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XCII PER UN'EDIZIONE CRITICA PER UN'EDIZIONE CRITICA XCIII

Library, Harley 2788) 1• Come artefice del passaggio di M fra la nasteri della Southumbria interessati dalla riforma di 1Ethelwold;
Northumbria e la corte carolingia viene subito in mente il nome di non è possibile invece localizzare la scrittura del secondo copista (ff.
Alcuino, ma senza dubbio esistono anche altre possibilità. 1-8), che si può datare probabilmente intorno alla metà dell'XI se-
colo. Il codice si trovò più tardi (inizio secolo XII) presso la Christ
O= Oxford, Bodleian Library, Hatton 43 [S.C. 4106]2. Il codice Church a Canterbury.
è composto da 178 fogli cli 260 x 195 mm (specchio di scrittura 195
x 145 mm), vergati su una sola colonna di 26 linee per pagina. Sono '
presenti solo decorazioni minori: ogni capitolo inizia con una lettera
capitale rubricata, e le formule explicit e incipiunt capitula di ogni li-
bro sono rubricate in un'ampia capitale quadrata, che occupa due li-
nee di scrittura. Al codice. ha lavorato sostanzialmente un unico co-
pista di qualità (O'), che ha trascritto i ff. 9-177 (il f. 178 è bianco);
ma a quanto sembra il primo fascicolo andò a un certo momento
perduto, e venne rimpiazzato dagll attuali ff. 1-8, opera di un secon-
do e meno abile copista (02). Il primo copista utilizza una scrittura
perfettamente in linea con l'anglo-carolina Style I, localizzata verso
la fine del X secolo a Winchester e nelle fondazioni promosse dal
vescovo di Winchester, 1Ethelwold (963-84) 3 . La scrittura di 0 1
presenta varie caratteristiche condivise con gli altri esempi di anglo-
carolina Style I (come la lettera d con asta diritta, la g con un semi-
cerchio aperto al posto di un occhiello chiuso; occasionalmente la r
in forma di 2; spazi proporzionati fra i tratti superiori della legatura
-st-, una forma particolare del compendio per et, ecc.) 4 ; i paralleli
più stretti si ritrovano in manoscritti di Abingdon 5 e Peterborough 6
e nella scrittura latina di un diploma di re 1Ethelred per St Albans
del 10077 . Queste caratteristiche paleografiche fanno ipotizzare per
i ff. 9-177 una datazione al X-XI secolo e un'origine in uno dei mo-

1
Cfr. B. Bischoff, «Die Hofbibliothek Karls des Grolìen», in Id., Mitte!a!terliche
Studien, Stuttgart 1966-81, III, pp. 149-69, alle pp. 160-r.
2
Repertoriato in Gneuss, Handlist, n. 630.
3 Cfr. Bishop, English Caroline, pp. XXI-XXII, e D.N. Dumville, English Caroline
Script and Monastic History: Studies in Benedictinism, A.D. 950-1030, Woodbridge
1993, pp. 2-5, 24-7, 52-3, 58-9 e passim.
4
Si osservi che la scrittura di 0 1 non mostra nessuna delle particolarità insulari che
caratterizzano l'anglo-carolina Style II (collegata con Glastonbury e in seguito con i
due monasteri di Canterbury), e nessuno dei manierismi legati all'opera di Eadwig
Basan (Style IV).
5
Lincoln, Cathedral Library, 182: cfr. Bishop, English Caroline, n. 15 (p. 13).
6 K0benhavn, Kongelige Bibliotek, G. K. S. ro (2°): Bishop, English Caroline, n. r 3
(p. rr).
7
Oxford, Bodleian Library, Eng. hist. a. 2, f. 26r: repertoriato al n. 916 in P.H.
Sawyer, Anglo-Saxon Charters: an Annotated List and Bibliography, London r 968
(= S), e presentato da Bishop, English Caroline, n. 17 (p. r 5).

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