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IL MONDO ATLANTICO

Nascita e formazione

Le origini medievali:
1277 i genovesi oltrepaasano le colonne d’ercole per entrare nel commercio col Nord.
Nel 300 sono scoperte colonizzate le Canarie, Madeira e le Azzorre.
Nel 400 iniziano le spedizioni britanniche nel nord atlantico, commercio pesce - vino.
L’altlantico era ancora lo spazio vasto di isole reali e immaginarie e troviamo letteratura fantastica,
esotica, di viaggio sia nella tradizione iberica che britannica .
Novità nella geografia e cartografia, ricomparso della “Geographia” di Tolomeo, e la “Imago Mundi”
di Pier d’Abili (inaugura il concetto di un atlantico meno vasto e quindi navigabile).
Nella conquista delle Canarie troviamo già i caratteri dell’esapnsione europea, il ramo africano
nella ricerca di schiavi e ora dalla terraferma, e quello atlantico della ricerca di terre da sfruttare:
sponsorizzata dalla Castiglia e realizzata da nobili normanni (caattere già nazionale) e
immediatamente rivendicata nella sovranità dai re spagnoli.
I portoghesi ed Enrico: in seguito alle esperienze spagnole i portoghesi presero Madeira e Azz.
La loro ubicazione era strategica per avventurarsi nei commerci di schiavi africani e indiani.
Già nel medioevo esisteva il mercato di schiavi (GEnova e Venezia in primis).
Gli arcipelaghi furono laboratorio anche del sistema di piantagione che si sviluppò presto nel
basso medioevo ma che con l’arrivo degli arabi si spostò gradualmente da est (palestina) fino a
ovest.
La navigazione europea dell'Atlantico non fu prodotto di schema di larghe vedute ma un cauto
avanzamento portato avanti da iniziative private e poi divenne sostenuto da ampi investimenti regi
solo dopo i “grandi viaggi”. Le bolle papali e l’evangelizzazione erano giustificazione legale e
morale.
Alla fine del quattrocento c'erano le condizioni per la traversata dell'Atlantico la conquista di nuove
terre: conoscenza dei mari innovazioni tecniche modello giuridico E metodi di sfruttamento
economico sperimentati come colonizzazione e commercio pacifico.

Africani ed Europei
I portoghesi che arrivarono sulle coste africani si resero conto che le popolazioni erano in grado di
difendersi da eventuali attacchi e furono obbligati alla scelta di commercio pacifico ed
abbandonare le razzie che gli europei fecero nelle Canarie.
A seconda delle zone Portoghesi e Africani dovettero condividere il potere, e sin dai primi contatti
organizzarono un commercio controllato e redditizio per entrambi.
Le esportazioni africane prima del 1650 erano oro zucchero pepe e schiavi.
L’occupazione di isole disabitate, introduzione di piantagioni e sistema schiavistico. Sao Tomè era
principale produttore di zucchero al mondo.
Erano tre le reti commerciali africane di schiavi: transahariana, attorno al golfo di Guini e
isole(gestito da portoghesi), e poi quella transatlantica. Tra gli stati africani che contribuirono
maggiormente al flusso di schiavi primeggiano gli stati centrali, il Congo (per mancanza di beni
alternativi e per poteri politici deboli che richiedevano l’appoggio portoghese, meno indipendenti
rispetto al Benin ad esempio).
Gli africani richiedevano un ampia gamma di prodotti, non perché l’industria interna fosse
insufficiente ma per motivi di lusso prestigio e gusto (tessuti, oggetti metallici).
I portoghesi avevano ingiunzione papale di non portare oggetti metallici che potevano essere usati
come armi, e furono invece olandesi e poi inglesi a iniziare il commercio del ferro.
La crescita dei commerci nei secoli fu graduale e non suggerisce che il commercio atlantico abbia
portato cambiamenti radicali al sistema africano.
La lingua comune divenne il portoghese di cui gli africani riconobbero l’utilità per comunicare con
gli europei, un semplice pidgin che comunque dovettero imparare anche mercanti delle altre
nazioni. Dalle unioni matrimoniali nacquero i cosiddetti creoli, e un nuovo ceto di intermediari detti
pombeiros.
La diffusione del cristianesimo ebbe un ruolo importante in operazioni di evangelizzazione dall’altro
verso il basso delle comunità, Congo, Benin, Warri.
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Tra altre innovazione pervasive quelle in campo agricolo, nuove piante ( mais banane canna da
zucchero) e animali (polli maiali pecore piccioni). A inizio seicento i portoghesi introdussero la
radice amerindia manioca che fu risorsa fondamentale per le carestie.
La tratta estese questi aspetti nuovi di cultura europea-africana al Nuovo Mondo.

Amerindiani ed Europei
Inizialmente nelle Antille volevano l’oro ma lo sfruttamento delle terre richiedeva il dominio.
Le popolazioni deboli che vi trovarono furono facili da soggiogare (a differenza degli africani)
rafforzando nella tradizione iberica la conquista rispetto alla creazione di enclave mercantili.
L’oro si esaurì e si passò allo zucchero. Si inserì il sistema dell’encomienda. La corona rivendicò la
sua sovranità su i territori conquistati e sulle popolazioni che quindi in quanto vassalli non erano
schiavizzatili (solo chi accettava la dominazione spagnola).
Le atrocità generarono dibattiti in madrepatria - leggi Burgos regolarono il dominio sugli indigeni.
In trent’anni 1514 - 1544 conquistarono tutto.
Alcune società amerindiane avevano una storia plurimillenaria e un alto livello di civilizzazione.
Tuttavia erano vulnerabili alle tecnologie e alle malattie europee.
Società estremamente diverse e stratificate, che paradossalmente laddove centralizzate nel
potere, resero più facile la conquista.
In Brasile i port. trovarono meno densità di popolazioni indigene e si limitarono ad avamposti.
Inizialmente stavano sulla costa ed erano interessati al legno. Le minacce francesi fecero prendere
la decisioni di un controllo più esteso, prima con capitanerie (politica di occupazione, affidamento
terre a nobili in cambio di trasferimento) e poi, per la loro debolezza nei confronti degli attacchi
francesi con un’ amministrazione diretta di militari e missionari.

Al Nord già i contatti sporadici avevano causato epidemie, coi primi pescatori tra fine 400 e 500. In
seguito alle spedizioni di Jacques Cartier In Canada, iniziarono i primi scambi coi nativi di cui fu
caratteristica le alleanze nelle imprese commerciali che includevano pesce e pellame.
Nei primi del 600 francesi inglesi e olandesi preferirono insediarsi al nord piuttosto che insidiare
territori iberici.I francesi decisero di inserirsi sullo il San Lorenzo per un fiorente commercio di
pellame. Gli inglesi dopo fallimentari esperimenti nel freddo Nord con Gilbert e Raleigh, ebbero
successo per iniziativa della Virginia Company che fondò Jamestown, Virginia. L’insediamento fu
tollerato dai Powathan ma ci furono sporadici attacchi e violenze.
Qua gli europei non trovarono le grandi civiltà del sud e ciò favorì l’attribuzione di selvaggi a questi
popoli. La possibilità di produrre tabacco rese permanente l’insediamento della compagnia comm.
Più a Nord si stabilivano i separatisti religiosi, nel New England (William Bradford si stabilì a New
Plymouth). Negli anni 30’ si assiste a una grande migrazione di coloni composta da gruppi familiari
che estese le colonie e i conflitti con le tribù, poi respinte o estinte.
La mancanza di metalli preziosi, o forza lavoro rese da subito più attive le colonie in atteggiamenti
che non fossero esclusivamente basati sullo sfruttamento, incrementò l’indipendenza e l’operosità,
l’imprenditorialità.

Violenza e Sfruttamento
La violenza è caratteristica in ogni parte del mondo atlantico, dai prigionieri africani fatti schiavi,
alle guerre di religione in europa, agli stermini e gli sfruttamenti nelle americhe.
L’europa aveva già sperimentato stermini e grandi spostamenti forzati di popolazione all’interno di
se stessa, con la sottomissione dell’Irlanda cattolica e la sua colonizzazione, e la riconquista della
Andalusia e il suo ripopolamento.
Anche se le encomienda proibiva la schiavitù la manodopera indigena era sfruttata. Le iniziative
erano private e la monarchia non riusciva ad avere un controllo diretto sulla violenza.
Inoltre in Sud e centro america l’europa portò una cultura della guerra più tecnologia che
appassionò le tribù guerrigliere locali.

