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Il vero Fascismo
 In faccia a tutte le destre - e che mai più questa definizione possa accostarsi al fascismo.  Ad eterna infamia di chi eresse la destra nazionale e il gioco della parti con
l’antifascismo a cui faceva comodo quel “fascismo reazionario”.
 
Se il fascismo è una concezione della vita e del mondo che esula da ogni inquadramento nei termini destra o sinistra, vecchie categorie egheliane, resta il fatto che il fascismo ha una visione sociale della società prettamente socialista.
 È la RSI che determina uno iato, un cambiamento epocale con il ventennio conservatore per necessità nazionali, ma con la RSI nessun fascista può più riferirsi al ventennio.
Riforma del mercato azionario liberista, commissariamento della Banca d’Italia in attesa di
nazionalizzarla, riforma del mercato immobiliare al fine di dare la casa al popolo, riforma del
commercio nei beni primari del vestiario e dell’alimentazione per sottrarlo dalle speculazioni del
privato, ma soprattutto socializzazione delle aziende e nazionalizzazione di quelle di primario interesse nazionale, a completamento del Corporativismo. -
 
 Alessandro Pavolini il 28 ottobre 1943 afferma: «
le nuove realizzazioni da raggiungere sul campo del lavoro, le quali più propriamente che sociali, non abbiamo alcuna peritanza a definirle socialiste». -
 
Fulvio Balisti, eroe di Bir el-Goby, attacca la proprietà privata e si richiama alla Carta del Carnaro che non è il dominio della persona su la cosa, bensì un utile funzione sociale. -
 
Il giornale il Fascio il 26 novembre 1943 afferma: «
in ogni caso il sistema capitalistico deve pur essere distrutto, dalle fondamenta, essendo la repubblica fascista anche disposta, se costretta dai lavoratori, ad applicare lo statismo comunista, ma mai a giungere a compromessi con il capitalismo!». -
 
Sulla relazione che accompagna il Decreto Legge sulla Socializzazione, si legge: «
…l’esperienza del Corporativismo ha dimostrato come lo Stato non possa, nell’attuale momento storico, limitarsi ad
un funzione puramente mediatrice fra le classi sociali, poiché la maggior forza della classe
capitalistica vanifica ogni parità giuridica… e riesce a dominare e a volgere a proprio vantaggio
lo stesso potere dello Stato». -
 
Contempo Mussolini precisa che senza la Socializzazione il Corporativismo è inadeguato perché il padronato riesce a piegarlo ai suoi interessi. -
 
Sono fatti non parole, vengono creati i Consigli di Gestione dei lavoratori, socializzate le fabbriche, il Presidente della Snia Viscosa, Franco Marinotti, viene arrestato dalle autorità della RSI, con
l’accusa di “sabotaggio della socializzazione”.
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Nicola Bombacci, arringando gli operai delle industrie navali liguri e delle fabbriche siderurgiche e meccaniche di Sampierdarena, di Cornigliano, di Sestri Ponente, di Pegli e di Voltri, nonché della  Valbisagno e della Valpolcevera gli dice: «Compagni! Io non ho mai rinnegato gli ideali per i quali
ho lottato e per i quali lotterò sempre… Il socialismo non lo realizzerà Stalin, ma Mussolini che è socialista anche se per vent’anni è
 
stato ostacolato dalla borghesia che poi lo ha tradito… ma ora
Mussolini si è liberato di tutti i traditori e ha bisogno di voi lavoratori per creare il nuovo Stato
proletario…».
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E ancora Mussolini che conscio della sconfitta militare vorrebbe salvare le grandi conquiste sociali della RSI, cedendole ai socialisti, dice espressamente, che si augura solo di non rivedere mai più in Italia la Borghesia confindustriale, la Monarchia e i Carabinieri.
 Migliaia di giovani fascisti repubblicani sognano la saldatura tra la rivoluzione fascista e la rivoluzione bolscevica in Russia, orgogliosi del fatto che quella fascista ha realizzato, ancor più di quella bolscevica, degenerata nel supercapitalismo di Stato, gli ideali socialisti 
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Raccolgono le parole di Berto Ricci, scritte in una lettera del 23 aprile 1938: «In tutto il mondo i poveri e gli sfruttati, hanno saputo che la loro emancipazione dal capitale è per lo meno pensabile. Non lo dimenticheranno più. Se il fascismo non alza la bandiera di questa emancipazione la cercheranno ancora nel comunismo».
 E sognano anche una nuova figura di fascista che oltre agli ideali combattentistici, percepisce quel senso di umanitarismo e solidarietà sociale proprio dei comunisti, così come già auspicato da José Antonio Primo de Rivera, che infatti affermò
: «Nel
comunismo c’è qualcosa che può essere raccolto, la sua abnegazione
 il suo senso di solidarietà». In questa nuova figura di fascista si incarna il Giuseppe Solaro, il fascista che sfidò la Fiat e Wall Street. Ma
la guerra, del sangue contro l’oro, mette fine alla rivoluzione fascista, un sogno si infrange,
e purtroppo un ciclo si chiude.
Dal dopoguerra, mentre il “neofascismo” compirà il suo infame percorso reazionario e conservatore,
tradendo persino gli interessi nazionali per far da ascaro ai nostri colonizzatori, i termini fascismo, comunismo, antifascismo, di fronte ad un ciclo storico che si è concluso, perderanno il loro significato. E la bandiera della rivoluzione sociale possiamo dire che la riprenderà Ernesto Che Guevara, vedendo nella rivoluzione cubana, pur nelle differenze storiche, etniche e di struttura nazionale, le stesse conquiste sociali della Repubblica Sociale Italiana. TUTTO QUESTO È DOCUMENTATO STORICAMENTE. 

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