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ALCHIMIA ED ERMETISMO 15/07/17, 19)28

ALCHIMIA, ERMETISMO E
MALATTIA
"L'alchimia non è soltanto un'arte o una scienza per insegnare
la trasmutazione metallica, ma una vera e solida scienza che
insegna a conoscere il centro di ogni cosa, ciò che nel
linguaggio divino si chiama Spirito di Vita" (Pierre - Jean Fabre
1636).

In realtà, parlare di alchimia oggi suscita solitamente il riso perché


l’alchimista viene considerato o una sorta di stravagante illuso, che
tentava di arricchirsi trasformando con la magia il piombo in
oro, oppure un chimico alle prime armi, capace più di far saltar per aria
alambicchi che di reali scoperte.

Ma gli alchimisti non furono né l’una né l’altra cosa, essi furono gli adepti
di una filosofia spirituale, devoti ad essa come a una religione. L’Alchimia è
un sistema filosofico esoterico di antichissima datazione. Tre sono i
grandi obiettivi che si proponevano gli alchimisti:

1. Conquistare l'onniscienza

2. Creare la panacea universale, un rimedio cioè per curare tutte le


malattie, per generare e prolungare indefinitamente la vita

3. La trasmutazione delle sostanze e dei metalli.

Già si conoscono tracce del pensiero alchemico fin dalla età del ferro ed in
particolare nell’antica cultura della Cina. L’Alchimia Cinese si fondò sulla
base dell’alternanza di due principi complementari detti YIN e YANG che
generavano un’unione di opposti:

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YANG: Cielo - Sole – Maschio

YIN: Terra- Luna –Femmina

I due principi erano capaci di realizzare tra di loro inversione di proprietà


attive e passive generalmente simbolizzata da un cerchio in cui una doppia
spirale a rotazione inversa genera un polo nero in un semi - campo bianco
e viceversa un polo bianco nell’altro semi - campo nero.

L'alchimia abbraccia alcune tradizioni filosofiche che si sono propagate per


quattro millenni e tre continenti, e la loro generale inclinazione per
un linguaggio criptico e simbolico rende difficile tracciare le loro mutue
influenze e relazioni.

Si possono distinguere almeno due grandi canali, che sembrano essere


in gran parte indipendenti, almeno nelle tappe più remote: l'alchimia
orientale, attiva in Cina e nella zona della sua influenza culturale, e
l'alchimia occidentale, il cui centro nei millenni è slittato tra Egitto,
Grecia, Roma, il mondo islamico e infine l'Europa. L'alchimia cinese fu
strettamente connessa al Taoismo, mentre quella occidentale sviluppò un
proprio sistema filosofico, connesso solo superficialmente con le maggiori
religioni occidentali. Se queste due tipologie abbiano avuto una comune
origine e fino a che punto si siano influenzate l'una con l'altra è tuttora
oggetto di discussione.

Quintessenza o quinto elemento

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Nella tradizione orientale, ma anche in quella occidentale si parla di una


sostanza da cui derivano tutte le cose. Gli indù la chiamarono
Akasha, anche Bardon utilizzava questo termine, gli alchimisti la
chiamavano Quintessenza o Quinto Elemento, in Estremo Oriente la
chiamarono Wuji, l'energia allo stato puro, cioè non ancora
manifestata è senza spazio e senza tempo.

Questa forma di energia non manifesta è chiamata anche Etere, la


materia prima, la sostanza primaria che tutto compone.

Da questo Etere sono sorte tutti gli altri elementi: fuoco, acqua, aria e
terra, intesi come altri tipi di energia. Il fuoco ad esempio è un'energia
calda ed espansiva, l'acqua un'energia fredda e ricettiva.

L'Etere è senza forma e passibile di acquisire qualsiasi forma,


comprende ogni cosa e permea ogni cosa.

È dall'etere che tutto viene a manifestarsi, una mare di particelle virtuali


che riempie ogni cosa. Particelle che fluttuano, appaiono e scompaiono.
Fotoni e anti-fotoni, in un flusso continuo, una danza di particelle positive
e negative che nell'insieme possono essere viste come uno campo neutro.

Così questo etere è passibile di muoversi verso il caos e verso l'ordine, un


flusso continuo, che interagisce con tutto quanto esiste. L'etere è senza
massa ed è la fonte di tutte le cariche elettriche, precursore di ogni forza. È
potenzialmente ogni cosa, più veloce della luce, dato che non ha
massa, è può essere ovunque, istantaneamente, in ogni tempo ed in ogni
luogo.

L'etere è la fonte della nostra bioenergia, riferita come qi, come


prana, o in mille altri modi.

Acquisiamo etere dal cibo che mangiamo, dell'aria che


respiriamo, dell'acqua che beviamo ed in ogni interazione con

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l'ambiente esterno.

L'etere riempie ogni spazio, ma non è lo spazio, alcuni lo chiamano il


Vuoto, ma non è vuoto; è il pieno che riempie ogni cosa, un infinito
potenziale di alta intelligenza e spiritualità.

Questo potenziale può essere coltivato nel corpo umano ed è quello che si
propongono tecniche quali lo Yoga, il Qigong, la Magia e l'Alchimia. È
da questo etere che prende corpo la materializzazione.

Le tre fasi dell’Opera alchemica

L’alchimia si definisce anche con il nome di Arte Regia o Arte Regale, e


il lavoro dell’alchimista (il maestro alchemico) veniva detto Grande
Opera o Magistero Alchemico e si articolava in tre fasi fondamentali:

1. L’Opera al Nero era la prima fase, durante la quale la pietra grezza


(in simboli l’uomo materiale) deve essere distrutta: è necessaria una
mortificazione totale della propria materialità completa, per poter
costruire un uomo nuovo.

2. L’Opera al Bianco, nel corso della quale l’alchimista doveva riuscire


a prendere coscienza della propria anima; la materia che era stata distrutta
nella prima fase veniva ricostruita, ma questa volta non più nera, ma
bianca, purificata e luminosa.

3. L’Opera al Rosso, la fase più difficile, che richiedeva al discepolo di


raggiungere la consapevolezza sul piano spirituale, cioè della propria parte
di energia di natura divina, della quale non si è neppure consapevoli, tanto
è grande il divario tra la sua purezza e la fisicità.

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Il nome dato alle tre fasi dell’Opera è in relazione con il colore che assume
la materia lavorata dall’alchimista nel suo alambicco: nella prima fase il
liquido è nero, come la terra e la putrefazione, nella seconda la materia
che si ricompone è bianca come la calce e nella terza fase il liquido che si
forma è rosso come il sangue.

La tradizione accenna ad alchimisti che, raggiunta l’Opera al Rosso, grazie


alla Pietra Filosofale avrebbero ottenuto l’elisir di lunga vita e conquistato
l’immortalità. Ma non era quello della morte fisica il problema che
assillava gli alchimisti, bensì quello della Seconda Morte: la morte
dell’anima.

Non dimentichiamo che secondo la tradizione esoterica l’anima


è immortale per definizione, ma può, degenerando una vita
dopo l’altra, ridursi a un barlume della sua originaria
luminosità e perdere la coscienza di sé.

La conquista dell’immortalità si articola dunque su due livelli:

1. Il primo è quello di far raggiungere al proprio corpo fisico e ai corpi


sottili una vibrazione sufficientemente spirituale (rapida) da non subire la
tentazione della materia, correndo il rischio di disperdersi nel nulla

2. Il secondo è quello di passare da una vita all’altra mantenendo intatta


la memoria di tutte le vite precedenti. L’uomo che risultava da questa
difficile alchimia era l’Uomo Celeste, pur sempre in carne e ossa, ma
invece di essere nella condizione di avere un corpo materiale che
condiziona la psiche e soffoca lo spirito era in primo luogo un essere
spirituale, che attraverso la psiche domina la sua parte
materiale.

Alchimia CINESE – taoista

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La tradizione alchemica della Cina risale forse al IV-III secolo a.C., ma è


documentata per la prima volta nel Ts'an T'ung Ch'i, scritto verso il 142
a.C. da Wei Po-Yang, filosofo ed alchimista Taoista, nativo di Wu nella
provincia di Kiangsu e noto come il trattato alchemico cinese più antico
scritto come un commentario al Libro delle Mutazioni.

Egli fonda il processo alchimistico sulle dottrine dei cinque stati


fondamentali, chiamati "elementi" (acqua, fuoco, legno, metallo e
terra) e dei due contrari Yin-Yang: di questi due, il primo è associato
alla luna ed il secondo al sole, e dalla loro interazione si originano gli
elementi. Ogni elemento combinato con Yang differirebbe da quello
combinato con Yin, nel senso che il primo è attivo e maschile, il secondo
passivo e femminile.

A cavallo tra il III e IV secolo d.C. l'alchimia cinese ha un grande maestro


in Ko Hung, detto Pao-p'u-tzu, confuciano convertitosi al Taoismo. Egli fu
uno dei personaggi più in vista nella storia dell’alchimia e della medicina
cinese ed occupa nella storia del taoismo e dell’alchimia cinese un posto
simile a quello di Paracelso nella scienza alchemica e medica europea. Egli
aggiunse a tecniche alchemiche e mediche già sviluppate alcuni particolari
metodi taoisti destinati alla conquista dell'immortalità.

L'alchimia taoista è poco conosciuta in occidente, eppure per molti aspetti


è molto simile.
Si divide anch'essa in Alchimia Esterna, che prevede l'uso e la
formazione di preparati con cristalli, pietre preziose, zolfo, mercurio,
funghi ed erbe velenose, droghe ed essenze floreali ed Alchimia Interna,
che prevede lo studio e la conoscenza delle energie vibrazionali.
L'obiettivo comunque è sempre lo stesso, ottenere
l'Immortalità.

Gli Alchimisti orientali iniziarono a studiare le analogie della natura ed ad

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osservare come il corpo umano (microcosmo) era il riflesso dell'universo


intero (macrocosmo) e che per dominare l'universo, bisognava dominare
il proprio corpo.

Chi controlla totalmente le energie del proprio corpo, controlla


l'universo. Obiettivo è connettere Cielo e Terra attraverso il Corpo.

Connettere il Piano Superiore (elettrico o animico) con il Piano Inferiore


(magnetico o spirituale) attraverso il Corpo Fisico e giungere così
all'Immortalità.

In pratica il corpo agisce come un trasformatore della Forza Cosmica


(che proviene dall'alto, dal Cielo, dal Sole) e della Forza Tellurica (che
proviene dal basso, dalla Terra, da Madre Natura) attraverso varie
operazioni di Alchimia (che coinvolge il sistema nervoso, ghiandolare ed
anche gli organi interni) si ottiene il Corpo Immortale che non morirà
più uscendo definitivamente dal ciclo delle reincarnazioni.

Alchimia nell'antico Egitto

Gli alchimisti occidentali generalmente fanno risalire l'origine della loro


arte all'antico Egitto. La città di Alessandria in Egitto fu un centro di
conoscenza alchemica, e conservò la propria preminenza fino al declino
della cultura egiziana antica. L'Alchimia Egizia è sintesi mirabile tra
scienza sperimentale e spiritualità, in quanto gli Egizi erano
essenzialmente pratici e pragmatici, così anche la loro religione non era
misticismo.

L'Alchimia Egizia è strettamente connessa all'Astrologia, lo studio


dell'Invisibile, degli effetti dei raggi cosmici, dei pianeti e delle stelle sul
campo magnetico terrestre e degli esseri viventi, attraverso lo studio e

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l'osservazione delle correlazioni tra archetipi.

