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UNA CASA DI PORTE APERTE

La missione pastorale che le FMA hanno sviluppato nella città di Medellin – Colombia, dal loro
arrivo ad Antioquia nel 1906, si è distinta per l’opzione preferenziale per i più poveri e per
l’assunzione di proposte educative ispirate al sistema preventivo salesiano. L’audacia apostolica
di tante suore che hanno comunicato vitalmente l’esperienza carismatica delle origini è la
conseguenza di una grande certezza: è Dio che chiama e che dà fecondità al carisma salesiano
nella diversità dei contesti.

Questa esperienza vocazionale, che mobilita l’essere e il fare di ogni FMA, non è interpretata
solo da un punto di vista teologico o spirituale; Dio chiama in un contesto specifico,
l’accettazione della sua volontà si concretizza nella lettura credente della realtà e nello stile
salesiano di ogni opzione pastorale. A partire da questa convinzione di fede che ci permette di
ascoltare attivamente la voce del Signore che parla in ogni momento storico, si propone di
seguito una semplice presentazione che spiega in termini generali le dinamiche sociali più
importanti che si sono svolte nella città di Medellin nei tempi più vicini alla fondazione della
“Casa Mamà Margarita”.

I. Accogliere la realtà con un cuore salesiano

-Spunti sul contesto storico di Medellin dal 1965 al 1990:

Intorno al 1960, una gran parte dei contadini colombiani cominciò a migrare cerso le grandi
città del paese nella speranza di trovare una migliore qualità di vita. Molte persone preferivano
lasciare le campagne perchè nel settore rurale non era garanriro loro l’accesso ai servizi pubblici
ed era più difficile ottenere benefici in materia di istruzione, salute e lavoro. Se questa
situazione era una causa dei frequenti spostamenti dei contadini, c’era un problema ancora più
grande che costringeva gli abitanti delle campagne a lasciare la loro terra.

Negli anni’70, i disaccordi tra le strutture armate del paese hano generato una grande tensione
sul territorio nazionale; i gruppi illegali erano sempre più interessati a cacciare gran parte dei
contadini colombiani per ottenere l’occupazione a basso costo delle terre per la produzione di
droga. Di fronte a uesta crisi in rapida crescita, il governo non è riuscito a trovare soluzioni al
conflitto agrario e politico. “Tra il 1974 e il 1977, lo spostamento dei contadini assunse nuove
dimensioni con il consolidamento delle coltivazioni illecite in vaste aree del paese, e la
ristrutturazione del territorio in relazione alle manifestazioni economiche e produttive del
territorio in relazione alle manifestazioni economiche e produttive di queste coltivazioni
illecite” (Centro nazionale di memoria storica, 2015),

Questo crecente fenomeno migratorio, unito all’alto tasso di fertilità del paese a metà del XX
secolo, hanno permesso che alcune città, tra cui Medellin, iniziassero a sperimentare altri
problemi sociali causanti dalla rapida e squilibrata crescita della popolazione. La crescita urbana
superava i limiti dell’area pianificata e davanti a questo problema, cominciarono a formarsi
nuovi quartieri dove il controllo del territorio e l’accesso ai beni pubblici erano piuttosto scarsi;
questa situazione cominciò ad accentuare le differenze economiche e sociali tra gli abitanti della
città.

Con l’aumento dei livelli di povertà in questi quartieri improvvisati, accadeva un progressivo
rafforzamento del traffico di droga nel settore urbano. L’economia illegale cominciava ad
acquistare un’organizzazione impensabile che coinvolgeva particolarmente i giovani e la
popolazione dei quartieri marginali di Medellin. Questa situazione, portava con sé un aumento
della criminalità, la crescita del numero di madri sole, la mancanza di accesso all’istruzione
scolastica per i minori, il lavoro minorile, tra gli altri.

