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GIOVANNI PASCOLI

Nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna, in provincia di Forlì. A sconvolgere la sua vita fu, il 10
agosto 1867, la morte del padre, ucciso da una fucilata. Questo fu il primo di una serie di lutti che
decimarono la famiglia, per esempio la morte della madre l’anno dopo.
L’assassinio del padre è stato all’origine della sua vocazione poetica. Tutta la sua poesia nasce da
questa ferita, come tentativo di medicare il dolore causato dalla malvagità umana

Il fanciullino
Il fanciullino è un’opera di Giovanni Pascoli, in cui egli esprime il suo pensiero sulla poesia.
Tutto ruota intorno alla figura del “fanciullo eterno”. La fanciullezza non rappresenta per Pascoli
solo una stagione della vita, ma rappresenta anche una dimensione permanente, un modo di essere e
di entrare in contatto con le cose. In tutti noi esiste un fanciullino: nei primi anni della nostra vita
siamo una sola cosa con lui ma poi si forma in noi un io diverso da quello infantile. Questo non
significa che il fanciullino non ci sia più, unfatti è ancora dentro di noi e si manifesta a tempo
debito.
Il fanciullino rappresenta la sfera irrazionale, dominata da passioni e emozioni. Il modello di Pascoli
è il poeta Omero (vecchio e cieco), che vede con gli occhi del fanciullino. Questo significa che il
fanciullino è di fatto la poesia stessa. Il poeta scrive quindi sotto dettattura ciò che il fanciullino
dentro di lui gli suggerisce.
Il poeta giudato dal fanciullino è in grado di raggiungere una conoscenza metafisica e di spingersi
dove scienza e ragione non possono.
Il poeta nel guardare le cose deve assumere lo stesso attggiamento del fanciullino “che vede tutto
con meraviglia, tutto come per la prima volta”. Questo è perché il fanciullino non presume di sapere
e non fa affidamento sulle sue poche nozioni ma sulle cose stesse.
Nelle sue poesie Pascuoli utilizza cosatntemente figure retoriche di suono, come onomatopee,
allitterazione e assonanze perché secondo lui la natura non è solo una foresta di simbolo, come
diceva Baudelaire, ma anche un’orchestra di suoni.
Un’altra figura spesso utilizzata è l’analogia. Infatti il fanciullino non è attartto da un oggetto isolato
ma da qualcosa che è sempre parte di un tutto. Di conseguenza non esistono i nomi propri, in quanto
riguardano solo un individuo o una categoria e vengono sostituiti dall’analogia. In Pascoli
l’analogia collega un singolo oggetto con il mondo interoe quindi questo tipo di analogia è la
sineddoche.

La vera fonte di ispirazione di Pascoli sono le piccole cose. Egli tratta del piccolo come se fosse
grande, attribuendogli attributi del secondo. In questo modo riesce a nobilitare anche la materia più
umile

