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IL SIMBOLISMO DEI COLORI, WIDMANN.

I colori vengono percepiti come stimoli particolarmente elementari, vengono immediatamente


colti nella loro semplicità. Colori e forme fondamentali sono perciò i simboli emozionali
universalmente comprensibili.
Quando essi sono scelti per le loro evocazioni emozionali sono indicatori precisi della
particolarità emozionale dell’uomo, del suo comportamento, del suo punto di vista, del suo
modo di lavorare e della sua predisposizione alle malattie.

La percezione del colore determina effetti fisiologici, dimostrato dagli studi di Birren
e da Wohlfart.
E’ possibile osservare anche che la percezione cromatica sviluppa effetti psicologici.
Il colore dona spessore emotivo all’esperienza.
I colori sembrano caricarsi di stratificazioni culturali, economiche, convenzionali e di
altro tipo.
Il linguaggio dei colori è certamente ricco di significati attribuiti per convenzione e in
tutti i casi il colore è propriamente segno che simbolo.

I colori sono simboli primariamente emozionali, per comprenderne il significato


occorre calarsi nell’emozione che essi evocano con delicatezza d’animo e con
sensibilità di sentimento più che con acume d’intelletto. L’approccio psicologico di
Luscher fonda ogni codificazione del valore simbolico dei colori sulle evocazioni
emozionali immediate. Nei suo seminari il punto di partenza per la comprensione
del simbolismo cromatico è sempre lo stesso: una grande superficie colorata e
domande-stimolo del tipo “cosa prova guardando questo colore?”.
Rendersi sensibili alle sollecitazioni emotive delle immagini è l’approccio più
fecondo alla comprensione del simbolismo dei colori, perché il mondo dei colori non
si può dominare con l’intelletto.

Nero: M. Luscher scrive che “il nero esprime l’idea del nulla e corrisponde alla più
assoluta negazione” (Luscher, 1983, pp. 44 e 46). Nella sua negazione risiede la
massima potenza espressiva.
Strettamente associato con le tenebre dell’ignoto, dell’inconscio, dell’ignoranza e
del mistero, il nero diventa colore che contraddistingue il segreto, l’occulto, il non-
noto nella sua accezione più ampia.
Il colore rimanda all’archetipo della Grande Madre uroborica che contiene tutti gli
elementi da estrarre e da trasformare, metafora dell’inconscio e dei suoi contenuti.
Il carattere terribile di questa Grande Madre pone in risalto l’aspetto di potenza di
questo colore. La caratteristica cromatica non manca di segnare anche aspetti
quotidiani della nostra realtà, Poiché il nero conferisce autorità e potenza, maestà e
solennità. Cromaticamente il nero è un colore assoluto, dato dall’assenza totale
della luce. Il nero è simbolo dell’ombra, si fa simbolo della dimensione psichica che
corrisponde alla prima realizzazione dell’inconscio, quella dell’ombra.
In sintesi, il nero contrassegna costantemente ciò che è portavoce di morte o
comunque associato ad essa. In questo colore ci sono le metafore della tristezza,
della sofferenza psichica.

Se all’inizio dei percorsi iniziatici il colore era quello del pleroma, del caos, dell’
indifferenziato e simboleggiava le tenebre dell’inconscio. All’altro lato
dell’evoluzione avvolge il livello metafisico ultimo e si fa paradossale, accecante
luminosità dell’inconoscibile.

Rosso: secondo molte cosmogonie nell’abisso delle tenebre è custodito il segreto


vitale. Cromaticamente ciò viene reso come un nucleo rosso nell’abisso del nero, un
cuore di fuoco custodito nel punto più occulto del buio.
Il binomio rosso- amore è uno dei più saldi nella psicologia del colore. Agli arbori
dell’esistenza storica il rosso è il colore della vita che si manifesta, per circa un
millennio il rosso ha rappresentato il colore maschile ( Jung, 1986, p.272) immagine
quindi dell’archetipo che anima la materia inizialmente inerte con il suo impulso
fecondatore, ce le trasmette un brivido di attività, di movimento e di vita oltre che
uno sprazzo di luce. Il colore rosso sottolinea in questo modo l’aspetto
simbolicamente maschile dello spirito, inteso come principio attivo, fecondatore,
dinamico e illuminante.
Il rosso è energia. Scrisse Kandinsky: “suscita una sensazione di forza, energia,
tensione, decisione, gioia, trionfo, eccetera.”
Secondo Heiss e Halder il rosso determina prontezza nella reazione degli stimoli
(1981, pp.74-75) ed è probabilmente questo che lo rende il colore più appropriato
per segnalare situazioni di pericolo.
Infatti, in India, il rosso è associato al chakras della radice, il primo dei sette chakras,
collocato alla base della colonna vertebrale, sede delle energie più profonde e
originarie, quelle che alimentano l’istinto di sopravvivenza e gli impulsi naturali del
corpo a difendere se stesso e a mettersi in rapporto con l’ambiente.
(Anodea, 1998, p.79)

