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NOVEMBER STEPS
(1967)
di TORU TAKEMITSU
Simone Pelosi
1
SOMMARIO
INSTRUMENTATION.........................................................................................................................................6
INTRODUZIONE................................................................................................................................................7
2
UNO SGUARDO ALLA BIOGRAFIA E ALLE OPERE DELL’AUTORE......................................................................30
L’evocazione...............................................................................................................................................32
Oriente e Occidente...................................................................................................................................34
La dimensione temporale...........................................................................................................................35
Il concetto di natura...................................................................................................................................36
Ma e Sawari................................................................................................................................................37
APPENDICE A..................................................................................................................................................42
BIBLIOGRAFIA.................................................................................................................................................46
3
INSTRUMENTATION
4
INTRODUZIONE
Nel 1967 è stato commissionato al compositore giapponese Tōru Takemitsu (1930 – 1996) di scrivere
Ne scaturì il brano November Steps per orchestra sinfonica (nell’accezione occidentale del termine) e
È questo il primo brano del compositore che cerca di combinare due culture così distanti tra loro come
quella occidentale tout court e quella tradizionale giapponese con i suoi strumenti musicali tipici.
durante la composizione del brano, si sentiva pervaso dal desiderio di (metaforicamente) “nuotare in
In questo modo Takemitsu cercava anche di affermare un suo stile compositivo particolare che non
Nell’analizzare November Steps, proprio questa estetica “ibrida”, che spazia tra Occidente e Oriente,
1. la forma e la struttura complessiva del brano rapportata al solo danmono, confrontato con
1
Peter Burt, The Music of Tōru Takemitsu (New York: Cambridge University Press, 2001).
5
STRUTTURA E FORMA COMPLESSIVA DEL BRANO
Nell’analizzare la forma e la struttura su larga scala di November Steps, è interessante notare che
Takemitsu approfitta delle reali differenze tra strumenti musicali della tradizione orientale e di quella
Il compositore aveva quasi abbandonato il progetto di far suonare insieme strumenti musicali
Occidentali e strumenti tipici della cultura musicale giapponese. Decise, invece, di accentuare le loro
fondamentali differenze e rendere proprio queste differenze la struttura tematica del brano.
Takemitsu ha modellato la struttura complessiva utilizzando una forma musicale riconducibile alla
tradizione giapponese chiamata danmono, che “ è molto simile alla forma occidentale del Tema con
variazioni “2.
La parola giapponese dan è traducibile con step (“passo” in italiano) e quindi possiamo affermare che
Essenzialmente, dall’analisi del brano, ho scoperto che ci sono otto coppie di “variazioni comparative” 4
tra est ed ovest (evidenziate con numeri romani nel diagramma) inquadrate dall’uso degli strumenti
Allo stesso tempo ci sono undici dans (o “steps”), indicati nello spartito da numeri arabi con una freccia.
Alcuni di questi “steps” non sono sempre assegnati a strumenti musicali giapponesi: Takemitsu mescola
- la sovrapposizione di entrambi.
2
Tōru Takemitsu, Confronting Silence (Berkeley, CA: Fallen Leaf Press, 1989) p. 62-63.
3
Ibid.
4
Ho scelto di utilizzare il termine “variazioni comparative” perché in questo brano l’autore essenzialmente mette
in contrasto e a confronto gli strumenti musicali tipici delle tradizioni musicali occidentale ed orientale, usando
come elementi motivici le “correnti di suono” o stream of sounds (indicate con le lettere X,Y,Z e O: si rimanda
all’Appendice A) con l’intento di creare una relazione di corrispondenza e di contrasto tra questi due gruppi di
strumenti musicali.
6
Dobbiamo comunque sottolineare che le due tradizioni non arriveranno mai a fondersi del tutto (vedi,
Sembra, dunque, che l’assegnazione variata di questi “steps” o danmono crei una corrispondenza tra
Oriente ed Occidente sovrapponendo e mai mischiando gli strumenti musicali tra loro.
archi I – VIII), utilizzata in November Steps, può anche essere vista come una forma Tema e Variazioni a
Inoltre, tali temi musicali non sono necessariamente temi melodici o motivi musicali, piuttosto mettono
in contrasto gli strumenti della tradizione orientale (shakuachi e biwa) e quelli della tradizione
Quindi, questi temi a coppie di estetiche contrastanti vengono variati nelle coppie successive: ad
esempio, le sezioni A & B e a1 & b1 sono rispettivamente temi a coppia e variazioni a coppia.
