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CHAPTER 6
Passarono due giorni. Era sera, Marco era appena tornato a casa e ad aspettarlo c'erano Giuseppe
che stava preparando la cena, Zek ancora stesa sul divano e Mika che ormai si era abituata alla
presenza del napoletano, di conseguenza non gli abbaiava più.
La serata procedette normalmente e con un'atmosfera abbastanza tranquilla. Dopo la cena, Marco
e Zek andarono a dormire abbastanza rapidamente, mentre Giuseppe uscì in giardino per suonare
un po'. Karim uscì a sua volta, sedendosi accanto il ragazzo:
''Stai diventando parecchio bravo con quella chitarra, ma non ti stai allenando fisicamente... la
tua abilità non ti salverà da ogni situazione, lo sai vero?''
''Sì... è solo che voglio inseguire questa mia passione con tutto me stesso... se cominciassi ad
alternare, sento che perderei lentamente ciò che rende speciale il suonare questa chitarra'' spiegò
Giuseppe a bassa voce, quasi riluttante.
''Beh, va più che bene. Sei tu che devi decidere la strada che vuoi intraprendere, io non sono di
certo tuo padre. A proposito, come va col disegno?''
''Faccio pratica tre o quattro volte alla settimana, quei libri sull'anatomia mi stanno aiutando
parecchio. Forse se continuo così riuscirò a disegnare qualcosa di decente...''
''Beh, ogni opera è speciale, in un modo o nell'altro. Del resto è una manifestazione del tuo
spirito, qualcosa di unico che è solo tuo. Non c'è un modo preciso di raffigurare o definire
un'opera d'arte, l'importante è che tu faccia sempre ciò che il tuo cuore ti dice di fare, senza esser
influenzato da nessuno'' sorrise lo Zervas, mettendo una mano sulla spalla a Giuseppe, che
rispose:
''Sì''
Karim andò poi a dormire, e non troppo tempo dopo anche Giuseppe. La nottata fu piuttosto
tranquilla e tutti riuscirono a riposare per bene. Il giorno dopo Marco si svegliò, notando che
Karim era già uscito di casa e Zek ancora dormiva. Giuseppe stava leggendo un libro.
''Yawn... buongiorno, cosa leggi?'' chiese il napoletano stirandosi.
''Libri di magia'' rispose Giuseppe con il solito tono freddo.
''Si possono comprare?''
''Se frequenti la scuola di magia sì''
''Ooooh--- aspetta, scuola di magia?''
''Sì''
''Esiste una scuola di magia E QUELLO STRONZO DI KARIM NON ME NE HA PARLATO?''
''Dosa bene le parole. E comunque sì, esiste, probabilmente non te l'ha detto perché non vuole
avere ulteriori spese, costa già parecchio mandare solo me'' rispose Giuseppe.
''Oh, ha senso...'' disse Marco.
''Comunque puoi usare i miei libri se vuoi, imparare qualcosa potrebbe aiutarti ad affrontare
meglio i nemici''
''Va bene, grazie mille fratm''
''Non usare termini napoletani con me''
''Tu di dov'eri?''
''Calabria''
''AHAHAHAHHAHAHAH IL CALABRESE LA SCIMM---''
Dopo questa conversazione non molto piacevole, Marco fece colazione con pane e frutta e poi si
mise a fare una passeggiata mattutina. Ancora una volta, sbattè contro un ragazzo, che
ironicamente era quello dell'ultima volta.
''Pensi che questo sia divertente?'' chiese Marco con tono serio.
''Sì''
''Piuttosto, cos'hai qui?''
''Dove?''
Marco si scaccolò il naso e mise la caccola sulla guancia sinistra del ragazzo.
''Suca''
Il ragazzo si abbassò i pantaloni e urinò addosso a Marco.
''Suca''
Marco colpì il ragazzo con un calcio sulle palle. Lo stronzo si accasciò a terra dal dolore.
Marco cominciò a prendere a calci il ragazzo nonostante fosse a terra inerme. Di colpo, però, il
ragazzo si sfiorò la collana che portava al collo, e improvvisamente Marco si accasciò a terra dal
dolore.
''C-Che cazzo...'' Marco era confuso e dolorante, ma il ragazzo rispose ai suoi dubbi:
''La mia abilità consiste nel causare al nemico danni equivalenti a quelli che mi sono stati causati
per mano sua... ti è andata male, ora sei pisciato e pure dolorante'' disse il grande stronzo mentre
si rimetteva i pantaloni.
''P-Poi sono io la donna... non sarai nemmeno fare a pugni come un normale maschio...''
