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R A S S E G N A
La militarizzazione degli ospitalieri nel libello
DEL CENTRO
De constitutione ecclesie Sancte Marie de Latina in Hierusalem DI CULTURA E STORIA
di Salvatore Longo Minnolo
AMALFITANA
La società amalfitana in età normanna (1131-1194). VII.
* Gli autori ringraziano l’ing. Vincenzo Inserra per le proficue discussioni sull’evoluzio-
ne urbanistica di Gragnano e per la disponibilità dimostrata nelle diverse fasi della ricerca.
Inoltre, sono debitori verso il sig. Pasquale Donnarumma, il sig. Federico Donnarumma, il
sig. Giuseppe Mosca e gli studi fotografici CineFotoClik e Tecnifoto per le preziose illu-
strazioni inserite nel testo. Un ringraziamento particolare va anche alla famiglia Fontanella
che ha gentilmente concesso la pubblicazione di un’immagine conservata nell’archivio del
compianto Nello Fontanella. Per favorire la lettura del testo, si è preferito utilizzare i nomi
tradizionali delle strade e delle piazze visto che, ancora oggi, è consuetudine dei gragnanesi
riferirsi a queste zone della città con questi nomi piuttosto che con le moderne intitolazioni.
1
R. FUSCO, Pagine di storia dalla parte degli sconfitti, Massalubrense 1989, p. 93;
Le arti dell’acqua e del fuoco. Le attività produttive protoindustriali della Costa d’Amalfi,
Amalfi 2004, pp. 67-68.
2
G. BASILE, Il Pentamerone, tradotto e annotato da B. Croce, Bari 1957, p. 545; B.
CROCE, I lazzari, in Aneddoti di varia Letteratura, vol. III, Bari 1954; E. SERENI, Note di
storia dell’alimentazione nel Mezzogiorno: i Napoletani da “mangia foglia” a “mangia
maccheroni”, in Terra nuova e buoi rossi, Torino 1974, pp. 292-371.
3
Le arti dell’acqua cit.
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4
Le arti cit., pp. 69. Appare particolarmente interessante un bando del 1713 con il quale
si promulgava il divieto di far macinare i grani teneri cioè “i grani nostrani, romanella e
carosella”, nei molini del distretto di Napoli, in quanto questi erano adibiti esclusivamente
alla macinazione dei “grani forti di Puglia e delle saragole”. Quindi i molini di Gragnano
erano ormai riservati esclusivamente alla macinazione dei grani duri, le cui semole erano poi
utilizzate per la pastificazione. Cfr. S. SERVENTI - F. SABBAN, La pasta. Storia e cultura di un
cibo universale, Bari 2004, pp. 90-91.
5
Le arti cit., pp. 69-70, 75.
6
Fu proprio l’esistenza di questa strada che portò gli amalfitani a fortificare il borgo di
Castello nel quale passava la via del valico che poi risaliva nei monti Lattari verso il borgo
fortificato di Pino e quindi si dirigeva ad Agerola, per poi scendere nell’altro versante della
costiera verso Amalfi. Cfr. D. CAMARDO, I castelli stabiani dal ducato indipendente alla
dominazione angioina, in D. CAMARDO - M. ESPOSITO, Le frontiere di Amalfi, Castellammare
di Stabia 1995, pp. 15-113.
7
Il termine Forma nel senso di canale in pietra collegato ad un acquedotto si trova già
negli autori classici di I secolo. Il suo uso continua nel Tardo antico, fino all’Alto Medioevo,
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Gragnano città della pasta
quando in diversi documenti appare associato ai molini. Nel libro VIII, cap. 7 del De Archi-
tectura di Vitruvio troviamo il termine Forma quando si afferma che: Ductus aquae quatuor
generibus fiunt: aut Forma structili, aut fistulis plumbeis, aut tubis vel canalibus ligneis, aut
tubis fictilibus. Plinio il Vecchio (N. H. XXXV, cap. 14) ci informa che Canales structiles
Formae proprie appellantur. Il termine Forma ritorna in Frontino nel trattato De aquae duc-
tu ( l. I, e 2). Lo troviamo poi usato, nel IV secolo d.C., da Quinto Aurelio Simmaco (l. X, ep.
