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Il primo architetto del Rinascimento

Brunelleschi (1377-1446) ed il suo amico Donatello si dirigono a Roma per studiare


l’antichità classica del periodo Romano. Qui Brunelleschi diventerà un architetto, mentre
Donatello uno scultore. Sul modulo dei romani egli sviluppa un rifiuto dell’orpello
decorativo gotico e matura la concezione di edificio come unità d’insieme in termini metrici
e volumetrici.

Lo Spedale degli innocenti

Lo Spedale degli Innocenti (1419-1427), non era un


ospedale, ma era un luogo dove venivano portati i
bambini che venivano abbandonati o “ceduti”
(orfanotrofi), qui venivano fatti crescere e indirizzati
ad un lavoro. Si trova a Firenze, sono presenti degli
archi, l’edificio è basso (ha solo due livelli) e troviamo
un rapporto preciso tra le diverse strutture (ordine
superiore e inferiore). È decorata sulla pietra serena
(tipo di pietra grigia chiara) e la decorazione e su
intonaco. È estremamente semplice, ci stacchiamo
dallo slancio in verticale tipico del gotico e non ci sono più gli archi a sesto acuto, tutto si
ripete in maniera armonica (quello in foto era il luogo dove i bambini giocavano). Emerge
un concetto moderno che non abbiamo visto fino a quel momento. Brunelleschi ritorna a
studiare gli edifici romani (domus, terme). E cerca di fare propria la lezione romanica.
È il primo complesso classico rinascimentale. Troviamo
una razionalità degli spazi: (dormitorio e chiesa, cortile).
Il modulo utilizzato è il quadrato e si ripete più volte. Come
accesso allo spedale troviamo un porticato con archi e
colonne verniciati con colori tenui. Sono presenti dei segnali
con terracotta invetrati (usati come cartelli), presenta delle
colonne corinzie e dei finestroni sormontati da un timpano
triangolare.
Torna continuamente il numero 9 come in epoca romana (riconduce al divino perché
multiplo di 3).
Il modulo scelto è a ed è pari alla distanza
delle colonne e poi ha ricavato tutte le altre
misure per gli altri elementi, tutto deve
essere proporzionato e armonico (l’altezza
delle colonne è 9 volte il suo diametro; 9
scalini; 9 arcate etc.;). Per decorare usa la
semplicità della pietra serena alternata
all’intonaco.