''Intanto sei tu quello a terra e immerso nel mio piscio, quindi non c'è molto di cui mi devo
vergognare. Colpa tua che hai iniziato ad attaccarm---''
Il ragazzo venne di colpo tirato dall'orecchio destro da un uomo con un cappotto nero, e fu in
quel momento che Marco vide il suo salvatore.
''KARI---'' prima che Marco potesse finire la sua frase, però, Karim gli lanciò una secchiata
d'acqua addosso.
''Torna a casa, fatti un bagno e cambiati, sei tutto sporco. E non attaccare briga di prima mattina
con dei ragazzini. E il discorso vale per entrambi, chiaro?''
I due annuirono, allontanandosi. Karim sospirò, guardando il suo collega appena arrivato. Un
uomo di altezza media con carnagione lievemente scura, capelli biondi scuri e occhi neri. L'uomo
aveva un'espressione divertita e si avvicinò all'assistente:
''Il ragazzo con i capelli strani era il tuo nuovo figlio adottivo? Siamo già a due''
''Non sono figli adottivi...'' rispose con tono assente lo Zervas.
''Vivono abusivamente in casa tua e nonostante non portino alcun beneficio economico li cresci,
campi e mandi alla scuola di magia. Se non è amore paterno quest---''
''VERO, LA SCUOLA DI MAGIA, NON CI HO MANDATO MARCO'' esclamò Karim.
''Con lo stipendio che abbiamo vuoi mandare un altro bambino a scuola? Tu sei pazzo''
''Pazzo da legare! Se lo lascio così com'è qualcuno lo rapirà e lo venderà al mercato nero, meglio
non rischiare''
''Perché non lo vendi TU al mercato nero? Guadagnaresti abbastanza per migliorare le tue
condizioni di vita''
''COL CAZZO! Non dopo che ha fatto amicizia con Emmanuel. Quello mi sfonda di mazzate se
comincio a vendere bambini al mercato nero, non mi vedrebbe neanche più come essere umano''
Karim sembrava molto serio riguardo questo argomento.
''Legit''
''Legit tua madre, hai un prestito?''
''Nah''
''Ok, tanto me la caverò''
''Ho i miei dubbi'' ridacchiò Gen.
''Anche io'' rispose Karim con fare autoironico, sapendo che stesse facendo una cazzata.
''In ogni caso, ci andiamo a questa riunione o andiamo a picchiare qualche donna?'' domandò
Gen con una serietà quasi spaventosa.
''Andiamo alla riunione, le donne a quest'ora stanno in casa''
''A maggior ragione sarebbe figo entrare nelle loro case e picchiarle, ma va bene, andiamo alla
riunione''
Marco andò a lavarsi, e mentre Giuseppe si rilassava, qualcuno bussò alla porta di casa.
Giuseppe andò ad aprire, era una guardia.
Giuseppe sbattè la porta in faccia alla guardia, che si preparò a sfondare la porta, ma poi lesse
''Casa Zervas'' e capì che era meglio andarsene prima di esser sciolto nel calcestruzzo. Marco,
che nel mentre stava facendo una passaggiata, sbattè di nuovo contro qualcuno.
Realizzò poco dopo però che aveva davanti una ragazza poco più bassa di lui.
''Ah''
Intanto, al castello... decine di uomini e donne erano riuniti attorno ad un lungo tavolo.
''Ma quando arriva l'imperatore?'' bisbigliò Karim a Gen, che era seduto accanto a lui.
''Probabilmente si starà segando''
''Mh''
''(Eccola...)'' pensò tra sè e sè Karim, con sentimenti contrastanti nei confronti della donna.
''Signori e signore, la vostra attesa è stata ripagata. L'imperatore è giunto tra noi''
Un alta figura con un abito bianco e dorato più lungo di quello di Emilia entrò in sala. I suoi
stivali dorati fecero ad ogni passo avvertire la sua maestosa presenza. I suoi capelli erano lunghi
e di un inusuale color oro, con due grandi occhi verdi chiari. Tuttavia, non era solo... era
accompagnato da 5 figure in armature dorate.
''N-Non ci credo...'' Karim pensò tra sè e sè. Fu totalmente sconvolto dall'arrivo di quei 5, che
dovevano essere in altre parti del regno a combattere il crimine e le insurrezioni. Ed erano
arrivati col tempismo peggiore di sempre. Tuttavia, anche se tutti erano sorpresi, nessuno osò
parlare o muoversi, tutti tennero gli occhi fissi su quell'uomo, quella figura la cui sola presenza
poteva opprimere chiunque, le cui parole risuonarono potenti e decise nella sala: