fare solo ci che specificato, il resto dello Stato". In realt, per, l'elenco cos completo che resta poco o nulla allo Stato. In particolare l'art. 14 definisce l'ambito di potest esclusiva. In quest'ambito, e ovviamente a valere nel territorio della Regione, lo Stato italiano non ha quasi nessun potere. L'unico potere che ha quello di modificare le leggi costituzionali (ma non nella parte che riguarda l'Autonomia Siciliana, come s' visto) e di influire, per questa via, sull'ordinamento regionale siciliano. Sar il Commissario dello Stato che dovr far valere presso l'Alta Corte della Regione Siciliana l'eventuale violazione che una legge regionale, in materia di esclusiva potest, avesse fatto del dettato costituzionale o di altre leggi costituzionali. In pratica il legislatore regionale, come il Parlamento statale, ha l'obbligo di rispettare la Parte I della Costituzione (quella che riguarda i diritti e i doveri dei cittadini italiani). PER IL RESTO COMPLETAMENTE INDIPENDENTE! Il riferimento alle riforme agrarie ed industriali da farsi alla Costituente caducato perch la Costituente non ebbe tempo di fare alcuna riforma del genere. L'elenco delle materie, infine, definisce quest'ambito di esclusiva potest. Si possono ravvisare quattro grandi vettori di questa indipendenza: gestione del territorio, atttivit economiche in regime di libero mercato, organizzazione interna e pubblica amministrazione, cultura ed istruzione. L'idea era che questi quattro vettori fossero indispensabili ad una

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(Segue dalla pagina 9)

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politica sganciata dai partiti italiani che creano soltanto subalternit. E qui l'Autonomia si inceppata. Data ai partiti italiani questi l'hanno mandata in sonno o l'hanno attivata di tanto in tanto solo per ritagliare piccole posizioni di privilegio. L'articolo pone - vero - anche due limiti: quello della disciplina dei rapporti privati (praticamente gli articoli "commerciali" del codice civile e delle leggi collegate) e le "grandi opere pubbliche d'interesse nazionale" che potessero aver sede in Sicilia, queste riservate alla legislazione statale. Ma la previsione talmente residuale che paradossalmente esalta il fatto che in "tutto il resto" la potest non soffrirebbe, qualora volesse essere esercitata, di nessuna restrizione. Cosa potremmo farne di questa potest? Tutto, e senza piatire un centesimo a nessuno. Facciamo solo qualche esempio a saltare e rimproveriamo questa classe politica per aver tenuto nell'ignoranza un Popolo intero sulle proprie capacit:

una politica di riforestazione per arginare il dissesto idrogeologico; una politica agricola di incentivazione degli accorpamenti tra le piccolissime imprese per creare un tessuto di medie imprese competitive sul piano di un'agricoltura di qualit; una razionalizzazione delle aree industriali e commerciali e una politica di attrazione degli investimenti e degli insediamenti stranieri; la creazione di network per la commercializzazione dei beni e servizi prodotti in Sicilia; lo sfruttamento del canale "etnico", tanto per vendere prodotti siciliani ai Siciliani nel mondo, quanto per far investire in Sicilia gli stessi; una liberalizzazione di quei settori che generano maggior valore e occupazione e specialmente quelli concentrati nelle mani di pochi produttori peninsulari a discapito delle imprese siciliane; una sperimentazione di forme d'incubazione imprenditoriale e/o di particolari forme sociali in settori in cui l'imprenditoria isolana carente ma in cui vi sono buone prospettive d'inserimento: societ "pubbliche" ad azionariato diffuso, cooperative che mettano in contatto direttamente consumatori e produttori, incentivi per le imprese familiari e per quelle ubicate nei piccoli centri abitati, strumenti di controllo innovativi nelle aziende a capitale pubblico, etc.; il completamento della rete infrastrutturale dei trasporti o quella degli altri canali distributivi, la sua interconnessione con quella euro-mediterranea; una grande operazione "qualit della vita" che faccia da volano per un turismo di qualit, fondato anche sul recupero dei beni culturali; una P.A. snella e al servizio reale della societ e dell'economia siciliana; una delega generale agli altri enti pubblici della gestione dei servizi con una concentrazione della Regione sulle funzioni di programmazione, controllo e alta amministrazione; un 3 settore (no profit) basato su circuiti virtuosi di competizione e non su criteri clientelari; la riappropriazione alla Sicilia delle sue risorse minerarie e delle sue fonti d'energia, la vendita (a caro prezzo) delle eccedenze al Continente o, in alternativa, il ridimensionamento degli impianti e la loro conversione verso forme pulite di energia.

