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VARIABILI CHIAVE
La definizione dell'attività si può sviluppare in termini di:
● Gruppi di clienti: categorie di clienti, chi deve essere servito
● Funzioni svolte per i clienti: bisogni dei clienti, che cosa desiderano
● Modalità: come i bisogni sono soddisfatti
GRUPPI DI CLIENTI
Criteri per definire i consumatori finali
● Geografici: regione, clima, densità, dimensioni, centro abitato.
● Demografici: età, sesso, dimensioni della famiglia.
● Socio-economici: reddito, educazione, occupazione, classe sociale.
● Psicologici, psicografici (stile di vita), personalità: atteggiamenti verso una
data realtà.
● Comportamenti di acquisto, consumo e utilizzo: grado di utilizzo (forte,
medio, basso), benefici ricercati, grado di fedeltà alla marca e al canale distributivo.
● Sensibilità alle variabili: prezzo, servizio del marketing mix (sensibilità
elevata nei confronti di: pubblicità, qualità, promozione vendite).
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Criteri per definire "Business to Business"
● Geografici: profilo Paese, caratteristiche climatiche, infrastrutture.
● Demografici: settori industriali, dimensione e numerosità dei clienti, nazionalità dei clienti.
● Strutturali: situazione del settore: crescita, stabilità, declino; concentrazione della domanda.
● Stili gestionali: processi di acquisto (burocratico, semplice, complesso),
accentramento/decentramento delle decisioni di acquisto
● Comportamenti di acquisto, consumo e utilizzo: grado di utilizzo, incidenza sui
costi complessivi, beneficio ricercato, grado di fedeltà alla marca
● Sensibilità alle variabili: prezzo, servizio del marketing mix (Sensibilità nei
confronti di: prezzo, servizio, pubblicità, qualità, promozione vendite).
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PRODOTTO: applicazione di una determinata tecnologia, alla soddisfazione di un determinato
bisogno di un determinato gruppo di clienti.
BUSINESS: una scelta di alcuni gruppi di clienti e di funzioni svolte, basato su una sola tecnologia
(modalità).
SETTORE:
● aggregato di più business basato su una sola tecnologia
● costituito da imprese che utilizzano la medesima modalità
MERCATO: insieme di alcune funzioni svolte per alcuni gruppi di clienti attraverso tutte le
tecnologie disponibili.
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PREVISIONE DELLA REDDITIVITA' DEL SETTORE
I fattori alla base della redditività:
● valore del prodotto per il consumatore
● l'intensità della concorrenza
● potere contrattuale relativo nei livelli della catena produttiva: più è elevata la concorrenza tra i
produttori, maggiore sarà la rendita del consumatore e minore quella del produttore.
La qualità dell'analisi dipende dalla difficoltà di comprensione del settore, dalla disponibilità di
informazioni, dalle competenze e dal costo.
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(A) IL MODELLO DELLA CINQUE FORZE DI PORTER: analizza il settore secondo il paradigma
"struttura-condotta-performance". La struttura è la causa della condotta delle aziende, che
determina la performance. Porter ha esplicitato le forze competitive che determinano il livello di
redditività di un settore.
Vi sono tre fonti di competizione orizzontale: concorrenza prodotti sostitutivi, concorrenza dei
nuovi entranti, concorrenza dei concorrenti.
e due fonti di competizione verticale: potere contrattuale dei clienti, potere contrattuale dei
fornitori.
● Concorrenza di prodotti sostitutivi: alternative che il cliente può seguire per soddisfare i bisogni.
I produttori operano in modo simile ai concorrenti poiché contendono la stessa domanda.
All'aumentare di prodotti sostitutivi i margini di profitto tendono a diminuire.
● Concorrenza dei nuovi entranti: quando in un settore esistono delle potenzialità di profitto
viene incentivato l'ingresso di nuove imprese facendo abbassare il tasso di profitto al livello
competitivo. La minaccia di nuovi entranti dipende dall'esistenza o meno di barriere all'entratae
all'uscita, quando un settore non ha barriere si definisce contendibile.
Barriere all'entrata: sono un elemento di vantaggio di cui le aziende presenti nel settore
dispongono. Più è alta la barriera più difficolta si ha ad entrare.
Barriere all'uscita: ostacolano la scelta di spostarsi da un settore all'altro
Barriere di mobilità: se l'azienda vuole spostarsi all'interno dello stesso settore
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Le minacce di entrata inducono le aziende che operano nel settore a contenere il livello dei prezzi
e ad investire per creare ostacoli all'accesso che si traducono in spese da sostenere per entrare.
● Concorrenza dei concorrenti (rivalità tra imprese esistenti): i fattori in grado di determinare la
concorrenza tra imprese sono:
- concentrazione: maggiore concentrazione = competizione non basata sul prezzo
- diversità dei concorrenti: maggiore diversità = maggiori pressioni competitive (guerra di prezzo)
- differenziazione del prodotto: per i prodotti indifferenziati il prezzo è l'unica base per la
concorrenza. Per i prodotti differenziati la competizione gioca su altri aspetti
- capacità in eccesso: le imprese tendono ad abbassare i prezzi, ciò dipende dalla struttura dei costi
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● Potere contrattuale dei clienti:
- Sensibilità al prezzo degli acquirenti, dipende da:
1. Incidenza del costo del prodotto sui costi totali dell'impresa acquirente: tanto più è alta
tanto più la sensibilità è elevata
2. Grado di differenziazione delle offerte delle imprese fornitrici: tanto più i prodotti sono
simili tanto più il potere contrattuale dei clienti è alto
3. Concorrenza tra gli acquirenti: tanto più è elevata, tanto più essi cercheranno di ottenere
materie prime e componenti a prezzi contenuti
4. Importanza del prodotto acquisito per la qualità del loro prodotto: pur di ottenere la
fornitura di un componente, l'impresa acquirente potrebbe accettare prezzi elevati
● Potere contrattuale dei fornitori: gli acquirenti sono le imprese del settore mentre i fornitori
sono i produttori degli input. Valgono le stesse considerazione di prima.
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(B) LA CATENA DI FORNITURA
La redditività delle aziende è legata alle condizioni delle catene di fornitura di cui le aziende fanno
parte. Pertanto emerge una forma di concorrenza tra catene.
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VANTAGGIO COMPETITIVO DI COSTO
Sussiste se:
● la redditività del capitale investito è superiore alla media del settore nel medio-lungo periodo
● i costi di produzione sono inferiori a quelli di tutti i concorrenti
● i prezzi di vendita non presentano una differenza tale da compensare lo scarto ottenuto nei costi
di produzione
ECONOMIE DI SCALA
Un aumento degli input impiegati nella produzione provoca una riduzione del costo unitario di
prodotto.
Si distinguono:
● economie di scala tecnologiche: abbattimento dei costi unitari di produzione. Le fonti sono: le
immobilizzazioni tecniche, materiali, immateriali ed energia.
● economie di scala di gestione: abbattimento dei costi generali. Le fonti sono: le economie di
direzione, economie di marketing, ricerca e sviluppo, funzione finanza e funzione acquisti.
Customer satisfaction: percezione del cliente che il sistema di offerta di un'azienda ha raggiunto o
superato le proprie aspettative relativamente all'insieme di benefici e costi per lui rilevanti ai fini
dell'acquisto
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UNICITA'
L'unicità crea elementi di protezione contro l'imitazione. È più alta la probabilità che i concorrenti
imitino un'attività unica anziché due attività.
Le attività di set-up sono volte al rinnovamento delle attività correnti.
