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LE DIMENSIONI COSTITUZIONALI

DELL’ISTRUZIONE
Atti del Convegno di Roma, 23-24 gennaio 2014

a cura di

Francesca Angelini - Marco Benvenuti

JOVENE EDITORE
NAPOLI 2014
DIRITTI D’AUTORE RISERVATI
© Copyright 2014
ISBN 978-88-243-2329-1

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Printed in Italy Stampato in Italia


PRESENTAZIONE

Il presente volume raccoglie gli atti delle giornate di studi, dal mede-
simo titolo, svoltesi il 23-24 gennaio 2014 presso la Facoltà di Economia
dell’Università degli studi di Roma «La Sapienza», a cui si è deciso di pre-
mettere la lezione magistrale tenuta da Michel Miaille il 2 dicembre 2013
presso la stessa sede, che è parsa ai curatori ricca di sollecitazioni profonde
sull’universo della scuola, sulla sua storia e sulla sua critica. Entrambe le
iniziative non avrebbero potuto vedere la luce senza il sostegno anche fi-
nanziario del Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università degli
studi di Roma «La Sapienza» e ancor prima, se si vuole, della Facoltà di
Economia della medesima Università, che, nel momento in cui due anni
orsono ha deciso di introdurre il c.d. numero programmato – nonostante,
pour la petite histoire, il dissenso minoritario di chi scrive – ha avuto la
lungimiranza di finanziare un progetto di ricerca su L’accesso agli studi
universitari tra programmazione e limitazione, vòlto, per l’appunto, a ve-
rificarne sul piano giuridico ed economico i presupposti e le conseguenze.
Un sentito ringraziamento va, pertanto, al Professor Giuseppe Ciccarone,
Preside della Facoltà, e alla Professoressa Silvia Fedeli, Direttore del Di-
partimento, a cui si aggiunge, da ultimo, quello nei confronti dei Dottori
Elena Monticelli e Marco Polese, per la collaborazione nella confezione
finale dei testi.
Anche in questa occasione, come in quella precedente che ha portato
alla pubblicazione del volume intitolato Il diritto costituzionale alla
prova della crisi economica, questa raccolta di atti è il risultato di un per-
corso di riflessione collettiva e pluriennale, nel corso del quale abbiamo
avuto – nuovamente insieme a Fabrizia Covino e a Elena Paparella – il
privilegio di confrontarci, proprio sul tema dell’istruzione, specialmente
con il Professor Vincenzo Atripaldi, a partire dall’osservazione del suo im-
pegno universitario quotidiano. Il lavoro che qui si presenta, dunque, già
nella scelta del tema, ha una sua “storia” collettiva, che si incrocia con le
“storie” personali tanto dei relatori, quanto dei Professori Carmela Sala-
zar, Marina Gigante, Francesco Rimoli e Aldo Sandulli che, insieme a
Vincenzo Atripaldi, hanno aderito con vero entusiasmo alla richiesta di
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introdurre, coordinare e concludere le tre sessioni in cui si è articolato il