La leggenda vuole che il fondatore dell'alchimia egiziana fosse il dio Thot,


chiamato Ermes-Thoth o Ermes il tre volte grande (Ermes
Trismegisto) dai Greci.

La Tavola di Smeraldo di Ermes Trismegistus, che è nota solamente


attraverso traduzioni greche ed arabe, è generalmente considerata la base
per la pratica e la filosofia alchemica occidentale. Considerazioni sulla
cultura egizia, come sintesi mirabile tra scienza sperimentale e religione
(spiritualità, non misticismo). Gli Egizi erano essenzialmente pratici e
pragmatici.

Alchimia greco-alessandrina

I Greci si appropriarono delle dottrine ermetiche degli Egiziani,


mescolandole, nell'ambiente sincretistico della cultura alessandrina, con le
filosofie del Pitagorismo e della scuola ionica e successivamente dello
Gnosticismo.

La filosofia pitagorica consiste essenzialmente nella credenza che i numeri


governino l'universo e che siano l'essenza di tutte le cose, dal suono alle
forme.

Il pensiero della scuola ionica era basato sulla ricerca di un principio unico
e originario per tutti i fenomeni naturali; questa filosofia, i cui esponenti
principali furono Talete ed Anassimandro, fu poi sviluppata da
Platone e Aristotele, le cui opere finirono per diventare parte integrante
dell'alchimia.

Si delinea, come base della nuova scienza, la nozione di una materia

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prima che forma l'universo, e che può essere spiegata solamente


attraverso attente esplorazioni filosofiche. Un concetto molto importante,
introdotto in quel tempo da Empedocle, è che tutte le cose nell'universo
erano formate solamente da quattro elementi: terra, aria, acqua e
fuoco. A questi elementi Aristotele aggiunge l'Etere, la materia di cui
sono formati i cieli e che viene denominata quintessenza. La terza fase
gnostica si differenzia dalla precedente di speculazione filosofica per le
caratteristiche di una religione esoterica, per l'abbondanza di rituali
misteriosi e per il linguaggio

Alchimia islamica

La distruzione del Serapeo e della Biblioteca di Alessandria segnò la fine


del centro culturale greco, spostando il processo dello sviluppo alchemico
verso il vicino Oriente.

Alchimisti islamici come al-Razî (in latino Rasis o Rhazes) diedero un


contributo fondamentale alle scoperte chimiche, come la tecnica della
distillazione, e ai loro esperimenti si devono l'acido muriatico (l'antico
nome dell'acido cloridrico), l'acido solforico e l'acido nitrico, oltre alla soda
(al-natrum) e potassio (al-qali), da cui derivano i nomi internazionali di
sodio e potassio, Natrium e Kalium.

L'apporto di nomenclatura alchimistica a tutta la posteriore cultura


occidentale è di origine araba: termini arabi sono infatti alchimia,
atanor (fornace), azoth (forma corrotta da al-zawq, 'mercurio'), alcool
(da al-kohl, indicante una polvere per il trucco ricavata dall'antimonio),
elisir (da al-iksīr, pietra filosofale) e alambicco. La scoperta che l'acqua
regia, un composto di acido nitrico e muriatico, potesse dissolvere il
metallo più nobile - l'oro - accese l'immaginazione degli alchimisti per il

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millennio a venire.

I filosofi islamici diedero anche grandi contributi all'ermetismo alchemico.


Al riguardo la più grande e influente figura è probabilmente Jâbir ibn
Hayyân (in arabo ‫جابر إبن حيان‬, il Geber o Geberus dei Latini). Questo
importante alchimista, nato agli inizi dell'VIII secolo, fu il primo, a quanto
sembra, ad aver analizzato gli elementi secondo le quattro qualità base di
caldo, freddo, secco e umido.

Alchimia medievale

Dopo essere caduta alquanto in disuso durante l'alto Medioevo, l'Occidente


riprende contatto con la tradizione alchemica greca attraverso gli Arabi.
L'incontro tra la cultura alchemica araba ed il mondo latino avviene per la
prima volta in Spagna, ad opera di Gerberto di Aurillac, che più tardi
divenne Papa Silvestro II, (morto nel 1003).

Nel XII secolo va ricordata la figura del più importante dei traduttori di
opere arabe, Gerardo da Cremona, che interpretò Averroè, tradusse
l'Almagesto, e forse alcune opere di Razes e Geberus.

Il rientro vero e proprio dell'alchimia in Europa viene in genere fatto


risalire al 1144, quando Roberto di Chester tradusse dall'arabo il Liber
de compositione alchimiae, un libro dai forti connotati iniziatici, mistici e
esoterici, nel quale un saggio, Morieno, erede del sapere di Ermete
Trismegisto, insegna al Re Calid.

Il materiale alchemico dei testi arabi verrà rielaborato durante tutto il XIII
secolo. Alberto Magno (1193-1280) affronta la tematica alchemica nel De
mirabilibus mundi e nel Liber de Alchemia di incerta attribuzione.

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A Tommaso d'Aquino (1225-1274) vengono attribuiti alcuni opuscoli


alchemici, nei quali è dichiarata la possibilità della produzione dell'oro e
dell'argento.

Il primo vero alchimista dell'Europa medievale deve essere considerato


Roger Bacon (1241-1294) un Francescano che esplorò i campi dell'ottica
e della linguistica oltre agli studi alchemici. Le sue opere, il Breve
Breviarium, il Tractatus trium verborum e lo Speculum Alchimiae, oltre ai
numerosi pseudo-epigrafi a lui attribuiti, furono utilizzate dagli alchimisti
dal XV al XIX secolo.

Alla fine del XIII secolo l'alchimia si sviluppò in un sistema strutturato di


credenze, grazie anche all'opera di Arnaldo da Villanova (ca. 1240-ca.
1312), con il suo Rosarium Philosophorum, e soprattutto con Raimondo
Lullo (1235-1315), che divenne presto una leggenda per la sua presunta
abilità alchemica e Pietro d'Abano (1257-1317), filosofo, medico e
astrologo.

Nel XIV secolo l'alchimia ebbe una flessione a causa dell'editto di Papa
Giovanni XXII che vietava la pratica alchemica, fatto che scoraggiò gli
alchimisti appartenenti alla Chiesa dal continuare gli esperimenti.
L'alchimia fu comunque tenuta viva da uomini come Nicholas Flamel, il
quale è degno di nota solamente perché fu uno dei pochi alchimisti a
scrivere in questi tempi travagliati.

Flamel visse dal 1330 al 1419 e sarebbe servito da archetipo per la fase
successiva della pratica alchemica. Il suo unico interesse per l'alchimia
ruotava intorno alla ricerca della pietra filosofale; in anni di paziente
lavoro riuscì a tradurre il mitico Libro di Abramo l'ebreo, che avrebbe
acquistato nel 1357, e che gli avrebbe rivelato i segreti per la costruzione
della pietra dei filosofi. Leggenda vuole che abbia raggiunto
l'immortalità insieme alla moglie Perenelle. Nell'alto Medioevo gli
alchimisti si concentrarono nella ricerca dell'elisir della giovinezza e della
pietra filosofale, credendo che fossero entità separate. In quel periodo
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molti di loro interpretavano la purificazione dell'anima in connessione con


la trasmutazione del piombo in oro (nella quale credevano che il mercurio
giocasse un ruolo cruciale). Questi individui erano visti come maghi e
incantatori da molti, e furono spesso perseguitati per le loro pratiche.

Alchimia rinascimentale

Agli inizi del XVI secolo uno dei maggiori interpreti di questo coacervo di
discipline scientifiche fu il medico, astrologo, filosofo e alchimista
Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim, 1486-1535, mago.
Produsse opere, fra le quali il De occulta philosophia, alle quali fecero
riferimento tutti gli alchimisti posteriori. Ancora come Flamel fece molto
per cambiare l'alchimia da una filosofia mistica ad una magia occultista.
Inoltre mantenne vive le filosofie degli antichi alchimisti, che includevano
scienza sperimentale, numerologia, ecc., aggiungendovi la teoria magica,
che rinforzava l'idea di alchimia come credenza occultista.

Il nome più importante di questo periodo è, senza dubbio, Paracelso,


(Theophrastus Bombastus von Hohenheim, 1493-1541), il quale
diede una nuova forma all'alchimia, spazzando via un certo occultismo che
si era accumulato negli anni e promuovendo l'utilizzo di osservazioni
empiriche ed esperimenti tesi a comprendere il corpo umano.

Rigettò le tradizioni gnostiche e le teorie magiche, pur mantenendo molto


delle filosofie ermetiche, neoplatoniche e pitagoriche. In particolare si
concentrò sullo sviluppo medicinale dell'alchimia, ponendo ai margini
della dottrina la ricerca metallurgica sui metalli preziosi. Per Paracelso
l'alchimia era la scienza della trasformazione dei metalli reperibili in
natura per produrre composti utili per l'umanità. La iatrochimica di
Paracelso era basata sulla teoria che il corpo umano fosse un sistema

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chimico nel quale giocano un ruolo fondamentale i due tradizionali


principi degli alchimisti, e cioè lo zolfo ed il mercurio, ai quali lo scienziato
ne aggiunse un terzo: il sale.

Paracelso era convinto che l'origine delle malattie fosse da ricercare nello
squilibrio di questi principi chimici e non dalla disarmonia degli umori,
come pensavano i galenici. Quindi, secondo lui, la salute poteva essere
ristabilita utilizzando rimedi di natura minerale e non di natura organica.

Anche molti artisti, come per esempio il Parmigianino, e persino


personalità politiche del periodo si interessarono all'alchimia. Tra questi:
Caterina Sforza, Francesco I de' Medici, nel cui studiolo di Palazzo
Vecchio fece dipingere allegorie alchimistiche da Giovanni Stradano, e
Cosimo I de' Medici.

In Inghilterra, l'alchimia nel XVI secolo è spesso associata al dottor John


Dee (1527-1608), meglio conosciuto per il suo ruolo di astrologo,
crittografo ed in generale "consulente scientifico" della regina Elisabetta I
d'Inghilterra. Dee si interessò anche di alchimia tanto da scrivere un libro
sull'argomento (Monas Hieroglyphica, 1564) influenzato dalla Cabala.

ALCHIMIA ERMETICA o METALLURGICA

Come già esposto, nella cultura Mediterranea venne considerato fondatore


dell’Alchimia Ermete Trimegisto, una figura probabilmente
immaginaria a cui furono attribuite numerose scritture; all’epoca
dell’antico Egitto, Ermete fu spesso identificato con una divinità che
possedeva la conoscenza di tutte le arti e le scienze sacre e segrete della
mummificazione dei corpi.

Il termine alchimia, giunto dal basso latino (chimia), “scienza occulta che

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ricercava la pietra filosofale” deriva dall'arabo al-kimiya.

Al = il in arabo, e Kimia = la terra del Kamel (cammello) cioè


l'odierno Egitto; oppure il suolo del "Kem-it", che significa "nero", e che
quindi si riferisce all'aspetto scuro della terra fertile dell'Egitto, altri
ritengono invece che Alchimia possa derivare dai vocaboli greci
"chyma": scioglimento - fusione o “chymeia”: mescolanza di liquidi.

Il vocabolo potrebbe anche derivare da kim-iya, termine cinese che


significa "succo per fare l'oro".

Già gli alchimisti egiziani avevano notato che la terra nera nel Nilo doveva
la sua fertilità all'humus, residuo della macerazione di foglie alberi ed
animali morti. Avevano anche capito che le piante venivano mangiate dagli
animali erbivori e che i carnivori mangiavano gli erbivori e cioè che l'uomo
apparteneva a questa catena alimentare biologica, dove ogni essere vivente,
quando si decomponeva ritornava nel ciclo.

