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Capitolo 6 – “Vladimir”

Era mezzanotte. Il palazzo era in un silenzio tombale. Vladimir era


ancora di fronte al bancone a bere un po’ di vodka dalla bottiglia.
All’improvviso, entrò un uomo che indossava un cappotto. No,
non quell’uomo.
L’uomo lasciò una nota a Vladimir, e lo fissò. L’uomo era nascosto
da una maschera nera con degli occhiali da sole. Vladimir lesse la
nota, che diceva:
“Soldato del KGB e stregone più potente dell’ex-Unione Sovietica,
Vladimir Stroganoff, siete stato incaricato dall’Ordine della
Vedova Nera di commettere un assassinio per il Maestro
dell’Ordine.
L’obiettivo è un uomo di nome Nicholas Campbell, detto “Pulsar”.
Egli cercò di attentare alla vita di Iosif Stalin nel 1950 e ci provò
ogni anno. Il suo ultimo tentativo fallì quando Stalin ebbe
un’emorragia cerebrale e cadde a terra subito prima che Pulsar
premette il grilletto. Stalin, però, era già morto.
Come potete intuire, abbiamo scoperto di recente che Pulsar
commise questi attentati alla vita di Stalin. Pulsar molto
probabilmente era una spia occidentale venuta nell’Unione
Sovietica per assassinare il Presidente.
Agente Stroganoff, fate attenzione a quell’uomo. Anch’egli è in
grado di utilizzare la magia, forse non bene quanto voi. Ma ormai
avete una certa età, e Pulsar è più giovane di voi.
Buona fortuna, Agente. Ne avrete bisogno. Sinceri saluti,

Edwar Daniel Brando


P.S. Verrete pagato a lavoro compiuto. Sapremo quando Pulsar
morirà.”

Vladimir fissò la nota, e guardò l’uomo col cappotto.


“Edwar D. Brando, eh? Quell’uomo, eravamo spietati nemici
durante la Guerra Fredda. Ora quel bastardo vuole il mio aiuto…
”. Detto ciò, Vladimir sorrise e continuò: “Pulsar se non ricordo
divenne un senzatetto qualche anno fa. Forse si trova ancora a
Londra”.
L’uomo col cappotto fissò Vladimir ed attese risposta. Il russo,
dopo qualche secondo, disse: “Va bene. Ora se ne vada, andrò a
cercarlo io. Ma voglio almeno dieci mila sterline. Ho la
conferma?”. L’uomo col cappotto annuì, e dopo essersi ripreso la
nota uscì dal palazzo.
Mezz’ora dopo, Vladimir uscì dal palazzo, e si scrocchiò le dita.
Iniziò dunque a cercare Pulsar per le desolate strade londinesi.
Erano l’1 di notte, e gli unici londinesi per le strade erano
ubriaconi, uomini loschi o ragazzi che stavano rincasando tardi.
Vladimir era circondato da un sottile strato d’aura, invisibile ad
occhio nudo ed impercettibile da un comune umano, ma notabile
da uno stregone.
All’1:30, Vladimir arrivò in una piazza e trovò un uomo sulla
quarantina sdraiato su una panchina. L’uomo aveva capelli
castani che gli arrivavano alle spalle. I suoi capelli erano unti e
mossi, ed indossava una giacca sgualcita e dei pantaloncini
bianchi. L’uomo non si muoveva, ma Vladimir percepì un’aura
simile alla sua, dunque si avvicinò e lo prese per un braccio,
svegliando l’uomo. L’uomo aveva occhi verdi e dei portentosi
baffi che avrebbero fatto invidia allo Stregone di Ghiaccio.
Vladimir scaraventò l’uomo via, ma egli levitò per salvarsi la
pellaccia. L’uomo fissò Vladimir con incazzatura e disse: “Perché
mi hai svegliato?!”. Vladimir fissò l’uomo con aria seccata, e
chiese: “Sei Pulsar?”
La domanda fece rabbrividire il senzatetto, che atterrò e fissò
Vladimir con sguardo sospetto. “Come fai a sapere la mia
identità? Ho lasciato tutto e tutti solo per nascondermi”. Vladimir
non rispose e creò una palla di fuoco nella sua mano destra.
Pulsar fissò la mano di Vladimir e rabbrividì, dunque si mise in
posa e generò due lame dai suoi avambracci.
Vladimir scagliò la palla di fuoco verso Pulsar, che riuscì a fendere
il fuoco in due, ma Vladimir apparse alle spalle di Pulsar e tentò di
colpirlo alla nuca con un coltellaccio. Pulsar scivolò sotto Vladimir
ed iniziò a correre mentre generava una sfera di ghiaccio tra le
sue mani. Vladimir iniziò a corrergli dietro, generando altre due
palle di fuoco nelle due mani. Subito dopo, Vladimir unì le sfere di
fuoco in un’unica sfera di fuoco, di aspetto simile al sole. Pulsar si
fermò e fissò Vladimir, per poi sogghignare e scagliare contro il
russo la sfera di ghiaccio, che assorbì il gelo dell’aria ed iniziò ad
ingrandirsi. Vladimir scagliò la sfera di fuoco contro quella di
ghiaccio, ed entrambe al momento dell’impatto vaporizzarono
l’un l’altra. Pulsar, però, apparse alle spalle di Vladimir durante
l’impatto tra le due sfere e tentò di infilzare Vladimir con le sue
lame. Quest’ultimo si accorse della presenza di Pulsar ed usò il
coltellaccio per difendersi dalle lame, e calciò Pulsar via. Pulsar si
scrocchiò il collo e fissò Vladimir con sguardo arrabbiato, e si
lancio contro di lui. Vladimir, dunque, infilzò l’uomo con il
coltellaccio, ma Pulsar sparì, e Vladimir si ritrovò immerso in una
fontana. Il russo usci dalla fontana e guardò Pulsar, dunque caricò
una palla di fuoco, ma Pulsar gli apparse alle spalle e lo toccò,
congelandogli i muscoli delle braccia. Pulsar, dunque, calciò
Vladimir dentro la fontana ed iniziò a congelarne l’acqua con il
russo all’interno. Vladimir tentò di dimenarsi ma venne
sopraffatto dal ghiaccio. Pulsar, dunque, arretrò e guardò il russo
ibernato, e tirò un sospiro di sollievo.
Pulsar si voltò dall’altra parte della fontana ed iniziò ad
andarsene, quando un’intensa aura iniziò a venir emessa dalla
fontana. Pulsar si voltò verso di essa con sguardo estremamente
spaventato, e all’improvviso il ghiaccio si spezzò
istantaneamente. Vladimir iniziò a levitare, con i suoi vestiti
sportivi Adidas ancora inzuppati, e fissò l’avversario con uno
sguardo di morte.
“N-No, aspetta…! Non uccidermi, ti prego! Un momento, ti
pagherò se mi risparmi! Ti regalerò il mio account bancario ma ti
prego, non uccidermi!”, implorò Pulsar mentre da dietro le spalle
caricava una magia.
Ma Vladimir fissò Pulsar con uno sguardo serio, e generò dal
palmo della sua mano destra un cerchio di plasma dalla quale si
generò una palla di fuoco circondata da diversi cerchi dorati.
Dunque, Vladimir disse: “Il lavoro è lavoro. Cesserai di vivere non
appena il mio attacco colpirà il tuo corpo”. Pulsar venne colto da
un attacco d’ira e fissò Vladimir con uno sguardo iracondo, per
poi gridare: “QUEL TUO ACCENTO DI MERDA…! COMUNISTI
BASTARDI, DOVEVAMO BOMBARDARVI DURANTE LA GUERRA
FREDDA!”, e mostrò una sfera di energia che pulsava. Pulsar,
dunque, lanciò la sfera d’energia, mentre Vladimir scagliò la sua
palla di fuoco.
Entrambi gli attacchi si scontrarono, ed esplosero al contatto. Nel
fumo causato dall’esplosione, Pulsar non riuscì a scorgere
Vladimir. L’inglese sogghignò, e gridò gioendo: “BEN TI STA!
QUESTO E’ CIO’ CHE MERITAVATE, COMUNISTI!”. Una lama
apparve dallo stomaco di Pulsar: Vladimir era alle sue spalle.
Pulsar si voltò lentamente verso Vladimir, con occhi spaventati, e
Vladimir rimosse la lama dallo stomaco dell’uomo. Pulsar si voltò
con uno sguardo pietoso, ma Vladimir lo tagliò verticalmente a
metà, uccidendolo e sporcando il pavimento della piazza con i
suoi organi, ma senza sporcare i suoi vestiti da sport. Dopo aver
fatto ciò, Vladimir appiccò un fuoco al cadavere di Pulsar,
facendolo vaporizzare. Il combattimento finì alle 2:04.
Vladimir tornò al palazzo alle 2:35. La prima cosa che vide fu una
borsa ricolma di mazzette. Ogni mazzetta conteneva 10
banconote da 50 sterline. In totale, ogni mazzetta conteneva 500
sterline. La borsa, dunque, conteneva almeno 12000 sterline. Una
somma sufficiente per Vladimir, che sorrise. Vladimir aprì una
cassaforte segreta, posizionata sotto il bancone, e ci mise dentro
la borsa. Dunque, Vladimir chiuse di nuovo la cassaforte e la
nascose di nuovo. Dopo di ciò, Vladimir si mise comodo ed iniziò
a dormire sulla sedia, preparandosi ad un nuovo giorno di nulla
totale.

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