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66″E
Costantinopoli
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Indice
Toponimo
Territorio
L'antica Bisanzio greca e romana
Storia
Fondazione di Costantinopoli – Nuova Roma
(330)
La cerimonia di fondazione
Il trasferimento della capitale
La Costantinopoli romana (337-395)
Teodosio
La Costantinopoli romana d'Oriente
La Costantinopoli bizantina
Giustiniano
Eraclio e la dinastia eracliana
Il periodo iconoclasta
L'età della dinastia macedone
L'età comnena
La dominazione latina
L'ultimo periodo bizantino
La Costantinopoli cristiana
Reliquie e icone
L'Istanbul ottomana e turca
L'istruzione nella Costantinopoli Ottomana
Cronologia riassuntiva e assedi
Archeologia della città antica
Impianto urbano
Confronto con le altre città romane
Il complesso monumentale dei palazzi imperiali
Il complesso delle Blacherne
Le chiese
Le mura
L'Università Imperiale di Costantinopoli
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Toponimo
Costantinopoli è la traslitterazione in lingua italiana di Constantinoupolis, che in greco significa "Città di
Costantino". Il nome le fu dato in onore dell'imperatore romano Costantino I che la riedificò, ovvero
rifondò con rito etrusco, come nuova sede del potere imperiale, chiamandola Nova Roma. Il termine non
entrò però mai nell'uso comune, preferendo gli abitanti della città e dell'impero romano riferirsi a essa come,
appunto, alla città di Costantino.
La città fu chiamata, nel corso dei secoli, con molti altri nomi, a testimonianza della sua natura di ponte fra
diverse culture e della sua storia vissuta a cavallo fra mondi diversi e come capitale di più imperi:
La Città d'Oro
La Regina delle Città
La Città custodita da Dio
La Città millenaria
La Città degli Imperatori
La Città delle Città
Istanbul divenne il nome ufficiale solo nel 1930, quando il toponimo d'origine greca-latina fu abolito
ufficialmente da Atatürk in favore di quello turco che gli occidentali – nella forma di Stamboul –
attribuivano invece alla sola parte sita sulla riva destra del Corno d'Oro[1].
Il nome Costantinopoli – Nuova Roma viene invece ancora oggi usato ufficialmente dalla Chiesa
ortodossa. Nelle fonti medioevali norreno-islandesi è, infine, chiamata Miklagarður ("La grande città").
Territorio
Quando l'imperatore Costantino I decise la costruzione di una nuova capitale per l'impero, il sito ideale
venne individuato in quello di Bisanzio, al centro di eccellenti vie di comunicazione sia terrestri che marine
verso i principali centri dell'impero, che dominava gli stretti strategici del Bosforo e dei Dardanelli e che,
per la sua dislocazione tra due mari impossibili da presidiare contemporaneamente, era eccezionalmente
sicura.
L'imperatore aveva avuto modo di conoscere la zona nell'anno 324, quando vi aveva combattuto e sconfitto
il rivale Licinio, Augusto d'Oriente, nella battaglia di Crisopoli. Apprezzando la strategica posizione della
città di Bisanzio, Costantino, da poco divenuto imperatore unico, decise di farne la nuova Roma.
L'opera colossale di ricostruzione vide un allargamento dell'area urbana da 200 a 700 ettari, la costruzione
di nuove mura, di un nuovo porto nel Corno d'Oro e di un nuovo impianto urbano, con la creazione di
nuovi edifici, templi, strutture pubbliche atti a fare della città la nuova Roma.
L'antica città greca venne fondata da coloni di Megara nel 667 a.C. e chiamata Byzantion (Βυζαντιον) in
onore del re Byzas. La tradizione leggendaria vuole che il sito fosse stato scelto consultando l'Oracolo di
Delfi, che consigliò di creare la nuova città facendo "l'opposto del cieco": il significato venne trovato
ponendo la fondazione sulla riva opposta di
Calcedonia, città greca sul Bosforo, che
"ciecamente" non aveva colto l'opportunità di essere
costruita sull'alto sperone su cui Byzas fondò la
propria colonia.
Nel corso della prima guerra mitridatica (86 a.C.) il nuovo console Flacco si recò in Asia, per resistere a
Lucio Cornelio Silla e porre fine alla guerra contro Mitridate VI del Ponto. Gaio Flavio Fimbria
accompagnò Flacco in questa spedizione. I rapporti tra Flacco e Fimbria degenerarono quando il primo, in
occasione di un contrasto tra Fimbria e un questore in cui era stato chiamato a fare da arbitro, decise in
favore del questore: Fimbria minacciò di tornare a Roma, e Flacco lo congedò dal servizio.
Mentre Flacco era in viaggio via mare per Calcedonia Fimbria agitò le truppe
presenti a Bisanzio e le convinse a ribellarsi a Flacco[2]. Il console tornò a
Bisanzio, con l'intenzione di punire il rivoltoso, ma fu costretto a fuggire dalla
città e a rinchiudersi a Nicomedia. Questo non lo salvò: Fimbria lo fece
prendere e decapitare, gettò la sua testa in mare e lasciò il corpo senza
sepoltura[3].
La duratura pace che calò sulla città, vitale per le sue attività commerciali, non
può certo essere oscurata da un episodio di tradimento che la vide schierata
con Pescennio Nigro contro Settimio Severo. La città nella quale Nigro si era
rifugiato dopo la cocente sconfitta navale subita nei pressi del Corno d'Oro fu
assediata e distrutta per vendetta fra il 193 e il 195 d.C. per ordine di Settimio
Severo, con l'ulteriore disposizione di passare i diritti di città alla vicina Busto di Settimio
Perinto. Severo, ricostruttore di
Bisanzio nel 196 d.C.
