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INTRODUZIONE
I- è difficile sottovalutare l’influenza di al farabi sulla filosofia islamica; egli influenzò sicuramente
il pensiero di avicenna e averroè e fu il primo tra gli arabi a cercare di fare una sintesi tra filosofia e
teologia islamica; teorizzò anche sulla struttura del reale e tracciò le prime linee argomentative di
quella che sarà poi la filosofia greco-araba. Il pensiero farabiano appare nettamente superiore
rispetto a quello di al-kindi. Al farabi non era arabo, ma turco; fu un pensatore greco in primis, o
meglio era impregnato di pensiero greco. Le sue riflessioni sono più complesse e ricche di
sfumature, e confermano un punto di vista critico generale che deve essere sempre tenuto fermo
quando si parla di filosofia islamica; Tutti i filosofi islamici furono prima musulmani e poi pensatori
razionalisti.( ciò emerge in modo abbastanza evidente nella filosofia politica di al farabi). Una
chiave molto importante dell’ interpretazione dei suoi testi, risiede nello studio dell’ analisi
compositiva delle sue opere; infatti, Nei suoi scritti al farabi in genere evita di fare dimostrazioni
ma profetizza il suo pensiero. Netton, studioso inglese,lo ha inserito nella schiera di filosofi teologi
che avrebbero tradito o alienato L’ originario messaggio coranico - fondato sull’ immagine di Dio
come libero creatore dal nulla e provvidente guida del genere umano. Ciò sarebbe accaduto a
causa di una fin troppo trascendenza della sostanza divina, infatti, Secondo Netton, al farabi ha reso
il messaggio di Dio privo di significato. La tesi di neton, non può essere discussa nei dettagli,
tuttavia la teoria della trascendenza divina è vigorosamente implicita anche nel corano, nonostante
le affermazioni antropomorfiche del testo sacro. In islam, la filosofia è una declinazione della
religione stessa.
Al farabi viene etichettato come un musulmano sciita; la sua vita fu povera di avvenimenti e anche
quel poco che si sa è privo di certezze. Di lui sappiamo che nacque a Farab introno al 256/870 e che
da giovanissimo si recó a Bagdad per studiare entrando in contatto con maestri e discepoli anche
cristiani. Dalle fonti sappiamo per certo che compì un viaggio in Egitto, e intorno al 339/950 il
filosofo morì a Damasco. Di lui sappiamo che visse facendo il giardiniere ed il musico,
effettivamente compose un’ opera di musicologia; sappiamo che fu di costumi morigerati ed ascetici
a tal punto da essere considerato un mistico. Il suo pensiero però pare avere ben poco di mistico
infatti ha un’ acuta visione razionalistica, e la sua fama è legata ad una feconda attività teoretica che
gli garantì il titolo di secondo maestro, dopo aristotele. La vita di al farabi testimonia la grande crisi
del califfato Abbaside e L’ affermazione di altre famiglie( buyidi) grazie alle quali si ebbe un grosso
sviluppo culturale. Egli in maniera del tutto autonoma e indipendente aderì al neoplatonismo, Molti
sostengono anche la sua vicinanza a tesi sciite e ismailiite (gli ismailiti sostengono che dalla
creazione del mondo si sarebbero succedute 7 epifanie, ognuna composta da un legislatore), visto e
considerato che ad esempio nella città virtuosa quando parla del capo della città, la sua visione è
molto simile al capo della città sciita; ovvero L’ imam.
Al farabi compose moltissimi libri a tal punto che non è possibile fornirne un elenco completo.
Sicuramente possiamo dire che fu un grande organizzatore e sistematore del sapere e nel corso degli
anni rivisitò e rimodellò le sue teorie. Studió in maniera molto analitica e approfondita le opere di
Platone e Aristotele; nel trattato intitolato “ accordo tra le opinione dei due saggi, Platone e
Aristotele”, cerca di concordare le tesi dei due maestri ad oltranza, anche se probabilmente il
trattato non testimonia la vera e definitiva prospettiva dell’ autore.