Il linguaggio architettonico
• Predilezione per gli edifici di pianta centrale (quadrato e cerchio).
• Strutture modulari e geometriche, piante razionali.
• Uso degli elementi essenziali dell’architettura romana: colonna, capitelli, pilastro, parasta,
trabeazione, arco a tutto sesto.
• Cromatismo (alternanza di due colori per modulare gli edifici).
La cupola di Santa Maria del Fiore
Santa Maria del Fiore era di stampo gotico, la colonna
ad esempio di Giotto (esempio di Gotico Fiorentino). La
conclusione della grande tribuna absidale (A. di
Cambio, 1296) e l’erezione del massiccio tamburo
ottagonale avevano lasciato insoluto il problema della
copertura della cupola (42 m) di diametro, poco inferiore
a quella del Panteon. Brunelleschi viene chiamato per
coprire questo buco, dove manca la cupola che, per
adattarsi allo stile della chiesa, deve essere di stampo
Gotico. Nel 1418 L’Opera del Duomo bandisce quindi un concorso per la copertura della
cupola Brunelleschi vince ma è costretto a lavorare con Ghiberti.
Il tamburo è largo 42 metri, il problema che si è presentato è il seguente: come facciamo a
mettere su la cupola?
Brunelleschi per risolvere questo problema tecnico della cupola si
ispira all’antichità, guarda il Panteon e costruisce una cupola
auto-portante, costruisce una sorta di doppia cupola (parliamo di
calotte, una sovrapposizione della due cupole), fra la cupola più
esterna e quella interna c’è un intercapedine.
La doppia cupola consente di distribuire il peso in maniera più
equilibrata. Tra la cupola più interna e quella esterna ci sono della
scale sulla quali si può passare.
Per tenere stretta la cupola viene usata la catena (un cerchio di metallo che circonda la
cupola, come nelle botti di vino). Brunelleschi “sfida” Ghiberti sulla realizzazione di questa
catena. Ghiberti infatti viene lasciato solo da Brunelleschi (Ghiberti era orafo e quindi non
aveva maestria con gli edifici) e infatti la sua catena “crolla”. Nel 1426 Brunelleschi
assume la responsabilità per la direzione dei lavori (dopo l’insuccesso di Ghiberti).
La cupola, chiamata anche lanterna, è ancora di stampo gotico e serve per schiacciare
verso il basso la struttura tramite delle “spinte” che scaricano il peso sui contrafforti che a
loro volta poi scaricano sul tamburo.
Brunelleschi non ricorre alla sua amata pietra serena perché avrebbe stonato con il resto
della chiesa, una palla che era posta sulla cima della lanterna (cupola) è caduto e inoltre
era molto presente la bicromia.
Brunelleschi crea un nuovo metodo di lavoro, basato sulla direzione e sul controllo
quotidiano del cantiere e progetta macchinari, carrucole e persino battelli particolari in
grado di trasportare i marmi. Costruisce senza centine (ponteggi) tipici del periodo e
progetta l’illuminazione del cantiere. Egli lavorò al progetti per tutta la sua vita (dal 1420
fino alla sua morte), ma il grosso lo costruì in 15 anni, soffocò inoltre uno sciopero
licenziando in massa gli operai assumendone altri. Fu talmente imponente che si diceva
che potesse abbracciare tutti i popoli di Firenze sotto la sua ombra.
Masaccio
Masaccio (1401-1428), Masaccio era il nome dispregiativo di Tommaso Cassai usato dal
Vasari perché egli era un maniaco del lavoro. Ha una vita brevissima, morirà a solo 27
anni e avrà solo otto anni di carriera. Tra i suoi modelli troviamo Giotto e Brunelleschi per il
realismo. Egli sarà un punto di riferimento per le generazioni successive.
Tra le sue caratteristiche artistiche troviamo:
❖ Una forte attenzione per la resa naturalistica dell’uomo.
❖ Volumetria resa con i passaggi di luce ed ombra.
❖ Austerità e regole matematiche.
❖ Rapporti geometrici.
Egli rinnova profondamente la cultura pittorica, una delle sue opere più importanti è la
decorazione della cappella Brancacci, commissionata dalla famiglia Brancacci a Firenze
(una famiglia di setai) egli lavorerà insieme ad un altro artista chiamato Masolino da
Panicore. Ad un certo punto però Masolino lasciò Firenze per andare in Ungheria,
Masaccio muore e la famiglia Brancacci si scontra con i Medici e quindi la cappella verrà
completata da altri artisti.
La Cappella Brancacci
La Cappella Brancacci (1424-1427) è appunta la cappella realizzata da
Masaccio e Masolino (hanno realizzato le decorazioni) commissionata
dalla famiglia Brancacci di Firenze. Troviamo una reciprocità di interventi
negli affreschi (molte volte entrambi gli artisti mettono mano agli stessi
affreschi). Anche se nel 1427 la famiglia Brancacci dovette lasciare
Firenze e a fine ‘400 intervenne nella decorazione Filippino Lippi.
È di epoca tardo-gotica e presenta dei toni fiabeschi caratterizzata da uno
stile elegante e raffinati (usati da Masolino). Le scene rappresentate sono
scene religiose (la vita di Cristo, dei santi ecc.) e possiamo vedere delle
differenze sostanziali tra le opere di Masaccio e quelle di Masolino.
L’Interno