33). Anche in Aurelio Cassiodoro, (l. 3 ep. 31), nel VI secolo, troviamo: Dicitur ergo, com-
modi cura privati, aquarum Formam quam summo deceret studio communiri, ad aque molas
exercendas vel hortos irrigandos fuisse derivatam. Il termine Forma è poi citato nelle lettere
di Papa Gregorio Magno alla fine del VI secolo (l. X ep. 22). Nel Liber Instrumentorum seu
Chronicorum Monasterii Casauriensis (Ughelli, Italia Sacra, X, Venezia 1722, coll. 393-4,
doc. anno 1047) il termine Forma ritorna nell’accezione di canale collegato ad un molino:
Donavimus medietatem de uno molino… in fluvio de Orfente, cum leva et pausa sua, cum
forma et sertura, cum introitu et exitu suo. Ed in un altro documento ancora: Ipsa supradicta
res per nominatos fines, sicut sopra legitur, cum vinea, et pomis, et arboribus suis, et cum
molinis, et formis, et pausis, et sediis, et cursibus aquarum.
8
R. FILANGIERI, Codice Diplomatico Amalfitano, I, le pergamene di Amalfi dell’Archivio
di Stato di Napoli (907-1200), Napoli 1917, pp. 161, doc. n. 1074; XV, p. 46, doc. n. 146.
9
È questa la prima volta che appare la denominazione Forma per la località in cui sorge
il rudere del molino. Cfr. F. S. LIGUORI, Cenni Storico Critici della Città di Gragnano e luo-
ghi convicini, Napoli 1863, p. 53.
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gnano, sia nel XV secolo10 che agli inizi del Novecento11 non si scelgano
le sorgenti della Forma, ma quelle dell’Acqua Fredda e delle Bolle12. Allo
stesso modo le fontane pubbliche storiche della città, che sono una sorta di
celebrazione della disponibilità d’acqua per i cittadini, sono poste a Piazza
S. Leone (attuale Piazza Marconi) a Via Roma ed a Piazza Trivione, (attua-
le Piazza Matteotti) lungo la linea dell’acquedotto dell’Imbuto13.
Nel corso del XVII secolo la famiglia Chiroga iniziò ad edificare nu-
merosi molini nel territorio di Gragnano, segno anche di un aumentato
afflusso verso Gragnano dei carichi di grano provenienti dalla Puglia che
necessitavano di molitura per avviare poi la farina a Napoli14, dove vi
era un fabbisogno giornaliero di circa trentatre tonnellate15. Questo com-
portava la necessità di portare in città almeno quaranta carri di grano al
giorno16 (Fig. 2). Anche se non tutto il grano consumato da Napoli veni-
va macinato a Gragnano è tuttavia difficile pensare ad una quotidiana e
continua teoria di carri sulla strada da Gragnano per la capitale. Si pre-
10
M. CAMERA, Memorie Storico-Diplomatiche dell’Antica Città e Ducato di Amalfi,
Salerno 1881, vol. II, p. 661. A. LIGUORI, Gragnano. Memorie Archeologiche e Storiche,
Pompei 1955, p. 148.
11
L’Illustrazione Italiana, luglio 1907, p. 94. La Tribuna Illustrata, Anno XV, 28 luglio
1907.
12
La rete d’acquedotto principale del territorio gragnanese era sicuramente quella che
prendeva l’acqua dalle sorgenti dell’Acqua Fredda e delle Bolle e che da Piazza S. Leone
giungeva fino a Castellammare. Cfr. D. CAMARDO - M. NOTOMISTA, Gragnano. Dalla Valle dei
Molini alla Città della Pasta, Amalfi 2013.
13
Solo la fontana di Piazza Conceria (attuale Piazza Aubry), popolarmene è detta “Asso
di coppe”, viene alimentata dall’acquedotto della Forma. Tuttavia, sappiamo che questa fu
spostata sotto il campanile della chiesa del Corpus Domini solo tra gli anni 20 e 30 del No-
vecento. In precedenza era situata all’incrocio tra Via Zuccariello e Via Nuova San Leone e
per questo certamente alimentata dall’acquedotto dell’Imbuto. Cfr. G. DI MASSA, Le Fontane
in pietrarsa di Gragnano, in Tesori nascosti e paesaggi dei Monti Lattari, calendario del
Centro Culturale Alfonso Maria Di Nola, Gragnano 2007; CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano
cit., p. 124.
