Sei sulla pagina 1di 10

Saša Stanišić, Herkunft, 2019

Du stehst vor der Tür und liest: ZIEHEN. Das ist eine Tür. Das sind Buchstaben. Das
ist Z. Das ist I. Das ist E. Das ist H. Das ist E. Das ist N. ZIEHEN. Willkommen an der
Tür zur deutschen Sprache. Und du drückst.
Sei davanti a una porta e leggi: “ZIEHEN”. Quella è una porta. Quelle sono lettere. Z-
I-E-H-E-N. ZIEHEN! (tirare), invece tu spingi. Benvenuti alle porte2 della lingua
tedesca).
Sei davanti alla porta e leggi: “ZIEHEN”. Quella è una porta. Quelle sono lettere.
Quella è una Z. Quella è una I. Quella è una E. Quella è una H. Quella è una E. Quella
è una N. ZIEHEN “tirare”. Invece tu spingi. Benvenuto, questa è la porta per la lingua
tedesca/Benvenuto alla porta per la lingua tedesca. E tu spingi.
Es ist der 20. September 1992 in Deutschland. In Bosnien hat es geschossen am 20.
September, in Heidelberg hat es geregnet.
In Germania è il 20 Settembre del 1992. In Bosnia 3 il 20 Settembre c’è stata una
sparatoria, mentre ad Heidelberg ha piovuto.
In Germania è il 20 settembre 1992. In Bosnia hanno sparato il 20 settembre, a
Heidelberg ha piovuto.
Du bist seit einem Monat in Deutschland. Die Tür gehört zu deiner Schule, heute
ist dein erster Schultag. Du trägst deine neue Jeans. Deine Mutter hat dir die Jeans
gekauft, weil sie nicht wollte, dass du in einer kaputten Hose zur deutschen Schule
gehst. Sie fand die Jeans zu teuer, weil Mutter in einer Wäscherei arbeitet und
schlecht bezahlt wird, und weil Vater gar nicht bezahlt wird und sich weigert,
schwarz zu arbeiten. Aber sie hat dir die deutsche Jeans doch gekauft. Und sie sind
Made in Thailand
Sei in Germania da un mese. La porta è della tua scuola, oggi è il tuo primo giorno.
Indossi i tuoi jeans nuovi. Tua madre te li ha comprati perché non voleva che tu
andassi alla scuola tedesca con i pantaloni rotti. Pensava che i jeans fossero troppo
costosi, perché mamma lavorava in una lavanderia ed era sottopagata, mentre papà
non veniva pagato affatto, si rifiutava di lavorare in nero. Tuttavia, ti ha comprato i
jeans tedeschi. E sono “Made in Tailandia”.
Sei in Germania da un mese. La porta è della tua scuola, oggi è il tuo primo giorno.
Indossi i tuoi nuovi jeans. Te li ha comprati tua madre, perché non voleva che tu
andassi alla scuola tedesca con i jeans rovinati/rotti. I jeans le sembravano troppo
cari perché mamma lavora in una lavanderia ed è malpagata, mentre papà non lo
pagano proprio, perché si rifiuta di pagare in nero. Ma i jeans tedeschi te li ha
comprati comunque. E sono “made in Thailand”.
Für die neue deutsche Schule also eine neue deutsche Jeans. Du wünschst dir, die
deutsche Sprache so kaufen zu können wie die zu teure, hellblaue Jeans. Kannst
du nicht, Sprache ist unkäuflich und unverkäuflich und frei. Du kannst sie dir
nehmen, doch nicht auf einmal, dazu ist sie zu groß und zu schwer, du nimmst sie
dir Stück für Stück, Verb für Verb, Rechtschreibregel für Rechtschreibregel.

Per la nuova scuola tedesca, un nuovo paio di jeans tedeschi. Vorresti poter
comprare la lingua tedesca, proprio come i costosi jeans azzurri. Ma non puoi, la
lingua non è acquistabile e non è in vendita. Puoi acquisirla, ma non tutta in una
volta, è troppo grande e pesante, la si acquisisce passo dopo passo, verbo dopo
verbo, regola dopo regola.
Per la nuova scuola tedesca un paio di nuovi jeans tedeschi. Speri di potere
comprare la lingua tedesca proprio come hai fatto con con i costosissimi jeans
azzurro chiaro. Non puoi, la lingua non la si compra e non la si vende. Puoi
prendertela/farla tua, ma non tutta in una volta, è troppo grande e pesante, puoi
prenderla un pezzo alla volta, un verbo alla volta, una regola alla volta.
Dein erstes Wort auf Deutsch ist “Lothar Matthäus”. Bald kommen “Ich heiße”,
“Flüchtling”, “Heidelberg” und “Brot” dazu. Stück für Stück für Stück.
Die neue deutsche Sprache lässt sich einigermaßen gut packen, aber ganz schlecht
transportieren. Du verstehst mehr, als du sagen kannst. […]

[…] La tua prima parola in tedesco è “Lothar Matthäus”. Presto si aggiungeranno


“Ich heiße”, “Flüchtling”, “Heidelberg“ e „Brot“.Poco a poco, un po’ per volta. La
lingua tedesca è relativamente semplice da capire, ma molto difficile da trasmettere.
Comprendi più di quanto tu possa esprimere. […]
La tua prima parola in tedesco è “Lothar Matthäus”. Poi arrivano anche “mi
chiamo”, “profugo”, “Heidelberg”, “pane”. Un pezzo alla volta/ un pezzo, poi un
altro e poi un altro ancora.
La nuova lingua tedesca è abbastanza facile da mettere in valigia, ma è difficile
trasportarla. Capisci più cose di quelle che sai dire.
Plötzlich verliebst du dich ein bisschen. Susanne hat blondes Haar, lang und
gepflegt, ein Schmetterling darin, eine Klammer, rot und leicht. Susanne spricht
kein Serbokroatisch und kein Englisch. Dein Deutsch ist noch zu schlecht, um
wirklich ehrlich verliebt zu sein. Wie soll man erzählen? Man zuckt mit den
Schultern, wenn eine Frage gestellt wird, und hält Händchen.

Un giorno improvvisamente ti innamori un po’. Susanne ha i capelli biondi, lunghi e


curati, trattenuti da una farfalla, un fermaglio rosso e delicato. Il tuo tedesco è
ancora troppo povero per innamorarti davvero/per essere davvero innamorato.
Come fai a dirlo? Quando lei ti fa una domanda tu ti stringi nelle spalle e le tieni la
mano.
D’improvviso ti innamori un po’. Susanne ha i capelli biondi, lunghi e ben curati, con
un delicato fermaglio a farfalla rosso. Susanne non parla né serbo-croato né inglese.
La tua empatia con la lingua tedesca era ancora piuttosto mediocre, per poterti
innamorare davvero. Come si può interagire? Se quando viene posta una domanda,
si scrollano le spalle e si porgono le mani coi palmi verso l’alto 4, in segno di mancata
comprensione.
„Welche Musik hörst du?“
„Ja, Musik gut!“
Vierundzwanzig Stunden später sagt Susanne: „Es ist aus“.
„Aus was?“, fragst du.
„Aus, also mit uns. Ich will mit dir nicht mehr gehen“.
„Gehen wohin?“, fragst du. „Ausgehen?“
„Nein, du verstehst nicht – ich mach Schluss“.
„Auf Schloss ausgehen?“
Du lernst „Händchen halten“ und „Abschiedskuss“.

“Che musica ascolti?”


“Si, musica bella!”
Ventiquattro ore dopo Susanne disse: “E’ finita”.
“Finita cosa?” risposi.
“Finita quindi con noi.” “Non voglio più andare con te”.
“Andare dove?”, chiesi. “Intendi uscire?”
“No, non hai capito.” “Devo andare.”
“Andare al castello?”.
Ed è lì che hai imparato a dire addio.
[…]
“Che musica ascolti?”
“Sì, bella musica!”
Ventiquattrore dopo Susanne (ti) dice: “Basta”.
“Come pasta?” rispondi.
“Tra noi. Non voglio più stare con te. “
“Stare dove? In cucina a preparare la pasta?”
“No, non capisci. È finita”.
“La pasta è finita?”
Impari a dire “tenere la mano” e “bacio d’addio”.
Je mehr Stücke Sprache du eigen nennst, desto normaler wird dieses Deutschland,
dass du in der Sprachlosigkeit hässlich und seltsam fandest. […]
Plötzlich kannst du sogar deinen ersten Witz auf Deutsch erzählen. Es lacht bloß
keiner, aber es liegt inzwischen nicht an der Sprache, sondern daran, dass du nicht
so gut Witze erzählst.

