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BALEIA

LA CAGNETTA BALEIA stava per morire. Era di-


magrita; il pelo le era caduto in vari punti, le costole sporge-
vano da un fondo roseo, in cui macchie scure suppuravano
e sanguinavano. Le piaghe della bocca e il gonfiore delle
labbra le rendevano difficile il mangiare e il bere.
Per questo, Fabiano avéva pensato che la cagnetta do-
vesse avere un principio di idrofobia e le aveva messo intor-
no al collo un rosario di chicchi di granturco bruciato. Ma
Baleia, sempre di male in peggio, si sfregava contro i pali
dello stabbio e s'infilava nel bosco, impaziente, scacciava gli
insetti scuotendo le orecchie flosce, agitando la coda pelata
e corta, grossa alla base, piena di nodi, simile alla coda di
un serpente a sonagli.
Allora Fabiano decise di ucciderla. Andò a prendere il
fucile ad acciarino, lo strofinò con cura, puli la canna con
la bacchetta e pose ogni attenzione nel caricarlo bene affin-
ché la cagnetta non soffrisse molto.
Vitoria si chiuse nella stanzetta, trascinandosi dietro i
bambini spaventati, che presentivano una disgrazia e non si
stancavano di ripetere la stessa domanda:
- Ce l'avete con Baleia?
Avevano visto il sacchetto di pallini e la fiaschetta della
polvere, i modi di Fabiano li angustiavano, davano loro il
sospetto che Baleia fosse in pericolo.
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La cagnetta era come una persona di famiglia: giocava-
tutti e tre, si può dire che non si differenziassero:
cò di spingere le spalle contro le orecchie. Ma la cosa non
era possibile, e allora alzò le braccia e, senza mollare il fi-
insieme si rotolavano sulla sabbia del fiume e nel letame glio, riusci a nascondere una parte della testa.
morbido che andava crescendo e minacciava di ricoprire lo Fabiano percorse la veranda, guardando verso la ba-
stabbio delle capre. razina e i cancelli, incitando un cane invisibile contro invisi-
Cercarono di rimuovere il paletto e di aprire la porta, bili animali:
ma Vitoria li portò verso il letto di assi, li fece coricare e ten- - Dàg!i ! dàgli !
tò di tappar loro le orecchie: imprigionò tra le cosce la testa Poi entrò nella sala, attraversò il corridoio e arrivò alla
del maggiore e stese le palme sulle orecchie del secondo. E finestra bassa della cucina. Esaminò Io spiazzo, vide Baleia
siccome i piccoli facevano resistenza, s'irritò e cercò di te- che si grattava strofinando le parti spelacchiate contro la
nerli fermi, brontolando con energia. pianta di rosa da Turquia, portò lo schioppo alla guancia.
Anche lei aveva il cuore pesante, ma era rassegnata: na- La cagnetta osservò il padrone insospettita, scivolò lungo il
turalmente la decisone di Fabiano era necessaria e giusta. tronco fino a fermarsi dall'altra parte dell'albero, accoscia-
r Povera Baleia! ta e restia, mostrando appena le pupille nere. Infastidito da
Tese l'orecchio, senti il rumore del piombo che cadeva questa manovra, Fabiano varcò la finestra, sgusciò lungo la
nella canna dell'arma, i colpi sordi della bacchetta sullo staccionata dello stabbio, si fermò presso il palo d'angolo
stoppaccio. Sospirò. Poverina, Baleia. e portò di nuovo l'arma alla guancia. Poiché l'animale stava -
I bambini cominciarono a gridare e a scalciare. Vitoria, di fronte e rton presentava un buon bersaglio, avanzò di
che aveva allentato i muscoli, si lasciò scappare il maggiore qualche passo. Come giunse alle catingueiras, modificò la
e mollò un'imprecazione: mira e tirò il grilletto. Il colpo raggiunse Baleia in un'anca
- Diavolo maledetto. e le immobilizzò la gamba. La cagnetta si mise a guaire di-
Nella lotta che impegnò per dominare il figlio ribelle, speratamente. Udendo lo sparo e i guaiti, Vitoria si appellò
si arrabbiò sul serio. Svergognato. E lasciò andare uno sca- alla Vergine e i bambini si rotolarono per il letto,
paccione alla testa avvolta nella coperta rossa e nella sottana piangendo forte. Fabiano si ritirò.
a fiorami. E Baleia fuggi a precipizio, aggirò lo stagno, entrò nel
A poco a poco la collera diminui, e Vitoria, cullando cortiletto di sinistra, passò rasente ai garofani e ai vasi di as-
i bambini, cominciò a provar fastidio della cagnetta amma- senzio, s'infilò in un buco dello steccato e raggiunse l'aia,
lata, e prese a rimasticare borbottii e parolacce. Bestia ripu- correndo su tre zampe. Si diresse verso la veranda di fronte ,
gnante, bavosa. Non si poteva lasciar libero per casa un ca- ma ebbe paura d'incontrare Fabiano e si allontanò verso il
ne arrabbiato. Ma capiva che stava esagerando, le pareva recinto delle capre. Sostò li un istante, mezza disorientata,
difficile che Baleia si arrabbiasse e si doleva che il marito poi riprese la fuga, senza meta, a salti.
non avesse aspettato ancora un giorno per vedere se real- Davanti al carro dei buoi, le venne meno l'altra zampa
mente l'esecuzione era indispensabile. posteriore. E, poiché perdeva molto sangue, procedette co-
In quel momento Fabiano procedeva per la veranda, me un essere umano, su due sole zampe, trascinando con
facendo castagnole con le dita. Vitoria ritrasse il collo e cer- difficoltà il resto del corpo. A un tratto pensò di retrocedere
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e di nascondersi sotto il carro, ma ebbe paura della ruota. getto , ma si mise a tremare, convinta che esso racchiudesse
Si.diresse verso ijuazeiros. Sotto la radice di uno di essi sorprese sgradevoli. Fece uno sforzo per spostarsi e ritrarre
c'era una buca morbida e fonda. A Baleia piaceva accuc- la coda. Chiuse le palpebre pesanti e ritenne di aver raggo-
ciarsi li: si copriva di polvere, evitava le mosche e le zanzare, mitolato la coda. Non avrebbe potuto mordere Fabiano; era
e quando si alzava aveva foglie secche e stecchi attaccati alle nata vicino a lui, in una stanzetta, sotto il letto di assi, e ave-
ferite, era una bestia diversa. va consumato l'esistenza obbedendogli, abbaiando per riu-
Cadde prima di raggiungere quel remoto covile. Cercò nire il bestiame quando il bovaro batteva le palme.
di alzarsi, drizzò la testa e tese le zampe anteriori, ma il resto L'oggetto sconosciuto continuava a minacciarla. Trat-
del corpo rimase disteso, di lato. In questa posizione contor- tenne il respiro, copri i denti, spiò il nemico di sotto le pal-
ta , si mosse a fatica , raspando con le zampe, conficcando . pebre abbassate. Rimase cosi un po' di tempo, poi si tran-
le unghie nel terreno, attaccandosi alle pietruzze sporgenti. quillizzò. Fabiano e la cosa misteriosa erano spariti.
Alla fine si perdette d'animo e si fermò presso le pietre dove Apri gli occhi a fatica. Ora c'era una grande oscurità,
i bambini gettavano i serpenti morti. certamente il sole era calato.
Una sete orribile le bruciava la gola. Cercò di vedersi I sonagli delle capre tinnirono dalla parte del fiume, il \
le zampe e non riusci a distinguerle: una nebbia le impediva
di vedere. Si mise ad abbaiare ed ebbe voglia di mordere Fa-
lezzo dello stabbio si diffuse all'intorno. I
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Baleia si spaventò. Cosa facevano quegli animali in gi- I