14
LIGUORI, Gragnano cit., p. 224. Per una collocazione dello sviluppo dell’attività mo-
litoria a Gragnano tra fine XVI ed inizi XVII secolo si esprimono anche SERVENTI - SABBAN,
La pasta cit., p. 120.
15
F. RUSSO, Le torri costiere del Regno di Napoli. La frontiera marittima e le incursioni
corsare tra il XVI ed il XIX secolo, Napoli 2009, pp. 82-83.
16
Ogni carro al quale erano aggiogati due buoi su una strada preparata e non troppo
accidentata, poteva trasportare circa 8-10 quintali di grano, su una distanza di circa 20 km
al giorno.
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Secondo quanto si apprende dai documenti conservati presso l’archivio comunale
di Gragnano sappiamo che la strada principale percorsa dai carri che trasportavano il gra-
no dal porto di Castellammare a Gragnano era Via Carmiano. Solo con un decreto del 1
maggio 1852, su progetto dell’architetto Gerardo Capocelli, si diede il via all’ampliamento
di Via Santa Caterina (attuale Via Castellammare) per ovviare alla ristrettezza della carreg-
giata e ai problemi del fondo stradale. Cfr. Registro delle Deliberazioni Decurionali del 1
maggio 1852, conservato presso l’archivio comunale di Gragnano (di seguito citato come
Registo). Tuttavia, sappiamo che, ancora nel 1855, Via Carmiano era la principale via
commerciale per il porto di Castellammare in quanto era infinite volte al giorno trafficata
dagli immensi traini provenienti dalle Puglie carichi di grani, pel giornaliero mercato dei
cereali in questo Comune, altrettanto per i ricorrenti che tutto giorno esportano per la
capitale le manifatture delle paste. Questa circostanza costrinse il decurionato cittadino
ad accogliere la richiesta di restauro della strada avanzata dai commercianti e basata sui
continui pericoli di vita per egli non solo, che per gli animali, e perdita di generi, e il più
delle volte aggrediti dai malviventi, senza potersene difendere, e tutto ciò dalla ripidità di
due punti di detta strada, calando e salendo nell’entrare, e viceversa nello uscire. Il pro-
getto venne affidato agli architetti direttori della strada Trivione (Ranieri, Parascandolo
e Girace), in quanto la strada venne dichiarata unica, essenziale e di assoluto bisogno…
senza dicché il commercio dei cereali, unica speranza di mantenere la rendita di questo
Comune, verrà in effetti ammortizzata. All’unanimità di voti si approvò il progetto e venne
deliberato che lo spesato faccia parte dello stesso assegno annale (di quello dell’allarga-
mento della strada dal Trivone alla Conceria) in ducati 2000, assegnato sullo articolo 53
dello stato finanziario. Cfr. Registro del 8 giugno 1855.
18
Nicola d’Antonio Chiroga acquistò nel 1588 dal capitolo di Scala, con l’assenso apo-
stolico, la sorgente dell’Acqua Fredda. Lo stesso, sempre nel 1588, comprò da Licilio Baro-
ne e Giustiniano Pagano la sorgente dell’Imbuto. Cfr. Legenda della Planimetria Chiroga in
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 8-11.
19
LIGUORI, Gragnano cit., pp. 220-222.
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In epoca altomedievale inizia a diffondersi l’uso dei molini per la macinazione del
grano. Questi richiedono la forza motrice per mettere in movimento la ruota della macina,
detta mola, da cui il nome molino. Per creare il movimento continuo nel molino ci si poteva
servire di una ruota verticale che attingeva direttamente al fiume, secondo l’iconografia più
classica del molino ad acqua o convogliare in modo forzoso l’acqua tramite condutture in
una caditoia che azionava una ruota orizzontale. I molini di Gragnano erano sicuramente di
questo tipo a causa della scarsa portata del fiume e come testimoniano chiaramente i canali
di adduzione che sono ben visibili in molti molini. Questi conservano ancora il torrino per la
caduta dell’acqua che era convogliata in una sorta di imbuto che dirigeva il getto sulla ruota
orizzontale provocandone il movimento, che era poi trasmesso alla mola. Sul tipo di molino
costruito a Gragnano e sul suo funzionamento cfr. A. CINQUE, Struttura e funzionamento dei
molini ad acqua di Gragnano, in CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 61-65.
