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RIGASSIFICATORE OFFSHORE: DISTANZE DI SICUREZZA

Distanze di Sicurezza

Dagli anni ’70 si è iniziato a studiare il problema di quale debba essere la distanza di
sicurezza per un impianto di rigassificazione offshore, in quanto a differenza degli
impianti su terra ferma è impossibile costruire le dighe di contenimento; inoltre è
molto più complicato se non impossibile intervenire in caso di incidente rilevante.

Sperimentazione MAI Effettuata nella realtà

Tutti gli studi effettuati sono basati su simulazioni elaborate al pc, con modelli
matematici che nei vari anni sono cambiati. I più recenti sono stati elaborati
testando sversamenti di piccole quantità quali 20 o 40 m^3 di GNL; ricordiamo che
un singolo serbatoio della nave rigassificatrice ne contiene 40.000 m^3.

L’evento di una spaccatura critica di un serbatoio o l’affondamento della nave non


sono mai stati ricreati nella realtà. Gli ordigni nucleari (Deserto del Nuovo Messico ,
isole Bikini, Mururoa) sono stati testati nella realtà , la distruzione di una metaniera
NO.

I risultati delle simulazioni pertanto possono variare di molto in base a come si


variano i parametri nei programmi che effettuano questi calcoli, inoltre i margini di
errore sono elevati appunto per la variabilità delle condizioni atmosferiche.

In questi casi riteniamo che il PRINCIPIO DI PRECAUZIONE dovrebbe essere tenuto


nella massima considerazione.

L’impianto proposto davanti alla Riviera del Conero dista 34km (18 Miglia Nautiche)
dalla costa

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1975 MIT di Boston


Nel 1975 ci fu il primo studio effettuato dall’ MIT di Boston (la più rinomata
università tecnologica a livello mondiale), il test prevedeva la perdita di una nave
(100.000 m^3 di GNL sversato), il risultato dei calcoli fu 110 Miglia Nautiche, pari a
203km.

La nave rigassificatrice proposta di fronte al Conero può contenere 160.000 m^3 di


GNL.

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1977 Università dell’Arkansas per Guardia


Costiera statunitense.
Nel 1977 vennero effettuate una nuova serie di studi dove si analizzò uno
sversamento di 25000 m^3 (ovvero un serbatoio sferico di vecchio tipo, i nuovi
hanno una capienza di 40000 m^3). Come si vede alcuni enti hanno dato distanze di
sicurezza pari a 25 – 50 miglia (40 – 80 km).

Questi studi sono spesso criticati per essere stati fatti troppi anni fa ed essere
troppo conservativi… vogliamo solo ricordare che negli anni ’70 vi erano centrali
nucleari, aerei supersonici per voli civili come il Concorde e l’uomo era già sbarcato
sulla luna, pertanto non stiamo parlando di preistoria...

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2004 - 2006 Studi SANDIA


Nel 2004 i Laboratori SANDIA (ente di ricerca americano sulla sicurezza) hanno
invece calcolato una distanza di sicurezza molto inferiore, 1,9 Miglia – 3,5km.

Il motivo? Che non hanno più considerato il caso peggiore possibile ovvero la perdita
di un serbatoio o dell’intera nave, ma solo 2 fori di 5m^2 che versano per 8 minuti,
ritenendolo il peggior scenario “credibile”.

Lo stesso SANDIA si smentì da solo nel 2006 quando pubblicò un nuovo rapporto, in
cui portò la dimensione dei fori a 7m^2. In questo caso la distanza di sicurezza
calcolata fu di 11km (6 miglia).

18/10/2000 – USS COLE


(Cacciatorpediniere USA) dopo un
attacco suicida di Al Quaeda con un
piccolo natante imbottito di esplosivo.
Viene da chiedersi:

5m^2 3,5km

7m^2 11km

72m^2 ????

Sono stati sollevati molti dubbi sulla validità (completezza e coerenza) degli scenari
ipotizzati nei rapporti del SANDIA, in particolare:

Il GAO (Ente di controllo del congresso americano) ha dichiarato:

• “...la maggioranza degli scienziati è in disaccordo con gli studi del Sandia..”

• “...3 scienziati del team sostengono che uno sversamento di LNG può avere
come conseguenza la perdita di tutti i serbatoi...”

Alcuni parlamentari americani hanno inoltre presentato un interrogazione


all’amministrazione Bush : “sull'utilizzo di studi palesemente inattendibili nelle
procedure autorizzative della sicurezza riguardanti impianti GNL”
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Attualmente anche il Sandia sembra aver dubbi infatti hanno richiesto finanziamenti
per valutare se la conseguenza di un attacco ad una nave metaniera possa portare
alla perdita della nave.

Ricordiamo che anche una frattura piccola nel serbatoio e conseguente rilascio del
liquido potrebbe avere gravi conseguenze poiché il GNL è a -161° e l’acciaio di cui è
formato lo scafo esterno della nave sotto i -80°C diventa fragile.

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2003: Rapporto della commissione energia della


California

Il rapporto fa riferimento ad un impianto offshore che fu proposto a 22 Miglia dalla


costa di Oxnard (città turistica Californiana vicino Malibù con 200.000 abitanti), i
sindaci interessati si erano mobilitati per una protesta comune (che ha portato alla
bocciatura dell’impianto), e commissionarono uno studio ad una società
indipendente sulla pericolosità di quell’impianto e della distanza di sicurezza.