Pertanto al fine di evitare la "reincarnazione" dei resti umani in seguito


a "trasmutazioni periodiche" dell'humus, essi svilupparono la
Alchimia per mummificare i corpi dei morti, in modo che il corpo
mummificato alchemicamente rimanesse inalterato dopo la
morte; gli egizi chiusero infatti le mummie in tombe serrate
"ermeticamente" (vocabolo quest'ultimo che deriva da "Ermes").

Per dimostrare tendenza alla purezza solare dei loro re, gli egiziani fecero
costruire le piramidi sopra le tombe dove i re vennero sepolti.

Il quadrato, ottenuto combinando i quattro triangoli equilateri che


simboleggiano i quattro elementi, rappresentava la base della piramide
mentre i lati che correlano la base al vertice in direzione del sole,
rappresentarono la "rettificazione", cioè il simbolo della purificazione
espressa come tendenza alla elevazione della terra. Più il re era potente e di
valore, più elevata doveva essere la sua piramide.

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I miti ed i simboli della alchimia sono stati sempre correlati


principalmente alla purificazione dei metalli seguendo il principio
detto del "Solve e Coagula" (dissolvi e solidifica), utile anche per la
produzione di coloranti, di profumi e di medicamenti artigianali già
sviluppati all’epoca delle antiche popolazioni Assiro-Babilonesi.

Il simbolismo di ogni trasformazione alchemica fu concepito nell’ambito


dell’idea che l’uomo, che è parte della natura, proponendosi il ruolo di
ordinatore del tempo dello sviluppo naturale, potesse aiutare la
natura ad accelerare i tempi di evoluzione prestabiliti dalle influenze
celesti.

L’opus Alchemico sintetizzato nella frase "pensa agendo ed agisci


pensando", fu infatti considerato come "la levatrice delle trasformazioni
vitali della natura" proprio in quanto gli alchimisti ermetici ritennero che
qualora venisse scoperto il segreto, detto della "Pietra Filosofale" o
principio di purificazione di tutte le qualità, ciò avrebbe permesso
di "trasmutare" tutti i metalli in oro puro a partire dallo stato di
materia imperfetta.

Infatti le sostanze che compongono l’universo vennero considerate,


potenzialmente "oro", ma temporalmente esistenti in varie fasi della loro
purificazione che, naturalmente senza l’intervento dell’Opus Alchemica, si
sarebbe realizzata in tempi indefiniti.

La Pietra Filosofale è stata quindi considerata il mistero da


scoprire, che di fatto è quello della intelligenza della natura, da
assecondare per accelerare i ritmi temporali della
trasmutazione verso la perfezione.

Si disse pertanto negli scritti Alchemici "nessun uomo all’interno di


una barca può ostinarsi a svuotare il mare", volendo indicare come
l’uomo armato di sola ragione è impotente di fronte al mistero occulto
della purificazione alchemica, proprio in quanto il pensiero razionale non è

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in grado di cogliere l’essenza intelligente della propria natura ovvero della


"Pietra Filosofale".

L’intuizione Alchemica di base risiede in una prospettiva cosmologica


globale che correla i metalli al cielo ed ai pianeti; pertanto ogni
trasformazione, al di là delle apparenze, non è di natura caotica e casuale
in quanto è favorita dagli influssi intelligenti ("energheja") del cielo sulla
terra.

Pertanto nella tradizione della Alchimia Metallifera piombo, ferro,


stagno, rame, mercurio, sono soggetti alla corruzione, mentre argento
e oro sono incorruttibili, cioè rispettivamente meno e non soggetti al
decadimento fisico prodotto dal tempo.

La maggiore o minore perfezione gli alchimisti ritennero che dipendesse


dallo stato di maturità qualitativamente raggiunto. Solo l'oro sarebbe il
risultato ultimo di una scala di perfezione che tutti i metalli potevano
raggiungere in seguito a "trasmutazioni". Si pensò inizialmente che le
"trasmutazioni" sarebbero state il risultato di un gran numero di
trasformazioni progressive frutto del miglioramento cognitivo dell’Opus
Alchemica nonché dall’influsso benevolo degli astri nel cielo.

Nel "Libro dei sette capitoli", attribuito ad Ermete le fasi di ciascuna


trasformazione sono descritte come fasi di transizione che vennero
associate alle influenze del sole, della luna e dei cinque pianeti visibili ad
occhio nudo.

La fase iniziale di ogni trasformazione venne considerata protetta da


Mercurio (Argento vivo) che fu considerato il solvente per eccellenza.

Infatti si sapeva che il mercurio scioglie anche l’oro e l’argento


formando con tali metalli delle amalgame liquide. Si ricorda che
gli antichi artigiani alchimisti purificavano l’oro e l’argento sciogliendoli
con mercurio dalla terra impura e poi con il fuoco allontanavano il

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mercurio estraendo oro e argento puri da impurità ed anche dalle leghe


con altri metalli.

Proprio sulla base di tali procedimenti sperimentali già da vari secoli a.C. si
sapeva che il Mercurio (principio passivo Femminile perché senza
forma) scioglie lo zolfo giallo (considerato come principio maschile o
fuoco solido), dando origine al cinabro (di colore rosso, detto sangue
matriciale. Mercurio e Zolfo si imparentavano nel così detto Matrimonio
Alchemico)

Alla fase iniziale di ogni trasformazione che serviva a dissolvere la sostanza


allo stato embrionale in "materia prima", succedevano tre fasi dette di
"espansione":

1. La prima, protetta da Saturno, (pianeta correlato al Piombo), che


veniva detta fase di "NIGREDO", cioè dello scioglimento o della
macerazione apparentemente caotica

2. La seconda fase detta di "RUBEDO" per la temperatura e per il


"color rosso" raggiunto dai metalli riscaldati dal fuoco nel forno Alchemico,
protetta dal pianeta Giove (associato allo Stagno);

3. La terza fase detta "ALBEDO" corrisponde al massimo del calore e


della lucentezza del metallo ed aveva la protezione della Luna (associata
all’Argento).

Poi succedevano altre tre fasi di "contrazione e raffreddamento", che


furono considerate rispettivamente sotto la protezione di Venere (Rame),
di Marte (Ferro) e infine del Sole (Oro e/o zolfo).

Da questa teoria delle trasformazioni, osservata sperimentalmente, gli

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Alchimisti conclusero che la maggiore o minore perfezione della materia


dipendeva dallo stato di maturità da essa raggiunto.

L’Alchimia fu pertanto considerata l'arte di distruggere i


composti che la natura ha formato in modo imperfetto al fine di
migliorare la loro natura purificandoli modificandone le
proprietà temporanee al fine ultimo di raggiungere la
perfezione assoluta.

È importante considerare alcuni elementi della saggezza Alchemica, che


hanno condotto questo particolare atteggiamento mentale a sopravvivere,
con più o meno elevata fortuna, in tutte le epoche nell’immaginario
collettivo umano, attraversando civiltà così profondamente diverse
dell’oriente e dell’occidente.

Hanno contribuito a tale longevità del pensiero Alchemico:

a) la dimensione bipolare, complementare, interattiva, di ogni


concetto, fondata sul modello primitivo della coppia "YIN-YANG"; in tal
modo l’Alchimia distinse come complementari i concetti interpretativi del
divenire, non separando mai le relazioni tra qualità e quantità, tra forma e
sostanza o tra spirito e materia.

b) La fiducia della creatività dell’uomo nel forzare i segreti della natura al


fine di far precipitare i ritmi temporali per il raggiungimento della
perfezione "atemporale".

c) Il contesto evolutivo cosmologico e globale che si attua in un tempo


irreversibile, in cui tutto cambia eccetto il mutamento, in modo guidato da
una natura complessivamente intelligente di cui l’uomo è integralmente
partecipe.

d) L’idea cosciente della necessità di conoscere sia esteriormente che


interiormente l’uomo per penetrare nella scoperta progressiva del

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mistero della natura, così da realizzare l’evoluzione delle conoscenze


umane, in seguito al miglioramento delle due componenti dell’EGO
interiore dell’uomo, la cui intelligenza è correlata a due fattori:

1. "L’intuito" che è simbolizzato dal sole e dalla rarità e purezza


dell’Oro

2. "La ragione", quest’ultima ha come simboli alchemici Saturno ed il


Piombo

Pertanto gli alchimisti non fidandosi della ragione fondata sulle


conoscenze già acquisite, ritennero che i simboli fossero fortemente
espressivi in quanto trascendono la parola e stimolano l’intuito, pertanto
apprezzarono il ricorso a processi intuitivi come la "Cabala", proprio in
quanto essi considerarono più importante l’attività sperimentale, che
quella cognitiva; giudicarono infatti come "Brucia Carboni" i saputelli
capaci di sfoggiare cognizioni, che all’atto pratico non promuovevano nulla
di nuovo, sperimentalmente utile.

Per le peculiari caratteristiche sia di intuito e fantasia che di praticità, tra


gli Alchimisti si annoverarono anche molte donne, tra esse famose
nell’antichità furono ad esempio, Cleopatra e Maria l’Ebrea
(quest’ultima è rimasta rinomata per aver ottenuto vari nuovi prodotti
regolando la temperatura di reazione in un bagno di acqua, infatti ancora
oggi tale metodo di riscaldamento è detto "a bagno Maria").

E da notare infine che gli Alchimisti considerarono i bambini più puri nelle
loro capacità intuitive dei grandi, proprio a causa delle lacune cognitive,
evidenti nelle conoscenze umane qualora vengono commisurate con il fine
di raggiungere la perfezione.

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ALCHIMIA SPECULATIVA

Durante il periodo dello sviluppo del pensiero scientifico all’epoca della


Magna Grecia, l’alchimia perse quel carattere di attività esoterica
correlata strettamente alle concezioni astrologiche pur
mantenendo i principi dell’antica alchimia ermetica quali, la correlazione
tradizionale tra astri ed elementi ed il principio comune alla alchimia di
ogni epoca della ricerca della perfezione e della purezza della materia
contemporaneamente a quella del pensiero.

In quest'epoca l'alchimia sviluppò la sua dimensione speculativa


interagendo con la cultura scientifica e filosofica della Magna Grecia e
pertanto l’alchimia accettò la concezione dei Quattro elementi (Fuoco-
Acqua-Aria e Terra), come fondamento della composizione di tutti i corpi,
ma gli alchimisti correlarono le proprietà di "Estensione e Contrazione"
dell’aria e della Terra ai principi attivi del Fuoco e dell’Acqua. Si ritenne
pertanto che i quattro elementi non esistessero puri, in quanto tutte le
sostanze venivano ad essere combinazioni di tali proprietà elementari che
ancora tendevano a svilupparsi verso la purezza dell’oro; genuinità che nel
campo del pensiero cognitivo fu oggettivamente associata all’idea della
scoperta della "Pietra Filosofale". Quest’ultima è stata interpretata come la
chiave della comprensione della via della purezza, che può essere raggiunta
tramite salti di livello intuitivo detti "visio" (cioè di immaginazione o di
rivelazione divina).

Il simbolismo attribuito ai "Quattro Elementi" fu il seguente:

· FUOCO: Triangolo rivolto verso l'alto per indicare la proprietà di

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salire verso il cielo

· ACQUA: Triangolo rivolto verso il basso per indicare la proprietà di


discendere verso la terra tagliato da un segmento, per indicare la capacità
spontanea di estensione

· ARIA: Triangolo rivolto verso l'alto tagliato da un segmento, per


indicare la capacità spontanea di estensione

· TERRA: Triangolo rivolto verso il basso per indicare la capacità di


cadere verso il basso.

