rex fuit…
(Ovid. met. XIV 320 s.)
Saggi e articoli
N. LUCENTINI, Complessi con elementi celtici nel Piceno meridionale,
tra Tenna e Vibrata, e un corredo chietino ................................... pag. 9
Y.A. MARANO, La cristianizzazione delle città delle Marche in età tar-
doantica (IV-VI sec. d.C.) ........................................................ » 51
Note e relazioni
F. BELFIORI, Disiecta membra dal Piceno: nuove considerazioni sulle
terrecotte architettoniche di Offida (AP)...................................... » 117
M.R. CIUCCARELLI - M. BILÒ, Archeologia preventiva ad Ancona ... » 141
D. DI MICHELE, Anfore dalle Marche: una breve revisione dei dati editi » 167
S.M. MARENGO, A proposito di un alfabetario ................................... » 179
V. LANI, L’anfiteatro di Fanum Fortunae .......................................... » 189
L. PEDICO, Centuriazione e sistemi alternativi di divisione territoriale:
il caso di Attidium e Tuficum ................................................... » 205
G. SINOPOLI, Domus romane di via Fanti ad Ancona: scavi e contesto
urbanistico ................................................................................. » 225
Schede e notizie
G. PACI, I liberti ascolani di Tito Elvio ................................................ » 289
Bibliografia
SCHEDE PER LOCALITÀ
Osimo (AN) (S. FINOCCHI) ........................................................... » 295
SEGNALAZIONI
a cura di F. CANCRINI - G. PACI - M. PASQUALINI ......................... » 319
Giulia Sinopoli
1
il presente articolo è tratto dalla mia tesi di specializzazione Domus romane
di via Fanti ad Ancona. Scavi e inquadramento urbanistico, discussa a Bologna nel
marzo 2018. Desidero ringraziare il mio relatore prof. Sandro De Maria e la mia
correlatrice Dott.ssa Maria Raffaella Ciuccarelli per avermi offerto l’opportunità
di studiare un contesto così importante per l’archeologia della mia città.
2
Figg. 1 (inv. 13644), 3 (inv. 13649), 5 (inv. 433713), 6 (inv. 433723), 7
(inv. 123588), 8 (inv. 210541), 9 (inv. 210501), 10 (inv. 210587), 11 (inv.
210528), 13 (inv. 210516), 15 (inv. 210510), 17 (inv. 210471), 18 (inv. 210537).
le altre figure sono mie rielaborazioni della documentazione grafica conservata in
Soprintendenza.
3
G. anniBalDi, Scoperta di costruzioni romane, in Fasti Archaeol. X (1955),
n. 4283, p. 341; iD., Riaffiora una casa romana in via Fanti, in «Rivista di ancona»
ii, 5 (1959), pp. 18-20; iD., Ancona. Scavi e scoperte, in Fasti Archaeol. Xiii (1958),
n. 4078, p. 266; iD., L’architettura dell’antichità nelle Marche, in Atti dell’XI Congresso
di Storia dell’architettura, Roma 1965, pp. 45-86 (in part. pp. 79-80).
4
B. anDREaE, Archäeologische Funde und Grabungen im Bereich der Soprinten-
denzen von Nord- und Mittelitalien 1949-1959, in «archäeologischer anzeiger»
(1959), pp. 172-204, in part. pp. 175-176 e 185-186 fig. 46; F. l. BaSTET - M. DE
VoS, Proposta per una classificazione del terzo stile pompeiano, ‘s-Gravenhage 1979
(‘archeologische Studiën van het nederlands instituut te Rome’ iV), p. 125 nota
13; M. DE VoS - a. DE VoS, Scavi Nuovi sconosciuti (I 11, 14; I 11, 12): pitture
memorande di Pompei. Con una tipologia provvisoria dello stile a candelabri, in «Me-
dedelingen van het nederlands instituut te Rome» XXXVii (1975), pp. 47-85
(vd. p. 57); G. lEpoRE - M. ZaCCaRia, La pittura parietale romana tra Romagna e
Marche: la nuova documentazione di Suasa, in Le Marche. Archeologia, Storia, Ter-
ritorio. Atti del Convegno: L’entroterra marchigiano nell’antichità: ricerche e scavi (Ar-
cevia, 16-17 novembre 1991), arcevia-Sassoferrato 1991, pp. 95-116, in part. pp.
97-98; R. linG, Roman Painting, Cambridge 1991, p. 168; M. luni, Archeologia
nelle Marche. Dalla preistoria all’età tardoantica, Firenze 2003, p. 317; p. G. p. MEy-
BooM, The Nile Mosaic of Palestrina. Early Evidence of Egyptian Religion in Italy,
leiden 1995 (‘E.p.R.o.’ 121), p. 340 nota 16; H. MiElSCH, Funde und Forschungen
zur Wandmalerei der Prinzipatszeit von 1945 bis 1975, mit einem Nachtrag 1980, in
Aufstieg und Niedergang der Römischen Welt, ii.12.2, Berlin-new york 1981, pp.
157-264, in part. p. 170; M. J. VERSluyS, Aegyptiaca Romana. Nilotic Scenes and
the Roman Views of Egypt, leiden-Boston 2002, pp. 172-173; l. MERCanDo, Af-
fresco di età romana, da Ancona, in l. MERCanDo, Restauri d’arte in Italia, Roma
1965, p. 38, n. 10.
Domus romane di via Fanti ad ancona 227
5
S. SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, Roma 20042, pp. 59-62 n. 31.
6
S. FERRaRi, Domus di via Fanti, Amb.1, lastricato in travertino, in TESS –
scheda 6560 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6560), 2008; iD.,
Domus di via Fanti, vano 2, tessellato con inserti, in TESS – scheda 6563 (http://tess.
beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6563), 2008; iD., Domus di via Fanti,
vano3, tessellato con inserti marmorei, in TESS – scheda 6562 (http://tess.benicul-
turali.unipd.it/web/scheda/?recid=6562), 2008; iD., Domus di via Fanti, vano 5,
commessi di laterizi, in TESS – scheda 6561 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/
scheda/?recid=6561), 2008; iD., Domus di via Fanti, vano 6, ninfeo, inserti marmorei
su tessellato, in TESS – scheda 6564 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/
scheda/?recid=6564), 2008.
7
p. QuiRi, Affresco parietale, in Arte romana nei Musei delle Marche, Roma
2005, pp. 285-286, n. 150.
8
M. E. MiCHEli, “Il Nilo in Adriatico”. Scene di paesaggio nilotico nel complesso
edilizio di Via Fanti ad Ancona, in n. ZiMMERMann (hrsg.), Antike Malerei Zwischen
Lokalstil und Zeitstil. Akten des XI. Internationalen Kolloquiums der AIPMA (Asso-
ciation Internationale pour la Peinture Murale Antique) (13.-17. September 2010 in
Ephesos), Wien 2014, pp. 409-414, tav. CXliii; EaD., Sepolti nel marmo: il caso di
Ancona, in G. BalDini - p. GiRolDini (a cura di), Dalla Valdelsa al Conero. Ricerche
di archeologia e topografia storica in ricordo di Giuliano de Marinis, Firenze 2016, pp.
315-322, in part. pp. 320-321.
9
Riporto questa informazione su gentile comunicazione della prof.ssa anna
Santucci.
228 Giulia Sinopoli
10
archivio di Stato di ancona - Fascicolo b. 32 ancona 108; verbali della
Giunta Comunale; archivio del Comune - Edilizia Scolastica; archivio ammi-
nistrativo della Soprintendenza archeologia Belle arti paesaggio delle Marche –
Sezione archeologia: a.V.S. cass. 2 fasc. 37 - Rinvenimento di tratti di mosaici
nella costruenda Scuola in Via Fanti.