Nella città virtuosa, questa scelta di metodo porta ad avere una concezione del mondo dove gli
elementi integrati del platonismo e dell’ aristotelismo, hanno un chiaro sigillo musulmano.
Nell’ opera “enumerazione delle scienze “, al farabi concede una verticizzazione del sapere alla
teologia islamica. Per lui, prima vengono le scienze linguistiche, poi la logica; quindi la matematica
e la fisica; al vertice ci sta la metafisica e scienza divina, la politica, la giurisprudenza e la teologia.
La grande importanza conferita alla politica e alla giurisprudenza caratterizzano fortemente la
concezione epistemologica islamica dove la religione, la legge e lo stato sono termini estremamente
interconnessi. Definire i confini della teologia per al farabi è molto difficile; la teologia non è la
scienza che studia Dio, studiare Dio è molto complesso, perché egli si trova in un piano molto alto e
risulta essere inconoscibile.
Anche nel “ libro delle lettere”, (una sorta di commentario della metafisica aristotelica), al farabi
stabilisce una sorta di subalternio tra le varie scienze; la filosofia preceduta dalla logica, precede a
sua volta la religione che sta a monte. ( per al farabi la politica è uno strumento nelle mani della
religione), di conseguenza appare difficile dividere il politico dal divino; per lui metafisica e
politica sono strettamente correlate e insieme queste due discipline ci conducono verso la verità. La
verità dunque coincide con L’ islam,” la città virtuosa “ appare come il disegno di una rigorosa
società islamica in cui, nell’ordinamento politico, sia realizzabile la piena soddisfazione intellettuale
e morale.
La città virtuosa risulta essere l’esito più compiuto del pensiero farabiano, fu composto intorno al
942 così come un altro testo politico “ il libro della scienza politica”. Questi due testi sembrano
essere quasi paralleli, e mettono in luce in modo molto esplicito la concezione socio politica dell’
autore. Altre opere di al farabi, come ‘ il raggiungimento della felicità’ e ‘l’ epistola sull’ intelletto’,
sono dei trattati che ci aiutano a comprendere le due opere politiche farabiane, anche se il pensiero
politico farabiano subì un evoluzione interna.
II- è opportuno fornire una descrizione della città virtuosa. Intanto da quel che sappiamo, al farabi
nell’ opera originale ha pensato di dividere il tutto in 19 sezioni, mentre nell’ edizione di Albert
Nader, il testo è stato diviso in 37 sezioni, anche per questione di traduzione, sostenendo che questa
suddivisione giova maggiormente a una piana comprensione del discorso. Tuttavia il testo può
comunque essere organizzato in una sintesi che comprende 19 punti.
1- bisogna credere nell’ esistenza di Dio altissimo, studiare chi sia e in che modo gli sono stati
attribuiti gli attributi; il problema degli attributi divini è fondamentale nella teologia musulmana.
Nella teologia ortodossa, gli attributi ( vita, potenza, sapienza) sono reali e separabili dalla sapienza
di Dio. Al contrario, secondo la posizione dei mu’taziliti e dello stesso al farabi, gli attributi
coincidono direttamente con L’ essenza di Dio. Dio dunque è la causa di tutti gli altri esseri
esistenti, essi si originano da lui e si connettono a lui.
2- dobbiamo credere all’ esistenza degli angeli, organizzati secondo una precisa gerarchia; c’è da
capire come sono venuti alla vita gli angeli. Ogni Angelo è causa di un corpo celeste, in modo da
formare una struttura ordinata. Al farabi è da considerare il primo teorizzatore della filosofia greco
araba , che tanto incise sulla costruzione del cosmo medievale Cristiano, con la gerarchia degli
intelletti , fino all’ intelletto agente, che illumina quello umano.
3- anche i corpi celesti si legano secondo una gerarchia verticale, e secondo un vincolo che unisce i
precedenti ai successivi.