DETERMINANTI DI UNICITA'
● Fattore scala: raggiungere una scala dimensionale non raggiungibile o difficilmente raggiungibile
● Effetto di apprendimento: un'impresa deve avere competenze, tecnologie e processi in grado di
assicurare il raggiungimento del risultato
● Grado impiego attività: sovradimensionare la struttura degli impianti, della vendita e
dell'assistenza
● Sfruttamento dei collegamenti tra attività: l'impresa può risultare unica grazie ad una distintiva
capacità di coordinare le attività
● Sfruttamento integrazione verticale: l'impresa può controllare, coordinare e integrare le sue
attività risultando unica
● Sfruttamento interrelazioni con altri business: unicità grazie alla presenza in molteplici settori
● Scelta dei tempi nei quali è stata avviata l'attività: primi a svolgere una certa attività
● Scelte di politiche discrezionali: l'impresa può risultare unica per caratteristiche e prestazioni
offerte dai prodotti, ampiezza dei servizi, tecnologia differente, migliore qualità input, competenza
del personale
● Collocazione geografica: collocare l'attività in specifiche aree geografiche
● Fattori istituzionali: avere rapporti con interlocutori sociali che favoriscono l'attività
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AMBITO COMPETITIVO
Rappresenta l'ampiezza delle attività aziendali. Esistono diversi criteri:
● ampiezza dei prodotti offerti: maggiore ampiezza = elevato ambito competitivo
● numero segmenti di clientela serviti: caratteristiche della clientela, area geografica del cliente e
canale distributivo
● grado integrazione verticale: consiste nello svolgere numerose attività.
Maggiore integrazione = elevato ambito competitivo
● articolazione geografica delle attività coordinate
● livello diversificazione in attività correlate
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DEFINIRE IL PREZZO DI VENDITA
Chi è leader è price leader, cioè stabilisce il prezzo di mercato o accetta il prezzo di mercato fissato
da altri, rinunciando a fissare un prezzo inferiore.
In quanto:
● un'impresa può ottenere una redditività del capitale investito superiore alla media anche con
prezzi inferiori
● l'impresa leader potrebbe decidere di praticare prezzi bassi per sviluppare effetti positivi sulla
quota di mercato
La guerra dei prezzi è la conseguenza delle strategie di attacco e difesa, si verificano effetti negativi
in tutto il settore. Il prezzo di vendita viene stabilito dalla leader e collocato ad un livello
intermedio tra i costi della leader e dei concorrenti.
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STRATEGIE COMPETITIVE DI BASE
Le strategie competitive di base sono:
1. Leadership di costo
2. Differenziazione
3. Focalizzazione: basata su un ambito ristretto
1. LEADERSHIP DI COSTO
Si ha quando un'azienda ha costi più bassi di tutti e si rivolge ad un ambito ampio. Può applicare
prezzi bassi fino a quando risultano essere superiori dei costi dei concorrenti che possono
rimanere sul mercato con un utile limitato.
Total quality managment: conferma che elevata qualità e costi bassi possono convivere. Le
innovazioni tecnologiche aumentano la produttività e la qualità dell'output.
Il rischio della leadership di costo consiste nel fatto che la leader possa essere attaccata da un
concorrente con innovazioni di prodotto che producono effetti sul livello dei costi e sulla quota di
mercato
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2. DIFFERENZIAZIONE
Maggiore ampiezza ambito = maggiore costo della differenziazione. Per risultare unica l'impresa
deve offrire prestazioni superiori sostenendo costi che gli altri operatori evitano.
I costi di differenziazione possono essere più o meno elevati a seconda del tipo di strategia e del
valore che si vuole offrire.
Esito del confronto positivo: l'impresa ha un miglioramento delle performance per realizzare la
strategia
Esito del confronto negativo: l'impresa procede ad una revisione della strategia
Tipologie di differenziazione
- tangibile: riguarda aspetti visibili dell'offerta: affidabilità, consistenza, velocità, durata e sicurezza
- intangibile: riguarda aspetti sociali, emotivi, psicologici ed estetici
SEGMENTAZIONE E DIFFERENZIAZIONE
Il concetto di differenziazione si lega con quello di segmentazione.
La segmentazione stabilisce dove l'azienda compete, la differenziazione stabilisce il modo in cui
compete.
Per la differenziazione bisogna considerare:
- gli attributi del prodotto
- le motivazioni delle scelte del consumatore
La scala di maslow: pone i bisogni all'interno di una piramide.
(autorealizzazione, stima, appartenenza, sicurezza, fisiologia)
STRATEGIE DI FOCALIZZAZIONE
Le strategie di focalizzazione sono basate sulla definizione di un ambito competitivo stretto.
Gli elementi sono:
- retribuzione ambito competitivo di riferimento
- ricerca vantaggio competitivo attraverso la restrizione di ambito
- la strategia sarà premiata se gli effetti sulla redditività saranno positivi
Unicità e coerenza con le esigenze del cliente sono condizioni necessarie per il successo di tutte le
strategie di base.
Il concetto di restrizione ambito non si basa sulla ricerca di una nicchia. La focalizzazione limita
l'ambito competitivo per consentire una posizione di vantaggio.
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STRATEGIA DI FOCALIZZAZIONE ORIENTATA AL VANTAGGIO COMPETITIVO DI COSTO
Per perseguire un vantaggio competitivo di costo su un ambito limitato, i costi sostenuti devono
essere inferiori rispetto ai costi che incontrerebbe un leader di costo o un'azienda che opera in un
ambito ampio.
Deve essere effettuato un calcolo di convenienza su come la limitazione dell'ambito competitivo
possa incidere sui costi delle attività. La diversità dell'ambito ha riflessi sulle attività da svolgere.
Le attività del fornitore sono rese uniche dall'impatto che il produttore di beni industriali può
generare:
- sul conto economico dell'azienda-cliente: che deriva dall'effetto sui ricavi e sui costi del cliente
- sul lavoro delle persone coinvolte nel processo di acquisto: si tratta di decision maker (il
soddisfacimento delle loro aspettative può incidere sul rapporto fornitore-cliente).
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VANTAGGIO COMPETITIVO E RISORSE AZIENDALI
La resource based view (RBV) sostiene che la fonte del vantaggio competitivo è rappresentata
dalle risorse interne dell'impresa e non da risorse esterne.
Una volta acquisito il vantaggio, questo deve essere difeso dagli attacchi delle imprese rivali.
Possono essere attivare le barriere all'imitazione.
Per individuare tali barriere è necessario considerare il processo di imitazione competitiva.
Composto da:
● identificazione: un'impresa deve riconoscere che il competitor è in una situazione di vantaggio
competitivo
● incentivo: l'impresa deve ritenere di poter raggiungere tale vantaggio competitivo
● diagnosi: strategia che usa il rivale
● acquisizione di risorse: per raggiungere il vantaggio
Il capitale intellettuale viene inteso come insieme di risorse immateriali riferibili al capitale umano,
al capitale strutturale e al capitale relazionale. Il capitale umano è costituito dalle conoscenze e
competenze possedute dai dipendenti dell’azienda. Il capitale strutturale è rappresentato dalla
conoscenza trasmissibile, condivisibile e riproducibile, incorporata in qualche elemento aziendale.
Il capitale relazionale è costituito dalle relazioni che l’azienda pone in essere con i propri
stakeholders, quali fornitori, clienti, dipendenti.
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TIPOLOGIE DI RISORSE
● beni tangibili: sono facili da individuare e gli unici a figurare in bilancio
● beni intangibili: riguardano la reputazione dell'azienda, la notorietà del marchio, i brevetti;
contribuiscono al vantaggio competitivo
● competenze: riguarda ciò che un'azienda può fare. Si tratta di combinazioni di asset, capacità
personali e routine organizzative, indispensabili per trasformare gli input in output.