Grazie all'intercessione del figlio Caracalla, Bisanzio fu ricostruita (circa 196
d.C.) dallo stesso Settimio Severo, divenuto Imperatore anche sull'Oriente,
ottenendo nuovamente gli antichi privilegi[4] e la sua precedente prosperità grazie all'ampliamento a 200
ettari rispetto all'estensione precedente.
«[…] la città di Bisanzio, famosa per le sue battaglie navali, punto strategico del Ponto,
fu rasa al suolo dai soldati dello stesso Gallieno, tanto che nessun abitante poté
salvarsi. E così oggi [attorno al 400 d.C.] non esiste più a Bisanzio alcuna famiglia di
antica discendenza, salvo chi poté fuggire in quanto era in viaggio o nell'esercito, tanto
da rappresentare la nobiltà e antichità della sua famiglia.»
Storia
La cerimonia di fondazione
In ossequio invece alla tradizionale leggenda riguardante la fondazione della vecchia Bisanzio, vennero
traslati dal santuario di Delfi, il massimo centro religioso greco, la bronzea colonna serpentiforme, dedicata
a Pitone e ad Apollo, che venne posta nella spina del grande ippodromo, assieme al tripode celebrativo
della vittoria greca nella battaglia di Platea e all'Ercole di Lisippo, simbolo di forza.
Sebbene l'Imperatore continuasse a risiedere nella vicina Nicomedia, la città di Costantino, nella quale i
lavori procedevano febbrilmente divenne dunque nuova capitale dell'Impero romano, assieme alla vecchia
Roma. E speciali monete commemorative vennero coniate per celebrare l'evento.
La nuova città si distingueva però dalla vecchia capitale per la mancanza di molte delle antiche cariche
repubblicane che distinguevano il governo di Roma. Non vi erano né pretori, né tribuni o questori. Gli
stessi senatori, portavano il titolo di clarus ("illustre"), al posto del romano clarissimus ("illustrissimo").
La classe senatoria era costituita dai numerosi patrizi trasferiti da Roma alla nuova città, anche sull'onda
delle numerose elargizioni promesse da Costantino, che cercava di stimolare l'edilizia privata garantendo
donativi di terre tratte tra i possedimenti del demanio imperiale nelle provincie Asiana e Pontica.
Allo stesso modo, per incentivare la crescita della popolazione urbana, il 18 maggio 332 egli annunciò
l'inizio di pubbliche distribuzioni di grano ai cittadini, allo stesso modo di quanto da secoli accadeva a
Roma con la plebe. Sembra che all'epoca si arrivasse all'elargizione di 80.000 razioni quotidiane attraverso
una rete di 117 punti di distribuzione.
Alla morte di Costantino, nel 337, molto era ancora in costruzione, anche se già da tre anni le strutture
principali erano in funzione e si contavano ormai novantamila abitanti.
Frammento del La colonna di Testa della colonna Ippodromo di
Milion, monumento Costantino, nel foro. serpentina. Costantinopoli.
miliario dell'Impero.
Sotto gli altri imperatori della dinastia costantiniana la città Solidus di Giuliano.
continuò a crescere e a prosperare. L'ultimo esponente della
dinastia, Giuliano, detto l'Apostata, lasciò alla città un nuovo
grande porto, realizzato sul lato meridionale e affacciato sul Mar di Marmara. Sul piano politico,
l'Imperatore tentò di limitare il crescente sviluppo del Cristianesimo e restaurare l'antica religione romana e i
culti pagani, restaurando i templi ed edificandone di nuovi. La sua morte, nel 363, segnò però la fine della
rinascita pagana.
L'imperatore Valente costruì a Costantinopoli il nuovo palazzo extraurbano di Hebdomon, sulle rive della
Propontide, nei pressi del Corno d'Oro, che divenne il luogo di acclamazione degli imperatori militari.
L'imperatore provvide anche all'approvvigionamento idrico della città con la costruzione dell'Acquedotto di
Valente. Dopo la scioccante sconfitta dell'Imperatore nella battaglia di Adrianopoli, nel 378 contro i Goti, la
città si sentì per la prima volta vulnerabile alle invasioni dei Barbari, che avrebbero in futuro devastato
l'Impero. Nel 381 la diocesi urbana, venne innalzata al rango di Patriarcato di Costantinopoli, nel corso del
primo concilio costantinopolitano.
Teodosio
Il regno di Teodosio fu cruciale per la storia di Costantinopoli. L'imperatore svolse importanti opere edilizie,
realizzando una colonna commemorativa nel Foro Boario, la Colonna di Teodosio, trasformando il vecchio
tempio di Afrodite nella nuova sede prefettizia e soprattutto creando l'importante Monastero di San
Giovanni di Studion, futuro cuore della cristianità ortodossa.
Soprattutto, però, Teodosio trasformò radicalmente l'Impero, rendendolo ufficialmente cristiano, con l'Editto
di Tessalonica del 380, e gettando quindi le basi del futuro mondo cristiano-bizantino.
Alla morte dell'Imperatore, il 17 gennaio 395, le esequie si svolsero, così, seguendo per la prima volta il rito
cristiano, venendo celebrate a Milano dal vescovo Ambrogio, il 27 febbraio. L'8 novembre la salma venne
definitivamente tumulata nella basilica dei Santi Apostoli di Costantinopoli.
Alla morte di Teodosio, l'Impero venne definitivamente diviso nelle due metà: Impero Romano
d'Occidente, con capitale prima Milano poi Ravenna, e Impero Romano d'Oriente, con capitale
Costantinopoli. Il nuovo giovane Imperatore d'Oriente, Arcadio, protetto prima dal prefetto Flavio Rufino,
poi da Eutropio, realizzò in città un nuovo foro, il Foro di Arcadio, lungo la via Mese, avviando la
costruzione delle nuove mura.
Durante il regno del successore, Teodosio II, venne portata a termine la cerchia muraria, che da lui venne
detta Teodosiana.