Ai quattro elementi furono accoppiate le rispettive qualità, sensazioni e


colori:

· Fuoco: caldo - luce - rosso

· Acqua: umido - liquido - blu

· Aria: secco - gas – bianco

· Terra: freddo - solido – nero

I due elementi fluidi aria ed acqua, vennero considerati i principali


elementi di trasferimento rispettivamente del calore (fluido oscuro) e della
luce (fluido luminoso), e vennero correlati all'influsso (Energheja) del
firmamento, che tramite il trasferimento del suo potere di informazione
(capacità di dare forma alle cose), muove i venti ed il mare, determinando
il movimento e che generando i fulmini feconda la terra.

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L’ALCHIMIA FARMACOLOGICA E L'ISLAM

Nel mondo arabo l’alchimia si sviluppò ponendo in chiara evidenza come


l’intervento di perfezionamento dell’uomo portava ad una maggiore
perfezione dei prodotti artificiali alchemici rispetto a quelli naturali.

Si deve agli alchimisti Arabi un grande sviluppo delle tecniche di


distillazione con gli "alambicchi" che utilizzarono perseguendo l’idea di
tentare di estrarre lo "spirito" (il respiro vitale emesso dal Sole che dà
vita alle cose), che si riteneva esercitasse la funzione di legame per tenere
assieme gli elementi terreni e i frutti della terra.

L'alcool distillato dal vino e dalla frutta fu ad esempio ritenuto un elisir


magico, in quanto medicamento capace di curare dalle infezioni delle ferite
ed anche vari altri mali. Grande sviluppo ebbe l’Alchimia araba al tramonto
dell'impero romano. L'Islam dette un grande incremento alla civiltà
mediterranea e riuscì a integrare sotto un nuovo profilo concettuale la
scienza classica di origine greca con la cultura orientale (dell'India e della
Cina). In particolare ciò avvenne quando l'impero islamico realizzò il suo
immenso dominio esteso dall'India alla Persia al nord-Africa, e poi alla
Sicilia e alla Spagna. In quell'epoca fu al massimo fulgore la capitale
dell'Islam, che si spostò da Damasco (661-750 d.C) a Bagdad, dove con
grande tolleranza culturale il Califfo Harum al-Rashid (786 - 809 a.C.)
detto l'Illuminato, famoso per i riferimenti al suo tempo nel libro "Le Mille
ed una Notte", iniziò a far convergere le culture dei popoli conquistati per
dar sviluppo alla "Casa della Sapienza" con una grandiosa biblioteca e
grande mecenatismo per i saggi di ogni provenienza culturale e religiosa.

In questo ambito l'alchimia Islamica fiorì sviluppando la così detta "via


umida" (detta così a differenza delle "via secca" che utilizza il fuoco per

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fondere sostanze omogenee e separarle da quelle eterogenee). Le nuove


tecniche alchemiche condussero a scoprire molti acidi ed alcali e nuovi sali
nonché liquori medicamentosi utili a rendere più perfette le attività
dell’essere umano. La finalità della "via umida" fu quella di ricercare
l’Elisir di lunga vita, ovvero l’Oro-Liquido oppure la "Medicina Vera ed
Universale", come estremo obbiettivo del perfezionamento della vita
terrena.

Diversamente dal mondo Arabo l’Alchimia venne invece considerata "arte


segreta" nella sponda cristiana del mediterraneo, dove gli alchimisti
furono normalmente considerati gente di malaffare, stregoni dediti ad arti
magiche ed occulte più che studiosi di scienza.

Contemporaneamente a Bagdad l'alchimia, libera da condanne e pregiudizi


religiosi, iniziò a prendere sviluppo come scienza e tecnica separando la
propria cultura dalla magia.

Il più famoso alchimista arabo fu Giabin ibn Hayyan, che visse durante
la seconda metà del VII sec. d.C. e perfezionò il processo di distillazione
costruendo nuovi tipi di alambicchi con cui ottenne moltissimi altri "elisir"
e "tinture" a base di alcool ed anche l'acqua distillata quale solvente esente
da impurezza.

La preparazione dell'alcool (la cui etimologia deriva da "al-ghul", che


significa spirito del demonio), fu permessa per uso medicinale
nonostante che l'assunzione di bevande alcoliche fosse proibita e punita
con fermezza dal Corano. L'Alchimia Araba sviluppò processi tecnici
artigianali di grande rilevanza, tra essi la produzione della carta secondo
metodi importati dall’alchimia cinese. Già dal 793 d.C. fu realizzata a
Bagdad la prima cartiera nella quale si ottenne una produzione semi-
industriale della carta da una pasta di fibre di canapa e di gelso, mescolate
ad allume e colla, che veniva levigata e ridotta a foglio e fatta seccare al
sole. La produzione della carta si diffuse rapidamente nel mondo islamico
portando un forte contributo alla stessa diffusione della cultura.
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L’ALCHIMIA MISTICA

Alcuni alchimisti medievali in campo cristiano pensarono che la possibile


"tramutazione" dei metalli vili in oro era essenzialmente funzione della
scoperta della Pietra Filosofale e cioè delle capacità creative
dell’ingegno umano. Pertanto essi intesero l’Alchimia come l'agente di
perfezione parallelo alle indicazioni di purezza spirituale proposte da
Cristo.

L'Uomo fu quindi considerato per analogia il "Forno filosofico" in cui si


compie l'elaborazione del pensiero capace di scoprire le capacità di
trasmutazione che conducono alla purezza.

Secondo gli "alchimisti mistici" il Cristianesimo fondato sulla Chiesa si


propone di salvare l’uomo, ma non la natura a cui l’uomo appartiene,
mentre per essi il Cristo è il salvatore dell’universo nella sua totalità e non
solo dell’anima umana. Pertanto rifacendosi, secondo la secolare tradizione
alchemica alla inseparabilità delle concezioni apparentemente in
contrapposizione quali "spirito e materia", sostennero il principio della
"coincidenza oppositorum", che diceva che ogni manifestazione del
pensiero ha due componenti: una manifesta ed una occulta di indole
spirituale che non sono mai separabili.

Tale coincidenza tra azione spirituale e materiale fu simbolicamente


rappresentata dall' "uroboro" (il serpente che si morde la coda).

In considerazione di ciò venne detto che: "Se tu vuoi realizzare la


nostra Pietra, sii senza peccato, realizza una vita dedita alla
perfezione del mistero dello spirito."

Da questa impostazione gli Alchimisti Mistici, vollero stabilire tutta una

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serie di equivalenze che avevano per scopo la ricerca l'ottenimento della


purezza, parallelamente a quella della salvezza e purificazione spirituale
proposta da Cristo al fine di coinvolgere secondo la tradizione alchemica,
riletta in senso cristiano, l'intera realtà materiale e spirituale del mondo e
degli esseri umani.

La leggenda della Santo Graal (Calice che aveva contenuto il sangue di


Cristo in Croce), fu interpretata come la ricerca della "parola perduta"
cioè di una verità rivelata da ricercare dalla quale trarre la saggezza
necessaria per attuare la scoperta della Pietra Filosofale.

Inoltre, per ridurre i quattro elementi a una trinità di funzioni, gli


alchimisti mistici ritennero che:

· Acqua + Aria = Creavano il Principio del Mercurio

· Aria + Fuoco = Creavano il Principio dello Zolfo

· Fuoco + Terra = Creavano il Principio il Principio del Sale

Ed i tre principi furono associati come elementi terreni opposti ma


coincidenti con il Padre il Figlio ed lo Spirito Santo.

Per questa loro importazione tendente a correlare l’Alchimia di origine


pagana agli insegnamenti religiosi del cristianesimo, gli alchimisti
medioevali mistici, furono perseguitati dalla Chiesa di Roma,
principalmente in quanto tentarono in modo ritenuto blasfemo di unire
con analogie e metafore, la Trinità dell’Unità divina a Trinità ed Unità
terrene, là dove vennero a volte equiparati, Spirito, Anima e Corpo, a Zolfo
(Fuoco solido), Mercurio (Acqua permanente) e Sale (capacità di unione
del Padreterno).

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Al di là di questa impostazione stravagante, gli alchimisti medioevali


importarono nell’Europa Cristiana lo sviluppo della cultura Alchemica
progredita nella civiltà Araba di quel periodo e ciò fu comunque
importante per lo sviluppo culturale successivo all’epoca medievale.

L' ALCHIMIA EUROPEA: crepuscolo del medioevo e fucina del


rinascimento

L'alchimia metallica (via secca) e quella degli Elisir o Quintessenze (via


umida) fu riscoperta nell’occidente europeo nel tardo medioevo, in gran
parte dalle traduzioni della Alchimia dell’era della Magna Grecia e dalle
tradizioni scientifiche arabe introdotte in Sicilia ed in Spagna.

Ancora per motivi religiosi dovuti alla difficoltà di integrazione con le


concezioni sviluppate nell'Islam, gli studi alchemici furono proibiti dalla
chiesa cristiana e gli alchimisti perseguitati e condannati dalla sacra
inquisizione. Solo nel periodo del tardo medioevo in Europa, in alcuni casi
rimasti famosi, gli studi alchemici furono approfonditi da personaggi
potenti sia tra la nobiltà che nella sfera ecclesiastica, tra essi Alberto
Magno (1193-1280), Ruggero Bacone (1214-1294), e lo stesso Tommaso
D'Aquino (1226-1274). Cecco d’Ascoli autore del libro alchemico
"L’Acerba", non essendo un potente, fu messo al rogo a Firenze il 17 Luglio
del 1327. Raimondo Lullo (Ramon Llull di Palma de Majorca 1232-1315)
discendente di un antico casato aristocratico e pertanto vicino alle leve del
potere, fu uno tra i più famosi alchimisti europei; egli tentò una
interessante giustificazione della Alchimia in relazione al concetto di
"libero arbitrio" dell'uomo, così da farla accettare nell’ambito della teologia
della chiesa cristiana.

Nel "Liber de segretis naturae seu de quinta essentia" il ragionamento di

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Lullo in favore dell'Alchimia fu all'incirca il seguente: "Dio non può fare


quello che vuole, perché Egli può esercitare solo il bene".

L'uomo invece può incorrere nel male perché ha a disposizione solo il


calore del fuoco, per portare a purezza le cose terrene, ma con l'aiuto dei
principi essenziali e con la fede potrà in futuro concepire e realizzare delle
"trasmutazioni" naturali come già è in grado di compire utili
trasformazioni artificiali degli elementi naturali.

Perciò la Alchimia, che è la vera arte nel promuovere il sapere, non può
essere condannata dalla Chiesa, in quanto la scelta tra il bene ed il male
appartiene al libero arbitrio dell'uomo; quest’ultimo è frutto della sua
ignoranza, ma l’ignoranza umana stessa è stata voluta dalla giustizia di Dio
e quindi è un bene dal punto di vista del Dio Padre Onnipotente.

Quindi l’uomo può sbagliare provando e riprovando nella ricerca della


Purezza, mentre Dio non può aver fatto assolutamente alcun errore né
alcuna ingiustizia. Sulla base di tale ragionamento e convinzione

Raimoldo Lullo è rimasto famoso sia per la revisione di molti errori che
egli attribuì ad errate convinzioni alchimiche di alcuni suoi contemporanei
e predecessori, sia per la sua tenacia nel difendere e divulgare gli studi
alchemici.

In seguito, pur lentamente gli studi alchemici sulla "trasmutazione" degli


elementi, ottennero anche per il lavoro di difesa e di chiarezza impostato
per primo da Raimondo Lullo, una profonda trasformazione concettuale
che permise di realizzare in occidente lo sviluppo dell'alchimia in scienza
chimica.

Firenze fu uno dei centri di sviluppo della Alchimia Rinascimentale proprio


in quanto Cosimo I° dei Medici (1517-1574) fece tradurre e diffuse prima in
latino e poi in volgare il "Corpus Alchemico" di Ermete Trimegisto. Cosimo
dei Medici volle così importare a Firenze una nuova cultura in modo da

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rendere libera la Toscana dalle influenze del potere temporale dei Papi e
quindi fu mecenate del rifiorire di una nuova cultura rinascimentale che
ebbe origine da un processo di integrazione della antichissima cultura
alchemica con la emergente capacità produttiva artigianale fiorentina nella
fusione dei metalli, nella preparazione e la fissazione dei coloranti per le
stoffe e gli arazzi e nella preparazione dei medicamenti in farmacia da
parte della potente corporazione fiorentina degli "speziali". L'alchimia fu
vista dal casato dei Medici come una cultura globale e quindi più adatta a
salvare il mondo perfezionandone la sua natura, ivi compresa quella
umana, con una finalità non limitata alla salvezza dell'uomo, come
richiedeva la tradizionale impostazione culturale dell’alchimia di indole
mistica; in tal senso la riscoperta della alchimia ermetica fu considerata a
Firenze una utile componente di un processo di rinnovamento culturale
capace di superare il medioevo.

Il risultato più evidente di un tale processo di integrazione culturale, tra


alchimia ermetica e "arti e mestieri" del rinascimento, fu infatti quello di
iniziare a mettere in dubbio l'utilità delle concezioni aristoteliche, che
avevano rappresentato la cultura scientifica dominante nel medioevo, la
quale si era perfettamente integrata nella tradizione cristiana ufficialmente
accettata dalla Chiesa di Roma.

Con il Rinascimento Fiorentino inizia una riflessione quanto mai


prammatica sul concetto di "trasmutazione in oro", che con ogni evidenza
fino ad allora era risultato impossibile da sperimentare. Anziché ritenere
colpevoli le conoscenze raggiunte, intelligenze del calibro di Leonardo Da
Vinci (1452-1519), iniziarono a ritenere impossibile, il fatto che, le deboli
forze messe in giuoco dal fuoco, quale agente di trasformazione, potessero
condurre al raggiungimento di un puro stato di "nigredo", capace di
disciogliere qualsiasi sostanza e raggiungere lo stadio di "materia prima",
in quanto solo tale stato di perfezionamento della fase iniziale delle
trasformazioni, avrebbe permesso di ricombinare la materia e raggiungere
effettivamente la "trasmutazione" qualitativa degli elementi in oro.

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Piuttosto che approfondire tali critiche, che in seguito condussero a nuove


forme di pensiero ed al recupero della teoria Atomistica ad iniziare dal
libro di Robert Boyle (edito nel 1661), nella Firenze Medicea fu vincente la
prassi delle Arti e Mestieri che, con Vannoccio Biringuccio - ( scrittore del
Libro "De La Pirotechnia" -Siena 1540), Benvenuto Cellini e molti altri,
favorirono in Toscana la crescita il Rinascimento Italiano creando una
scuola di artigiani ed artisti famosi nel saper adoperare l’arte del fuoco per
fabbricare vetri, fondere metalli, produrre nuovi coloranti, sperimentare
nuovi medicamenti sviluppando gli insegnamenti della antica Alchimia.

L'alchimia inoltre non è soltanto un'arte o una scienza per insegnare la


trasmutazione metallica, ma una vera e solida scienza che insegna a
conoscere il centro di ogni cosa, ciò che nel linguaggio divino si chiama
Spirito di Vita (Jean Pierre Fabre 1636).

Alchimia e psicoanalisi

Il simbolismo alchemico è stato occasionalmente utilizzato nel XX secolo


dagli psicanalisti, il primo dei quali, Carl Jung, ha riesaminato la teoria
ed il simbolismo alchemico ed ha iniziato a mettere in luce il significato
intrinseco del lavoro alchemico come ricerca spirituale.

L'esposizione junghiana della teoria dei rapporti intercorrenti tra alchimia


ed inconscio si trova nelle opere Psicologia e alchimia, Saggi
sull'alchimia e Mysterium Coniunctionis. La tesi dello psicanalista
svizzero consiste nell'identificazione delle analogie esistenti tra i processi
alchemici e quelli legati alla sfera dell'immaginazione ed in particolare a
quella onirica. Secondo Jung, le fasi attraverso le quali avverrebbe l'opus
alchemicum avrebbero una corrispondenza nel processo di
individuazione, inteso come consapevolezza della propria individualità e
scoperta dell'io interiore.

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Mentre l'alchimia non sarebbe altro che la proiezione nel


mondo materiale degli archetipi dell'inconscio collettivo, il
procedimento per ottenere la pietra filosofale rappresenterebbe
l'itinerario psichico che conduce alla coscienza di sé ed alla
liberazione dell'io dai conflitti interiori.

Alchimia e malattia

Lo scopo dell’Alchimia non è solo fabbricare oro o argento, ma


fornire medicine contro le malattie. All’orecchio dell’Alchimista
questa potrebbe suonare come una bestemmia; e d’altronde sarebbe ottuso
ignorare il triplice carattere della Grande Opera, ovvero quello di
perseguire uno scopo chimico, uno fisiologico e uno terapeutico:
Pietra, Palingenesi, Panacea.

Ma cosa intendiamo per malattia, da un punto di vista alchemico?

Il medico-alchimista concepisce la malattia come uno squilibrio


vibratorio fra le cellule del cervello e l'organismo, o come
direbbe uno Jedi un’alterazione nella Forza. L'azione
medicamentosa rifugge l'azione ponderale dei rimedi imposti, cioè l'azione
fisica di un rimedio sul corpo fisico dell'organismo; essa preferisce invece
l'azione "dall'alto" (livello di energia più elevato), un'azione diretta dalle
forze strutturali del medicamento alle forze strutturali proprie
dell'organismo; dove per forze strutturali intendiamo l’energia creata da
legami atomici e sub-atomici, forze polari, di Van der Walls, ecc…

La medicina alchemica, in ogni suo campo, agisce sempre tramite


energia, luce, vibrazione e basa la sua azione sul potenziale delle
forze di difesa dell'organismo che controbattono ogni scompenso,

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ogni disarmonia per riportare l’equilibrio energetico.

Questa dottrina ha fiducia nell'uomo e nei suoi potenziali di guarigione.

Spiritualmente l'uomo puro di cuore comunica con il sacro,


limitatamente al Keter (la soglia della Luce); egli non è malato
perché riceve equilibrio dal Tutto.

Pur ammettendo le debolezze umane la medicina alchemica concede di


trovare alla persona generosa, o caritatevole, la via della guarigione,
tramite una sorta di discesa nell’intimo, un’esplorazione dell’animo
umano, una Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies
Occultum Lapidem (V.I.T.R.I.O.L.).

Ma come si è giunti a questa Scienza della Vita (Palingenesi ed


Homunculus) a questa Medicina Universale capace di trasmutare non solo
i metalli ma l’essere umano che è in grado di agire ermeticamente su se
stesso?

È probabile che attraverso il principio di analogia, l’oggetto di


tanti studi e di tante pene, la tanto ambita pietra filosofale
concessa solo ai prescelti e il suo oro portatore non di felici​tà
ma di basse passioni avessero assunto un valore universale al
di sopra di quello terreno; ovvero se i metalli vili tendono alla
perfezione aurea trasmutando analogamente l’uomo tende al
divino.

Proprio in questo valore universale, ideale portatore di salute e lunga vita,


si cercò la chiave di una felicità più elevata, più duratura, più solida della
ricchezza, e con il nome di Spiritus Mundi se ne fece l’agente capace di
migliorare, far evolvere, purificare lo spirito dell’uomo al punto di metterlo
in contatto con la saggezza divina.

Questa forza vitale universale, questo agente unico di ogni vita, questa luce

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astrale, impregna tutte le sostan​ze e tutti gli esseri, e in essi vi si trova più o
meno condensata e più o meno perfetta secondo la natura stessa di questi.

Fabbricare la pietra filosofale, significa condensare in pochissi​-


ma sostanza molta forza vitale; praticamente da un punto di
vista chimico-fisico ottenere plasma.

Scientificamente fattibile o meno, la pietra filosofale, condensando in sé


tale energia vitale, ricorda la radioattività del Radio, elemento per il quale,
furono studiati parecchi fenomeni di trasmutazione gassosa. Quando i
Curie, vennero colpiti dalle proprietà impreviste di questa nuova sostanza,
cercarono di trovarvi applicazioni pratiche e benefici, attribuendogli per
esempio, proprietà te​rapeutiche.

"La crema Tho-Radia. Di bellezza perché curativa; a base di Torio e


Radio, dalla formula del dottor Alfred Curie Esclusivamente in farmacia.
Campioni gratuiti su richiesta". Pubblicità originale del 1920.

Quella dei Curie fu una gene​ralizzazione del tutto simile a quella fatta dai
loro precursori alchimisti nel cercare la Panacea Universale nella Pietra e
nell’Oro.

Se cerchiamo di comprendere il perché a questa panacea fu dato il nome di


Oro Potabile, riteniamo credibile che, per oro non si sia voluto intendere il
nobile metallo, ma la parola Aur che per gli Ebrei significava luce e per gli
Ermetisti luce astrale o forza vitale.

Rivedendo ora alla luce della dottrina ermetica questa forza


vitale possiamo paragonarla a un’Aura magnetica emanata da
un campo gravitazionale generato dal corpo umano.

Tale Aura, anche detta Corpo Astrale dagli alchimisti, veniva considerata
come l’ambiente energetico attraverso cui intervenivano i rapporti tra
uomini, animali e oggetti. Sensibilissima e plastica, l’Aura si irradiava dal

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corpo e penetrava nel corpo, trovando i suoi canali di scorrimento nei nervi
sensitivi dell’organismo, e le sue radici nelle masse cellulari che
costituivano i tessuti e gli organi corporei.

Secondo la concezione alchemica, ogni malattia corporea traeva


origine da uno squilibrio energetico riscontrabile nell’Aura.

Attualmente la scienza, approfonditi gli studi sul magnetismo, ne ammette


la presenza; attraverso l’Aura fluiscono varie energie che rappresentano
fattori di resistenza alle influenze dei Raggi Cosmici, che si propagano sulla
Terra con un’intensità variabile a seconda dell’irradiazione solare e delle
fasi lunari.

Inoltre la medicina alchemica individua nei punti nodali dell’organismo il


decorso dei flussi energetici nel corpo, definiti Chakra nella tradizione
orientale. Ogni Chakra avrebbe il compito di ricevere le correnti
energetiche del corpo, metabolizzandole in forze sottili che andrebbero ad
animare la materia vivente.

In particolare, squilibri primitivi di tali centri nervosi


determinerebbero alterazioni dell’equilibrio energetico, alle
quali potrebbero conseguire diverse malattie, dalle forme
croniche e debilitanti, ai tumori e agli squilibri psichici ed
endocrini.

Si comprende pertanto che, se la malattia è il prodotto di un


deficit o di un blocco energetico, somministrando un
medicamento che possegga il medesimo spettro della corrente
energetica mancante o interrotta, si possa reintegrare il
patrimonio compromesso, curando la vera causa che ha
prodotto il danno. E poiché quello che si intende somministrare è la
capacità vibratoria del medicamento, si capisce perché le medicine
omeopatiche vengano prescritte in centesimi e in millesimi di
milligrammo. Infatti, una volta perduto il potere farmacologico, resta pur

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sempre quello energetico, appannaggio della parte più eterea e sottile


della materia.