Qui sono raffigurati Adamo ed Eva, quella a destra


è di Masolino dove i due personaggi sono raffigurati
nel paradiso terrestre e tutto è perfetto e raffinato,
Eva è bionda come le donne dell’età cortese, tutti i
volti sono rilassati e bellissimi (anche il serpente ha
una faccia umana). Quello di sinistra è di Masaccio e
possiamo vedere Adamo ed Eva mentre vengono
cacciati dal paradiso, i volti sono più grotteschi e i
due personaggi sono disperati, l’angelo arriva
impetuoso come nel sacrificio di Isacco di
Brunelleschi. Inoltre il nudo di Adamo è molto
realistico. Da Giotto riprende le espressioni del viso,
egli usa l’antropocentrismo perché l’uomo è
realistico e antropomorfo. Eva si copre ed è
sconvolta, stravolta e estremamente brutta, sembra
che abbia la barba perché Masaccio utilizza la tecnica del chiaro/scuro per dare
profondità. Masaccio e Masolino sono sue personalità diverse:
Masaccio: Fisicità sgraziata, primi nudi realistici del Rinascimento, Pathos e Chiaro scuro.
Masolino: Eleganza, Inespressività e Interpretazione fiabesca, egli si lega alla tradizione
classica.
Antropocentrismo e antropomorfismo sono le chiavi per leggere le opere Rinascimentali,
opere rese anche con la prospettiva che arriva con Brunelleschi.
Le due immagini sono messe una di fronte all’altra all’interno della cappella.
Il Tributo
Il Tributo è un affresco che rappresenta
una scena tratta dal vangelo di Matteo
(17, 24, 27), è una storia che Masaccio
ci racconta. È un iconografia
misteriosa forse legata all’istituzione
del Catasto a Firenze (dove erano
censiti gli immobili per poi far pagare le
tasse). Non si sa perché sia stata scelta
questa iconografia. È una storia legata
alla vita di Cristo ed è ambientata in una
giornata invernale.
Masaccio fa in modo che venga illuminato da una luce naturale all’interno della chiesa. Al
centro della scena troviamo Gesù e gli apostoli che stanno cercando di entrare nella città
di Cafarnao, ma per farlo devono pagare un tributo ad un gabelliere, tributo che loro non
hanno. A Sinistra possiamo vedere San Pietro sula riva del lago di Tiberiade mentre sta
pescando, nella bocca di un pesce questi trova una moneta che verrà usata per pagare il
tributo, mentre a destra possiamo vedere San Pietro che paga il tributo. In un unico spazio
e in contemporanea sono rappresentati i tre momenti della vicenda: la richiesta del tributo
al centro, il ritrovamento della moneta a sinistra, il pagamento a destra. La simultaneità
delle scene acconsentito a Masaccio di creare uno spazio unitario attraverso la
prospettiva, chiaramente ispirata alle novità di Brunelleschi e sottolineata dallo scorcio
delle architetture sulla destra. Il gruppo centrale di personaggi si dispone in circolo, con la
testa di Cristo come punto focale. La scena acquista una classica solennità, le figure si
stagliano tridimensionali come statue, grazie ai netti contrasti fra luce ed ombra. le pieghe
dei panneggi non hanno ormai più nulla dell'eleganza della pittura tardogotica e si ispirano
alle statue antiche oltre che alle sculture di Donatello. Tutto l’ episodio è caratterizzato da
un'atmosfera austera e solenne, troviamo un gioco di linee e tre registri di luce ed è
presente la tecnica del panneggio, sono inoltre geniali le direttrici disegnate dalle mani dei
personaggi, le figure sono plastiche e volumetriche. I gesti sono misurati e perfettamente
calibrati in modo da collegare le scene. i volti dei personaggi costituiscono una sorta di
catalogo dell'umanità masaccesca, caratterizzata da una bellezza morale piuttosto che da
una raffinata eleganza estetica: gli occhi sono seri e accigliati, le espressioni dei visi
trasmettono concentrazione e grande intensità emotiva. Lo straordinario paesaggio sullo
sfondo è una visione tardo invernale di monti innevati sotto un gelido cielo azzurro
percorso di nubi. I chiaroscuri sono impostati secondo una fonte di illuminazione collocata
sulla destra proprio come quella reale all'interno della cappella.
Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita
L’impostazione dell’opera è di Masaccio, il
protagonista è San Pietro che a destra sta
facendo resuscitare Tabita, mentre a
sinistra sta guarendo uno storpio. Masaccio
veste tutti i personaggi con abiti tradizionali,
tuttavia l’armonia viene rotta da Masolino
perché egli introduce al centro della scena
due personaggi totalmente estranei e che

hanno degli abiti che stonano con il contesto perché troppo eleganti (probabilmente sono
vestiti in quel modo per fare un omaggio alla famiglia Brancacci, che aveva commissionato
la decorazione della cappella, perché erano setai).
La Trinità
La Trinità, 1427, Santa Maria Novella, Firenze, È un affresco
dove sono rappresentati Padre, Figlio e Spirito Santo, c'è una
colomba in alto che illude sia al simbolo di pace sia allo Spirito
Santo. A lato in basso a sinistra c'è una donna, ovvero Maria
che non viene più rappresentata giovane e bionda, ma più
vecchia; di fronte a lei troviamo invece San Giovanni. Se si
scende di un gradino possiamo vedere un uomo e una donna
sconosciuti che si pensa possano essere i committenti
dell'opera, sono di profilo e sono inginocchiati in segno di
umiltà e preghiera. I personaggi sono tutti proporzionati con la
stessa scala tranne Dio che un po' più grande. Secondo la
tradizione medievale e gotica chiunque vicino a figure sacre
doveva essere dipinto più piccolo, Masaccio, per non fare ciò,
li dipinge in ginocchio e con questo espediente riesce a dipingerli proporzionalmente.
Sotto il dipinto c'è una nicchia in cui è raffigurato uno scheletro fatto scolpire dai donatori
come monito per far ricordare alla gente di vivere correttamente e secondo i dogmi
cristiani. L'affresco è molto alto, c'è un effetto di tridimensionalità e prospettico. Siamo in
un ambiente classico, il soffitto disegnato nell’affresco ricorda quello del Pantheon.
L'ambientazione spaziale ricorda le architetture di Brunelleschi, grazie alla bicromia e alla
resa del modulo degli spazi ( ricorda molto lo Spedale degli innocenti), vi è un rigore
prospettico e degli storici hanno ipotizzato che Brunelleschi stesso sia salito
sull'impalcatura per guardare lui la prospettiva. In questo caso è tenuto in considerazione il
punto di vista della persona che guarda il dipinto, lo sguardo non è incentrato sul crocifisso
ma è un po' più sotto, è stato realizzato per fare in modo che le persone lo vedessero dal
basso verso l’alto (per guardare Dio devono alzare lo sguardo). Nei visi è presente il
chiaroscuro e anche la resa delle emozioni sui volti è impressionante.
La Crocifissione dal Polittico di Pisa
La Crocifissione, dal Polittico di Pisa, 1426, Napoli,
Museo di Capodimonte. Il Polittico di Pisa è un insieme di
tavole dipinte con una pittura a tempera su tavola, è
distinta in: la predella (che è la parte bassa del politico), In
alto invece si trova la cimasa; è composto di più pannelli
affiancati (più pannelli in cui si racconta una storia) che
servivano a dividere le scene rappresentate, i Polittici
erano molto diffusi nel ‘400. Nella predella si raccontano
le storie dei personaggi principali. Si trova a Pisa ma è
stato smembrato, ha uno sfondo d'oro e le aureole
vengono decorate e messe in rilievo. I colori sono vivaci e
c'è una drammaticità soprattutto nella figura della
Maddalena che è rappresentata in ginocchio mentre si
dispera ed è insieme a Maria e a San Giovanni. Il volto di
Cristo è rivolto verso il basso, è come se il suo collo fosse
incassato, questo è stato fatto apposta perché guardando in alto sembra che lui ti stia
guardando dato che la scena si trovava sulla cimasa del polittico. Masaccio ricerca
disperatamente il realismo, non gli interessa ingentilire o abbellire ma vuole che il realismo
sia spesso e drammatico.
Donatello (1386 - 1466)
Donato di Niccolò di Betto di Bardi, detto Donatello era figlio di un cardatore di lana è
stato uno scultore, si forma nella Bottega del Ghiberti (è stato suo allievo) e fu amico e
collaboratore di Brunelleschi, con lui si reca a Roma nel 1402 e svolse l’apprendistato fra
le maestranze attive a Firenze alle dipendenze dell’Opera del Duomo. Egli sarà
considerato come un pioniere del Rinascimento, a lui non basta riproporre gli elementi
classici, ma da loro prende solamente ispirazione.
Il David del 1408
Il David del 1408 in marmo (1,92 m) eseguito per Santa Maria del Fiore e
trasportato a Palazzo della Signoria già nel 1416, è simbolo della Virtus
fiorentina. La statua è ancora legata ai canoni della bellezza cortese:
“Sembra un paggio uscito da un breviario ”, C. Bertelli. Innovativi sono la
posa e posizione delle le mani. Le opere giovanili di Donatello risentono del
periodo tardo gotico, questo David ha ben poco di rinascimentale, è classico
perché è messo in posa ed è molto statico. Sappiamo che Davide perché ai