(le competenze organizzative sono le determinanti di una performance superiore alla media
perché permettono di differenziarsi dalla concorrenza e di avere prodotti di maggiore qualità con
minori costi)
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CLASSIFICAZIONE DELLE RISORSE
Le risorse si distinguono in:
● risorse tecnologiche: sono la base per realizzare prodotti offerti dall'impresa
● risorse commerciali: capacità dell'impresa di vendere i propri prodotti, comprendere i bisogni
del marcato, instaurare relazioni con i propri clienti o partner commerciali
● risorse finanziarie: capacità di indebitamento e di attrazione del capitale di rischio
● risorse organizzative: fattori produttivi utilizzati nello svolgimento delle attività; capacità
dell'impresa di coordinare persone e risorse materiali, trasferire la conoscenza all'interno
dell'organizzazione
● risorse relazionali: capacità di utilizzo di risorse esterne all'azienda ma da essa controllate
● risorse di general management: il management definisce il sistema di prodotto dell'impresa e le
interrelazioni tra i diversi business.
Caratteristiche del team di management sono:
- esperienza
- credibilità: capacità di mantenere fede agli impegni presi
- motivazione: impegno dimostrato
- coesione: condivisione obiettivi del team
Competenze del general management sono:
- competenze imprenditoriali: capacità di innovazione e di motivare i collaboratori
- competenze manageriali: devono affiancarsi alle precedenti per definire i compiti e avere miglior
coordinamento e controllo
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SOSTENIBILITA' VANTAGGIO COMPETITIVO
Avviare le iniziative per far fronte ai propri punti di debolezza prima che si manifestano.
Dipende da:
- insieme delle fonti su cui si basa il vantaggio competitivo
- imitabilità delle fonti
- capacità dell'impresa di rafforzare le fonti
- cambiamenti delle regole del gioco competitivo
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Le caratteristiche che possono rendere una risorsa difficile da imitare sono:
● unità fisiche: risorse materialmente impossibili da imitare
● accumulazione in base ad un percorso obbligato: risorse difficili da riprodurre, possono essere
acquisite dall'azienda nel lungo periodo
● ambiguità causale: gli imitatori non sono in grado di capire quale sia la risorsa di valore o non
riescono ad identificare la formula per riprodurla
La sostenibilità del vantaggio competitivo è maggiore quando l'azienda possiede risorse difficili da
imitare per più di una delle tre caratteristiche. Si parla di barriere all'imitazione. Le tre
caratteristiche rendono difficile l'imitazione ma non la impediscono, nel medio periodo si genera
un ciclo di vita fisiologico delle risorse.
Le risorse nascono come specifiche, nel momento in cui diventano parte di una strategia
diventano risorse distintive. Se sono critiche per la sopravvivenza del settore i concorrenti avviano
processi di imitazione, se va a buon fine le risorse distintive diventano risorse critiche di settore,
quando i concorrenti le utilizzano costantemente per la propria strategia diventano risorse
igieniche.
Si conclude il "PERCOSO A"
Quando la risorsa non offre più benefici all'azienda inizia la dinamica involutiva. "PERCORSO B"
Nel "PERCORSO C" la risorsa viene spiazzata a causa di un breakthrough tecnologico, perde la
capacità di creare un vantaggio competitivo e diventa una risorsa affondata.
Il "PERCORSO D" riguarda le risorse che comportano costi per svilupparle e mantenerle, non
creano vantaggio competitivo
Il "PERCORSO E" è il tentativo di vendita di risorse che non sono in grado di generare valore per
quel settore. Un'alternativa potrebbe essere interrompere i processi di investimento, lasciando
che si esauriscano pian piano.
Adottando la RBV, la sostenibilità del vantaggio competitivo dipende dalla capacità di proteggersi
da comportamenti imitativi dei concorrenti
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DIFENDIBILITA' STRATEGIE
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DIFENDIBILITA' STRATEGIA FOCALIZZAZIONE ORIENTATA AL PREZZO
Ci sono problemi relativi a:
● tutela vantaggio di prezzo: riguarda la dimensione del segmento. Il rischio è che il segmento sia
troppo piccolo e che l'azienda possa trovarsi in condizioni di iper-segmentazione dovuta al calo dei
clienti o all'aumento dei costi di produzione
● difendibilità: i produttori devo riuscire a battere la strategia di focalizzazione con una strategia
migliore
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INTERNAZIONALIZZAZIONE
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1. STRATEGIE DI ESPORTAZIONE
L'azienda può avvalersi di stabilimenti produttivi ubicati nel proprio paese per realizzare la
produzione che sarà indirizzata all'estero. È un metodo poco rischioso in quanto l'avvio di
esportazione non richiede ingenti investimenti di capitale.
La distribuzione nei paesi esteri può essere affidata a grossisti stranieri o l'impresa può decidere di
creare delle organizzazioni di distribuzione e vendita proprie al fine di mantenere il controllo sulle
attività.
Il successo della strategia dipende dalla competitività di costo di produzione nel paese d'origine.
Si dimostra vulnerabile quando:
- i costi di produzione del proprio paese sono più elevati di quelli sostenuti da concorrenti
- la spedizione verso mercati lontani comporta elevati costi di trasporto
- si manifestano oscillazioni sfavorevoli dei tassi di cambio
modalità d'attuazione
● creazione di una nuova società nel paese estero = investimenti di tipo greenfield
● utilizzo di una controllata estera già esistente, dotandola di nuovi assets e compiti = investimenti
di tipo brownfield
● acquisizione di un'azienda o di un ricavo d'azienda
La scelta delle modalità dipende dagli aspetti normativi
FRANCHISE
Vantaggi:
- ottenere un modello di business consolidato su cui avviare un'attività
- ricevere un supporto di marketing nazionale o regionale
- minimizzare i rischi legati all'avviamento di un'impresa
Svantaggi:
- profitti e ricavi deludenti
- scarsa percezione di controllo
- concorrenza sleale
- tassi di insuccesso elevati
- aspettative irrealistiche
- tasse elevate
FRANCHISOR
Vantaggi:
- sfruttare il modello di business per l'espansione e la crescita dei ricavi
- assicurare la conoscenza dei mercati locali
- garantire la coerenza sui diversi punti vendita
- condividere il rischio finanziario e liberare capitale
Svantaggi:
- difficoltà a mantenere e motivare i franchisee
- forte pubblicazione dei contrasti e conflitti
- possibili difformità qualitative
- relazioni con il cliente controllate dall'intermediario
5. STRATEGIE MULTINZIONALI
Prevedono di modificare l'offerta del prodotto e l'approccio competitivo nei vari paesi per
adeguarsi alle differenze di mercato e alle preferenze degli acquirenti.
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6. STRATEGIE GLOBALI
Consistono nell'adozione del medesimo approccio competitivo in tutti i paesi in cui opera l'impresa
con la vendita degli stessi prodotti in tutti i mercati.
Opzione strategica: modo di affrontare le differenze fra i vari paesi nelle condizioni di mercato e
nelle preferenze degli acquirenti
Tre opzioni strategiche:
● pensa locale, agisci locale: quando sussistono differenze fra i vari paesi, nelle preferenze del
cliente, nelle abitudini d'acquisto e nei canali di distribuzione. Il punto di forza è voler sviluppare le
iniziative per assecondare i gusti e le aspettative degli acquirenti nei singoli paesi.
L'elaborazione strategica è affidata ai manager locali, i quali possono adottare la soluzione
migliore, l'impresa deve disporre di impianti per realizzare prodotti diversi per ogni mercato.