-La sensibilità e la risposta della Chiesa al momento storico

La Chiesa in America Latina ha riflettuto e agito su proposte che implicavano un approccio e un


accompagnamento adeguato alle situazioni socio-politiche vissute dai paesi latinoamericani. In
particolare, la Seconda Conferenza dell’Episcopato Latinoamericano (Medellin, 1968) affrontò
le crisi di questi paesi, che stavano soffrendo le conseguenze di una incompleta
industrializzazione; i vescovi riuniti a Medellin erano consapevoli della crescita della fede in
questi popoli e delle nuove esigenze apostoliche e pastorali portate dal cambiamento d’epoca
che si stava verificando.

Si può suporre che le scelte pastorali assunte in questo incontro, illuminate dai criteri di
rinnovamento evangelico proposti dal Concilio Vaticano II, abbiano dato impulso alla missione
della Chiesa di Medellín e ne abbiano favorito l'inserimento e l'impegno a favore dei settori più
poveri ed emarginati colpiti dalla crisi socio-politica della città.

Vale la pena notare che dal 1945 la Chiesa locale guidava l'Organizzazione Sociale Cattolica
Arcidiocesana, che, secondo le possibilità del momento, gestiva piccoli progetti a beneficio
della comunità. Dopo la II Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano, nel 1969, la
pastorale sociale di Medellín promosse con maggiore determinazione opere assistenziali che si
rivolgevano preferenzialmente agli operai e ai contadini emarginati. Le priorità erano "la
promozione e la difesa dei Diritti Umani, la prevenzione del fenomeno della violenza, la
generazione di processi di autogestione e l'assistenza primaria e psicosociale per le vittime dello
sfollamento forzato che sono arrivate nella città di Medellín" (Cáritas Arcidiocesana)

In modo concreto, la linea di accompagnamento alla Comunità assunta dall'Arcidiocesi di


Medellín tra gli anni '70 e '80, si è accentuata nei programmi giovanili che hanno promosso la
pace, la mediazione e la risoluzione del conflitto. La pastorale sociale dell'arcidiocesi ha assunto
numerosi programmi parrocchiali a beneficio delle popolazioni più vulnerabili (quotidiano El
Tiempo, 2014). Da un lavoro innovativo con le Istituzioni di attenzione sociale, la Chiesa di
Medellín si è resa visibile anche nell'accoglienza e nel sostegno integrale delle persone sfollate a
causa del conflitto armato extra e intraurbano.

-La risposta delle FMA in Colombia ai cambiamenti sociali

Fin dal loro arrivo in Colombia (1897), le FMA riconobbero un terreno fertile per l'annuncio del
Vangelo con una predilezione pastorale per i più poveri. Il crescente interesse
nell'accompagnare a pieno le ragazze e i giovani più colpiti da violenza, povertà e malattie 1 ha
assunto varie forme nel corso della storia.

Nel 1972, anno in cui si celebrava il centenario della fondazione dell'Istituto, le FMA della
Colombia furono organizzate in 4 Ispettorie. Ciascuno di queste, a partire da una comunione
carismatica, ha proiettato opzioni pastorali adeguate ai contesti specifici delle diverse regioni
del Paese. Va detto che, in questo periodo, l'educazione formale prendeva forza e diventava
un'opera pastorale privilegiata; questo era un buon terreno per promuovere i valori del Vangelo
e contribuire alla formazione di buoni cittadini cristiani e onesti ispirati al sistema preventivo.

1
Ricordiamo, ad esempio, la missione sacrificale delle prime FMA a favore delle figlie dei lebbrosi,
convitti, scuole e opere delle zone periferiche destinate all'accompagnamento dei più poveri.
Nell'Ispettoria Maria Ausiliatrice le scuole facevano parte della pluralità delle opere, ma
cominciavano a delinearsi anche altri scenari di povertà che spingevano le fma ad assumere
diverse forme di missione a favore dei più poveri. Nel 1973 è stata aperta la casa Maria
Ausiliatrice nel quartiere di Belén El Rincón, un settore marginale della città di Medellín dove
la catechesi, l'inserimento nella vita parrocchiale, l'oratorio, la banda musicale, il ristorante e
alcuni progetti di promozione femminile, sono stati assunti come strategie per accompagnare le
persone più bisognose in quel luogo. Dopo questo lavoro sono emerse altre iniziative pastorali
in diverse parti del Paese.2

II. Gli inizio di casa Mamá Margarita

Gli inizi di Casa Mamá Margarita risalgono ad esperienze precedenti alla fondazione dell'opera.
Diverse sono state le situazioni che convergevano e motivavano suor María Betancur 3 e il
consiglio ispettoriale in quel momento per creare una casa per le ragazze che erano in pericolo
per le strade.

-Motivazione della Chiesa e dell'Istituto

L'invito che il Concilio Vaticano II ha rivolto agli Istituti religiosi ad assumere l'impegno di un
costante ritorno alle sorgenti del carisma, ha avuto una grande accoglienza nell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Questo desiderio di leggere la realtà alla luce del Vangelo e di
impegnarsi con creatività e rinnovata fedeltà al carisma salesiano è evidente nei verbali dei
capitoli generali dopo il Concilio Vaticano II.

In particolare, nel Capitolo Generale XVI 4, a cui ha partecipato come ispettrice suor María
Betancur, l'insistente appello a fare una lettura salesiana della realtà sociale e ad assumere un
impegno radicale a favore dei più poveri, è stato chiaramente espresso nei verbali e nelle
deliberazioni di detto Capitolo. L'Istituto si è sentito fortemente interpellato dai cambiamenti
socio-politici e dalle loro conseguenze. Certamente, percepire la realtà in modo concreto
richiedeva precise risposte carismatiche capaci di influenzare evangelicamente la
trasformazione sociale.

Si può dire - anche se questo non è ufficialmente registrato - che le sfide e i percorsi che la
Chiesa e l'Istituto hanno intrapreso nel mondo, hanno illuminato in modo particolare le
preoccupazioni che suor María aveva in relazione alla lettura del contesto sociale colombiano.

-Confronto con la realtà

Le suore del Consiglio ispettoriale si sono interrogate sull'aumento delle ragazze che si
aggiravano per le strade di Medellín; Suor Armida Magnabosco riferisce nel suo libro "Sulla
strada: incontri", quello per le suore, in particolare per suor María Betancur (Ispettrice) e suor
Fabiola Ochoa (vicaria ispettoriale), il fatto di vedere alcune ragazze che vendevano caramelle
agli angoli delle strade, approfittando del cambio del semaforo per fare una vendita; oppure
osservare adolescenti che vendevano tazze di cafè o altri prodotti nei parchi cittadini senza
possibilità di studio, sono stati motivi sufficienti per sentirsi fortemente confrontati.

2
Nel dipartimento di Arauca (dal 1975), a Currulao (1984), a Cúcuta (2001), sono state aperte alcune
Case per la promozione sociale, l'accompagnamento della catechesi e l'attenzione alla difesa dei diritti
umani.
3
Ispettrice dell’Ispettoria Maria Ausiliatrice (1975-1980)
4
Il CG XVI si è svolto a Roma dal 17 aprile al 28 luglio 1975. Nell'elenco delle partecipanti a questo
Capitolo si riferiscono i nomi di Suor María Betancur (Ispettrice) e Suor Ofelia Cardona (delegata)
Negli incontri con il Consiglio ispettoriale, suor María Betancur ha proposto un modo diverso di
celebrare il centenario della morte di Madre Mazzarello: voleva che prendesse vita una
celebrazione che si traducesse in risposta alle crisi vissute dai più poveri della Città. L'idea si è
concretizzata dopo l'esperienza vissuta il 24 maggio 1980. In quella data alcune suore, testimoni
dei fatti riferiti, dissero che bussarono alla porta della casa ispettoriale, alcune ragazze tra i dieci
e i dodici anni; dalla presentazione personale che portavano, era facile dedurre la grande povertà
in cui vivevano. In modo molto speciale, suor Fabiola Ochoa li ha accolte con affetto e ha colto
l'occasione per fare loro una semplice catechesi mariana e conoscerle un po'. Le ragazze hanno
detto che si sono bagnate nel fiume e hanno dormito in un carro per strada.

