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NICCOLO’ MACHIAVELLI
INTRODUZIONE:
Lo smacco del 1512 fu grande per Machiavelli, e questo lo si può vedere anche
dalle sue lettere, in cui sono presenti comicità, ingiurie, beffe e confessioni.
BIOGRAFIA ESSENZIALE:
Nel 1506 venne poi eletto “segretario della magistratura dei nove ufficiali della
ordinanza e della milizia fiorentina”.
Dopo il sacco di Roma (1525) ad opera dei Lanzichenecchi, dopo che a Firenze era
nuovamente tornata la repubblica, Machiavelli venne stavolta accusato di aver
collaborato con i Medici, e si vide ancora una volta esonerato dall’incarico
politico.
“IL PRINCIPE”
INTRODUZIONE ALL’OPERA:
Con il Principe si assiste quasi alla nascita di un nuovo genere letterario: non più
una dissertazione filosofica o scientifica, ma un SAGGIO, in cui l’autore sostiene e
dimostra una sua tesi personale.
Può sembrare strano, poi, che nell’opera, accanto a realismo e logica spietati
convivano anche immaginazione e prospettive utopistiche. Ma anche se ciò è
contrario alla definizione di scienziato, non lo è comunque a quella di saggista.
E’ più corretto dunque riferirsi a Machiavelli non come scienziato, ma come
PRIMO SAGGISTA E PENSATORE DELL’ETA’ MODERNA.
La moralità del principe consiste nel fare il bene dello stato, e poiché dunque il
principe deve ubbidire soltanto alla “ragion di stato”, può usare a tal fine anche
strumenti moralmente riprovevoli.
Questo non significa che debba essere amorale: il principe può essere sia
PIETOSO che CRUDELE, se questo è necessario. Dev’essere ora BESTIA, ora
UOMO (ferinità ed intelligenza), conoscere l’INGANNO e l’ASTUZIA della volpe, e
avere la FORZA del leone.
Lo stile con cui è scritto ha nell’insieme sia rigore dimostrativo che intensità
appassionata.
STRUTTURA:
LA DEDICA:
ORDINAMENTO MILITARE:
L’argomento era già stato trattato diverso tempo prima, quando Machiavelli si era
impegnato per dotare la repubblica fiorentina di truppe proprie per evitare il
ricorso alle armi mercenarie.
Nel principe Machiavelli dedica tre capitoli a contrastare le tesi favorevoli alle
truppe mercenarie. Infatti:
1) Solo le armi proprie possono garantire la sicurezza dello stato;
2) Le armi mercenarie possono rivelarsi pericolose;
3) Anche le armi AUSILIARIE (fornite da alleati: mercenarie o proprie) sono
altrettanto insicure.
Inoltre il principe viene consigliato di non distogliere mai il pensiero dall’esercizio
della guerra. Il principe non deve infatti stare in ozio nei periodi di pace, affinché
“quando si muta la fortuna, lo trovi parato a resisterle”.
Il primo problema che l’autore si pone è: è più utile al principe essere LIBERALE o
PARSIMONIOSO?
La liberalità è la disponibilità a spendere con noncuranza, valore della civiltà
cortese e disvalore nella civiltà mercantile.
Secondo Machiavelli è meglio la parsimonia, con la quale si evita di sperperare le
ricchezze dello stato e di opprimere fiscalmente i sudditi.
La parsimonia farà sì che il principe sia apprezzato da molti e quindi LE AZIONI
DEL PRINCIPE SARANNO VALUTATE SULLA BASE DELLA LORO EFFETTIVA
EFFICACIA E RAPPORTATE AL PROBLEMA DEL CONSENSO, ALLA DIALETTICA
TRA POPOLO E PRINCIPE.
ULTIMA PARTE:
Nel capitolo XXIV Machiavelli affronta l’argomento relativo alle cause della perdita
dello stato da parte dei principi italiani, cosa che –se il principe seguirà invece i
consigli da lui sopra citati- a lui non accadrà mai.
Queste cause sono UMANE e SOCIALI.
Nel capitolo XXV si discute invece riguardo al rapporto tra VIRTU’ e FORTUNA.
I punti principali del trattato sono l’aderenza alla realtà e la sua osservazione.
Vengono infatti eliminati tutti i criteri di valutazione della realtà orientati ad una
finalità trascendente o provvidenziale.
Ne consegue il principio cardinale della VERITA’ EFFETTUALE, propensione
realistica e mondana ad indagare la verità umana, cosa che si rileva anche fra gli
scrittori del ‘300, specie in Boccaccio.
Appare dunque necessario verificare il collegamento logico tra la realtà e l’effetto
che ne scaturisce, e facendo questo è addirittura possibile prevedere gli eventi
futuri.
