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Distanze di Sicurezza
Dagli anni ’70 si è iniziato a studiare il problema di quale debba essere la distanza di
sicurezza per un impianto di rigassificazione offshore, in quanto a differenza degli
impianti su terra ferma è impossibile costruire le dighe di contenimento; inoltre è
molto più complicato se non impossibile intervenire in caso di incidente rilevante.
Tutti gli studi effettuati sono basati su simulazioni elaborate al pc, con modelli
matematici che nei vari anni sono cambiati. I più recenti sono stati elaborati
testando sversamenti di piccole quantità quali 20 o 40 m^3 di GNL; ricordiamo che
un singolo serbatoio della nave rigassificatrice ne contiene 40.000 m^3.
L’impianto proposto davanti alla Riviera del Conero dista 34km (18 Miglia Nautiche)
dalla costa
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RIGASSIFICATORE OFFSHORE: DISTANZE DI SICUREZZA
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RIGASSIFICATORE OFFSHORE: DISTANZE DI SICUREZZA
Questi studi sono spesso criticati per essere stati fatti troppi anni fa ed essere
troppo conservativi… vogliamo solo ricordare che negli anni ’70 vi erano centrali
nucleari, aerei supersonici per voli civili come il Concorde e l’uomo era già sbarcato
sulla luna, pertanto non stiamo parlando di preistoria...
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RIGASSIFICATORE OFFSHORE: DISTANZE DI SICUREZZA
Il motivo? Che non hanno più considerato il caso peggiore possibile ovvero la perdita
di un serbatoio o dell’intera nave, ma solo 2 fori di 5m^2 che versano per 8 minuti,
ritenendolo il peggior scenario “credibile”.
Lo stesso SANDIA si smentì da solo nel 2006 quando pubblicò un nuovo rapporto, in
cui portò la dimensione dei fori a 7m^2. In questo caso la distanza di sicurezza
calcolata fu di 11km (6 miglia).
5m^2 3,5km
7m^2 11km
72m^2 ????
Sono stati sollevati molti dubbi sulla validità (completezza e coerenza) degli scenari
ipotizzati nei rapporti del SANDIA, in particolare:
• “...la maggioranza degli scienziati è in disaccordo con gli studi del Sandia..”
• “...3 scienziati del team sostengono che uno sversamento di LNG può avere
come conseguenza la perdita di tutti i serbatoi...”
Attualmente anche il Sandia sembra aver dubbi infatti hanno richiesto finanziamenti
per valutare se la conseguenza di un attacco ad una nave metaniera possa portare
alla perdita della nave.
Ricordiamo che anche una frattura piccola nel serbatoio e conseguente rilascio del
liquido potrebbe avere gravi conseguenze poiché il GNL è a -161° e l’acciaio di cui è
formato lo scafo esterno della nave sotto i -80°C diventa fragile.
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RIGASSIFICATORE OFFSHORE: DISTANZE DI SICUREZZA
“ … una grande nave metaniera, che trasporta 125 mila metri cubi di gas liquefatto...
Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi e rovesciare in
mare il gas liquefatto, potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici.
Il gas freddissimo. A contatto con l’acqua di mare, molto più calda, inizierebbe a
ribollire, a evaporare e formare una pericolosa nube…
Quello della metaniera, che si spezza vicino alla costa, viene definito il peggior
scenario “energetico” possibile. Cioè l’incidente più catastrofico immaginabile fra
tutte le fonti energetiche”
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MICHELE BUONO
E quindi?
MICHELE BUONO
E lì c’è l’evento catastrofico.
MICHELE BUONO
Quindi anche se un impianto è distante, il botto che succede può interessare…
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RIGASSIFICATORE OFFSHORE: DISTANZE DI SICUREZZA
Negli USA gli studi del SANDIA vengono enormemente criticati per distanze
palesemente inattendibili (11km) come le definiscono alcuni deputati USA ed in
questa dichiarazione del presidente regionale si cita un raggio di pericolo, stimato
dai tecnici Italiani, di 1km… vorremo almeno che ci venisse spiegato a quale scenario
di incidente si riferisce quella stima: è necessario che i tecnici italiani valutino tutti
gli studi precedentemente effettuati negli Stati Uniti nell’ambito della sicurezza di
impianti analoghi, e procedano ai dovuti calcoli, ipotizzando lo scenario di incidente
rilevante (ricordiamo che stiamo parlando di un impianto a direttiva SEVESO).
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