C' davvero solo l'imbarazzo della scelta sul dove cominciare. E invece continuiamo sempre a subire le scelte romane che ci sacrificano sistematicamente ai c.d. "interessi nazionali". Ma come fanno i deputati dell'ARS a ribellarsi a quegli interessi se le elezioni non sono veramente libere, ma distorte dal bisogno, dalla disinformazione e dalla sproporzione di mezzi in campo? E se coloro che li hanno messi l sono gli stessi che violano sempre e sistematicamente gli interessi della Sicilia? Non sono mancati politici generosi e autonomisti dentro i partiti italiani (Alessi in testa) ma la struttura stessa dei partiti, centrata su Roma, impedisce una legislazione davvero autonoma. Quando tutti o quasi i partiti siciliani si saranno dati una struttura federativa allora, e solo allora, il motore potr accendersi. ( 3. Continua )

Nessuno pi schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo


(Goethe)

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indisponibile vi sono anche le miniere secondo l'esplicito disposto dell'art. 826,2 comma del vigente codice civile, promulgato prima dello Statuto con R.D. 16-03-1942 n. 262. Per il disposto dell'art. 2, 1 comma lett. b) dell R.D. 29-07-1927 n. 1443 "appartengono" alle miniere "la ricerca e la coltivazione" anche "dei combustibili solidi, liquidi e gassosi". , quindi, di una evidenza solare che il petrolio estratto in Sicilia nostro ed esclusivamente nostro e che la Regione Siciliana (in virt dell'art. 14 lett.h) dello Statuto ha competenza esclusiva a legiferare per tutto quanto concerne la materia petrolifera. , poi, arcinoto che il petrolio estratto nel territorio siciliano sufficiente da solo a soddisfare i bisogni energetici dell'Isola. Ebbene, nonostante la chiara disposizione dell'art. 33 dello Statuto, che assegna le miniere, per come anzidetto, al patrimonio indisponibile della Regione, i Siciliani non solo non ricavano alcuna utilit dai cospicui giacimenti petroliferi esistenti nel sottosuolo della propria Terra, ma subiscono uno sfruttamento ed una spoliazione pari a quella subita dai popoli coloniali ad opera dei colonialisti dell'800. Ai Siciliani stato sinanche negato un misero sconticino sul prezzo della benzina proveniente dalla loro stessa Terra. Analoga considerazione va fatta per il gas metano di Gagliano Castelferrato e per i sali potassici ed alcalini estratti in gran quantit dal nostro sottosuolo. E noi, intanto, come per il petrolio, continuiamo a pagare a peso d'oro i concimi chimici per la nostra produzione agricola, nonostante provengano dal nostro sottosuolo. Le miniere di zolfo ritenute improduttive, vennero lasciate in balia degli ascari locali, che ne fecero scempio. I giacimenti di petrolio e di sali, invece, vennero messi fraternamente in comune con i despoti romani. Solo chi ha gli occhi nel sedere non si pu accorgere di questo palese e gravissimo sfruttamento perpetrato ai nostri danni! Veramente ineffabile e sommamente vacua stata la reazione dei governanti regionali, che indegnamente ci rappresentano, a proposito della creazione della tesoreria unica decisa dai padroni di Roma. Al riguardo viene in mente l'appropriato ed efficacissimo proverbio siciliano che dice a chi si interessa di facezie avendo perduto le cose pi importanti: "Persi li muli e va circannu li crapisti!". I governi regionali da 40 anni hanno consentito ai governi centrali di appropriarsi di una valanga di miliardi che avrebbero dovuto restare in Sicilia a mezzo della Camera di compensazione, prevista dall'art. 40 dello Statuto, nonch delle risorse del nostro sottosuolo (petrolio, sali, ecc.) (art, 33) ed ora vanno a pietire per la perdita di pochi spiccioli che si verificher con la creazione della tesoreria unica nazionale. A chi non ha saputo far valere i diritti costituzionali spettanti alla Sicilia, la risposta dei padroni di Roma non poteva che essere necessariamente negativa, per come lo stato. E per concludere l'esame solo delle pi gravi e palesi violazioni subite dallo Statuto Siciliano da parte dei Governi Italiani con l'assenso esplicito o tacito dei loro manutengoli locali, passo a trattare per sommi capi il soffocamento subito dall'Alta Corte per la Sicilia prevista e regolata dagli articoli dello Statuto che vanno dal 24 al 30 e cio a dire da ben sette articoli su 43 di cui lo stesso composto.

