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Aristotele – De anima

Sommario
Libro Alpha (Primo) ........................................................................................................................................................... 2
1. Valore, metodo e problemi della psicologia ......................................................................................................... 2
2. Le dottrine psicologiche dei predecessori ............................................................................................................ 3
3. Critica delle teorie cinetiche e del «Timeo». La relazione tra anima e corpo....................................................... 4
4. La dottrina dell’anima-armonia. Movimenti dell’anima e l’intelletto. Prime sei obiezioni a Senocrate .............. 4
5. Conclusione della critica di Senocrate. Critiche delle dottrine elementaristiche. Altre obiezioni alle dottrine
dei predecessori. L’unità dell’anima ............................................................................................................................. 5
Libro Beta (Secondo) ......................................................................................................................................................... 7
1. Prima definizione di anima. L’unità del vivente. Inseparabilità dell’anima .......................................................... 7
2. Seconda definizione di anima. La “separabilità” delle parti dell’anima ............................................................... 8
3. La definizione e le facoltà dell’anima.................................................................................................................... 9
4. La facoltà nutritiva. La causalità dell’anima .......................................................................................................... 9
5. La facoltà sensitiva .............................................................................................................................................. 10
6. Le tre specie di sensibili ...................................................................................................................................... 11
7. La vista................................................................................................................................................................. 11
8. L’udito ................................................................................................................................................................. 11
11. Il tatto .................................................................................................................................................................. 11
12. Ancora sulla sensibilità in generale ...................................................................................................................... 12
Libro Gamma (Terzo) ...................................................................................................................................................... 12
1. I cinque sensi specifici e il senso comune ........................................................................................................... 12
2. Coscienza della percezione. Senso e sensibile. Il senso come “proporzione”. La discriminazione percettiva ... 12
3. Sensibilità, immaginazione e pensiero................................................................................................................ 13
4. L’intelletto in potenza ......................................................................................................................................... 14
5. L’intelletto in potenza e l’intelletto produttivo .................................................................................................. 15
6. L’intellezione degli indivisibili ............................................................................................................................. 15
7. Conoscenza ed azione ......................................................................................................................................... 15
8. Ricapitolazione sulle facoltà conoscitive ............................................................................................................ 16
9. La facoltà locomotoria ........................................................................................................................................ 16
10. Ancora sulla facoltà locomotoria .................................................................................................................... 17
11. Locomozione, deliberazione e sillogismo pratico ........................................................................................... 18
12. Il finalismo delle facoltà .................................................................................................................................. 19
NOTA: La traslitterazione dal greco, per quanto possibile, è fonetica e non letterale.

Libro Alpha (Primo)


1. Valore, metodo e problemi della psicologia

“Sembra inoltre che la conoscenza dell’anima contribuisca grandemente alla verità in tutti i campi, e
specialmente alla ricerca sulla natura, giacché l’anima è come il principio degli animali.” [I,1,402a4-5]

“Si deve invece fare attenzione a che non sfugga se ci sia un’unica definizione, di anima, com’è unica
la definizione di animale, o se sia diversa per ciascuna anima, com’è diversa la definizione di cavallo,
cane, uomo e dio, nel qual caso animale in universale è nulla oppure è posteriore.” [I,1,402b6-8]

“Per ciò che riguarda la maggior parte di queste affezioni, risulta che l’anima non subisce e non opera
nulla indipendemente dal corpo, com’è il caso della collera, del coraggio, del desiderio, e in generale
della sensazione, mentre il pensiero assomiglia molto ad un’affezione propria dell’anima. Se però il
pensiero è una specie d’immaginazione *fantasìa+ o non opera senza l’immaginazione, neppure esso
potrà essere indipendente *...+ se *...+ tra le attività o affezioni dell’anima *...+ non c’è nessuna che le
sia propria, non sarà separabile, e si troverà nella stessa condizione della retta in quanto retta.”
[I,1,403a6-11]

“Sembra che anche le affezioni dell’anima abbiano tutte un legame con il corpo *...+ non appena esse
si producono, il corpo subisce una modificazione.”[I,1,403a19]

“Per queste ragioni è senz’altro compito del fisico trattare dell’anima” [I,1,403a27]

“Il fisico indica la materia, il dialettico la forma e l’essenza. L’essenza della cosa in questione è infatti
determinata, ma, se deve esistere, è necessario che si realizzi in una determinata materia.” [I,1,403b3-
4]

“Le caratteristiche, poi, che non sono separabili, e tuttavia non vengono considerate in quanto
affezioni di un determinato corpo e sono ottenute per astrazione [afairésis], le studia il matematico. In
quanto invece sono separate, le considera il filosofo primo” [I,1,403b16]
2. Le dottrine psicologiche dei predecessori

“La ricerca sull’anima richiede che, insieme all’esame delle difficoltà che si devono risolvere nel corso
della trattazione, si raccolgano le opinioni dei predecessori che si espressero in qualche modo intorno
ad essa, e ciò per accogliere quanto hanno detto correttamente ed evitare i loro eventuali errori.”
[I,2,403b21-24]

“Pare che l’essere animato si distingua dall’inanimato specialmente per due proprietà: il movimento e
la sensazione.” [I,2,403b26]

“Democrito afferma che l’anima è una specie di fuoco e di calore, *...+ essendo infinite le figure o
atomi, chiama fuoco e anima quelli di forma sferica.” [I,2,404a1-2]

