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Alla sera

Composto probabilmente tra l'agosto del 1802 e l'aprile del 1803 il sonetto, uno dei più
significativi, fu collocato dal Foscolo in apertura della sua raccolta delle sue Poesie.L’arrivo
della sera è cara al poeta, la sera simile alla morte, riesce a trasmettere un senso di pace, in quanto
mette fine alle preoccupazioni che l’uomo vive durante il giorno e fa riflettere sul nulla eterno.
Il tema principale della poesia è la morte che il poeta non nomina mai direttamente ma indica
attraverso due espressioni:
Fatal quiete (v.1) Nulla eterno (v.10) in quanto secondo Foscolo non vi è nulla dopo la morte e come
la sera porta via le preoccupazioni della giornata ,la morte si comporta allo stesso modo, ma togliendo
per sempre tutte le delusioni e tormenti. Proprio per questo il poeta vede la sera come una specie di
modo per la pacificazione interiore.
Il componimento è diviso in due parti ben distinte: La prima (le 2 quartine) in cui viene descritta la sera
stessa con tutte le sue caratteristiche e La seconda (le 2 terzine), invece, in cui il poeta parla delle
sue sensazioni.

Il lessico è altamente letterario, costruito con parole auliche e poetiche. Molti sono i latinismi (reo,
aere, secrete, torme, cure) che danno al sonetto un’alta forma classica e neoclassica, mentre i
sentimenti espressi sono decisamente romantici

Forse perché della fatal quiete


tu sei l’immago a me sì cara vieni,
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquïete


tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme


che vanno al nulla eterno, e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;


e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.

PARAFRASI
O Sera, mi sei così cara quando arrivi forse perché sei l'immagine della morte ! Sia quando
le nuvole estive e i venti del bel tempo ti circondano allegramente,
sia quando dal cielo nevoso fai scendere sul mondo lunghe e tenebre sempre scendi
desiderata , e occupi dolcemente le vie nascoste del mio cuore.
Mi fai vagare con i pensieri sulle orme che conducono alla morte e intanto passa
velocemente questo tempo malvagio, e con lui se ne vanno le schiere degli affanni con cui
insieme a me egli si consuma. E mentre io guardo la tua pace, si placa quello spirito
guerriero che si agita dentro di me.

METRICA
questa opera è un sonetto, é composta da 14 versi endecasillabi suddivisi in due quartine e
due terzine.

RIME
le rime seguono lo schema ABAB ABAB CDC DCD.

Le figure retoriche
L’ossimoro
“fatal quiete” (v.1)
Nulla eterno” (v.10)
L’enjambement
è nei versi 5-6 (inquiete/ tenebre e lunghe).
(vv. 5-6, 7-8, 10-11, 13-14)
L’antitesi
“e mentre io guardo la tua pace, dorme/ quello spirto guerrier ch’entro mi rugge”.
Apostrofe
«O Sera!» (v.3)
Allitterazione
«spiRto, gueRRieR, entRo, Rugge» (v.14) (ripetizione suono r)
«Sempre, Scendi, Secrete» (v.7) (ripetizione suono s)
che vaNNo al Nulla eterNo e iNtaNto» (v.9) (ripetizione suono n)
«teNebre e luNghe all’uNiverso MeNi» (v.6) (ripetizione suono n)
anafore
«e quando… e quando»; (v. 3-5)
iperbato
«inquïete / Tenebre e lunghe»( V.5-6)

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