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Solo nel 1894 le sorgenti vennero acquistate dal Comune, dopo trattative durate di-
versi anni. Cfr. Registro del 12 settembre 1871.
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22
LIGUORI, Gragnano cit., p. 223.
23
Cfr. Legenda della Planimetria Chiroga in CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp.
8-11.
24
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 45-53.
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25
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit.
26
Cfr. Registro del 20 agosto 1805; F. SORVILLO (a cura di), Gragnano dei “Maccaro-
ni”, profilo storico, Torre del Greco 1983, p. 109.
27
I proventi della tassazione venivano impiegati per la costruzione e la manutenzione
delle strade interne ed esterne, deteriorate dal massiccio e continuo traffico commerciale. Cfr.
Registro del 20 agosto 1805.
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Già un documento del 1813 decretava che Niun particolare può occupare un suolo
pubblico, levar mattonate, selciate, pietre o terra delle strade, scavar fossi per qualunque
causa, piantare colonne, pali, viti ed altri; a nessuno è permesso di far pannate, frascate,
scalinate dalla parte di fuori delle case al pubblico, ne situare travi ed ogni sorte di legnami
nelle pubbliche strade sotto pena di ducati 5. Rimangono esclusi i fabbricanti di maccheroni
o sia paste lunghe: pel prosciugamento delle paste lunghe determinerà il Decurionato i siti
e la larghezza demarcando il suolo da occuparsi con un segno apparente, rilasciando per-
messo ai richiedenti. Cfr. Registro del 20 aprile 1813.
29
Cfr. Registro del 10 aprile 1843.
30
Cfr. Registro del 21 ottobre 1851.
31
Cfr. Registro del 10 aprile 1843; Sulle frane del Monte Pendolo cfr. C. RANIERI, Sul fune-
sto avvenimento della notte del 21 al 22 gennaio 1841 nel comune di Gragnano, Napoli 1841; A.
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CINQUEE - M. NOTOMISTA, Sul funesto avvenimento del 1841 e le altre frane del Monte Pendolo che
si sono abbattute sul territorio di Gragnano, in CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit.
32
L’architetto Ranieri, originario di Ottaviano, era già stato impegnato a Gragnano nel-
la progettazione della nuova facciata della chiesa del Corpus Domini, danneggiata dal sisma
del 1836. La sua fortuna fu legata strettamente all’operato dell’Intendente Sancio che gli
affidò la realizzazione di numerose opere pubbliche dipendenti dalla Provincia. Dal testo
del suo necrologio si apprende che costruì moltissime opere, specialmente strade. Suo fu il
progetto del borgo dei marinai a Bagnoli e della riparazione del molo di Porto d’Ischia. Per il
progetto della nuova facciata della chiesa del Corpus Domini cfr. L. MALAFRONTE, La chiesa
colleggiata del Corpus Domini, Gragnano 1987; A. RUGGIERO, La chiesa del Corpus Domini
di Gragnano, Castellammare di Stabia 2000; C. IOVINE, La chiesa del Corpus Domini di
Gragnano. Le immagini della fede, Castellammare di Stabia 2008, p. 33. Il necrologio è pub-
blicato nella Cronaca delle Province Napoletane, vol. I, dal 1° marzo al 31 dicembre 1869.
33
Non sappiamo se in questo conteggio fossero stati inseriti i compensi per le indennità
spettanti ai proprietari dei fabbricati e dei fondi che vennero espropriati per l’allargamento
di Via Roma. In un documento del 2 novembre 1885 è riportato che il Collegio proponghi
da qual fondo prelevarsi ducati 52,71 per l’architetto Ranieri, simile cifra per l’architetto
Parascandolo, e di ducati 35,15 per l’architetto Girace in uno ducati 140,60 per mercede
loro dovuti per l’apprezzo de danni arrecati a fondi de Proprietari collo allargamento della
strada Trivione alla Conceria. Cfr. Registro del 2 novembre 1855.