Ricapitolando, il principio basilare della Medicina Alchemica è


che la malattia è l’esplicazione materiale di un disordine
energetico, in grado di indurre alterazioni organiche.

Secondo tale teoria vapori di zolfo possono, per esempio, far rimarginare
un’ulcera, proiettando le proprietà antisettiche della materia zolfo sull’aura
dell’ammalato. Allo stesso modo cataplasmi di foglie d’edera, applicati
sugli organi genitali di una persona impotente, possono produrre potenza e
capacità generativa sommando, al fluido indebolito dell’ammalato, quel
quantum di materia omologa (in senso energetico e vibratorio) che sarebbe
in grado di integrare la funzione fisica compromessa.

In definitiva la Luce Astrale, la Forza Vitale, l’Aura,


rappresentano per l’alchimista una realtà quasi tangibile, su cui
poter agire in molte patologie, per ristabilire nell’ammalato un
equilibrio stabile e duraturo.

Alchimia ermetismo e tavola smeraldina

La "Tavola Smeraldina o Tavola di Smeraldo" è attribuita ad


Ermete Trismegisto, trasmessa nel corso degli anni e tradotta in tantissime
lingue è tenuta in grande considerazione da tutti gli Alchimisti. La tavola di
smeraldo sembra che sia apparsa per la prima volta in occidente grazie ad
un trattato attribuito a Albert Le Grand ed intitolato "De Segretis". La
tavola di smeraldo, per quello che mi riguarda, è stata chiamata così per
fare capire subito che era una pietra, "un sale fuso", di qui il nome dato dai
greci a quest'Arte, dove sopra è stato inciso il "testamento" alchemico. In

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questa tavola c'è tutto quello che serve all'Alchimista per avere ragione di
questo antichissimo Arcano.

TAVOLA DI SMERALDO

Questo è vero senza menzogna, certo e verissimo.

Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è
come ciò che è in basso, per fare i miracoli della cosa una.

E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la


mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa
unica per adattamento.

Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l'ha portata nel
suo grembo, la Terra è la sua nutrice.

Il padre di ogni Telesma, di tutto il mondo è qui.

La sua forza è intera se essa è convertita in terra.

Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e


con grande industria.

Egli sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e


riceve la forza delle cose superiori e inferiori.

Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di


ciò l'oscurità fuggirà da te.

È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e


penetrerà ogni cosa solida.

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Così è stato creato il mondo.

Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui


metodo è qui.

È perciò che sono stato chiamato Ermete Trimegisto,


possedendo le tre parti della Filosofia del mondo intero.

Ciò che ho detto dell'operazione del Sole è compiuto e


terminato.

Questa tavola di smeraldo è uno dei più grandi segreti dell'Alchimia, essa
rappresenta lo Smeraldo dei Filosofi, il Mercurio Filosofico, la Rugiada di
Maggio, il Leone verde, il Vitriol, senza questi non si potrebbe fare niente,
nemmeno il Sangue del Drago, il Mercurio Tingente.

Questa tavola ci dice che "quello che è in basso è come quello che è
in alto e quello che è in alto è come quello che è in basso, con
queste cose si fanno i miracoli di una sola cosa", questa parte ci
deve far capire che per fare questo miracolo, per ottenere il Mercurio
Filosofale, bisogna attirare dall'alto il Fuoco o Spirito Astrale, attirare il
nostro Acciaio per mezzo del nostro Magnete e se questo sarà fatto bene
otterremo, come dice la tavola, il miracolo di una cosa sola, ovvero una
cosa sola e miracolosa.

È grazie a questo miracolo, a questo spirito salino che potremo


poi unire il nostro corpo solforoso con la nostra anima
mercuriale. Qui abbiamo separato, purificato e riunito i quattro elementi
che ci permetteranno di separare, purificare e poi riunire i tre principi,
ossia il mercurio, lo zolfo ed il sale. L'inizio è uguale per tutte le Vie, il
fuoco segreto necessita per tutte le Vie.

A livello interiore significa la dissoluzione parziale dei contenuti

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psichici ed una notevole diminuzione dell'ego, si deve avere la


sensazione di aver perduto l'Anima, questo è il momento più
buio prima di vedere la luce.

La tavola prosegue facendoci capire che l'origine di tutto è Uno e che è


grazie alla sua capacità di adattarsi e trasformarsi che noi potremo ottenere
questo miracolo. Per creare ciò abbiamo bisogno di uno "sperma", di un
donatore e questo è il Sole pianeta maschile ed attivo, ma avremo bisogno
anche di un ricevente e questa è la Luna, pianeta femminile e passiva.

Saranno questi due che daranno origine a questo miracolo, perché quello
che loro hanno creato lo si trova nel seno del vento e questo ci deve fare
pensare all'elemento Aria.

Andando avanti la tavola ci fa capire che comunque sarà la Terra che lo


nutrirà, ciò ci deve far pensare che la generazione si opera nel vento (Aria),
ma che il concepimento fetale si farà nella Terra, è qui che bisogna cercare
di racchiuderlo, è qui che poi bisognerà nutrirlo col latte, ucciderlo per
ottenere la sua Anima e poi, dopo averlo rigenerato, sfamarlo con della
carne.

Per fare ciò dobbiamo, come dice la tavola, separare la Terra dal Fuoco, il
sottile dallo spesso. È in questa fase del Solve che si legge in vari testi che i
vecchi Artisti usavano per questa operazione una penna d'oca, è con questa
piuma che recuperavano la Prima Materia metallorum, lo Zolfo, la Testa
del Corvo, il Sigillo d'Ermete.

Quando la tavola ci dice che "esso sale dalla terra e discenda dal
Cielo, riceve la forza delle cose superiori e delle cose inferiori" fa
riferimento alla circolazione del Macrocosmo e che è da questa circolazione
che prende forza, tramite l'influenza dei pianeti e della terra, è la stessa
cosa che l'Artista deve fare nel suo microcosmo, è con questa ascesa e
discesa che si avrà la vera coobazione dei Saggi, ovvero la circolazione degli
elementi.

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Quando il regno di Saturno domina ed è tutto nell'oscurità è grazie al


Leone Verde che noi vedremo formarsi, poco a poco, nel vaso il Leone
Rosso e ciò perché il Leone Verde diventerà il sangue del Leone Rosso e
quando questo sarà fatto noi vedremo sulla Terra apparire il Cielo.

Sarà questo Cielo, finita la fase del Solve, che ricadrà sulla Terra come la
pioggia cade sulla terra e l'Artista avrà così realizzato l'unione del Cielo e
della Terra e le tenebre (regno di Saturno) saranno dissolte. L'Operatore
avrà ricevuto il dono della signora Alchimia, avrà ricevuto il dono di Dio e
finalmente tutta l'oscurità si discosterà da lui e potrà così ammirare
finalmente il Fiore della Natura e dell'Arte.

Quando leggiamo sulla tavola "è la forza forte di tutte le forze,


perché vince tutte le cose sottili e penetra tutte le cose solide"
questo ci deve far capire che questa forza è l'influsso divino, è il fuoco
diffuso e specificato nel ventre della Natura e che ora è presente nell'Opus
Magnum e che ha aumentato la sua forza con le moltiplicazioni che
l'Artista ha eseguito (dieci volte ogni moltiplicazione).

Penetra tutte le cose solide in quanto la polvere di proiezione gettata sui


metalli in fusione li penetra, così come il nostro Sale penetra tutti i corpi
col suo Fuoco e gli estrae l'Anima, vince la sottilità degli stessi
modificandogli il Mercurio e modificandogli la loro massa atomica li
trasmuta in metalli perfetti, portandoli fino all'ultimo gradino, all'oro
purissimo, così come il nostro Sale vince la sottilità del Falso Profeta
portandolo, con opportune manipolazioni, a raggiungere la sua massima
perfezione, la Pietra Filosofale.

Andando avanti nella lettura della Tavola di Smeraldo essa ci dice che
tramite l'Alchimia possiamo avere una saggezza che nessuna branca della
scienza moderna ci può dare. Con la medicina ottenuta grazie all'Alchimia,
l'Artista può aiutare l'uomo e nel fare questo farà risplendere la Luce
(Illuminazione) ricevuta da Dio.

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La tavola quando ci dice "Ecco perché è stato chiamato Ermete


Trismegisto, che ha le tre parti della filosofia universale" è perché
l'Autore della stessa ci vuole trasmettere che è tre volte grande, forte,
possente e che quindi necessitano per l'Opera tre tipi di Mercurio e da
usarsi in tre fasi diverse della stessa. Due di questi tre Mercuri sono il
Leone Verde ed il Leone Rosso. In parecchi scritti queste tre sostanze
sono rappresentate con il Sole, la Luna ed il Fuoco e tutte e tre sono
racchiuse nell'Acqua.

Alla fine della tavola l'Autore ci dice che tutto quello che ha scritto è
veritiero e che è tutto quello di cui l'Artista ha bisogno, anche se scritto in
forma concisa, per arrivare alla Pietra filosofale.

l’ermetismo in alchimia - I filosofi ermetici

L’alchimia è stata prima di tutto una tecnica spirituale, tesa a


migliorare profondamente l’uomo, insegnandogli a superare la
schiavitù della materia e a riprendere coscienza della scintilla
divina che si nasconde in ciascuno di noi.

Gli alchimisti definivano se stessi filosofi ermetici: ma che cosa significa


l’aggettivo “ermetico”?

L’aggettivo deriva dal dio greco Hermes, corrispondente al romano


Mercurio, e il mercurio era proprio uno degli elementi fondamentali del
lavoro dell’alchimista, dal momento che unisce in sé le caratteristiche del
metallo e quelle dell’acqua, essendo liquido a temperatura ambiente.

Inoltre i riferimenti originari dell’opera alchemica si collegano alla Tavola


di Smeraldo di Ermete Trismegisto: con questo nome era indicata la
manifestazione greca del dio egizio Thoth, mitico inventore della

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scrittura, della magia dell’astronomia, della medicina e


dell’Alchimia.

La Tavola di Smeraldo sarebbe stata in origine una tavoletta di smeraldo


che portava inciso l’insegnamento segreto di Ermete Trismegisto,
rinvenuta nella sua tomba, tra le sue mani. Il testo è breve, sotto forma di
formule; numerosi filosofi ed alchimisti lo riportarono nei loro libri,
trasformandolo fino a noi.

Di fatto, non conosciamo la sorte di questa tavoletta. Tra gli autori che
citano la Tavola di Smeraldo figura anche il filosofo neoplatonico Apollonio
di Tiana, del I secolo d.C., che ebbe fama di guaritore e di grande mago.
Nella “tavola” si trova, tra l’altro, il famoso assioma “ciò che è in alto è
come ciò che sta in basso”.

Oggi, tuttavia, la parola “ermetico” viene riferita soprattutto a qualcosa di


chiuso in modo da non poter essere aperto, oppure di scritto in modo
incomprensibile. Questo secondo significato è derivato dal fatto
che gli alchimisti non intendevano, molto saggiamente, far
conoscere a tutti i loro segreti. E da qui i cosiddetti simboli
ermetici.

Ma poniamoci una domanda: perché gli alchimisti nascondevano


con tanta cura le loro conoscenze?

