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Diritto e Opera: un connubio possibile

ippo Annunziata Di Giorgio Fabio Colombo Di Filippo Annunziata Di Giorgio Fabio Colombo Di Filippo Annunziata Pubblicato il 09/02/2018
Di Giorgio Fabio Colombo
sore associato di Diritto d… Professore associato di Diritto c… Professore associato di Diritto d… Professore associato di Diritto c… Professore associato di Diritto d… Professore associato di Diritto c…

Diritto e opera possono sembrare, a prima vista, due mondi alieni, separati da enormi
differenze, culturali e tematiche. Il diritto è il mondo delle regole, delle prescrizioni,
delle sanzioni; l’opera è il mondo dello spettacolo, dell’immaginazione, delle passioni.
Tuttavia, diritto e opera possono, ed in effetti dialogano l’uno con l’altra sotto vari
profili.

Volendo sistematizzare il rapporto tra diritto e opera, una possibile indagine può
articolarsi, in via di prima approssimazione, lungo tre direttrici.
Secondo un primo approccio – che si può identificare, sulla scorta degli studi di Law and
literature, come quello di Law and Opera, - si può indagare in senso lato il modo in cui le
questioni giuridiche sono trattate, e narrate, nel contesto dei lavori concepiti per il
teatro d’opera. In questo caso, l’analisi muove, di regola, dal libretto, la cui lettura viene
a combinarsi con la struttura musicale, e con tutti gli elementi propri della
rappresentazione: per fare un esempio, seguendo tale approccio si può analizzare il
modo con il quale il matrimonio è trattato ne Le nozze di Figaro di Mozart, oppure
studiare la rappresentazione della vendetta ne La cavalleria rusticana di Mascagni, ecc.
Altre questioni possono riguardare il diritto penale, oppure il diritto processuale, per
come – per l’appunto – tali temi sono “convogliati” attraverso il medium del teatro
musicale.

Un secondo profilo riguarda, invece, l’indagine circa le regole che governano, o hanno
governato nella sua evoluzione storica, il teatro d’opera: un approccio, insomma di Law
on Opera. In questo caso, l’indagine attiene, ad esempio, alle norme che regolano il
funzionamento dei teatri d’opera (anche, o soprattutto, in una prospettiva storica), ai
contratti tra teatri, impresari, cantanti, compositori, e musicisti. Rientrano poi in questo
filone le questioni fondamentali che attengono alla proprietà intellettuale, nonché
quelle che riguardano le norme sulla censura.

Infine, l’approccio al rapporto tra opera e diritto potrebbe essere anche più ampio, e –
per tale via – toccare questioni anche di tipo filosofico, o politico: si pensi, ad esempio,
ad un’indagine volta ad esplorare temi quali la condizione femminile nell’opera italiana
dell’Ottocento (“Law around Opera”).