34
Cfr. Registro del 10 aprile 1843.
35
Cfr. Registro del 10 aprile 1843.
36
Cfr. Registro del 10 aprile 1843.
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37
Cfr. Registro del 10 aprile 1843.
38
Cfr. Registro del 10 aprile 1843.
39
SORVILLO, Gragnano dei “Maccaroni” cit., p. 112.
40
Cfr. Registro del 10 aprile 1843.
41
Cfr. Annali del Regno delle Due Sicilie, vol. XXXVII, 1845, p. 40; Annali del Regno
delle Due Sicilie, vol. LII, 1854, p. 77.
42
Alla stessa impresa furono appaltati i lavori di costruzione del cimitero cittadino,
progettato dell’architetto Camillo Ranieri. Cfr. Registro 8 maggio 1852.
43
Cfr. Registri gennaio-giugno 1854.
44
Sulla data d’inizio lavori cfr. Annali del Regno delle Due Sicilie, vol. LII, 1852, p.
171; sulla data di fine lavori cfr. Annali del Regno delle Due Sicilie, vol. LII, 1854, p. 77.
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45
Cfr. Registri maggio-giugno 1852.
46
Cfr. Registro 23 agosto 1853.
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Cfr. Registri febbraio-marzo 1852.
48
Cfr. Registro del 26 giugno 1854.
49
Dopo una giovinezza trascorsa ad insegnare fisica al fianco del fratello Lorenzo, alla fine
del 1840, Gaetano Fazzini, decise di dedicarsi completamente all’architettura entrando come ap-
prendista nello studio del noto architetto napoletano Pietro Valente. Il suo primo e più importante
incarico gli fu assegnato nel 1841 e riguardava la progettazione del Real Osservatorio Meteo-
rologico Vesuviano, di cui si terminò la costruzione nel 1845. In questo stesso periodo ricevette
l’incarico di progettare un edificio funerario nel cimitero di Poggioreale e di procedere al restauro
della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini e del complesso dell’Annunziata a Napoli. Al Fazzini
si deve anche il restauro della chiesa di S. Gennaro dei Poveri e quello del complesso dell’Ordine
dei celestini di S. Pietro a Maiella. Negli stessi anni fu chiamato ad Ischia per la costruzione
di alcuni stabilimenti termominerali e la progettazione della nuova rete stradale per collegare
i diversi centri abitati dell’isola. Probabilmente, fu in questa fase che il Fazzini ebbe modo di
entrare in contato con l’architetto Camillo Ranieri che, in questo periodo, era impegnato ad Ischia
nell’ammodernamento del molo portuale. Va ricordato, infatti, che proprio nel 1842 il Fazzini fu
chiamato, dall’allora Intendente Antonio Sancio, per eseguire una nuova perizia relativa ai lavori
di ristrutturazione dei Bagni Fornello; perizia che andò a sostituire quella prodotta in preceden-
za, proprio, dall’architetto Ranieri. A prescindere dal rapporto che dovette instaurarsi tra i due,
resta il fatto che la compresenza a Gragnano dei due architetti dovette essere voluta e garantita
dall’Intendente Antonio Sancio nell’ambito della trasformazione urbanistica da lui sostenuta. Cfr.
Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 45, 1995 con relativa bibliografia; sull’esperienza ad
Ischia cfr. G. BUCHNER, Storia degli Stabilimenti termali di Porto d’Ischia, Ischia 1959.
50
Cfr. Registro del 28 maggio 1852, del 19 novembre 1852, del 20 dicembre 1852 e del
22 gennaio 185; Annali del Regno delle Due Sicilie, vol. LII, 1854, p. 77.
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51
Cfr. Registro del 12 settembre 1871.
52
Un primo progetto di costruzione della ferrovia era già stato presentato nel 1867 ma
purtroppo non venne mai realizzato. Cfr. CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 203-204.