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IL GIUDICE RIGGIO E LO STATUTO TRADITO


da "SCRITTI ERETICALI" di Salvatore Riggio Scaduto (1986)

ltro importantissimo articolo qualificante dello Statuto, che non stato attuato, l'art. 40. Tale articolo prevede l'istituzione presso il Banco di Sicilia di una Camera di compensazione allo scopo di destinare ai bisogni della Regione le valute estere provenienti dalle esportazioni siciliane, dalle rimesse degli emigranti, dal turismo e dal ricavo dei noli di navi iscritte nei compartimenti siciliani. Con questa disposizione si voluta mettere in salvo la nostra ricchezza liquida monetaria dalla rapacit dei nostri cos detti "fratelli" nordici, creando una specie di lira forte siciliana, ma tutto ci rimasto allo stato di una pia intenzione non seguita dai fatti. La valuta pregiata proveniente dalle rimesse degli emigranti siciliani e quella spesa in Sicilia dai milioni e milioni di turisti stranieri, che hanno visitato la Sicilia in questi ultimi 40 anni, da sola ascende a cifre astronomiche, per come il lettore pu ben immaginare. Tale valuta per il disposto dell'art. 40 dello Statuto doveva restare in Sicilia "per essere destinata ai bisogni della Regione". Nulla di tutto questo stato realizzato e tutta questa valanga di moneta pregiata, anzicch restare in Sicilia andata a finire nel calderone sfondato nazionale e noi Siciliani siamo rimasti agli ultimi posti in tutte le graduatorie economiche e finanziarie dello Stato. Se l'art. 40 avesse potuto trovare attuazione evidente che in Sicilia ci sarebbe stato lavoro ed occupazione per tutti perch ci sarebbe stata la possibilit di creare complessi industriali possenti e competitivi; ci sarebbe stata la possibilit di industrializzare la nostra agricoltura e di lanciare sul mercato mondiale a prezzi competitivi i nostri prodotti specie vinicoli ed agrumari, che oggi, invece, vanno a finire al macero sotto le ruspe della CEE in cambio di una misera elemosina; ci sarebbe stata la possibilit di dare ossigeno ed incremento al nostro glorioso ed operoso artigianato, che un tempo assorbiva tante braccia di lavoro e che oggi, invece, sta scomparendo a causa dell'esoso fiscalismo rapace dello Stato Italiano che soffoca in sul nascere ogni libera ed autonoma iniziativa di lavoro; ci sarebbe stata la possibilit, infine, di emettere prestiti interni da parte del Governo della Regione in attuazione dell'art. 41 dello Statuto, a beneficio delle classi lavoratrici e produttive della Sicilia. In una parola ci sarebbe stato lavoro e ricchezza per tutti. E passo a trattare per sommi capi, a causa della limitatezza di questo semplice articolo giornalistico, il problema attualissimo della rapina del petrolio siciliano operata ai nostri danni giorno per giorno dai "Fratelli d'Italia" con il beneplacito degli ascari locali. L'art. 33 dello Statuto dispone che sono assegnati alle Regione, e costituiscono il loro patrimonio, i beni dello Stato oggi esistenti nel territorio della Regione. Tra i beni dello Stato facenti parte del suo patrimonio

(2. Continua)