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Percorsi Imperiali

Spagna
Furono i primi. Conquista fu iniziativa privata ma la corona poi cercò più controllo. L’encomienda
istituite per premiare i conquistatori iniziarono a creare effetti distruttivi sugli indigeni e un nuovo
feudalesimo. La Spagna combatteva in europa e aveva bisogno dei frutti delle colonie (e degli
indigeni senza che ne approfittassero i coloni stessi), specialmente nelle miniere d’argento.
Rimasero anche comunità indigene premiate dai loro contributi durante la conquista, vennero
chiamate Repubblica de indios.
Create le Audiencias, autorità giudiziarie, ma la supera istituzione era il vicereame. Creati due nei
territori americani, Nuova Spagna e Perù. Subordinati ai viceré i governatori delle province e i
funzionari.
Dal punto di vista economico il controllo monarchico si esercitò attraverso il monopolio: venne
creata la Casa de Contractacion che controllava entrate e uscite (sul modello della Casa da India
di Lisbona) fondamentali quando i traffici di metalli preziosi si fecero consistenti, per la stessa
ragione vennero rinforzate le flotte a scorta dei carichi (Carrera de Indias). Il controllo fu sempre
difficile, la pirateria, il contrabbando furono endemici.
L’argento incise sull’economia spagnola (che mise in concessione i suoli in cambio di una quota), e
la corsa ai giacimenti favorì insediamenti a Città del Messico e Potosì.
Altro mercato forte quello del Cacao.
I territori spagnoli conobbero importanti forme di autogoverno dalla fine del 500. Le alte cariche
dovevano essere proibite ai creoli ma queste famiglie iniziarono a creare legami con le
amministrazioni regie, le quali presero a vendere cariche pubbliche.

Portogallo
Varietà di insediamenti. Inizialmente si optò per le donazioni, dette capitanie che funzionarono
meglio sulle isole ma fallirono in Brasile e Angola. In Brasile la capitale fu posta a Salvador.
Altro centro importante fu San Paolo per iniziativa dei gesuiti. Le città furono dotate d consigli
municipali. Nel frattempo fu importata la Canna da zucchero.
Con l’unione delle corone iberiche ( 1580 - 1640) il monarca spagnolo asburgico era più
interessato alla posizione strategica di Lisbona piuttosto che ai traffici oltreoceano portoghesi,
perché ancora il mercato dello zucchero doveva esplodere.
Furono ampliate le conquiste e le colonizzazioni, stabiliti tribunali in stile audiencias.
I legami tra i regni si video anche in economia, con la concessione dell’asientos ai mercanti
portoghesi per i traffici di schiavi in America Spagnola. I portoghesi trassero benefici dall’unione
delle corone ma anche dei costi, come ad esempio quelli derivati dalla guerra contro l’Inghilterra
che produsse perdite di navi e carichi, o quella contro gli olandesi (storici partner commerciali dei
portoghesi) . Furono alcune conquiste olandesi in Brasile a stimolare l’indipendenza portoghese
che fu concessa nel 1688.
Da metà 600 nel frattempo il Brasile divenne il centro degli interessi portoghesi.
Divenne nell’immaginario portoghese la terra delle opportunità e lo fu per nuovi imprenditori
portoghesi visti di grande prestigio > Ondate migratorie > incremento città e sviluppo paese.
Le isole dell’Atlantico nel 600 e 700 furono le più densamente popolate, sfruttate. Facilmente
accessibili e strategiche nelle vie commerciali e militari. Linfa vitale degli scambi atlantici.
Diverso il caso di Capo Verde Sao Tomè e Principe, disabitate, vi fu importata manodopera
africana ma l’insediamento europeo era complesso per via climatica.
In Africa centrale l’espansione fallì.
Gli scambi principali erano tra Brasile e Angola, e questi traffici non vedevano solo schiavi ma
anche cachaca e tabacco. La mobilità sociale brasiliana era abbastanza forte da permettere
contatti indipendenti tra le sponde dell’oceano e anche sempre più traffici fuori il controllo del re.

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Inghilterra
Colonizzazione tardiva e caratterizzata dalla natura privata delle iniziative autorizzate dalla corona,
sin dalle lettere patenti di Enrico VII a Giovanni Caboto nel 1496 (che pagò lui la spedizione), un
atteggiamento della corona ancora più spavaldo con Elisabetta I che spronò l’iniziativa piratesca
inglese verso i carichi spagnoli.
SI formarono quindi società per azioni, compagnie della Virginia, di Terranova, di Plymouth,
dell’isola di Somers, dell’isola di Providence, della baia di Massachusetts e la società di mercanti
avventurieri di Bristol. Ebbero risultati vari e alcuni di vita breve. Queste divennero gli strumenti per
organizzare le colonie, le più importanti di Jamestown, Bermuda, Plymouth e Boston.
L’assenza di metalli preziosi e di una popolazione da sfruttare fece da subito tenereun basso
profilo alla corona inglese. Le società vennero sostituite da colonie date in concessioni a proprietari
privati. I regnanti erano indifferenti ai tipi di governo che si creavano, e le instablità delle colonie
fino alla prima metà del 700 non ebbe niente a che fare con la corona. Meno indiani da sfruttare e
quindi nessun intervento nemmeno da parte della Chiesa anglicana in difesa degli indigeni, che,
non protetti furono sempre espropriati e respinti all’interno. In Virginia si proibirono i matrimoni
anglo-indiani. La cacciata degli indiani era conseguenza delle massicce migrazioni di inglesi in
fuga dalla guerra civile, e tra questi abbondavano i “servi a contratto”. La crescita delle colonie
consentì prosperi insediamenti tali da poter comprare New York agli Olandesi.
Nei Caraibi intanto gli inglesi si erano insediati, oltre che alle Barbados, anche e avevano
conquistato nel 1655 la Giamaica agli Spagnoli.
Servi a contratto furono numerosi nel Chesapeake (tabacco) e nei Caraibi, dove i più morirono
prima di aver raggiunto la libertà. Fu dunque necessario importare schiavi africani, prima alle
Barbados e poi in tutte le altre colonie progressivamente.
Tabacco e Zucchero presto si fecero notare dall’ Inghilterra che divenne più attiva. Cromwell
potenziò la marina militare in funzione del Navigation Act del 51 che impediva i commerci delle
altre nazioni con le colonie.
Per gli inglesi al di là e al di qua dell’oceano quel mare era definito, oceano occidentale, che
chiariva la distanza tra madrepatria e coloni, e anche quanto i coloni stessi continuavano a sentirsi
inglesi. Il forte senso inglese delle colonie era evidente nella separazione tra colonie di altre
nazioni o cattoliche, ma anche nello stesso atteggiamento degli inglesi verso gli irlandesi, popolo
selvaggio.
Nei confronti degli schiavi non c’era la minima attenzione ai loro diritti come poteva essere per le
monarchie iberiche (fu introdotta la legge di status di schiavo per linea matriarcale). Le autorità
inglesi, che avevano lasciato ai coloni la creazione delle leggi sugli schiavi, approvarono anche le
reazioni violente persistenti e indiscriminate verso gli indigeni, come dei virginia contro i powhatan
(dopo un loro attacco ai coloni nel 22) o nella terribile guerra di Pequot nel New England che
terminò con massacri a Fort Mystic.
I coloni rifiutarono sempre il termine creoli e mantennero molti usi e costumi inglesi da Boston a
Bridgetown.
Tuttavia da metà 600 le autorità metropolitane cercarono di incidere maggiormente sulle colonie;
gli atti di navigazione del 51 e 60, che regolavano il commercio tra madrepatria e colonie a
massimo vantaggio della prima, furono l’inizio di questa fase.
Un ulteriore passaggio avvenne con l’aperture agli scozzesi, (britannici dall’atto di Unione del
1707) dell’accesso alle colonie che ora divennero britanniche (il termine implica la subordinazione
all’impero rispetto all’aggettivo “inglese”.
Dal 700 la popolazione divenne sempre più prospera; abolizione della Royal African Company che
aveva i monopolio rese la tratta più dinamica e accrebbe i numero di schiavi importati specie nei
caraibi. Sul continente invece la crescita fu naturale, causa diretta della crescita economica sia
nelle importazioni che nelle esportazioni. Rispetto al secolo prima c’era più tolleranza fra europei e
un certo mix, che agli occhi dei metropolitani distingueva nettamente i due mondi (soprattutto per
via degli schiavi neri). Le guerre giocarono un ruolo fondamentale nelle dinamiche tra i due gruppi.
La guerra anglo spagnola (dell’orecchio di jenkins). Combattevano assieme ma ancora non erano
alla pari. Anzi erano africani e indiani a essere visti come sudditi ora. Le limitazioni alle espansioni
a ovest, il dibattito inglese sull’abolizione della schiavitù, le concessioni al Quebec, offesero i

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coloni. Col tempo la corona pensò più ai Caraibi e allo zucchero e accelerò la perdita delle 13
colonie.