Domus romane di via Fanti ad ancona 229
paoloni & figli, si svolsero dal giugno 1955 al gennaio 1957, con due
interruzioni necessarie alle indagini archeologiche negli strati di terreno
di riporto individuati fino a 8 m di profondità. le strutture antiche rin-
venute furono documentate e demolite, ma si può ragionevolmente sup-
porre che le aree non scavate conservino altri resti.
la riprogettazione del sistema di fondazione determinò la messa in
opera di pilastri in cemento armato su plinti: a questo scopo furono
aperti dei pozzi a sezione quadrata che vennero utilizzati anche per con-
durre le ricerche, con alcuni ampliamenti o ulteriori saggi in punti con-
siderati interessanti11. altri rinvenimenti, riguardo ai quali non
disponiamo al momento di ulteriori informazioni, sono menzionati in
riferimento alla costruzione della palestra a prosecuzione del settore
nord-occidentale della scuola, avvenuta nel 1959 a opera della ditta
antognini Edoardo & Figli12.
Documentazione13
11
anniBalDi, Riaffiora una casa romana in via Fanti, cit., p. 18 (cfr. inv. 61479:
accanto al pozzo 1 c’è scritto chiaramente “per plinti”); il disegno con intestazione
Progetto per Scuola Media in via Fanti-Palestra. Pianta piano seminterrato e fondazioni
mostra la distribuzione dei pilastri di fondazione che coincide perfettamente con
quella dei pozzi di scavo.
12
Lavori di costruzione della palestra ginnastica annessa alla scuola media “N.
Tommaseo” in via Fanti – Ancona eseguiti dall’impresa Antognini Edoardo & Figli di
Ancona. Relazione del Direttore dei Lavori in accompagnamento del conto finale (21
mar 1960).
13
archivio Disegni della SaBap: ancona Via Fanti resti di edifici romani
– Dis. Giovagnini (1955-1956).
14
Consultati per la redazione delle tesi di laurea inedite che si sono occupate
di questo sito: R. Di MaRCo, Pitture di età romana nelle Marche, università Carlo
Bo di urbino, relatrice prof.ssa M. E. Micheli, a.a. 2008-2009; E. GuaSTapaGlia,
Monumenti di Pittura Romana ad Ancona, università di Firenze, relatrice prof.ssa
G. Capecchi, a.a. 2001-2002; M. TaRDini, Abitazioni urbane delle Marche di età ro-
mana. Problemi storici e topografici, alma Mater Studiorum università di Bologna,
relatrice prof.ssa D. Scagliarini Corlaita, a.a. 1992-1993.
15
Comunicazione personale della Dott.ssa M.R. Ciuccarelli e della Dott.ssa
M. Mancini della Soprintendenza archeologia Belle arti e paesaggio delle Marche.
230 Giulia Sinopoli
16
alle fotografie si aggiungono sei diapositive a colori dedicate agli affreschi
(invv. 123586, 123588-123592).
17
Un palazzo dell’età augustea viene alla luce in via Fanti, in «Voce adriatica»
31 ottobre 1955; Furono piceni e non greci i primi abitatori della città, in «il Tempo»
4 novembre 1955; Ammireremo nel Museo archeologico un ninfeo con affreschi e mo-
saico, in «il Resto del Carlino» 13 giugno 1957; Una casa romana riaffiora in via
Fanti, in «il Tempo» 12 dicembre 1959.
18
Edifici romani scoperti in via Fanti Ancona (1955-1956) – Scavi per la costru-
zione di un edificio scolastico (Scuola Media N. Tommaseo) - Relazione illustrativa. Vd.
GuaSTapaGlia, op. cit., pp. 6 e 28-32: la studiosa deve aver consultato la relazione
quando era ancora integra.
19
in occasione dello svuotamento del rifugio di S. palazia in via Birarelli,
adibito a deposito (comunicazione personale della Dott.ssa M.R. Ciuccarelli e della
Dott.ssa M. Mancini della Soprintendenza archeologia Belle arti e paesaggio
delle Marche). Venti esemplari di lucerna di varia tipologia sono conservati nei
depositi del Museo archeologico nazionale delle Marche.
20
Soprintendenza archeologica per le Marche – inventario provvisorio dal
1901.
21
le schede sono state recuperate, sottoposte a riscontro e parzialmente di-
gitalizzate sulla piattaforma SigecWeb nel 2017 durante il mio tirocinio presso la
Soprintendenza.
Domus romane di via Fanti ad ancona 231
22
invv. 13644, 61476 e 61479. in riferimento a q1 le piante danno indica-
zioni diverse; inv. 61479, l’unica a riportare una didascalia, indica genericamente
“q1 quote del terreno riferite al piano strada di via Fanti all’altezza del portone d’ingresso
principale a bugnato a sinistra del Palazzo”; inv. 61482 segnala come punto a quota 0
lo stipite nord del portale di palazzo Camerata ma misura le distanze dallo spigolo
dell’edificio.
23
pianta inv. 61479: via Fanti 39,40 m s.l.m.; via orsini 29,52 e 29,49 m
s.l.m. uno stralcio aerofotogrammetrico del 1999 riporta le quote di tutta la zona:
in riferimento a via orsini viene segnalato un valore di 31,56 m s.l.m. misurato
in corrispondenza dell’incrocio con via Fanti, lungo la quale invece le quote fu-
rono prese in più punti a causa della forte pendenza; in corrispondenza di palazzo
Camerata leggiamo 41,77 m. le misurazioni più recenti hanno dunque portato a
un rialzo dei valori di ca 2 m, confermando la differenza di ca 10 m tra le due
strade nel settore di nostro interesse. Vd. SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica,
cit., p. 59.
232 Giulia Sinopoli
24
Disegni invv. 13649-13651, 61403-61404, 61483-61487.
Domus romane di via Fanti ad ancona 233
Fig. 2 – l’edificio 1.
234 Giulia Sinopoli
25
la relazione si scavo lo descrive come “la solita struttura a pietrame grezzo”
facendo pensare a una coerenza, e dunque a una contemporaneità, con il resto
dell’edificio, ma i disegni invv. 13650-13651 non mostrano i ricorsi in laterizi e in
base a essi il muro sembrerebbe sovrapporsi alla cresta di quello perpendicolare e
gli sarebbe dunque posteriore; neanche la foto inv. 210588 risulta chiarificatrice.
26
Questa informazione è riportata anche da SEBaSTiani, Ancona. Forma e
urbanistica, cit., p. 59.
Domus romane di via Fanti ad ancona 235
27
n. 187. Sulla base della descrizione è possibile assegnare al medesimo con-
testo anche le pianchette in travertino segnalate al n. 206.
28
F. GuiDoBalDi, Pavimenti in opus sectile di Roma e dell’area romana: proposte
per una classificazione e criteri di datazione, in p. pEnSaBEnE (a cura di), Marmi antichi.
Problemi d’impiego, di restauro e d’identificazione, Roma 1985 (‘Studi miscellanei,
università degli Studi Roma Seminario di archeologia e Storia dell’arte Greca e
Romana’ vol. 26), pp. 171-233; iD. (a cura di), Sectilia Pavimenta di Villa Adriana,
Roma 1994, pp. 45-48: i sectilia sono “ottenuti per giustapposizione in contrasto
cromatico di elementi geometrici tagliati a misura di lastrine di materiali lapidei
piuttosto teneri che gradualmente vennero sostituiti con vere e proprie specie mar-
moree soprattutto d’importazione”; le lastre sono disposte in modo da “comporre un
più esteso motivo geometrico ripetitivo o simmetrizzato, oppure un motivo geome-
trico vegetale o, assai più raramente, un motivo figurato”; lo studioso include nella
categoria dei settili non marmorei anche i pavimenti a lastre quadrate o rettangolari
in cui il contrasto cromatico è dovuto a differenze tra il loro colore e quello dei listelli
in ardesia che le contornavano, secondo uno schema che verrà mantenuto anche
nelle redazioni marmoree; vd. iD., Sectilia pavimenta: la produzione più antica in mate-
riali non marmorei o misti, in R. FaRioli CaMpanaTi (a cura di), Atti del I Colloquio
A.I.S.C.O.M. (Ravenna, 29 aprile-3 maggio 1993), Ravenna 1994, pp. 451-471.
