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L’integrazione e l’utilizzo della rete internet nella didattica come fonte inesauribile
di contenuti e conoscenze.
Non dimentichiamo che fare e-learning non significa solo usare la piattaforma che registra
gli accessi e la fruizione delle lezioni, ma anche utilizzare l’apprendimento informale che
sembra essere, dagli studi più recenti, la fonte alla quale giovani e adulti si riferiscono più
spesso per migliorare la propria conoscenza. Basti pensare ai motori di ricerca e alle
comunità di pratica come ad esempio quella di “porte aperte sul web”.
L’elearning è in linea con un modello scolastico impostato sulla formazione continua, non
assimilabile alla lezione tradizionale da distribuire senza distinzione a tutti gli alunni. A
prevalere sarà invece il learning by doing, ovvero l’apprendimento che coinvolge lo
studente e gli permette di assimilare i contenuti attraverso la pratica esperienziale.
L’elearning si adatta bene a una programmazione modulare, ovvero l’organizzazione dei
contenuti di un corso intorno a una serie di obiettivi.
Una delle soluzioni giudicate più efficace è quella mista, dove cioè si affianca alla normale
lezione frontale l’online training, l’apprendimento svolto autonomamente a casa. Questo
approccio misto permette di accorpare i vantaggi di entrambi i metodi, smussandone le
debolezze. Infatti il blended learning (termine inglese che descrive e traduce questo
processo di apprendimento misto) prevede una cooperazione equilibrata e interrelata tra
l’apprendimento in classe e l’apprendimento online, mediato da pc ma non solo: con
l’avvento di smartphone e tablet anche le risorse mobile entrano a far parte della
metodologia blended, grazie al loro utilizzo semplice e diretto, ma soprattutto alle loro
applicazioni social.