Svantaggi:
- difficoltà a trasferire le competenze e le risorse dell'impresa nei vari paesi
- non promuove la creazione di un vantaggio competitivo unitario
- difficoltà nel raggiungere la leadership di costo
● pensa globale, agisci globale: quando le differenze fra i vari paesi sono contenute. Questa
opzione strategica consente la creazione di una reputazione e di un'immagine uniforme in tutti i
mercati. Viene usato un approccio globale in tutti i paesi, l'impresa vende gli stessi prodotti con lo
stesso nome di marca utilizzando gli stessi canali distributivi
● pensa globale, agisci locale: permette all'impresa di rispondere alle differenze fra i vari paesi, ai
gusti degli acquirenti e alle abitudini locali. Viene adottata la stessa strategia competitiva di base.
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7. ALLENZE STRATEGICHE (a) O JOINT VENTURE (b)
Considerazioni strategiche:
● desiderio di un migliore accesso ai mercati attraenti
● possibilità di cogliere le economie di scala legate alla produzione e marketing, per creare
alleanze transazionali (permettono ad un'impresa di ampliare la propria copertura geografica e
rafforzare la competitività nei mercati esteri offrendo flessibilità e la possibilità di conservare un
certo livello di autonomia e controllo operativo)
● unione delle forze nella produzione e nell'attività di marketing
● colmare lacune di carattere tecnico svolgendo ricerche congiunte, condividendo know-how
● condivisione delle strutture di distribuzione e delle reti di venditori
● i partner di un'alleanza transazionale possono orientare le proprie energie competitive verso
avversari comuni invece che contro il partner
● allearsi con un operatore estero è una soluzione efficace per attingere alle sue conoscenze del
mercato locale
● le alleanze possono essere utili per il riconoscimento di importanti standard tecnologici
condivisi.
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CONDIZIONI CHE NON RICHIEDONO UN'ALLEANZA TRANSNAZIONALE
Se una transnazionale vuole evitare i pericoli e le difficoltà delle alleanze con imprese locali è
sufficiente che crei un abile team manageriale composto da funzionari con esperienza
internazionale e manager locali
Responsabilità funzionari interni:
- trasferimento delle tecnologie, pratiche commerciali e cultura aziendale nel nuovo mercato
- devono essere da tramite per la trasmissione delle informazioni fra la sede centrale e le
operazioni locali
Vantaggi:
● consente di ridurre l'investimento finanziario e la complessità organizzativa
● risorse e competenze superiori
● la JV può crescere e produrre ritorni alle aziende coinvolte
● può ottenere condizioni di favore da parte del governo locale se vi partecipano imprese locali in
modo significativo
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INTERNAZIONALIZZAZIONE NEI PAESI EMERGENTI
Le imprese in corsa per la leadership global devono considerare l'ingresso in mercati emergenti
con un elevato livello di rischio ma enormi opportunità di crescita.
OPZIONI STRATEGICHE PER ADEGUARE LA STRATEGIA ALLE CONDIZIONI DEI MERCATI E DEI
PAESI EMERGENTI:
● prezzo: può conferire vantaggio ai leader di costo locali
● aspetti del prodotto: potrebbero richiedere dei cambiamenti per adeguarsi ai gusti e alle
necessità locali
● cambiamenti nel mercato locale: una multinazionale potrebbe introdurre cambiamenti nelle
consuetudini operative del mercato locale
● scartare mercati emergenti che comporterebbero stravolgimenti nel modello di business
dell'impresa: le imprese locali che devono affrontare i colossi globali possono scegliere fra quattro
approcci strategici:
1. Sfruttare vantaggi globali: il settore non presenta pressioni per la concorrenza globale e
l'impresa locale possiede punti di forza adeguati al mercato interno
2. Trasferire le competenze dell'impresa all'estero: l'impresa dispone di capacità e punti di
forza adatti a competere in altri paesi
3. Passare ad un nuovo modello di business o ad un'altra nicchia di mercato: quando il
settore presenta pressioni per la globalizzazione, le opzioni valide sono: trasferirsi in un
segmento in cui le risorse dell'impresa generino un vantaggio competitivo; instaurare joint
venture con partner globali e vendere la propria attività ad un entrante globale
4. Competere a livello globale: se un'impresa locale ha risorse e capacità trasferibili ad altri
mercati può lanciare delle iniziative, iniziando a competere su scala globale
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INTERNAZIONALIZZAZIONE PER CONQUISTARE UN VANTAGGIO COMPETITIVO
● sfruttare il coordinamento dei vari mercati al fine di non essere copiati dalle imprese che
hanno deciso di operare sono nel proprio paese: i concorrenti globali e multinazionali possono
scegliere se e come sfidare i rivali.
Possono decidere di:
- ribattere contro un concorrente nel paese in cui questo riporta il maggior volume di vendita o
margini di profitto
- intraprendere un'offensiva per ridurre i prezzi nei confronti di concorrenti deboli, conquistando
una maggiore quota di mercato e bilanciando le perdite con profitti tratti da altri mercati
L'impresa inizia a competere a livello internazionale con l'ingresso nei mercati esteri.
Il concorrente viene distinto tra:
- internazionale: l'impresa è attiva solo in alcuni mercati esteri
- globale: l'impresa è attiva in 50 o 100 paesi e ogni anno si espande
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DIFFERENZE CULTURALI, DEMOGRAFICHE E DI MERCATO
Le strategie adottate devono essere dettate dal contesto. Il design di prodotto che funziona in certi
mercati può essere inadeguato in altri, ciò comporta la necessità di scegliere se modificare l'offerta
in ogni paese o proporre un prodotto standardizzato. Realizzare prodotti che rispondono ai gusti
locali rende l'offerta più attraente per il consumatore ma l'adeguamento comporta un aumento
dei costi di produzione e distribuzione.
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TEMPLI DI PROFITTO
Sono mercati nazionali o aree geografiche in cui l'impresa trae profitti consistenti.
Le imprese con più templi di profitto godono di un vantaggio competitivo sui rivali con un unico
templio di profitto, il più importante è il mercato interno.
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DIVERSIFICAZIONE
La diversificazione consiste nell'operare in business diversi da quello d'origine o da quello in cui sta
operando.
Non è necessario avviarla finché l'impresa riesce a sfruttare le opportunità di crescita nel proprio
settore.
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L'INGRESSO IN NUOVE AREE DI BUSINESS AVVIENE PER MODALITA' OPERATIVE
● acquisizione di imprese esistenti: mezzo efficace per superare le barriere all'entrata. Se
l'impresa acquirente dispone di un ampio capitale ma scarse conoscenze, si consiglia di acquistare
purché il test del costo di entrata sia positivo
● sviluppo interno: prevede la creazione di nuove sussidiarie partendo da zero, richiede tempi più
lunghi e pone alcuni ostacoli. È un'opzione attraente quando:
1. l'impresa madre possiede le risorse per l'avviamento di una nuova area capace di
competere sul mercato
2. non vi è urgenza per il lancio dell'attività
3. lo sviluppo interno presenta costi inferiori rispetto alle acquisizioni
4. nel settore operano imprese di dimensioni modeste
5. l'aumento di capacità produttiva non esercita un influsso negativo sull'equilibrio del settore
6. le imprese attive nel settore reagiscono in modo lento
● joint venture: consistono nella creazione di una nuova entità societaria di proprietà di due o più
imprese dietro un accordo. È utile quando:
1. è valido per cogliere opportunità complesse, rischiose e antieconomiche
2. le opportunità di un nuovo settore richiedono competenze e un know-how troppo esteso
per un'unica impresa
3. le manovre di diversificazione implicano operazioni all'estero
L'accordo relativo alle joint venture resiste finché i partner non decidono di procedere per la
propria strada in totale autonomia
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DIVERSIFICAZIONE CORRELATA
I business sono correlati tra loro. La diversificazione permette di creare valore per gli azionisti,
permettono all'impresa di ottenere una performance complessiva superiore alla somma di quella
dei singoli business
Con la diversificazione in business correlati si punta a:
● trasferire le capacità
● combinare le attività per ridurre i costi
● adottare un unico nome di marca (noto e potente)
● sviluppare nuovi punti di forza con la collaborazione fra i business
LE CORRISPONDENZE STRATEGICHE
Le corrispondenze strategiche si hanno nel momento in cui si sfruttano le sinergie fra i business.
