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1997, pp. 71-100. In realtà l’autore, un modernista, dedica gran parte della sua analisi
(con largo spazio alla discussione delle diverse posizioni storiografiche) alle rivolte con-
tadine dei secoli XVI e XVII: solo la Jacquerie è ricordata spesso in chiave comparativa.
3
M. Mollat – Ph. Wolff, Ongles bleus, Jacques et Ciompi. Les révolutions populaires
en Europe aux XIVe et XVe siècle, Calmann-Lévy, Paris 1970, il cap. in questione è il III,
pp. 91-137. I due autori distinguono tre periodi con caratteristiche diverse: un’epoca di
conflitti di natura sociale interni alle città e ai mestieri a cavallo fra XIII e XIV secolo;
le rivolte della miseria, che compaiono già all’inizio del XIV secolo ma che si accen-
tuano dopo la Peste Nera; infine «Les annèes révolutionnaires (1378-1382)».
Monique Bourin, Giovanni Cherubini, Giuliano Pinto (a cura di), Rivolte urbane e rivolte contadine
nell’Europa del Trecento : un confronto, ISBN 978-88-8453-883-3 (online) ISBN 978-88-8453-882-6
(print), © 2008 Firenze University Press
338 GIULIANO PINTO
cenni del Trecento, Mollat e Wolff scrivevano con una efficace similitudine:
«ainsi les nuages s’accumulaient dans le ciel, annonçant de loin l’orage de
1381»4. Guy Fourquin, che nel 1964 aveva pubblicato la sua ricerca sulle
campagne della regione parigina alla fine del Medioevo, dedicò nella sua
sintesi del 1972 un capitolo ai «Soulèvements liés à la conjuncture »5. Su
questa linea, di sottolineatura del peso determinante della congiuntura ne-
gativa, si erano posti già prima molti altri storici all’interno di ampi lavori
di carattere generale6. In seguito anche Werner Rösener nella sua sintesi sui
contadini nel Medioevo, uscita nel 1985, attribuisce alle ripercussioni della
‘crisi’ agraria del XIV il peggioramento delle condizioni di vita dei conta-
dini e quindi vede in tale peggioramento una, se non la principale causa
delle sollevazioni della seconda metà del secolo7.
Erano quelli i decenni (gli anni ’60 e ’70) in cui le contrapposizioni
ideologiche e le vicende del ’68 orientavano l’attenzione della storiografia
internazionale verso le rivolte popolari del basso Medioevo e della prima
età moderna8, così come era accaduto più volte nel corso del XIX e dei
primi decenni del XX secolo9. Poi in questi ultimi vent’anni l’interesse
verso queste tematiche si è nel complesso affievolito o ha assunto tagli in-
terpretativi diversi10.
4
Ibidem, p. 85.
5
G. Fourquin, Les campagnes de la région parisienne à la fin du Moyen Age: Du mi-
lieu du XIIIe au début du XVIe siècle, PUF, Paris 1964; Id., Les soulèvements populaires
au Moyen Age, Paris, PUF, 1972 (trad. it., Mursia, Milano 1976).
6 Comba, Rivolte e ribellioni cit., p. 675, che ricorda i lavori di E. Power, D. Waley e
J.F. Genet, P. Blicke si è occupato di coordinare gli studi sulle forme di resistenza alla co-
struzione dello Stato, ovviamente inserite nel più ampio contesto politico: cfr. Résistance,
représentation et communauté, P. Blicke ed., PUF, Paris 1998.
11
Cfr. più indietro in questo stesso volume il saggio di P. Monnet, a p. 130.
12
Comba, Rivolte e ribellioni cit., p. 674. Eloquenti le pagine dedicate alle rivolte
bassomedievali nel manuale universitario di storia dell’Europa centro-occidentale
scritto da storici sovietici stampato in URSS nel 1964 e poi nel 1976 in traduzione fran-
cese: Historie du Moyen Age, a cura di M. Abramson, A. Gourévitch, N. Kolesnitski,
Éditions du Progrès, Mosca 1976, pp. 9, 195-202, 247-254, 290-301, 356-358.