4- i corpi sublunari sono materiali, bisogna capire come sono stati creati e in che cosa consiste la
loro sostanza.
5- la materia e la forma costituiscono i corpi.
6- come si devono descrivere quegli esseri intelligenti, gli angeli.
7- cosa dei corpi celesti bisogna ritenere particolare.
8- come sono stati prodotti i corpi materiali? L’unico di questi corpi è l’uomo, anch’esso collocato
secondo un ordine gerarchico.
9- cercare di capire come si collocano, bilanciandosi, gli esseri esistenti.
10- l’analisi dell’ uomo e delle sue forze, porta a determinare una gerarchia tra le sue facoltà, alcune
delle quali destinate al comando ex altre all’ obbedienza e al servizio.
11- all’ interno del corpo umano le membra risultano perfettamente ordinate, per cui vi è quello che
dirige e quello che è diretto.
12- vi è una differenza enorme tra maschile e femminile, bisogna studiare i processi riproduttivi e
come si differenziano l’uno rispetto all’ altro.
13- nell’ affrontare il problema dell’ intelletto umano e degli intelligibili, al farabi distingue diversi
tipi di intelletto; quello in atto, in potenza, e l’intelletto materiale. Quello passivo, agente e
acquisito.
14- oltre all’ intelletto egli considera una proprietà specifica dell’ anima anche l’immaginativa. L
immaginativa è una delle caratteristiche principali del profeta; senza di essa il profeta non saprebbe
parlare al popolo. Oltre all’ intelletto il profeta deve possedere anche uno spiccato senso di
immaginazione. Unendo in se intelletto e immaginazione, l’uomo perfetto diviene il filosofo
profeta, che nella città virtuosa è anche il re.
15- l’uomo ha necessità di vivere in società e di cooperare con gli altri. Nella città virtuosa distingue
diversi tipologie di società umana e cerca di enunciarle individuando quella più perfetta. Oltre alla
città virtuosa al farabi ne individua anche altre 4 specie; la città ignorante in cui predomina L
accanimento ai beni materiali, la città perversa, in cui si conosce il bene ma si agisce male. La città
trasformata, la città in cui le varie opinioni hanno modificato il tessuto originariamente positivo. La
città deviante, dove si è pervertita la visione della giustizia e della felicità.
16- si discute sulla felicità degli abitanti delle città virtuosa e lo stato di sofferenza degli abitanti
delle altre città;
17- si discute su come nascono i principi devianti e corruttori
18- come i principi corruttori deviano e deformano la città
19- si discute delle confessioni religiose erronee.
Al farabi non fornisce mai una risposta scevra sui dubbi, egli discute con notevole interesse i
problemi del mondo politico islamico. Nei suoi scritti non cita mai il Corano ma spesso fa dei
riferimenti appropriati a conferma delle tesi filosofiche. A prescindere dagli ovvi e possibili
agganci, la città virtuosa ha poco a che vedere con la repubblica di Platone.
Nella sua opera il primato per eccellenza spetta alla politica,’ la città virtuosa’ è quella dove si
possono esplicare la ricerca intellettuale e la pratica della fede. Questa città non è un’ utopia
( Tommaso Campanella) ( Platone); non implica la delineazione si un modello di città alternativo a
quello già esistente. Per un musulmano, l’unica città perfetta e reale è quella costituita secondo le
regole della divinazione ovvero la società che obbedisce alle indicazioni di Dio. Ovvero la società
dei califfi, i primi quattro che succedettero Maometto.
III- la città virtuosa è apparentemente un testo di sola filosofia politica, che però racconta verità sul
rapporto triunivoco tra cosmo, società e intelletto. Questo legame viene esplicato anche in altre
opere farabiane come ad esempio ‘ il libro della religione’ in cui si dice che il reggitore dello stato,
deve imitare Dio e seguire i modelli stabiliti dall’ ordinatore dell’ universo. Anche nel “ libro della
scienza politica” viene detto che le città sono vincolate le une con le altre, secondo un rapporto di
anteriorità e posteriorità. Essi somigliano alla natura degli esistenti, ordinati per grado a partire dal
primo essere. Vi è dunque uno stretto rapporto molto diretto tra uomo e società gerarchizzata; la
città virtuosa e perfetta, è l’emblema della perfezione celeste, il perfetto governatore della città è L’
emblema di Dio.