2. Per quanto attiene al filone di indagine che abbiamo sinteticamente indicato con la
formula Law and Opera, il quadro di riferimento è rappresentato dalle metodologie
sviluppate nell’ampio filone degli studi di Law and Literature, fiorito - ormai da molti anni
- prima negli Stati Uniti e poi in Europa. La nascita della “scuola” che tratta delle
relazioni tra diritto e letteratura è generalmente ricondotta agli anni tra il 1970 e il
1980, nonostante vi siano anche antecedenti più risalenti nel tempo. L’approccio alle
tematiche che legano diritto e letteratura segue, in via prioritaria, due filoni: lo studio
delle tematiche legali presenti in testi letterari (inclusi quelli teatrali); l’analisi di testi
normativi (norme, documenti legali, pareri e trattati) come prodotti letterari (questo è il
significato di Law in Literature, da una parte, e Law as Literature dall’altra). Gli strumenti
d’indagine propri dello studio di Law and Literature sono stati utilizzati, nel tempo, con
metodi differenti, ed hanno comportato il nascere di diverse sottocorrenti,
caratterizzate in base alla diversità degli obiettivi di volta in volta perseguiti dagli
interpreti, alla loro sensibilità, alla loro formazione culturale: a partire da un approccio
generale – in base al quale le opere letterarie sono considerate risorse utili per meglio
comprendere i bisogni fondamentali dell’uomo (e così pure, i valori legali che
contraddistinguono una società) – sino ad approcci più specifici, che esplorano
argomenti quali l’etica, lo status delle minoranze, le ineguaglianze politiche e sociali, il
valore della giustizia, il ruolo del processo, la funzione del giudice e del tribunale, od altri
profili. I metodi e le scuole che appartengono al filone degli studi di Law and Literature
hanno ormai assunto connotazioni piuttosto differenziate, di guisa che non sussiste un
consenso unitario quanto agli obiettivi perseguiti, né tantomeno un unico approccio a
questo campo d’indagine. Le correnti più importanti si intrecciano con altri campi di
studio, come l’antropologia giuridica, la storia del diritto, la sociologia giuridica, i critical
legal studies, la filosofia politica, e la filosofia del diritto. Con il progredire del tempo,
inoltre, i filoni tendono a diventare ancor più frammentati, ed alcuni Autori (tra i quali,
ad esempio, Richard Posner) mettono in discussione la funzione stessa, o l’utilità,
dell’approccio di Law and Literature, avanzando l’ipotesi che diritto e letteratura abbiano
funzioni totalmente differenti, nonostante vi siano aspetti tali da rendere il loro studio
comparato utile e fruttuoso. Nel dibattito che ha seguito la presa di posizione di Posner,
Stanley Fish ha condiviso il fulcro della sua tesi (diritto e letteratura hanno funzioni
differenti), nel contempo affermando che non sono le differenze tra i testi normativi e
quelli letterari a determinare la diversità, bensì le rispettive “strategie interpretative”.
Martha Nussbaum, da parte sua, ha affermato che lo studio di Law and Literature è utile a
definire il concetto di giustizia: la letteratura stimola l’immaginazione e potenzia la
capacità di capire le azioni altrui. Un tale approccio può rafforzare la capacità di
formulare giudizi etici, nonostante non possa sostituire le norme e l’ordinamento legale
nel suo complesso. Da ultimo, si segnala un ragionamento provocatorio – quasi una
sfida – che emergerebbe da taluni studi di Law and Literature: le espressioni della
letteratura potrebbero diventare così forti da identificarsi in concetti riconducibili a una
forma di giustizia parallela, alternativa e pluralistica.

Gli studi sui legami tra testi letterari – in senso lato – e normativi sono stati lungamente
approfonditi anche da studiosi che si dedicano al teatro e alla storia teatrale. In questi
casi, l’attenzione non è rimasta focalizzata solamente su testi più o meno rilevanti per il
campo di indagine, ma si è estesa ai profili che toccano la rappresentazione scenica e, in
senso lato, la drammaturgia. Questo campo di studi porta all’analisi di tematiche
articolate, quali la drammaturgia delle feste pubbliche, le dinamiche rappresentative
durante processioni o celebrazioni ufficiali, i rituali che accompagnavano torture od
esecuzioni pubbliche.

Nei vari filoni di indagine sopra richiamati, scarso spazio è stato riservato all’analisi e
allo studio delle opere destinate al teatro musicale. Fino a poco tempo fa, l’opera
sembra essere sostanzialmente sfuggita alle principali correnti di studio già citate,
nonostante essa sia un prodotto artistico che, nella sua fase di massima espansione (tra
il XVIII e XIX secolo), ha avuto un ruolo dominante nel contesto culturale europeo.
Alcuni recenti contributi sembrano ora muovere decisamente in questa direzione: ad
una prima monografia sul tema (ANNUNZIATA, Prendi l’anel ti dono… Divagazioni tra
opera e diritto privato, Milano, Silvana, 2016), ha fatto seguito un’opera collettanea che
rappresenta il primo, strutturato contributo sul tema reperibile nel contesto della
ricerca internazionale (ANNUNZIATA-COLOMBO, Law and Opera, Berlino, Springer,
2018).

3. Ritornando al tema di Law and opera, nel considerare in che modo il diritto viene
“raccontato” nel teatro d’opera, l’analisi del dato storico mostra chiaramente come lo
scorrere del tempo comporti radicali mutamenti di prospettiva. Mentre, nel tardo XVIII
secolo, i temi che emergono come più rilevanti riguardano – in generale – il diritto di
famiglia (matrimoni, fidanzamenti, testamenti, ecc.), nel XIX secolo i temi toccati
riflettono la progressiva trasformazione del tessuto sociale, la secolarizzazione dei
rapporti, lo sviluppo del tessuto urbano, il denaro. A riguardo, l’analisi della “narrazione”
del diritto nelle opere liriche può seguire approcci differenti. Le tre metodologie
fondamentali possono essere ricondotte ad uno studio storico-comparativo, ad un
approccio strutturale, e, da ultimo, ad un approccio culturale.