Lo stesso Teodosio II riedificò Santa Sofia, distrutta in un incendio e riconsacrata nel 415, e costruì il primo
nucleo dell'Università di Costantinopoli, inaugurato il 27 febbraio 425 nei pressi del Foro Boario.
La minaccia costituita dagli Unni per la sicurezza della capitale spinse al contempo l'imperatore a prevenire
un attacco attraverso il pagamento di un tributo annuale. Tuttavia, nel 441 il nuovo re unno Attila sconfisse
l'esercito romano in Tracia, effettuando poi una nuova invasione nel 447. In quello
stesso anno un tremendo terremoto devastò la città, ma le mura furono riparate per
opera del prefetto del pretorio d'Oriente, Costantino, impedendo così agli Unni di
poterne approfittare per espugnare la città.
Il successore di Teodosio II, Marciano decise nel 450 di sospendere il pagamento del
tributo ad Attila, che mosse quindi all'invasione dell'Occidente.
Raffigurazione
dell'Imperatore
d'Oriente Arcadio,
nel missorio di
Teodosio.
La Costantinopoli bizantina
Giustiniano
L'imperatore Giustiniano, salito al trono nel 527, fu un sovrano che avrebbe lasciato a lungo impresso il
proprio marchio sulla città di Costantinopoli e sull'Impero bizantino. Promosse grandi opere ed ebbe la
tenacia e la buona sorte di vedere realizzati gran parte dei suoi progetti, sia in ambito politico-militare, sia
negli ambiti religioso, giuridico e architettonico.
Le grandi imprese architettoniche per lui, secondo lo storico coevo Procopio di Cesarea, rivestivano la
stessa importanza della riconquista della parte occidentale dell'impero, della restaurazione dell'ortodossia
religiosa e della codificazione del diritto[7]. La sua politica universale trovò un valido strumento di
propaganda nelle grandi opere che abbellirono Costantinopoli.
Il malcontento per alcuni aspetti delle riforme giudiziarie introdotte dal suo Corpus Iuris Civilis, la
diffusione del monofisismo, le lotte politiche che coinvolgevano l'imperatore e gli eredi di Anastasio I,
congiuntamente al crescente potere acquisito sin dagli inizi del suo regno dai demoi degli Azzurri e dei
Verdi, i due partiti politici espressi dalle tifoserie dell'Ippodromo, si condensarono in una miscela esplosiva
l'11 gennaio 532, quando nel circo esplose la famosa rivolta di Nika, in breve estesasi all'intera città. Sei
giorni di devastazioni colpirono Costantinopoli, fino a che la rivolta venne brutalmente repressa nel sangue
dai generali Mundo e Belisario (Narsete ebbe anch'egli un ruolo dividendo le due fazioni corrompendole
con il denaro)[8].
Al termine della rivolta il danno più evidente era la distruzione della basilica di Santa Sofia, della quale
l'imperatore ordinò l'immediata ricostruzione, con massicci lavori di ampliamento che terminarono solo con
la consacrazione del 27 novembre 537.
Giustiniano fece ricostruire la chiesa dei Santi Apostoli e edificare la Santa Irene e quella dei Santi Sergio e
Bacco, nella quale, sebbene trasformata in moschea, restano dei pregevoli capitelli e architravi decorati con
un fitto traforo a elementi vegetali (VI secolo).
Con questa serie di opere le costruzioni a pianta centrale divennero dominanti e influenzarono l'arte
bizantina nei secoli avvenire, tanto che ancora oggi una tipica chiesa ortodossa è a croce greca ("greca"
appunto perché tipica dell'Impero romano d'Oriente). Gli edifici a pianta centrale con Giustiniano per la
prima volta trovano una scala monumentale con grandiose dimensioni unite allo splendore dei materiale e
alla profusione di decorazioni fastose.
Nel 541-542 il regno di Giustiniano venne segnato da un'altra calamità: la città e l'impero vennero devastati
da una violenta epidemia di peste bubbonica. Pochi anni dopo l'imperatore presiedette un nuovo concilio a
Costantinopoli.
Nel 553 e 557 due terremoti arrecarono gravi danni alla struttura della nuova Santa Sofia, la cui cupola
cedette il 7 maggio 558 in occasione di nuove scosse. La chiesa venne riaperta al culto solo nel 563.
Mosaico raffigurante La colonna di Pianta della chiesa Sezione della nuova
Cristo all'interno Giustiniano, eretta dei Santi Sergio e basilica di Santa
della basilica di nell'Augustaion per Bacco, eretta da Sofia eretta da
Santa Sofia. celebrare il trionfo Giustiniano I. Giustiniano.
dell'Imperatore.
Avorio Barberini
della prima metà del
VI secolo, attribuita
a una bottega
imperiale di
Costantinopoli, dove
l'imperatore
raffigurato viene
identificato con
Anastasio I Dicoro o,
più probabilmente,
con Giustiniano I.
Il 14 settembre 628 l'imperatore celebrò il trionfo per la conquista di Gerusalemme. Alla fine del regno di
Eraclio, però, Gerusalemme era nuovamente perduta, questa volta in favore degli Arabi, mentre l'impero e
la stessa Costantinopoli erano scosse dalle controversie monotelite provocate dagli editti Ekthesis (638) e
Typos (649, quest'ultimo promulgato da Costante II).
Gli Arabi giunsero ad assediare Costantinopoli durante il regno di Costantino IV, che indisse nel 680 un
concilio di condanna del monotelismo. Un nuovo concilio si tenne nel 692 presso la sala del Trullo del
Gran Palazzo.