L’Atlantico Francese
I rapporti tra europei e amerndiani nel nord, africani nelle antille francesi, e in certa misuraa in
Louisiana evidenziano un controllo occidentale limitato e un tipo di colonizzazione in forma di
alleanza. L’estensione del Nord francese era inizialmente vastissima, dal nord di terranova fino a
giù il golfo lungo le valli dei fiumi San L. e Mississipi, a cui si aggiunge i Caraibi (Martinica
Guadalupe Isole del Vento Saint Domingue) e la Guyana Fr. Il via lo diedero le iniziative private,
sin dal 500 a Terranova con i pescherecci; la pesca mise in contatto i due popoli, che presto
iniziarono a scambiare pellicce in cambio di rame, utensili, perline di vetro. Questi contatti
attirarono l’attenzione della corona che sponsorizza i primi insediamenti. (Inizialmente la Francia
era interessata più all’Italia, e dopo la pace del 1559, era invece assorbitoa dalle guerre di
religione). I viaggi di Magellano però stimolarono il re a finanzieri diverse spedizioni (Giovanni da
Verrazzano, esplora Florida e Terranova, Cartier espora il San Lorenzo).
Le prime attenzioni erano comunque rivolte a Brasile e Florida. Protagonista dei tentativi di
espansione fu Gaspard de Coligny, con un esercito di cattolici ugonotti e mercanti e marinai della
Normandia. In Brasile gli insediamenti francesi furono presto riconquistati. In Florida riuscì
l’insediamenti a maggioranza ugonotta, un insediamento rifugio da persecuzione ma più che altro
un posto strategiche per la pirateria contro le navi spagnole, che ricnquistarono la penisola poco
dopo facendo massacri (San Bartolomeo americana). Gli interessi francesi crebbero ancora:
Enrico IV appoggia Samuel De Champlain e la fondazione del Quebec, i suoi successori si
rivolsero più alla conquista dei caraibi, senza un progetto politico ma solo economico (si
insediarono su metà Hispaniola per tabacco e pirateria e commercio carne affumicata, solo nel
1697 riconosciuta francese dagli spagnoli, e fu Saint Domingue). Nel 1682 Cavalier de la calle
prese possesso della Louisiana Francese.
Anche in Africa stabilirono avamposti e ottenero il monopolio di tratta da Senegal e Gambia.
La vastità e distanza di terre impose un controllo più efficiente con la creazione del Ministero della
Marina e una politica mercantilista che limitava il commercio tra colonie ai soli francesi.
Due forme di colonizzazione: l’incontro al Nord e la collaborazione. La piantagione nei Caraibi e in
misura minore in Louisiana e Guyana. Al Nord la crescita della popolazione stentava e i nativi
superavano sempre i coloni anche dopo politiche di popolamento. I motivi erano diversi: la corona
ne voleva fare un luogo di ortodossia religiosa ed eran vietata agli ugonotti (che si rifugiavano
altrove); anche il sistema feudale, che impediva la mobilità sociale, e i lungi inverni erano
deterrenti. La mancanza di conflitti con gli indigeni e l’interesse limitato della corona permisero
tuttavia una certa autonomia e processi di meticciaggio. Non c’era surplus agricolo per la
madrepatria, e la manifattura era frenata. Esportavano legno, bestiame, cereali nelle indie cc. fr. e
pellicce in Francia. Importavano manifattura vino brandy e alimenti dalla Francia.
Le Indie occ. fr. iniziarono col tabacco, che declinò in favore di zucchero e poi caffè. Saint-
Domingue il principale produttore. Lo sviluppo di questi colonie eran basato sull’afflusso di schiavi
che comportò rapporti 1 a 10 con i bianchi. La Louisiana invece non era così redditizia e dopo
essere stata affidata a una compagnia, la C. del Mississippi tornò alla corona che decise di
venderla con la perdita del Canada.
In africa orientale i francesi avevano basi commerciali vantaggiose per l’oriente.
Il sistema politico nelle colonie era affidato a governatore e intendente. L’economia, mercantilistica
funzionava nei tempi di pace, ma in guerra i coloni non riuscivano a essere riforniti e i governatori
costretti ad aprire agli stranieri, facendo del ritorno agli obblighi della corona motivo di scontenti e
rivolte. Il code noir alzava barriere sociali tra bianchi e neri, anche se coloni bianchi liberavano i
loro figli neri la presenza di neri liberi aumentò il razzismo. In Nuova Francia era diverso c’erano
meno schiavi e solitamente erano indigeni. Nel 700 la Francia riuscì a far entrare nel suo governo
e nazioni/gruppi indigene con la pace di Montreal.
L’economia atlantica francese crebbe almeno fino a inizio 800. Le città portuali francesi ne
guadagnarono immensamente nel 700. I beni in arrivo in Francia erano riesportati e non
svilupparono attività industriali significative. Due economie distinte, atlantica coloniale limitata alla
costa, e una interna basata sull’agricoltura che entrarono presto in conflitto.
La crescita atlantica francese crebbe fino alla rivolta di Saint Domingue e alla guerra con la G.B.
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L’abbandono del Nord America avvenne a causa dell’inefficienza della flotta marittima e militare.
Nel 1713 con il trattato di Utrecht persero, Terranova, Hudson Bay, e Acadia. Poi dopo la Guerra
dei 7 anni la Nuova Francia e vendettero la Lousina agli spagnoli. La perdita di basi di terraferma
fu critica per la protezione di ciò che rimaneva. Non riusciròno a soffocare le rivolte a Saint
Domingue ad esempio. Fu un declino complessivo che culminò con la perdita di Senegal e
Mauritius da parte inglese.

Integrazione
Tra 1450 e 1850 da est a ovest front trasportate più di 35 milioni di persone. Il trasferimento forzato
non prevedeva solo schiavi, ma anzi era comune alternativa alla morte per i detenuti.
Dal 1630 al 1830 la migrazione forzata e quella intrapresa per debito di lavoro (servo a contratto)
dominarono gli spostamenti. Prima del 1820 3 su 4 erano africani, e 4 su 5 erano servi o schiavi.
Domanda e offerta regolavano gli spostamenti.
La prima ondata nel nuovo mondo fu di volontari; poi le malattie e il calo della popolazione
indigena, fecero optare per schiavi africani. L’introduzione del sistema di piantagione e lo sviluppo
dei traffici transatlantici fece decollare i numeri di schiavi. Il rapport delle monarchie con le leggi di
immigrazione esemplifica le diversità ideologiche fra la spagna, che considerava le nuove
comunità come devote e incoraggiava certe categorie a trasferirsi mentre ad altre indesiderate era
impedito, e l’Inghilterra che vedeva nelle colonie una valvola di sfogo per i problemi di povertà,
criminalità, ed era bel contenta di vedere scozzesi, inglesi orfani e indigenti lasciare le città inglesi
del sud nel 600, mentre gli immigrati dalla Sozia e Irlanda furono maggiori dal 700. Dal 500 a 800
furono un milione e mezzo gli europei ne nuovo mondo. La servitù a contratto era la speranza di
mobilità sociale più comune e terribile. Per la Spagna le migrazioni non erano dovute a necessitò
di manodopera, perché controllava le regioni più densamente popolate e società sviluppate come
Messico e Perù.
Il profitto non era l’unica spinta all’immigrazione, certe colonie come la Pennsylvania godeva di
ottima reputazione per la tolleranza religiosa attirando religioni di tutti i tipi.
La differenza tra le varie fortune dei migranti la faceva se eri provvisto di parenti o amici già inseriti
all’arrivo, che potevano aiutarli a integrarsi.
La proporzione nel Nuovo Mondo tra migranti volontari e involontari e chi poteva liberarsi è utile a
comprender gli sviluppi delle diverse società.
I pocessi migratori all’interno dei continente sono più difficile da comprendere. La storiografia ha
sempre definito i coloni come settlers. Gli spostamenti più noti riguardano le tribù indiane scacciate
o perseguitati. I Cajuns dell’Acadia finirono in Louisiana. Gli spagnoli in Florida furono cacciati dalle
rivendicazioni inglesi nel 1763 ed emigrarono a Cuba.