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Anche le banche italiane, assicurazioni e grandi gruppi privatizzati (ENI, ENEL, fate voi) vantano profitti in crescita del 30-50%; e ci, sulla pelle di una popolazione produttiva che si impoverisce di giorno in giorno. Occorre che siano gli inglesi e gli americani ad accorgersi che nel sistema c qualcosa di sbagliato, altrimenti i nostri Padoa Schioppa, Ciampi e simili continuano a ripetere la lezione che gli hanno insegnato. E le sinistre, insieme ai grandi media, a deridere Tremonti come protezionista. Le bancarotte fraudolente sempre pi gigantesche - Enron, Parlamat, Socit Generale, Northern Rock - non bastano a convincere questi servi sciocchi dei poteri forti. Deve venire Kenneth Griffin, gestore di uno dei pi grossi fondi speculativi, il Citadel Investment Group (20 miliardi di dollari gestiti) a rivelare che la finanza internazionale stata abbandonata al giudizio di ragazzini appena usciti dalla business school, che controllano il mercato dei capitali in America, mentre i loro super-capi e amministratori delegati capiscono solo in parte il tipo di affari che questi ventenni stanno facendo. Bisogna che sia il Financial Times, non Liberazione, a scrivere: I pochi pesci grossi fanno miliardi sia che i mercati salgano o che scendano, e le loro banche strappano il sostegno dello Stato mentre i pesci piccoli perdono la casa. Griffin e il Financial Times, non Veltroni n Berlusconi, parlano, ora, della necessit di porre regole al mercato. Lex capo del fondo Monetario, Koehler, attacca le grottesche remunerazioni dei banchieri daffari responsabili della massiccia distruzione di ricchezza che stiamo vedendo e soffrendo. E invoca il ristabilimento di una coltura bancaria continentale europea. Questo il problema. La cultura economica europea cera, si chiamava Stato sociale di mercato, si chiamava modello renano. Creato da Stati autoritari (Bismarck, fu il primo a introdurre la previdenza obbligatoria per gli operai; Mussolini fu il primo a fare altrettanto in Italia), e adottato poi dalle cosiddette democrazie come dai socialismi riformisti, mirava a compensare le pi scandalose iniquit fornendo a tutti un minimo di sicurezza davanti alla malattia e alla vecchiaia. Lo scopo non era la massimizzazione razionale del profitto (individuale), bens dar fondamento ad un patto sociale che consenta la decente convivenza tra classi sociali differenti, e quindi un ordine che non sia solo costrittivo, di polizia (3). Solo che, in mano alle democrazie pluraliste, il modello s guastato: a causa della corruzione delle democrazie stesse. Esempio: lIRI, da ente di salvataggio di industrie e competenze nazionali strategiche, fu trasformato in distributore di tangenti ai partiti. Proprio questo ha consentito ai modellisti economisti anglo-americani di parlare di inefficienza del modello europeo-sociale, di additare laumento della spesa pubblica e gli sprechi, e di raccomandare (o imporre) il razionalismo iper-liberista, di stampo calvinista, dove il profitto loggettiva misura della razionalit e della moralit. Ora, ricostruire quella cultura possibile? Un quarto di secolo di liberismo globale senza Stato ha devastato molto pi che i beni materiali e reali. Ha devastato mentalit, cancellato anche la sola idea che il politico debba occuparsi di qualcosa chiamato bene comune e patto sociale; e se ancora qualcuno volesse nutrire una volont di operare per regolamentare e ridistribuire, non avrebbe pi le competenze per lanciare un New Deal del 21mo secolo. Come dice benissimo Luigi Copertino nel suo ultimo saggio (4), nel liberismo mondiale la flessibilit delle opzioni sociali, che dissolve ogni legame comunitario, rendendo a tempo determinato i rapporti di lavoro e quelli politici di cittadinanza,

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German President Horst Koehler corrisponde perfettamente alla flessibilit delle scelte morali che dissolve tutti i legami familiari, rendendoli assolutamente revocabili e temporanei. Se volete il matrimonio temporaneo, perch vi lamentate del vostro contratto di lavoro a termine? Se non vogliamo pi gli obblighi che ci chiedeva la patria, perch il gestore di fondi comuni dovrebbe sentirsi legato al bene dei concittadini poveri, e trattenuto dal ritagliarsi emolumenti di 3 miliardi di dollari lanno, mentre milioni di suoi compatrioti perdono - per causa sua - la casa? Nel liberismo globale, tout se tient. Ci ha voluti cos, individualisti, sciolti da ogni obbligo durevole, perch solo cos diventavano efficienti consumatori. Ora che ci ha lasciato poco da consumare, ci resta il precariato della vita, e - pi irrimediabile - la perdita del senso del comune destino, e persino la capacit di ricostruirlo nella societ.

Maurizio Blondet
(18 maggio 2008 - effedieffe.com)
1) David Rothkopf, Change is in the air for financial superclass, Financial Times, 15 maggio 2008. 2) William Pfaff, Commodity speculation versus economists model, williampfaff.com, 16 maggio 2008. 3) La frase di Franco Cardini, Astrea e i Titani - le lobbies americane alla conquista del mondo, Laterza, 2003, pagine 144-145. 4) Luigi Copertino, Spaghetticons - La deriva neoconservatrice della destra cattolica italiana, Il Cerchio, Rimini, 2008. E il primo saggio che fa il punto sulla penetrazione delle idee neoconservatrici israelo-americane (in Italia proclamate da Giuliano Ferrara ateo devoto) nella destra cattolica italiana; ponte semi-cosciente della penetrazione di un intero mondo di valori e opzioni tipicamente anglosassoni nel mondo cattolico italiano, tradizionalmente non proprio vicino alla visione del mondo statunitense. Da leggere.

I banchieri mangiano, serviti dai loro fedeli camerieri e la gente rimane affamata di giustizia e verit Domandina: fino a quando la gente, affamata di giustizia e verit, rester a guardare i banchieri mangiare e arricchirsi alle loro spalle e a farsi illudere dai politici, servi dei banchieri?

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