“La respirazione è ciò che contraddistingue la vita. Siccome, infatti l’aria comprime i corpi e ne espelle
gli atomi *...+ (questi non sono mai in quiete) *...+ nell’atto della respirazione, entrano dall’esterno altri
atomi simili [...]questi impediscono che si distacchino quelli che già si trovano dentro gli animali [...].
Gli animali vivono finché sono capaci di assolvere questa funzione.” [I,2,404a10-16]

“Democrito *...+ dice che anima e intelletto sono assolutamente identici” [I,2,404a28]
“L’opinione di Anassagora al riguardo è meno netta. Più volte, infatti, afferma che l’intelletto è causa
della bellezza e dell’0ordine, ma altre volte che s’identifica con l’anima. Esso, infatti, si trova in tutti gli
animali, grandi e piccoli, superiori e inferiori. Ora non risulta che l’intelletto, quello almeno definito
come ragione [nùs], si trovi allo stesso modo in tutti gli animali: anzi, neppure in tutti gli uomini.”
[I,2,404b1-6]

“Sembra *...+Talete considerasse l’anima un principio motore, se è vero che diceva che la calamita ha
un’anima perché attrae il ferro.” [I,2,405a19-20]

“Eraclito afferma che l’anima è un principio, *...+ inoltre che è massimamente incorporea e in un
continuo fluire, e che ciò che è in movimento è conosciuto da ciò che è in movimento.” [I,2,405a28-29]

“Il solo Anassagora afferma invece che l’intelletto è impassibile e che non ha nulla in comune con
alcuno degli altri oggetti.” [I,2,405b21]
3. Critica delle teorie cinetiche e del «Timeo». La relazione tra anima e corpo

“Forse non soltanto è falso che l’essenza dell’anima sia quella che ritengono coloro che affermano che
l’anima è ciò che muove od è capace di muovere se stesso, ma è impossibile che essa sia dotata di
movimento.” [I,3,405b35-406a1-2]

“Poiché i movimenti sono di quattro specie: spostamento, alterazione, diminuizione e accrescimento,


l’anima dovrebe muoversi o con uno o con più o con tutti questi movimenti.” [I,3,406a13-14]

“Il termine verso cui un corpo si muove per natura, è il luogo in cui trova quiete per natura”
[I,3,406a24-25]
“Ora il corpo si muove per traslazione, e di conseguenza anche l’anima si sposterò allo stesso modo
del corpo, mutando luogo o nella sua totalità o nelle sue parti. Ma se è possibile che ciò si verifichi,
dovrebbe ugualmente esser possibile che, una volta uscita dal corpo, l’anima vi rientri. Da ciò
seguirebbe che gli animali, dopo la loro morte, potrebbero tornare in vita.” [I,3,406b1-6]

“Da un punto di vista più generale, è poi evidente che l’anima non muove l’animale in questo modo,
ma mediante un proponimento [proairéseòs] e un pensiero [noéseos+” [I,3,406b24-25]

“Senonché i pensieri rivolti all’azione hanno dei limiti (giacché mirano tutti ad uno scopo *etéru+) e,
analogamente, quelli rivolti alla conoscenza sono limitati dagli enunciati *lògois orìzontai+.”
[I,3,407a24-25]

“L’assurdità in cui incorrono sia la dottrina del Timeo sia la maggior parte delle teoria sull’anima è la
seguente: congiungono l’anima col corpo e la pongono in esso, senza tuttavia indicare la ragione di
quest’unione e la condizione del corpo.” [I,3,407b14-17]

“Costoro invece si sforzano d’indicare soltanto la natura dell’anima, ma, riguardo al corpo che dovrà
riceverla, non aggiungono alcuna spiegazione, come se fosse possibile, secondo i miti pitagorici, che
qualunque anima entri in qualunque corpo. In realtà è manifesto che ogni corpo ha una specie e forma
appropriata” [I,3,407b20-24]

4. La dottrina dell’anima-armonia. Movimenti dell’anima e l’intelletto. Prime sei


obiezioni a Senocrate
“In realtà forse è preferibile dire non che l’anima prova compassione o apprende o pensa, ma l’uomo
per mezzo dell’anima. E ciò non nel senso che in essa ci sia movimento, ma nel senso che questo talora
giunge sino a lei, talora parte da lei.” [I,4,408b14-17]

“Sembra poi che l’intelletto sopraggiunga come una sostanza e che non si corrompa” [I,4,408b19]

“Il pensiero [noein+ quindi, e l’attività intellettiva [theorein maraìnetai], viene meno qualora un
organo interno si corrompa, ma in se stesso è impassibile. Pensare, amare od odiare non sono
proprietà dell’intelletto, ma di questo determinato soggetto che lo possiede, in quanto lo possiede.”
[I,4,408b24-27]

“L’intelletto invece è forse qualcosa di più divino e di impassibile”[I,4,408b29]

“Infatti, in quanto è movente e insieme mossa, deve includere una differenza” [I,4,409a3]

“*...+ le piante e molti animali, pur se vengono divisi, continuano a vivere e sembra che abbiano la
medesima anima specifica.”[I,4,409a9-10]

5. Conclusione della critica di Senocrate. Critiche delle dottrine elementaristiche.


Altre obiezioni alle dottrine dei predecessori. L’unità dell’anima

“*...+ è noto sia che le piante vivono, pur non essendo fornite di locomozione né di sensazione, sia che
LA maggior parte degli animali sono privi di ragione. Ma anche se si ammettesse tutto ciò, e si
supponesse che l’intelletto è una parte dell’anima, e parimenti la facoltà sensitiva, neppure così essi
riuscirebbero a dar conto in generale di ogni specie di anima, né di alcuna anima considerata nella sua
globalità” [I,5,410b22-27]