Convegno. I relatori, secondo un formato ormai ben collaudato, hanno
portato il loro bagaglio di studiosi del diritto pubblico in prevalenza (ac-
cademicamente) giovani e, in più di un caso, ancora e ancora drammati-
camente precari della ricerca; chi ha introdotto, coordinato e concluso i la-
vori ha avuto la generosità di condividere la propria conoscenza (ed espe-
rienza) sull’argomento. Ciascuno ha contribuito ai lavori qui raccolti con
il proprio vissuto – e non avrebbe potuto essere diversamente – di ricerca-
tore e di docente e, dunque, ha coniugato in maniera autentica un punto
di vista interno e un punto di vista esterno alla scuola stessa, provando a
delineare scenari originali.
In questa circostanza particolare, allora, vale più che in altri fran-
genti il motto oraziano «de te fabula narratur»; e saranno forse visibili
più che altrove i fils rouges culturali ed anche i riferimenti ideali dei sin-
goli partecipanti. Ciò non deve sorprendere. Quello che è stato, infatti, a
tutti gli effetti, uno dei temi “classici” del diritto pubblico nella stagione
dell’attuazione della Costituzione repubblicana e che aveva visto il coin-
volgimento di tante e fervide energie intellettuali – l’istruzione, per l’ap-
punto – sembra stemperarsi a partire dagli ultimi due decenni del Nove-
cento, soprattutto negli studi costituzionalistici e con l’eccezione, rile-
vante ma non per questo meno episodica e circostanziata, dei profili più
strettamente legati all’università. Proprio per questo, però, le sollecita-
zioni che ci hanno spinti a progettare il Convegno e a raccoglierne gli atti
hanno portato in superficie una certa urgenza scientifica da recuperare e,
con essa, lo sforzo necessario verso uno sguardo d’insieme sull’universo
della scuola, che provi a dissodarne le molteplici e sfaccettate dimensioni
costituzionali. Spetterà, naturalmente, al lettore valutare se e in quale mi-
sura la combinazione di quelle dimensioni, lette attraverso il prisma delle
esperienze particolari di chi agisce quotidianamente in un segmento parti-
colare dell’istruzione qual è quella superiore, sia suscettibile di disporsi,
per così dire, a sistema e di delineare un orizzonte generale sulla scuola e
per la scuola.
La strada, come si diceva, all’indomani dell’entrata in vigore della
Costituzione sembrava saldamente tracciata, al punto che Guido Calogero
poteva scrivere senza ombra di retorica, alla fine degli anni cinquanta del
Novecento, che «un paese civile non è quello in cui ci sono gli operai, i
contadini e gli intellettuali, ma quello in cui sono intellettuali tutti, si
specializzino poi produttivamente nell’agraria, nella meccanica, nella ma-
tematica o nella poesia»; per questo – egli concludeva – «o l’addestra-
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mento all’usare i fondamentali beni della cultura è necessario anche per


formare un buon operaio, o è inutile anche per formare un buon profes-
sore di università». Già da tempo, però, sulle dimensioni costituzionali
dell’istruzione si affollano nuvole minacciose e forse ora anche tuoni e
lampi, ovverosia, fuor di metafora, la presa di coscienza di una caduta di
senso sociale della scuola, che ha svilito nei decenni passati l’istruzione
inferiore ed ora avviluppa nel suo grigiore anche l’università. Sarebbe fa-
cile, ma anche deresponsabilizzante ridurre tutto il problema della «mu-
tazione in atto», riprendendo le parole preoccupate di Aldo Sandulli nelle
conclusioni, alla stolida domanda «perché dovremmo pagare uno scien-
ziato quando facciamo le migliori scarpe del mondo?», che la vulgata
giornalistica attribuisce nientemeno che a un ex Presidente del Consiglio
dei ministri. In verità, persino alcuni passaggi recenti tratti dalla giuri-
sprudenza costituzionale fanno emergere ragionamenti certamente più
strutturati, ma talora disarmanti, come quelli per cui «nell’ordinamento
italiano [è] indispensabile utilizzare un numero significativo di docenti e
di personale amministrativo scolastico assunti con contratti a tempo de-
terminato» (C. cost., ord. n. 207/2013) o per cui – a differenza di quanto
sostenuto, ad esempio, nei confronti del blocco degli adeguamenti retribu-
tivi dei magistrati – «il sacrificio imposto al personale docente, se pure
particolarmente gravoso per quello più giovane, appare, in quanto tempo-
raneo, congruente con la necessità di risparmi consistenti ed immediati»
(C. cost., sent. n. 310/2013).
L’11 dicembre 1338 – secondo quanto riportato nelle erudite For-
schungen zur Geschichte von Florenz di Robert Davidsohn – il Consi-
glio popolare del Comune di San Gimignano decise di stipendiare un
certo Nicola da Bologna, «doctor gramatice», con un salario di 50 libbre
per un anno. La motivazione, invero evidente, viene trascritta dall’autore,
curiosamente, metà in tedesco e metà in latino medievale: «da er für
geringeres Salair nicht kommen will, et sine magistro, qui doceat pueros
dicte terre stari non possit»; ovverosia perché senza un compenso ade-
guato la scuola della città non sarebbe rimasta aperta e i giovani non ne
potrebbero fare a meno. L’auspicio è, dunque, che questo Convegno e il
volume che ne raccoglie gli atti possano contribuire, in qualche forma e in
qualche misura, a ravvivare quella consapevolezza.
I Curatori

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