Domus romane di via Fanti ad ancona 237
Edificio 2 (Fig. 4)
l’edificio 2 si sovrappose al precedente reimpiegandone in parte i
muri perimetrali est e nord e obliterandone quelli interni nel settore
settentrionale. non è possibile stabilire al momento se il vano a.1 sia
stato abbandonato oppure se abbia trovato un impiego nella nuova fase
edilizia, che comportò una rotazione di ca 15 gradi verso ovest rispetto
all’orientamento delle strutture più antiche.
l’area interessata dall’edificio 2 misurava ca 13 x 14 m ed era arti-
colata in almeno cinque vani accomunati dalla quota q1 –8,92 m delle
superfici pavimentali.
l’ambiente più meridionale, F30, è noto per la metà orientale della
sua estensione, il cui asse principale misurava ca 7 m e quello minore 4
m. Era delimitato da un muro rettilineo a nord e da un altro approssi-
mativamente semicircolare a sud, realizzati con la medesima tecnica
mista descritta in riferimento all’edificio 1; il primo si conservava per
poco più di 5 m in altezza e fu riportato alla luce per una pari lunghezza,
mentre il secondo si appoggiava al muro perimetrale orientale dell’edi-
ficio precedente che fu reimpiegato per una lunghezza di ca 2,3 m, per
cui si ipotizza che per ragioni di simmetria anche nella metà occidentale
del vano la parete diventasse rettilinea in prossimità del muro nord; la
lunghezza totale di quello meridionale si può calcolare in oltre 11 m.
29
GuaSTapaGlia, op. cit., pp. 19-20.
30
Disegni invv. 13645, 13647, 61396-61397 e 61410; foto invv. 210528,
219616, 342042, 433707-433710, 433712, 433719 e 433723.
238 Giulia Sinopoli
Fig. 4 – l’edificio 2.
Domus romane di via Fanti ad ancona 239
31
Gli affreschi furono riportati alla luce nel settembre 1955; due mesi dopo
furono asportati da restauratori dell’istituto Centrale per il Restauro (l. VlaD BoR-
RElli, Attività archeologica dell’Istituto Centrale del Restauro: 1953-1955, in Fasti Ar-
chaeol. X (1955), n. 317, pp. 31-34, in part. p. 32), ma le operazioni si protrassero
fino al 1957 e un altro intervento fu compiuto nel 1964 (l. MERCanDo, Affresco
di età romana, da Ancona, cit.).
32
SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., p. 61 fig. 62. non si conosce
l’ubicazione degli elementi oggi mancanti: è probabile che si trovino nei magazzini
del Museo, ma al momento non è possibile effettuare alcuna ricognizione (comu-
nicazione personale della Dott.ssa n. Frapiccini, Direttrice del Museo archeolo-
gico nazionale delle Marche).
33
QuiRi, art. cit. Rispetto a quanto esposto al Museo, l’affresco continuava
verso sud con un basso frammento di zoccolo.
240 Giulia Sinopoli
34
anniBalDi, Riaffiora una casa romana in via Fanti, cit., p. 20; C. HöCkER,
Antike Gemmen, Kataloge der Staatlichen Kunstsammlungen Kassel nr. 15, kassel
1987- 1988, pp. 65-66 n. 38; QuiRi, art. cit.
35
i due personaggi sono in genere raffigurati davanti all’altare di Crise, a
volte in compagnia anche di Filottete, sulla ceramica attica a figure rosse: vd. H.
FRoninG, Chryse i, in L.I.M.C. iii (1986), pp. 279-281 (vd. p. 280, nn. 1-5); R.
VollkoMMER, Lichas, in L.I.M.C. Vi (1992), pp. 286-288.
36
Vasi: a. GREiFEnHaGEn, Alte Zeichnungen nach unbekannten griechischen
Vasen, München 1976, pp. 31-32 n. 18, fig. 31. Gemme: E. BRanDT - E. SCHMiDT,
Antike Gemmen in deutschen Sammlungen i.2: Staatliche Sammlung München,
München 1970, p. 35 n. 743, tav. 86; HöCkER, op. cit., pp. 65-66 n. 37; M.
MaaSkanT-klEiBRink, Catalogue of the Engraved Gems in the Royal Coin Cabinet
The Hague. The Greek, Etruscan and Roman Collection, The Hague - Wiesbaden
1978, pp. 170-171 n. 337 e p. 67 figg. 337a e 337b, p. 211 n. 487 e p. 91 figg. 487a
e 487b; V. SCHERF - p. GERCkE - p. ZaZoFF, Antike Gemmen in deutschen Sammlungen
III: Braunschweig, Göttingen, Kassel, Wiesbaden 1970, pp. 35 n. 99 e tav. 13 fig.
99; p. ZaZoFF, Die Antiken Gemmen, München 1983, tav. 74 fig. 1. Monete: M.
BERnHaRT, Dionysos und seine Familie auf griechischen Münzen, in «Jahrbuch für nu-
mismatik und Geldgeschichte» 1 (1949), pp. 8-175 (vd. p. 24 e tav. Vi fig. 8).
Domus romane di via Fanti ad ancona 243
37
ManaM inv. 3198; vd. F. BRoMMER, Satyrspiele. Bilder Griechischer Vasen,
Berlin 1944, pp. 34 e 38 fig. 36; GREiFEnHaGEn, op. cit., pp. 31-32 n. 18; i.
kRauSkopF - E. SiMon - B. SiMon, Mainades, in L.I.M.C. Viii. Supplementum
(1997), pp. 780-803, in part. p. 790 n. 92.
244 Giulia Sinopoli
38
GuaSTapaGlia, op. cit., pp. 65-70; MiCHEli, “Il Nilo in Adriatico”, cit., pp.
411 e 413; EaD., Sepolti nel marmo, cit., pp. 320-321.
39
inv. 13645, 13648, 61388 e 61479.
40
invv. 61385, 61387 e 61416; fotografie invv. 210541, 210543 e 210585.
Domus romane di via Fanti ad ancona 245
scontra una certa affinità stilistica con il pavimento del vano adiacente,
anche se in questo caso gli inserti sembrano disposti in modo ancora
più regolare e non esistono evidenze della presenza di un disegno cen-
trale. È plausibile che i pavimenti dei vani B e C siano stati recuperati43,
ma essi sono attualmente irreperibili.
Credo che sulla base delle loro caratteristiche i pavimenti del set-
tore formato dai vani B, C ed F possano essere datati al periodo di tran-
sizione tra il ii e il iii stile: i tessellati bianchi con inserti lapidei sono
generalmente associati a pareti di ii stile, mentre nel periodo successivo
43
presso l’archivio della Soprintendenza è conservato un avviso vergato a
mano, datato agosto 1955, relativo al sollevamento di un mosaico che si disgregò
durante l’operazione a causa della grande umidità: considerando la data della co-
municazione e quelle dei rilievi le ipotesi di identificazione più plausibili sono mo-
saico M, pavimento del vano B o quello dell’ambiente C, ma poiché viene
sottolineato il problema dell’umidità escluderei la prima possibilità, visto che quel
mosaico si trovava a una quota superficiale e decisamente superiore rispetto agli
altri due.
248 Giulia Sinopoli
44
un confronto per la ruota a spicchi in un riquadro al centro del pavimento
si segnala a pompei in un altro contesto di ii stile, ovvero la Casa delle nozze di
nettuno e anfitrite (iX 2, 27). Vd. BaSTET- DE VoS, op. cit., pp. 107 ss.; M. E.
BlakE, The Pavements of the Roman Buildings of the Republic and Early Empire, in
«Memoirs of the american academy in Rome» vol. Viii (1930), pp. 7-159, tavv.
1-50 (vd. p. 84 e tav. 20 fig. 2); G. GHini, Impianti residenziali a Lanuvio e loro de-
corazione musiva, in i. BRaGanTini - F. GuiDoBalDi (a cura di), Atti del II Colloquio
A.I.S.C.O.M. (Roma, 5-7 dicembre 1994), Bordighera 1995, pp. 483-500 (vd. pp.