È essenzialmente rilevante come nella mente di al farabi, secondo una prospettiva comune del
pensiero islamico, vi è l’idea di un ordine universale voluto da Dio secondo i principi di equilibrio e
giustizia, che è profondamente coranica; nel Corano si dice che egli creo sette cieli l’uno sull’ altro
e stessa identica cosa ci riferisce al farabi nel testo ovvero il fatto che Dio ha creato sette cieli l’uno
sull’ altro. Molti sostengono che al farabi ha fatto questi riferimenti per alludere a qualcosa che
effettivamente voleva nascondere, infatti si parla di scrittura esoterica farabiana. Secondo Miriam
Galston, la scrittura di al farabi è dialettica e al farabi non voleva nascondere alcunchè; dunque, Il
lavoro filosofico farabiano ha un intento primariamente religioso-islamico.
Nei primi capitoli della città virtuosa, egli rimanda al principio inarrivabile della trascendenza
divina dei mu- taziliti, e quindi al presupposto prettamente islamico dell’ alterità assoluta di Dio
rispetto alle altre creature. Altro concetto della città virtuosa che rimanda alla corrente mu’ tazilita è
il concetto secondo cui, da Dio proviene la prima causa e la prima intelligenza, tutte le altre creature
sono state create da lui. Tramite questa teoria, si evita di inquinare L’ assoluta trascendenza del
divino con la generazione e la corruzione dei corpi materiali e sublunari. La sostanza di Dio è
fondamentalmente negativa, egli non ha né corpo, né dimensioni, né parti, ma possiede se stesso e
la sua esistenza. Egli è esistente per essenza e sostanza. In questa ottica deve leggersi la lunga
sezione teologica della città virtuosa (I-IX), e in quest’ ottica deve anche considerarsi l’ emanatismo
farabiano (VII-XI).
Di caratteristico, si ha che nella città virtuosa così come nel libro sulla scienza politica di Al farabi,
si ha una sintesi che sembra prevalentemente di carattere platonico-aristotelico ma è pure
genuinamente di carattere islamico. L’uomo non è Dio, ma egli è in grado di reperire un legame di
collegamento con il mondo eterno; dirigendo la sua mente e il suo intelletto, verso tale mondo
eterno, realizzando così un contatto diretto con L’ esistenza eterna.
I fratelli della purità, una confraternita ancora misteriosa, nata intorno al X secolo in iraq; hanno
strutturato una gerarchia cosmica molto simile a quella plotiniana nelle loro epistole. Essi
individuano all’ apice di tutto il creatore, poi l’intelletto attivo universale, poi l’anima universale.
Nove sono in tutti i livelli; ma ciò che interessa è vedere i rapporti tra i cieli e l’uomo.
IV -Colui che realizza pienamente il contatto con il divino è il profeta filosofo; in lui sono
perfezionate la facoltà razionale e quella immaginativa. La facoltà immaginativa è indispensabile
per potere comunicare con il popolo che non riesce a cogliere pienamente le supreme verità
filosofiche. I profeti infatti sono trasmettitori in termini comprensibili della verità divina. Averroè
nel trattato decisivo individua tre categorie di uomini, corrispondenti a tre modi diversi di approccio
alla verità; il volgò che si accontenta della retorica. I giuristi che si accontentano della dialettica e i
filosofi che utilizzano termini dimostrativi.