Il rosso, in quanto simbolo dell’energetica psichica, si manifesta, in forme positive


(quali calore, passione, entusiasmo, vita, fertilità, amore) e in forme negative (come
potenza, distruttività, aggressività, odio, spargimento di sangue).
La complessa categoria dell’eros è in evidente relazione con l’esperienza dell’amore.
Questo sentimento comporta in effetti una forte carica energetica e passionale, una
spinta creativa e di procreazione, una capacità di attivazione e di entusiasmo, una
tensione biofila verso la vita e l’esperienza, un vissuto di legame e di coesione
dettato dall’intensità del sentimento.
Il rosso si addice all’erotismo sessuale, ma anche all’eros più raffinato e all’affettività
più intensa.
Il rosso corrisponde all’energia in tutte le sue forme, quelle che appartengono allo
spirito e quelle che appartengono all’istinto: è attivismo ed entusiasmo; è pulsione
amorosa e sensuale; è potenza aggressiva e distruttiva; è velleità agonistica e
competitiva; è desiderio di conquista e di potenza.
Il desiderio di vivere e di fare esperienze è parimenti costellato dall’archetipo del
rosso e può esprimersi nelle più diversificate forme dell’entusiasmo che può andare
dalla generica “voglia di più” del più esaltato coinvolgimento degli invasati.
Appartiene a questa area l’amore per i rischio e per l’avventura e quella sete di vita
caratteristicamente giovanile che nel linguaggio dei attuale teen-agers si traduce
nell’espressione “di più”.

Il blu: in contrapposizione al rosso ha un effetto fisiologico sedativo, determina un


rallentamento delle unzioni vegetative.
Lüscher ascrive a questo colore i significati fondamentali della quiete e
dell’appagamento. Il simbolismo del blu s’interseca profondamente con quelle del
cielo. Forse è l’evocazione del cielo che partecipa al blu il carattere di profondità
sconfinata e di infinito. “ quanto più il blu è profondo, tanto più fortemente
richiama l’uomo verso l’infinito, suscita in lui la nostalgia della purezza e, in ultima
analisi, del sovrasensibile.” (Kandinsky, 1979, p.110)
Questo colore si propone quindi come colore evocativo del cielo ed è tipico dei
luoghi in cui dimora il divino e da cui si accede a una dimensione celeste.
Il carattere di permanenza e di eternità che appartiene al blu spiega come esso sia
ritenuto anche colore della fedeltà. Il blu corrisponde dunque ad un’attività mentale
quieta, ma che non si dissolve nell’assopimento; simbolizza un’esperienza
stimolante, ma non inquietante; volge all’interno e al profondo del nostro animo per
cogliere e unire, più che smembrare e contrapporre.
Il colore blu è quello del sentire e i suoi significati rimandano alla sfera affettiva,
proprio per questo in certe raffigurazioni medioevali la donna tiene sotto il proprio
azzurro manto protettivo la famiglia che aveva commissionato il quadro.
Se il rosso è energia dinamica che spinge all’azione, il blu è la quieta
dell’appagamento dell’armonia interiore.
È un colore-ponte fra terra e cielo e fra terra e mare, il blu collega l’uomo con le
altezze ineffabili dei cieli e con le profondità abissali della propria anima; ne
interpreta il desiderio acuto di ricongiunzione, sia quando è nostalgia dolcissima di
fusione, sia quando è anelito tristissimo di dissoluzione.
L’archetipo blu sollecita la propensione per il contatto e per la relazione. Il blu
possiede degli aspetti d’ombra importanti che si esprimono soprattutto quando la
sua delicata affettività vira in quella patologia del sentimento che clinicamente si
chiama depressione.