“Se poi si deve ammettere che l’anima è formata da elementi, non per questo è necessario che sia
formata da tutti, poiché uno dei due termini della contrarietà è sufficiente a discriminare se stesso ed
il suo opposto. Infatti col retto conosciamo sia il retto che il curvo, giacché il regolo è il criterio di
entrambi, mentre il curvo non lo è né di se stesso né del retto.” [I,5,411a3-8]
“Con l’intera anima pensiamo, percepiamo, ci muoviamo, e compiamo o subiamo tutte le altre azioni,
oppure con parti diverse esercitiamo funzioni diverse? Inoltre la vita risiede in una sola di queste parti
o in più o in tutte, oppure ha una causa distinta?” [I,5,411b2-6]

“Ma, allora, qual è mai il principio unificatore dell’anima *...+? Certamente non il corpo, giacché, al
contrario, sembra piuttosto che l’anima tenga unito il corpo, in quanto uscita l’anima, il corpo sùbito
si dissolve e imputridisce. Se pertanto un’altra cosa produce l’unità dell’anima, sarà questa la vera
anima”[I,5,411b7-11]

“inoltre si può constatare che le piante e, tra gli animali, alcuni insetti, benché divisi, continuano a
vivere, e ciò significa che i segmenti hanno specificamente, anche se non numericamente, la
medesima anima.” [I,5,411b19-21]

“Sembra che anche il principio che è presente nelle piante sia una forma di anima, giacché gli animali
e le piante hanno in comune questo solo principio. Tale principio può esistere separatamente da
quello sensitivo, mentre senza di esso nessun animale può avere la sensazione”. [I,5,411b27-31]
Libro Beta (Secondo)
1. Prima definizione di anima. L’unità del vivente. Inseparabilità dell’anima

“La materia poi è potenza e la forma atto, e l’atto si dice *...+ o come la conoscenza, o come l’uso di
essa.”

“Tra i corpi naturali, poi, alcuni possiedono la vita ed altri no; chiamiamo vita la capacità di nutrirsi da
sé, di crescere e di deperire.”

“Ma poiché si tratta proprio di un corpo di una determinata specie, e cioè che ha la vita, l’anima non è
il corpo, giacché il corpo non è una delle determinazioni di un soggetto, ma piuttosto è esso stesso
soggetto e materia. Necessariamente dunque l’anima è sostanza, nel senso che è forma di un corpo
naturale che ha la vita in potenza. Ora tale sostanza è atto, e pertanto l’anima è atto del corpo che s’è
detto. *...+ l’anima è atto nel senso in cui lo è la conoscenza. *...+ l’anima è l’atto primo di un corpo
naturale che ha la vita in potenza. Ma tale corpo è quello che è dotato di organi. (Organi sono anche
le parti delle piante *...+”

“*...+ l’anima è sostanza nel senso di forma, ovvero è l’essenza di un determinato corpo.”

“In effetti l’anima non è l’essenza e la forma di un corpo di quella specie, ma di un determinato corpo
naturale, che ha in se stesso il principio del movimento e della quiete.”

“Infatti la relazione esistente tra parte e parte è analoga a quella che intercorre tra l’intera facoltà
sensitiva e l’intero corpo senziente in quanto tale.”

“D’altronde non è il corpo *...+ che è capace di vivere, ma *...+ la possiede, mentre il seme ed il frutto
costituiscono ciò che è in potenza un corpo di tale specie.”

“*...+ l’anima e il corpo formano l’animale. *...+ l’anima (od altre sue parti, se per sua natura è divisibile
in parti) non è separabile dal corpo, giacché l’attività di alcune sue parti è l’atto delle corrispondenti
parti del corpo. Ciononostante nulla impedisce che almeno alcune parti siano separabili, in quanto
non sono atto di nessun corpo.”
2. Seconda definizione di anima. La “separabilità” delle parti dell’anima

“Poiché da ciò che è confuso, e tuttavia più palese, deriva ciò che è chiaro e più conosciuto
razionalmente, bisogna tentare di riprendere da questo punto di vista la ricerca sull’anima.”

“Riprendendo la ricerca dall’inizio, diciamo che l’essere animato si distingue dall’inanimato per il fatto
che vive. E poiché vivere si dice in molti sensi, noi affermiamo che un essere vive se ad esso appartiene
anche una sola di queste caratteristiche, e cioè l’intelletto, la sensazione, il moto e la quiete nel luogo,
e inoltre il mutamento nel senso della nutrizione, la decrescita e la crescita.”

“La vita, dunque, appartiene ai viventi in virtù di questo principio [di nutrizione], mentre l’animale è
tale principalmente per la sensazione. E infatti degli esseri che non si muovono né cambiano luogo,
ma che possiedeno la sensazione, noi diciamo che sono animali e non soltanto che vivono.”

“*...+ l’anima è il principio delle facoltà menzionato ed è definita da esse, ovvero dalla facoltà
nutritiva, sensitiva, razionale e dal movimento.”