Per al farabi filosofia e religione hanno lo stesso contenuto anche se ci si approccia ad essi con
metodologie differenti. Tuttavia, nella concezione di al farabi, nulla indica che solo le verità
filosofiche sono sempre e dovunque valide, mentre quelle religiose no. Anzi il profeta, è qualcosa di
più di un affabulatore, è un imam o un re. Le facoltà pratiche e intellettuali che egli possiede,
convergono a formarne le qualità. Queste qualità nel corso del tempo però si affinano; il capo dello
stato della città virtuosa è filosofo perché pienamente in grado di padroneggiare le facoltà razionali,
è anche re e imam, sia perché si accolla il carico governativo della città, sia perché è in grado di
fornire un’ interpretazione allegorica delle sacre scritture. Il sovrano della città virtuosa, non è un
uomo qualsiasi; anzi è parificato a Dio; i cittadini tendono ad imitare la sua nobiltà così come tutte
le creature tendono ad imitare la sua perfezione. Dall’ opera comunque si evince la convinzione di
al farabi sulla superiorità intellettuale dei filosofi. Per lui, il filosofo re deve possedere in maniera
del tutto perfetta la scienza politica, in quanto essa è l’unica mediante la quale si può acquisire la
felicità. La scienza politica però si occupa anche delle azioni, del modo di vivere, delle qualità
morali e dei costumi. La scienza politica consiste nel mezzo attraverso il quale si conoscono le cose
per raggiungere la felicità. Walzer, ritiene che l’ imam farabiano è assai vicino al filosofo-re di
platone; probabilmente walzer (studioso dei testi di al farabi) facendo questa valutazione, ha tentato
di laicizzare il pensiero farabiano. La politica è dunque una scienza necessaria più che altro. Il
filosofo re ha da fondare la città perfetta nella quale i cittadini possono godere dei migliori comfort
e benessere possibile. La felicità secondo al farabi non è raggiungibile se non tramite la reciproca
collaborazione degli uomini nell’ ambito della società. Al farabi sembra essere lontano dagli
insegnamenti che fornisce il Corano, tuttavia se alla sua tesi togliamo questa dimensione
intellettuale, rivalutando invece lo spessore metafisico della sua tesi; veniamo ricondotti alla figura
dell’ “ uomo perfetto” della tradizione sciita.
V- Nonostante al farabi appare collocato pienamente in un determinato contesto storico e culturale,
è difficile tracciare le coordinate intellettuali dei suoi discorsi. Quando ci si accinge a leggere i suoi
testi è importante soprattutto evitare due rischi; - evitare di identificare al farabi, con Platone e
Aristotele, i filosofi greci sono stati sicuramente i mastri del musulmano, ma le prospettive che
assumono le loro teorie sono completamente diverse. - il secondo rischio è quello di volere a tutti i
costi individuare chissà quali sottintesi significati nella scrittura farabiana. Si è già detto come
comunque al farabi nella città virtuosa non vuole contrapporre il mondo terreno a quello dei cieli;
ma cercare di capire come i due mondi sono interconnessi tra di loro.
CAPITOLI 30 31
-L’ UNIONE DELLE ANIME L’ UNA CON L’ ALTRA; LE ARTI E LA FELICITA’
In una città, quando una generazione di esseri viventi scompare e i relativi corpi si distruggono, le
anime liberate pervengono alla felicità, e altri uomini ne prendono il posto, occupando gli stessi
ranghi e le stesse posizioni degli uomini precedenti. E quando anche costoro scompaiono e si
liberano della materia, vanno a occupare il medesimo grado di felicità dei loro predecessori. Poiché
sono prive di corporeità, le anime, in qualsiasi modo si uniscono, non subiscono alcuna restrizione
reciproca nello spazio. Ogni volta che due anime si incontrano e si vanno a unire, la loro
intellezione aumenta qualitativamente; pichè le anime sono infinite,l’ accrescimento della potenza
di esse sarà infinito.
Le felicità hanno l’ una relativamente all’ altra, diversi gradi di eccellenza; esse si diversificano, così
come le arti. Al contrario, nelle città malvagie, gli uomini non possono acquisire alcun grado di
felicità e piano piano acquisiscono una maggiore disposizione verso gli atti malvagi.