Questa ferrovia era il prolungamento della Napoli-Portici, la prima linea ferrata italiana,
creata nel 1839 e prolungata nel 1842 fino a Castellammare di Stabia.
53
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 203-207.
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54
Registro maggio 1852.
55
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 155-158.
56
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 203-207.
57
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 67-73.
58
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 91-99.
59
F. ALVINO, Viaggio da Napoli a Castellammare, Napoli 1845, p. 140.
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L’Alvino ci informa che anche il bel fabbricato con torre merlata, riportato nel dise-
gno del Witting, in questo periodo fu invece trasformato da edificio residenziale in pastificio,
probabilmente da un certo Francesco Saverio dello Iojo che aveva ricevuto dal Comune di
Gragnano l’autorizzazione ad occupare gratuitamente parte di suolo pubblico per eseguire
lavori di ristrutturazione della sua dimora posta su’ponti della Conceria. Cfr. ALVINO, Viag-
gio da Napoli cit. 1845, p. 140; Collezione delle Leggi e dei Decreti reali del Regno delle
Due Sicilie, 1844, I semestre, p. 223 (N. 8870).
61
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 91-99.
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PUBLICITUS POSUIT
PURU RESPUBLICA
FONTEM
IDIB SEXTILES
ANNO D.NI:
MDCIIII
Sul lato esterno si trova invece l’immagine delle spighe di grano, sim-
bolo del comune e l’iscrizione:
HIS VIVITUR.
62
Registro del 20 dicembre 1852.
63
Il Liguori riporta questo testo con alcune modifiche. Cfr. LIGUORI, Gragnano cit., p.
15.
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64
Il CAMERA (Memorie cit., II, p. 661) riporta che la famiglia Barone aveva il patronato
del convento e della Chiesa di Sant’Agostino in Piazza San Leone, edificata dalla nobile
famiglia Mariconda. Qui erano conservate le lapidi sepolcrali di 3 membri della famiglia
Barone vissuti tra la seconda metà del XV e la prima metà del XVI sec.
65
Magnificus Nicolaus pollicitus est et promissio, sua sponte, facere et aedificare, suis
suptibus et expensia, in loco publico terra Graniani scilicet prope dumum ipsius ubi dicitur
S. Leo, fontem publicam tam ad opus universitatis quam ipsius Nicolai et alteriuscumque.
LIGUORI, Gragnano cit., p. 148.
66
Il CAMERA, (Memorie cit., II, p. 657) riporta il testo dell’epigrafe, collocando la fon-
tana in mezzo al largo della piazza del Carmine. Il LIGUORI (GRAGNANO cit., p. 149) specifica
l’epigrafe fu posta dai cittadini gragnanesi, ma la fontana era situata presso il palazzo della
famiglia Barone a San Leone.
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67
Cfr. Legenda della Planimetria Chiroga n. 61, in CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano
cit., p. 9.
68
Marianna Spagnuolo era una nobildonna gragnanese che, nella seconda metà dell’Ot-
tocento, andò in sposa ad un membro della famiglia Della Rocca. A lei si deve un lascito
molto cospicuo per l’ospedale di Gragnano, che all’epoca sorgeva in Via Nuova San Leone.
In anni recenti, in un fondo da lei donato al comune è stato costruito il nuovo complesso
ospedaliero che si affaccia proprio sulla strada a lei dedicata.
69
LIGUORI, Gragnano cit., p. 15.
70
L’illustrazione italiana, luglio 1907, p. 94.
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71
CAMARDO - NOTOMISTA, Gragnano cit., pp. 98-99, 104.
72
Per un maggiore approfondimento su questi argomenti si veda SORVILLO, Gragnano
dei “Maccaroni” cit., pp. 118-123.
73
Entrarono a far parte di questo consorzio soltanto i seguenti cinque pastifici: Lucio
Garofalo S.p.A., Liguori S.n.c., Renato e Guido D’Apuzzo S.n.c., Olimpio Afeltra (di Mario
e Raffaele Moccia), Impero (di Giuseppe De Martino).
190
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74
SORVILLO, Gragnano dei “Maccaroni” cit., p. 125.
