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ʺSiamo surrealisti: vogliamo lʹimprobabileʺ: il blog di una schiava femminista

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“Piacere dolore potere. Un approccio anarchico al sadomasochismo”

Pubblicato da leĴeragreca il 19/11/2011 in bdsm: una breccia nella noĴe morale, filosofia del budino, spoilerami: recensioni semiserie senza
alcuna pretesa critica

InnanzituĴo, è un libro che fa ridere. Fa ridere di gusto e, per un saggio su un argomento di solito traĴato con feroce seriosità, non è cosa
da poco.

Jean-Manuel Traimond ha il gusto delle chicche, degli aneddoti geniali, delle risposte fulminanti. Che non scrive lui, sia chiaro. Le parti più
divertenti del libro sono traĴe da altri libri: ma a lui va il gran merito di averle sapute scegliere e assemblare così bene, in un libro, peraltro,
così breve (170 pagine in piccolo formato).

Ecco, questo era il primo complimento, il primo “bravo”. Il secondo “bravo” contiene un po’ di invidia: Traimond è riuscito a farsi
pubblicare il libro meno pubblicabile della storia. Il soĴotitolo è “Un approccio anarchico al sadomasochismo”. Altisonante, non è vero?
Peccato che, nelle fantastiche 170 pagine, Traimond parli poco di sadomaso, meno di anarchia e, sopraĴuĴo, non dice neanche una parola
sull’approccio. Traimond è un curioso. Non è un famolostranista, ma decisamente non è neanche un BDSMer. E’ una persona che, nella sua
vita, ha incrociato il BDSM talmente tante volte da essersene dovuto interessare quasi per forza. Cose che capitano. Ha provato, si vede che
ha provato. Ma proprio, non è nelle sue corde. Scrive, infaĴi, quasi a giustificarsi: “Assistere a queste aĴività esige nervi d’acciaio: come
essere un uomo e presenziare senza impallidire all’inserzione di un catetere nell’uretra? Come assistere a una marchiatura con il ferro
arroventato, a una lacerazione con una lama di rasoio o un bisturi a scalpello, quando non si ha nemmeno il coraggio di guardare la siringa
quando si fa il prelievo del sangue? Tentare tuĴe queste cose in una lingua diversa da quella materna e a 20.000 km dalla ciĴà natale
procura un vago senso di protezione, di non implicazione. Vago, ma indispensabile”.

Ciononostante, Traimond riesce, ed è forse il suo più grande pregio, a non essere giudicante. Parla delle peggiori pratiche con un distacco
divertito che ho apprezzato. Perchè ecco, non è un libro eccitante: pur nella sua leggerezza, che dovrebbe renderlo più accessibile a pensieri
impuri, il distacco divertito di Traimond lo rende assolutamente pulito.

Ora, mi sembra evidente che il libro mi è piaciuto, e anche molto. Servono, però, alcune critiche. La prima critica è che è un libro che non
lascia granchè. Traimond ha avuto una bellla idea e ha un fantastico dono della sintesi (virtù che non smeĴerò mai di apprezzare), quindi è
riuscito a condensare la sua bella idea in 170 pagine. Questo ha causato, però, un mix di aspeĴi poco analizzati e, sopraĴuĴo, poco collegati
tra loro. Intenzione esplicita del libro è quella di analizzare i possibili rapporti tra sadomasochismo e anarchia: entrambi, infaĴi, secondo
Traimond, si sviluppano da un diverso senso del potere, che viene messo in discussione e, al contempo, ricercato. Quindi, Traimond
analizza i vari aspeĴi del potere (un capitolo si chiama Religione e uno Militari, giusto per dire), ma, poichè il libro ha l’intenzione – temo
non riuscita – di arrivare al grande pubblico, l’autore è costreĴo, ovviamente, ad analizzare sostanzialmente il sadomasochismo, e a
tralasciare l’anarchia, a cui tuĴi hanno più facile accesso.

Quindi, l’anarchia scompare, e rimane un’analisi dei motivi e delle modalità che spingono il sadomasochista ad essere tale. Ancora una
volta, Traimond riesce a non scadere nella banalità (la curiosità è sincera e si vede), ma il faĴo di parlare da relatore “esterno ai faĴi” lascia,
a chi bdsmer è veramente, un certo sapore ironico in bocca. “Va tuĴo bene”, sembra dire Traimond, “siete normali, e liberi, ed è tuĴo molto
bello così. Però non potete negare di avere un trauma”. Ecco, io così l’ho banalizzata, però il messaggio che passa sembra essere proprio
questo: non c’è problema ad essere come sei, basta che tu sia conscio che ci sono delle cause.

Io non sono neanche del tuĴo in disaccordo con questo approccio, sia chiaro. Però è un po’ diverso sentirselo dire dall’esterno o
dall’interno: sembra quasi che Traimond voglia prendere le distanze, sembra quasi voler dire “io, che ho un approccio al potere simile al
vostro, ma non ho mai avuto traumi, sono diventato anarchico; voi, con il trauma, siete diventati sadomasochisti”. Insomma, se a leggerlo è
una persona in pace con se stessa il discorso può quasi far sorridere, e la leĴura è piacevole. Poco consigliata, però, ai novizi, che si
troveranno a farsi delle domande esistenziali prima del tempo, e magari con un pizzico di pscinalaisi più del necessario.

1 di 2 30/10/2013 22:38
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Voto, tuĴo sommato, 8: un 9 per chi già pratica, un 6 per i novizi, un 8 per chi ha solo curiosità. Ma sopraĴuĴo, non mi stancherò mai di
dirlo, un 9 pieno per chi ha voglia di leggere con un po’ meno di seriosità, ma con piena serietà, di BDSM.

Piacere dolore potere. Un approccio anarchico al sadomasochismo, Jean-Manuel Traimond, Eleuthera, 2007. 15 euro, 170 pagine.

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2 di 2 30/10/2013 22:38

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