Tratta Schiavi
Joint African European venture
Per i primi 250 dai primi contatti tra europa e Africa la base di scambio era l’oro Africano.
Dalla fine del 500 la tratta di schiavi prese importanza, durante il secolo dopo i numeri triplicarono
e in quello successivo raddoppiarono ulteriormente.
Gli europei si trovarono di fronte reti di approvvigionamento di schiavi già sviluppate da tempo, su
due direttrici, transahariane e orientali, frutto di prigionieri di guerra, razzie o applicazione di legge.
La ragione della diffusione della schiavitù in Africa (diffusa in tutto il mondo) risiede nel suo essere
per la società Africana fonte di ricchezza, più della proprietà di terra, concetto inesistente.
Mancò anche un senso di comunità africana per impedire soprusi all’interno di una stessa società.
Inaugurò il primo asientos Carlo re di Spagna ( da cui partivano i primi schiavi nel 500).
Il monopolio passò ai portoghesi quando questi di affacciarono sulle coste occidentali.
Il Brasile fu il primo paese a far vedere l’utilità e l’utilizzo degli schiavi. Poi si passò alle piccole
antille, alle grandi, poi alle Colonie del sud dell’America settentrionale, ma anche a quelle del Nord.
La tratta dalla Spagna fu organizzata diversamente, non avendo basi in Africa, concedendo
l’asinello de negros, che prevedeva il pagamento di un canone e l licenza concessa in monopolio.
Lo stato Africano meno integrato nella tratta fu l’alta Guinea, contrapposta all’Angola che fornì il
maggior numero, unica colonia europea in Africa durante l’epoca moderna.
La tratta provocò ingenti spostamenti di popolazione e un aumento di violenza ma non cambiò
l’economia africana. Le importazioni dall’Europa non sostituivano le produzioni locali ma le
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diversificavano. L’aumento delle importazioni di armi in Africa ha contribuito a creare l’immagine
del circolo vizioso nel processo di schiavizzamento e tratta anche se le armi non giocarono sempre
un ruolo chiave nel provocare guerre.
L’impatto demografico per l’Africa fu abbastanza irrilevante. più importante fu l’impatto sociale: la
diminuzione della domanda di schiavi nell’ottocento ha lasciato un eccedenza di schiavi in Africa
che fu utilizzata nella produzione su larga scala. Alcune stati africani si sono arricchiti (Benin) e
altre si sono indebolite. L’impatto maggiore e diretto è quello sulle persone portate a ovest.
La disomogeneità tra etnie degli schiavi avveniva già direttamente in Africa. In alcuni contesti però
furono portati le religioni di provenienze così come certe pratiche di guerra messe in atto ad
esempio durante la ribellione in South Carolina, Stono Rebellion.
Da sottolineare il fenomeno del marronage, che video la fuga degli schiavi e la loro creazione di
comunità proprie o cercando rifugio presso altre (le più grandi comunità di marrons in Brasile,
Giamaica e Saint Domingue).
Gli europei iniziarono la tratta e la organizzarono a loro beneficio; gli stati africani furono stimolati
da nuove forme di organizzazione politica e videro crescere la loro economia. La tratta ampliò però
la schiavitù e incrementò l’insicurezza.

Il commercio
La Spagna si concentrò sull’argento. Il consulado di Siviglia aveva il compito di organizzare e
sfruttare i traffici.
Il Portogallo prima pensava alle indie orientali, poi crebbe molto lo zucchero in Brasile ma
nonostante la centralità non posero mai un monopolio sul commercio atlantico.
Le Province Unite iniziarono con la Compagnia delle Indie occidentale olandese a istituire
avamposti ma presto furono cacciati dalla supremazia della concorrenza inglese e iniziarono a
ricoprire un ruolo di intermediari.
Ingh e Francia si basarono sul controllo monopolistico ma allo stesso tempo incoraggiavano
iniziative private, svolte all’interno di strutture regolamentate da codici che i francesi chiamavano
exclusif, gli inglesi Atti di Navigazione. Inizialmente anche gli inglesi pensarono di limitarsi come i
francesi al commercio di pesci e di razzie alla navi spagnole. Col tempo però e politiche di
protezione delle esportazioni e dell’eliminazione di intermediari l’atlantic divenne il perno del
commercio. Per la GB le riesportazioni crescevano più delle esportazioni rendendosi così
dipendenti dall’economia atlantica. Per i due paesi nel 700 il commercio aumentò notevolmente (di
10 volte i commerci francesi).
Con le espansione di tutti i traffici per tutte le nazioni arrivarono innovazioni:
il sistema spagnolo basato sul monopolio entrò in crisi nel seicento quando l'economia si spostò
dai metalli preziosi o coloranti alla coltivazione di materie prime come pilastro del commercio. Il
commercio spagnolo si era sviluppato nel 500 con prodotti ad alto valore di capitale che
richiedevano molta protezione sicurezza. Gli altri imperi europei che si stabilirono un secolo dopo
si svilupparono su prodotti a basso valore ma ad alta intensità di lavoro. La Spagna smantellò il
sistema di flotte concedendo licenze a vascelli e ridusse i dazi doganali aprendo il commercio a
tutti i porti della corona.
L’intensificazione del traffico portò novità nella navigazione, nella finanza e nell’informazione.
Le lettere di cambio divennero legalmente negoziabili e liberamente trasferibili.
Sviluppo stampa e poste.
Anche se gli imperi inglese e francese adottarono forme di protezione nel seicento I loro sistemi
non furono invasivi E la loro applicazione meno autoritaria rispetta la Spagna.

La Religione
Spagna e POrtogallo avevano i gesuiti, attivi e militanti. Anche se al fervore iniziale della nuova
società santa prese il posto il razzismo e la sfiducia verso il sincretismo indigeno. Durò tuttavia un
secolo e mezzo l’esoerimento dei gesuiti portoghesi in Paraguay.
L’inghilterra non aveva ordini militanti (vietati dalla Riforma di Inghilterra e la Chiesa Anglicana).
Inoltre la fede protestante è meno aperta all’idea di conversione e si basa più sul concetto di
conoscenza delle Sacre scritture. Oltretutto la fede anglicana non aveva il monopolio religioso
nelle colonie americane, e il pluralismo religioso si rafforzò durante la rivoluzione inglese. A questi
si aggiungano gli ebrei che giunsero nelle colonie da metà 600.
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Nei territori iberici anche se ai nuovi cristiani erano chiuse le porte molte riuscirono a passare e col
giro di vite dell’Inquisizione del 600 tragiche conseguenze si video anche oltreoceano, con il
culmine nell’auto da fè di città del Messico (13 messi al rogo, e 29 fatti abiurare).
In Inghilterra con il trionfo dei parlamentaristi si vide un clima più favorevole all’opera di
evangelizzazione puritana, protagonista John Eliot in Massachusetts con traduzione della Bibbia in
lingua indiana (favorendo l’alfabetizzazione). Importante la creazione della “città di preghiera”. I
risultati furono comunque scarsi e gli indigeni convertiti furono sempre mal visti dalla comunità rel.
Il lavoro fatto da Eliot fu rovinato da due violenti conflitti, la guerra a Re Filippo (un leader
wanpanoags) nel New England, e in Virginia la ribellione di Bacon (un leader di un movimento
contro l’atteggiamento conciliatorio del governatore nei confronti degli indigeni, e contro gli indigeni
stessi), che dichiarava la sua fedeltà al Re di Inghilterra e alla sua Chiesa.
La Francia aveva missionari di maggior successo, evangelizzando in Nord America (conversioni
superficiali con lo scopo di ottenere protezione).
Gli spagnoli tendevano a un assimilazione che per gli inglesi non era possibile. Non c’era via di
mezzo tra anglicizzazione o esclusione; le pratiche di magia in New England resero il tutto ancora
più evidente e tragico, con il processo alle streghe del 1692 nel villaggio di Salem. Impiccagioni.
Il millenarismo poteva incoraggiare la conversione di indiani ed ebrei (riammessi nei territori
inglesi) ma non degli schiavi neri. Mentre nelle colonie spagnole questi venivano battezzati senza
mettere in discussione lo status di schiavo, qui si temeva inoltre che un istruzione cristiana
avrebbe potuto stimolare un desiderio di rivolta. Nell’America Cattolica i neri erano convertiti con
più facilità creandosi religione sincretica per via di un elemento comune tra i culti animisti africani e
la fede cattolica, ossia l’insistenza sulla rivelazione. Nel mondo protestante questa fusione fu più
difficile proprio per la necessità della conoscenza delle scritture. Gli schivi del Nord America
dovettero attendere il “Grande Risveglio” settecentesco.