Secondo l’approccio storico-comparativo, i temi giuridici che emergono dalle trame


raccontate dal teatro d’opera possono analizzarsi seguendo un metodo riconducibile
allo studio del diritto comparato. Nello specifico, si rende dunque necessario
identificare, innanzitutto, la legge applicabile nel luogo e nel tempo in cui l’opera è stata
ideata, e messa in scena per la prima volta. Se ne ricava una lettura utile ed interessante
degli schemi, anche antropologici e culturali, che – ancor prima delle questioni
giuridiche – informano la trama e i contenuti del libretto. Questa prima fase di analisi
viene a corroborarsi con lo studio, in chiave comparata, dell’approccio con il quale sono
affrontate le questioni giuridiche nelle fonti letterarie dell’opera, che spesso
provengono da un diverso sistema legale rispetto all’opera medesima. Ad esempio,
molti libretti della tradizione dell’opera italiana della prima metà dell’Ottocento sono
ricavati da testi letterari francesi: una data questione (ad esempio, il matrimonio, il
contratto, il testamento) possono così essere analizzati avuto riguardo all’ordinamento
giuridico del luogo in cui l’opera è stata composta e rappresentata per la prima volta (ad
esempio, il Lombardo Veneto), e poi messi a confronto con l’ordinamento giuridico di
riferimento delle fonti letterarie (la Francia). L’indagine può poi completarsi alla luce
delle soluzioni rinvenibili nell’ordinamento di riferimento dell’autore dell’indagine
stessa (ad esempio, la legislazione italiana oggi vigente).

Per citare un caso di particolare interesse, ne La Sonnambula di Vincenzo Bellini e


Francesco Romani, una questione centrale della narrazione è rappresentata dalla
donazione dell’anello di fidanzamento, e dalla sua sorte nel caso di mancata
celebrazione del matrimonio: la questione può essere analizzata avendo riguardo al
Codice Civile austriaco 1811 (dato che l’opera fu rappresentata per la prima volta a
Milano nel 1831, al tempo della dominazione austriaca), nonché al Code Napoléon
francese del 1804 (il libretto fu tratto, tra le altre fonti, da due testi teatrali francesi
andati in scena a Parigi). L’approccio comparativo consente di analizzare la circolazione
dei modelli letterari e di quelli giuridici, e le relative differenze.

In altri casi, l’approccio allo studio dei profili giuridici nel teatro d’opera segue percorsi
più ampi, che attengono alla stessa struttura del testo e della trama. Questo è il caso, per
esempio, della Tetralogia wagneriana. L’intera serie di vicende della Tetralogia prende
avvio, in Das Rheingold, da un eclatante caso di inadempimento contrattuale: Wotan,
infatti, si rifiuta di adempiere al contratto concluso con i Giganti per la costruzione del
Walhalla. A partire da questa inadempienza contrattuale, e dal goffo tentativo di Wotan
di rimediare alla situazione, la storia si evolve, fino al finale del Götterdammerung. Il
diritto dei contratti funge, così, da schema-archetipo che regge la storia, in questo caso
di un intero ciclo di opere.

Da ultimo, l’approccio potrebbe consistere nel concentrare l’indagine sul modo in cui un
certo problema o tema è rappresentato nel testo e nella musica, ponendo l’attenzione
sul tempo e sul luogo in cui la storia si evolve. Le opere ambientate in uno specifico
contesto storico affrontano temi legali che potrebbero essere studiati in via autonoma:
si pensi alla questione del matrimonio e della filiazione in Madama Butterfly di Puccini, o,
ancora, al testamento in Gianni Schicchi di Puccini.