Questa Germania, che mal giudicavi quando ancora non la conoscevi, e quando
ancora non disponevi di alcuna competenza linguistica, ecco che si sente più vicina,
non appena arricchisci il tuo lessico. […]
D’un tratto riesci a raccontare anche la tua prima barzelletta in tedesco. Solo che,
nessuno ride. Mica per la lingua, è che non sei così bravo a raccontare le barzellette.
Quanti più pezzi di lingua riesci a fare tuoi, tanto più normale ti sembra questa
Germania che prima ti pareva brutta e strana quando eri ancora senza
lingua/quando non ti diceva niente/quando era muta.
C’è un momento in cui riesci addirittura a raccontare la tua prima barzelletta in
tedesco. Solo che nessuno ride, non per la lingua, ma perché le barzellette proprio
non le sai raccontare.
Ihr besitzt einen kleinen Fernseher. Am Abend wird kurz auch dein Krieg gezeigt.
Du schaltest um: „Stirb langsam“ mit Bruce Willis. Bruce Willis spricht Deutsch. Du
verstehst Bruce Willis ganz okay. […]
Avete una piccola televisione. Alla sera viene mostrata brevemente la guerra. Allora
cambi canale e trovi: “Trappola di Cristallo” (Die Hard)5 con Bruce Willis. Bruce Willis
parla in tedesco e lo capisci abbastanza bene. […]
A casa avete un piccolo televisore. La sera fanno vedere anche un po’ della tua
guerra. Cambi canale: danno Die hard con Bruce Willis. Bruce Willis in tedesco. E tu
lo capisci benissimo.
Und dann stehst du wieder vor der Tür. Du nimmst nicht mehr wahr, dass da ZIEHEN
steht. Der Koffer aus Sprache ist mit mehr Gepäck leichter geworden. Die vielen
Vokabeln und Regeln und Fertigkeiten schicken dich auf eine neue Reise: Du
beginnst Geschichten zu schreiben.

E allora ti metti di nuovo davanti alla porta e noti che non c’è più scritto ZEIHEN
(come TIRARE). Il vostro bagaglio culturale si è riempito ed è più agevole. I numerosi
vocaboli, le svariate regole e competenze ti propongono un nuovo viaggio: ed è così
che inizi a scrivere racconti.
E poi ti ritrovi davanti alla porta. Non noti neppure più che c’è scritto ZIEHEN, tirare.
Ora che contiene più bagaglio, la valigia della lingua è diventata più leggera. Con
tutti quei vocaboli, le regole e tutte le cose che sai dire parti per un nuovo viaggio:
inizi a scrivere storie.
Du stehst vor der Tür und liest: ZIEHEN. Das ist eine Tür. Das sind Buchstaben. Das
ist Z. Das ist I. Das ist E. Das ist H. Das ist E. Das ist N. ZIEHEN. Willkommen an
der Tür zur deutschen Sprache. Und du drückst.
Es ist der 20. September 1992 in Deutschland. In Bosnien hat es geschossen am 20.
September, in Heidelberg hat es geregnet. Du bist seit einem Monat in Deutschland.
Die Tür gehört zu deiner Schule, heute ist dein erster Schultag. Du trägst deine neue
Jeans. Deine Mutter hat dir die Jeans gekauft, weil sie nicht wollte, dass du in einer
kaputten Hose zur deutschen Schule gehst. Sie fand die Jeans zu teuer, weil Mutter in
einer Wäscherei arbeitet und schlecht bezahlt wird, und weil Vater gar nicht bezahlt
wird und sich weigert, schwarz zu arbeiten. Aber sie hat dir die deutsche Jeans doch
gekauft. Und sie sind Made in Thailand.
Für die neue deutsche Schule also eine neue deutsche Jeans. Du wünschst dir, die
deutsche Sprache so kaufen zu können wie die zu teure, hellblaue Jeans. Kannst du
nicht, Sprache ist unkäuflich und unverkäuflich und frei. Du kannst sie dir nehmen,
doch nicht auf einmal, dazu ist sie zu groß und zu schwer, du nimmst sie dir Stück für
Stück, Verb für Verb, Rechtschreibregel für Rechtschreibregel.
[…] Dein erstes Wort auf Deutsch ist “Lothar Matthäus”. Bald kommen “Ich heiße”,
“Flüchtling”, “Heidelberg” und “Brot” dazu. Stück für Stück für Stück.
Die neue deutsche Sprache lässt sich einigermaßen gut packen, aber ganz schlecht
transportieren. Du verstehst mehr, als du sagen kannst. […]
Plötzlich verliebst du dich ein bisschen. Susanne hat blondes Haar, lang und gepflegt,
ein Schmetterling darin, eine Klammer, rot und leicht. Susanne spricht kein
Serbokroatisch und kein Englisch. Dein Deutsch ist noch zu schlecht, um wirklich
ehrlich verliebt zu sein. Wie soll man erzählen? Man zuckt mit den Schultern, wenn
eine Frage gestellt wird, und hält Händchen.
„Welche Musik hörst du?“
„Ja, Musik gut!“
Vierundzwanzig Stunden später sagt Susanne: „Es ist aus“.
„Aus was?“, fragst du.
„Aus, also mit uns. Ich will mit dir nicht mehr gehen“.
„Gehen wohin?“, fragst du. „Ausgehen?“
„Nein, du verstehst nicht – ich mach Schluss“.
„Auf Schloss ausgehen?“
Du lernst „Händchen halten“ und „Abschiedskuss“.
[…]
Je mehr Stücke Sprache du eigen nennst, desto normaler wird dieses Deutschland,
dass du in der Sprachlosigkeit hässlich und seltsam fandest. […]
Plötzlich kannst du sogar deinen ersten Witz auf Deutsch erzählen. Es lacht bloß
keiner, aber es liegt inzwischen nicht an der Sprache, sondern daran, dass du nicht so
gut Witze erzählst.
Ihr besitzt einen kleinen Fernseher. Am Abend wird kurz auch dein Krieg gezeigt. Du
schaltest um: „Stirb langsam“ mit Bruce Willis. Bruce Willis spricht Deutsch. Du
verstehst Bruce Willis ganz okay. […]
Und dann stehst du wieder vor der Tür. Du nimmst nicht mehr wahr, dass da
ZIEHEN steht. Der Koffer aus Sprache ist mit mehr Gepäck leichter geworden. Die
vielen Vokabeln und Regeln und Fertigkeiten schicken dich auf eine neue Reise: Du
beginnst Geschichten zu schreiben.
(Saša Stanišić, Herkunft, 2019)