“*...+ come a proposito delle piante si nota che alcune continuano a vivere anche se vengono divise *...+
accade anche per altre specie di anima, ad esempio negli insetti, quando vengono sezionati. E infatti
ciascun segmento ha la sensazione e il movimento locale, e se ha la sensazione possiede pure
l’immaginazione e la tendenza, poiché dov’è la sensazione ci sono pure il dolore e il piacere, e dove si
trovano questi necessariamente c’è anche il desiderio.”

“Che però siano distinte logicamente, è manifesto. Infatti l’essenza della facoltà sensitiva è distinta da
quella della facoltà opinativa, se è vero che il percepire è diverso dall’avere un’opinione, e ciò vale per
ciascuna delle altre facoltà di cui s’è detto.”

“*...+ l’anima è la causa primaria in virtù di cui noi viviamo, percepiamo e pensiamo.
Conseguentemente l’anima dev’essere una certa essenza o forma, e non materia e sostrato. In effetti,
come abbiamo affermato, la sostanza si dice in tre sensi: la forma, la materia e il composto di una e
dell’altra; di esse la materia è potenza, mentre la forma atto.”

“In realtà non s’identifica col corpo, ma è una proprietà del corpo. Pertanto esiste in un corpo, ed anzi
in un corpo di una determinata specie, e non come credevano i nostri predecessori, che la facevano
entrare nel corpo, senza determinare la natura e la qualità di esso, benché non si verifichi mai che una
cosa qualunque accolga una cosa qualunque.”
3. La definizione e le facoltà dell’anima

“Se poi vi è la facoltà sensitiva, c’è anche l’appetitiva. Infatti l’appetizione può essere desiderio,
impulso e volontà. Ora tutti gli animali possiedono almeno un senso, il tatto. Ma chi ha la sensazione
possiede pure il piacere e il dolore e ciò che è piacevole e doloroso, e chi ha questi ultimi ha anche il
desiderio, perché esso è la tendenza verso ciò che piace.”

“In realtà il suono, il colore e l’odore non contribuiscono in nulla al nutrimento, mentre il sapore è una
delle qualità percepibili dal tatto.”

“Alcuni animali poi, oltre queste, hanno anche la facoltà locomotoria, ed altri pure la facoltà razionale
e l’intelletto, ad esempio gli uomini e, se esiste, qualche altro essere simile o superiore.[timioteron]”

“Pochissimi, infine, possiedono la ragione e il pensiero. Infatti gli essere corruttibili dotati di ragione
hanno anche le altre facoltà, mentre non tutti coloro che possiedono una di queste facoltà hanno la
ragione; anzi alcuni non possiedono neppure l’immaginazione, mentre altri vivono soltanto con
questa.”

4. La facoltà nutritiva. La causalità dell’anima

“Anzitutto si deve allora parlare della nutrizione e della riproduzione, giacché l’anima nutritiva
appartiene anche agli altri viventi, ed è la prima e la più comune facoltà dell’anima, quella in virtù di
cui a tutti appartiene la vita. [...] la funzione più naturale degli esseri viventi, di quelli che hanno
raggiunto lo sviluppo e non sono menomati o non derivano da generazione spontanea, è di produrre
un altro individuo simile a sé: l’animale un animale e la pianta una pianta, e ciò per partecipare, nella
misura del possibile, dell’eterno *aei+ e del divino [theiu].”

“*...+’fine’ ha due significati: ‘ciò in vista di cui’ e ‘colui a vantaggio del quale’)”

“L’anima è la causa e il principio del corpo vivente.”

“In effetti l’essenza è per tutte le cose la causa del loro essere, e l’essere per i viventi è il vivere, e
causa e principio del vivere è l’anima.*...+ l’anima è causa anche come fine. Allo stesso modo, infatti,
che l’intelletto agisce in vista di qualcosa, così opera pure la natura, e questo è il suo scopo.”
“Lo stesso vale per l’accrescimento e il decadimento, poiché nulla deperisce o si sviluppa naturalmente
se non si nutre, e nulla si nutre se non partecipa della vita.”

“L’alto e il basso non sono infatti gli stessi per ciascuna cosa come per l’universo*...+”

“*...+ per tutti gli esseri che sussistono naturalmente, c’è un limite ed una proporzione della loro
grandezza e della loro crescita. Esse dipendono dall’anima e non dal fuoco, dalla forma piuttosto che
dalla materia.”

“Poiché non si nutre se non chi partecipa della vita, ciò che si nutre è il corpo animato in quanto è
animato, e pertanto il nutrimento ha relazione con l’essere animato, e non accidentalmente. Vi è però
una differenza tra ‘essere nutrimento’ ed ‘essere causa di crescita’. Infatti, in quanto l’essere animato
ha una quantità, si parla di ‘causa di crescita’; in quanto tale essere è qualcosa di determinato e una
sostanza, si parla di ‘nutrimento’ e di principio di generazione, non dell’essere che si nutre, ma di un
individuo simile all’essere che si nutre.”

“Ora, poiché è giusto denominare ogni cosa dal suo fine, e il fine è quello di generare un individuo
simile a sé, la prima anima sarà quella che è capace di generare un essere simile a sé.”

5. La facoltà sensitiva

“*...+‘percepire’ si dice in due accezioni (giacché diciamo che ascolta e vede sia chi ascolta e vede in
potenza, anche se per caso dorma, sia chi presentemente ascolta e vede in atto), anche la facoltà
sensitiva ha due significati: in quanto è in potenza e in quanto è in atto.”

“*...+ come s’è detto in altri scritti, il movimento è una specie di atto, benché imperfetto.”