Il blu, colore moderno e colore dell’Occidente, con i suoi significati di legame


accompagna l’attuale, collettivo percorso verso l’integrazione e l’unificazione. Di
essa abbiamo la testimonianza nella realizzazione dell’Unione Europea, nella
ricompattazione del mondo islamico, nella ridefinizione del ruolo delle Nazioni Unite
e negli interventi sempre più frequenti ed estesi dei caschi blu.
In blu nella solidarietà civile: la coesione e la partecipazione prendono allora la
forma dalla solidarietà sociale, dal volontariato e dell’associazionismo garantista di
cui è esempio il “ telefono azzurro”. La comunicazione planetaria, le migrazioni di
popoli, la circolazione di idee, gli ideali democratici, la realtà multietnica hanno
avviato quel processo avvolgente e unificatore che ha sotto il nome di
globalizzazione rendendoci tutti inquilini del villaggio globale, secondo la felice e
abusata espressione di Mac Luhan.
Il blu, colore del cielo e del mare, si appresta così a diventare colore della terra. Tale,
in effetti, appare il nostro pianeta visto dallo spazio: il pianeta azzurro.

Il grigio: ultimo colore ad essere individuato come tale. E’ stato per tanto tempo un
colore imprecisato, relativamente povero di documentazione specifica ma gli
competono alcuni caratteri storicamente attribuiti ad altri colori.
Il grigio è il colore dell’argento e fu spesso attributo regale e divino. E’
simbolicamente il complementare dell’oro. Cromaticamente l’argento ha una
proprietà che colpisce: per effetto di ossidazione esso assume una colorazione così
scura da confondersi con il nero, ma pulito e lucidato acquista un colore così chiaro
da avvicinarsi al bianco. Questo ha portato a edificare una identità fra argento e
luna. Infatti, la luna passa da una fase di luna nera in cui è totalmente buia e lascia
intravedere a malapena il suo proprio contorno, a una fase di luna piena in cui
risplende di un biancore appena velato. Con la luna, quindi, l’argento condivide il
carattere di luminosità attenuata, la capacità di trasformazione e di rinnovamento,
la ciclicità e la mutevolezza, il rapporto con le acque e e con la notte, con
l’immaginario e con l’inconscio.
Il grigio argenteo è simbolismo lunare nella sua intera complessità.
Quando il rosso fuoco esaurisce la propria vampa energetica e vitale, lascia dietro di
sé grigie testimonianze di fuoco e cenere. I residui della sua combustione sono
accomunati nelle diverse gradazioni del colore grigio. La cenere è simbolo di stati e
stadi della vita in cui le cariche vitali sono spente, smorte o estinte; il grigio anche
quando conserva tracce di energia influenza e potenza, corrisponde a stati d’animo
e a modi di essere in cui queste si manifestano in maniera aperta, mimetizzata e
sommessa. Il grigio non è un territorio adatto alla vita, afferma Luscher (1989, p.22)
La tradizione cristiana associa la cenere alla materia devitalizzata del corpo e ne fa il
simbolo della morte e della caducità di ogni creatura.
Al grigio è associata la soggettività repressa, coartata, imprigionata e impossibilitata
a dispiegarsi: es. Cenerentola.
Lo stile grigiastro persiste ancora oggi e costituisce una sorta di divisa professionale.
Il grigio come colore privo di vivacità, di carattere e di stimolazione, un colore dal
carattere freddo. E’ anche il colore meno dotato di potenza, privo di energia, non si
impone, non introduce sollecitazioni. Sec. Luscher: la sua particolarità è la neutralità.
Il grigio è colore caratterizzante della vecchiaia e delle sue caratteristiche: i capelli
che si fanno grigi ne annunciano l’avanzare e l’espressione capelli d’argento ne
costituisce una perifrasi.
I significati di questo colore si possono riassumere nella sospensione di ogni
stimolazione, nell’astrazione di ogni forma di vita e coinvolgimento. E’ grigio il
colore delle rovine, testimonianze silenziose di civiltà tramontate, di esistenze
sepolte e dimenticate. Questo fu un mondo carico di fascino agli occhi del
romanticismo che alla gamma dei grigi e dei cromatismi offuscati nel grigio
attribuiva denominazioni evocative come “color delle ruine” o “color eremita”.