Possono essere presenti nelle attività:
● tecnologiche e di R&S: i business che godono della condivisione tecnologica possono ottenere
una performance più elevata grazie a riduzioni dei costi di R&S
● della catena di fornitura: aumento del potere contrattuale nei confronti dei fornitori comuni
● legate alla produzione: l'impresa può trasferire fra i vari business le abilità di produzione e i
metodi per contenere i costi
● legate alla distribuzione: riduzione dei costi legati alla condivisione delle strutture di
distribuzione
● di marketing e vendita: riduzione dei costi grazie a canali diretti per la vendita di prodotti,
possono essere promossi attraverso lo stesso sito web e pubblicità
● manageriali e amministrative: business diversi richiedono know-how manageriale analogo
ECONOMIE DI SCOPO
Sono riduzioni di costo legate all'attività dell'impresa in più settori. Le economie di scala sono
riduzioni dei costi derivanti dallo svolgimento di operazioni su volumi più elevati. Maggiori sono le
economie di scopo, maggiore è il potenziale di una strategia di diversificazione correlata per la
creazione di un vantaggio competitivo basato su costi inferiori a quelli dei rivali.
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DIVERSIFICAZIONE NON CORRELATA
I business non sono correlati.
Le imprese sono disposte ad entrare in un qualunque settore che presenti opportunità per il
conseguimento di vantaggi finanziari duraturi. La premessa è che qualunque impresa rappresenti
una valida acquisizione.
Le strategie si concentrano sui test di attrattività e del costo di entrata, non viene dato peso al
better-off test.
I manager devono considerare:
- la capacità di soddisfare i target di profitto e redditività dell'investimento
- la capacità del business di apportare un contributo ai profitti dell'impresa
- la presenza di problemi con la manodopera e i sindacati
- la vulnerabilità del settore ai fenomeni di recessione, inflazione, restrizioni governative e alti tassi
d'interesse
L'ingresso in nuovi business avviene con l'acquisizione di un'impresa già avviata
creazione di valore per gli azionisti: dipende dall'intelligenza commerciale degli alti dirigenti che
devono attenersi a regole come:
- svolgere un ottimo lavoro nel diversificare l'attività dell'impresa in nuovi business
- svolgere una buona contrattazione di prezzi, superando il test di costo d'entrata
- dimostrare perspicacia nell'individuare il momento in cui trasferire le risorse da un business
all'altro
- capire quando è opportuno vendere un business
vantaggi:
- rischio aziendale distribuito fra settori diversi tra loro
- possibilità di trarre vantaggi dalle proprie risorse finanziarie investendo in un qualunque settore
ci siano le migliori prospettive di profitto
- possibilità di incrementare i guadagni degli azionisti acquistando imprese in difficoltà a basso
costo
svantaggi:
- esigenti requisiti manageriali: gestire con successo un portafoglio che prende business molto
diversi fra loro.
È difficile per il manager:
1. tenersi aggiornato sugli sviluppi di ogni settore
2. possedere conoscenza delle difficolta
3. riuscire a valutare il livello di rischio e le probabilità di successo delle proposte strategiche
4. sapere come agire se un'area d'affari compie un passo falso
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MAKETING MANAGEMENT
MARKETING
Processo di pianificazione ed esecuzione delle attività d'ideazione, determinazione del prezzo,
promozione e distribuzione al fine di creare uno scambio che soddisfi gli obiettivi degli individui e
delle organizzazioni.
I soggetti che intervengono nel processo di marketing sono: membri delle organizzazioni
produttive, rivenditori di beni e servizi; consumatori e clienti finali
Il marketing si è evoluto attraverso quattro fasi:
● orientamento alla produzione: il loro obiettivo è contenere i costi e vendere prodotti più
competitivi
● orientamento alla vendita: le aziende puntano a soddisfare il cliente e a farsi pubblicità
mediante i clienti stessi in quanto se soddisfatti di un prodotto portano altri potenziali clienti
● orientamento al cliente: l'impresa dovrà relazionarsi col mercato per studiare le richieste
● orientamento al marketing: sviluppo della tecnologia che porta a prodotti nuovi e differenziati
L'assenza di concorrenza può derivare da un mercato che si è irrigidito attorno ad uno standard
che esclude i concorrenti.
La funzione di maggior rilievo è la produzione: se tutti chiedono un prodotto e pochi lo vendono, la
criticità sta nel riuscire a produrre il più possibile.
Quando la concorrenza è ridotta la regola è vendere ciò che si produce senza dare attenzioni al
cliente e alle sue esigenze.
Quando aumenta la concorrenza, la criticità aumenta, occorre vendere e per farlo occorre
convincere il cliente che sarà sempre più esigente.
L'ambiente comprende:
- ambiente cooperativo: imprese e soggetti che hanno interesse al conseguimento degli
obiettivi da parte dell'aziende. I ruoli di interesse sono: fornitori, distribuzioni e altre
funzioni
- ambiente economico: le opportunità possono derivare dal contesto macroeconomico
- ambiente sociale: si riferisce alle tradizioni sociali e culturali, alle norme di
comportamento e agli atteggiamenti della comunità
- ambiente politico: concentra le opinioni e le iniziative del grande pubblico
- ambiente giuridico: costituito dall'insieme delle leggi volte alla tutela della libera
concorrenza e dei diritti dei consumatori
- ambiente tecnologico: cambiamenti della tecnologia possono determinare minacce ed
opportunità
3. fase operativa: decisa la strategia, deve essere attuata usando le leve operati del
marketing. Si parla di marketing mix, i quattro fattori d'offerta (4P):
- prodotto
- prezzo
- punto vendita (distribuzione)
- promozione (comunicazione)
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PIANIFICAZIONE STRATEGICA
Insieme delle attività che consentono all'organizzazione di raggiungere gli obiettivi. Garantisce un
equilibrio tra logiche di breve e lungo termine, troppa attenzione al breve termine potrebbe
generare un rischio così come troppa attenzione al lungo termine.
Nel processo di implementazione l'organizzazione fa tutto ciò che è necessario per raggiungere gli
obiettivi che si è posta (pianificazione)
PROCESSO DI PIANIFICAZIONE STRATEGICA
Il risultato del processo di pianificazione è presentato in un documento noto come
piano strategico, formato da:
1. missione
2. obiettivi
3. strategie aziendali
4. portafoglio di attività aziendali
1. MISSIONE
È la descrizione delle ragioni dell'esistenza dell'organizzazione, definisce che cosa l'impresa deve
compiere per diventare ciò che ha stabilito.
È necessario considerare tre fattori:
- storia dell'organizzazione
- competenze dell'organizzazione
- ambiente di riferimento
Una missione efficace si ha quando è:
- focalizzata sui mercati e prodotti
- realizzabile: deve essere realistica
- motivante: presenza di un obiettivo che va oltre le attività svolte all'interno dell'organizzazione
- specifica: deve fornire alla dirigenza un orientamento preciso
La missione è differente dalla visione: ciò che l'impresa si propone si diventare entro un
determinato tempo futuro
2. OBIETTIVI
Sono il punto d'arrivo della missione, rappresentano ciò che l'impresa pensa di realizzare nel lungo
termine. Devono essere: specifici, quantificabili e coinvolgenti.