13
Cito dalla trad. it. M. Bloch, I caratteri originali della storia rurale francese, Torino,
Einaudi, 1973, p. 199 (il volume uscì per la prima volta nel 1931). Quanto a George
Duby, si veda la sua sintesi L’economia rurale nell’Europa medievale. Francia, Inghilterra,
Impero (secoli IX-XV), trad. it., Laterza, Bari 1966 (prima ed. francese 1962), p. 513.
14
Cfr. pure in questo volume il saggio di F. Panero.
15
Cfr. le osservazioni di Comba, Rivolte e ribellioni cit., p. 675, alle tesi di Hilton.
340 GIULIANO PINTO
Vediamo a questo punto, per tornare al tema del mio intervento, alcune
delle caratteristiche della congiuntura economica del XIV secolo, per poi
collegare – o non collegare – i fenomeni di rivolta a tale situazione, o
quanto meno per cercare di coglierne alcuni nessi.
Il grosso delle rivolte, in particolare quelle a carattere più generale e
quelle più note (Jacquerie, Ciompi, rivolta inglese del 1381) si collocano
16
G. Bois, Crise du féodalisme. Economie rurale et démographie en Normandie orien-
tale du début du 14e siècle au milieu du 16e siècle, Presses de la Fondation nationale des
sciences politiques, Paris 1976, passim.
17
V. Rutenburg, Popolo e movimenti popolari nell’Italia del ’300 e ’400, trad. it.,
Bologna, il Mulino1971 (ed. originale, Mosca-Leningrado 1958), pp. 29, 33, 45.
18
Cfr. Ch. M. de La Roncière, La condition des salariés à Florence au XIVe siècle, in
Il Tumulto dei Ciompi cit., pp. 13-40, a p. 16; F. Franceschi, Oltre il «Tumulto». I lavo-
ratori fiorentini dell’Arte della Lana fra Tre e Quattrocento, Olschki, Firenze 1993, pp.
179-180, 198-199. Ma si veda qui, più indietro, la relazione dello stesso Franceschi.
19
Rutenburg, Popolo e movimenti popolari cit., p. 5. Lo storico russo riprendeva più
o meno gli stessi concetti nel successivo lavoro di sintesi, su un arco cronologico più
ampio, comparso in Italia nel 1982: V. Rutenburg, La crisi dell’ordinamento comunale e
i moti cittadini, in Storia della società italiana, 7, La crisi del sistema comunale, Teti,
Milano 1982, pp. 361-391, a p. 368 e sgg.
CONGIUNTURA ECONOMICA, CONFLITTI SOCIALI, RIVOLTE 341
20 W. Abel, Crises agraires en Europe (XIIIe-XXe siècle), trad. franc. revue et aug-
mentée, Flammarion, Paris 1973, pp. 44-61. Ma si veda anche il quadro sintetico del-
l’economia europea tra 1300 e 1500 tracciato da C. M. Cipolla, Storia economica
dell’Europa pre-industriale, terza ediz. riveduta, il Mulino, Bologna 1980, pp. 221-225.
21 Cfr. i lavori di Ch. de La Roncière, Prix et salaires à Florence au XIVe siècle, 1280-
1380, École française de Rome, Roma 1982, pp. 269-357; R. A. Goldthwaite, I prezzi del
grano a Firenze dal XIV al XVI secolo, «Quaderni storici», 10, 1975, pp. 5-36; G. Pinto,
Il Libro del Biadaiolo. Carestie e annona a Firenze dalla metà del ’200 al 1348, Olschki,
Firenze 1978, pp. 47 e sgg., 131 e sgg; S. Tognetti, Prezzi e salari nella Firenze tardome-
dievale: un profilo, «Archivio storico italiano», CLIII, 1995, pp. 263-333.