“Neppure ‘subire’ ha un unico significato, ma in una prima accezione è una psecie di distruzione da
parte del contrario, in un’altra è piuttosto la conservazione, da parte di ciò che è in atto, di ciò che è in
potenza e che gli è simile allo stesso modo che la potenza ha relazione con l’atto.”

“*...+ la sensazione in atto ha per oggetto i singolari, mentre la scienza gli universali, e questi ultimi in
certo modo si trovano nell’anima stessa. Pertanto il pensare dipende dal soggetto, quando lo voglia,
mentre il percepire non dipende da lui, giacché è necessaria la presenza del sensibile.”
“*...+ diremmo che può diventare stratego in un certo modo il bambino e in un altro l’adulto, così si
può parlare di potenza anche nel caso della facoltà sensitiva.”

6. Le tre specie di sensibili

“Il sensibile può denotare tre specie di oggetti: due diciamo che sono sensibili per sé ed uno per
accidente. *...+ uno è proprio di ciascun senso, mentre l’altro è comune a tutti. Dico ‘proprio’ quello che
non può essere percepito con un altro senso *...+”

“Tuttavia ogni senso giudica almeno i propri oggetti *...+”

“I sensibili comuni sono invece movimento, la quiete, il numero, la figura e la grandezza *...+”

7. La vista

“*...+ non è esatta l’opinione di Empedocle *...+, il quale ritiene che la luce si muove, e che ad un certo
momento si trova fra la terra e il limite dell’universo, ma ciò sfugge alla nostra percezione. In realtà
questa teoria contrasta sia con l’evidenza della ragione sia con i fatti dell’esperienza. Quel movimento
potrebbe infatti passare inosservato in una piccola distanza, ma che ci sfugga da oriente ad occidente
è una pretesa davvero eccessiva.”

8. L’udito

“*...+ la natura si giova dell’aria già inspirata per due funzioni: come utilizza la lingua sia per il gusto
che per il linguaggio (e di essi il gusto è necessario, e pertanto appartiene a più animali, mentre la
capacità di esprimersi è in vista del bene)*...+”

“In effetti la voce è un suono che significa qualcosa, e non semplicemente, come la tosse, il suono
dell’aria inspirata.”

11. Il tatto

“Pertanto non percepiamo il caldo e il freddo, o il duro e il molle che abbiano la stessa nostra misura,
ma gli eccessi di queste qualità, e ciò perché il senso è una specie di medietà dell’opposizione che si ha
nei sensibili. Ed è per questo motivo che discrimina i sensibili. Il medio infatti ha la capacità di
distinguere divenendo, rispetto a ciascun estremo, il suo opposto. E come ciò che deve percepire il
bianco e il nero non dev’essere in atto nessuno dei due, ma entrambi in potenza *...+.”

12. Ancora sulla sensibilità in generale

“*...+ riguardo ad ogni sensazione, si deve ritenere che il senso è ciò che è atto ad assumere le forme
sensibili senza la materia, come la cera riceve l’impronta dell’anello senza il ferro o l’oro: riceve bensì
l’impronta dell’oro o del bronzo, ma non in quanto è oro o bronzo. *...+ non in quanto si tratti di
ciascuno di questi oggetti, bensì in quanto l’ogetto possiede una determinata qualità e secondo la
forma.”

“L’organo e la capacità sono dunque la medesima cosa, ma la loro essenza è diversa.”

“*...+ le piante non percepiscono, pur avendo una determinata parte dell’anima e pur subendo una
certa azione dei tangibili[...]. La ragione è che esse non hanno una medietà né un principio capace di
ricevere le forme dei sensibili, ma subiscono l’azione degli oggetti insieme con la materia.”

Libro Gamma (Terzo)


1. I cinque sensi specifici e il senso comune

“[...] risulta chiaro che è impossibile che ci sia un senso speciale per qualsiasi voglia sensibile comune,
ad esempio per il movimento. Se infatti questo ci fosse, percepiremmo i sensibili comuni allo stesso
modo in cui ora percepiamo il dolce con la vista.”

“I sensi, poi, percepiscono accidentalmente gli uni gli oggetti propri degli altri; non però considerati in
se stessi, ma in quanto formano un’unità, qualora si abbia una percezione simultanea rispetto allo
stesso oggetto.”

2. Coscienza della percezione. Senso e sensibile. Il senso come “proporzione”. La


discriminazione percettiva

“Poiché noi percepiamo di vedere e di udire, o con la vista si deve percepire che si vede, o con un altro
senso. Ma allora il medesimo senso percepirà la vista ed il colore che ne costituisce l’oggetto, e di
conseguenza o due sensi avranno il medesimo oggetto oppure un senso avrà per oggetto se stesso.
[...] Ma si presenta una difficoltà. *...+ ‘percepire con la vista’ non ha un unico significato, giacché,
anche quando non stiamo vedendo, con la vista distinguiamo il buio e la luce, ma non nello stesso
modo.”
“[...] del senso e del sensibile, si può parlare in due modi, a seconda che vengano considerati in
potenza oppure in atto *...+”

“Il senso è proporzione *logos+ e gli eccessi lo dissolvono o lo distruggono.”