Le suore si tenevano in contatto con le ragazze e le aiutavano come potevano, ma erano


consapevoli che, nutrendole, non risolvevano il problema nel modo corretto. Questa esperienza,
collocata in un contesto sociale piuttosto complesso, ha motivato suor María Betancur e le suore
del Consiglio a realizzare il progetto che avevano programmato per la celebrazione del
centenario della morte di Madre Mazzarello. La situazione era davvero complicata; c'era
l'urgenza di aprire una Casa dove le ragazze in pericolo di strada potessero sentirsi al sicuro e
pienamente accompagnate.

III. Fondazione casa Mamá Margarita

Dopo le esperienze, le suore decidono di affittare una casa soprattutto per accogliere le ragazze,
questa dipenderebbe dalla Casa ispettoriale e avrebbe come direttrice diretta suor Fabiola Ochoa
e anche suor Amparo Estrada, suor Rita Jaramillo e suor Alba Mery Bedoya, faranno parte di
questa nuova missione.

Il 13 luglio 1980 è stata inaugurata Casa Mamá Margarita come risposta alla forte
preoccupazione di alcune suore che avvertivano la necessità di un maggiore
avvicinamento ai più poveri e come opera commemorativa dell'anno centenario della
morte di Santa María Mazzarello, confondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Alle 17 si svolse la celebrazione eucaristica nei locali situati in Calle 41 n. 41-32


presieduta da P. Jorge Nieto, Provinciale della Provincia San Luis Beltrán. Oltre alle
suore, parteciparano a questa celebrazione le ragazze María Eugenia Noreña, Yudy
Cecilia, Lina María Jiménez, Elisa Estrella Urrea, prime destinatarie dell'opera.

Il giorno successivo, lunedì 14 luglio, l'esperienza di accompagnamento è iniziata


correttamente. Al mattino presto le ragazze bussarono alla porta. Avevano un punto di
riferimento da accudire e curare con amore.

Questo primo gruppo è stato il risultato di un precedente processo di avvicinamento e di


consapevolezza; le suore hanno individuato alcune realtà precise 5, si sono avvicinate, hanno
iniziato conversazioni spontanee con le ragazze per conoscere un po' meglio le situazioni e per
riconoscere se la proposta di Casa Mamá Margarita rispondeva ai problemi di ognuna. A livello
comunitario, c'è stata una continua riflessione sull'orientamento e lo sviluppo del lavoro. Ha
avuto anche il sostegno di studi fatti sulla realtà della ragazza e dell'adolescente della Città di
Medellín. A questo punto, come riportato nella rassegna storica, un prezioso contributo è stato
offerto dalla dott.ssa Nelly Guerra Serna, direttrice regionale dell'Istituto Colombiano di
Benessere Familiare e dalla sua équipe di lavoro.

5
Hanno identificato alcune ragazze che vendevano caramelle agli angoli delle strade, cantavano sugli
autobus del trasporto urbano o soggiornavano nei parchi pubblici.
-Casa mamá Margarita: una casa con le porte aperte

Secondo la testimonianza di suor María Victoria Montoya 6Prima dell'apertura della casa, alle
suore della Provincia è stata data l'opportunità di suggerire un nome per la nuova Comunità che
accogliesse e accompagnasse le ragazze in situazioni di vulnerabilità. Nel Consiglio provinciale
hanno scelto il nome che detta Casa avrebbe portato. Questa scelta è scaturita dal rapporto
trovato tra il cammino iniziato dalle fma a Medellín e gli inizi dell'esperienza salesiana a
Valdocco con i giovani più poveri della Città di Torino.

Oltre a pensare al nome di questa Casa, sin dalla sua fondazione, le Suore alludono a uno
slogan che sintetizza molto bene lo scopo dell'opera: Casa Mamá Margarita, una Casa dalle
porte aperte.

Il nome di questa Casa parla di un ambiente, di una spiritualità che ne ispira l'essere e il lavoro.
La proposta educativa di Casa Mama Margarita, infatti, apre le porte a una vita vissuta
dignitosamente, allarga gli orizzonti a cui l'ingiustizia ha mostrato solo vedute chiuse e oscure.
Da quando è nata quest'opera, le suore hanno avuto una convinzione: è Gesù, Misericordia e
compassione, che apre le porte a una vita più umana. Questa certezza spiega perché ha senso la
missione educativa che le fma hanno svolto in quest'opera.