22 F. Zulaica Palacios, Fluctuaciones económicas en un periodo de crisis. Aragón en
alla Peste Nera, grosso modo, il mercato del lavoro in città e in campagna
fu contrassegnato da abbondanza di braccia e quindi da una forte concor-
renza tra la manodopera; da qui salari nominali stabili se non in qualche
caso in discesa25, contratti agrari progressivamente più gravosi per i lavo-
ratori, almeno nelle aree esterne alla signoria rurale, come ad esempio nelle
campagne dell’Italia centro-settentrionale dove i contratti di mezzadria e di
colonia parziaria mutarono, soprattutto nel secondo quarto del XIV se-
colo, a vantaggio dei proprietari26. Ad aggravare il tutto, stava l’ascesa dei
prezzi dei generi di prima necessità (dei cereali soprattutto), provocata sia
da un aumento progressivo della domanda sia dall’infittirsi delle carestie,
dovute soprattutto ai cattivi raccolti e talvolta aggravate dalle speculazioni
degli intermediari27. Il rincaro progressivo dei prezzi delle derrate agricole
abbassava sensibilmente i salari reali dei lavoratori cittadini; ne rendeva
poi drammatiche le condizioni di vita in occasione delle impennate dei
prezzi nei mesi in cui la carestia si faceva più grave28.
In cambio l’alto prezzo dei cereali poteva essere un elemento positivo
per i produttori in grado di immetterli sul libero mercato. Ma chi si av-
vantaggiava realmente per questo rincaro? Difficilmente, o comunque in
scarsa misura la gran massa dei contadini dipendenti o i piccoli proprie-
tari contadini, tra i quali prevaleva nettamente l’autoconsumo29. Se ne
25
I dati si riferiscono quasi esclusivamente a lavoratori dell’edilizia (specializzati e
non) e a salariati agricoli, a quanti cioè lavoravano sulla base di un salario a tempo; tali
dati possono essere estesi ragionevolmente a tutto il mondo del lavoro subordinato. Per
le indicazioni cfr. i riferimenti alle note 18-21.
26 G. Pinto, La Toscana nel tardo Medioevo. Ambiente, economia rurale, società,
Firenze, Sansoni, 1982, pp. 317-318; Id., Le prestazioni d’opera nei contratti mezzadrili
del Senese (secolo XIII-1348), in Le prestazioni d’opera nelle campagne italiane del
Medioevo, Clueb, Bologna 1987, pp. 199-208.
27
All’interno di una ricchissima bibliografia si veda in generale il saggio classico di
É. Carpentier, Autour de la peste noire: famines et épidémies dans l’histoire du XIVe siècle,
«Annales, E.S.C.», XVII, 1962, pp. 1062-1092, e quello recentissimo di F. Menant, Crisis
de subsistencias y crisis agrarias en la Edad Media: algunas reflexiones previas, in Crisis de
subsistencias cit., pp. 17-60, con una ricca appendice bibliografica. Innumerevoli, natu-
ralmente, i contributi relativi a singole regioni o a singole città. Tuttavia non dappertutto
i prezzi dei cereali crebbero nel secondo quarto del XIV secolo; in aree fertili a prevalente
economia rurale – è il caso della Normandia – si mantennero mediamente costanti o
scesero leggermente (Bois, Crise du feodalisme cit., p. 96).
28 Per qualche esempio di forti rincari del grano nell’arco di una stessa annata agri-
cola cfr. Duby, L’economia rurale cit., p. 465; Mollat – Wolff, Ongles bleus cit., p. 92; de
La Roncière, Prix et salaires à Florence cit., pp. 69-125; Pinto, Il Libro del Biadaiolo cit.,
pp. 102-103.