L'ultimo discendente della dinastia di Eraclio, Giustiniano II Rinotmeto, fu famoso per il bagno di sangue
che riversò tra il 704 e il 711 sulla città, durante il suo secondo regno. Deposto infatti una prima volta nel
695 da Leonzio, riuscì a riprendere il potere nove anni dopo, presentandosi sotto le mura di Costantinopoli
a fianco di un'armata di Bulgari e lasciandosi poi andare a una campagna di vendette e massacri che fece
rabbrividire la città e l'impero, fino alla sua seconda e definitiva deposizione, a opera di Filippico. La testa
mozzata di Giustiniano venne esposta al nuovo imperatore, mentre il figlio ed erede Tiberio IV veniva
massacrato sull'altare di Santa Maria delle Blacherne.
Il periodo iconoclasta
Rappresentazione
del secondo concilio
di Nicea.
Durante il regno di Basilio I Macedone e Leone VI Sophos la città fu scossa dalle trame politiche e
religiose ruotanti attorno alle figure dei patriarchi Ignazio e Fozio, che si estesero in breve ai rapporti con la
chiesa romana. A tali fatti tentarono di porre rimedio i Concili di Costantinopoli dell'869-870 e dell'879-
880.
La crescente minaccia costituita dai Bulgari, a nord, si materializzò sulla città nel 907, quando
Costantinopoli si vide stretta d'assedio. Nel 977 la città subì l'attacco del ribelle Barda Sclero, che venne
però respinto dalla flotta fedele all'imperatore Basilio II Bulgaroctono. Durante il suo regno giunsero a
Costantinopoli gli emissari di Vladimir I di Kiev, intenzionati a stringere un fruttuoso rapporto di alleanza,
che fornì per la prima volta agli imperatori bizantini il prezioso contributo dei guerrieri variaghi. Fatto non
secondario fu che gli ambasciatori, colpiti dalle maestose cerimonie religiose nella basilica di Santa Sofia,
convinsero il loro signore a convertirsi al rito cristiano orientale.
Durante l'età della dinastia macedone Costantinopoli si presentava ormai come la più grande e ricca città
d'Europa e del Medioriente: attorno al X secolo si pensa arrivasse a contare un milione di abitanti[11].
Nonostante questo, però, in breve tempo l'impero parve sul punto di crollare.
Nel 1044 la città venne nuovamente stretta d'assedio da un usurpatore, Giorgio Maniace, ucciso nei
combattimenti contro le truppe fedeli a Costantino IX Monomaco. Sempre durante il regno di Costantino si
consumò il Grande Scisma del 1054 tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica, segnato dalle reciproche
scomuniche lanciate nella basilica di Santa Sofia dai legati pontifici e dal patriarca Michele I Cerulario.
Icona raffigurante Raffigurazione delle Mosaico di Santa
Basilio II guardie variaghe, Sofia raffigurante la
Bulgaroctono. entrate al servizio basilissa regnante
dei Bizantini durante Zoe Porfirogenita
l'epoca della con il marito
dinastia macedone. Costantino IX
Monomaco.
L'età comnena
Nonostante un simile evento l'impero non solo sopravvisse, ma seppe trovare una nuova stagione di
rinascita, segnata dall'arrivo degli eserciti della prima crociata, che, alleati dei bizantini, consentirono la
riconquista della riva asiatica, strumento fondamentale per l'avvio dalla ripresa economica e sociale
garantito dal nuovo sistema feudale della Pronoia.
Il primo gruppo di crociati, guidato da Pietro l'Eremita, arrivò a Costantinopoli il 1º agosto del 1096,
destando la costernazione e l'imbarazzo dell'imperatore Alessio: egli infatti pensava a un aiuto da parte
dell'occidente nella sua guerra contro i selgiuchidi, e non all'immenso stuolo di gente comune che si era
invece riversato sulle sue terre, creando non poco scompiglio fin dal suo apparire nei Balcani. L'imperatore
reagì accelerando il passaggio della prima ondata di crociati sulla costa asiatica, dove vennero presto
sconfitti.
Il secondo e assai più serio stuolo di cavalieri, guidato da Goffredo di Buglione, arrivò invece a
Costantinopoli nel dicembre dello stesso anno. Questa volta l'imperatore garantì la fornitura di sostegno e
vettovaglie in cambio di un giuramento di fedeltà feudale e della promessa che le vittorie da esso conseguite
avrebbero fatto recuperare all'impero bizantino numerosi territori caduti in mano ai Selgiuchidi.
Uno degli effetti non secondari della riconquista e feudalizzazione dell'Asia Minore fu la riduzione del
numero di aristocratici bizantini presenti nella capitale, con una conseguente riduzione della conflittualità
all'interno della città.
La dominazione latina
Dotata di un notevole impianto di fortificazioni, la città rimase per secoli inespugnata, fino al 1204, quando
venne saccheggiata dagli eserciti della quarta crociata al comando di Enrico Dandolo e Bonifacio I del
Monferrato.
La conquista latina fu devastante per la città. Un gran numero di tesori e reliquie venne depredato. Gravi
danni furono apportati al complesso dei Palazzi Imperiali e ai monumenti.
I conquistatori resero la città capitale del nuovo impero latino, organizzato su base feudale, che sopravvisse
per poco più di mezzo secolo, fino a quando nel 1261 la città venne riconquistata dai bizantini niceni,
scacciandone Baldovino II.
Riconquistata dai bizantini di Michele VIII Paleologo, ci fu parziale ripresa della città dalle devastazioni dei
crociati, anche se il processo di decadenza era oramai inarrestabile.
Il complesso del Gran Palazzo venne definitivamente abbandonato, con il trasferimento della corte nel
palazzo delle Blacherne, cui venne aggiunta la nuova ala nota come palazzo del Porfirogenito.
Durante il periodo della dinastia dei Paleologi la città dovette subire numerosi assedi e attacchi, sia dai
Latini, che se ne contendevano il controllo commerciale, sia dai Turchi, desiderosi di conquistarla. Nel
decennio 1341-1351 si tennero poi in città i concili sull'esicasmo.