L’accoppiamento di temi musicali 1 funziona come materiale tematico di contrasto tra la Sezione A
Diversamente dalle otto variazioni comparative (diagramma ad archi, I – VIII), accade per quattro volte
di trovare temi accoppiati con le rispettive variazioni (vedi diagramma ad archi, in basso).
La più lunga è l’ultima coppia di Tema e Variazione, la numero 4, composta dal tema accoppiato 4
(diagramma ad arco, b6) cui segue la più lunga variazione comparativa –affidata agli strumenti della
tradizione Giapponese- che si pone in contrasto con le sezioni affidate all’Orchestra Sinfonica a1, 3-4’
Sempre parlando per termini comparativi, questi accoppiamenti di Temi e Variazioni possono
probabilmente essere paragonati ad una serie di Variazioni su un basso fondamentale – dal momento
che questo brano mette in primo piano l’uso di suoni generatori o suoni “nucleo” attorno ai quali
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risolvono materiali musicali “caratterizzanti” (se ne parlerà in modo più approfondito nella “Analisi
delle microstrutture).
Possiamo addirittura affermare che i quattro accoppiamenti di Temi e Variazioni (o le otto variazioni
comparative) ruotino attorno ai suoni generatori dei bassi fondamentali presenti nello spartito.
Appare chiaro, dunque, parlando di November Steps, come sia complicato trovare una forma musicale
riconducibile a quelle utilizzate dai compositori occidentali, sebbene finora sia stato portato l’esempio
In fondo, dal momento che non viene mai utilizzata una melodia tematica, che renda quindi
riconoscibile un tema musicale o soggetto, non è semplice individuare con chiarezza tutto ciò che da
questo tema può derivare: le fioriture, le ornamentazioni o i virtuosismi della melodia vera e propria.
Inoltre, diversamente dalla forma tipicamente occidentale del Tema e Variazioni, che generalmente
utilizza un numero di battute analogo per le Variazioni, in November Steps le Variazioni che si
Basti ricordare il già citato accoppiamento di Tema e Variazioni 4, dove la prima delle Variazioni
comparative nella Sezione VII presenta una cadenza incredibilmente lunga sia dello shakuhachi che del
biwa, che insieme occupano circa la metà dell’intero brano (diagramma ad archi VII).
In base a quanto scritto finora, proviamo a vedere se un’altra forma musicale creata in Europa, come
quella del rondò (con breve coda alla fine) potrebbe descrivere meglio il brano in questione.
Mettendo a confronto ciascuna delle Variazioni Comparative (I – VIII) con le sezioni sopracitate: A, B, A’,
C, A’’, D, A’’’, Coda/E) - dove con “A” intendiamo l’episodio musicale fisso - possiamo constatare come
ognuna delle coppie di materiali tematici di contrasto tra Est e Ovest coincida con ognuna delle sezioni
Considerando l’ormai nota cadenza presente nella sezione A’’’ (o sezione VII) e la coda (sezione E) posta
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In ogni caso, lo schema che scaturisce dalla sovrapposizione delle due forme esaminate potrebbe
essere il seguente:
Prima di chiudere il paragrafo in questione, esaurite le analogie tra il brano in oggetto e la struttura di
un Tema e Variazioni a coppie e un Quasi Rondò, penso ci sia una terza forma musicale occidentale da
Se, infatti, esaminiamo le Sezioni A-D della forma Quasi Rondò (sezioni I-VI delle Variazioni
Comparative) queste potrebbero dare vita ad un’”Esposizione” o, semplicemente, una sezione A di una
Subito dopo i sei accoppiamenti di Tema e Variazioni, arriverebbe lo “Sviluppo” il quale andrebbe ad
estremizzare il confronto Est-Ovest, attraverso la lunga cadenza affidata agli strumenti della tradizione
giapponese che si pone in netto contrasto nei confronti dell’orchestra (vedi diagramma ad archi).