“Ma poiché noi distinguiamo sia il bianco sia il dolce e ciascuno dei sensibili in rapporto a ciascun
altro, con che cosa percepiamo che essi differiscono? Necessariamente con una percezione, poiché si
tratta di sensibili. Di qui risulta manifesto che la carne non può essere l’ultimo organo sensorio,
giacché sarebbe necessario che ciò che distingue i sensibili li distinguesse mediante contatto. Ora non
è possibile giudicare per mezzo di sensi separati che il dolce è diverso dal bianco, ma entrambi gli
oggetti devono manifestarsi a qualcosa di unico.”

“È quindi evidente che non è possibile giudicare sensibili separati mediante sensi separati. Che poi ciò
non sia possibile neppure in tempi separati risulta da quanto segue. Come infatti la stessa cosa
afferma che il bene e il male sono diversi, così anche quando dice che un oggetto è diverso da un altro
[...], e dunque simultaneamente. Di conseguenza tale cosa è inseparabile ed opera in un tempo
inseparabile. Ma tuttavia è impossibile che una medesima cosa, in quanto è indivisibile ed opera in un
tempo indivisibile, sia mossa contemporaneamente da movimenti contrari.”

3. Sensibilità, immaginazione e pensiero

“È poi manifesto che la sensazione e l’intelligenza non sono la stessa cosa, giacché di quella
partecipano tutti gli animali, e di questa pochi.”

“In effetti la percezione dei sensibili propri è sempre vera ed appartiene a tutti gli animali, mentre si
può pensare anche falsamente, ed il pensiero non si trova se non in chi è fornito di ragione.
L’immaginazione è infatti diversa sia dalla sensazione sia dal pensiero, però non esiste senza
sensazione, e senza di essa non c’è apprensione intellettiva. Che l’immaginazione non sia lo stesso tipo
di pensiero dell’apprensione intellettiva è evidente. Quest’affezione dipende infatti da noi, quando lo
vogliamo *...+, ma avere un’opinione non dipende da noi, poiché necessariamente con essa o si è nel
falso o nel vero.”

“*...+ l’immaginazione non può essere né opinione accompagnata da sensazione, né opinione


conseguente alla sensazione, né combinazione di opinione e sensazione *...+”

“Ad esempio il sole appare della grandezza di un piede, ma si è convinti che sia più grande della terra
abitata. Ne segue, allora, o che si è abbandonata l’opinione vera che si aveva, benché l’oggetto sia
rimasto lo stesso e non ci si sia dimenticati di quella opinione né si sia rimasti persuasi del contrario,
oppure, se la si conserva ancora, necessariamente la stessa opinione sarà vera e falsa. Ma l’opinione
potrebbe diventare falsa soltanto qualora l’oggetto mutasse a nostra insaputa.”

“La percezione dei sensibili propri è vera o comporta l’errore nella minima misura possibile. In secondo
luogo c’è la percezione che questi sensibili sono accidenti, e in questo caso è già possibile ingannarsi.
[...] In terzo luogo abbiamo la percezione dei sensibili comuni e concomitanti a quelli accidentali in cui
ineriscono quelli propri *...+: è soprattutto riguardo ai sensibili comuni che è possibile l’errore nella
sensazione.”

“E per il fatto che le immagini rimangono in noi e sono simili alle sensazioni, gli animali compiono
molte azioni in accordo con esse, alcuni perché non sono forniti d’intelligenza, come i bruti, altri
perché talora hanno la mente oscurata dalla passione, dalla malattia o dal sonno, come gli uomini.”

4. L’intelletto in potenza

“Riguardo alla parte dell’anima con cui essa conosce e pensa (sia questa parte separabile, sia non
separabile secondo la grandezza, ma soltanto logicamente) si deve ricercare quale sia la sua
caratteristica specifica ed in qual modo il pensare si produca. Ora se il pensare è analogo al percepire,
consisterò in un subire l’azione dell’intelligibile o in qualcos’altro di simile. Questa parte dell’anima
deve dunque essere impassibile, ma ricettiva della forma, e dev’essere in potenza tale qual è la forma,
ma non identica ad essa; e nello stesso rapporto in cui la facoltà sensitiva si trova rispetto agli oggetti
sensibili, l’intelletto si trova rispetto agli intelligibili.”

“Di conseguenza la sua natura non è altro che questa: di essere in potenza. *...+ (chiamo intelletto ciò
con cui l’anima pensa ed apprende) non è in atto nessuno degli enti prima di pensarli.” Perciò non è
ragionevole ammettere che sia mescolato al corpo, perché assumerebbe una data qualità, e sarebbe
freddo o caldo, ed anche avrebbe un organo come la facoltà sensitiva, mentre non ne ha alcuno.”

“Invece l’intelletto, quando ha pensato qualcosa di molto intelligibile, non è meno, ma anzi più capace
di pensare gli intelligibili inferiori, giacché la facoltà sensitiva non è indipendente dal corpo, mentre
l’intelletto è separato.”

“Il soggetto perciò distingue tale essenza o con qualcosa di diverso o con qualcosa che si trova in una
diversa condizione. In generale, dunque, come gli oggetti sono separati dalla materia, così viene a
trovarsi l’intelletto.”
“Inoltre è esso *l’intelletto+ stesso intelligibile come lo sono gli oggetti intelligibili. Infatti, nel caso
degli oggetti senza materia, il soggetto pensante e l’oggetto pensato sono la stessa cosa, poiché la
scienza teoretica e il suo oggetto s’identificano*...+. Invece negli oggetti che hanno materia ciascuno
degli intelligibili è presente potenzialmente. Di conseguenza gli enti materiali non saranno dotati di
intelletto (giacché l’intelletto è la facoltà di conoscere tali enti senza la loro materia), mentre esso
possederà l’intelligibile.”