I bizantini riuscirono a tenere la città per ancora un secolo fino a Costantino XI, quando, il 29 maggio 1453,
divenuta "una testa senza corpo", capitale di un impero inesistente, ospitava solamente 50.000 abitanti[12],
cadde in mano ai turchi ottomani guidati da Maometto II il Conquistatore, che ne fece la capitale
dell'Impero ottomano.
La caduta di Costantinopoli, e quindi la fine dell'impero romano d'oriente, è indicata talvolta come l'evento
che convenzionalmente chiude il Medioevo e inizia l'evo moderno.
La Costantinopoli cristiana
Reliquie e icone
Uno degli elementi centrali di Costantinopoli
era il culto delle reliquie. In epoca più o meno
tarda in questa città si concentrarono molti
resti cristiani, salme di santi, e svariati altri
oggetti legati a vicende bibliche o
agiografiche. La città vide grandi
contrapposizioni teologiche e vide la diatriba
sulle immagini sacre (iconoclastia), tuttavia il
loro culto alla fine prevalse ed era tenuto in
grande considerazione.
Tra le reliquie vi era anche il pozzo dove si svolse l'episodio evangelico di Cristo e della Samaritana, le
reliquie di San Pietro e Paolo, il cinto di Maria, la lancia con cui venne trafitto il costato di Cristo, la pietra
dove il corpo di Gesù venne preparato per la sepoltura, la spugna con cui i soldati romani diedero da bere a
Cristo in croce, l'elmo di Costantino I contenente un chiodo della croce, il trono di Salomone, la verga di
Mosè, i resti degli "innocenti", ovvero dei bambini fatti uccidere da Erode il Grande, e innumerevoli altre.
La conquista ottomana portò un radicale mutamento per la città. Le distruzioni portate dall'assedio del 1453,
unitamente al grave stato di declino in cui versavano la città e i suoi edifici, portarono a una radicale
ricostruzione del centro urbano. La gran parte degli edifici religiosi venne convertita in moschea, mentre il
trasferimento della capitale ottomana nell'antica città bizantina portò alla costruzione del grandioso
complesso del Topkapi nell'area precedentemente occupata dal foro e dai palazzi imperiali.
Sotto i sultani ottomani Costantinopoli ritrovò un nuovo periodo di splendore, diventando sede del califfato
nel 1517, ma mantenendo la sede del patriarcato greco-ortodosso e in generale il carattere cosmopolita che
l'aveva caratterizzata nei secoli precedenti. Il XVI secolo segnò l'apice del potere ottomano. A questo
secolo risale la costruzione delle più importanti moschee della città: Beyazit, Suleymaniye (la più grande
moschea di Istanbul), Sultan Ahmed e Fatih (lett. "il Conquistatore", riferito al sultano Maometto II, ossia
Mehmet II). L'impero ottomano, sconfitto durante la prima guerra mondiale, finì ufficialmente il 1º
novembre 1922. Quando nel 1923 fu fondata la Repubblica di Turchia, la capitale venne spostata da
Istanbul ad Ankara.
Nella società ottomana la prima educazione avveniva all'interno delle mura domestiche: era la madre a
occuparsi del figlio fino all'età di sette anni, preoccupandosi d’insegnargli il rispetto per la famiglia, le
buone maniere e i primi rudimenti di religione – quali le preghiere, a partire dai cinque anni. I maschi
ricevevano maggiori opportunità di proseguire la propria istruzione, mentre le figlie femmine erano
destinate in maniera coercitiva, già all'età di nove o dieci anni, a indossare il velo al pari delle donne e a
essere introdotte alla vita adulta. Una seconda distinzione era determinata dall'agiatezza della famiglia: se
nelle più povere solitamente l’insegnamento femminile non andava oltre la recitazione delle preghiere, in
quelle più ricche le bambine erano introdotte al canto e alla recitazione dei poemi; assai di rado, tuttavia, si
potevano trovare donne musulmane d’eccezionale cultura nella società stamboulita, e il fatto stesso di
sapere leggere e scrivere era considerata una cosa fuori dalla norma. Proseguendo nella distinzione di ceto
fra i figli maschi, se il padre fosse stato artigiano, egli lo avrebbe aiutato nel mestiere, mentre se avesse fatto
parte della borghesia stamboulita, avrebbe avuto accesso a una cultura più approfondita. Nel caso in cui
non ci si fosse potuti avvalere d’un precettore privato, la famiglia avrebbe mandato il figlio alla scuola di
base nel suo quartiere, situata nei pressi della moschea.
Il modello d'insegnamento tradizionale era per lo più rivolto a sviluppare la memoria anziché l'intelligenza:
il maestro faceva imparare a memoria i versetti del Corano, scrivere in lettere arabe e, dopo che gli allievi le
avevano apprese, a riscrivere i versetti in precedenza memorizzati. Il maestro stesso non andava oltre
l’abilità di leggere e scrivere il già menzionato testo sacro, e non gli veniva richiesto d'insegnare altro.
L'educazione, dunque, era principalmente di carattere religioso, e terminava con le preghiere e i gesti di
prosternazione che le accompagnavano. Se il maestro era più colto, insegnava ai suoi allievi anche qualche
rudimento di grammatica, di letteratura popolare e di calcolo. È da notare il fatto che il sapere scrivere il
Corano aveva in sé uno scarso valore pratico, in quanto l'arabo, cui i giovani erano introdotti tramite i versi,
non era adatto alla scrittura del turco che, benché avesse gli stessi caratteri grafici di quello, possedeva
diversi fonemi e diversa grammatica. Le lezioni si tenevano di mattino, salvo il venerdì, ma il calendario
contava anche varie festività laiche e religiose.