L’opera venne scritta in una fase di acuta crisi e di sconfitta politica e militare
dell’Italia, nonché di Machiavelli.
Nel trattato egli cerca dunque di spiegare il perché di una simile situazione
mettendo in discussione la pratica di certi dirigenti di Firenze e degli stati italiani
in genere.
Di fronte a tutto questo Machiavelli propone una soluzione estrema: l’abbandono
degli interessi particolari, i quali sono visti come causa prima della decadenza e
della corruzione italiane.
Appare chiaro dal testo il carattere niente affatto tecnico o neutrale della teoria
machiavelliana. Nel suo scritto appaiono piuttosto, uniti insieme, SCIENTIFICITA’
e PASSIONE.
In lui è presente la ferma convinzione che il conoscere la realtà storica sia
intimamente connesso con la volontà stessa di trasformarla: al fatalismo bisogna
rispondere cercando di progettare e trasformare la realtà sociale e naturale.
Secondo Machiavelli, poi, i processi anche violenti di ridistribuzione del potere e
di ricostruzione di nuove alleanze sociali e la sconfitta dei ceti oligarchici e della
vecchia nobiltà feudale aprono alle classi produttive la strada per un ruolo
decisivo nelle nuove istituzioni.
Innanzi tutto è necessario superarre i particolarismi dell’eredità feudale.
Dopodiché viene delineata una figura di principe in grado di costruire il consenso
e rapportarsi dialetticamente al popolo ostacolando le pretese egemoniche degli
ottimati. Si sta delineando, dunque, nella mente di Machiavelli, lo STATO
MODERNO.
Lo stato che egli ha in mente non è infatti tirannico o assoluto. Anzi, per
Machiavelli la legittimità esige l’eliminazione dell’arbitrio illegale rappresentato del
comportamento delle fazioni aristocratiche. SI DEVE CREARE UNA SITUAZIONE
DI LEGALITA’ GRAZIE ALLA QUALE IL POPOLO POTRA’ RICONOSCERSI NELLO
STATO.
ETICA E POLITICA:
Alcuni capitoli del Principe sono celebri per la loro presunta IMMORALITA’.
Infatti vi sono idee mai citate nella precedente trattatistica:
1) La concezione laica dello stato, ad esempio. Per la prima volta scompare
dunque ogni elemento provvidenzialistico o finalistico, e non vi è traccia del
modello politico unitario medievale incentrato sul binomio Chiesa-Impero.
2) Ne deriva anche una diversa concezione dell’uomo, fondata su una visione
materialistica del mondo: messa al bando ogni prospettiva trascendente, ogni
fede in un dio cristiano o platonico, l’essere umano fa integralmente parte del
mondo materiale come ogni altro essere naturale. La parte ISTINTIVA e
BESTIALE, rappresentata dal centauro, è intimamente presente anche
nell’uomo. Bisogna –secondo Machiavelli- guardare senza veli alle radici ferine
e ai bisogni materiali, agli “appetiti” e agli “umori” che muovono le azioni degli
uomini.
3) Nonostante i condizionamenti biologici, il ruolo dei soggetti non risulta tuttavia
depresso, ma esaltato. Il soggetto può farsi valere, ma solo a partire dalla
coscienza dei condizionamenti materiali è possibile una prassi che trasformi la
società.
“LA MANDRAGOLA”
La Mandragola è il capolavoro teatrale di Machiavelli.
La trama è la seguente.
La mandragola è un’erba medicinale che combatte la sterilità femminile.
Nicia, dottore in legge meschino e semplice, cade nel tranello di Callimaco,
innamorato di sua moglie –l’onesta Lucrezia-, grazie anche all’aiuto di Ligurio,
sensale di matrimoni.
Poiché Nicia vuole avere un figlio, Ligurio lo convince a far bere alla moglie una
pozione di mandragola, avvertendolo però che la prima persona che giacerà con
Lucrezia dopo che ha preso la pozione morirà entro 8 giorni.
Bisogna dunque trovare uno sprovveduto disposto, all’insaputa del destino di
morte che lo aspetta, a morire al posto di Nicia. Costui è Callimaco.
Lucrezia si presta dunque alla cosa grazie all’opera di persuasione di sua madre e
del suo confessore.
Alla fine, però, deciderà di instaurare con Callimaco una relazione duratura.
Tutti i personaggi della storia –tranne Lucrezia- sembrano avere una nota bieca e
sinistra.
Nicia, ad esempio, appare subito stupido e volgare. Il confessore, dal canto suo,
usa la religione solo per arricchirsi e Callimaco è solo un inetto.