In primo luogo perché la profonda trasformazione spirituale che si operava


in loro sembra conferisse anche poteri notevoli (capacità di guarire,
telepatia) che sarebbero potuti risultare pericolosi nelle mani di chi non
fosse degno. Ma c’era anche un’altra ragione, più prosaica e pratica: nel
Medioevo, e fino al Settecento, nessuno si sognava di negare le
meravigliose realizzazioni degli alchimisti, l’efficacia dei loro elisir e i
prodigi scaturiti dai loro laboratori; ma poiché queste realizzazioni erano
straordinarie e superavano di gran lunga le conoscenze della scienza
contemporanea, non potevano avere altra spiegazione “logica” che una

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terribile connivenza con il demonio. Così gli alchimisti, e i presunti tali,


finivano sul rogo.

Generalizzando, infine possiamo definire l’Ermetismo come una


dottrina filosofica basata su Analogia ed Unicismo. Come tutti i
numeri si riducono in definitiva all’Unità, così i fenomeni della natura,
degli esseri viventi, dello spirito, del divino, si riducono ad una stessa
forza in cui la doppia polarità genera un movimento vibrazionale
perpetuo.

Le dottrine esoteriche e occulte che, per secoli, hanno lasciato la loro


impronta nel pensiero fi​losofico dei popoli di tutto il mondo traggono
radici nell’antico Egitto. Qui, tra piramidi e sfingi, nacquero le dottrine
mistiche della sa​pienza eterna, dalle cui fondamenta derivò ogni altro
insegnamento. Tutti si nutrirono del frutto del sapere che i grandi maestri
della terra di Iside avevano accumulato per millenni e tramandato a coloro
che erano in grado di comprenderlo.

Dall’epoca del grande Ermete, nessun sapiente è riuscito a


raggiungere le vette della saggezza dei maestri dell’antico Egitto,
dove si trovava la grande Loggia delle logge della mistica.

È da quel sacro tempio che giunsero gli iniziati, i quali, divisi in gerofanti,
maestri e neofi​ti, vagarono poi nel mondo portando con se tut​to il retaggio
della sapienza occulta per render​ne partecipi coloro che erano pronti a
riceverlo.

Sebbene i maestri dell’antico Egitto fossero tutti grandi, uno solo di essi
meritò l’appellati​vo di “Maestro dei maestri”. La memoria di quest’uomo,
se di “uomo” si tratta, si perde nella notte dei tempi. Egli è noto come
Erme​te Trismegisto ed è considerato il padre della scienza occulta, nonché
il fondatore dell’astro​logia e dell’alchimia.

Non si conosce con esattezza la sua vita, an​che se, già da migliaia di anni,

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diversi paesi si contendono il privilegio di avergli dato i nata​li. La sua


ultima incarnazione sembra essere av​venuta in Egitto, in una data che
risale alle più remote dinastie di quel paese, assai prima della venuta di
Mosè. Altre fonti narrano che sia sta​to contemporaneo di Abramo, di cui
forse fu maestro. Secondo la tradizione, la sua esistenza terrena durò
trecento anni, poi passò a un altro piano di vita e fu deificato: divenne così
il dio Thoth, identificato poi dai greci come Ermete, dio della saggezza.

Gli egiziani lo adorarono per secoli chia​mandolo “Scriba degli Dei” e lo


insignirono del titolo di “Trismegisto” o “Tre Volte Eccelso”. Da allora
presso ogni popolo, il suo nome fu sinonimo di “Fonte di Saggezza”.

Tuttora usiamo il termine ermetico per indicare una cosa oscura e


nascosta, facendolo deri​vare dalla segretezza con cui i seguaci di Ermete
divulgarono i loro insegnamenti.

E proprio questa riservatezza la caratteristica più peculiare della dottrina


ermetica che, pur diffondendosi in tutti i paesi e pervadendo ogni religione,
non si instaurò in modo definiti​vo in nessun luogo, poiché i primi maestri
mise​ro in guardia gli allievi contro il pericolo di cristallizzarla in un credo
fisso.

Col trascorrere delle ere vi sono sempre stati seguaci che hanno tenuto
segretamente viva l’antica fiamma evitandone l’estinzione; grazie a essi
l’antica dottrina della Verità non è andata perduta. Essa non fu mai scritta,
ma tramandata oralmente dal maestro all’apprendista, dal gerofante
all’iniziato. Quando si tentò di metterla su carta, si trasformò in oscuri
termini di alchimia e astrologia comprensibi​li solo a pochi. Ciò fu
indispensabile per evitare le sanguinose repressioni messe in atto dai teo​-
logi medievali che la osteggiarono con roghi e torture.

L’antica raccolta dei fondamenti dell’Erme​tismo prese il nome di


Kybalion termine di cui oramai si è perso l’esatto significato. I suoi
precetti, trasmessi oralmente nei secoli, non sono altro che una serie di

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massime incomprensibili ai più e chiare solo agli iniziati.

Essi costituiscono “l’Arte dell’Alchimia Er​metica” che,


contrariamente a quel che si cre​de, interessa il piano mentale e
non quello materiale, la trasposizione delle onde mentali in altri
tipi di vibrazioni e non la trasmutazione di un metallo in un
altro.

L’unica testimonianza scritta uscita dalle nebbie della mitologia è la più


famosa tra le opere attribuite ad Ermete Trismegisto: la "Tavola di
Smeraldo" o “Tabula Smaragdina” manufatto antico, si dice di almeno
5000 anni, rivelatore di una profonda tecnologia spirituale.

Questo documento parrebbe essere pervenuto a noi quale ultima pagina di


un'opera composta da una cinquantina di fogli, risalenti al VI - VIII secolo,
originariamente redatti in lingua araba ed introdotti in Europa attraverso
le invasioni islamiche. La Tavola scritta in lingua fenicia, venne tradotta in
greco, siriaco (dialetto aramaico orientale), arabo e latino.

Si narra che il suo scopritore, il saggio Apollonio di Tiana, penetrato in una


cripta posta sotto la statua di Thoth-Ermete, vi trovò un vecchio monarca,
uno "cheikh", seduto su un trono d'oro; questi teneva in mano una
"Tavoletta di Smeraldo", su cui era inciso in bassorilievo il motto "è qui la
formazione della natura"; davanti a lui vi era inoltre un libro, con la scritta:
"è qui il segreto della creazione degli esseri, e la scienza delle cause di ogni
cosa".

Tornando dal mito alla dottrina: i suoi principi di difficile


comprensione ci impongono di lavorare su noi stessi, sulla
nostra coscienza o meglio autocoscienza, per stimolarla a
crescere gradualmente fino a conseguire una più alta sensibilità
spirituale, unica vera chiave d'accesso ai Misteri
dell'Ermetismo.

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Recita il Kybalion:

"Allorché s'ode il passo del Maestro, s'aprono le orecchie di


quanti sono pronti a riceverne l'insegnamento".

Ed ancora:

"Quando le orecchie dello studioso sono pronte per l'audizione,


vengono le labbra a riempirle di saggezza".

Ovvero i contenuti dei principi esposti attireranno l'attenzione


di coloro che sono pronti a ricevere il messaggio, soltanto la
loro, mentre contemporaneamente, allorché l’apprendista sarà
pronto, il Kybalion verrà a lui.

Questa è la legge fondamentale dell'Ermetismo, un primo passo regolare


che ci indica come via i sette principi della Verità. Si dice che colui che ne
ha conoscenza possieda la chiave magica con cui si apriranno le porte del
Tempio.

Nel kybalion vengono enunciati così:

Mentalismo: “Tutto è mente, l’Universo è mentale”. Tutto ciò che


appare, e che i nostri sensi recepiscono, è Spirito - Pneuma - energia vitale
inconoscibile ed indefinibile, ma che va considerato come "Mente
universale, infinita e vivente". Tutto l'universo, ogni sua parte compresa,
non è che la semplice creazione mentale del Tutto, ed esiste nella mente del
Tutto stesso, insieme a noi, ed è lì che noi viviamo, ci muoviamo ed
operiamo. Questo principio, fissando la natura mentale dell'intero
universo, spiega da solo ogni fenomeno mentale e psichico. La sua
comprensione consente all'uomo di afferrare le leggi dell'universo mentale.
Esso rivela la reale natura dell'energia, della forza e della materia. Lo
studioso che si trovi in possesso di questa importantissima chiave, può

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aprire le porte del Tempio della conoscenza mentale e psichica,


accedendovi liberamente e coscientemente. In tempi remotissimi, un
maestro dell'ermetismo scrisse: "Colui che afferra la verità sulla
natura mentale dell'universo è certo molto avanti sul sentiero
della sapienza".

Corrispondenza: "Com'è al di sopra, così è al di sotto; com'è al di


sotto, così è al di sopra". È il principio che ci indica la verità della
corrispondenza tra le leggi ed i fenomeni dei diversi piani dell'essere e della
vita. La sua comprensione chiarisce oscuri paradossi e segreti della natura.
Assurdo il solo pensare che l'uomo sappia tutto: costituirebbe la conferma
della sua perfezione. Raggiunta la vetta del monte, sempre l'uomo vede
altre cime davanti a sé, a ricordargli le sue immense limitazioni.

Esistono quindi piani al di là d'ogni nostra conoscenza. Ma allorché


applichiamo loro questo principio, possiamo afferrare conoscenze che,
normalmente, ci sarebbero precluse. Il principio della corrispondenza è di
applicazione universale, manifestazione sui diversi piani della materia,
della mente e dello spirito. Da sempre l'ermetismo lo considera strumento
mentale essenziale, per mezzo del quale possiamo eliminare i veli che
ostacolano la visione del mondo del mistero.

Vibrazione: "Nulla è in quiete, tutto si muove; ogni cosa vibra".


Un principio questo che trova conferma anche nelle conclusioni più attuali
della fisica quantistica. Esso spiega come le differenze tra le molteplici
manifestazioni della materia, dell'energia, della mente e dello spirito, non
siano che una risultante dei diversi livelli di vibrazione. Dal Tutto, che è
puro spirito, fino alle più grossolane forme materiali, ogni cosa vibra.
Quanto più elevata è la frequenza di vibrazione, tanto più evoluta è la
posizione nella scala spirituale. La vibrazione dello spirito è tanto alta ed

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ampia da apparire in quiete, proprio come la ruota che gira tanto


rapidamente da sembrare ferma all'osservatore. All'opposto estremo della
scala troviamo le forme grossolane di materia, le cui vibrazioni sono tanto
basse da sembrare a riposo. Corpuscoli ed elettroni, atomi e molecole,
mondi e galassie vicine e lontane, tutto è in vibrazione. Così come avviene
sui piani d'energia e di forza, sui piani mentali e sui piani spirituali.
Attraverso la comprensione del principio della vibrazione, lo studioso di
ermetismo arriva a controllare le sue proprie vibrazioni mentali, nonché
quelle degli altri. I maestri lo applicano per acquisire potere sui fenomeni
naturali, a conferma dell'antica citazione: "Colui che comprende il
principio della vibrazione possiede lo scettro della potenza".

Polarità: "Tutto è duale; tutto ha poli; ogni cosa la sua coppia di


opposti. Il simile ed il diverso sono uguali; gli opposti sono di
natura identica, seppur differenti in grado. Gli estremi si
toccano; tutte le verità non sono che mezze verità, e tutti i
paradossi possono essere conciliati". Il principio ribadisce l'esistenza
d'una seconda facciata della stessa medaglia, dimostrando come caldo e
freddo, seppur opposti, siano in verità identici, differenziandosi
unicamente per il diverso grado. Nessun termometro definisce i confini tra
caldo e freddo. In entrambi i casi si tratta solo di forma, di varietà, di livello
di vibrazione. I fenomeni correlati sono manifestazioni del principio della
polarità, che diventa evidente nel caso di "luce" ed "oscurità". Quale
differenza esiste tra grande e piccolo, tra duro e tenero, tra nero e bianco,
tra rumore e silenzio, tra acuto ed ottuso, tra alto e basso, tra positivo e
negativo, tra bene e male? Paradossi spiegati da questo principio, operativo
anche sul piano mentale. Un esempio? Prendiamo in considerazione odio e
amore, due stati mentali apparentemente opposti. Ci sono livelli diversi per
entrambi, ed esiste un punto intermedio, in cui si parla di piacere e
dispiacere. Non sono che gradi diversi di una stessa cosa.

