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GIUSEPPE UNGARETTI

Nato in Egitto, passò molto tempo in viaggio e si considerava un nomade in cerca della terra
promessa.
Lasciò l’Egitto e si trsferì a Parigi per completare la sua formazione letteraria e intellettuale. Allo
scoppio della prima guerra mondiale si arruolò e venne mandato sul fronte del Carso, dove rimase
fino alla ritirata di Caporetto. In seguito ritornò a Parigi.
Si trasferì a Roma, poi in Brasile e infine di nuovo a Roma.

Aveva passato molta della sua vita in viaggio ed era in cerca della sua patria. Nelle sue opere si nota
il desiderio di risalire alle origini, non a quelle biologiche ma alla creazione del mondo.
E’ in attesa di una palingenesi (rinascita). La malvagità dell’uomo ha ridotto la vita un’inferno (San
Martino del Carso) e la poesia non deve solo curare le ferite ma si deve calare negli abissi
dell’anima, dove può trovare il senso ultimo della vita. Ungaretti ricorre alla metafora del “porto
sepolto”. Calandosi in esso il palombaro lo conempla. Il poeta, dopo essersi immerso in se stesso,
ritrova l’innocenza della creazione. Però non esiste nessun linguaggio per raccontare verbalmente
questa esperienza ma si possono riportare solo alcuni frammenti di carattere evocativo.

IN MEMORIA

Dedicata all’amico Moammed, compagno di scuola di Ungaretti a Alessandria d’Egitto, che si era
suicidato. Ungaretti individua due motivi che lo hanno portato al suicidio:
- Lo smarrimento della propria identità: Moammed era egiziano però si traferì in Francia dove
cambiò nome in Marcel, perdendo dunque la sua identità. Non riuscì pero ad adattarsi
completamente e a integrarsi quindi non diventò un francese. Non sapeva più chi fosse: non
era più egiziano ma non era neanche francese.
- L’incapacità di esprimera la propria crisi: la poesia lo avrebbe potuto aiutare.
Anche Ungaretti aveva avuto questo problema di non avere una patria: i genitori erano italiani
emigrati in Egitto. Egli si sentì completamente italiano grazie alla possibilità di arruolarsi in italia
durante la prima guerra mondiale.

IL PORTO SEPOLTO

Il titolo allude all’antico porto di Alessandria d’Egitto. Il poeta deve immergersi in se stesso, nella
sua anima. Il porto sepolto rappresenta l’anima, l’essere nella sua condizione originaria di
innocenza. Il porto sepolto appare come una dimensione oscura ( quando se ne va il poeta torna alla
luce). Ci appere buio solo perché non siamo in grado di comprenderlo (possiamo però
contemplarlo). Il porto sepolto è illuogo dove risuonano i canti (la poesia). Questa poesia però è
incomunicabile: si può evocare ma non descrivere. Per questo le poesie di Ungaretti sono formate
da tante e brevi strofe e da versi corti: quando il messaggio comunicato negli abissi viene
convertito in parole, qualcosa si perde.

VEGLIA

Ungaretti, appena arruolato, i trincea deve vegliare un compagno massacrato. L’episodio è


decontestualizzato (non si fa nessun riferimento alla guerra)

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