suoi piedi c'è la testa di Golia, la storia del David è molto cara a Firenze. David era un
giovane ebreo che riuscì a sconfiggere il gigante Golia con una fionda, lo colpi alla testa e
il gigante morì.
Il David del 1430
Il David del 1430 c.a., è in bronzo (1.58 m). Troviamo un acuto
senso realistico. il David del 1430 è un nudo perché in scultura
ritorna la nudità maschile presa dai Bronzi di Riace (periodo
classico), qualcuno pensa che sia un fanciullo, ha un cappello una
spada e dei calzari. Qualcuno ha posto il dubbio che non si
trattasse di David, ma di Mercurio (il messaggero degli Dei)m il
committente è Cosimo de' Medici, che è il capostipite della famiglia
Medici, anche se Firenze non è ancora una signoria nel 400, di
fatto sì, ma ufficialmente era ancora un comune. David ha la testa
di Golia ai piedi ma è in una posa pensante, è un inno alla forza
morale. Questo è il primo nudo in scultura di questo periodo.
Altri David
ll primo David, 1501-1504 (410cm), è di
Michelangelo;, il secondo David è di Bernini,
1623-1624 (2,23m), Galleria Borghese. Abbiamo
altri due David, uno è di Michelangelo dove prevale
la forza mentale. L'altro David è quello di Bernini
che si colloca nel pieno barocco e mostra il pathos
e la tensione emotiva di un uomo che sta per
scagliare la fionda. Si vede lo sforzo e l'effetto
drammatico. il David di Michelangelo ha una
posizione a chiasmo. La forza mentale che prevale
sulla ragione la possiamo ritrovare nel rinascimento
perché viene rimesso al centro l'uomo.
Cose scritte nel PowerPoint che non ho capito dove vadano
❖ Materiale già intaccato (malamente)
❖ Convinzioni repubblicane, partecipa attivamente agli ideali etici (David ragione
contro forza e ira)
❖ Lontano dalla calma ponderazione classica, tensione psicologica
❖ Distilla i valori artistici e culturali del Rinascimento
❖ Supera la figura serpentinata del manierismo (ultima fase del Rinascimento)
❖ Struttura a spirali
❖ Azione incentrata sul lancio della pietra
❖ Come a teatro, possiamo immaginare la presenza di Golia
Il Banchetto di Erode
Il banchetto di Erode (1423-1425) si trova alla Fonte battesimale di
Siena è un bassorilievo bronzeo in cui si utilizza la tecnica dello
stiacciato (che ha lo scopo di annullare la distanza tra la scultura e
la pittura), lo sbalzo è minimo, resa quasi pittorica della dello sfondo.
è presente il moto come se il banchetto si aprisse in due parti,
durante il banchetto è arrivato un servo che su un piatto d'argento
ha portato la testa di San Giovanni Battista.

La moglie di Erode odiava San Giovanni Battista perché egli l'aveva accusata di essere
una prostituta, per questo Battista era stato rinchiuso nella prigione di Erode. La moglie
chiede ad Erode di ucciderlo, ma Erode in prima battuta le dice di no, tuttavia egli aveva
un debole per la figliastra di Erodiade (la moglie), ovvero Salomè. Un giorno il re le chiede
di ballare per lui, la ragazza vuole declinare ma la matrigna le dice di farlo e le chiede di
chiedergli in cambio la testa di San Giovanni Battista. Per questo ora si dice voglio la tua
testa su un piatto d'argento. Nella scena c'è un propagarsi del panico, ci sono varie scene
in una sola opera, al fondo si può vedere il servitore che porta la testa, poi si può vedere
un servitore che sta suonando la cetra che allude alla danza e poi la scena di panico. Vi è
una piena padronanza della resa prospettica (le sale più arretrate sembrano moltiplicarsi)
e un elaborata «scatola spaziale che sembra espandersi» oltre i limiti del riquadro.

Padova, 1443-1454

Donatello, Presentazione dell’ostia alla mula,


Padova, altare del Santo 1447, padroneggia
lo stiacciato. A Padova è lunga attività, dove
ha molte committenze prestigiose.
Fa parte dei Rilievi per l’altare di
Sant’Antonio.

La Maddalena in legno
Donatello lascia poi il bronzo e sceglie il legno, realizza così una delle
opere più forti e drammatiche della storia dell'arte, la Maddalena in
legno. Il legno è un materiale povero utilizzato nella scultura, la
Maddalena è coperta soltanto dai suoi capelli. è l’immagine di Maria
Maddalena dopo la morte di Gesù, si dice che ella vagò nel deserto
facendo una vita da eremita. I capelli biondi sono i suoi attributi, qui
invece è vecchia e senza denti e se non sapessimo che si trattasse di
Maria Maddalena sarebbe l'immagine della Sofferenza umana.
Possiamo vedere la scultura sia in chiave laica sia in chiave religiosa.
Infatti non riesce ad unire le mani in preghiera.

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