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ARDITI

"Dopo le ripetute incursioni su Pola che alla fama degli aggressori di Idria di Assling e di Tarvis
aggiunsero una gloria navale e parvero fare della nostra liscia carlinga di tela un'emula della prua
rostrata, voi siete chiamati a compiere un'impresa marina di ben più alta audacia. Voi siete i primi a
portare l'ala d'Italia in un cielo ostile che fu fino a oggi immune da ogni offesa aerea. Voi sarete i
primi ad aggredire nel canale di Kumbur la più nascosta base dei sommergibili austriaci e il
numeroso naviglio alla fonda nella baja di Teodo. Le difficoltà della rotta, la singolarità del luogo,
l'importanza militare del compito, la necessità di superare la propria perizia e il proprio coraggio
improvvisando nel pericolo una virtù nuova, tutto concorre a sollevare il vostro animo, che fu
sempre pari all'evento e sempre superiore alla fortuna". L'ordine del giorno concludeva: "Ai
combattenti del cielo carsico bastò assegnare con precisione il compito severo. Non vale aggiungere
incitamento, anzi giova temperare l'eccesso dell'ardire e raccomandare una disciplina vigilante. Ma
ricordatevi che anche nelle Bocche di Cattaro, anche in quel munito labirinto marino, come in tutta
la costa dalmata, respira pur sempre la grandezza della Dominante. Alla caduta della Repubblica i
cittadini di Perasto celarono con lacrime il gonfalone veneto sotto l'altar maggiore del Duomo,
consacrandolo alle rivendicazioni future, in cui pur credeva, la loro
fedeltà dolorosa. E certo che nella notte di vittoria il segno dissepolto del leone alato voi lo sentirete
riagitarsi al rombo delle vostre ali".

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