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Il fondatore della scienza sperimentale moderna è Galileo Galilei (1564-1642), il cui metodo

unisce teoria ed esperienza facendo della matematica la sintassi del linguaggio scientifico e
prevedendo il controllo empirico di ipotesi, teorie, idee con osservazione ed esperimento. La
scienza prevede per Galileo il concorso di “sensate esperienze” e “certe dimostrazioni”: alla
deduzione logico-matematica delle conseguenze osservative di una ipotesi deve
accompagnarsi il “cimento” empirico-sperimentale come condizione per passare dalla
congettura alla prova. La scienza prevede il confronto con la esperienza. L’esperienza
scientifica non è solo osservazione ma è anche e soprattutto esperimento, con il quale non
ci si limita alla constatazione ma si interviene sulla natura e sul mondo per sollecitarne una
precisa risposta

Teoria senza esperienza è prevista dal metodo scientifico di Cartesio (1596-1650), filosofo il
cui mondo fisico è geometria realizzata col conseguente antiatomismo, che afferma la
continuità matematica della materia e nega il vuoto, e meccanicismo, per il quale materia e
movimento spiegano la realtà fisica secondo la legge o principio di inerzia.

la filosofia si configura come la scienza fondamentale che fonda e coordina tutte le altre
discipline. “La filosofia – scrive Cartesio nei Princìpi di filosofia – è come un albero, le cui
radici sono la metafisica, il tronco è la fisica, i rami che spuntano dal tronco sono tutte le
altre scienze, cioè la medicina, la meccanica e la morale“.

La scienza, come la ragione, è una e tutta intera. Non è una somma di diverse discipline
divise tra loro da compartimenti stagni. Essa, come la ragione ben condotta, è caratterizzata
da certezza ed evidenza: ciò che è ancora a livello di probabilità e rimane oscuro non può
essere considerato vero sapere.

In altre parole, dal momento che una scienza non può che essere conoscenza certa ed
evidente, bisogna essere ancor più radicali degli scettici, che dubitano di tutto, respingere le
conoscenze soltanto probabili e fondare invece il sapere scientifico solo su quelle che sono
“perfettamente note e delle quali non si può dubitare“.Cartesio (1596-1650) è considerato in
genere, e, credo, a ragione, come il fondatore della filosofia moderna. E’ il primo pensatore
di alta capacità filosofica, il cui modo di vedere sia profondamente influenzato dalla nuova
fisica e dalla nuova astronomia.

RISPOSTA 2

Secondo Bacone, Il sapere scientifico deve essere pubblico ed intersoggettivo. Esso deve
mirare non solo ad aumentare le conoscenze, ma soprattutto a migliorare il mondo. La
logica tradizionale, secondo Bacone, è inutile per la ricerca scientifica, anzi si rivela
dannosa, giacché serve a tramandare gli errori della tradizione. Lo scopo della scienza,
secondo Bacone, era quello di individuare le cause all'origine dei fenomeni sgomberando la
mente dai pregiudizi e dalle nozioni errate, si può procedere al vero studio della natura, o
meglio all'individuazione delle cause che sono all'origine dei fenomeni.
L'obiettivo di Bacone è l'eliminazione degli idola, ovvero i pregiudizi allocati nelle mente,
andando a stabilire una triplice critica e nei confronti delle filosofie, delle dimostrazioni e
della ragione umana naturale.

L'innovazione suggerita da Bacone è quella di servirsi dell'esperienza per giungere alla


conoscenza, affinché la natura possa essere assoggettata alle necessità dell'uomo.

La grandezza di Galileo sta nella sua consapevole presa di distanze dalle autorità, dalla
tradizione e dalle mode dominanti, e in un approccio ai problemi della conoscenza della
natura così innovativo che quando si leggono i suoi scritti sembra di leggere gli scritti di uno
scienziato di oggi. Anche per questo la figura di Galileo è diventata l’emblema di una svolta.
Prima di Galileo la conoscenza dei fenomeni naturali era essenzialmente legata
all’osservazione diretta; da Galileo in poi l’osservazione si integra con la sperimentazione.
Prima di Galileo gli strumenti erano pochi, usati per alcune misure matematiche e
astronomiche o più spesso impiegati per soddisfare bisogni quotidiani; da Galileo in poi gli
strumenti diventano ineliminabili ausili per ampliare le conoscenze scientifiche.

A partire da Galileo, la scienza della natura è diventata una delle più alte espressioni della
cultura, contraddistinta da altre forme di sapere per il suo ancorarsi ai fatti. Per svilupparla
sono necessari passione e competenza, lo studio paziente e non sempre facile,
l'acquisizione di un sapere che non parla di verità eterne ma solo di “verità fino a nuovo
ordine”, dove non vale l’autorità ma valgono i fatti, dove non vince chi strilla più forte ma chi
ragiona e porta risultati riproducibili. Tutti elementi importanti del farsi della scienza, e
insieme insostituibile presupposto di una piena democrazia e di un miglioramento generale
della qualità della vita.