Razza e Identità
Ritratti di Casta e Pigmentocrazia
La connessione tra schiavitù e razza sembra un prodotto del colonialismo europeo.
Sempre più una stigmate paragonata a quella di ebreo, e che creò un avversione che divenne
paura dopo la rivoluzione haitiana.

Crisi e dissoluzione

Società in crisi
Le crescite demografiche del 700 si differenziano: da un lato un aumento vertiginoso di afflusso di
schiavi, dall’altro nelle colonie britanniche una notevole crescita naturale, con un tasso del 3%
annuo tra 1670 e 1780. Nelle colonie spagnole, anche se la corona impediva l’immigrazione ai non
spagnoli, la crescita era dovuta all’aumento dell’economia di piantagione (con il boom del Cacao
Venezuelano, o lo zucchero a Cuba). Si registrò anche, con una ripresa dell’industria estrattiva
dell’argento, un ulteriore aumento delle popolazioni urbane americane Lima Città del Messico che
superavano di gran lungo Boston, Philadelphia e NY.
Le economie basate sulle piantagioni crebbero notevolmente, mentre quelle al Nord francesi e
inglesi divennero più diversificate.

Crisi e Riforme
Lo sviluppo economico era motivo di forte rivalità tra gli imperi. La Francia aveva già perso
Terranova, Hudson Bay e Nuova Scozia (Acadia) con il Trattato di Utrecht nel 1713, in seguito alla
guerra di successione spagnola. Le porte d’accesso al Canada erano aperte per le colonie
britanniche. Inoltre era stato concesso dallo stesso trattato, l’asinello agli inglesi. Le rivalità
esplosero con la guerra dei 7 anni.
GUERRA DEI SETTE ANNI: la Francia si era aperta sbocchi commerciali con la Turchia, in
America Spagnola, in India (Pondichery, Chandernagore), ovunque in competizione con
l’Inghilterra. Inoltre era animata anche in europa centrale dall’Austria con Maria Teresa che voleva
riimpossessarsi della Slesia, persa alla Prussia dopo la guerra di successione austriaca. I fronti
che si delinearono erano rovesciati rispetto alla tradizione: Austria Russia e Francia, Prussia e
Inghilterra. La perte europea del conflitto riguardava pendenze egemoniche vecchie, mentre quella
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oceanica riguardava equilibri imperiali. I teatri di guerra tra Francia e Inghilterra furono america e
India. La guerra era al risparmio in europa ma al massacro nelle colonie . Nelle fasi conclusive vide
coinvolta anche la Spagna borbonica. Il destino di questa avrebbe fatto l’America.
Il Conflitto inizio nel 1754 quando il governatore della Virginia Robert Dinwiddie inviò una
spedizione guidata da George Washington oltre i monti Allegheny per opporsi all’espansione
francese in Ohio con ci si collegavano alla Louisiana. Gli inglesi riuscirono anche a occupare
Guadalupa che era francese, e in risposta all’alleanza francese con la Spagna (1761), preoccupata
dell’espansionismo britannico, dichiararono guerra alla corona di Siviglia(1762): in poche settimane
conquistarono L’Avana e Manila nelle Filippine. Le finanze inglesi erano in esaurimento ma il colpo
terribile inferto fece partite il negoziato. La GB mantenne il Quebec e restituì Guadalupa e
Martinica alla Francia, e L’Avana agli spagnoli in cambio della Florida. La Louisiana fu ceduta agli
spagnoli e la Francia era così espulsa dal Nord.
LA guerre fece emergere problemi strutturali: la questione della difesa venne risolta dagli spagnoli
con un sistema di ampliamento ed addestramento di milizie locali. La GB preferì trasferire
direttamente parte del suo esercito (finanziato da coloni) il che urtò le sensibilità coloniali.
Iniziarono anche considerazioni di natura amministrativa su come governare oltremare. La Spagna
iniziò a concepire quelle che erano sempre state province del regno, come territori coloni in
funzione del commercio e del profitto, su modello inglese. Al contrario la GB pensò di centralizzare
il suo impero su modello castigliano. Il problema fiscale inoltre diede il via alle manovre inglesi che
portarono ad un crescente collera oltreoceano.
Currency Act, (ridurre emissione indipendente di moneta), American Duties Sugar Act , Stamp Act
furono tutte misure prese da Greenville tra il 63 e il 65.
La Spagna fu più prudente e sperimentò le sue riforme a Cuba introducendo funzionari reali per
l’amministrazione diretta delle imposte, e l’introduzione o la riorganizzazione di monopoli. Intanto
Carlo III attaccando i privilegi e le ricchezze del clero espulse i gesuiti dal Nuovo mondo.
Il Portogallo cerò di ristabilire i controlli nei commerci delle colonie istituendo comitati di ispezione e
intendenti ma ormai questi sfuggivano completamente al controllo della madrepatria.
L’opposizione dell’Atlantico Spagnolo alle riforme fu forte, rivolte a Quito, dei comuneros a Nuova
Granada e di Tupac Amaru in Perù, anti-fiscali di ancièm regime, e non per l’indipendenza (“viva il
re, abbasso il malgoverno”). Ovunque i coloni volevano tornare alla situazione prima del 63, per i
coloni britannici con autonomia legislativa, per gli ispano americani autonomia giuridica con la
nomina di creoli alle cariche pubbliche. In entrambi i casi le reazioni furono interpretate come
inaccettabili richieste di cambiamento. Solo la Spagna riuscì a far rientrare la crisi, per assenza di
aiuti esterni ai coloni e per le divisioni etniche all’interno delle sue colonie.