Il bianco: colore opposto al nero. Nella sua perfezione è un’astrazione. Nella teoria
di Newton una superficie bianca lo è quando riflette contemporaneamente tutte le
radiazioni cromatiche. Colore assoluto, luminoso che lo rende intrinsecamente
partecipe all’immagine del divino e alle figurazioni simboliche del trascendente.
Il profondo legame del bianco con il divino e con la sua estensione all’uomo fa di
questo colore un elemento propiziatorio e protettivo nei confronti degli influssi
malefici. La perfezione come colore è propensa ad una approvazione morale, infatti
è visto come colore del bene e dei buoni all’interno della coppia di contrari. Il
bianco, colore unitario data dalla totalità dei colori, si trova ad essere singolarmente
adatto a esprimere aspetti del sé.
Se il nero è il colore notturno e di tenebra, il bianco è colore diurno e di luce. Il
bianco per Goethe è luce stessa, percepita e immaginata nella sua essenza. Il nome
stesso del colore rimanda al concetto della luce. Per Goethe il bianco è la
materializzazione della trasparenza. Dal punto di vista psicologico-analitico la luce è
il grande, fondamentale e universale simbolo della coscienza.
Gli psicologici del colore ascrivono al bianco un carattere liberatorio: per Pfister è il
colore di disinibizione, dell’apertura, della sincerità; per Luscher è il colore della
liberazione.
Il bianco esprime e rappresenta ogni stato di purezza e purificazione, di eliminazione
delle scorie, di elevazione al di sopra di quando è sporco, putrido, contaminante. È il
colore della sterilità e di quando è incontaminato, della limpidezza morale e quindi
dell’innocenza.
Nelle simbologie a noi familiari è di colore bianco la luna, astro associato al
femminile in maniera solidale e universale.
Il bianco nel suo carattere assoluto, estremo e inappellabile non può far a meno di
evocare anche l’esperienza estrema dell’io: la morte.
Nella nostra cultura non è più adottato come colore funerario ma lo è stato a lungo
in altri tempi e culture. In particolar modo, il bianco come colore funerario e di lutto
è diffuso in tutto l’Oriente. Il bianco e il nero come colori assoluti di un evento
assoluto, la morte: il nero si specializza a esprimere la fine, il bianco a esprimere un
nuovo inizio, allude alla globalità di potenzialità da attuare, di una vita da iniziare.
Sul piano letterale il bianco è il colore della morte nel suo aspetto di premessa di un
nuovo ciclo, di momento di passaggio attraverso la resurrezione.
Sul piano psichico in bianco funerario, con il significato di resurrezione e di
elevazione non parla della morte fisica e di prospettive escatologiche. Esso è
analogico alla capacità umana di rinnovarsi, di cambiare di stato e di livello. Quindi,
è simbolo di rinnovamento e di rinascita ad altri livelli.
Il bianco è l’immagine di quegli stati esperienziali emotivamente intensi e paragonati
all’emozione di trovarsi in vetta a un monte innevato, dove il candore e il silenzio, il
bagliore e la luce, la nitidezza e la libertà si approssimano a quel valore di assoluto
che è il carattere più proprio del bianco.

Il marrone: colore con reminiscenze rossicce. È un colore associato con il nero, ma


nel contempo è apparentato con il rosso. Corrisponde anche il lato inferiore del
rosso come simbolo dell’energia e della forza. In una escalation di distruttività, esso
corrisponde anche al lato inferiore della vita, ovvero all’estinzione di essa. Il
marrone viene principalmente associato alla terra. Questo, associato all’aspetto
materno della terra, è costellato di esperienze di rigenerazione e di contatto con le
energie vitali. Si può asserire che l’offuscamento del rosso che avviene nel marrone
toglie ad esso la pulsionalità e l’irruenza, ma non ne intacca le evocazioni e i
contenuti simbolici legati alla dimensione vitale, il marrone, dice Luscher, “ha perso
l’impulso attivo ed espansivo, la forza d’urto del rosso.” La appartenenza del
marrone alla terra è testimoniata dalle molte mitologie secondo cui l’uomo è stato
creato con polvere, fango, cenere e altre forme della terra.
Nei suoi accenti più acuti il marrone evoca sapori depressivi e combinando
introversione e sensazione, può esprimere un ritiro egoistico nelle proprie
sensazioni, una preoccupazione esclusiva per la propria persona.