biano. In realtà non abbaiava: guaiva basso, e i guaiti anda- ro di notte? Era suo dovere alzarsi, condurli all' abbeverata.
vano affievolendosi, si facevano quasi impercettibili. Contrasse le narici, cercando di fiutare i bambini. Rimase
Poiché il sole l'accecava, riusci ad avanzare un poco e perplessa per la loro assenza.
si nascose in una striscia d'ombra che costeggiava la pietra. Non si ricordava di Fabiano. Era successo un disastro
Si guardò di nuovo, afflitta. Cosa le stava accadendo? ma Baleia non· attribuiva a quel disastro l'impotenza in cui
La nebbia si faceva pili densa e si avvicinava. si trovava, né si rendeva conto che era libera da ·ogni respon- ' )
Senti l'odore buono dei porcellini d'India che scende- sabilità. Un'angoscia le strinse il piccolo cuore. Bisognava
vano dalla collina, ma l'odore giungeva debole e portava sorvegliare le capre: in quell'ora, odori di puma dovevano
particelle di altri esseri. Pareva che la collina si fosse molto vagare lungo le rive del fiume, aggirarsi nelle macchie lonta-
· allontanata. Sollevò il muso, aspirò l'aria lentamente, con ne. Per fortuna i bambini dormivano sulla stuoia, sotto la
la voglia di risalire il pendio e inseguire i porcellini d'India nicchia in cui Vitoria custodiva la pipa.
che saltavano e correvano in libertà. Una notte d'inverno, gelata e nevosa, circondava quel
Cominciò ad ansimare penosamente, fingendo di latra- povero essere. Silenzio completo, nessun segnale di vita li