Prima di concludere, vorrei annoverare ancora in questo elenco la più semplice delle forme musicali
Con questa, sono ben quattro le forme musicali nate in Occidente che potrebbero avvolgere la
Ne consegue che November Steps è sicuramente un brano complesso, allo stesso tempo vicino alle
ccidentale ma, allo stesso tempo, distante da ciascuna di esse; è certamente qualcosa di più e di diverso
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Comparazione e contrasti tra strumenti musicali della tradizione occidentale ed orientale
l’orchestra sinfonica occidentale, opportunamente disposta, con gli strumenti musicali giapponesi,
perché Takemitsu non ha alcuna intenzione di “mescolare” questi ultimi con l’orchestra in modo che
l’ascoltatore sia portato ad inserire lo shakuhachi o il biwa in una delle principali famiglie orchestrali:
La percezione che se ne ricava è esattamente l’opposto: gli strumenti musicali giapponesi sono messi in
contrasto con l’orchestra, ne vengono valorizzati i tipici timbri, persino la notazione è scritta
diversamente e, come già riportato, lo spazio assegnato alle rispettive cadenze è sicuramente
predominante.
Come si può notare, mentre le parti orchestrali sono scritte con estrema cura e precisione sotto ogni
aspetto, sia la parte dello shakuhachi che quella del biwa usano una notazione grafica senza tempo
lasciando la maggior parte delle valutazioni ritmiche alla libera interpretazione del musicista.
Da notare anche che Takemitsu non fa uso di flauti in partitura, tuttavia la linea dello shakuhachi non
viene inserita tra quella degli strumenti a fiato. Stesso discorso per il biwa che non viene inserito tra gli
Al contrario, shakuhachi e biwa sono messi insieme in partitura e verranno trattati per tutta la durata
del brano come una categoria strumentale in più che si va ad aggiungere ai già citati legni, ottoni,
percussioni ed archi.
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Come se non bastasse, del resto, la semplice osservazione dei musicisti – e del loro abbigliamento - dal
momento dell’entrata sul palco: i solisti indossano il tipico kimono mentre tutti gli altri musicisti,
Esaurite le giustapposizioni, è opportuno trattare anche gli elementi di contatto tra gli strumenti
Credo che il modo più appropriato per mettere in evidenza questo contatto sia parlando di un effetto a
Si inizi con il notare le prime cinque misure affidate all’orchestra sola: in assenza degli strumenti
giapponesi, le arpe e gli altri strumenti doppi iniziano a suonare i suoni “nucleo”5 (vedi Appendice A).
Quando Takemitsu “giustappone” all’orchestra anche gli strumenti giapponesi la relazione “a reazione”
diventa evidente poiché l’orchestra reagisce in maniera centrifuga ai suoni nucleo prodotti dallo
5
L’idea di “nuclear tones” viene presa da Edward Smaldone, “Japanese and Western Confluences in large-scale
pitch organization of T. Takemitsu’s November Steps and Autumn”, Perspectives of New Music 27,2 (1989): p.216-
231.