5. L’intelletto in potenza e l’intelletto produttivo

“E c’è un intelletto analogo alla materia perché diviene tutte le cose, ed un altro che corrisponde alla
causa efficiente perché le produce tutte [...]. E questo intelletto è separabile, impassibile e non
mescolato, essendo atto per essenza, poiché sempre ciò che fa è superiore a ciò che subisce, ed il
principio è superiore alla materia. Ora la conoscenza in atto è identica all’oggetto, mentre quella in
potenza è anteriore per il tempo nell’individuo, ma, da un punto di vista generale, non è anteriore
neppure per il tempo; *...+”

6. L’intellezione degli indivisibili

“L’intellezione degli indivisibili riguarda le cose circa le quali non è possibile il falso.”

“Ciò che produce l’unità di ciascuna composizione è l’intelletto.”

“Ma se a qualcosa nulla è contrario, il soggetto stesso conosce l’oggetto stesso ed è in atto e
separato. L’affermazione poi, come anche la negazione, è predicare qualcosa di qualcosa, ed è sempre
vera o falsa. Questo non è invece sempre il caso dell’intelletto: quando ha per oggetto ciò che una
cosa è secondo l’essenza, è vero, e no predica qualcosa di qualcosa. Ma come il vedere l’oggetto
proprio è vero *...+, così avviene per gli oggetti senza materia.”

7. Conoscenza ed azione

“La ripulsa e l’appetizione, quella in atto, sono la stessa cosa, e la facoltà appetitiva e quella repulsiva
non sono diverse né fra loro né dalla facoltà sensitiva, benché la loro essenza sia differente.
Nell’anima razionale le immagini sono presenti al posto delle sensazioni, e quando essa afferma o
nega il bene o il male, lo evita o lo persegue. Perciò l’anima non pensa mai senza un’immagine.”
“La facoltà intellettiva pensa le forme nelle immagini, e come in quelle forme si determina per essa
l’oggetto da perseguire o da evitare, così, al di fuori della sensazione, quando si rivolge alle immagini,
è mossa.”

“Talvolta però, per mezzo delle immagini o pensieri che si trovano nell’anima, il soggetto, come se le
vedesse, calcola e delibera circa le cose future in relazione a quelle presenti; e quando si dice, come lì,
che un oggetto è piacevole o doloroso, così qui si evita o si persegue; ed è ciò che generalmente
avviene nell’azione. Ciò poi che non ha rapporto con l’azione, ossia il vero e il falso, si trova nello
stesso genere del bene e del male, con la differenza che i primi due hanno un valore assoluto, mentre
gli altri sono relativi a qualcuno.”

8. Ricapitolazione sulle facoltà conoscitive

“*...+ diciamo di nuovo che l’anima è in certo modo tutti gli esseri *onta+. Infatti gli esseri o sono
sensibili oppure intelligibili, e mentre la scienza è in certo modo gli oggetti della scienza, la sensazione
è gli oggetti della sensazione; come ciò si verifichi, si deve ricercare.”

“*...+ la facoltà sensitiva e quella intellettiva dell’anima sono in potenza questi oggetti, la prima il
sensibile e la seconda l’intelligibile. Tali facoltà devono essere identiche o alle cose stesse o alle loro
forme.”

“Poiché non c’è nessuna cosa, come sembra, che esista separata dalle grandezze sensibili, gli
intelligibili si trovano nelle forme sensibili, sia quelli di cui si parla per astrazione sia le proprietà ed
affezioni degli oggetti sensibili. Per questo motivo, se non si percepisse nulla non si apprenderebbe né
si comprenderebbe nulla, e quando si pensa, necessariamente al tempo stesso si pensa un’immagine.
Infatti le immagini sono come le sensazioni, tranne che sono prive di materia.

“Ma l’immaginazione è diversa dall’affermazione e dalla negazione, poiché il vero o il falso consiste in
una connessione di nozioni. Ma le prime nozioni in che cosa si distingueranno dalle immagini? Certo
neppure le altre sono immagini, ma non si hanno senza immagini.”

9. La facoltà locomotoria

“*...+ l’anima (intendo quella degli animali) è stata definita in rapporto a due capacità: quella
discriminatrice [kritiko], che è funzione del pensiero [dianoia] e del senso, e inoltre quella di produrre il
moto locale *...+”
“*...+ si presenta sùbito una difficoltà su come si debba parlare di parti dell’anima e sul loro numero.
Infatti, in certo modo, pare che ce ne siano in numero infinito, e non soltanto quelle che alcuni
nominano [...]. Secondo infatti le differenza in virtù delle quali essi operano tali distinzioni, risultano
altre parti, che hanno tra loro una distanza maggiore di quelle, e di cui si è già parlato: la facoltà
nutritiva, che è presente sia nelle piante come in tutti gli animali, e la sensitiva, di cui non è agevole
dire se sia irrazionale o fornita di ragione. Inoltre c’è la facoltà immaginativa, che da un lato è
essenzialmente diversa da tutte e dall’altro è molto difficile dire a quale di queste parti sia identica e
da quale sia diversa, se si ammettono parti separate dell’anima.”

“E certo è assurdo dividerla [la facoltà appetitiva], giacché nella parte razionale si avrebbe la volontà
e in quella irrazionale il desiderio e l’impulso. Se poi l’anima sarà formata da tre parti, la tendenza ci
sarà in ciascuna di esse.”