Il giallo: il colore più prossimo alla luce. Nell’universo dei simboli troveremo dunque
che il giallo è intimamente associato alla luce; quella degli astri e del sole in primo
luogo, quella che s’accresce in primavera dopo il solstizio invernale, quella
metaforica della conoscenza e degli stadi di illuminazione. Il giallo, scrisse J. Jacobi è
simbolo di intuizione, intelligenza, comprensione. L’aspetto fenomenologico più
evidente della luce è l’irraggiamento. Uscendo dalla sua sorgente, la luce si irradia in
tutte le direzioni. Ha carattere radiante e aspetto radioso. Max Luscher attribuisce al
giallo il carattere fondamentale di liberazione, sblocco, libertà di sfogo,
sottolineando che il giallo tende allo sfogo in se stesso: non è centrata ad un
obiettivo. Il giallo quindi esprime un’energia accumulata nel momento in cui si
libera, si scarica e si sfoga.
Ippocrate associava il giallo al temperamento colerico che riteneva dovuto ad un
eccesso di bile gialla. Di questo temperamento sono da evidenziare le esplosioni
emotive e aggressive, il carattere impulsivo e instabile, la vivacità spumeggiante e
briosa. Dal punto di vista fisico la luce viene maggiormente riflessa dai corpi gialli e
quindi rimane per così dire più in superficie. Ciò conferisce agli oggetti un aspetto di
leggerezza, di poco spessore, di ampiezza. Sull’altro versante, n quanto colore della
luce, il giallo acquisisce un aspetto gioioso e vivace sottolineato da vari Autori. Il
giallo è un colore vivo, dinamico, attivo. Sul piano psicologico il giallo conferisce
concretezza alla conoscenza.
Il giallo- oro come colore numinoso, colore della sovranità terrena, colore che
conferisce qualità , pregio e preziosità. Tutte queste caratteristiche portate
all’estremo si racchiudono in un concetto di perfezione.
Comunque, al giallo è associata l’immagine della maturità. Il giallo è colore maturo
ne senso pieno del termine. Si ricorda, però, anche il carattere malaticcio e insano
del giallo.
L’archetipo del giallo costella le attività della fantasia e della produzione fantastica,
del sogno a occhi aperti al viaggio vissuto esclusivamente attraverso i documentari o
le riviste patinate. In questo contesto tematico, il giallo è il colore del volo in senso
letterale e metaforico.

Il verde: originariamente il verde è fuso con l’azzurro, è archetipo della vita


vegetativa e contrassegna la nascita del vegetativo e del neurovegetativo. Max
Luscher attribuisce al verde significati che sono strettamente connessi con questo
aspetto di basamento dell’identità; trasmette un senso di stabilità, solidità,
perseveranza e costanza.
Il verde è colore statico nel quale si bilanciano la spinta centrifuga del giallo e quella
centripeta del blu, colore privo di movimento e di sollecitazioni, in cui valenze di
segno opposto si bilanciano e si compensano, producendo una impressione di stasi e
quieta frenata. È il colore di autodeterminazione e di autonomia, esprime l’aspetto
statico della potenza. E’ colore di difesa e attenzione, è colore di tensione, rigidità e
controllo. E’ colore della primavera, è quello delle fasi iniziali e giovanili della vita e
della gioventù ed è il colore di cioè che non è ancora compiuto e completato.
Significa non ancora, in divenire.
Ancora, il colore della speranza nella continuità della vita e di speranza in genere, il
verde come colore della sopravvivenza.
Cromaticamente il verde è un colore primario e non il prodotto della fusione fra blu
e giallo, ma otticamente sembra derivare dalla mescolanza di questi due colori e tale
percezione segna i vissuti che esso evoca.
Il tipo-verde di Luscher individua una persona fortemente sottoposta all’aspetto
tensivo, statico, bilanciato di questo colore.

Viola: colore primario nello spettro di Newton, ma che nasce dalla fusione fra rosso
e blu. Il violetto, scrive Gheerbant è il colore della temperanza, composto da una
egual proporzione dir osso e di azzurro, di lucidità e di azione riflessa, di equilibrio
fra la terra e il cielo, la passione l’intelligenza, l’amore e la saggezza. Il viola è assai
più assente allo stato di natura.
Di certo il viola è colore di sintesi tra opposti e la sintesi degli opposti è un aspetto
della evoluzione psichica. La sua è natura precaria e poco stabile. Il fatto che sia un
colore estremo, in quanto dopo di lui si estende la gamma degli ultravioletti, il
mondo sterminato dell’invisibile, lo porta nel simbolismo ha possedere una
dimensione di confine. Heimendal riteneva che nessun colore occupa così
manifestamente lo spazio fra la vita e la morte.
Il viola fu il colore del femminismo, quale movimento di integrazione del maschile da
parte delle donne. Colore usato nella dialettica maschile/femminile nel maturare la
propria identità di genere, infatti è associato anche alla imprecisa identità do
genere. Significato centrale, secondo Luscher, è quello di essere l’archetipo della
transizione e della trasformazione. Trasformandosi si fa diverso, il viola colora in
maniera caratteristica i mondi della diversità, sessuale, dell’occultismo e
dell’esoterismo, del magico e del fantastico, del desiderio e dell’incantesimo.
La diversità di sfumature e di sfaccettature dell’archetipo viola sono i risultati del suo
sbilanciarsi in direzione del rosso oppure del blu: porpora e il lilla.

Quando il viola si scurisce, assume una tonalità cupa e crepuscolare in senso sia
cromatico che emotivo. La pittura medioevale ha fatto classicamente uso del viola
cupo per dipingere la veste di Cristo nell’orto di Gerusalemme.

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