486 e 496 fig. 4); M. l. MoRRiConE MaTini, Aspetti del repertorio decorativo dei mo-
saici repubblicani di Roma, in p. pEnSaBEnE (a cura di), Marmi antichi. Problemi d’im-
piego, di restauro e d’identificazione, Roma 1985 (‘Studi miscellanei’ 26), pp.
135-143, in part. p. 137; M. S. piSapia, I pavimenti di II stile della villa A di Oplontis,
in R. M. CaRRa BonaCaSa - F. GuiDoBalDi (a cura di), Atti del IV Colloquio
A.I.S.C.O.M. (Palermo, 9-13 dicembre 1996), Ravenna 1997, pp. 555-564, in part.
pp. 557-558; V. SanToRo - M. a. ToMEi, Roma, Palazzo di Domiziano sul Palatino.
Pavimenti flavi e augustei rimessi in luce nei recenti interventi di consolidamento, in C.
anGElElli - a. paRiBEni (a cura di) Atti del XX Colloquio A.I.S.C.O.M.(Roma
19-22 marzo 2014), Tivoli 2015, pp. 13-20, in part. pp. 14-15 e 20 fig. 7; M. R.
SanZi Di Mino, Pavimentazioni a Roma e nel Lazio, in aa.VV., Roma repubblicana
dal 270 a.C. all’età augustea, Roma 1987, pp. 49-63, in part. pp. 54-56, M. a.
ToMEi, Mosaici bianchi e neri dagli ambienti lungo la via nova sul Palatino, in i. BRa-
GanTini- F. GuiDoBalDi (a cura di), Atti del II Colloquio A.I.S.C.O.M. (Roma, 5-
7 dicembre 1994), Bordighera 1995, pp. 425-432, in part. p. 426.
Domus romane di via Fanti ad ancona 249
45
anniBalDi, Riaffiora una casa romana in via Fanti, cit.; i. JaCopi, Sistemi de-
corativi di II stile a Roma, in aa.VV., Roma repubblicana dal 270 a.C. all’età augustea,
Roma 1987, pp. 65-76, in part. p. 76; i. iaCopi, La decorazione pittorica dell’Aula
Isiaca, Milano 1997, p. 5; MERCanDo, Affresco di età romana, da Ancona, cit.
46
per le caratteristiche e alcuni esempi di ii stile finale vd. BaSTET - DE VoS,
op. cit., pp. 18 e 23; i. BRaGanTini - M. DE VoS, Museo Nazionale Romano, Le Pitture
II.1, Le decorazioni della villa romana della Farnesina, Roma 1982, pp. 129 ss.; G. Ca-
RETToni, Una nuova pittura nella casa di Livia, in p. RoManElli - G. CaRETToni,
Nuove pitture del Palatino, in «Bollettino d’arte» ser. iV, n. iii (1955), pp. 209-213
(vd. p. 211); iD. 1983, pp. 68-69 fig. 10, tavv. C e H; iD. 1987, p. 79; D. CoRlàiTa
SCaGliaRini, Spazio e Decorazione nella Pittura Pompeiana, in «palladio. Rivista di
Storia dell’architettura» XXiii – XXV (1974-1976), pp. 3-44 (vd. p. 32 nota 26);
DE VoS - DE VoS, op. cit., pp. 57 e 70; Di MaRCo, op. cit., pp. 55-57, e relativa bi-
bliografia; iaCopi, op. cit.; iaCopi, op. cit., pp. 69-76; M. lanDolFi, Dalle origini alla
città del tardo impero, in Ankon 1. Una città tra Oriente ed Europa, Jesi 1992, pp. 14-
35, in part. pp. 32-33; linG, op. cit., pp. 23 ss.; luni, op. cit., p. 317; MiCHEli, “Il
Nilo in Adriatico”, cit., pp. 409-413; EaD., Sepolti nel marmo, cit., pp. 320-321;
MiElSCH, art. cit.; QuiRi, art. cit.; V. SpinaZZola, Pompei alla luce degli scavi nuovi di
via dell’Abbondanza (anni 1910-1923), I-III, Roma 1953, pp. 346 e 352; V. M.
STRoCka, Il secondo stile, in G. CERulli iRElli (a cura di), La pittura di Pompei. Te-
stimonianze dell’arte romana nella zona sepolta dal Vesuvio nel 79 d.C., Milano 1999,
pp. 211-219, in part. pp. 204, 216 e 219; VERSluyS, op. cit., p. 173; M. R. SanZi Di
Mino (a cura di), La Villa della Farnesina in Palazzo Massimo alle Terme, Milano 1998,
pp. 15 e 58, figg. 69-70, p. 115 fig. 136. per gli elementi egittizzanti nell’arte romana
vd. M. DE VoS, L’egittomania in pitture e mosaici romano-campani della prima età impe-
riale, leiden 1980 (‘E.p.R.o.’84) e VERSluyS, op. cit. Eugenio la Rocca propone una
revisione cronologica del ii stile che porterebbe a rialzarne la seconda fase a prima
del 36 a.C. (E. la RoCCa, Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina:
una revisione cronologica, in E. la RoCCa - p. léon - C. paRiSi pRESiCCE, Le due patrie
acquisite. Studi di archeologia dedicati a Walter Trillmich, Roma 2008, pp. 223-242).
250 Giulia Sinopoli
ii sec. a.C. e sono dunque tipici del ii stile anche se ebbero una maggiore
diffusione in epoca augustea47. Spesso queste iconografie furono private
del loro valore originario e assunsero una funzione decorativa adatta alle
aspirazioni di autorappresentazione, evasione e cosmopolitismo dei com-
mittenti romani. ancona dunque recepì i modelli più aggiornati della
pittura romano-campana, pur semplificandoli.
la cronologia proposta per i vani B, C ed F va estesa al resto del-
l’edificio, i cui pavimenti e muri sembrano riferirsi alla medesima fase,
e considerando la sequenza stratigrafica rappresenta un terminus ante
quem per la costruzione del precedente edificio 1.
Questo era certamente un settore di prestigio all’interno dell’abi-
tazione. Gli ambienti B e C si estendevano rispettivamente per 26 e
32 m2 ca e presentavano una scarsa caratterizzazione planimetrica priva
di zone funzionalmente distinte, come sembra di evincere dai resti
strutturali e musivi; erano probabilmente deputati al soggiorno o al ri-
cevimento di ospiti e non escluderei un uso conviviale, ma non è pos-
sibile definirli triclini in mancanza di dati sull’eventuale presenza di
incassi per i letti e sulla posizione delle soglie. il passaggio da un vano
all’altro doveva essere garantito da una porta aperta nel muro in co-
mune oppure attraverso un disimpegno o un corridoio non conserva-
tosi a nord, mentre è da escludere che il vano F li mettesse in
collegamento perché era certamente separato dall’ambiente B. al mo-
mento dunque non accoglierei la proposta della prof.ssa Micheli, che
47
Colonne: credo che un confronto stringente sia individuabile nelle co-
lonne del tablino della Casa di obellio Firmo a pompei, che però sono più sottili.
per la vegetalizzazione dei fusti cfr. anche: cubicolo superiore della Casa di augusto;
Casa di livia sul palatino, aula isiaca. Decorazione vegetale: la sua importanza in
questa fase emerge con chiarezza nella Villa della Farnesina, per esempio nel cubi-
colo B. Maschere: ne esistono numerosi esempi dipinti, come nella Villa dei Misteri,
in quella di Fannius Synistor, nella Casa del labirinto, nei Praedia di Giulia Felice,
nella Casa delle nozze d’argento, in quelle del Toro, del Criptoportico e di obellio
Firmo, nella Casa di augusto sul palatino, nella Villa della Farnesina. Zoccoli di-
pinti a tema egittizzante: possono essere citati quelli del calidarium della Casa del
Criptoportico, di un cubicolo della Casa di obellio Firmo (evanido), del peristilio
della Casa dello Scultore a pompei dove si può riscontrare un confronto puntuale
per le anatre della scena anconetana, del cubicolo della Casa di livia sul palatino
(pannelli separati da anforette stilizzate) e della parete absidata dell’aula isiaca.