Oltre alle scuole basilari appena descritte, esistevano le medrese, scuole aperte ad allievi d’ogni estrazione
sociale, anche se, spesso, erano frequentate solo dai ragazzi di buona famiglia d’origine iranica. Le medrese
servivano anche da dormitori per gli alunni (alla maniera degli odierni collegi), ma spesso alle lezioni
potevano partecipare anche membri esterni. Molti sultani fecero costruire varie medrese attorno alle
moschee a loro dedicate, e fra questi istituti esisteva una gerarchia: la medrese più importante, a
Costantinopoli, era quella di Bayezid, cui seguiva quella di Santa Sofia, Maometto il Conquistatore e
Solimano il Magnifico, per citare le più importanti; in tutta Costantinopoli se ne contavano circa
sessantacinque.
La sopravvivenza a così tanti assedi fu determinata dalla potenza del sistema difensivo della città, in
particolare delle sue mura terrestri, e dal predominio marittimo sul Mar di Marmara e sugli stretti, che
garantiva i rifornimenti alla città anche in caso d'assedio e la protezione delle difese a mare: la posizione
favorevole tra due mari separati rendeva estremamente difficoltoso assediare la città da ambo i lati nord-sud
(difesa navale) ed est-ovest. Le due vittorie crociate del 1203-1204 furono infatti determinate proprio dalla
perdita del predominio navale, che consentì alla flotta veneto-crociata di assalire i bastioni marittimi,
penetrando in città.
Similmente la caduta finale della città venne determinata dal controllo ottomano sugli stretti, che strangolò
Costantinopoli e la privò di rinforzi, prima ancora che per l'intervento delle artiglierie, che aprirono le
brecce nelle (fino ad allora) inviolate mura teodosiane.
Impianto urbano
Il cuore della città si trovava proteso verso il mare, sul sito della vecchia Bisanzio. Da qui si dipartiva la
principale arteria della città la Mese ("via centrale"), che, in corrispondenza della piazza del Philophation si
diramava a ipsilon. Un ramo proseguiva verso nord, in direzione della porta di Adrianopoli e della via che
conduceva al cuore dei Balcani, l'altro proseguiva invece verso sud-ovest, trasformandosi nella via
Trionfale che, raggiungendo la Porta d'Oro, conduceva alla via Egnazia, in direzione della Grecia e di
Roma.
I porti principali si trovavano all'entrata del Corno d'Oro nel Bosforo, sul lato nord-orientale della penisola
(Prosphorion, Neorion) e sul Mar di Marmara (Kontoskalion/Portus Julianus, Porto di Eleutherios), sul
lato meridionale-orientale.
Veduta di Mappa di
Costantinopoli di Costantinopoli nel
Nicolas de Fer, XVIII secolo.
Parigi 1696.
Sia Costantino che i suoi immediati successori avevano una visione unitaria dell'impero, ma
successivamente esso venne diviso definitivamente in due parti (395) e Costantinopoli divenne la capitale
della parte Orientale, mentre prima Milano e poi Ravenna assunsero il ruolo di capitali della parte
occidentale. Da allora la crescita di Costantinopoli fu costante, mentre il declino delle altre città divenne
inarrestabile: Roma venne saccheggiata nel 410 dai Goti e di nuovo nel 455 dai Vandali, mentre Antiochia
fu distrutta da un terremoto nel 525 e conquistata dai persiani nel 540; anche Alessandria subiva un declino,
sebbene più lento.
Con gli imperatori Anastasio I Dicoro e Giustino, ma soprattutto con la splendida epoca di Giustiniano,
Costantinopoli divenne una grande città[13], anche se di dimensioni inferiori alla Roma di età imperiale[14]:
sebbene a Costantinopoli all'inizio del V secolo si contassero infatti 4.388 domus, il triplo che a Roma, il
numero delle insulae era di gran lunga inferiore alle oltre 46.000 recensite per la Città eterna. Anche il lusso
propendeva ancora verso Roma, dove vi erano 830 terme private (a Costantinopoli 153) e dove i ricchi
senatori davano spettacoli molto più fastosi rispetto a quelli che poteva permettersi la nuova classe dirigente
di Costantinopoli.
Ma mentre per Roma, fin dal primo sacco subito a opera dei Visigoti (410), iniziò una fase di rapido
spopolamento, Costantinopoli visse in quegli stessi anni un'epoca di grande espansione. Nel 413 le mura
dovettero essere ampliate e la cinta muraria comprese in totale un'area quasi doppia rispetto a quella
precedente. Si presume che già attorno alla metà del V secolo, all'indomani del secondo sacco dell'Urbe
(455), l'antica Bisanzio avesse superato per numero di abitanti sia Roma che Alessandria divenendo la più
popolosa città del mondo romano. Costantinopoli restò a lungo la più ricca, popolosa e importante realtà
urbana del Mediterraneo e fu centro di irradiazione artistica e religiosa di primaria importanza.
Il foro si trovava a occidente, su un'altura. Era a pianta circolare e circondato da colonne a doppio ordine.
Al centro del foro si trovava un altro monumento simbolo del potere imperiale, la colonna-santuario.
Si trattava di una grande colonna sormontata da una statua bronzea dell'Imperatore rappresentato come
Elio; la colonna si ergeva su uno zoccolo alto circa cinque metri, che racchiudeva un santuario dove si
diceva messa, si bruciavano incensi, si accendevano lampade votive e si pregava, verso l'immagine
imperiale, che scongiurasse sciagure proteggendo la città che aveva fondato. L'identificazione con Elio
risulta connessa ai teologi di corte, che suggerirono l'uso dell'antica simbologia del Sol Invictus assimilata
ormai a Cristo, come "sole di giustizia e salvezza".