CAPITOLI 32 33 34
-GLI ABITANTI DI UESTE CITTA’ NON VIRTUOSE; CIO’ CHE E’ COMUNE AGLI
ABITANTI DELLA CITTA’ VIRTUOSA; LE IDEE DEGLI ABITANTI DELLE CITTA’
IGNORANTI E DEVIANTI
Gli abitanti delle città ignoranti, hanno delle anime che rimangono imperfette, essi sono destinati
alla perdizione e all’ annientamento, come le bestie selvagge, i leoni e le vipere.
Gli abitanti della città perversa, grazie alle idee virtuose acquisite, riuscirebbero a liberare le loro
anime dalla materia corrotta. Tuttavia, le disposizioni acquisite con le azioni malvage, portano la
loro anima a conseguire un grave danno.
Per quanto riguarda i cittadini delle città devianti dalla retta via,colui il quale li ha ingannati e li ha
allontanati dalla felicità, deve essere contato tra i cittadini delle città perverse e peccatrici. Costui è
l’ unico vero malvagio, ma anche coloro i quali si sono fatti corrompere periranno. Anche all’
interno delle città trasformate accade la stessa cosa, colui il quale ha trasformato la città e i cittadini
perisce, e con esso anche i cittadini che si sono fatti ingannare.
Le cose comuni che tutti gli abitanti della città virtuosa devono conoscee sono; l’ esistenza della
prima causa e dei suoi attributi, l’ esistenza delle sostanze e dei corpi celesti, devono conoscere il
processo di derivazione delle creature, l’ esistenza della volontà e del libero arbitrio. Devono
conoscere l’ esistenza delle città opposte a quella virtuosa, dei loro abitanti e della loro infelicità.
Queste cose gli abitanti della città virtuosa li possono conoscere in due modi; o perché esistono
nella realtà sensibile e sono percettibile, oppure perché si imprimono nella loro mente per analogia
e imitazione. Spesso questi abitanti delle città virtuose possono arrivare a conoscere qualcosa
prestando fede e confidenza alla visione dei saggi filosofi.
Molte città risultano essere ignoranti o devianti quando le loro religioni riposano su idee corruttrici
di remota origine. Tra queste idee, vi sono le affermazioni di coloro che hanno detto che gli esistenti
di cui facciamo esperienza sono contrari gli uni agli altri, e ognuno tende a distruggere il suo
omologo. Molti di questi abitanti delle città non virtuose pensano che certe cose vanno senza un
ordine, che lagerarcha degli esseri non viene rispettata, che molti vantaggi possono essere acquisiti
anche da persone non meritevoli. Costoro, ritengono che le città debbano combattersi e lottare per
conseguire il bene che gli spetta. Di queste idee tipiche delle città ignoranti, molte si trasmettono
alle altre città. Alcuni abitanti delle città ignoranti pensano che tra gli uomini non esista affetto
reciproco, ne legami naturali o volontari e quindi che ciascun uomo deve odiare il suo simile. Altri
ancora, sostengono che l’ associazione tra simili debba realizzarsi per costrizione, dunque chi ha
bisogno di aiuto deve sottomettere e costringere il suo prossimo a sostenerlo. Certi sostemgono che
alla base del legame tra soggetti ci sia un avo in comune e che dunque tutti coloro i quali
discendono da costui, possono affiliarsi. Vi è chi pensa che il legame tra soggetti si costituisce per
obbedienza ad un capo supremo, altri ancora pensano provenga da un giuramento o dalla
somiglianza di caratteri naturali. Altri sostengono che il legame dipenda dalla promiscuità abitativa.
Questi sostengono che vi sono alcune cose che dovrebbero dar luogo a legami particolari, come la
continua convivenza, il bere, il mangiare, il lavorare insieme, un male improvviso o i divertimenti.