4. Law on Opera e Law about Opera offrono ulteriori prospettive di studio. Diritto
d’autore, disposizioni legali applicabili ai teatri, ai cantanti, ai compositori, ecc., offrono
– specialmente nella loro evoluzione storica – un ampio ventaglio di temi che ruotano
attorno alla Storia e all’evoluzione del teatro musicale. Tali temi, inoltre, consentono di
indagare le strutture che nel tempo hanno contraddistinto la Storia del teatro d’opera,
ed il relativo sistema produttivo. Assolutamente centrale, in questo contesto, sono i
temi legati al diritto d’autore: la circolazione dell’opera, nella sua epoca di massima
diffusione – tanto all’interno, quanto al di fuori del territorio europeo – è stata
profondamente influenzata da come operava il diritto d’autore vigente all’epoca.

D’altra parte, l’opera – come ogni altra forma di espressione artistica – non sempre è
stata accolta con benevolenza dalle autorità pubbliche: l’opera è stata spesso
considerata rivoluzionaria, contro la morale o la sicurezza pubblica. Nel XVIII e XIX
secolo gli interventi della censura erano, o potevano essere, molto evasivi, ma ancora
oggi la sottile linea che divide espressione artistica ed oscenità crea un feroce dibattito
ogniqualvolta la rappresentazione viene ritenuta troppo provocatoria. Qui il problema
dei “limiti” non è circoscritto a ciò che potrebbe risultare osceno per la legge: infatti,
l’opera è, per molti, addirittura, una forma d’arte ai limiti del sacro. Gli aficionados sono
estremamente attenti ad ogni violazione dello spirito originale, dell’essenza, di una data
composizione. Da qui la discussione sugli adattamenti e sulle scelte di scena, intrapresi
per incontrare le (a volte, solo asserite) preferenze del pubblico contemporaneo: si deve
consentire al coreografo, al regista, all’adattatore, di deviare dall’opera originale? Se sì,
in quale misura? Non sarebbe opportuno che la legge intervenisse sul punto per
prevenire queste “eresie”? Tali problematiche sono particolarmente interessanti per i
giuristi, dal momento che poggiano sull’intersezione di due punti di diritto egualmente
importanti: la censura, da un lato, e il diritto d’autore, dall’altro. Continuando sulla
stessa linea sottile, pare opportuno menzionare che le versioni rivisitate delle opere
sono certamente prodotti derivati da un originale, ma recano con sé anche un valore
aggiunto: spesso, non è facile destreggiarsi tra opera originale e testi plagiati.

Ulteriori questioni si pongono con riguardo ai diritti della personalità, e al ruolo


dell’interprete. Alcuni cantanti e musicisti divengono talmente famosi che sembrerebbe
opportuno proteggere la loro voce, non soltanto attraverso un diritto di proprietà
intellettuale, ma anche quale diritto della personalità.

Altrettanto rilevanti sono le questioni che riguardano i luoghi della rappresentazione,


ossia i teatri. Da lungo tempo, ormai, i luoghi che fungono da ritrovo per un gran numero
di persone sono strettamente regolati: la sicurezza, l’accesso, l’appropriatezza degli
spazi, sono aspetti disciplinati dalla legge con dovizia.

Si consideri, poi, l’atto di acquisto del biglietto per una rappresentazione, e il novero di
conseguenze legali che tale atto porta con sé: cosa accade se lo spettacolo non va in
scena? E se non è di gradimento del pubblico?

Infine, come si può ricavare dalle note che precedono, lo studio del campo di Law around
Opera è estremamente ampio e, allo stesso tempo, forse il più intrigante. L’opera, come
le altre manifestazioni della vita sociale, può essere lo specchio del tempo in cui fu
creata; inevitabilmente influenzata dalle mode e dalle prassi; al contempo universale ed
esclusiva, eterna e profondamente radicata nel proprio tessuto; tale da rivelare il
particolare gusto estetico di un paese, di un periodo storico, di una realtà sociale; un
modello delle interazioni sociali, tra individui, paesi e istituzioni. In tale contesto, l’opera
offre l’occasione al giurista di (ri)scoprire l’importanza degli studi umanistici nell’ottica
di una formazione legale davvero completa. Ma anche studiosi provenienti da altri
settori possono giovarsi dei vari approcci sopra richiamati al fine di ricavarne i vantaggi
derivanti dalla capacità di guardare alla legge (una materia tecnica, e talvolta anche
noiosa) con occhi diversi: occhi, per così dire, artistici.

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