Tra le chiese fondate da Costantino c'erano quella dedicata alla Santa Sapienza (la Santa Sofia, prima della
riedificazione al tempo di Giustiniano I (527-565) che ne fece un capolavoro dell'architettura di tutti i
tempi), destinata a funzionare da cattedrale, e quella dei Santi Apostoli, a pianta centrale, che divenne il
mausoleo imperiale.
Queste grandi opere costruite in fretta si dimostrarono a volte fragili, e non furono esenti da rovinosi crolli.
Sia la città che i palazzi videro una grande espansione, e negli anni successivi a Costantino si provvide a
elaborare e aggiungere conventi, chiese, palazzi. Oltre ai monumenti citati si può ricordare il milion, un arco
considerato il "centro" dell'impero, e dal quale si misuravano le distanze con le altre città, il palazzo della
Magnaura (dal latino "magna aula", ovvero grande aula), salone dove venivano svolti gli atti solenni e
ricevute le ambascerie più importanti, e il Palazzo del Boukoleon, residenza privata degli imperatori.
Mosaico romano I resti del Palazzo L'entrata del palazzo Uno dei due leoni
proveniente dal del Boukoleon, del Bucoleone. del Palazzo del
Palazzo Imperiale di all'interno del Boukoleon.
Costantinopoli. complesso del Gran
Palazzo.
Verso la fine del XII secolo gli imperatori iniziarono a realizzare un nuovo complesso palatino, situato
lungo le mura di terra all'estremità settentrionale della città, dall'aspetto fortificato. Tale complesso chiamato
Palazzo delle Blacherne per la sua vicinanza all'omonimo sobborgo, forniva infatti una maggiore sicurezza
rispetto ai palazzi imperiali e godeva di un'atmosfera più salubre, esposto com'era al Corno d'Oro e alla
campagna.
Le Blacherne divennero il luogo di soggiorno degli imperatori, che per altro conservarono il palazzo in
centro per le attività ufficiali, ovvero di rappresentanza e di governo. Solo dopo la breve parentesi del
dominio latino, nel XIII secolo, la corte si trasferì definitivamente nella nuova residenza, ampliata con il
complesso del Palazzo del Porfirogenito, abbandonando i vecchi palazzi imperiali.
Le chiese
In quanto centro della Cristianità orientale, fondamento dello stesso ordine imperiale, Costantinopoli era
una città ricca di edifici religiosi.
Le chiese principali erano quelle originariamente fondate dallo stesso Costantino:
Le mura
Le mura costantiniane divennero ben presto troppo Le diverse cerchie murarie di Costantinopoli.
piccole per la città in rapida espansione, portando,
ottant'anni dopo, alla costruzione di una nuova
cerchia terrestre. Le nuove mura, completate durante il regno di Arcadio e dette Mura Teodosiane, furono
un capolavoro di architettura militare dovuto al genio di Flavio Antemio. Si dimostrarono infatti per lungo
tempo assolutamente imprendibili e persero la propria funzione militare solo con lo sviluppo dell'assedio
scientifico. Questa nuova cinta muraria, molto potente, era in realtà composta da tre cerchi di fortificazioni.
La cerchia interna o Grandi Mura, costituita da uno spesso e alto muro intervallato da potenti torri e
numerose porte, aveva un'altezza tale da permettere di proteggere e superare con le armi dal lancio la
cerchia esterna o Proteichisma, più bassa e anch'essa intervallata da torri, alternate rispetto a quelle interne,
creando un unico complesso difensivo. Le due cerchie creavano uno spazio, detto Perivolos, attraversato da
una strada militare protetta, utilizzabile durante i combattimenti. Oltre la cerchia esterna si trovava un vallo
eretto a creare un ulteriore spazio, detto Parateichion, attraversato da un'ulteriore strada militare e allagabile
in caso d'assedio, con un sistema a compartimenti che ne impediva il completo svuotamento.
L'accesso principale alla città era rappresentato dalla Porta Aurea, aperta sulla via Egnazia, che conduceva,
attraverso la rotta Durazzo-Brindisi, alla via Appia e a Roma. La porta era riservata alle cerimonie trionfali
e si trovava all'estremità meridionale delle mura. All'estremità settentrionale si apriva invece la Porta delle
Blacherne, annessa al complesso palatino addossato alle mura ed eretto nel XII secolo: la porta blacherniota
era riservata all'uso esclusivo dell'Imperatore.
In corrispondenza di queste due porte si ergevano due complessi fortificati, lo Strongylon e il Kastellion. Il
sistema era completato dalle cosiddette Mura Marittime, in parte di epoca costantiniana, in parte successive,
e le Mura delle Blacherne, costruite per proteggere l'omonimo sobborgo, nei pressi del nuovo Palazzo
Imperiale. Al di là del Corno d'Oro vi erano poi le fortificazioni del quartiere di Galata, utilizzate come
caposaldo per le catene con cui veniva chiuso il porto in caso di pericolo.
Foto rappresentante
il peribolos, ossia lo
spazio tra gli spalti
esterni e interni.
Note
1. ^ La dizione Istanbul per Costantinopoli risale all'ultima fase del Sultanato selgiuchide di
Rūm (Müsameret ül-akhbar [Le massime conversazioni] di Kāmal al-Dīn Aksarāyī, Ankara,
1944) ed è affermato nel primo periodo ottomano (Die altosman. anon. Chroniken, ed. di F.
Giese, Breslau, 1922), in cui viene riportato il toponimo ﺍﺳﺘﻨﺒﻮﻝ, vale a dire Istinbūl o Istanbūl
(le vocali in arabo/persiano/turco-ottomano non sono marcate). Nel XII secolo le fonti
armene parlano di Stampol (cfr. H. J. Siruni, Studia et Acta Islamica, n. 164, 1960).
