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C'era una volta, del cielo, e il nostro amore la sorreggeva

C'era una volta, del cielo, e un mare e una foresta. Il mare abbracciava un'isoletta, e la foresta carezzava una montagnucola. Ma quest'isoletta e questa montagnucola non potevano n abbracciarsi n accarezzarsi, per via del mare e della foresta che erano cos gelosi del proprio protetto. Eppure, mentre l'una non poteva curarsi dell'altra, montegnucola e isoletta soffocavano quasi sotto un cielo che sbuffava serio tutte le sue responsabilit e tutte le sue sibilanti aspettative. Non di rado, per, si sollevavano delle ondate di freschezza disperatamente forti e - alte com'erano - tese ad incontrare quelle calde frane d'inaspettata fragilit e - profonde com'erano - vibranti: in quella frazione di libert, in una fessura d'immaginazione che forza la ciclicit di un cielo che alterna sprizzi di luce e lame di tenebra; che partorisce, abbandona, poi risolleva continuamente immense quantit d'acqua: che talvolta dissetano, talaltra annegano quell'isoletta, che talvolta infradiciano, talaltra abbeverano quella montagnucola. Ma una volta tornati indietro, questi lembi dell'uno e dell'altro, ritornano meste a ricongiungersi con le due rispettive parti, fra loro distanti - inamovibili - ma congiunte per qualche preziosa casualit nell'incrocio delle loro difficolt. Ed era sempre davvero difficile, tremendamente sfaticante, tirar fuori tutto quella materia, dall'uno e dall'altro, e gettarla l: a mezz'aria, protesi verso un'altra parte di s - che non fatta della stessa sostanza di s impastata per stupefacente e fortuita alchimia. Era veramente come la destinazione sempre desiderata in un viaggio d'improvvisata avventura. L, dove s'allacciavano i due, strisce d'arcobaleno per autostrada, pronte a farsi visitare, come 7 meraviglie del mondo... C'erano due sconosciuti goffamente divenuti amanti, con la naturalezza di un piccolo seme che si fa sontuoso albero; c'erano baci al mattino presto, ad occhi socchiusi e sognanti, seguendo solo le linee guida del corpo; c'erano parole di corsa, che si fermavano repentinamente per essere ascoltate, accolte, comprese; c'erano solitudini cos dimenticate, come paure d'infanzia, da non spaventare ormai pi; c'erano amicizie come soste, di ristoro e rinnovo, balsamo che purifica e lenisce, fra lacrime e sorrisi; c'erano ricordi come biblioteche, musei, archivi storici, album fotografici o diapositive di un passato teneramente custodito; per ultimo, c'era un contenitore di inarrestabili novit e sorprese, che appare spesso come un vaso di Pandora, ma non altro che il futuro, gravido di nuove meraviglie ancora inesplorate... E non si sa se sar ancora possibile, ma essendo la montagnucola, come la sua terra cotta nelle fornaci, di coccio... E non si sa se sar ancora possibile, ma essendo l'isoletta, come le sue onde scaraventate contro scogliere, ostinata... Insomma, non si sa bene, ma questo strano fenomeno continua a ripresentarsi con la puntualit, propriamente quella, inesatta ma affidabile di un vecchio orologio a molla... Insomma, non si sa bene, ma questo strano fenomeno continua a ripresentarsi con quel ritmo particolare, solo quello, che prende i ricordi e li fa suoi nell'affetto come carillon... A dirla tutta e in sincerit, appunto, nessuno lo sa: potr darsi, confido - s, ti confido! - che se c'era una volta, del cielo, e il nostro amore la sorreggeva, questo amore, di volta in volta, ancora regger!

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