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La percezione del colore determina effetti fisiologici, dimostrato dagli studi di Birren
e da Wohlfart.
E’ possibile osservare anche che la percezione cromatica sviluppa effetti psicologici.
Il colore dona spessore emotivo all’esperienza.
I colori sembrano caricarsi di stratificazioni culturali, economiche, convenzionali e di
altro tipo.
Il linguaggio dei colori è certamente ricco di significati attribuiti per convenzione e in
tutti i casi il colore è propriamente segno che simbolo.
Nero: M. Luscher scrive che “il nero esprime l’idea del nulla e corrisponde alla più
assoluta negazione” (Luscher, 1983, pp. 44 e 46). Nella sua negazione risiede la
massima potenza espressiva.
Strettamente associato con le tenebre dell’ignoto, dell’inconscio, dell’ignoranza e
del mistero, il nero diventa colore che contraddistingue il segreto, l’occulto, il non-
noto nella sua accezione più ampia.
Il colore rimanda all’archetipo della Grande Madre uroborica che contiene tutti gli
elementi da estrarre e da trasformare, metafora dell’inconscio e dei suoi contenuti.
Il carattere terribile di questa Grande Madre pone in risalto l’aspetto di potenza di
questo colore. La caratteristica cromatica non manca di segnare anche aspetti
quotidiani della nostra realtà, Poiché il nero conferisce autorità e potenza, maestà e
solennità. Cromaticamente il nero è un colore assoluto, dato dall’assenza totale
della luce. Il nero è simbolo dell’ombra, si fa simbolo della dimensione psichica che
corrisponde alla prima realizzazione dell’inconscio, quella dell’ombra.
In sintesi, il nero contrassegna costantemente ciò che è portavoce di morte o
comunque associato ad essa. In questo colore ci sono le metafore della tristezza,
della sofferenza psichica.
Se all’inizio dei percorsi iniziatici il colore era quello del pleroma, del caos, dell’
indifferenziato e simboleggiava le tenebre dell’inconscio. All’altro lato
dell’evoluzione avvolge il livello metafisico ultimo e si fa paradossale, accecante
luminosità dell’inconoscibile.
Il grigio: ultimo colore ad essere individuato come tale. E’ stato per tanto tempo un
colore imprecisato, relativamente povero di documentazione specifica ma gli
competono alcuni caratteri storicamente attribuiti ad altri colori.
Il grigio è il colore dell’argento e fu spesso attributo regale e divino. E’
simbolicamente il complementare dell’oro. Cromaticamente l’argento ha una
proprietà che colpisce: per effetto di ossidazione esso assume una colorazione così
scura da confondersi con il nero, ma pulito e lucidato acquista un colore così chiaro
da avvicinarsi al bianco. Questo ha portato a edificare una identità fra argento e
luna. Infatti, la luna passa da una fase di luna nera in cui è totalmente buia e lascia
intravedere a malapena il suo proprio contorno, a una fase di luna piena in cui
risplende di un biancore appena velato. Con la luna, quindi, l’argento condivide il
carattere di luminosità attenuata, la capacità di trasformazione e di rinnovamento,
la ciclicità e la mutevolezza, il rapporto con le acque e e con la notte, con
l’immaginario e con l’inconscio.
Il grigio argenteo è simbolismo lunare nella sua intera complessità.
Quando il rosso fuoco esaurisce la propria vampa energetica e vitale, lascia dietro di
sé grigie testimonianze di fuoco e cenere. I residui della sua combustione sono
accomunati nelle diverse gradazioni del colore grigio. La cenere è simbolo di stati e
stadi della vita in cui le cariche vitali sono spente, smorte o estinte; il grigio anche
quando conserva tracce di energia influenza e potenza, corrisponde a stati d’animo
e a modi di essere in cui queste si manifestano in maniera aperta, mimetizzata e
sommessa. Il grigio non è un territorio adatto alla vita, afferma Luscher (1989, p.22)
La tradizione cristiana associa la cenere alla materia devitalizzata del corpo e ne fa il
simbolo della morte e della caducità di ogni creatura.
Al grigio è associata la soggettività repressa, coartata, imprigionata e impossibilitata
a dispiegarsi: es. Cenerentola.
Lo stile grigiastro persiste ancora oggi e costituisce una sorta di divisa professionale.
Il grigio come colore privo di vivacità, di carattere e di stimolazione, un colore dal
carattere freddo. E’ anche il colore meno dotato di potenza, privo di energia, non si
impone, non introduce sollecitazioni. Sec. Luscher: la sua particolarità è la neutralità.
Il grigio è colore caratterizzante della vecchiaia e delle sue caratteristiche: i capelli
che si fanno grigi ne annunciano l’avanzare e l’espressione capelli d’argento ne
costituisce una perifrasi.
I significati di questo colore si possono riassumere nella sospensione di ogni
stimolazione, nell’astrazione di ogni forma di vita e coinvolgimento. E’ grigio il
colore delle rovine, testimonianze silenziose di civiltà tramontate, di esistenze
sepolte e dimenticate. Questo fu un mondo carico di fascino agli occhi del
romanticismo che alla gamma dei grigi e dei cromatismi offuscati nel grigio
attribuiva denominazioni evocative come “color delle ruine” o “color eremita”.
Il bianco: colore opposto al nero. Nella sua perfezione è un’astrazione. Nella teoria
di Newton una superficie bianca lo è quando riflette contemporaneamente tutte le
radiazioni cromatiche. Colore assoluto, luminoso che lo rende intrinsecamente
partecipe all’immagine del divino e alle figurazioni simboliche del trascendente.
Il profondo legame del bianco con il divino e con la sua estensione all’uomo fa di
questo colore un elemento propiziatorio e protettivo nei confronti degli influssi
malefici. La perfezione come colore è propensa ad una approvazione morale, infatti
è visto come colore del bene e dei buoni all’interno della coppia di contrari. Il
bianco, colore unitario data dalla totalità dei colori, si trova ad essere singolarmente
adatto a esprimere aspetti del sé.
Se il nero è il colore notturno e di tenebra, il bianco è colore diurno e di luce. Il
bianco per Goethe è luce stessa, percepita e immaginata nella sua essenza. Il nome
stesso del colore rimanda al concetto della luce. Per Goethe il bianco è la
materializzazione della trasparenza. Dal punto di vista psicologico-analitico la luce è
il grande, fondamentale e universale simbolo della coscienza.
Gli psicologici del colore ascrivono al bianco un carattere liberatorio: per Pfister è il
colore di disinibizione, dell’apertura, della sincerità; per Luscher è il colore della
liberazione.
Il bianco esprime e rappresenta ogni stato di purezza e purificazione, di eliminazione
delle scorie, di elevazione al di sopra di quando è sporco, putrido, contaminante. È il
colore della sterilità e di quando è incontaminato, della limpidezza morale e quindi
dell’innocenza.
Nelle simbologie a noi familiari è di colore bianco la luna, astro associato al
femminile in maniera solidale e universale.
Il bianco nel suo carattere assoluto, estremo e inappellabile non può far a meno di
evocare anche l’esperienza estrema dell’io: la morte.
Nella nostra cultura non è più adottato come colore funerario ma lo è stato a lungo
in altri tempi e culture. In particolar modo, il bianco come colore funerario e di lutto
è diffuso in tutto l’Oriente. Il bianco e il nero come colori assoluti di un evento
assoluto, la morte: il nero si specializza a esprimere la fine, il bianco a esprimere un
nuovo inizio, allude alla globalità di potenzialità da attuare, di una vita da iniziare.
Sul piano letterale il bianco è il colore della morte nel suo aspetto di premessa di un
nuovo ciclo, di momento di passaggio attraverso la resurrezione.
Sul piano psichico in bianco funerario, con il significato di resurrezione e di
elevazione non parla della morte fisica e di prospettive escatologiche. Esso è
analogico alla capacità umana di rinnovarsi, di cambiare di stato e di livello. Quindi,
è simbolo di rinnovamento e di rinascita ad altri livelli.
Il bianco è l’immagine di quegli stati esperienziali emotivamente intensi e paragonati
all’emozione di trovarsi in vetta a un monte innevato, dove il candore e il silenzio, il
bagliore e la luce, la nitidezza e la libertà si approssimano a quel valore di assoluto
che è il carattere più proprio del bianco.