LA POETICA DEL FANCIULLINO


Dentro di noi c’è un fanciullino che rimane sempre piccolo anche se noi cresciamo. Il fanciullino
deve scoprire, essere desideroso di conoscere, imparare e meravigliarsi.
Nonostante Omero fosse vecchio e cieco, è ststo in grado di scrivere poemi grazie alla guida del
fanciullino. La vista non gli serviva perché il fanciullino lo ha reso veggente, ispirandogli una
conoscenza superiore che lo ha infine portato alla verità universale. Questa verità non deve essere
cercata in ambienti maestosi perché è nelle cose più semplici e apparentemente insignificanti che ci
stanno intorno
Infine critica la poesia italiana perché non è spontanea, è piena di ornamenti e cerca di imitare l’arte
latina. Lui però non vuole rifiutare la tradizione ma rileggerla in una nuova prospettiva.
Myricae
Myricae è la parola latina per tamerica, una pianta diffusa in tutta l’area mediterranea ed è quindi
simbolo di un mondo umile e quasi insignificante.
Le prime poesi pubblciate sulla rivista “Vita Nuova” recano la data del 10 agosto 1890, anniversario
di morte del padre e da qui si può vedere il legame tra il libro e la tragedia. Anche la prefazione è
tutta incentarta sul ricordo della tragedia familiare, suggerendo quindi una lettura a senso unico del
libro. Il tema funebre è dunque presente dappertutto in Myricae
Il nido è un simbolo chiave. Il nido è innanzitutto il luogo degli affetti, dei legami di sangue che
uniscono tutti i membri della famiglia. Poiché il mondo esterno è visto come un minaccia, il nido
rappresenta un luogo protetto in cui rifugiarsi. Dal nido è vietato staccarsi perché ogni
allontanamento è traumatico, sia per chi parte sia per chi rimane. Ma Pascoli ha sperimentato che
contro la malvagità degli uomini non c’è nido che tenga, anzi esso stesso può diventare teatro del
dramma (morte del padre)

LAVANDARE
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.
E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese
Tratta il tema dell’abbandono e della solitudine
Le lavandare cantano canzoni d’amore.
Il campo è mezzo grigio e mezzo nero e quindi mezo arato e mezzo no perché il contadino se ne è
andato, nel campo rimane solo un aratro senza buoi che sembra abbandonato nella nebbia, che
copre e rende tutto misterioso (immagine impressionista, non dfinita)
Gora =ruota che gira e che fa passare l’acqua
Si sente il ruomore della gora e delle lavandare, che cantano un canto preso dalla tradizione
popolare.
Sta per iniziare l’inverno e la donna era stata abbandonata dal suo uomo che non è ancora tornato.
La donna è rimasta sola come l’aratro in mezzo al campo (analogia)
Struttura circolare (l’aratro è menzionato all’inizio e alla fine delal poesia)
La donna è rimasta sole e il fanciullo coglie un’analogia tra la donna e l’aratro
Anche la terra è stata abbandonata e resa improduttiva, come la donna.
Sintassi= prevale la paratassi (coordinazione) perché il suo pensiero e tutto quello che deve dire è
molto semplice, è visto dagli occhi del fanciullino.
Pascoli non dice ma suggerisce e siamo noi che dobbiamo cogliere il significato.
IL LAMPO
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d'un tratto;
come un occhio, che, largo, esterrefatto,
s'apri si chiuse, nella notte nera.

Racconta attraverso metafore evocative, la morte del padre di Pascoli.


Il lampo illumina e la terra si mostra. Si provano sensazioni e effetti di qualcosa di targico, che
distrugge. Rievocazione dell’ultimo momento del padre (s’aprì si chiuse), velocità.
La casa rappresenta il “nido”, un posto sicuro.
Tacito tumulto= ossimoro
IL TUONO
Descrive il rumore di un tuono, poi in modo allusivo lo spavento di un bimbo nella culla, cui la
madre porge subito un rassicurante soccorso, facendolo riaddormentare.
Inizia con “E”= in medias res, è già successo qualcosa prima ovvero il lampo che ha preceduto il
tuono.
Col fragor d’arduo dirupo che frana= analogia
Rombombò, rimbalzò, rotolò= parole che vogliono riprodurre il rumore del tuono, è una poesia
affidata alle sensazioni acustiche (prima il tuono, poi il canto della madre)
Collegamento con l’impressionismo= la poesia si affiada imprssioni sonore
Il tuono qui rappresenta anche il male che incombe sulla vita di ognuno, riempiendolo di paura e
viene paragonato ad altri elementi naturali: la frana e la mareggiata.