-Un'opera sostenuta dalla Provvidenza di Dio

Il tipo di lavoro che le suore hanno iniziato ha beneficiato specificamente di una popolazione
piuttosto povera della società. Il fatto di aver intrapreso un progetto a favore delle ragazze in
situazione di estrema vulnerabilità suggerisce che questa casa, a differenza delle scuole dove i
genitori possono pagare una pensione per l'istruzione delle proprie figlie, Casa mamá Margarita
non poteva garantire allo stesso modo, un ingresso per il suo sostentamento.

Il problema economico era già stato considerato in precedenza perché non c'era capitale,
né dotazione, né altra risorsa. In modo molto consapevole, la sfida si affronta affidando
il lavoro alla provvidenza di Dio che si manifesta attraverso la meravigliosa risposta alla
ricerca delle risorse.

È stato quindi avviato il progetto "Banco de la Providencia", che eroga piccoli


contributi. Dopo un anno, per la difficoltà di monitoraggio, questa struttura cessa di
esistere, ma la Banca resta aperta a innumerevoli benefattori i cui nomi vengono taciuti
per evitare omissioni.

Successivamente è iniziato il Programma di Sponsor Stranieri, in particolare con la


Belgo-Colombiano Oeure del 1”Enfance e con altri enti italiani. (Contesto Istituzionale
Casa Mama Margarita - 2021)

Davvero, casa Mamá Margarita è stata testimone della misericordia di Dio. Va detto che questa
fiducia nella divina Provvidenza include anche altre strategie di autogestione; Contributi
finanziari sono stati ricevuti anche da alcune istituzioni pubbliche che tutelano i diritti dei
minori o che frequentano l'istruzione comunale. Ciò premesso, le Suore hanno saputo mantenere
l'autonomia dell'opera senza dipendere finanziariamente da alcun ente pubblico. A tal proposito,

6
Suor María Victoria Montoya, attuale Ispettrice dell'Ispettoria CMA, ha trascorso un bel tempo in questa
Comunità nel periodo più vicino alla fondazione. Dal 1999 al 2005 è stata anche direttrice di Casa Mama
Margarita.
si legge nella presentazione del contesto istituzionale che, prima dell'offerta dell'Istituto
Colombiano di Benessere Familiare (ICBF) di finanziare integralmente l'opera in modo che si
presenti come una dipendenza di detta entità, le suore rifiutano l'offerta per evitare un
collegamento che potrebbe condizionare gli obiettivi della filosofia e della metodologia delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. (Contesto istituzionale Casa Mamá Margarita, 2021).

IV. Una casa in continuo sviluppo

Dalla prima esperienza con le prime ragazze, Casa Mamá Margarita si propone di suscitare in
ognuna il desiderio di “voler crescere” affinché progressivamente, da una proposta educativa
ispirata al sistema preventivo salesiano, possa essere promossa la scoperta della propria dignità.
Il supporto completo che è stato offerto sin dall'inizio dei lavori, ha comportato la strutturazione
di un percorso assistenziale interdisciplinare dove la messa in rete di psicologi, professionisti
del sociale, della salute, della nutrizione e della pedagogia, favorisce la crescita e la maturazione
di ogni ragazza, considerando prioritariamente la difesa dei suoi diritti.

-Prima tappa

Tenendo conto della gradualità della proposta educativa e di quanto l'esperienza insegnava, le
suore hanno analizzato, tra le varie possibilità, quelle più adatte alle esigenze delle ragazze e
agli obiettivi che si auspicavano di raggiungere. Dopo un periodo di ricerca e discernimento, ha
cominciato a delinearsi la prima tappa del processo di accompagnamento.

Così, la prima fase del programma si concretizza come "Open House" con tre fasi ben
definite: transizione, inserimento e diagnosi.