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Per essere più chiari questa relazione “a reazione” può essere paragonata al far cadere un sasso
sull’acqua stagna. Dopo esser caduto in acqua, il sasso rompe l’equilibrio, causando una serie di onde
che con moto centrifugo si allontanano dal centro. Questa analogia spiega in modo evidente, secondo
me, ciò che Takemitsu aveva tentato di organizzare, a maggior ragione osservando l’atipica scrittura
delle linee orchestrali che vede frequente l’utilizzo dei divisi negli archi fino ad arrivare ad un
pentagramma per ogni musicista, senza dimenticare la divisione in due ali (a destra e a sinistra del
Considerando tale disposizione sul palco, voluta dal compositore, che vede i musicisti alle prese con
shakuhachi e biwa di fronte e al centro del palco produrre suoni generatori che si propagano per moto
centripeto attraverso gli archi, le arpe e le percussioni nelle due sezioni orchestrali di destra e sinistra,
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con i legni e gli ottoni posizionati nella parte retrostante; è facile immaginare visivamente come tutti gli
In base a quanto detto finora, non deve stupire se Takemitsu non fa uso in questo brano di temi lirici o
melodici. Al contrario, vi sono materiali motivici come i già citati suoni nucleo (vedi Appendice A) spesso
nascosti da clusters omofonici (materiale Y), clusters increspati (materiale Z) o altri motivi orchestrali
Possiamo affermare che siano presenti alcune melodie nelle parti degli strumenti della tradizione
giapponese, seppure sia più corretto parlare, viste anche le caratteristiche degli strumenti stessi, di
“motivi” musicali, funzionanti più come suoni generatori che come melodie vere e proprie che
Si prenda come esempio l’inizio della sezione B: i suoni nucleo motivici dello shakuhachi 2 e 4 (vedi
diagramma ad archi, sezione B, batt. 24) echeggiano quanto era stato precedentemente introdotto
nella sezione a4 da entrambe le sezioni dei contrabbassi (a sinistra e a destra) usando suoni generatori
Inoltre, questi quattro elementi motivici vengono a dimostrare la filosofia di Takemitsu della “corrente
di suoni”7, dove si parla dei suoni naturali che non rappresentano un elemento di interferenza, ma
I già citati materiali X, Y, Z e O non sono altro che correnti sonore che Takemitsu stratifica in November
Steps.
Escluso, dunque, l’utilizzo di evidenti temi melodici, soppiantati da elementi caratterizzanti di “correnti
di suono” e, raccolti ed analizzati questi ultimi, rimando alla visione dello schema presente
6
I termini “omofonico” ed “increspato” sono gli aggettivi che ho deciso di utilizzare per differenziare le tipologie di
clusters utilizzati dall’autore nel brano (Cfr. Appendice A).
7
Dall’inglese: “Stream of sounds”. Noriko Ohtake, “Creative Sources for the Music of Tōru Takemitsu”, DMA diss.
(University of Maryland, 1990), p. 34-35. Cfr. nota 2.
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A discapito della complessità stilistica del brano, posso affermare che il susseguirsi di tutto il materiale
musicale all’interno della composizione si può facilmente riportare alle prime cinque misure.
Si noti, infatti, che la suddivisione della sezione A (a1, a2, a3 e a4) si ripresenta in tutte le successive
La sezione A/a usa una forma di Tema e Variazione, mentre la sezione B/b usa variazioni comparative
Lo shakuhachi richiesto per l’esecuzione di November Steps è lo strumento standard con cinque buchi,
che viene intonato con Re, Fa, Sol, La e Re (la nota più bassa corrisponde, dunque, al Re4, ed è prodotta
quando tutti i buchi sono chiusi). Altre note superiori e inferiori a quelle sopra citate possono essere
raggiunte attraverso la tecnica del meri-kari che consiste nel chiudere a metà alcuni dei buchi o
Il biwa richiesto dall’autore, invece, è un biwa Satsuma a cinque corde che Takemitsu istruisce di
Come si può notare il Re naturale è in entrambi i casi il basso fondamentale in entrambi gli strumenti
8
Koh, Hwee Been. “East and West: The Aesthetics and Musical Time of T ōru Takemitsu.” PhD diss. Boston, MA:
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ANALISI DELLE MICROSTRUTTURE DEGLI ELEMENTI MOTIVICI
Il seguente capitolo vuole spiegare il tipo di approccio tenuto nell’identificare gli elementi motivici
Come detto, l’analisi finora da me condotta ha tracciato quattro elementi motivici o caratterizzanti che
vengono giustapposti come “correnti di suoni”: suoni nucleo (X), clusters omofonici (Y), clusters
A seguire spiegherò come in questa analisi ho approcciato e categorizzato ognuno di questi elementi
motivici.
I suoni “nucleo” o generatori sono solitamente raddoppiati tra i vari strumenti, in particolar modo
quando l’arpa utilizza due corde enarmoniche (cfr. arpa 1 Mi# e Fa, batt. 1, 4; Do# e Reb, batt. 7; arpa 2
La# e Sib, batt. 1-2; sempre arpa 2 Do sopra a Do centrale e Do armonico al Do centrale, raddoppiato
Il ruolo dell’arpa in questa composizione risiede probabilmente nella sua postazione, in modo da
circondare i due strumenti musicali giapponesi. Quando questi non partecipano all’azione, infatti, le
arpe poste centralmente iniziano ad emettere i suoni generatori che in modo centrifugo si propagano
Oltre l’arpa, anche gli archi spesso emettono suoni nucleo grazie ai loro molteplici divisi.
naturale, suono generatore 2 che viene a sua volta riproposto diverse volte dal resto dei violini di
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Nel momento in cui i violini di sinistra terminano di eseguire i loro clusters increspati (Z) ad imitazione
(batt. 3), ogni coppia di violini a sinistra continua a suonare il suono generatore 2, raggiunta dai violini
Alcune volte, i suoni generatori si trovano agli estremi. Dinamicamente parlando, possono essere
Vedi ad esempio la sezione degli ottoni suonare e tenere in ppp il Sol# (batt. 9-11, tromba 1-2), il Fa
naturale sempre ppp (tromboni, batt. 9-10), il Solb ppp (tromboni, batt. 10-11).
Dinamicamente contrastante con questi è la nota più alta del primo accordo suonato dalle arpe in ff (Fa
Generalmente i suoni nucleo sono tenuti (o lasciati risuonare nelle arpe); quando non sono presenti gli
strumenti giapponesi è l’arpa ad emettere i suoni generatori, al contrario, quando gli strumenti
Con questa definizione intendiamo categorizzare tutti i clusters omofoni presenti nello spartito,
includendo gli iniziali cluster “increspati” (Z) che, legati, risuonano simultaneamente in omofonia.
Un iniziale esempio si può trovare alla battuta 18, dove un iniziale cluster Z scaturente dai legni e dagli
ottoni (batt. 14-17) diventa, attraverso note tenute, un cluster omofono (Y) alla misura 18, appunto. Un
altro esempio, sostanzialmente simile riguarda i violini di destra 1-12 alla battuta 25 e seguenti.
pitch class (altezza delle note del canto) - sebbene, talvolta, si può includere il basso di un cluster Y,
Si noti anche come i suoni nucleo possono essere intonati da qualunque strumento dell’orchestra,
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A volte i clusters omofoni Y si muovono velocemente in serie mutando in nuovi clusters omofoni Y (per
Ancora possono anche presentarsi come clusters omofoni Y che mutano in differenti clusters Y quando
si sta per chiudere la frase musicale (ad esempio le viole di destra e i violoncelli, batt. 2-4).
Una chiara indicazione di ciò viene data dall’utilizzo particolare che Takemitsu fa della notazione,
raggruppando clusters omofoni con un unico gambo che si allunga attraverso diversi pentagrammi.
Talvolta i clusters Y formano una giustapposizione verticale di clusters increspati Z. In questo caso la
loro categorizzazione sarà clusters omofoni YZ, tuttavia non mi interesserò di questi nella mia analisi
poiché suonano talmente veloci da poter essere uditi come clusters omofoni semplici.
I cluster increspati o ondeggianti, chiaramente, non presentano alcuna omofonia iniziale ma prendono
I clusters Z sono identificati dalla nota più alta tra le serie di linee increspate, imitative e di compenso
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Il primo utilizzo del cluster increspato Z si può vedere nella battuta 3 quando il Re, suono generatore,
viene rielaborato dai cluster increspati Z dei violini di sinistra: partendo dai violini 1-2, questi archi divisi
per coppie eseguono rapidamente il passaggio con una manovra fugata partendo dal suono nucleo.
Come una coppia di violini entra, la successiva nell’ordine velocemente segue e così via fino all’ultima;
mano a mano che entrano gli archi anche la dinamica musicale cresce, basti considerare la misura 3
dove appare un climax ascendente dal mp al f; dal mf al f nelle misure 4 e 5; dal pp al ff nella misura 11.