Rivoluzione Americana
L’ideologia patriottica ha contribuito a fare della guerra d’Indipendenza il momento epico del senso
americano e di libertà, dimenticando quanto le colonie si sentissero ancora britanniche e
trascurando le violenze e tendenze anti-libertarie. Gli ideologi della rivoluzione, Thomas Jefferson
e Thomas Paine avevano descritto la crisi dell’Impero come uno sgretolamento, e la crescita delle
distanze fisiche e morali tra coloni e madrepatria. Storici recenti hanno proposto piuttosto una “crisi
di integrazione”. Nei due decenni prima le colonie erano vicinissime culturalmente e
ideologicamente all’Inghilterra. La diversità istituzionale di ogni singolo possedimento spiega il
perché furono solo 1e le colonie che si ribellarono e non lo fece il Quebec, la Florida, la Nuova
Scozia e Terranova. Inoltre i più tra i nativi si allearono alla GB o furono neutrali. Dal 1760 si
intensificarono ancora i traffici migratori e quelle colonie che ne ricevettero di più furono anche
quelle che rimasero leali alla GB.
Lo Stamp Act scatenò un profluvio di opuscoli di protesta, venne quindi ritirato ma poco dopo
fecero avanti il Declaratory Act, che autorizzava il parlamento a legiferare sulle colonie, e nel 67
furono introdotte ancora nuove tasse sulle importazioni. Iniziarono quindi i boicottaggi ; l’apice del
dramma avvenne nel 70 con il massacro di Boston con perdite tra i civili da parte dei soldati. Il
governo inglese ritirò tutte le tasse lasciando solo il te. Nel 73 una legge concesse il monopolio alla
East Indian Company, e a Dicembre i manifestanti del Tea Party gettarono 40 tonnellate di te nelle
acque del porto. La corona reagì all’affronto con una serie di leggi, Coercitive, o Intolerable Acts
che prevedevano la chiusura del porto di Boston fino al rimborso della Compagnia, aumentati i
poteri del governatore a discapito dell’assemblea, e furono stanziate truppe nella città.
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Gli anni successivi furono cruciali per l’elaborazioni di nuove concezioni politiche, non per ottenere
l’indipendenza dall’Impero ma per riformarlo e ridistribuire il potere. A questo scopo di riunì il
Congresso continentale nel 74 a cui non si presentarono, benché invitati, i rappresentanti di
Quebec e Indie occ. Nel frattempo con il Quebec Act si concedeva agli ex francesi di continuare a
praticare la religione cattolica, e veniva istituito un governo direttamente dipendente dalla Corona
fino al fiume Ohio, sottraendo così territori alle mire americane, ma in generale infuriando le
colonie britanniche. Il Congresso enumerò i diritti coloniale ed evidenzio gli atte del parlamento che
erano in conflitto con questi. Inoltre decisero un blocco delle importazioni e un piano di autonomia
produttiva, proibendo importazioni o esportazioni con GB o Irlanda e anche prodotti che erano a
questo commercio legato (es te indiano o materie delle colonie britanniche ecc.).
Pochi coloni avrebbero prefigurato l’indipendenza prima di adesso ma il boicottaggio la rese un
opzione più concreta. Al secondo Congresso del 75, sempre a Philadelphia si affermò di voler
restare nell’Impero ma si giustificò l’uso delle armi per l’autodifesa. Divenne guerra civile. Giorgio
III dichiarò che le colonne si erano ribellate e che quindi non erano più sotto la sua protezione, con
questo proclama una lotta anti-fiscale divenne guerra d’indipendenza. (termine rivoluzione dal 79).
In casa la corona non aveva l’appoggio dell’opinione pubblica, né aveva alleati. Il suo esercito fu
però essenzialmente atlantico, dal Quebec, dalla casa di Hannover, nativi, schiavi scozzesi,
cattolici irlandesi. Pota inoltre contare su un ampio numero di lealisti che,nelle areni cui furono più
numerosi(Carolina del Sud, New York, Georgia) formarono piccole guerre civili, mentre 60’000 di
questi emigrarono. Tali divisioni crebbero ancora nel 76, con la Dichiarazione di Indipendenza:
l’obbiettivo del congresso era trasformare la guerra civile in un conflitto tra nazioni e formare la
Prima Repubblica moderna dell’atlantico. Fecero intendere di essere pronti ad accordi economici e
alleanze militari con gli altri stati. Con questa dichiarazione la Francia si alleò con gli Stati Uniti e
dichiarò guerra all’Inghilterra, e così fece la Spagna. Il conflitto divenne internazionale.
Con la vittoria di Saratoga nel 1777 gli animi si rincuorarono dopo due anni di scontri in cui erano i
britannici ad aver la meglio. I rifornimento continuo di uomini e materiali (anche di ufficiali, il più
celebre il marchese di La Fayette e il conte di Rochambeau) rese possibile condurre i franco
americani alla vittoria finale di Yorktown nel 1781. Il trattato di Pace di Parigi nel 83 riconobbe i
Grandi Laghi, la Florida e la valle del Mississippi al nuovo stato. Il passaggio da guerra civile a
rivoluzione fu fondamentale per la storia atlantica, la creazione di stati indipendenti, il
repubblicanesimo e la creazioni di unioni federali. In quest’ottica bisogna tener conto che nella
Dichiarazione di Indipendenza, già erano elencati diversi aspetti importanti come i diritti naturali di
per sè evidenti del secondo paragrafo o nel terzo paragrafo in cui si dichiara l’indipendenza degli
stati e la loro trasformazioni in soggetti sovrani. Crea dunque l’indipendenza e la statualità, non la
nazione. Fu la rivoluzione a creare gli Stati Uniti come Stato, perchè ancora si sentivano britannici.
Solo la guerra di secessione 1861-1865 creò il senso di nazione.
Anche se fu rivoluzionaria libertaria e positiva, fu controbilanciate da necessità di ricostruzione
l’ordine e venne urtare barriere sociali e politiche. In particolare non eliminò la schiavitù, che
rimase fondamento del potere e del diritto specialmente al Sud.
La cultura illuminista vide comunque un lume di speranza. Effetti contagiosi ebbe nel continente.

Rivoluzione Haitiana
All’apice della sua importanza Saint Domingue era tra i massimi esportatori di zucchero al mondo
e il maggior mercato per la tratta di schiavi. Non era però un paese ricco, gli schiavi erano al 90%.
Si distingueva anche per l’ampio numero di neri liberi, discriminati ma relativamente ricchi. Tra il
1789 e il 1804 fu introdotta rappresentanza coloniale in un assemblea metropolitana, finita la
discriminazione razziale, abolita la schiavitù e creato il primo stato indipendente dell’america latina.
Fu tre rivoluzioni assieme, con agenti diversi: i primi i coloni ricchi proprietari che approfittarono
degli stati generali convocati in Francia e ispirati dalla rivoluzione per arrivare a formare un
assemblea coloniale dichiarata sovrana: non protestavano per le tasse ma per una dispotismo
ministeriale che ignorava i loro bisogni. (attratti anche dall’idea di passare sotto giurisdizione GB).
L’altra ribellione fu dei liberi di colore che scoppiò nel centro e nel nord sviluppata da una ribellione
precedente guidata dal nero libero Vincent Ogè, che chiedeva l’uguaglianza implicitamente
promessa nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo. Le discriminazioni peggioravano e la reazione
alle pressioni per essere rappresentati nelle assemblee fu violenta e portò alla rivolta. Ogè venne
catturato e la sua barbara esecuzione fece concedere dall’Assemblea nazionale di Parigi, diritti
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politici a un numero limitato di liberi di colore: questo fece infiammare le proteste e peggiorare le
atrocità da un lato e l’altro. Quando il governo dichiarò l’uguaglianza razziale i bianchi accettarono
la decisione. Il motivo va ricercato nella terza componente della ribellione, quella degli schiavi al
Sud: iniziò nel 1791 e fu una ribellione lunga e distruttiva che trasse forza dal notevole aumento
del numero di schiavi. Intanto nel lato spagnolo dell’isola vennero reclutati schiavi ribelli offrendo in
cambio la libertà. La guerra con l’Inghilterra ostacolava l’arrivo degli aiuti francesi e di fronte a un
gruppo di coloni bianchi sempre più tentati di ribellarsi alle autorità francesi, queste decisero in un
disperato tentativo per mantenere il controllo francese, di concedere l’uguaglianza razziale, e
sempre per limitare l’avanzata spagnola, inizialmente diedero la libertà ad alcuni schiavi, e poi
abolirono la schiavitù. La Convenzione decise di abolire la schiavitù in tutte le colonie, ma u estesa
solo a Guadalupa e Guyana e di unire le colonie francesi in uno stato unitario francese abolendo l
status di colonia. L’effetto fu quello sperato e i leader degli schiavi si schierarono con la Francia
contro spagnoli e inglesi. I primi lasciarono l’isola nel 95, gli altri restarono con qualche truppe fino
al 98. L’abolizione totale della schiavitù non è chiaro fosse un obbiettivo dei leader degli schiavi
(Jean-François e Biassou erano poco inclini e ci tenevano più a liberare se stessi), e solo
Toissanti Louverture, già libero, non vendette prigionieri agli spagnoli. Questi aveva un governo
sempre più potente e nel 96 fu nominato governatore. Dopo la partenza degli inglesi, si rivolse
contro il suo ex alleato Rigaud, capo dei liberi di colore, e instaurò una dittatura: la maggior parte
dei bianchi era morta o scappata. In Francia era visto come un esperimento multirazziale da un
lato e come una dittatura che dava solo adesione di facciata alla madrepatria. Fu Napoleone a
cambiare le sorti di Saint Domingue: Napoleone voleva tornare allo status quo pre rivoluzione e
non incontrò resistenze delle altre potenze nel reprimere un governo nero potenzialmente dannoso
per tutte le società che avevano schiavi. Toissant fu deportato e iniziò un’altra fase di conflitto
ancora più tremenda di genocidio, con una fiera resistenza dell’isola e un esercito francese preda
delle malattie. I fratelli Dessalines guidavano la resistenza. Nel 1804 le truppe francesi lasciavano
nuovamentee l’isola, i francesi rimasti scappavano con i loro schiavi e i loro mestieri su altre isole. I
bianchi che restavamo erano massacrati. Dessalines dichiarava l’indipendenza di HAITI.
L’esempio haitiano da un lato impedì a Cuba di arrivare all’indipendenza, avvicinando le elitès
dell’isola alla metropoli; dall’altro la fine delle rivalità con la Francia, dovute alla Rivoluzione, rese
facile abolire la tratta all’Inghilterra, 1807.
Haiti perse un po’ di campo economicamente (la popolazione era diminuita), ma la vita migliorò.
Alcuni elementi: carattere autoritario, e poi etno-nazionalista. L’Indipendenza non era volontà delle
minoranze bianche che volevano mantenere la schiavitù e la supremazia bianca. Fu solo il
tentativo di Napoleone di riportare la discriminazione e la schiavitù a portare all’indipendenza.
La paura che l’esempio haitiano scatenasse reazione a catena è evidente nel fatto che tutti i paesi
ritardarono molto a riconoscerne l’indipendenza, Francia nel 1825, USA e Vaticano 60 anni. Inoltre
USA applicò l’embargo per 4 anni e la GB escluse l’isola dalle colonie britanniche per 40 anni.

Rivoluzioni Iberiche
Con l’invasione napoleonica della Spagna la corona fu ceduta mentre i reali di Portogallo fuggirono
in Brasile. Il sovrano designato da Napoleone per la Spagna, Giuseppe Bonaparte, non fu mai
riconosciuto né sulla penisola (dove si scatenò guerra di indipendenza) né nelle colonie dove la
frammentazione della sovranità portò alla creazione di stati indipendenti.
Anche qui non si tratta di guerra di indipendenza anti- coloniali ma devono essere inseriti in un
contesto storico ampio che inizia nel 1808 con la crisi della monarchia. A lungo si è pensato che
furono le indipendenze a causare il crollo della monarchia mentre invece solo negli ultimi vent’anni
si è arrivati alla conclusione opposta. Si è anche parlato di rivoluzioni ispaniche ma in vero molte
caratteristiche di queste sono ritrovate all’interno di tutto il sistema atlantico. La comune reazione
politica di madrepatria e colonie di fronte all’invasione francese (che in Spagna porterà acca
nascita di uno stato nazionale) è dovuta alla comune cultura giuridica secondo cui, in assenza di
monarca, la sovranità torna al popolo che assume il potere tramite giunte. In Spagna si formò
dunque una giunta centrale che invitò i vicereami e le capitanie a eleggere il deputato per l’organo
di governo. Si riconosceva così che queste regioni fossero parte integranti della monarchia e
implicitamente si riconosceva anche il loro diritto di formare giunte. Nel 1809 la situazione in
Spagna era ancora più drammatica e parve che la situazione fosse completamente in mano ai
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francesi. Le prime due giunte furono di Charcas e Quito, a cui non era concessa una
rappresentanza, benché agissero in nome di Ferdinando re assente, furono sconfitte da forze
realiste. Queste rivoluzioni erano viste come una legittima resistenza all’illegalità perpetuata dai
sovrani nel passaggio di governo. Intanto in Spagna la giunta centrale fu sciolta e convocate le
Cortes, l’antico parlamento. Fu decisa la presenza di 28 deputati dalle colonie, contro 200
peninsulari. Le Cortes decretarono il loro potere sovrano ma gli americani non riconobbero questo
potere in cui erano così in minoranza. Preferirono invece dichiarare l’indipendenza, non assoluta,
ma all’interno dell’Impero. Così fecero non solo le capitali ma tutta una serie di città da cui si
scatenarono lotte interne, ad esempio in Rio de La Plata tra Benos Aires e Montevideo, oppure
addirittura lotte a tre in Nuova Granada tra Santa Fè de Bogotà, Cartagena e altre città minori.
Nella Nuova Spagna non si assistette a creazioni di giunte autonome quanto a movimenti ribelli
multietnici.
La Carta di Cadie introdotta nel 1812 inaugurò però una nuova autonomia politica e amministrativa
che ridure molto le possibilità di successo degli insorti.
La Costituzione fu applicata In Nuova Spagna, nei Caraibi, a Quito, a Charcas (BOlivia) in Perù e
alcune parti di Venezuela, Nuova Granada e Rio de la Plata.
I municipii e le province quindi si trasformarono quasi in organi sovrani nell’amministrazione della
giustizia e con funzioni fiscali.
Le guerre successive nell’ottocento rafforzarono le identità nazionali in coalizioni tra città anti
realiste, diventano guerra civile tra repubblicani e realisti, e poi liberazione nazionale.

Per il Brasile fu diverso. In Portogallo il risentimento per la perdita dei privilegi e l’occupazione
inglese sotto forma di protettorato provocarono la rivoluzione liberale di porto. Furono però le
Cortes a richiamare il re a Lisbona e fu il municipio di Rio a chiedere al principe Pedro, lasciato dal
re Giovanni come reggente del Brasile prima di tornare in Europa, di non lasciare il paese. Pedro
restò e convocò le lezione per l’Assemblea costituente, a Settembre del 1822 fu proclamata
l’indipendenza.
I regimi liberali non riuscivano a conciliare il concetto di sovranità nazionale con quello di
autonomia. Tuttavia dopo l’indipendenza molte società americane diventarono coloniali all’interno,
solo Haiti infatti aveva già abolito la schiavitù.

Abolizionismo
Nel 1820 il sistema schiavista era in crisi: negli stati dove il lavoro di schiavi era utile ma non
indispensabile venne proibito, mentre GB Fr Olanda e US avevano formalmente abolito la tratta.
Eppure nel 1820 non si erano mai visti tanti schiavi, Caraibi e Nord America. Si stima che tra 1750
e 1830 ne arrivarono 4 milioni, principalmente nei Caraibi, e dopo Haiti maggiormente in Brasile.
Intanto la domanda di zucchero caffè e tabacco cresceva. Il Brasile promosse anche il cotone.
Sempre il Brasile nel lungo fu il paese che guadagnò maggiormente dei cambiamenti di questo
periodo, tra Haiti, le abolizioni della tratta, il declino francese.
In GB gli schiavi si liberarono con la guerra, mentre altrove i proprietari erano restii nel dare armi ai
propri schiavi. A Buenos Aires però esisteva il reggimento dei libertos, fatto di schiavi arruolati per
5 anni. In parallelo con le temperie illuministe si discuteva su i mezzi e i fini degli imperi e nuovi
progetti di riforma per regolare e mitigare la schiavitù coloniale, come il Codice Negro. I tentativi
nacquero ovunque ma solo in America si diffusero movimenti abolizionisti prima della rivoluzione
francese. LA retorica della libertà e anti schiavitù però faceva presa al Nord dove gli schiavi non
erano il motore centrale dell’economia. Movimenti di abolizionismo più importanti arrivarono
dall’Inghilterra con la Society for Effecting the Abilitation of Slave Trade. Sierra Leone fu un
tentativo di creare una società di uomini liberi.
Le rivoluzioni provocarono in tutto l’atlantico una frenata dei movimenti abolizionisti. La paura inibì
almeno fino al 20. In effetti l’abolizione della tratta aveva poco a che fare con i diritti umani, quanto
che era minore la forza lavoro necessaria e l’aumento di schiavi provocava rischi sociali. Inoltre
con l’espulsione dei francesi i britannici controllavano dentro e fuori i Caraibi e la tratta poteva
essere abolita. Abolire la tratta non significa poi abolire la schiavitù. L’era delle rivoluzioni non
segna la fine del sistema schiavistico ma un suo riposizionamento.

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Il Secolo degli Stati Uniti
Prefazione - Guerra 1861/1865 - Ricostruzione ed esperimento con Ulysses S. Grant

Capitale e Lavoro 1877 - 1900

-la Questione Sociale: l’effimero ottimismo americano nella mobilità sociale americana che metteva
al riparo da violenze di tipo francese; inizia a preoccupare dal 90 la “chiusura delle
frontiere” (esaurimento terre libere, tutto lottizzato, non erano più lo sfogo sociale) e il formarsi di
classi proletarie permanenti. Knights of Labour dai 80’.

-l’america industriale:
la crescita economica

una seconda rivoluzione industriale?