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Fig. 1 - Un’immagine degli inizi del Novecento con la vendita di pasta sulla strada e tre avventori
nella tipica posa dei Mangiamaccheroni (archivio P. Donnarumma).
Fig. 2 - Il tipico carro dalla grandi ruote, trainato da muli o da buoi, utilizzato per il trasporto di
grano e di casse piene di pasta (archivio P. Donnarumma).
192
Gragnano città della pasta
Fig. 3 - Il mulino cosiddetto del Monaco, lungo il corso del Vernotico, che conserva ancora gli
archi dell’acquedotto di alimentazione (archivio CineFotoClik).
Fig. 4 - La Valle dei Molini di Gragnano riprodotta in un dettaglio della pianta Chiroga, realizzata
nel corso della seconda metà del XVIII secolo. Indicati con i cerchietti i quattordici molini costruiti
dopo la realizzazione dell’acquedotto.
193
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Fig. 5 - Foto della fine del XIX secolo di Via Roma con il basolato messo in opera per motivi
igienici e gli stenditoi con la pasta messa ad asciugare sulla pubblica via (archivio Tecnifoto).
Fig. 6 - Veduta panoramica di Via Roma alla fine dell’Ottocento, dopo la rettifica realizzata
dall’architetto Ranieri che ne modificò leggermente il tracciato in modo da garantire
una migliore esposizione ed aereazione, giungendo a stabilire anche l’altezza massima
dei fabbricati (archivio CineFotoClik).
194
Gragnano città della pasta
Fig. 7 - Planimetria che rappresenta la situazione urbanistica di Gragnano alla fine del XIX secolo
con evidenziati i nomi tradizionali delle piazze e delle strade.
Fig. 8 - Una foto della fine del XIX secolo di Via Roma in cui si vedono i lampioni dell’illuminazione
pubblica recuperati tra quelli dismessi a Napoli (archivio G. Mosca).
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Figg. 9-10 - Le fontane di Via Roma e Piazza Trivione progettate dell’architetto Gaetano Fazzini
nel 1852 (archivio CineFotoClik - archivio P. Donnarumma).
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Gragnano città della pasta
Fig. 11 - Il nuovo ponte ed la stazione ferroviaria in una cartolina dei primissimi anni del Novecento
(archivio G. Mosca).
Fig. 12 - Il nuovo ponte della Conceria e la Casa La Rocca in un’incisione di Gustav Witting
pubblicata nel volume di Francesco Alvino del 1845.
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Fig. 13 - Il passaggio della processione in onore di San Giuseppe nel tratto finale di Via Nuova San
Leone, in una foto degli inizi del Novecento. Sullo sfondo a sinistra, si notino gli archi del pastificio
d’Apuzzo, sotto cui passava la scala di raccordo con Via Vecchia S. Leone (archivio G. Mosca).
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Gragnano città della pasta
Fig. 14 - Planimetria di Gragnano con indicati con i pallini neri i pastifici creati nella seconda metà
del XIX secolo, disposti lungo Via Roma e Via Nuova San Leone. Con i cerchietti non campiti e
numerati sono indicati i palazzi nobiliari. Il cerchietto campito in bianco, indicato con il numero
8, segna l’unico palazzo nobiliare trasformato in pastificio. I palazzi nobiliari erano: 1. Palazzo
Barone, 2. Palazzo Quiroga, 3. Palazzo Girace, 4. Palazzo Scola, 5. Palazzo Mariconda-Afeltra,
6. Palazzo Marini, 7. Palazzo Mariconda, 8. Palazzo la Rocca, 9. Palazzo Scafato, 10. Palazzo
Falcone, 11. Palazzo Dello Ioio, 12. Palazzo in proprietà Cavaliere.
Fig. 15 - La fontana pubblica di Piazza San Leone progettata a metà del XIX secolo da Gaetano
Fazzini riutilizzando anche elementi di una fontana più antica. Sul fondo l’arco canale creato in
seguito all’apertura di Via Marianna Spagnuolo (archivio F. Donnarumma).
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Domenico Camardo – Mario Notomista
Fig. 16 - I festeggiamenti in Piazza San Leone il 18 luglio del 1907 per l’inaugurazione del nuovo
acquedotto (archivio G. Mosca).
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