Gli obiettivi aziendali:
- possono essere convertiti in azioni specifiche
- forniscono un orientamento di riferimento
- permettono di stabilire priorità di lungo termine
- facilitano il controllo di gestione
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3. STRATEGIE AZIENDALI
È ciò che la direzione deve sviluppare dopo aver deciso la missione e stabilito gli obiettivi che
l'impresa intende raggiungere.
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4. PORTAFOGLIO DI ATTIVITA' AZIENDALI
Insieme delle attività che l'impresa si propone di realizzare nel periodo di riferimento del piano
strategico. Il primo passo è identificare quali sono le linee di prodotto e quali possono essere
business a se stanti. Le aree strategiche d'affari (ASA) hanno caratteristiche come:
- missione distinta
- concorrenti specifici
- sono costituite da un'attività singola o un gruppo di attività correlate
- possono essere oggetto di una pianificazione separata e individuale rispetto a quelle dell'intera
organizzazione
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STRUMENTI DI ANALISI STRATEGICA: MATRICE BCG, MATRICE GENERAL ELECTRIC
MATRICE BCG
Articolato in tre fasi:
1. individuazione e valutazione dei prodotti
2. confronto tra i produttori, mediante una matrice che traccia le prospettive future
3. definizione degli obiettivi strategici per ciascun prodotto
La redditività e la liquidità aziendale sono collegate al volume delle vendite. Le ASA si classificano
per le quote e il tasso di mercato in cui operano.
I prodotti rientrano in quattro categorie:
● stars: aree strategiche d'affari che detengono un'elevata quota di mercato e operano in un
mercato in forte crescita
● cashcows: aree che detengono un'ampia quota in un mercato a bassa crescita
● dogs: aree che detengono una bassa quota in un mercato a bassa crescita
● question marks: aree che controllano una bassa quota in un mercato ad alta crescita
Dopo aver analizzato le ASA, la dirigenza deve decidere il ruolo che ognuna di queste dovrò
assumere nella strategia.
Quattro tipi di obiettivi:
● sviluppo: sacrifica i guadagni immediati per il miglioramento della quota di mercato (question
marks)
● mantenimento: finalizzato al mantenimento della quota di mercato (cashcows)
● mietitura: mirato all'incremento della liquidità a breve senza considerare le conseguenze nel
lungo periodo, si sacrifica la quota di mercato (cashcows deboli, dogs e question marks)
● disinvestimento: comporta la vendita o il disinvestimento di aree strategiche poiché esistono
migliori opportunità di investimento altrove (dogs e question marks)
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MATRICE GENERAL ELECTRIC
Colloca i prodotti in base a:
● capacità di attrazione del settore: definita considerando il ritmo di sviluppo del settore, la
dimensione del mercato, i margini di profitto, l'intensità della concorrenza, cicli della domanda e la
struttura dei costi
● posizione di forza dell'impresa nel settore: definita considerando la quota di mercato, la
competitività dei prezzi, la qualità dei prodotti, rapporti con i clienti, efficienza delle vendite e
vantaggi della distribuzione
COMPETITIVITA'
FORTE MEDIA DEBOLE
ATTRATTIVITA' ALTA A A B
SETTORE MEDIA A B C
BASSA B C C
Zona A: caratterizzate da un'alta attrattività del mercato e da una forte competitività. L'azienda
dovrebbe cercare di sviluppare la quota di mercato
Zona B: posizione intermedia per attrattività e competitività. L'azienda decide di mantenere la
propria quota di mercato
Zona C: bassa attrattività e debole competitività. L'azienda decide di sfruttare il potenziale flusso di
cassa o disinvestire
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ANALISI SWOT
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FINALITA' ANALISI SWOT
La finalità della swot è nazionalizzare il processo con cui vengono acquisiti input per definire le
alternative strategiche.
Ipotesi:
● alta performance, alta importanza: c'è una forza da valorizzare o mantenere
● alta performance, bassa importanza: l'azienda possiede una forza che non ha rilevanza nell'area
strategica d'affari di riferimento
● bassa performance, alta importanza: l'azienda è debole in un ambito indispensabile
● bassa performance, bassa importanza: l'azienda presenta una debolezza che assume rilievo
marginale ai fini della posizione competitiva
Nel caso delle minacce e delle opportunità, i criteri di valutazione fanno riferimento a:
● gravità/attrattività dell'evento: graduata su scala numerica
● probabilità accadimento di ciascun evento: quantificata con l'impiego di una scala di
misurazione
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STRATEGIA DI MARKETING
Le attività di marketing si devono allineare con gli obiettivi dell'organizzazione e con le opportunità
di marketing. Dopo aver individuato queste opportunità, il responsabile marketing deve pianificare
una strategia.
La strategia di marketing è l'insieme delle decisioni che individua i segmenti di mercato assunti
come target ai quali ci si vuole rivolgere, formulando i contenuti dell'offerta in termini di
marketing mix.
Le attività principali sono:
1. TARGETING
2. POSIZIONAMENTO
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1. TARGETING
Mediante la segmentazione, l'azienda individua i possibili bersagli del mercato. Completata la
segmentazione, occorre selezionare quelli su cui l'azienda vuole indirizzarsi. Questa operazione è il
targeting, il quale stabilisce quanto un segmento è interessante per l'azienda.
2. POSIZIONAMENTO
È la collocazione del prodotto in un sistema di percezioni del consumatore, facendo leva su alcune
caratteristiche.
L'obiettivo del posizionamento è:
● occupare nella mente del consumatore una posizione ben precisa
● spiegare al consumatore perché il prodotto si distingue da quello dei concorrenti e perché
dovrebbe essere preferito
STRATEGIE DI POSIZIONAMENTO:
● incentrato sulla superiorità dei prodotti nei confronti della concorrenza
● contro uno specifico concorrente
● in base all'utilizzo o alla funzione
● " " alla categoria di utilizzatori
● " " alla classe di appartenenza del prodotto
● " " a criteri come il gusto o il prezzo
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ANALISI DEI CONCORRENTI PER EFFETTUARE IL POSIZIONAMENTO
L'insieme delle azioni che hanno l'obiettivo di monitorare le aziende presenti in un mercato
d'interesse definito marketing intelligence
È critica quando:
● la domanda cresce in misura ridotta
● i prodotti sono scarsamente differenziabili
● i prodotti hanno raggiunto lo stadio di maturità
La differenza risiede nel costo e nella facilità di riferimento. Dove la competizione è più elevata
occorre monitorare i concorrenti.
Raccogliendo informazioni sui prodotti lanciati, spesa e tipo di pubblicità.
L'attenzione viene posta sui livelli di prezzo dei prodotti concorrenti, in genere si rileva il prezzo dei
prodotti più competitivi.
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MAPPE DI POSIZIONAMENTO
È lo strumento per effettuare l'analisi sul posizionamento dei prodotti, cioè la raffigurazione delle
percezioni dei clienti. Si parte da indagini sui consumatori, il risultato si traduce in un grafico. Lo
scopo delle mappe è aiutare a prendere decisioni, visualizzando dove sono collocati i concorrenti
TIPOLOGIE DI RAPPRESENTAZIONE
● grafico a linee spezzate: costruito utilizzando una lista di attributi dove i consumatori devono
esprimere un giudizio sui diversi prodotti/marche
● mappa del valore: considera le percezioni relative agli attributi e al prezzo
● diagramma a tela di ragno: gli attributi dei prodotti/marche vengono rappresentati come assi
disposti a raggiera, a partire da un punto centrale che ne costituisce l'origine.