Viene fornita un'assistenza completa, dall'esercizio dei diritti della ragazza.


L'apprendimento è promosso attraverso il livellamento scolastico con un orario dalle 9
alle 17. Particolare attenzione è riservata al processo di socializzazione. “Compito
prioritario è l'individuazione delle famiglie o “altre famiglie” di ragazze e adolescenti
per avviare il lavoro che continua tuttora, al fine di uno degli obiettivi principali
dell'Istituzione: l'integrazione delle ragazze e dei giovani nella loro famiglia ambiente.
(Contesto istituzionale, 2021, Casa mamá Margarita)

-Seconda tappa

Suor María Betancur e le suore impegnate nella fondazione pensavano di creare un convitto per
ragazze esposte a maggiori rischi; hanno pianificato un progetto del genere per il futuro quando
il lavoro appena iniziato sarebbe stato meglio consolidato. Rilevando i gravi pericoli che le
ragazze affrontavano giorno e notte nei loro vari contesti, hanno fatto avanzare la proposta alle
suore, cercando con urgenza un luogo ampio e adeguato per la sede di quella che sarebbe stata
la seconda tappa di Casa Mamá Margarita.

Al collegio, l'accompagnamento è stato fatto continuamente. Le suore e le educatrici potrebbero


educare alla valorizzazione della propria dignità insegnando alle ragazze abitudini concrete di
igiene, pulizia, presentazione personale e cura della salute. Si può dire che in questa sede le
ragazze hanno la possibilità di imparare a “vivere in casa” perché la permanenza continua in
quel luogo implicava un compito di socializzazione abbastanza significativo che si è
concretizzato in esperienze come l'apprendimento della risoluzione dei conflitti e l'arte della vita
familiare.

-Terza tappa
Nel 1986, quando alcune ragazze avevano compiuto notevoli progressi scolastici ed erano al
livello appropriato per iniziare la scuola secondaria, le suore e l'équipe interdisciplinare
studiarono nuovamente la possibilità di collegare queste adolescenti a una scuola pubblica. Suor
Armida Magnabosco riferisce che dopo aver tentato tale strada, nel valutare l'esperienza, si
ritiene opportuno proseguire con una terza tappa. “Proprio in quei giorni, una delle suore ereditò
un edificio (…) bastarono alcuni adattamenti e questo servì come soluzione” (Magnabosco,
1996, p.69). Questa nuova sede non sarebbe stata utilizzata solo per lo studio accademico,
poiché i bisogni delle adolescenti richiedevano il proseguimento della fase precedente in cui
erano state accolte e accompagnate in modo completo.

A distanza di due anni, si conferma la necessità di offrire una proposta che garantisca in modo
più concreto l'inserimento delle giovani nella società quando raggiungono la maggiore età e
devono lasciare l'Istituzione. Anche se avessero acquisito un titolo accademico, non era loro
garantito un lavoro dignitoso che consentisse loro autonomia e indipendenza. “Era necessario
che la giovane raggiungesse quell'età con una specifica garanzia di lavoro. Poteva in seguito,
con i propri mezzi, continuare la sua preparazione se voleva e poteva farlo” (Magnabosco, 1996,
p.69).

Inizialmente, di fronte a questa nuova esigenza, le giovani si sono recate in diversi centri di
formazione che sono stati scelti secondo le attitudini e le inclinazioni di ciascuna. Alcuni
impararono a cucire o a fare la litografia. 7 Nel 1991, con adeguata riflessione e con la
consulenza di alcune istituzioni, le suore hanno sviluppato il progetto di Formazione Tecnica.

Il programma di Formazione Tecnica nei Servizi di Cura Mamá Margarita identificato con
l'acronimo CATESAM è iniziato ufficialmente il 4 febbraio 1992 presso la sede della terza fase.
Il 23 febbraio dell'anno successivo viene rilasciata la licenza di esercizio come Istituto di
Formazione (Res. N.007525).8

-Quarta tappa

Dopo questo percorso di formazione professionale, quando le giovani hanno compiuto 18 anni,
le suore hanno pensato di continuare ad accompagnare le diplomate di Casa Mama Margarita,
perché potessero “partecipare attivamente al progresso della società attraverso il proprio
lavoro. , diventando capaci di amministrare i propri beni, in sintonia con i principi della
solidarietà cristiana” (Progetto Educativo Casa Mama Margarita) 9. A quel tempo si parlava di
una quarta tappa per indicare la fase finale di un processo di socializzazione che doveva ancora
essere accompagnato da strategie e modalità diverse.