Nel Discorso sul metodo (scritto introduttivo che accompagna tre trattati di fisica pubblicati
dal filosofo nel 1637) Cartesio nega l’utilità di quanto appreso a La Flèche con una critica
dell’autorità che ricorda l’avversione per la pedanteria degli aristotelici di Galilei e la
condanna della loro vuota logica formale di Bacone.

Le conoscenze acquisite a La Flèche sono dunque dichiarate da Cartesio insufficienti per


fornire un orientamento sicuro all’indagine razionale della realtà e alla ricerca di questo
metodo per distinguere il vero dal falso

RISPOSTA 3

La libertà consiste, ad avviso di Cartesio, nel fatto che, affermando o negando ciò che
suggerisce l’intelletto, non mi sento coartato da una forza esterna, e ciò in forza del
fatto che l’intelletto che detta legge sono io stesso, identificantemi con la mia
ragione.

Poiché essa [la libertà] consiste unicamente in ciò: che noi possiamo fare una
cosa o non farla (cioè affermare o negare, seguire o fuggire); o piuttosto
solamente in questo: che, per affermare o negare, seguire o fuggire le cose
che l'intelletto ci propone, noi agiamo in modo che non ci sentiamo costretti
da nessuna forza esteriore. Infatti, affinché io sia libero, non è necessario che
sia indifferente a scegliere l'uno o l'altro dei due contrari; ma piuttosto, quanto
piú inclino verso l'uno, sia che conosca evidentemente che il bene e il vero vi
si trovano, sia che Dio disponga cosí l'interno del mio pensiero, tanto piú
liberamente ne faccio la scelta e l'abbraccio. E, certo, la grazia divina e la
conoscenza naturale, ben lungi dal diminuire la mia libertà l'aumentano
piuttosto, e la fortificano. Di modo che questa indifferenza che io sento,
quando non sono portato verso un lato piú che verso un altro dal peso di
niuna ragione, è il piú basso grado della libertà, e rende manifesto piuttosto un
difetto nella conoscenza, che una perfezione nella volontà; perché se
conoscessi sempre chiaramente ciò che è vero e ciò che è buono, non sarei
mai in difficoltà per deliberare qual giudizio e quale scelta dovrei fare, e cosí
sarei interamente libero, senza mai essere indifferente.

RISPOSTA 4

Alla base del metodo galileiano vi è un equilibrio tra ragione ed esperienza: la


scienza si regge su "sensate esperienze" e certe (ovvero matematiche),
"dimostrazioni": i suoi ingredienti sono gli esperimenti e la matematica.

Per Galileo è essenziale notare che l'osservazione dei fatti e l'esperimento sono
accompagnati e preceduti dall'elaborazione di ipotesi ove la matematica riveste un
ruolo fondamentale.

Occorre, infatti, individuare nei fenomeni da spiegare una serie di grandezze


misurabili (per esempio massa, velocita', tempo)e tentare poi di scoprire quali sono
le leggi matematiche che li governano e li legano tra di loro.

IL Metodo Galileano afferma che non spetta ad alcuna Autorità, o ad antichi, e


polverosi libri, stabilire se una teoria è vera o è falsa, quello che conta è
l'osservazione imparziale e corretta dei fatti e l'elaborazione di adeguate ipotesi che
li spieghino e i necessari esperimenti per la verifica del fenomeno e/o dei fenomeni
che deve poi approdare nella redazione di una Legge matematica.

Per Galileo se la Bibbia è scritta da uomini per quanto su ispirazione divina, il


grande libro della natura è scritto direttamente da Dio ed una volta capito il
linguaggio, che è matematico, con il quale è scritto quest'ultimo libro è molto più
facile da interpretare.

Cartesio è razionalista, ovvero fonda un sistema esclusivamente sulla ragione per


giustificare qualsiasi sapere, egli dice che è la matematica stessa che si fonda sul
cogito, infatti, prima mi auto INTUISCO come essere pensante e poi faccio i calcoli.
L' obiettivo di Cartesio e' di rifondare tutto il sapere, il metodo, l'evidenza, il cogito
sono adatti per qualsiasi sapere, da quello politico, a quello, medico, informatico,
passando per quello scientifico, matematico ecc.ecc..

RISPOSTA 5

Ci deve essere un’attenta collaborazione fra l’osservazione empirica, con le dirette


conseguenze che se ne traggono e i puri ragionamenti matematici i quali non
devono indurre a escludere l’esperienza, ma servono a renderla più comprensibile.

Alla base del metodo galileiano vi è un equilibrio tra ragione ed esperienza: la


scienza si regge su "sensate esperienze" e certe (ovvero matematiche),
"dimostrazioni": i suoi ingredienti sono gli esperimenti e la matematica.

Per Galileo è essenziale notare che l'osservazione dei fatti e l'esperimento sono
accompagnati e preceduti dall'elaborazione di ipotesi ove la matematica riveste un
ruolo fondamentale.

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