La classe operaia

-Proteste e riforme sociali


Cultura e politica dei ceti medi
I conflitti negli stati e la rivolta agraria

-La democrazia dei partiti alla prova


Il governo nazionale dei partiti
la riforma della politica nell’Età dorata

-Le elezioni del 56 e il nuovo impero

Riforme e Guerra (1900-1920)

-L’età progressista
Progressismo transatlantico

-Conflitti per il progresso


La guerra di classe continua
La guerra dei sessi

-la politica delle riforme


le riforme progressiste nelle città e negli stati
riforme nazionali prima e dopo il 12

-Impero e guerra mondiale


La corsa all’impero
la Grande guerrra

-I frutti della guerra

Prosperità e Depressione (1920 - 1940)

-Fra due guerre

-le forme della cittadinanza


le trasformazioni della democrazia elettorale
Melting pot?
america nera
13
-Ricchezza e povertà
la società dei consumi e i suoi scontenti
bei tempi, brutti tempi

-Franklin D- Roosevelt e il New Deal


Ripresa economica e riforma sociale
Conflitti sociali e politici

-Il nuovo liberismo

Potenza Mondiale (1940 - 1960)

-Pearl Harbor e il secolo americano


Isolazionismo, interventismo, internazionalismo

-Guerra totale
la nazione in guerra, in casa
Vincere la guerra oltremare

-Guerra fredda
Rifare il mondo?
Ricostruzione e contenimento

-Sicurezze
Sicurezza nazionale
Abbondanza

-Americanismi e antiamericanismi

Trionfo e crisi dello stato liberale (1960-1989)

-la crescita e i suoi limiti

-Vietnam, proteste, riforme


Dentro il Vietnam
Movimenti
Riforme

-L’età del malessere


Fuori dal Vietnam
il Watergate e la presideza imperiale
Petrolio

-Sesso e potere
Femminismi
Il personale è politico

-reazione

14
Iperpotenza (1980 - 2008)

-Impero?
Ambisioni e limiti dell’unica grande potenza

-Svolte conservatrici
Guerre culturali
Ritorno al futuro: Ronald Reagan
Bill Clinton: New Democrat

-Globalizzazioni
New Economy
America non bianca
Comunicazione e democrazia

-Dopo l’11 Settembre


Dentro l’Iraq
Patriottismo e memoria storica

L’america di Obama

-Barack Obama

-La Grande recessione

-Mantenere le promesse (2009 2010)

-Conflitti sullo stato in una società diseguale

-Una società postrazziale?

-i limiti del potere (2010 -2014)

-il primo presidente del Pacifico?

-Un nuovo secolo degli Stati Uniti

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ESPANSIONE EUROPEA E IL MONDO ATLANTICO

La dimensione fisica e psicologica dell’oceano.


Per quanto i coloni vivessero in una doppia identità rispetto alla madrepatria, e benché il processo
di scambi (come sottolineò a storica Carla Giardina Pestana) fosse a doppio senso, le dimensioni
dell’oceano si dilatarono. Costante rimase il tempo di attraversamento prima della tecnologia a
vapore, 33 giorni per Colombo, e come minimo 3 settimane per un peschereccio dall’Irlanda a
Newfoundland (le distanze più vicine). Le dinamiche, rischio cattura o stagioni infelici cambiarono
poco e ogni viaggio era fatto nel terrore, le comunicazioni ne risentivano.
Cambiava la familiarità con l’oceano, ma solo per quanto riguarda i viaggiatori non schiavi, solo dal
1830 in numero pari a quello degli schiavi, per i quali le distanze erano immense, contando che le
comunicazioni transoceaniche non erano un opzione per loro.
Per quanto riguarda pescatori mercanti europei, si iniziarono a conoscere quali percorsi prendere e
di chi fidarsi, anche grazie a una certa collaborazione tra di loro e scambio di informazioni. Le zone
di pesca venivano assegnate e rispettate in base a pratiche non scritte di “chi prima arriva” dal 25
marzo, occupando così una zona per la stagione. Pope, storico canadese disse infatti che nel 600
il Nord Atlantico era in effetti uno “small place”.
Chi estendeva le attività sulla terraferma aveva un suo network con gli aborigeni che ogni anno si
riallacciava per fiducia come presenze familiari. Scambi di bambini erano usuali per farne
interpreti.
Le distanze aumentarono con il crescere delle colonie in popolazione e nel sistema di network:
divenne sempre più difficile scorgere un viso noto di anno in anno. Caratteristiche comuni di New
York Philadelphia o Boston da fine 700 era la varietà etnica delle popolazioni.
Questa crescita e mix era meno evidente nel nord britannico dove senza un legame ideologico le
province andavano per la loro strada anche dopo la Confederazione del 1867 e le comunità
etniche mantenevano la loro identità, favorito dal fatto che le migrazioni non erano di massa.
Newfoundland è caso emblematico: ricevettero migrazioni inglesi fino a metà 700 ma con l’arrivo di
irlandesi, massiccio dal 1840, le comunità restavano separate.
Col tempo questi network crebbero e divenne più facile mantenere i contatti con le persone
dell’altro continente.

Carol Devens e l’impatto dei coloni sulla figura della donna.


Qualcosa è cambiato, le donne erano portatrici dei valori tradizionali e hanno risentito di più del
cambiamento, però hanno anche visto nella società europea possibilità di elevare il proprio ruolo.
L’atrice è tentennante e forse per scarsità del materiale non è convinta di quello che dice, niente di
nuovo tra l’altro.

Pope’s Fish into Wine


Peter E. Pope, professore di Archeologia e Storia della Memorial University di Terranova.
Parla della costa inglese, occupata da John Guy nel 1629 fino alla sua conquista francese, dal
1610 al 1696. Territorio noto come Newfoundland Plantation. La costa era poco popolata, ma
accresceva di numero d’estate perché coinvolta in una scambio atlantico (approccio atlantico nello
studio di Pope). Si smentisce il fatto che non ci fossero coloni fissi smentendo la falsa storia dei
conflitti tra planters (uno specifico tipo di coloni che possedeva navi da pesca) e coloni che
avrebbero impedito i primi di sfruttare maggiormente i pescatori, e si dice che la costa era
costantemente abitata anche di inverno come d’estate. Non c’era conflitto d’interesse dunque ma i
settlement erano necessarii ai pescatori. Viene sottolineata la complementarietà dei due gruppi.
Pope sostiene che sia una pattern questo, comune in tutto il Nord e che invece sia il New England
l’eccezione nello sviluppo coloniale della zona, per le sue origini religiose ma anche per la
grandezza dei flussi mdi coloni iniziali e la velocità nel loro stabilirsi.
Nella seconda parte tratta dei commerci della zona spigando che era un commercio florido e che
scambiavano prodotti europei, principalmente vino.
L’obbiettivo è dimostrare che la mancanza di istituzioni politiche o religiose non impedì la nascita di
una popolazione senza legge e senza religione.
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Terranova nel tardo 700. Perché non si dovrebbe applicare modelli alla vita reale
Rule of the Admirals di Jerry Bannister
Qua si smentisce il luogo comune storico di terranova come un avamposto desolato.
I fishing admirals oppressivi e il sistema legale arretrato erano da smentire.
Si concentra sul fatto che ogni colonia ha avuto uno sviluppo unico nel suo genere e che non ci
siano modelli. Attraverso ricerca su archivi a Londra e a Terranova ha individuato un compromesso
pragmatico di legge e abitudini locali che funzionò a lungo.

L’impatto della guerra civile inglese nelle colonie del nuovo mondo.

Pesata e il suo libro The English Atlantic


Quando scoppiò in Inghilterra la corona e i suoi avversari incominciarono a interessarsi delle
colonie per avere la loro alleanza, per quanto poco ci tenessero e e poco potessero contribuire.
Prima del 49 le colonie non avevano avuto esperienze di conflitti simili per quanto avessero
importato nel nuovo mondo le stesse divisioni e ideologie. Dal 1650 con il Navigation Act fecero
ufficialmente parte dell’Impero Britannico. Diverse colonie cercarono di tenere un basso profilo e
non schierarsi ma in pochi anni furono costrette ad allinearsi alla nuova politica aggressiva
dell’impero, malgrado il loro status di inglesi uomini liberi.

8 LA grande sfida, Marcel Trudel può essere espanso?


Eric Thierry ha provato a espandere il lavoro di Trudel ma non ha seguito la strada del
predecessore inserendo le vicende della colonizzazione francese nella cornice dei “vani tentativi”.
La cornice storica è quella di un Enrico IV poco impegnato nell’investimento e di un suo
entusiasmo presto spento da questioni di politica internazionale e da altre priorità oltremare. E’
rimarcato il ruolo economico della Chiesa.

LA PROSOPOGRAFIA DELLA STORIA DEL NORD AMERICA IN ITALIA POST


WWII

Periodo in esame tra la fine della guerra e qualche anno dopo il bicentenario della Dichiarazione di
Indipendenza nel 1976.
Due scuole principali, anche se il termine scuole indica qui un raggruppamento meno omogeneo e
più lasco.
La Contribution School, di storici amatori e professionisti e critici letterari, non apertamente
schierati politicamente. Ebbe radici da entrambi i lati dell’Oceano. Suoi esponenti come Marraro o
Schiavo

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