Un'ulteriore conferma è data dall'attestazione della presenza della nisba Istanbūlī ("di
Istanbul") fin dal 1500 circa. Nessuna nisba per converso Qusṭanṭīniyyī ("di Costantinopoli")
è attestata, a dimostrazione dell'uso pressoché esclusivo del toponimo Costantinopoli da
parte occidentale. Per una spiegazione del nome Istanbul sono state avanzate due ipotesi;
una derivazione dalle parole greche Eis ten polin (che significano "verso la Città", o
indicano "questa è la città"), o una corruzione del nome Costantinopoli in turco, come per
altre città imperiali quali Nicea (divenuta Iznik), Smirne (Izmir) o Nicomedia (Izmit).
2. ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XXX-XXXV, 104.
3. ^ Appiano di Alessandria, Guerre mitridatiche, VIII, 52.
4. ^ Historia Augusta, Antoninus Caracallus, 1.7.
5. ^ Historia Augusta - Due Gallieni, 7.2.
6. ^ Henry Wace, Dictionary of Christian Biography and Literature to the End of the Sixth
Century A.D., with an Account of the Principal Sects and Heresies. - Christian Classics
Ethereal Library (http://www.ccel.org/w/wace/biodict/htm/iii.v.xxiv.htm#iii.v.xxiv) Archiviato (htt
ps://web.archive.org/web/20050315121825/http://www.ccel.org/w/wace/biodict/htm/iii.v.xxiv.h
tm#iii.v.xxiv) il 15 marzo 2005 in Internet Archive.
7. ^ Procopio di Cesarea, De aedificiis, I, opera con intenti panegirici con cui Procopio
descrive e loda le varie costruzioni erette per opera di Giustiniano.
8. ^ Procopio, La guerra persiana, I,24
9. ^ Contrariamente a quanto si pensava in precedenza, sembra che l'imperatore non abbia
mai emanato un editto iconoclasta nel 726, ma solo nel 730.
10. ^ L'ufficiale incaricato del compito fu ucciso dalla folla, e alla fine l'immagine venne rimossa
ma non distrutta: venne poi ripristinata da Irene e rimossa di nuovo da Leone V: Finlay op.
cit. p 111
11. ^ Massimo Montanari, Competenza Storia. vol. 1 1000-1650: Politica Economia Innovazioni,
Editori Laterza Scuola, 2016. URL consultato l'11 luglio 2020.
12. ^ Dionysios Hatzopoulos, May 29, 1453: The Fall of Constantinople (http://www.helleniccom
serve.com/may291453.html)
13. ^ Gli abitanti di Costantinopoli si attestarono leggermente al di sotto delle cinquecentomila
unità in epoca giustinianea. Cfr. a tale proposito: Georg Ostrogorsky, Storia dell'Impero
bizantino (pag.40), Torino, Giulio Einaudi editore, 1968 e 1973
14. ^ Gli abitanti di Roma nel II secolo dovevano probabilmente situarsi fra le 1.215.000 unità e
le 1.727.000. Il calcolo è stato realizzato dal romanista francese Jérôme Carcopino sulla
base delle 46.602 insulae (contenenti 1.165.050-1.677.672 abitanti), cui vanno aggiunte le
1.797 domus (contenenti circa 50.000 abitanti) presenti a Roma nel II secolo. Cfr. a tale
proposito: Jérôme Carcopino, La vita quotidiana a Roma (pag. 29), Bari-Roma, Editori
Laterza, 1993 (precedenti edizioni: 1941, 1967, 1982, 1984) ISBN 88-420-4194-7
15. ^ J.B. Bury, (1923) p. 70
16. ^ Zosimo, Historia, Nova Book 2 1814
Bibliografia
Alexander P. Kazhdan, Bisanzio e la sua civiltà, traduzione di Giovanna Arcetri, Bari,
Laterza, 1995. Saggio sulla cultura bizantina tra il X e il XII secolo.
Steven Runciman, The Fall of Constantinople, 1453, Cambridge (UK), Cambridge
University Press, 1990. ISBN 0-521-39832-0.
Jonathan Phillips, The Fourth Crusade and the Sack of Constantinople, Pimlico, 2005. ISBN
1-84413-080-0
Philip Mansell, Constantinople: City of the World's Desire.
Arnold Hugh Martin Jones, Il tardo Impero Romano, Il Saggiatore
Pierluigi De Vecchi - Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, Milano, Bompiani, 1999, vol. 1.
Silvia Ronchey - Tommaso Braccini, Il romanzo di Costantinopoli. Guida letteraria alla
Roma d'Oriente, Torino, Einaudi, 2010. ISBN 978-88-06-18921-1
Voci correlate
Istanbul
Bisanzio
Assedio di Costantinopoli (1453)
Costantino I
Funduk
Impero bizantino
Impero ottomano
Venerazione della Vergine Maria a Costantinopoli
Anastàsio il Questore
Impero romano
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Collegamenti esterni
Antiche mappe di Costantinopoli (http://geoweb.venezia.sbn.it/cgi-win/geoweb/archiweb.dl
l?service=direct&lang=1&uid=000004&fld=S&value=01ISTANBUL) Archiviato (https://web.a
rchive.org/web/20040905054708/http://geoweb.venezia.sbn.it/cgi-win/geoweb/archiweb.dll?
service=direct&lang=1&uid=000004&fld=S&value=01ISTANBUL) il 5 settembre 2004 in
Internet Archive. sul sito della Biblioteca nazionale Marciana di Venezia.
Antiche mappe di Costantinopoli (http://historic-cities.huji.ac.il/turkey/istanbul/istanbul.html)
sul sito Historic Cities.
Costantinopoli in Enciclopedia (http://www.treccani.it/enciclopedia/costantinopoli_%28Encic
lopedia-dei-ragazzi%29/)
VIAF (EN ) 122641741 (https://viaf.org/viaf/122641741) · ISNI (EN ) 0000 0001 2034
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