Il giallo: il colore più prossimo alla luce. Nell’universo dei simboli troveremo dunque
che il giallo è intimamente associato alla luce; quella degli astri e del sole in primo
luogo, quella che s’accresce in primavera dopo il solstizio invernale, quella
metaforica della conoscenza e degli stadi di illuminazione. Il giallo, scrisse J. Jacobi è
simbolo di intuizione, intelligenza, comprensione. L’aspetto fenomenologico più
evidente della luce è l’irraggiamento. Uscendo dalla sua sorgente, la luce si irradia in
tutte le direzioni. Ha carattere radiante e aspetto radioso. Max Luscher attribuisce al
giallo il carattere fondamentale di liberazione, sblocco, libertà di sfogo,
sottolineando che il giallo tende allo sfogo in se stesso: non è centrata ad un
obiettivo. Il giallo quindi esprime un’energia accumulata nel momento in cui si
libera, si scarica e si sfoga.
Ippocrate associava il giallo al temperamento colerico che riteneva dovuto ad un
eccesso di bile gialla. Di questo temperamento sono da evidenziare le esplosioni
emotive e aggressive, il carattere impulsivo e instabile, la vivacità spumeggiante e
briosa. Dal punto di vista fisico la luce viene maggiormente riflessa dai corpi gialli e
quindi rimane per così dire più in superficie. Ciò conferisce agli oggetti un aspetto di
leggerezza, di poco spessore, di ampiezza. Sull’altro versante, n quanto colore della
luce, il giallo acquisisce un aspetto gioioso e vivace sottolineato da vari Autori. Il
giallo è un colore vivo, dinamico, attivo. Sul piano psicologico il giallo conferisce
concretezza alla conoscenza.
Il giallo- oro come colore numinoso, colore della sovranità terrena, colore che
conferisce qualità , pregio e preziosità. Tutte queste caratteristiche portate
all’estremo si racchiudono in un concetto di perfezione.
Comunque, al giallo è associata l’immagine della maturità. Il giallo è colore maturo
ne senso pieno del termine. Si ricorda, però, anche il carattere malaticcio e insano
del giallo.
L’archetipo del giallo costella le attività della fantasia e della produzione fantastica,
del sogno a occhi aperti al viaggio vissuto esclusivamente attraverso i documentari o
le riviste patinate. In questo contesto tematico, il giallo è il colore del volo in senso
letterale e metaforico.
Viola: colore primario nello spettro di Newton, ma che nasce dalla fusione fra rosso
e blu. Il violetto, scrive Gheerbant è il colore della temperanza, composto da una
egual proporzione dir osso e di azzurro, di lucidità e di azione riflessa, di equilibrio
fra la terra e il cielo, la passione l’intelligenza, l’amore e la saggezza. Il viola è assai
più assente allo stato di natura.
Di certo il viola è colore di sintesi tra opposti e la sintesi degli opposti è un aspetto
della evoluzione psichica. La sua è natura precaria e poco stabile. Il fatto che sia un
colore estremo, in quanto dopo di lui si estende la gamma degli ultravioletti, il
mondo sterminato dell’invisibile, lo porta nel simbolismo ha possedere una
dimensione di confine. Heimendal riteneva che nessun colore occupa così
manifestamente lo spazio fra la vita e la morte.
Il viola fu il colore del femminismo, quale movimento di integrazione del maschile da
parte delle donne. Colore usato nella dialettica maschile/femminile nel maturare la
propria identità di genere, infatti è associato anche alla imprecisa identità do
genere. Significato centrale, secondo Luscher, è quello di essere l’archetipo della
transizione e della trasformazione. Trasformandosi si fa diverso, il viola colora in
maniera caratteristica i mondi della diversità, sessuale, dell’occultismo e
dell’esoterismo, del magico e del fantastico, del desiderio e dell’incantesimo.
La diversità di sfumature e di sfaccettature dell’archetipo viola sono i risultati del suo
sbilanciarsi in direzione del rosso oppure del blu: porpora e il lilla.
Quando il viola si scurisce, assume una tonalità cupa e crepuscolare in senso sia
cromatico che emotivo. La pittura medioevale ha fatto classicamente uso del viola
cupo per dipingere la veste di Cristo nell’orto di Gerusalemme.