29
Ne sono una riprova, per l’Italia centro-settentrionale, i numerosi prestiti in grano
a contadini di cui restano ampie testimonianze nelle imbreviature notarili: Pinto, La
Toscana nel tardo Medioevo cit., pp. 207-223; J.-L. Gaulin, F. Menant, Crédit rural et en-
dettement paysan dans l’Italie communale, in Endettement paysan & crédit rural dans
l’Europe médiévale et moderne, M. Berthe ed., Toulouse, Presses universitaires du Mirail,
CONGIUNTURA ECONOMICA, CONFLITTI SOCIALI, RIVOLTE 343
si ebbero a Bologna nel 131134, a Firenze nel 1329, e poi nel 1335, nel ’43 e
nel ’47; sempre nel 1329 a Napoli e a Barletta, ancora Barletta nel 1340; e
poi Siena nel 1303, nel ’29 e nel ’47; a Roma nel 1329 e nel ’4735.
Un caso a parte fu quello di Ciuto Brandini, ma se ne sa poco perché le
uniche fonti a disposizione sono un passo di una cronaca anonima e i ver-
bali del processo intentato contro di lui. Si trattò in sostanza di un tenta-
tivo di organizzare in una confraternita i lavoratori più umili dell’Arte della
Lana36; un episodio isolato in Italia, che trova un riscontro forse nelle lotte
dei ‘mestieri’ delle città fiamminghe e del nord della Francia.
Si tratta comunque di episodi sporadici, in mancanza di un censimento
sistematico, e quindi di una cronologia, che non può prescindere dallo spo-
glio della gran massa dei registri giudiziari conservata negli archivi delle
città comunali37.
Nelle campagne italiane del Trecento siamo di fronte a episodi più di
protesta e di contestazione che di rivolta; ma anche là dove la protesta dà
vita a conflitti cruenti, si tratta per lo più di fiammate circoscritte o che
non hanno il tempo di propagarsi38.
Nelle campagne fiorentine a fine 1347 (al termine di una fortissima ca-
restia) e nei primissimi mesi del ’48 (prima dell’arrivo della peste) è atte-
stata una situazione che presenta qualche tratto di ‘jacquerie’, in un contesto
dove la signoria rurale era scomparsa da tempo. Come scrive Giovanni
Villani, «le più delle famiglie di contadini abandonarono i poderi, e ruba-
vano per la fame l’uno all’altro ciò che trovavano»39. Furti e saccheggi di
case e di mulini, aggressioni contro chi trasportava grano e, fatto ancor più
significativo, devastazione di campi, ritornano con una certa frequenza
negli atti giudiziari del tempo. Su richiesta dei proprietari cittadini, il
Comune instaurò un sistema di sorveglianza nei vari popoli del contado,
ma l’elemento forse più significativo, che fa pensare a qualcosa di coordi-
nato – come risulta da una petizione del gennaio del 1348 indirizzata da un
gruppo di proprietari fondiari al Consiglio maggiore – è il fatto che i ret-
34
Vedi in questo volume il contributo di V. Braidi.
35
Pinto, Il Libro del Biadaiolo cit., p. 128;
36 N. Rodolico, Il popolo minuto. Note di storia fiorentina, nuova ed., Olschki,
una ricognizione dettagliata di oltre 1.100 casi di proteste popolari tra il 1200 circa e il
1425; lo stesso Cohn ha pubblicato successivamente un importante lavoro di sintesi
Lust for Liberty. The Politics of Social Revolt in Medieval Europe, 1200-1425, Italy, France,
and Flanders, Harvard University Press, Cambridge Mass 2006. Per un’indagine con-
dotta tempo addietro, sempre dallo stesso autore, utilizzando anche gli atti criminali fio-
rentini dei secoli XIV e XV si veda S. K. Cohn Jr., The Laboring Classes in Renaissance
Florence, Academic Press, New York 1980.
38
Si rimanda ai contributi raccolti nel volume Protesta e rivolta contadina cit.