Il risultato, nel caso di scenario peggiore


(125.000 m^3 di GNL sversato) fu:

La nube che si espandeva fino a 30


miglia (55 km), con 70000 morti stimati

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Dice Piero Angela


Nel suo libro sull’energia Piero Angela dichiara che Chernobyl fu il peggior incidente
successo nel campo dell’energia, ma alla domanda su quale sia il peggior incidente
possibile risponde:

“ … una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto...
Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in
mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici.

Il gas freddissimo. A contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a
ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube…

Se questa miscela gassosa, invisibile e inodore, investisse una città. Qualsiasi


(inevitabile) scintilla farebbe esplodere la gigantesca nube.

… Le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia, mentre le sostanze


cancerogene sviluppate dagli enormi incendi scatenati dall’esplosione, ricadendo su
aree vastissime, sarebbero inalate in “piccole dosi”, dando luogo ad un numero non
calcolabile, ma sicuramente alto, di morti differite nell’arco di 80 anni…

Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior
scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra
tutte le fonti energetiche”

Si sottolinea che il GNL contenuto in


una metaniera ha un potenziale di
quasi un megaton (un milione di
tonnellate di tritolo), per paragone la
bomba atomica che fu lanciata su
Hiroshima aveva una potenza di 12
kiloton (12 mila tonnellate di tritolo).

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Dichiarazione di un ingegnere legato alla


realizzazione di un rigassificatore a terra
Tratto da report (Rai 3) puntata del 29/10/2006:
MICHELE BUONO (fuori campo)
Può accadere però in generale non accade. Certo. Ma nelle ipotesi di rischio bisogna considerare tutto. E a
questo punto chiedo all’ingegnere se si può prendere in considerazione l’ipotesi di spostare l’impianto a mare, a
largo della costa.
LUIGI SEVERINI- ingegnere
Sono convinto che gli impianti a terra sono molto più sicuri degli impianti a mare.
MICHELE BUONO
Perché non si sente sicuro a mare lei?

LUIGI SEVERINI- ingegnere


Non mi sento sicuro a mare perché, ripeto, le caratteristiche operative di un impianto off shore sono meno
garantite, meno sicure di quelle di un impianto a terra.

MICHELE BUONO (fuori campo)


Poi finita l’intervista, mentre giravo dettagli di altre immagini, l’ingegnere precisa i suoi timori sugli impianti di
rigassificazione messi a mare.

LUIGI SEVERINI- ingegnere


Se va a finire in mare un serbatoio si ha un riscaldamento incontrollato del gnl che sta dentro.

MICHELE BUONO
E quindi?

LUIGI SEVERINI- ingegnere


Quindi se pressurizza può fare il botto.

MICHELE BUONO
E lì c’è l’evento catastrofico.

LUIGI SEVERINI- ingegnere


Lì c’è l’evento catastrofico. Perché il problema è che stiamo parlando di attività ultrasicure se gestite dall’uomo,
non si ha dubbio che anche le criticità vengono risolte a terra ma una volta che ti sfugge il controllo
dell’impianto, che il serbatoio non è più tuo, che è stato preso e messo a bagnomaria, come fai a garantire più
la sicurezza?

MICHELE BUONO
Quindi anche se un impianto è distante, il botto che succede può interessare…

LUIGI SEVERINI- ingegnere


Sono quantità di liquido enormi, stiamo parlando…due serbatoi fanno 280.000 m3 moltiplicati per seicento
volte.

MICHELE BUONO (fuori campo)


Ma 280.000 m3 di gas liquido a pressione dentro due serbatoi, moltiplicati per 600, se cascano in mare,
diventano all’improvviso 168 milioni di m3 di gas che fanno il botto dentro i serbatoi, come ha detto
l’ingegnere. E il 23 febbraio 2006 il ministero delle Attività Produttive ha autorizzato la costruzione di un
rigassificatore galleggiante sul mare, proposto dalla società Olt, di fronte a Livorno, per produrre 8 miliardi di
m3 l’anno di gas. E’ lungo più di tre campi di calcio e alto come 12 piani di un palazzo.

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Dichiarazione di Gianmario Spacca su FaceBook


Estratto della risposta che il presidente della regione Marche Gianmario Spacca ha
dato alla proposta da parte del consigliere comunale di Porto Recanati di minoranza
Giri Giovanni di modificare il PEAR per escludere impianti di rigassificazione:

“ Il nulla osta ministeriale è stato rilasciato valutando il rischio collegato alla


probabilità di incidente ed all'esplosione del gas, in questo caso la distanza
dell'impianto, di 34 km dalla costa, è a garanzia della sicurezza in quanto le stime
prevedono un eventuale effetto circostanziato nel raggio di 1 km dall'impianto.
Questo perché una eventuale esplosione non andrebbe a coinvolgere tutto il gas, ma
solo quella percentuale che riuscirebbe a mescolarsi con la giusta quantità di
ossigeno diventando esplosiva.”

Negli USA gli studi del SANDIA vengono enormemente criticati per distanze
palesemente inattendibili (11km) come le definiscono alcuni deputati USA ed in
questa dichiarazione del presidente regionale si cita un raggio di pericolo, stimato
dai tecnici Italiani, di 1km… vorremo almeno che ci venisse spiegato a quale scenario
di incidente si riferisce quella stima: è necessario che i tecnici italiani valutino tutti
gli studi precedentemente effettuati negli Stati Uniti nell’ambito della sicurezza di
impianti analoghi, e procedano ai dovuti calcoli, ipotizzando lo scenario di incidente
rilevante (ricordiamo che stiamo parlando di un impianto a direttiva SEVESO).

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