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Infine, aspetto fondamentale, le rispettive vibrazioni sono variabili, tanto


da trasformare l'odio in amore, tanto nel proprio come nell'altrui spirito. E'
sufficiente l'impiego della volontà. Tra gli opposti abbiamo citato il bene ed
il male. Ebbene, applicando il principio della polarità, l'ermetista sa come
trasmutare l'uno nell'altro. Trattasi dell'alchimia mentale, un'arte la cui
applicazione consente, a chi ne è padrone, il cambio della polarità propria e
di quella altrui.

Ritmo: "Ogni cosa fluisce e rifluisce; ogni cosa ha le sue fasi;


tutto s'innalza e cade; l'oscillazione del pendolo si manifesta in
tutte le cose; la misura dell'oscillazione a destra é la misura
dell'oscillazione a sinistra; il ritmo compensa". In tutte le cose
esiste flusso e riflusso, un'oscillazione, come quello del pendolo, o dell'alta
e bassa marea. Un movimento conforme al principio della polarità. Quindi
c'è sempre azione e reazione (vd. legge di Archimede), avanzamento e
retrocessione, innalzamento ed abbassamento. Interessa tutto l'universo,
ed avviene nei soli e nelle galassie, negli uomini e nella natura intera, nei
corpi e nella mente, nell'energia come nella materia. Il principio del ritmo
risulta evidente ed incontestabile nella creazione e distruzione dei mondi,
nello sviluppo e decadenza delle nazioni, nell'alternanza degli eventi storici
come nella vita d'ogni essere umano, nonché negli stessi stati mentali
dell'uomo. Gli ermetisti, compreso questo principio universale, hanno
ideato formule e metodi per annullarne gli effetti, soprattutto in loro stessi,
mediante l'applicazione della legge mentale della neutralizzazione: non
potendo eliminare o bloccare il principio, ne sfuggono in buona parte gli
effetti. Anziché subirlo, lo sfruttano. Polarizzandosi nel punto ottimale,
neutralizzano l'oscillazione pendolare che tende a portarli al polo opposto.
Il maestro riesce a farlo ogni qual volta lo voglia, raggiungendo un grado di
equilibrio e di fermezza mentale incredibile per il profano, che invece non
può che subire gli effetti del principio, spesso senza rendersene conto.

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Causa ed Effetto: "Ogni causa ha il suo effetto; ogni effetto ha la


sua causa; ogni cosa avviene per una legge; il caso non esiste, è
un nome dato ad una legge non riconosciuta; non esistono molto
piani di causalità, e nulla sfugge alla legge". Illogico credere che
qualcosa, qualsiasi cosa, possa avvenire per pura combinazione, dato che
ogni evento si verifica solo in quanto conseguenza d'una precisa causa che
precedentemente, cioè a monte, l'ha originato. La massa profana non può
che subire l'ambiente, poiché forza e volontà altrui sono più forti di essa
stessa, vera pedina sulla scacchiera della vita. Per cui la massa viene
mossa, succube dell'eredità, della suggestione e di svariate cause che le
sono inevitabilmente esterne. Il maestro invece si innalza ad un piano
superiore, dominando il suo stato d'animo, il suo carattere, le sue qualità, i
suoi stessi poteri su quanto lo circonda, trasmutandosi da pedina a motore,
da spettatore ad artefice. Usa così il principio, anziché esserne lo
strumento succube.

Genere: "Il genere è in tutte le cose; ogni cosa ha il suo principio


mascolino e femminino; il genere si manifesta su tutti i piani".
Anche questo principio trova applicazione ovunque, in ogni cosa: sul piano
fisico, sul piano mentale e su quello spirituale. Sul piano fisico si manifesta
come "sesso", sui piani superiori assume invece forme diverse, pur
restando identico. Nessuna creazione, fisica, mentale o spirituale, è
possibile senza questo principio. Generazione, rigenerazione e creazione
d'ogni cosa ha per base questo grande principio, che insegna come ogni
elemento maschile contenga il suo elemento femminile, e viceversa.

L’androgino ermetico

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L’alchimista parte dal presupposto che l’anima dell’uomo scese nella


materia scegliendo un corpo fisico: ma in questo modo i corpi fisici sono o
maschili o femminili. L’anima, però, essendo partecipe della
perfezione divina, non può essere maschio o femmina, ma
necessariamente maschio e femmina. Solo quando è accecato dal
suo aspetto materiale, l’uomo può considerare i due sessi come due realtà
diverse; viceversa il discepolo, che avverte dentro di sé le valenze
dell’anima, non potrà che considerare i due sessi come parti di
un’unica unità. È il simbolo del Tao che vede indissolubilmente uniti,
seppur diversi, il principio maschile con quello femminile: lo Yang e lo
Yin, ciascuno con le sue caratteristiche eppure indispensabili l’uno all’altro
per costruire la perfezione.

Tutte le connessioni tra il maschile e il femminile rimasero


perciò patrimonio della conoscenza segreta, ivi comprese quelle
pratiche che consentono di fondere e utilizzare i due tipi di
energia per raggiungere livelli superiori di conoscenza esoterica
più segreta.

L’alchimia, legata indissolubilmente al ricordo primordiale delle analogie


simboliche, riaccoppia il maschile e il femminile nella figura dell’androgino
ermetico, l’essere nel contempo femmina e maschio, che può essere riferito
a due realtà. Da una parte l’alchimista per compiere il suo lavoro di
restaurazione dell’originaria purezza doveva realizzare l’androgino dentro
di sé, riunendo e riconciliando l’anima e il corpo, dall’altra due esseri
predestinati, l’uno maschile e l’altro femminile, potevano ricostruire l’unità
anche attraverso l’unione sessuale rituale e rifondere le due anime
costituendo un’entità perfetta. Sono le nozze chimiche, che hanno lo
stesso significato dell’unione tantrica.

Simboli astrologici

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I simboli utilizzati hanno una corrispondenza univoca con quelli utilizzati


nell'astrologia del tempo. Gli elementi cosmici avevano grande importanza
non solo per la loro influenza sui processi alchemici, ma anche per il
parallelismo che li legava agli elementi naturali, in base alla credenza che
ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto.

Tradizionalmente, ognuno dei sette pianeti del sistema solare conosciuti


dagli antichi era associato con un determinato metallo. La lista del dominio
dei pianeti sui metalli è la seguente:

§ Il Sole governa l'Oro

§ La Luna è connessa con l'Argento

§ Mercurio col Mercurio

§ Venere col Rame

§ Marte col Ferro

§ Giove con lo Stagno

§ Saturno col Piombo.

Simboli animali

Nelle illustrazioni dei trattati medievali e di epoca rinascimentale


compaiono spesso figure animali e fantastiche. I tre principali stadi
attraverso i quali la materia si trasformava, la nigredo, l'albedo e la
rubedo erano rispettivamente simboleggiati dal Corvo, dal Cigno e dalla
Fenice. Quest'ultima, per la sua capacità di rinascere dalle
proprie ceneri, incarna il principio del "nulla si crea e nulla si

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distrugge", tema centrale della speculazione alchimistica.

Inoltre, era sempre la fenice a deporre l'uovo cosmico, che a sua volta
raffigurava il contenitore in cui era posta la sostanza da trasformare. Anche
il serpente Uroboro che si mangia la coda, ricorre spesso nelle
raffigurazioni delle opere alchemiche, in quanto simbolo della ciclicità
del tempo e del "tutto in uno".

Distillazione con un alambicco

Per poter capire gli alchimisti, bisogna considerare come la conversione di


una sostanza in un'altra, che formò la base della metallurgia fin dal suo
apparire verso la fine del Neolitico, sarebbe dovuta sembrare magica in
una cultura senza alcuna conoscenza formale di fisica e chimica.

Per gli alchimisti non vi era ragione alcuna di separare la dimensione


materiale da quella simbolica o filosofica. In quei tempi una fisica priva di
una componente metafisica sarebbe stata parziale ed incompleta al pari di
una metafisica sprovvista di manifestazione fisica.

La trasmutazione dei metalli di base in oro simbolizza un tentativo di


arrivare alla perfezione e superare gli ultimi confini dell'esistenza. Gli
alchimisti credevano che l'intero universo stesse tendendo verso uno stato
di perfezione, e l'oro, per la sua intrinseca natura di incorruttibilità, era
considerato la più perfetta delle sostanze. Era anche logico pensare che
riuscendo a svelare il segreto dell'immutabilità dell'oro si sarebbe ottenuta
la chiave per vincere le malattie ed il decadimento organico; da ciò
l'intrecciarsi di tematiche chimiche, spirituali ed astrologiche che furono
caratteristiche dell'alchimia medievale.

La scienza dell’alchimia ebbe inoltre una notevole evoluzione nel tempo,


iniziando quasi come un'appendice metallurgico-medicinale della

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religione, maturando in un ricco coacervo di studi, trasformandosi nel


misticismo ed alla fine fornendo alcune delle fondamentali conoscenze
empiriche nel campo della chimica e della medicina moderne.

Fino al XVIII secolo l'alchimia era considerata una scienza seria in Europa;
per esempio, Isaac Newton impiegò molto più tempo allo studio
dell'alchimia piuttosto che a quello dedicato all'ottica o alla fisica, per le
quali è famoso. Tuttavia Newton mantenne sempre un notevole riserbo
intorno ai suoi studi alchemici, e non pubblicò mai opere sull'argomento.
Fu l'economista John Maynard Keynes che nel 1936 rese pubblici dei
manoscritti newtoniani sull'alchimia, dei quali era entrato in possesso ad
un'asta. Altri eminenti alchimisti del mondo occidentale furono Ruggero
Bacone, San Tommaso d'Aquino, Tycho Brahe, Thomas Browne
ed il Parmigianino. Il declino dell'alchimia iniziò nel XVIII secolo con la
nascita della chimica moderna, che fornì una più precisa e reale struttura
per le trasmutazioni della materia, e la medicina, con un nuovo grande
disegno dell'universo basato sul materialismo razionale.
Inoltre, gli alchimisti basavano la loro scienza su un principio centrale,
detto Principio di Scambio Equivalente: per ottenere una sostanza di un
determinato valore, bisognava sacrificare una medesima quantità di
un'altra sostanza di medesimo valore. La Pietra Filosofale tanto
agognata dagli alchimisti ha in questo senso grandissimo valore
in quanto permette di disobbedire a questo principio
fondamentale, senza avere conseguenze.

FONTI:

Alchimia e Medicina- Alexander von Bernus - Mediterranee Edizioni

Introduzione alla Scienza Ermetica - Giuliano Kremmerz - Mediterranee

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Edizioni

http://it.wikipedia.org/wiki/Alchimia

http://www.disinformazione.it/medicinasacra.htm

http://www.ndonio.it/Alchimia.htm

http://www.mondimedievali.net/Medicina/altomedioevo11.htm

http://www.disinformazione.it/spagyria.htm

http://assisa.org/

http://www.herboplanet.eu

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