re. Si passò la lingua sulle labbra bruciate e non provò nes- intorno . Il gallo vecchio non cantava nel pollaio, né Fabia-
sun piacere. L'olfatto si andava sempre pili indebolendo: no russava sul letto di assi. Questi rumori non interessavano
certamente i porcellini d'India erano fuggiti. Baleia, ma quando il gallo batteva le ali e Fabiano si rigirava
Li dimenticò e di nuovo le venne voglia di mordere Fa- nel letto, emanazioni familiari gliene rivelavano la presenza.
biano che le apparve, dinanzi agli occhi invetrati, impu- Ora pareva che la fazenda si fosse spopolata.
gnando uno strano oggetto. Baleia non conosceva quell'og- Baleia respirava in fretta, la bocca aperta, le mascelle

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disarcolate, la lingua pendente e insensibile. Non sapeva co-


sa era successo. Lo scoppio, il colpo che aveva ricevuto nel-
J!anca e il difficile viaggio dallo stagno al termine dell'aia
svanivano dal suo spirito.
Era probabile che stesse nella cucina, tra le pietre che CONTI
servivano da treppiede. Prima di andare a dormire, Vitoria
ritirava di là brace e ceneri, spazzava con un fascio di fra-
sche, e quello diveniva un buon posto per il riposo di un ca-
ne. II calore allontanava le pulci, la terra si ammorbidiva.
E, non appena Baleia cominciava a dormire, molti porcelli-
ni d'India correvano e saltavano, un formicaio di porcellini
d'India invadeva la cucina. FABIANO riceveva nella divisione la quarta parte dei
Il tremito saliva, abbandonava la pancia e arrivava al giovenchi e la terza dei capretti. Ma siccome non c'era pian-
petto di Baleia. Dal petto in giu tutto era insensibilità e di- tagione e si limitava a seminare vicino al fiume un pugno di
menticanza. Ma il resto del corpo rabbrividiva, spine di granturco, comprava al mercato, si liberava degli
mandacaru penetravano nella carne mezzo consumata dalla ammali e non arrivava mai a porre il suo marchio a un gio-
malattia. venco o a un capretto.
Baleia appoggiava la testina bianca sulla pietra. La pie- ·,. I Se fosse riuscito a economizzare durante alcuni mesi
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tra era fredda. Certamente Vitoria aveva lasciato spegnere potuto tirarsi su. Aveva fatto dei progetti.
il fuoco molto presto. Baleia aveva voglia di dormire. Si sa- cheize, somaro non dà cavallo. Consumati i.legumi, rosic-
rebbe svegliata felice, in un mondo pieno di porcellini d'In- chiate le spighe di granturco, ricorreva alla cassa del padro-
dia. E avrebbe leccato le mani di Fabiano, un Fabiano enor- ne, cedeva a basso prezzo il prodotto della divisione. Bron-
me. I bambini avrebbero giocato cori lei, si sarebbero roto- tolava, recalcitrava, afflitto, tentando di stiracchiare le ma-
lati a terra con lei, in un'aia enorme, in uno stabbio enorme. gre risorse, si confondeva, inghiottiva a secco. Se avesse
Il mondo si sarebbe riempito tutto di porcellini d'India, trattato con un altro, non sarebbe stato derubato cosi sfac-
grassi, enormi. ciatamente. Ma temeva di essere cacciato dalla fazenda. E
si arrendeva. Accettava il denaro e ascoltava i consigli. Era
bene pensare all'avvenire, mettere giudizio. Restava a bocca
aperta, rosso, il collo che gli si gonfiava. All'improvviso
scoppiava:
f1 - I soldi vanno a cavallo e nessuno può
,I vivere senza mangiare. Somaro non dà cavallo.
A pacò a poco il ferro del proprietario marcava gli ani-
li
I· mafr di Fabiano. E quando non aveva piu nulla da vendere
il sertanejo s'indebitava. Al momento della divisione ne
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