Il modo di posizionare le diverse offerte è il risultato di due approcci differenti:
- tecniche statistiche di analisi dei dati
- multi-attribute attitude model che consiste in sei fasi:
1. individuazione attributi qualificanti del prodotto
2. richiesta ai consumatori di una valutazione sull'importanza degli attributi
3. ponderazione di ciascun attributo
4. sommatoria punteggi ponderati
5. determinazione giudizio complessivo di immagine della marca
6. confronto con marche concorrenti utilizzando la medesima procedura
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MERCATO OBIETTIVO
Parte del mercato attorno al quale va disegnato il profilo dell'azione di marketing dell'impresa. Il
primo passaggio è decidere a quale segmento vuole aprirsi.
Tappe del processo di analisi del mercato:
● analisi dei bisogni dei consumatori
● verifica esistenza del mercato
● definizione dei confini del mercato
● segmentazione e scelta del target
Le aziende adottano delle strategie per essere presenti nei rispettivi mercati, dette strategie di
copertura. Si basano su: dimensione, tipo di prodotto e caratteristiche del consumatore.
● marketing indifferenziato: (tutto il mercato), grado differenziazione basso.
L'azienda propone un unico prodotto valido per tutti i mercati senza adattare l'offerta ai vari
segmenti.
vantaggio: grandi economie di scala
svantaggio: necessità di mantenere una posizione di leadership
● marketing concentrato: (un segmento), grado differenziazione basso.
L'azienda si specializza servendo pochi o un unico segmento di domanda
● marketing differenziato: (tutto il mercato), grado differenziazione alto.
L'azienda adegua la propria offerta alle diverse tipologie di acquirenti. Viene adottata quando
aumenta il numero dei concorrenti e occorre differenziarsi
● marketing di nicchia: (un segmento), grado differenziazione alto.
Insieme delle attività volte a suddividere il mercato, formando gruppi di consumatori simili per il
comportamento d'acquisto e differenti dagli altri segmenti. Deve esserci omogeneità interna e
disomogeneità esterna.
La segmentazione permette di individuare quel target di consumatori omogenei verso cui
indirizzarsi.
SEGMENTAZIONE A PRIORI
Effettuata sulla base di ipotesi formulate a tavolino in base all'esperienza e al buon senso senza
effettuare richieste di mercato preliminari.
Limite: non poter approfondire i bisogni del consumatore
Si potranno intuire le preferenze senza la certezza che queste ipotesi trovino riscontro nella realtà.
SEGMENTAZIONE A POSTERIORI
Raggruppare la popolazione in segmenti omogenei sulla base di ricerche effettuate utilizzando
tecniche di analisi che non richiedono di predeterminare i criteri di segmentazione
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VARIABILI DI SEGMENTAZIONE DEL MERCATO DI CONSUMO
● geografiche: aree geografiche, grandezza del centro, clima
● demografiche: sesso, età, numero componenti della famiglia, ciclo di vita della famiglia, reddito,
occupazione, titolo di studio, religione
● psicografiche: focalizzata sulle caratteristiche personali del consumatore
● sinottica di GFK EURISKO: GFK EURISKO svolge indagini in termini di finalità, aree, settori e
metodologie.
Sinottica è l'indagine psicografica sulla popolazione che GFK EURISKO conduce per conto delle
aziende
● di comportamento (in base ai benefici): i benefici ricercati dalle persone nel consumo di un
prodotto sono la causa dell'esistenza di un segmento di mercato.
Si distinguono: occasioni d'uso, benefici ricercati, situazioni d'uso, intensità d'uso, fedeltà alla
marca; atteggiamento verso il prodotto
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ATTRATTIVITA' DI UN SEGMENTO
● capacità dell'azienda di offrire un prodotto di successo
● andamento crescente della domanda
● possibilità di alti profitti
● intensità competitiva bassa
SEGMENTI EMERGENTI
Sono gruppi di consumatori non ben esplorati perché stanno venendo ora alla luce
MARKETING GENERAZIONALE
Effettua una segmentazione del mercato in base all'anno di nascita, tenendo conto dell'evoluzione
del contesto socio-economico e delle modifiche delle convinzioni sociali
PROFILAZIONE
Dopo aver individuato i segmenti occorre la loro profilazione: descrivere le caratteristiche in
relazione agli obiettivi dell'impresa.
Il metodo più semplice è impiegare una tabella a doppia entrata, nelle colonne si pongono
segmenti, nelle righe le variabili di segmentazione e nelle celle le caratteristiche del segmento
rispetto alla variabile
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PRODOTTO
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QUALITA' E VALORE DEI PRODOTTI
Qualità del prodotto: grado di eccellenza posseduto dal prodotto, riguarda le caratteristiche
materiali e immateriali
Valore del prodotto: capacità di soddisfare le richieste del consumatore. Comprende qualità e
prezzo; ciò che il consumatore ha la percezione di ottenere in cambio di ciò che dà.
Abbiamo:
● qualità tecnica: prestazione del prodotto
● qualità funzionale: come viene erogata la prestazione
● qualità erogata: data dalle due componenti precedenti confrontate con le aspettative
● qualità attesa: risultato delle promesse dell'impresa con la comunicazione, esperienze
precedenti, opinioni di conoscenti o leader
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CICLO DI VITA DEL PRODOTTO
I prodotti attraversano un ciclo di vita rappresentato da una curva a "esse" chiamata "logistica",
dove si evidenziano quattro fasi:
1. introduzione
2. sviluppo
3. maturità
4. declino
La gestione strategica del ciclo di vita è complessa in considerazione dei fattori endogeni (sotto il
controllo dell'impresa) ed esogeni (al di fuori del controllo)
1. INTRODUZIONE: crescita lenta e profitti negativi. (serve all'azienda per capire le esigenze del
mercato ed apportare modifiche al prodotto)
2. SVILUPPO: crescita rapida delle vendite e miglioramento dei profitti. (è importante che l'azienda
crei alte barriere all'entrata per evitare l'ingresso di imprese concorrenti)
3. MATURITA': stabilizzazione delle vendite e dei profitti. (la competizione tra aziende concorrenti
è basata sulla qualità dei prodotti)
4. DECLINO: calo delle vendite e dei profitti. (dovuto all'estrema concorrenza basata sul prezzo)
5. RIVITALIZZAZIONE: nuovo incremento delle vendite. (innovazioni dell'offerta e/o della
domanda)
Quando le vendite entrano nella fase di declino il responsabile marketing dovrà decidere se:
- smettere di commercializzare il prodotto
- modificare il prodotto aggiungendogli attributi che ne innalzi il valore
- cercare nuovi utilizzi del prodotto
- cercare nuovi mercati
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SVILUPPO NUOVI PRODOTTI
Le imprese sono "costrette" ad innovare e si pongono l'obiettivo di avere una percentuale più
ampia del proprio fatturato (25/30%) derivante da prodotti con meno di tre anni di vita. Nel
momento che un prodotto entra nella fase di declino ci deve essere un nuovo prodotto che entra
nella fase di sviluppo.
Il processo è complesso, rischioso e richiede metodologie, strumentazione e capacità diverse
rispetto al marketing dei prodotti esistenti.
La maggior parte di nuovi prodotti che hanno riportato successo sono versioni migliorate di
prodotti già esistenti ideati da altre imprese
Le decisioni delle imprese se puntare a forme innovative o semplici restyling dipendono da:
- tipo di mercato dell'azienda
- dimensioni
- quota di mercato
- fase del ciclo di vita del prodotto
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1. market driving approach: l'innovazione viene usata come una leva strategica
Si richiede un marketing capace di guidare l'evoluzione della domanda.