CONGIUNTURA ECONOMICA, CONFLITTI SOCIALI, RIVOLTE 345
Perché dunque tra il 1250 e il 1350 troviamo povertà diffusa tra gli strati
sociali inferiori ed episodi di rivolta non particolarmente fitti e di breve
durata, in un rovesciamento sostanziale di quanto sostenuto da chi lega
strettamente condizioni di miseria e scoppio di tumulti?
È difficile dare risposte precise, all’interno per altro di contesti econo-
mici, sociali e politici fortemente differenziati. Forse era ancora assente o
non sufficientemente matura una presa di coscienza. Nelle città il malu-
more dei ceti meno abbienti si stemperava nei conflitti più generali , in
quella che è stata definita come la “rivolta dei mestieri” o dei “medi” con-
tro i “grandi”43. Forse si continuava a ragionare entro i binari di strutture
politiche, sociali ed economiche che non si intendeva contestare a fondo,
che non si mirava a rovesciare, ma solo a modificare.
39 Giovanni Villani, Nuova cronica, a cura di G. Porta, Guanda, Parma 1991, XIII,
Medioevo cit., pp. 357-359, 395-398; il provvedimento del gennaio 1348 è stato analiz-
zato e pubblicato in Rodolico, Il popolo minuto cit., pp. 61-62, 114-115
41 Cfr. G. Vitolo, Rivolte contadine e brigantaggi nel Mezzogiorno angioino in Protesta
e rivolta contadina cit., pp. 207-225; ancora utile il lavoro di R. Caggese, Roberto d’Angiò
e i suoi tempi, 2 voll., Bemporad, Firenze 1922 e 1930, pp. 311-337; per la Sicilia S.
Tramontana, Michele da Piazza e il potere baronale in Sicilia, D’Anna, Messina-
Firenze1963, p. 247.
42
Cfr. Mollat – Wolff, Ongles bleus cit., pp. 91 e sgg., e inoltre in questo volume le
relazioni di M. Bourin, P. Monnet, R. Oliva.
43
Mollat – Wolff, Ongles bleus cit., pp. 53-90; e inoltre in questo volume la rela-
zione di M. Boone.
346 GIULIANO PINTO
44
Rösener, I contadini nel Medioevo cit., pp. 287-288, 292.
45
Si vedano le considerazioni di Neveux, Les révoltes paysannes cit., pp. 72-83.
46
Così la definisce Abel, Crises agraires cit., p. 77; cfr. anche Cipolla, Storia econo-
mica cit., pp. 221-225.
47
Cfr. sopra i rimandi alle note 20-24. Per l’entità di tali miglioramenti, in relazione
a una realtà specifica, cfr. de La Roncière, Prix et salaires à Florence cit., pp. 443-450; Id.,
La condition des salariés cit., p. 24.
48
Cfr. L. Feller, Paysans et seigneurs au Moyen Âge, VIIIe-XVe siècles, Armand Colin,
Paris 2007, pp. 248-252; e in particolare per l’Italia, G. Pinto, Le campagne e la «crisi»,
in Storia della società italiana, 7, La crisi del sistema comunale, Teti, Milano 1982,
pp. 121-156, alle pp. 149-150.
CONGIUNTURA ECONOMICA, CONFLITTI SOCIALI, RIVOLTE 347
60
Ibidem, p. 115.
61
La regolamentazione del lavoro salariato, presente anche nei testi precedenti, si
infittisce nei corpi normativi successivi alla metà del XIV secolo; il caso più clamoroso
– assai noto – è quello dello Statuto di Faenza dell’inizio del ‘400 (cfr. Pinto, Le campa-
gne e la crisi cit., p.151).
62
Rösener, I contadini nel Medioevo cit., p. 319, che cita i lavori di Frantisek Graus.
63 Cfr. Comba, Rivolte e ribellioni cit., pp. 685-689.