Ligurio mette la sua intelligenza a servizio di interessi mediocri e la madre di
Lucrezia aiuta Callimaco nel suo piano solo per turpe compiacenza.
COME NASCE: nel 1529 Giulio de’ Medici incarica Machiavelli di scrivere una
storia di Firenze. Nello stesso anno Machiavelli raccoglie, a Lucca, le notizie
necessarie per scrivere la storia di Castriccio Castracani. Una volta terminata
l’opera, la offre poi a Giulio de’Medici, divenuto il Papa Clemente VII.
LA GUERRA
Dei testi scritti da Machiavelli riguardo alla guerra, il principale è sicuramente
“DELL’ARTE DELLA GUERRA”.
I critici hanno negli anni discusso molto riguardo al rapporto esistente tra il
Principe e i Discorsi.
L’ipotesi è che dopo aver scritto i primi 18 capitoli dei Discorsi il Machiavelli sia
passato alla stesura del Principe, terminando i Discorsi e riguardandoli solo in
seguito.
Le basi teoriche dei due scritti sono in generale le stesse, ma i Discorsi pone il
problema di come fondare un nuovo stato sulla virtù, mentre il Principe come
mantenerlo.
Diverse sono inoltre le prospettive politiche: nei Discorsi si prospetta infatti che lo
stato sia fondato da una sola persona (dunque si parla di PRINCIPATO), mentre
nel Principe, per farlo durare, si auspica il consenso del popolo e l’equilibrio tra i
poteri (secondo un ideale REPUBBLICANO, dunque).
Da questo testo appare chiaro che Machiavelli accetta, come uniche forme
possibili di governo:
1) MONARCHI LIMITATA (controllata dagli aristocratici o dal popolo);
2) REPUBBLICA MISTA (Né aristocratica –e dunque oligarchica- né
democratica), modellata sull’esempio di Roma antica, con equilibrio fra i
poteri e conflittualità moderata fra le diverse classi sociali.
Nello stesso tempo Machiavelli rifiuta invece la tirannia, l’oligarchia e l’anarchia.
Riprendendo infatti la teoria dell’ANACICLOSI –o degenerazione- di Polibio,
Machiavelli sostiene che la MONARCHIA degeneri in TIRANNIDE,
l’ARISTOCRAZIA in OLIGRACHIA e la DEMOCRAZIA in ANARCHIA.
Nell’opera si parla anche del “ciclo di vita degli stati”: nascita, affermazione,
sviluppo, decadenza e morte.
La decadenza può essere evitata in due modi:
1) Osservare come a Roma le classi non furono impedite, ma furono
istituzionalizzati i conflitti sociali ed equilibrati i poteri di ciascuna classe;
2) Ritrovare i valori e le ragioni dell’esistenza dello stato.
Ma alla lunga, per quanto dilazionata, il ciclo dovrà comunque concludersi.
“OPERE LETTERARIE”
Per Machiavelli la letteratura e le arti furono un diletto da posporre alla vita
politica, l’unica a poter realmente giovare al “benessere collettivo”.
Nonostante questo Machiavelli le amava e se ne occupò mostrando sempre
grande rispetto per i maestri del passato.
La più famosa opera letteraria di Machiavelli è però l’unica sua novella a noi
pervenutaci: BELFAGOR L’ARCIDIAVOLO.
Questa novella riprende la tradizione misogina, ed ha per tema la beffa. Le donne
sono infatti descritte in quest’opera come la rovina dei mariti, come dimostrano le
sventure del diavolo Belfagor, inviato sulla terra per giudicare la condizione degli
uomini sposati, di solito considerata peggiore dell’inferno stesso.
Belfagor scopre che effettivamente la vita matrimoniale risulta essere un vero
inferno, dominato dall’egoismo, e preferisce perciò tornare agli inferi da cui
proviene piuttosto che sottoporsi ancora al giogo matrimoniale e alle beffe di un
villano presso cui aveva trovata temporanea salvezza dai creditori.
“SCRITTI POLITICI MINORI”:
Sono divisi in due gruppi: ufficiali (scritti per conto del governo, come le
legislazioni e le commissarie, le più famose delle quali sono scritte per CESARE
BORGIA e LUIGI XII DI FRANCIA) e non ufficiali (scritti per riflettere e ricordare).
Tra gli scritti non ufficiali vi sono anche i GHIRIBIZZI, in cui si discute dell’azione
individuale, che non cambia mai, e la realtà oggettiva delle cose, che cambia col
tempo. E’ pertanto difficile conservare il successo.
(QUESTO TESTO E' STATO INVIATO E PUBBLICATO ANCHE NELLA SEZIONE APPUNTI
DEL SITO "SKUOLA.NET").
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