Se ho scelto di definire “increspati” questi clusters è perché all’ascolto evocano l’immagine di un’onda
increspata in tutte le direzioni che si muove per moto centrifugo dal punto in cui è stato rotto il suo
equilibrio (esattamente come le onde d’acqua che si allontanano in moto circolare dal punto di caduta
del sasso).
Come detto, succede qualcosa di simile anche nelle battute 4-5, ma questa volta include sia i violini di
destra che di sinistra 1-12, utilizzando stavolta coppie di 4 violini con entrate sfalsate, mentre è sfalsato
a sua volta anche l’ordine di entrata dei violini di destra e quelli di sinistra.
Altre tipologie di cluster increspati variano nella forma e nella dimensione. Ad esempio, dopo che l’arpa
1 emette il suono generatore raddoppiato enarmonicamente Re# Mib (batt. 14) un cluster increspato Z
parte variato contrappuntisticamente dalle trombe (batt. 14), seguito poi immediatamente dai fiati
In questo caso gli strumenti variano sia nella velocità che nella durata ritmica e sono sfalsati nelle loro
entrate, creando dapprima un cluster increspato Z (batt. 14-17) che confluirà in un cluster omofonico Y
C’è ancora un’altra tipologia di cluster increspato Z risultante dalla combinazione di una serie di cluster
glissando (O).
Le battute 18-19 presentano esattamente una combinazione di una serie di veloci cluster omofoni Y che
sono sfalsati nelle loro entrate. Non appena i violini di destra si compensano con quelli di sinistra,
creano un movimento increspato, per l’appunto, che si dipana con i successivi glissando suonati dalle
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viole di destra e di sinistra, i violoncelli e i contrabbassi (batt. 18-19). Tutte queste sezioni musicali
danno vita insieme ad un unico cluster increspato Z contrapposto al suono nucleo Sol# negli ottoni (vedi
Sebbene la maggior parte dei cluster increspati Z in questo brano sia ricca nel colore, utilizzando la
quasi totalità dei 12 suoni su svariati strumenti musicali, alcuni restano, invece, poveri e scarsamente
misure 21-24) sono sviluppati da un piccolo cluster increspato Z dalle due arpe e dalle percussioni (batt.
21-24). Questo cluster semplice è portato a termine dalle entrate alternate delle arpe e delle
Un motivo o artificio orchestrale è uno degli stream of sounds che altera l’aspetto armonico e di
Tra questi ricordiamo i già citati glissando (arpa 1, batt. 5; archi batt. 18 e 36; alcuni tra i violoncelli di
destra sono notati “gliss.” Nelle misure 46-47); le dinamiche presenti nei legni e negli ottoni, (batt.18);
l’utilizzo di un’ampia gamma o “range” sonoro; la contrapposizione del tutti versus solo; l’utilizzo di
armonie particolari.
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ANALISI DELLE COESIONI MACROSTRUTTURALI
Dopo aver analizzato a fondo l’organizzazione su larga scala del brano in questione, il diagramma ad
archi alla fine (Appendice B) evidenzia anche alcuni aspetti strutturali e alcuni elementi coesivi utilizzati
Come già detto, ho evidenziato che ci sono otto variazioni-comparative (su larga scala) tra le sezioni A/a
Ci sono anche chiari elementi coesivi volti ad unificare il pezzo nella sua complessità.
Vado, quindi, ad esaminare la modalità per la quale sia gli elementi strutturali che sezionali sono uniti
November Steps è organizzato come una lunga serie di sezioni di tutti e solo, una caratteristica non
dissimile dalla forma occidentale del ritornello. Tuttavia Takemitsu, come detto, applica la forma
giapponese del danmono, che si avvicina di più alla forma occidentale del Tema e Variazioni, in questa
Le prime due macrosezioni A e B introducono i loro elementi caratterizzanti o temi ma non tanto
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Abbiamo già sottolineato come l’assenza di espliciti temi melodici (non vengono introdotte né
sviluppate vere e proprie melodie) venga esplicitata già nel primo tutti (sezione A) dove vengono
presentati gli elementi caratterizzanti degli strumenti dell’orchestra sinfonica (batt. 1-24).
