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Salvate il soldato Spartacus

Son tutti lì, schierati. Li guardi con emozione. Al gesto della mano, loro, muovono.
Non ti chiedi sia giusto ciò che fai, non giustifichi, non rabbonisci folle con demagogici incitamenti.
Tutt'intorno ai tuoi momenti, ronzano problemi, urla, parole che non afferri; al contrario sfuggi e nella furia dei tuoi giochi di
potere ti rifugi.
Ed ogni giorno un nuovo campo di battaglia si squaderna di fronte il tuo sguardo che fissa nemici presenti ma invisibili;
quanto ardore!
Eppure cresci: lo spazio della tua stanza implode e ti ritrovi in strada, schiavo fra inetti, reietto tra i perfetti.

E mi chiedo se tu sarai capace di esser ancora così innocentemente e prepotentemente ancora lì, sul fronte a combattere i
nemici: la noia, l'indifferenza, i soprusi, la corruzione, la violenza...
Se tu sarai ancora convinto di vincere, mi chiedo, anche se combatti solo, solo e da una vita. Ed ora che il mondo è vecchio e
tu ancora giovane, mi chiedo se lotti contro i giorni vuoti, le esistenze sprecate e lo strascicarsi infelice, tu che oggi difendi la
carne pulsante che allora i balocchi dissimulavano, che non comprendevi.

Non sei ancora morto, e al tuo grido, non sei più solo, e si sollevano i distanti compagni, all'urlo del “salvate il soldato
Spartacus!”

«Salvatemi, sì, salvatemi fratelli schiavi... ché non voglio morire se non padrone di me soltanto... »
«No! Lasciatemi qui... ché posso morire solo così: vittima delle detonazioni di questa libertà! »

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