CAPITOLI 35 36
-LA GIUSTIZIA; LA PIETA’ RELIGIOSA
Il 35 lho saltato perché fa discorsi campati per aria
Per quanto riguarda la pietà religiosa, essa consiste nell’ ammettere che una divinità governa l’
universo; consiste nella pratica della glorificazione divina, nelle preghiere, nel rendimento di lode e
di grazie. Se l’ uomo compie questi atti e trascura molti dei beni mondani, sarà risarcito e
ringraziato con le immense delizie cui perverrà dopo la morte. Se, invece, non si affeziona ad
alcuna delle pratiche pie e preferisce i beni mondani di questa vita, sarà punito dopo la morte da
sofferenze immense che lo colpiranno nell’ aldilà. Ora, i sostenitori delle città ignoranti ritengono
che questi principi religiosi siano solo artifici e trappole tese ora a un gruppo di uomini, ora ad un
altro, e utili a chi è incapace di conquistarsi i beni o con l’intesa o con l’ azione. All’interno delle
città non virtuose, chi opera con assiduità e perseveranza per raggiungere i beni mondani,è
considerato dalla gente un uomo felice; il volgo lo onora e lo loda. Al contrario, un uomo che agisce
per il bene prorpio e non per raggiungere i beni mondani, apparirebbe agli occhi del volgo come un
ignorante. Gli abitanti della città virtuosa credono che i beni acquisiti con la forza debbono essere
necessariamente conservati e mantenuti. Molti soggetti creono che è necessario sopraffare gli altri
per conquistare tali beni. Altri soggetti che vivono nelle città ignoranti ostengono che il conflitto tra
gli esseri esistenti ha luogo solo tra specie differenti. Queste, e simili a queste sono le idee degli
abitanti delle città ignoranti.
CAPITOLO 37
-ANCORA SULLE CITTA’ IGNORANTI
Tra le città ignoranti, alcune sono parsimoniose,altre trasformate, altre spregevoli, altre intese solo
nell’ onore, altre ancora anarhiche. Gli abitanti di queste, salvo quelle ananrchiche,sono interessati
ad un'unica specie di scopi, mentre l’anarchica si pone numerose preoccupazioni. Quanto all’
attacco e alla difesa cui sono obbligati gli abitanti delle città pacifiche, essi sono doveri o dell’
insime di tutti gli abitanti, o di una parte sola di essi.tali cittadini si dividono in due gruppi, chi
possiede le capacità di attaccare e difendersi e chi non le possiede. Gli abitanti delle città ignoranti
hanno anime perverse, perché ritengono che combattere sia un bene,sia in campo aperto, sia con l’
inganno. molti antichi hanno creduto che esistono una felicità e una perfezione che l' u’mo attinge
dopo la morte; e che esistono effettivamente virtù e azioni virtuose che l’ uomo compie onde
attingere, per loro mezzo, la felicità dopo la morte. Molti antichi filosofi sostengono che l’ esistenza
naturale dell’ uomo non è quella che possiede adesso,anzi questa di adesso è proprio il contrario di
quella naturale. L’ essere che l’ uomo possiede oggi non è quello naturale. L’ unione dell’ anima al
corpo non è naturale, poiché l’ uomo è essenzialmente anima, il corpo unendosi all’ anima, la
corrompe cambiandone il modo di agire. I vizi derivano dall’ anima, ma solo perché essa si è
mescolata con il corpo,per tale motivo il perfezionamento dell’ anima si raggiunge quando essa si
distacca dal corpo. L’ anima per attingere alla felicità non necessita del corpo,ne di ricchezze e altri
oggetti materiali. Altri filosofi, al contrario, hanno pensato che sia il corpo a costituire la vera natura
dell’ uomo; di conseguenza, la felicità consiste nel distruggere e annientare le inclinazioni dell’
anima. Queste dottrine di antichi filosofi che abbiamo appena citato, sono corruttrici, poiché da esse
derivano idee su cui finiscono per fondarsi credenze religiose della città devianti dalla retta via.
In conclusione, possiamo dire che, L'opera, puramente filosofica, sembra descrivere una societá
utopistica difficilmente applicabile alla realtà.