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“Iodio in mare? Situazione senza precedenti.

Difficile stimare i
danni su organismi viventi”
Dopo l’incidente nucleare al largo di Fukushima sono state rilevate concentrazioni di sostanze
radioattive superiori ai limiti legali di 4.385 volte. Secondo l’esperto in biodiversità marina Giuseppe
Notarbartolo di Sciara “la situazione è molto preoccupante, ma non ci sono dati per capire quali
saranno le conseguenze sulle specie dell’oceano”

Giuseppe Notarbartolo di Sciara, docente di Scienza e


politica di conservazione della biodiversità marina
all‟Università degli Studi di Milano e presidente
dell‟istituto di ricerca Tethys

Ora a Fukushima fa paura anche la contaminazione del


mare. Le concentrazioni di iodio radioattivo rilevate al
largo della centrale nucleare sono in aumento: ieri
superavano i limiti legali di 3.355 volte. Oggi di 4.385.
“La preoccupazione è grande”, ammette Giuseppe Notarbartolo di Sciara, docente di Scienza e
politica di conservazione della biodiversità marina all‟Università degli Studi di Milano e presidente
dell‟istituto di ricerca Tethys. L‟Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese minimizza i rischi per
l‟uomo: la popolazione locale è stata evacuata e l‟attività di pesca nella zona è stata bloccata.

Ma quali sono le conseguenze per la flora e la fauna marina, professor Notarbartolo di


Sciara?
Ogni volta che un elemento radioattivo entra in contatto con un organismo vivente può generare,
come accade per l‟uomo, sia danni diretti sia effetti a lungo termine, come mutazioni genetiche.
Ma le conoscenze sono insufficienti per prevedere gli effetti nel mondo subacqueo.
Casi analoghi in passato?
Eventi precedenti non si prestano facilmente a paragoni. Sugli effetti dei test nucleari condotti in
Polinesia a partire dagli anni „50 le informazioni scarseggiano. I rilevamenti compiuti sulla
barriera corallina locale oltre cinquant‟anni dopo non hanno evidenziato particolari sofferenze
nei coralli. E l‟incidente di Chernobyl non ha avuto effetti eclatanti sulle condizioni dell‟ambiente
marino in Mar Nero.
A differenza della catastrofe del 1986 in Ucraina, a Fukushima pare ci sia uno sversamento
di sostanze radioattive in mare.
Appunto, è una situazione nuova. Gran parte delle nostre conoscenze su questo tipo di problemi
temo che verrà proprio dagli eventi di quest‟anno in Giappone.
Quali altri fenomeni possono contribuire a contaminare l’acqua del mare?
Le particelle radioattive presenti nell‟atmosfera potrebbero essere veicolo di contaminazione in
mare quando vi vengono depositate e si accumulano nei sedimenti, oppure fanno il loro ingresso
nella rete alimentare. La stessa cosa ovviamente mediante la pioggia e il dilavamento in mare di
acque dolci contaminate a terra o in atmosfera. È questo il caso ad esempio degli scarichi
provenienti da attività umane e delle acque marine impiegate per il raffreddamento dei reattori.
Attraverso questi meccanismi la contaminazione potrebbe trasferirsi da aria e terra a mare, con
effetti rilevanti sia sull‟ambiente marino, sia sulle persone che ne consumano i prodotti.
Le conseguenze possono arrivare fino al Mar Mediterraneo?
Le specie migratrici, come tonni, mammiferi marini e uccelli si spostano anche di centinaia o
migliaia di chilometri, ma non arrivano fino a noi. Più che gli organismi, i principali veicoli di
trasporto della contaminazione nel mare sono l‟atmosfera e la circolazione oceanica. Anche in
questo caso gli effetti più rilevanti rimarranno circoscritti all‟oceano Pacifico.
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