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Marziale 12,94

Scribebamus epos; coepisti scribere: cessi,


      Aemula ne starent carmina nostra tuis.
Transtulit ad tragicos se nostra Thalia cothurnos:
      Aptasti longum tu quoque syrma tibi.
Fila lyrae moui Calabris exculta Camenis: 5
      Plectra, rapis nobis, ambitiose, noua.
Audemus saturas: Lucilius esse laboras.
      Ludo leuis elegos: tu quoque ludis idem.
Quid minus esse potest? epigrammata fingere coepi:
      Hinc etiam petitur iam mea palma tibi. 10
Elige quid nolis- quis enim pudor omnia uelle?-
      Et si quid non uis, Tucca, relinque mihi.

Scrivevo un poema epico: ne cominciasti uno anche tu; ho smesso perché il mio poema non
gareggiasse col tuo. La mia Musa si volse alla tragedia: indossasti anche tu il lungo abito tragico.
Toccai le corde della lira suonata dal poeta calabro: tu, o ambizioso, mi strappi il nuovo plettro. Oso
il genere satirico: tu ti sforzi per diventare un Lucilio. Scrivo leggere elegie: anche tu scrivi carmi
dello stesso genere. Ho cominciato a comporre epigrammi - che ci può essere di meno pregevole? -:
e anche qui cerchi di strapparmi la vittoria ormai mia. Scegli un genere, che non vorrai coltivare -
sarebbe una sfrontatezza voler coltivare ogni genere -, e se c’è qualcosa che non ti piace, lasciala a
me, o Tucca.

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