Domus romane di via Fanti ad ancona 251
48
MiCHEli, Sepolti nel marmo, cit., p. 321. la studiosa cita come esempio l’am-
biente semicircolare della Villa della Farnesina (vd. G. luGli, La pianta dell’antica
casa della Farnesina, in «Mélanges d’archéologie et d’histoire» 55 (1938), pp. 5-28
e in part. pp. 21-25), caratterizzato però da due corridoi concentrici che mettevano
in comunicazione le due metà della casa e individuavano un emiciclo centrale
posto in fondo a un ambiente rettangolare.
49
Spazi semicircolari o con estremità absidata, anche associati a portici, po-
tevano trovarsi in edifici e spazi pubblici come terme, ninfei, santuari, fori, oppure
in grandi residenze. nelle villae i portici curvilinei potevano trovarsi in facciata e
fungere da solaria oppure essere collocati all’interno: a questo proposito possono
essere menzionati la villa di pompeo ad albano laziale (terza fase di i sec. d.C.),
con un ampio emiciclo del diametro di ca 20 m collocato al centro del palazzo e
aperto verso est, sicuramente comunicante con i settori laterali e retrostanti, per
il quale vd. E. ToRToRiCi, Castra Albana, Roma 1975 (= ‘Forma italiae’ Regio i,
11), pp. 31-33; il complesso dei Sette Bassi, il cui settore termale (edificio 2) com-
prendeva un portico semicircolare aggettante che garantiva la visuale sul grande
parco sottostante, in continuità con una balconata finestrata rettilinea, e il cui
spazio interno era caratterizzato da una fontana sul lato di fondo e da finestre aperte
nella parete curva interna (vd. M. DE FRanCESCHini, Ville dell’Agro Romano, Roma
2005, pp. 209-214 n. 75; l. QuiliCi, La via Latina da Roma a Castel Savelli, Roma
1978, pp. 106-110 e fig. 102: la villa, ubicata presso l’antica via Latina, risale al ii
sec. ma oblitera strutture di età repubblicana); il portico citato da plinio il Giovane
in riferimento alla sua villa di Laurentum (Lettera a Gallo ii, 17), che si trovava
dopo l’atrio ed era delimitato su tutto il perimetro da colonne alternate a vetrate
che riparavano l’ambulacro. Sono attestati casi di vere e proprie porticus curvatae,
come per esempio quella di Copia (vd. C. G. MalaCRino, Il cantiere di costruzione
della grande porticus semicircolare di Copia, in S. CaMpoREalE - H. DESSalES - a.
piZZo (eds.), Arqueología de la construcción II. Los procesos constructivos en el mundo
romano: Italia y provincias orientales (Certosa di Pontignano, Siena, 13-15 de Noviem-
bre de 2008), Madrid - Mérida 2010, pp. 247-261). anche la pittura mostra strut-
ture che associavano colonne e pianta curvilinea, come per esempio il sesto
pannello delle pitture odissiache dell’Esquilino (fase iia del ii stile), nel quale l’edi-
ficio a destra si configura come un colonnato semicircolare con due colonne al
centro del lato rettilineo aperto e una sorta di edicola distila all’interno (vd. R.
BiERinG, Die Odysseefresken vom Esquilin, München 1995, p. 83 e tavv.; linG, op.
cit., p. 36). Con l’epoca tardoantica e le grandi villae l’elemento curvilineo si diffuse
252 Giulia Sinopoli
54
linG, op. cit., p. 50; MiCHEli, “Il Nilo in Adriatico”, cit., pp. 411 e 413; EaD.,
Sepolti nel marmo, cit., pp. 320-321.
55
anche la Dott.ssa Guastapaglia parla di giardino chiuso (GuaSTapaGlia,
op. cit., pp. 51-52).
56
a. GiuBilEi, Villa Adriana: il cosiddetto Edificio con Triplice Esedra, in «Bol-
lettino d’arte» 64 (1990), pp. 47-58, in part. pp. 49-56.
57
invv. 13651, 13653 e 61479; foto inv. 210587-210588.
254 Giulia Sinopoli
Fasi successive
58
inv. 210586.
Domus romane di via Fanti ad ancona 255
59
Disegni invv. 13645, 13647, 61398-61399 e 61410; foto inv. 210528.
256 Giulia Sinopoli
60
Credo che l’intonaco che si vede sotto la risega nei disegni invv. 13647 e
61392 corrisponda a questo affresco e che si tratti del medesimo brano raffigurato
nel disegno inv. 61410 e nelle foto invv. 201528 e 210962.
61
invv. 61414-61415 e 61479.
62
invv. 61488-61491.
63
inv. 13653; fotografia inv. 210588.
64
pozzo 5: invv. 13647, 61460-61464; pozzo 13: invv. 13650, 61409, 61411-
61413. Cfr. anche inv. 61384.
Domus romane di via Fanti ad ancona 257
65
la non perfetta sovrapponibilità dei disegni relativi a questo settore di
scavo ha determinato nella Fig. 12 una deformazione della resa grafica dell’abside,
che risulta un po’ schiacciata, soprattutto nel tratto meridionale.
66
invv. 61389-61393, 61395-61396 e 61398-61399; fotografie invv. 210514-
210516, 210692 e 433708.
67
Tra la prima e la seconda assisa di mattoni dell’elevato si trovava un filare
di tavelline lunghe 18-20 cm e spesse 3-3,5 cm.
Domus romane di via Fanti ad ancona 259
Fig. 12 – l’edificio 5.
260 Giulia Sinopoli
68
GuaSTapaGlia, op. cit., pp. 28-31 e 48; invv. 13651, 61407-61408, 61426-
61427, 61438-61441, 61474; 61477; foto inv. 210599.
262 Giulia Sinopoli
Fig. 14 – l’edificio 3.
Domus romane di via Fanti ad ancona 263
69
GuaSTapaGlia, op. cit., p. 28, citando la relazione riporta una lunghezza
di 6,80 m e un’altezza massima di 1 m, ma tali dati sono smentiti dal disegno inv.
61474.
70
lunghezza e larghezza dei mattoni sono indicate da GuaSTapaGlia, op.
cit., p. 28, mentre lo spessore si ricava anche dal disegno inv. 61406.
71
GuaSTapaGlia, op. cit., pp. 28-29; invv. 13646, 61405-61406, 61470-
264 Giulia Sinopoli
doppiata a partire dalla fase iib; le pelte e la treccia a due capi si trovano
in pavimenti associati a pitture sia di ii che di iii stile, quindi risultano
diffuse tra il i sec. a.C. e quello successivo, ma anche più tardi73. le ca-
73
BaSTET - DE VoS, op. cit., pp. 107-110; G. BECaTTi (a cura di), Scavi di
Ostia IV. Mosaici e pavimenti marmorei, Roma 1961, pp. 263-265; l. CEnCiaioli,
Assisi: resti di una domus romana con mosaici e affreschi, in a. paRiBEni (a cura di),
Atti del VII Colloquio A.I.S.C.O.M. (Pompei, 22-25 marzo 2000), Ravenna 2001,
pp. 277-292 (vd. p. 285); k.M. D. DunBaBin, Mosaics of the Greek and Roman
World, Cambridge 1999, pp. 53 ss.; linG, op. cit., pp. 47 ss.; M.l. MoRRiConE, Mo-
saico, in E.A.A. V (1973), pp. 209-240; F. RinalDi, Ambienti di rappresentanza, in
F. GHEDini - M. anniBalETTo (a cura di), Atria Longa Patescunt. Le forme dell’abi-
tare nella Cisalpina romana, Roma 2012, pp. 71-95, in part. p. 93; ToMEi, cit. Du-
rante il periodo di iii e iV stile la treccia a due capi veniva usata per riquadrature
di impluvi e di campi ornamentali; il motivo è attestato anche più tardi: ad ancona
per esempio, a poche centinaia di metri dal sito di via Fanti, è impiegato nella cor-
266 Giulia Sinopoli
ratteristiche della sala G puntano verso una datazione alla tarda età re-
pubblicana-prima età imperiale e aiutano a inquadrare cronologica-
mente la prima fase dell’edificio 3. Era una stanza importante e presti-
giosa, destinata quasi certamente a funzioni di rappresentanza e al rice-
vimento degli ospiti. Si potrebbe pensare a un uso conviviale, ma
sebbene il rapporto tra i lati fosse di 3:2 non si può parlare con certezza
di un triclinio, perché non ce ne sono le evidenze74.
il vano l confinava a ovest con i e a nord con H; occupava
un’area di 5,65 x 4,15 m ca75. in corrispondenza dell’angolo sud-occi-
dentale i muri si conservavano fino a 1,40 m di altezza; erano in mu-
ratura di pietrame semisquadrato messo in opera con una certa
regolarità. la medesima tecnica fu osservata in prossimità dell’angolo
sud-orientale, dove la struttura in pietrame era impiegata come fon-
dazione di un elevato in tecnica mista conservato in altezza per 0,8 m,
la cui metà orientale era costruita in pietrame e mattoni rotti mentre
quella occidentale associava tre filari di mattoni e uno di blocchi di
arenaria; la parete interna era intonacata. Credo che non si possa
escludere che anche questo tratto di fondazione fosse ciò che rimaneva
di un muro precedente in fase con le strutture dell’altro angolo e con la
fondazione meridionale del vano i, della quale avrebbe condiviso il
76
Cfr. infra Edificio 4.
77
Credo che la foto inv. 210736 rappresenti proprio questo pavimento in
cocciopesto, con la lacuna in prossimità dell’angolo tra i due muri perpendicolari
tra loro.
78
GuaSTapaGlia, op. cit., p. 30; invv. 13646, 61434-61437, 61445-61451,
61470-61472.
268 Giulia Sinopoli
79
i dati forniti dalla relazione e riportati da GuaSTapaGlia, op. cit., p. 30
suggeriscono invece un’interpretazione dei due muri come risalenti alla medesima
fase, come se si fosse trattato di un’unica struttura.
Domus romane di via Fanti ad ancona 269
Fasi successive
i rifacimenti descritti non sembrano aver intaccato l’articolazione
interna dei quattro vani dell’edificio 3 e per questo si è preferito ana-
lizzarli in continuità con i medesimi. allo stato attuale delle nostre co-
noscenze è possibile riconoscere un solo intervento che abbia
determinato un effettivo cambiamento nello spazio interno, ovvero il
ridimensionamento della grande sala G, con la costruzione di un nuovo
muro settentrionale che ne ridusse la larghezza a 3,40 m (Fig. 14)80. la
struttura fu realizzata in opera mista di mattoni (42 x 30 x 5,5 cm) e
pietre calcaree squadrate (alte 10-12 cm) legati con malta cementizia
e disposti in modo regolare; fu impostata direttamente sul mosaico e la
cresta arrivava fino a 1,10 m di altezza, dunque a quota q1 -1,80 m ca.
un tratto perpendicolare, conservatosi per 1,15 m di lunghezza, si giu-
stappose parzialmente al muro est, allineandosi al pilastro in laterizi
meridionale dal quale distava 0,75 m e occupando la posizione di quello
settentrionale.
la documentazione riporta dati contrastanti rispetto all’estremità
opposta: secondo una versione dopo 2,25 m la nuova struttura avrebbe
80
invv. 13644, 61470-61471, 61473, 61477-61478 e 61480. la foto inv.
210508 mostra nell’angolo in alto a sinistra una struttura ad arcate laterizie che
doveva disturbare il complesso residenziale all’altezza del primo muro nord del vano
G; non ne esistono apparentemente altre tracce, quindi non possiamo sapere cosa
fosse né a che epoca risalisse.
270 Giulia Sinopoli
81
la pianta riportata qui (Fig. 14) mostra questa ipotesi ricostruttiva.
82
invv. 61384, 61424-61426, 61432-61433, 61438, 61440, 61470-61471,
61473-61478, 61482; fotografie invv. 210471-210472, 203644. Confrontando i di-
versi disegni e le foto che riproducono il pavimento emerge una certa difformità
nella resa dell’andamento dei suoi margini.
Domus romane di via Fanti ad ancona 271
Fig. 16 – l’edificio 4.
272 Giulia Sinopoli
83
Essa può essere identificata con i quattro frammenti citati dall’inventario
provvisorio al n. 162.
Domus romane di via Fanti ad ancona 273
84
Cfr. supra.
85
Disegni invv. 13644, 13646, 61449, 61470-61472, 61477-61478; fotografie
invv. 210536-210537. nella pianta SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit.,
p. 60 fig. 60 questo pavimento e i relativi muri perimetrali sono resi a linea di con-
torno rossa.
274 Giulia Sinopoli
fase, ovvero 5,5 x 2,5 m ca; a est un segmento lungo e stretto seguiva
verso sud l’andamento non rettilineo della parete e portava il lato orien-
tale a misurare in totale 5,1 m ca86.
le incongruenze grafiche impediscono di stabilire quali fossero esat-
tamente i rapporti stratigrafici tra i due pavimenti, i quali non offrono
spunti di analisi stilistica a fini cronologici, anche se considerando la
proposta di datazione avanzata per l’edificio 3 mi sembra logico pensare
che risalissero almeno all’età imperiale.
Contestualizzazione
le strutture riportate alla luce tra via Fanti e via orsini si inserivano
in un più ampio contesto abitativo che ha restituito numerose testimo-
nianze e del quale le pagine che seguono tentano di fornire un quadro
sintetico.
86
GuaSTapaGlia, op. cit., p. 32.
276 Giulia Sinopoli
L’abitato antico
la continuità insediativa nell’area dell’attuale centro cittadino fin
da epoca piceno-greca87 si rispecchia anche nel percorso del circuito
murario antico, che non dovrebbe aver subito particolari alterazioni nel
corso del tempo, sebbene non sia al momento chiaro a quale epoca ap-
partengano le prime evidenze88. alla luce delle segnalazioni e dei rin-
venimenti è possibile riconoscere una distribuzione dei segmenti murari
fortemente condizionata dall’orografia del promontorio. in epoca ro-
87
G. piGnoCCHi, L’abitato preromano ed ellenistico-romano di Ancona tra il colle
Guasco e il colle dei Cappuccini, in F. EManuElli - G. iaCoBonE, Ancona greca e ro-
mana e il suo porto. Contributi di studio, ancona 2015, pp. 159-176, in part. p. 159;
SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., pp. 17-18.
88
il problema risiede nella difficoltà di individuare una cronologia precisa
per l’opera quadrata e nelle condizioni di rinvenimento delle strutture, a piccoli
lacerti sparsi e spesso inglobati in mura o edifici posteriori, perciò è possibile tentare
di ricostruire l’andamento della cinta muraria antica ma senza avere la certezza
della sua datazione precisa, che viene fatta oscillare tra il iV e il i sec. a.C. per le
ipotesi ricostruttive e la cronologia vd. n. alFiERi, Topografia storica di Ancona an-
tica, in «atti e Memorie della R. Deputazione di Storia patria delle Marche», ser.
V, voll. ii-iii (1938), pp. 151-235 (in part. pp. 161-165 e 193-195); G. anniBalDi,
Ancona. Scavi nella città, in Fasti Archaeol. Viii (1953), n. 3593, p. 266; iD., L’ar-
chitettura dell’antichità nelle Marche, cit., pp. 46, 49-52; M. l. CanTi poliCHETTi,
Santa Maria della Piazza. Recupero di un documento di storia urbana, Falconara M.
1981, pp. 17-21; G. DE MaRiniS - p. QuiRi, Ancona dalle origini alla fine del mondo
antico, in «Città ideale. Cultura, ambiente e turismo nelle Marche» anno iii, n. 2
(2000), pp. 50-55 (vd. p. 53); luni, op. cit., pp. 208-211; G. MilZi, Duemila anni
di storia sotto il Museo della Città, 2017 http://www.fattodiritto.it/duemila-anni-di-
storia-sotto-il-museo-della-citta/; M. MoRETTi, Ancona. Regio V – Picenum, Roma
1945 (‘italia Romana: municipi e colonie’ ser. i, vol. Viii), pp. 41-44; S. pETRElli,
Ancona. Santa Maria della Piazza. Per una rilettura della stratigrafia archeologica, in
«picus» 34 (2014), pp. 147-158, in part. pp. 149-152; M. SalVini - l. palERMo,
Archeologia urbana ad Ancona: lo scavo sul Lungomare Vanvitelli, in G. BalDElli - F.
lo SCHiaVo (a cura di), Amore per l’antico. Dal Tirreno all’Adriatico, dalla Preistoria
al Medioevo e oltre. Studi di antichità in ricordo di Giuliano de Marinis vol. 2, Roma
2014, pp. 589-605, in part. p. 593; S. SEBaSTiani, Sulle fasi urbane di Ancona antica,
in «archeologia classica» XXXV (1983), pp. 287-296, in part. pp. 295-296; EaD.,
Ancona. Forma e urbanistica, cit., pp. 22-23, 44-45 nn. 7-8, 81-82; EaD., Ancona:
il sistema urbano in età romana, in BalDElli - lo SCHiaVo (a cura di), Amore per
l’antico, cit., pp. 577-588, in part. pp. 578-579.
Domus romane di via Fanti ad ancona 277
89
Due tratti in opera quadrata di arenaria, di cui uno pseudoisodomo con
anathyrosis e l’altro in conci di reimpiego, sono visibili presso l’antico convento di
S. Bartolomeo, in seguito istituto Giovagnoni Birarelli (vd. SEBaSTiani, Ancona.
Forma e urbanistica, cit., pp. 44-45 nn. 7-8).
90
lungo questa linea si apre porta Cipriana, che divide via Fanti da via Bi-
rarelli; l’esile arco risparmiato dai bombardamenti è la probabile testimonianza di
una continuità con l’antico: la sua denominazione infatti parrebbe derivare dalla
presenza del tempio di Venere sull’acropoli e la strada che conduceva all’edificio
sacro con tutta probabilità passava per quella porta. in mancanza di emergenze ar-
cheologiche la presenza di un tratto della cinta muraria in quel settore è ipotizzata
anche sulla base dell’andamento di via Fanti che, essendo rozzamente curvilineo,
quasi a gomito, indurrebbe a riconoscervi l’influenza di una preesistenza quale un
circuito murario.
91
procopio di Cesarea colloca il tratto murario davanti al Colle astagno
(dorsale meridionale) proprio all’altezza di piazza del plebiscito: vd. SEBaSTiani,
Ancona. Forma e urbanistica, cit., p. 82.
92
attestazioni in S. Maria della piazza, via Buoncompagno, piazza Dante
alighieri, Via della Cisterna, Via Ferretti, lungomare Vanvitelli (SEBaSTiani, An-
cona. Forma e urbanistica, cit., p. 7 n. 74, pp. 46-47 nn. 14 e 17, p. 51 n. 20, p. 62
n. 32, p. 66 n. 40). Delle segnalazioni riguardano anche vicolo Foschi, via Saffi e
via Carducci.
93
luni, op. cit., p. 215. le caratteristiche dei tratti murari fanno ipotizzare
che essi non avessero tanto funzione difensiva quanto di contenimento dei pendii,
per regolarizzare il fronte mare e creare terrazzamenti per edificare.
278 Giulia Sinopoli
94
Due tratti di basolato obliterati dall’ambiente con natatio a ridosso del
lato occidentale dell’anfiteatro testimoniano la presenza di tale percorso, più o
meno con lo stesso orientamento dell’odierna via pio ii che prosegue la linea di
via Ferretti verso nord; a diretto contatto con la superficie della strada fu rinve-
nuta ceramica “megarese” di ii sec. a.C. (vd. CiuCCaRElli et al., op. cit., p. 133;
SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., pp. 45-46 n. 9). un lastricato è
stato trovato anche in piazza Stracca (vd. SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbani-
stica, cit., pp. 52 n. 22).
95
Tratti di lastricato sono stati rinvenuti in largo della Dogana, Via Saffi,
lungomare Vanvitelli (vd. SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., p. 54 nn.
25-26 e p. 8 n. 76).
96
porta Cipriana tra via Birarelli e via Fanti, porta S. pietro a dividere via
Bernabei da via Matteotti e l’arco del Rastrello da cui parte via pizzecolli.
97
DE MaRiniS - QuiRi, op. cit., p. 54; luni, op. cit., p. 201; S. SConoCCHia,
Ancona greca nelle fonti antiche, in F. EManuElli - G. iaCoBonE, Ancona greca e ro-
mana e il suo porto. Contributi di studio, ancona 2015, pp. 21-45, in part. p. 34; SE-
BaSTiani, Sulle fasi urbane di Ancona antica, cit., pp. 293-294; EaD., Ancona. Forma
e urbanistica, cit., pp. 82-94; EaD., Ancona: il sistema urbano in età romana, cit., pp.
579, 584-585; TaRDini, op. cit., p. 125.
98
poMponio MEla (ii, 64): “et illa in angusto illorum duorum promontorium ex
diverso coëuntium inflexi cubiti imagine sedens, et ideo a Grais dicta Ancona”.
Domus romane di via Fanti ad ancona 279
99
in via degli orefici, all’angolo tra via del Gallo e corso Mazzini, sotto alla
Corte d’appello, nell’isolato di via Menicucci (vd. alFiERi op. cit., pp. 177-178; Mura
e porte greche, romane e medievali, in I Sedici Forti di Ancona https://www.isediciforti-
diancona.com/mura-antiche; MoRETTi, op. cit., pp. 40-41; SEBaSTiani, Sulle fasi ur-
bane di Ancona antica, cit., pp. 293-294; EaD., Ancona. Forma e urbanistica, cit., pp.
66, 68 nn. 39, 41 e 47, p. 75 nn. 56 e 58, pp. 83 e 87-89; TaRDini, op. cit., p. 124).
100
anniBalDi, L’architettura dell’antichità nelle Marche, cit., p. 80; S. FERRaRi,
Domus di vicolo Orsini, Amb.2, tessellato con inserti marmorei, in TESS – scheda 6552
(http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6552), 2008; iD., Domus di
vicolo Orsini, Amb.3, con pavimento in tessellato e inserti, in TESS – scheda 6553
(http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6553), 2008; iD., Domus di
vicolo Orsini, corte con pavimento a commessi laterizi, in TESS – scheda 6551
(http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6551), 2008; M. luni, op.
cit., p. 317; SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., pp. 54-56 n. 28; TaRDini,
op. cit., pp. 80-82.
101
le dimensioni del peristilio dovevano essere notevoli: lo si conosce per
18 m ma si calcola che ne misurasse 40 in lunghezza, tanto da far ipotizzare all’an-
280 Giulia Sinopoli
dreae che fosse pertinente a un edificio pubblico (vd. anDREaE, op. cit., pp. 173-
174).
102
SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., pp. 56-59 n. 30; S. FERRaRi,
Domus di Palazzo Panzini, corte 9, mosaico bianco e nero, in TESS – scheda 6556
(http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6556), 2008; iD., Domus di
Palazzo Panzini, vano 1, tessellato bianco, in TESS – scheda 6557 (http://tess.beni-
culturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6557), 2008; iD., Domus di Palazzo Panzini,
vano 11, tessellato bianco, in TESS - scheda 6558 (http://tess.beniculturali.unipd.it/
web/scheda/?recid=6558), 2008; TaRDini, op. cit., p. 61.