D’altro canto il solo/duetto della sezione B introduce gli elementi caratteristici degli strumenti musicali
Sembra, dunque, che questa sezione B serva come risposta in contrasto con la sezione A orchestrale.
In sintesi, possiamo affermare che le due iniziali macrosezioni introducono i loro motivi caratteristici
mentre danno vita, allo stesso tempo, inizialmente a delle variazioni (sezioni A/a) e variazioni
Con la tavola sotto riportata ho cercato di sintetizzare le prime due file di archi del diagramma.
La prima linea indica le variazioni comparative tra Occidente ed Oriente, numerate con cifre Romane.
Per qualsiasi dubbio si rimanda alla visione del diagramma ad arco dell’Appendice B.
Tavola 1 Schema riassuntivo dei livelli superiori del diagramma ad archi (Appendice B)
Come si può vedere, la maggior parte delle sezioni B/b sono composte da cadenze di solo/duetto per gli
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In sintesi, per “elemento coesivo su larga scala” si fa riferimento alla giustapposizione di entrambe le
variazioni delle sezioni A/a e B/b (variazioni comparative) come si può vedere nella tavola.
Takemitsu ottiene l’unità completa a discapito della totale diversità che regna nel brano.
Volendo tracciare ognuno dei suoni generatori X presenti nelle maggiori sezioni ad arco (considerando
tutte le sezioni ad arco A/a e B/b) ho notato come Takemitsu arrivi alla coesione generale utilizzando i
suoni nucleo.
Vado quindi a descrivere brevemente i più comuni suoni generatori presenti nelle otto coppie di
variazioni “dall’Occidente all’Oriente” (rimando alla visione dello schema semplificato in fig.2).
Nel gruppo I, tra le sezioni A e B, i suoni nucleo utilizzati sono Re e Mi naturali (cfr. contrabbassi di
Fintanto che i suoni generatori sono tenuti nei contrabbassi, gli stessi vengono sviluppati chiaramente
dallo shakuhachi nelle sue prime battute (gruppo I, senza tempo, batt. 24). Anche il biwa fa lo stesso
Nel gruppo II, tra le sezioni a1’ e b1, i suoni nucleo comuni sono Mib e Fa (gruppo II , batt. 23). Questi
suoni generatori sono sviluppati nella parte dello shakuhachi dopo le sue battute iniziali (gruppo II, batt.
26 e seguenti). La prima comparsa del Mib arriva dopo un abbellimento, per essere poi eseguito con
valori lunghi. Stesso dicasi per il biwa nel suo ruolo di strumento accompagnatore (gruppo II, batt. 26 e
seguenti).
Nel gruppo III che si trova tra le sezioni a4’+a1’ e b2, i suoni nucleo sono nuovamente il Re ed il Mi
naturale (gruppo III batt. 27-29 e seguenti). Mentre il Re ha funzione di basso verso la fine della sezione
a4’+a1’ (gruppo III, batt. 29), nello shakuhachi assume la funzione anche di suono generatore in b2
23
(gruppo III, batt. 29 e seguenti). Il Mib presente in battuta 29 diventa, poi, il suono generatore di
Nel gruppo IV, che si trova tra le sezioni a1-2’ e b3, i suoni nucleo Mi naturale e Fa# non sono mai tanto
evidenti perché nascosti da due clusters Y, dei quali formano la nota più alta (gruppo IV, batt. 30-35 e
seguenti). È Mi naturale anche l’armonico alto sviluppato nello shakuhachi all’inizio di b3 (gruppo IV,
Il gruppo V, tra le sezioni a1,3-4’ e b4, presenta come suoni generatori Sol# e La, chiaramente sviluppati
Nel gruppo VI, tra le sezioni a1’ e b5, sembrerebbero non esserci suoni nucleo nell’intersezione di
questi due archi (gruppo VI, batt. 49-52). Il suono che più si avvicina ad un suono nucleo è il Re (cfr.
gruppo VI, batt. 51-52). Questo stesso Re può essere legato al solo del biwa nella sezione b5.