Note:
1
Zeihen: „ Una porta su cui c’è scritto “tirare” ma contro cui si spinge; il protagonista non conoscendo la
parola “zeihen”, a causa della scarsa familiarità con la lingua tedesca, non sa se spingere o tirare. „Es gibt
eine wunderbare Szene in "Herkunft", in der Stanišić vor einer Tür in Deutschland steht und den Schriftzug
darauf zwar sieht, aber noch nicht entschlüsseln kann. Ob dort "drücken" steht oder "ziehen", das weiß er
nicht – und dieses Gefühl ist exemplarisch dafür, ein Fremder zu sein: vor verschlossenen Türen stehen,
sich durch eine kryptische Welt bewegen. „
2
alle porte della lingua tedesca, alle porte: locuzione aggettivale indefinita: vicino, prossimo, imminente.
Esempio: l’inverno è alle porte.
3
Bosnia: Il 25 gennaio 1992 il Parlamento, nonostante la ferma opposizione dei serbi di Bosnia ed
Erzegovina, decise di organizzare un referendum sull'indipendenza della Repubblica. Il 29 febbraio e il 1º
marzo si tenne dunque nel territorio della Bosnia ed Erzegovina il referendum sulla secessione
dalla Jugoslavia.
4
scrollare le spalle porgendo le mani con i palmi verso l’alto  „zuckt mit dem Schultern“: di solito mostra
segno di impotenza; „Das Zucken der Schultern zeugt in der Regel von Hilflosigkeit.“

Sulla Treccani troviamo “stringersi nelle spalle” per indire «sono perplesso, non lo so», spesso
accompagnato da una apertura delle mani con palmi verso l’alto “und hält Händchen.”
5
Trappola di Cristallo: conosciuto anche come “Die Hard”, è un film poliziesco di origine americana, il primo
capitolo di una serie dedicata alle avventure del poliziotto newyorkese John McClane ( Bruce Willis). Uscito
in Italia il 27 Ottobre del 1988, conosciuto in Germania con il nome di “Stirb langsam”.

GLOSSARIO
Zeihen,zeiht,zeihte,gezeiht (Verb) = tirare ;

Schießen, schießt, schoss, geschossen = sparare ;

kaputt- ( Adj.) = rotto; malandato; rovinato;

Die Wäscherei (-en) = lavanderia;

“schlecht bezahlt wird” = mal retribuita, sottopagata , mal pagato;

(un)käuflich- ( Adj.) = inacquistabile, invendibile, non in vendita;

Unverkäuflich- (Adj.) = invendibile;

“doch nicht auf einmal”= ma non tutto in una volta; mica tutto in una volta; mica in un solo colpo;

Das Stück (-e) = pezzo;

„Stück für Stück“= pezzo per pezzo; poco a poco; passo dopo passo; poco alla volta.

Die Rechtschreibregel (pl.) = regole ortografiche;

Einigermaßen (Adv.) = ragionevolmente; abbastanza; alquanto; in qualche misura; relativamente;

Plötzlich (Adv.) = d’improvviso; immediatamente; inaspettatamente; d’un tratto.

Gepflegt (Partizip); pflegen, pflegt, pflegte, gepflegt = curato; ben tenuto; pulito;

Die Klammer (-n)= fermaglio; molletta;

Noch zu schlecht = ancora troppo scadente; ancora troppo basso; mediocre; scarsa.

“ich mach Schluss”= voglio farla finita; ho chiuso; devo andare.

“Händchen halten“ = lett. Tenersi per mano;

Der Abschiedkuss = bacio d´addio ; dire addio;

Der Witz (-e) = barzelletta;

Umschalten, schaltet um, schaltete um, umgeschaltet = cambiare

„der Koffer aus Sprache“ = bagaglio culturale, delle conoscenze;


Die Fertigkeit (-en)= abilità; competenze; capacità.

Potrebbero piacerti anche