Rischi economici elevati in quanto:
● è difficile prevedere l'accoglienza da parte del mercato
● il target primario sono gli innovatori la cui presenza sul mercato è marginale
● se il prodotto è basato su una nuova tecnologia, sarà meno affidabile di quelle precedente e i
prodotti potrebbero avere una performance deludente
2. market driven approach: l'innovazione è usata come leva tattica assecondando l'evoluzione del
mercato o assumendo un comportamento imitativo dei competitor. Questo approccio si osserva
nei mercati maturi
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GENERAZIONE DELLE IDEE: IL CONCEPT
Possono essere necessarie 60/70 idee per giungere allo sviluppo di un prodotto di successo. È
fondamentale che lo sviluppo di nuovi prodotti sia focalizzato sulla soddisfazione e sui bisogni del
mercato e che sia garantito il sostegno dei vertici manageriali.
Definizione di concept di prodotto: è la descrizione sintetica dell'idea di un nuovo prodotto,
definisce le principali caratteristiche e i benefici che ne trarrà il potenziale acquirente
Gli elementi di un concept:
● customer insight: è il frutto di un'idea creativa, nata dalla conoscenza del consumatore
● benefit: è la promessa espressa dal prodotto, sviluppata sulla base del customer insight
● reason why (reason to belive): è la ragione per cui l'impresa ritiene di poter mantenere la
promessa
Il concept viene vagliato dai procedimenti della scorecard della Johnson & Johnson che assegna ad
ogni concept un punteggio. Il rapporto tra punteggio effettivo e punteggio massimo viene definito
"indice di potenzialità", i concept che totalizzano più di 50 possono essere sviluppati mentre quelli
al di sotto di 50 vengono scartati.
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SVILUPPO DEL PRODOTTO
Una volta validato un concept, occorre sviluppare la strategia di marketing, un gruppo di lavoro
analizza il concept dal punto di vista della produzione, elabora un documento che viene inviato alla
direzione per l'approvazione, ottenuta l'autorizzazione si predispone un prototipo che verrà
collaudato.
Segue un nuovo documento con:
1. i risultati degli studi effettuati dalla progettazione
2. il progetto richiesto
3. il progetto degli impianti
4. il fabbisogno di attrezzature
5. il progetto per il test di marketing
6. lo studio finanziario
7. la data di realizzazione prevista
PACKAGE
La maggior parte delle decisioni d'acquisto avviene nel negozio ed è legato alla capacità di
attrazione del package e alla visibilità sullo scaffale.
Ci sono tre tipi di package:
1. primario: che contiene il prodotto
2. secondario: l'involucro che avvolge il prodotto
3. terziario: i cartoni d'imballaggio
Il package a livello primario e secondario illustra al consumatore gli attributi fisici del prodotto e
della marca di cui costituisca il prodotto visibile.
Da ciò la rilevanza degli aspetti estetici nella progettazione e la necessità di considerare le
associazioni sensoriali (materiale, forma, dimensioni, caratteri), la coerenza con la categoria di
appartenenza e con il brand. Alcune confezioni lussuose possono rendere il prodotto desiderabile
per il segmento al quale è indirizzato.
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LA COMUNICAZIONE DI MARETING
1. creare consapevolezza (awareness): fondamentale per il trial di prodotto e prodotti nuovi
2. costruire un'immagine positiva: in modo che i clienti associno mentalmente ai prodotti o ai
marchi un'immagine specifica incrementandone il valore
3. identificare i potenziali clienti e acquisirli: oltre l'acquisizione è fondamentale raccogliere
informazioni sui potenziali clienti
4. sviluppare la relazione all'interno del canale di distribuzione: tramite un'adeguata
comunicazione i prodotti aiutano gli intermediari nella vendita dei prodotti
5. mantenere i clienti: customer loyalty
COMMUNICATION MIX
1. pubblicità: forma di comunicazione non personale a pagamento rivolta ad un pubblico di
riferimento
2. promozione: attività che offre alla clientela, agli addetti alla vendita o ai rivenditori un
incentivo all'acquisto di un prodotto
3. relazioni pubbliche: forma di comunicazione che mira ad influenzare atteggiamenti e
opinioni degli stakeholder dell'impresa
4. direct marketing: comunicazione tra impresa e cliente
5. vendita personale
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METODOLOGIE DI DETERMINAZIONE DEI PREZZI BASATI SUI COSTI
● MARK UP PRICING O METODO DEL RICARICO
Consiste nell'applicare una maggiorazione percentuale al costo di produzione o acquisto per
ottenere il prezzo di vendita finale
Per avere il prezzo finale si usa la formula
P = C/(1-Y)
Per avere la percentuale di maggiorazione
Y/(1-Y)
Limiti del metodo: non si tiene conto dei costi
● METODO DEL COST PLUS PRICING
Tiene conto dei costi indiretti e del risultato atteso da ciascuna unità di prodotto e viene definito, il
metodo del costo totale
Il calcolo si effettua
P = (Cd + kCd) x (1 + Mkp)
Cd = costi diretti
K = coefficiente di ripartizione dei costi indiretti
KCd = Ci = costi indiretti
MKP = mark up o risultato atteso da ogni prodotto
● METODO DEL PROFITTO OBIETTIVO O RATE OF RETURN PRICING
P = (Ct + (Ct x p)) / V
Ct = costi totali
p = profitto desiderato
V = stima vendite
● METODO DELLA BREAK EVEN ANALYSIS O DEL PUNTO DI PAREGGIO
Consiste nell'individuazione della quantità di prodotto che è necessario vendere per realizzare il
pareggio dei costi e dei ricavi connessi ad uno specifico soggetto
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ELEMENTI DA VALUTARE SONO:
1. fattori socio demografici
2. fattori psicologici:
- prezzi in base al prestigio (prezzo elevato per l'elevato livello qualitativo)
- prezzi di richiamo (prezzi a pochi euro)
- prezzi civetta (prezzo al di sotto del prezzo abituale)
- prezzi a pacchetto (vari prodotti venduti congiuntamente)
- prezzo dissimulato (prezzo base basso ma elevato nei ricambi o assistenza)
3. elasticità della domanda al prezzo
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DISTRIBUZIONE
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LA SELEZIONE DEI CANALI
1. la copertura distributiva desiderata
2. il livello di controllo desiderato
3. il costo totale della distribuzione
4. la flessibilità del canale
TRADE MERKETING
Attività di marketing volte a sviluppare relazioni solide e durature
MARCA
Un nome, un simbolo che ha lo scopo di far identificare i beni o i servizi di un venditore e
distinguerli dagli altri. Il termine per l'individuazione della marca è il trademark (marchio di
fabbrica), ma con il suo brand si può identificare sia un singolo prodotto sia una famiglia di questi o
l'azienda stessa (tradename).
Si deve distinguere tra:
1. marca in senso stretto: nome, termine, simbolo che ha lo scopo di identificare i servizi di
un'impresa
2. nome di marca: lettere, parole e/o numeri che possono essere letti
3. effige di marca: parte della marca che assume la forma di un simbolo
4. marchio: marca legalmente tutelata
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BRAND
● da semplice marchio a un contenitore più ampio di significati
● serve a facilitare il ruolo dei consumatori e acquirenti
● può offrire grandi vantaggi ma è anche un patrimonio fragile
Brand equity: insieme di valori, punti di forza e debolezza attribuiti dal cliente alla marca. Che
aggiungono o sottraggono valore ai prodotti
DUE APPROCCI PER ARRIVARE AD UNA STIMA DEL VALORE DELLA MARCA
● approccio finanziario: si considera la marca come un cespite immateriale di cui deve essere
quantificato il valore monetario
● approccio del consumatore: il valore della marca deriva dal giudizio espresso dai consumatori
sulla marca
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