Quando le ragazze adolescenti hanno raggiunto la maggiore età, a 18 anni non sono
state adottate o non hanno potuto reinserirsi nella famiglia o ne sono prive e devono
affrontare la propria situazione, l'istituzione le accompagna nel processo di inserimento
nel mondo del lavoro , nella posizione dell'alloggio e altri aspetti.

Questa consulenza e monitoraggio costituisce la 4a tappa; Viene fornito in modo


familiare, dando loro il supporto di cui hanno bisogno secondo la propria realtà fino a

7
Le giovani che hanno scelto la litografia sono state istruite presso le strutture di Ciudad Don Bosco,
opera degli SDB della Città di Medellín.
8
Il 9 marzo 1992, Res.N. 006481, la segreteria dell'istruzione ha approvato ufficialmente le due fasi come
unica scuola.
9
Citato in Magnabosco, 1996, p.70.
quando non raggiungono la totale autonomia, sono sempre legate emotivamente a Casa
Mamá Margarita. (Contesto istituzionale, 2021, Casá mama Margarita).

V. Conclusioni

Al di là dell'impatto sociale che Casa Mamá Margarita genera nella città di Medellín, per le
FMA quest'opera è di grande importanza in quanto costituisce un ambiente dove il Sistema
preventivo salesiano viene vissuto e aggiornato ogni giorno. La ricca esperienza carismatica che
questa casa offre alle suore dell'ispettoria Maria Ausiliatrice, l'ha configurata come una casa che
contribuisce in modo speciale alla maturazione vocazionale delle FMA. La sua spiccata
intenzionalità formativa e la qualità della sua proposta pedagogica fanno di questa Comunità
uno spazio privilegiato per il discernimento vocazionale dei giovani volontari e per l'esercizio
professionale dei laici che contribuiscono alla missione pastorale.

In questo momento storico in cui tanti cambiamenti e crisi di vario genere investono la società e
in cui la Chiesa si sente interpellata ad illuminare il mondo con la novità del Vangelo, rileggere
con cuore salesiano la storia di Casa Mama Margarita può aiutare a interpretare le sfide del
tempo presente e per offrire una risposta concreta alla realtà dei giovani e delle persone più
sofferenti.
Bibliografia

-Magnabosco, Armida. (1996). Sulla strada… incontri. Editorial Elle di Ci.

-Casa mamá Margarita. (2021). Contexto Institucional y reseña histórica. Medellín.

-Crónica de Casa mamá Margarita referida en videos editados con ocasión de los 40 años de la obra.

-Archivo fotográfico Casa mamá Margarita.

-El Tiempo. (2014): Edición digital. Neocampesinos, gente de ciudad que se muda al agro. Desde
internet. En: http://www.eltiempo.com/archivo/documento/CMS-14674409

-Centro Nacional de Memoria Histórica. (2015). Una nación desplazada Informe nacional del
desplazamiento forzado en Colombia Serie: Una nación desplazada. CNMH

-Centro Nacional de Memoria Histórica. (2017). Medellín: memorias de una guerra urbana. CNMH.

-Museo Casa de la Memoria. (2018). Medellín: memorias por contar.

-Conferencia del episcopado latinoamericano disponible en


https://www.celam.org/documentos/Documento_Conclusivo_Medellin.pdf

-https://centrostudifma.pfse-auxilium.org/it/pdf/csfma/istituto-fma-atti-16-capitolo-generale-1975.pdf?
GENEREDOCUMENTO_ID=3

-Arquidiócesis de Medellín. Nuestra historia y nuestra misión. Pastoral Social. Disponible en


https://www.pastoralsocial.co/nosotros/

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