“Se dunque la natura non fa nulla invano né omette nulla di quanto è necessario, salvo che ne gli
esseri menomati e imperfetti, e i suddetti animali [stazionari e del tutto immobili] sono perfettamente
sviluppati e non menomati [...], ne consegue che dovrebbero possedere anche le parti organiche per la
locomozione. Ma nemmeno si può dire che ciò che muove sia la facoltà razionale e quello che è
chiamato intelletto. Infatti l’intelletto teoretico non pensa nulla di ciò che è oggetto dell’azione, e
nulla dice su ciò che si deve evitare e perseguire, mentre il movimento è sempre proprio di un essere
che evita qualcosa o persegue qualcosa. Ma neppure quando l’intelletto prende in considerazione
qualcosa di simile, per ciò stesso comanda di evitare o di perseguire l’oggetto.”

“E in generale noi vediamo *...+ non la conoscenza, ma qualcos’altro è il movente principale per agire
conformante alla conoscenza. Ma neppure si può dire che sia la tendenza la causa principale di questo
movimento *...+”

10. Ancora sulla facoltà locomotoria

“In ogni caso è evidente che le cause del movimento sono queste due: la tendenza [òrexis] oppure
l’intelletto [nùs], se si considera l’immaginazione una specie di pensiero.”

“*...+ s’intende l’intelletto che ragiona in vista di qualcosa, ossia quello pratico; esso differisce da
quello teoretico per lo scopo.”

“Ma anche ogni tendenza è in vista di qualcosa, giacché l’oggetto della tendenza è in vista di
qualcosa, giacché l’oggetto della tendenza è il punto di partenza dell’intelletto pratico, e l’ultimo
termine è il punto di partenza dell’azione.”
“Pertanto c’è un unico motore: la facoltà appetitiva.”

“L’intelletto dunque è sempre retto, mentre la tendenza e l’immaginazione possono essere rette e non
rette. Perciò è sempre l’oggetto della tendenza che muove, ma questo è il bene o ciò che appare come
bene; non però ogni bene, ma il bene che è oggetto dell’azione. Oggetto dell’azione è ciò che può
essere anche altrimenti.”

“E poiché si producono tendenze che sono contrarie le une alle altre, e ciò avviene qualora la ragione e
i desideri siano contrari, e si verifica negli esseri che hanno la percezione del tempo (infatti l’intelletto
ordina di resistere in vista del futuro, mentre il desiderio comanda sulla base del presente, giacché ciò
che è immediatamente piacevole gli appare piacevole in senso assoluto e bene in senso assoluto, per il
fatto che non considera il futuro), ciò che muove sarà specificamente unico, ossia la facoltà appetitiva
in quanto tale ( e anzitutto l’oggetto della tendenza, poiché questo muove senza essere mosso, per il
fatto di essere pensato o immaginato), mentre numericamente i motori saranno molteplici.”

“Poiché ci sono tre cose: una il motore, la seconda ciò con cui muove, la terza ciò che è mosso, e il
motore è duplice: uno immobile, l’altro motore e mosso, il motore immobile è allora il bene che è
oggetto dell’azione, il motore mosso è la facoltà appetitiva (giacché ciò che è mosso, è mosso in
quanto appetisce, e la tendenza è una specie di movimento o un’attività), e ciò che è mosso è
l’animale, mentre lo strumento con cui la tendenza muove è senz’altro corporeo, e perciò lo si deve
esaminare tra le funzioni comuni al corpo e all’anima.”

“*...+ ciò che si muove in quanto strumento si trova lì dove principio e fine s’identificano, com’è, ad
esempio, la giuntura; qui infatti il convesso e il concavo costituiscono la fine e il principio [...], essendo
diversi logicamente, ma inseparabili per grandezza.”

“*...+ è in quanto ha la facoltà di tendere che l’animale è capace di muovere se stesso, e non possiede
questa facoltà senza l’immaginazione. Ogni immaginazione poi è razionale o sensitiva, e di
quest’ultima sono forniti anche gli altri animali.”

11. Locomozione, deliberazione e sillogismo pratico

“E questo il motivo per cui non sembra che gli animali sprovvisti di ragione abbiano l’opinione, perché
non hanno l’immaginazione che consegue al ragionamento *...+. Perciò la tendenza non comporta la
facoltà deliberativa; talvolta la tendenza supera la volontà e muove il soggetto; talvolta invece quella
tendenza supera e muove quest’altra ocme una palla, quando v’è incontinenza; ma per natura è
sempre la tendenza superiore che domina e muove, e quindi ci si muove precisamente con tre
movimenti.” [Cfr. Sillogismo pratico]
12. Il finalismo delle facoltà

“Ogni essere che vive e che ha l’anima necessariamente possiede l’anima nutritiva dalla nascita sino
alla morte, poiché l’essere generato deve avere crescita, maturità e decadimento, e queste funzioni
sono impossibili senza nutrimento.”

“L’animale deve invece posseder la sensazione [...], se la natura non fa nulla invano. Infatti tutte le
cose naturali esistono in vista di qualcosa, o s’accompagnano alle cose che esistono in vista di
qualcosa.”

“Gli altri sensi [oltre il tatto] sono in vista del bene, e si trovano necessariamente non già in qualunque
specie di animali, ma in alcuni, come in quelli capaci di locomozione.”

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