103
la decorazione ad arcate è un motivo caratteristico dell’epoca tardore-
pubblicana, sebbene sia attestata anche più tardi. l’esemplare anconetano, non
leggibile con sicurezza, sembrerebbe ispirato alle rappresentazioni di mura urbiche,
perché sembra di potervi riconoscere una muratura isodoma, o di navalia.
104
anDREaE, op. cit., pp. 174-175; anniBalDi, Ancona. Scavi nella città, cit.;
S. FERRaRi, Domus di Palazzo Panzini, vano 12, tessellato bianco, in TESS – scheda
6559 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6559), 2008; luni, op.
cit., p. 317; SEBaSTiani, Ancona: il sistema urbano in età romana, cit., pp. 581-582;
TaRDini, op. cit., pp. 61-70: la lievissima variazione delle quote dei piani di calpe-
stio non permetterebbe di riconoscere fasi chiaramente distinte.
Domus romane di via Fanti ad ancona 281
105
S. FERRaRi, Domus di via Matas, Amb.1, tessellato bianco, in TESS – scheda
6554 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6554), 2008; SEBa-
STiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., pp. 6-7 n. 73 e p. 56 n. 29.
106
Sotto il convento annesso a S. Francesco alle Scale, in corrispondenza
della sala podesti, sono segnalati due mosaici geometrici a quote differenti che
dovrebbero trovarsi ancora in situ. Sono pertinenti a due diverse fasi di un me-
desimo edificio o ambiente e si datano l’uno alla fine della Repubblica e l’altro
agli inizi dell’impero (vd. luni, op. cit., p. 318; l. MERCanDo, Ancona, in M.
GaGGioTTi et al., Umbria - Marche, Roma - Bari 1980, pp. 227-240, in part. p.
232; MoRETTi, op. cit., p. 73; SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., p. 64
n. 35). nell’area della chiesa di S. pietro furono rinvenuti strutture murarie in
opera quadrata di arenaria, mosaici e pavimenti in esagonette laterizie (vd. S.
FERRaRi, presso ex-S.Pietro, Amb.1, pavimento a commessi laterizi (esagoni), in
TESS – scheda 6570 (http://tess.beniculturali.unipd.it/web/scheda/?recid=6570),
2008; MERCanDo, Ancona, cit.; SEBaSTiani, Ancona. Forma e urbanistica, cit., p. 65
n. 36). andreae cita dei mosaici geometrici rinvenuti in via Scosciacavalli e in via
Fanti ma non esistono altre informazioni in merito (vd. anDREaE, op. cit., p. 176).
107
anche in questo caso una prima panoramica è offerta da SEBaSTiani, An-
cona. Forma e urbanistica, cit. Corte d’appello: p. 68 nn. 47-49; via Zappata: p. 68
n. 46 (mosaico perduto durante i bombardamenti); Corso Mazzini: pp. 70-71 n.
52; Mercato delle Erbe – Casa ponis: pp. 68-70 nn. 50-51; Galleria Dorica: pp. 71-
72 n. 53; palazzo Mengoni: p. 67 n. 45; via Menicucci: pp. 72-75 nn. 54-59. Quella
di via Buoncompagno è una scoperta più recente: vd. G. MilZi, Duemila anni di
storia sotto il Museo della Città, cit.; iD., Nuova al Museo, il cantiere progettuale, 2017
http://www.fattodiritto.it/nuova-al-museo-il-cantiere-progettuale/; iD., Soprinten-
282 Giulia Sinopoli
Conclusioni
tare alla conoscenza del sito, anche se non è stato possibile stabilire le
ragioni dell’oblio che ha colpito la struttura.
analogamente sono state definite meglio le caratteristiche del set-
tore nord-orientale dell’area scavata, poco considerato dagli studiosi. la
costruzione dell’edificio 3, identificato a una quota sensibilmente più
alta, comportò minimi interventi di sistemazione della superficie argil-
losa, che fu leggermente intaccata e spianata. È probabile che la resi-
denza sia stata costruita subito dopo l’edificio 2; sappiamo che subì
alcuni rifacimenti che però non ne modificarono i volumi, tranne nel
caso del vano G, in cui un nuovo muro settentrionale fu sovrapposto al
pavimento musivo. la sovrapposizione dell’edificio 4 ebbe invece un
impatto davvero notevole, con la cancellazione delle precedenti divi-
sioni interne ma con il possibile mantenimento dei muri perimetrali
meridionali e il rispetto dell’orientamento dell’edificio 3.
lo scavo parziale ha impedito una conoscenza completa dell’orga-
nizzazione interna dello spazio e dei percorsi, che sarebbe utile per defi-
nire in maniera più precisa la destinazione d’uso dei singoli vani. Tutto
quanto fu riportato alla luce venne sistematicamente demolito per fare
spazio ai pilastri di fondazione della scuola; non si può escludere che le
parti non esplorate si trovino ancora sotto l’edificio, protette dal terreno
non asportato.
Soltanto un ulteriore approfondimento basato sullo studio sistema-
tico dei materiali potrà aiutare a chiarire alcuni dei punti oscuri della
ricostruzione di questo contesto e fornire dati più sicuri su cronologia,
decorazione, funzione dei singoli vani e presenza di eventuali “strutture
fantasma” la cui esistenza può essere ipotizzata sulla base dei dati forniti
dall’inventario provvisorio o di alcuni reperti.
non disponiamo al momento di informazioni decisive in relazione
alle emergenze ritrovate durante la realizzazione della palestra annessa
alla scuola. Considerando però la quota raggiunta dai lavori e l’anda-
mento del muro più settentrionale dell’edificio 1 credo non si possa
escludere che i rinvenimenti pertenessero al complesso in questione o
in alternativa ad altre costruzioni del quartiere112. È auspicabile che in
112
la sezione riportata dalla tav. 8a del progetto architettonico-esecutivo di
ristrutturazione e messa a norma dell’edificio scolastico (30 marzo 1999) mostra
che la quota raggiunta dal pavimento del piano seminterrato e della palestra cor-
Domus romane di via Fanti ad ancona 285
RIASSUNTO
Il complesso edilizio di età romana rinvenuto ad Ancona tra via Fanti e via Orsini viene
qui ricostruito per la prima volta sulla base della revisione di tutta la documentazione dispo-
nibile, che ha reso possibile una descrizione dettagliata delle strutture e il riconoscimento di
fasi mai menzionate prima. L’inquadramento cronologico dipende dallo stile di affreschi e pa-
vimenti, in attesa di un futuro studio degli oggetti recuperati durante le indagini. L’area era
inserita in un ricco quartiere residenziale, non lontano dai principali edifici pubblici e affacciato
sul mare, che presenta un alto potenziale per nuovi studi e di cui viene tracciato un quadro
sintetico.
ancona, scavi urbani, abitazioni romane, documentazione, contesto urbanistico.
ABSTRACT
The Roman complex found in Ancona between via Fanti and via Orsini is reconstructed
here for the first time on the basis of the avaiable documents. It is possibile to offer a detailed
description of the structures and of their phases of construction. Their chronology depends on
the style of frescoes and pavements, waiting for future study of the objects collected during the
archaeological excavations. The area was part of a lavish residential block, not far from the
most important public spaces and with a view of the sea.
ancona, urban excavations, Roman houses, documentation, urban context.
risponde a quella del manto stradale di via orsini, dunque le fondazioni devono
arrivare ancora più in profondità. i plinti e i pilastri relativi si dispongono lungo
due file parallele che continuano quelle periferiche del settore nord-occidentale
della scuola (cfr. disegno Progetto per Scuola Media in via Fanti – Ancona. Pianta
fondazioni del piano seminterrato). le piante invv. 61384-61385 sembrano indicare
lo scavo di pozzi e la presenza di altre emergenze a nord-ovest del settore di nostro
interesse, in corrispondenza dell’area della successiva palestra e oltre, ma al mo-
mento non è possibile stabilirne la natura e capire se si trattasse di saggi ulteriori
o di scoperte antecedenti, né se ci fossero relazioni con quanto riportato alla luce
durante il cantiere antognini.