X AGOSTO
10 agosto 1867= assassinio del padre
E’ anche la notte di San Lorenzo e una pioggia di stelle cadenti solca il cielo
In questa poesia un padre di famiglia viene paragonato a una rondine, unico sostentamento per la
famiglia e per i piccoli uccellini. Entrambi però vengono uccisi.
Struttura simmetrica (cornice: prima e sesta strofa, rondine: seconda e terza, uomo: quarta e quinta)
La rondine aveva nel becco un’indetto perché era andata a cercare del cibo per i rondinini, che non
sono i grado di procurarselo da soli. Anche un uomo tornava a casa dalla sua famiglia con dei doni
(bambole) e venne ucciso. Egli risponde: perdono, perché non vuole rispondere alal violenza con
altra violenza. Solo il perdono può inaftti porre fine all’inutile e brutale spargimento di sangue. Sia
nel nido che nella casa aspettano invano che tornino l’uomo e la rondine.
Nell’ultima strofa l’autore si rivolge direttamente al cielo.
In questa poesia è presente il tema del nido: la prima volta (metonimia) per indicare i rondinotti che
attendono la madre e la seconda (metafora) per indicare la casa del poeta, alla quale sta facendo
ritorno il padre. Sono gli adulti che devono lasciare il nido per procurare il necessario per la
famiglia ma facendo così vengono esposti ai pericoli del mondo. Se succede qualcosa, come in
questo caso, la tragedia si ripercuote su tutta la famiglia e comporta il disfacimento del nido. Mentre
in Tuono il nido viene solamente minacciato, qui viene irreparabilmente infranto.
NOVEMBRE
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno; solo, alle ventate
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cadere fragile. E' l'estate,
fredda, dei morti.
Sembra primavera e sembra che l’albicocco si stia ricoprendo di fiori. In primaver ci si sente
rinascere.
MA=nega la bellezza della primavera, mette in evidenza la precarietà della vita e l’illusione
dell’uomo di poter giungere alla fien della sua vita in maniera tranquilla

L’ASSIUOLO
In una notte chiara di luna dai campi si leva il verso di un assiolo, cui il poeta, secondo una
credenza popolare, attribuisce cattivi auspici e oscurei presagi di morte.
La situazione descritta è molto indeterminata. Non si sa dove si svolge la vicenda, probabilmente in
un ambiente aperto. Questo senso di indeterminatezza è dato dal chiarore lunare. Pascoli ricorre alla
tecnica dello sfocato per dire che la natura è ambigua ed enigmatica, che reca in se verità universali
ma non facili da comprendere, sfuggenti. E’ quindi necessario per utti un fanciullino che colga
questi messaggi nascosti e che li intenda, perché non sono scritti nella stessa lingua che gli uomini
usano. Questa verità è infatti chiusa nel chiù (verso dell’assiolo) alla fine di ogni strofa. Il verso
dell’assiolo, come si capisce nell’ultimo novenario, evoca un senso di morte che incombe su tutto.

I canti di castelvecchio

IL GELSOMINO NOTTURNO
Scritto in occasione delle nozze di un amico. La sera arrivano le farfalle crepuscolari e si aprono i
fiori notturni, mentre nelle case si abbassa la voce.
Una casa bisbiglia; i nidi= metonimia
Pascoli in questa poesia compara l’impollinazione dei fiori da parta degli insetti al rapporto sessuale
tra uomo e donna. Pascoli guarda tutto quello che succede dall’esterno, non è protagonista ma un
semplice spettatore che osserva la scena da fuori.
Nei primi versi Pascoli dice che mentre si aprono i fiori lui pensa ai suoi cari, e qui ritorna il tema
della morte. Il poeta non portà mai partecipare all’amore perché è impegnato a elaborare il lutto
(tema della morte del padre) e a tenere in vita i cari attraverso il ricordo.
Far nascere l’erba sopra le fosse= con l’idea della vita e del nascere è collegata anche la morte.
Il poeta è come l’ape tardiva che trova le celle tutte occupate: non potrà mai avere un nido proprio
ma dovrà accontentarsi di quello distrutto dalla malvagità degli uomini.

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