Possiamo ipotizzare che queste sezioni facciano eccezione perché gli strumenti occidentali ed orientali
Un altro possibile suono generatore potrebbe essere il Do alla fine di a1’ (sempre gruppo VI), che viene
sviluppato dal biwa nella parte centrale e sul finire della sezione b5.
Un’altra possibile spiegazione per l’assenza di chiari suoni generatori in questo gruppo è forse perché la
prima vera lunga sezione Keep Silen si trova proprio tra queste sezioni (cfr. step 9, tra la sezione a1 e
Nel gruppo VII, tra le sezioni a1, 3-4’ e b6 – il momento del brano della lunga cadenza - presenta il
suono nucleo iniziale Solb – derivante dalla nota alta Solb del cluster Y che inizia a batt. 55 (gruppo VII,
batt. 53-56 e seguenti). Il biwa sviluppa il Solb fin dall’inizio della sua entrata.
Chiudiamo con il gruppo VIII, tra le sezioni a1-2,4’ e b7, dove tornano i medesimi suoni generatori dei
Sono in realtà numerose le similitudini tra il gruppo VIII ed il gruppo I, del quale sembra essere una
sorta di ricapitolazione, riportando elementi musicali quali i brevi cluster Z e numerose ripetizioni dei
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Coesione sezionale tra gli otto gruppi di variazioni Est-Ovest
Come elemento coesivo addizionale tra i gruppi I e VIII, vorrei evidenziare il ruolo dei clusters Z e di
come le entrate e le riproposizioni di questi sembrino attuarsi nell’alternanza tra i maggiori gruppi di
Fig. 2 Suoni “nucleo” tra le sezioni Ovest-Est e i Clusters increspati (Z) tra le sezioni orchestrali
Passo ora a fornire una breve lista di elementi coesivi tra i gruppi I e VIII (rimando alla consultazione
Tra i gruppi I e II alla giunzione dello “step” 2, prendono posto due clusters increspati (Z) (a1’ battute
25-26).
Tra i gruppi II e III, alla giunzione con lo “step” 3, un piccolo cluster increspato Z prende vita tra le arpe,
Tra i gruppi III e IV alla giunzione con lo “step” 5 troviamo una combinazione di cluster increspati Z alle
Tra i gruppi IV e V, alla giunzione con lo “step” 7, l’indeterminazione armonica porta ad una serie di
clusters increspati Z nei legni (batt. 40-41). Probabilmente questi veloci movimenti di clusters Y possono
funzionare come una sorta di cluster Z che si sviluppa su un arco più ampio di tempo.
Tra i gruppi V e VI, alla giunzione dello “step” 8, prende vita un cluster increspato con glissando alla
battuta 50, mentre tra i gruppi VI e VII, alla giunzione dello “step” 10 troviamo un cluster increspato alle
battute 53-54.
25
Tra i gruppi VII e VIII non abbiamo clusters increspati ma una serie di clusters Y che spaziano tra le
misure 57-67. Potremmo considerarli con la funzione di clusters Z, particolarmente nel breve
movimento sincopato tra l’arpa e le percussioni nel gruppo VIII, sezione a4’ (battute 57-60).
SUL BRANO
November Steps continua ad essere un brano permeato da un grande alone di mistero, anche a seguito
Prendiamo ad esempio il finale certamente atipico, potremmo dire che il brano sembra essersi
interrotto sebbene potesse continuare il suo percorso ancora a lungo. Non c’è un climax chiaro così
come non si può parlare di un momento di massima espressione. Quando mi sono messo a cercarlo, ho
pensato potesse essere da qualche parte nella prima parte della lunga cadenza. Sezione b6.
È interessante notare come ci sia, subito dopo l’esplosione del ff ai tromboni a battuta 18, un passaggio
purtroppo fin troppo breve per essere considerato la golden section dell’intero brano, forse soltanto
Confesso che, inizialmente, ho trovato molto complicato cercare una logica struttura organizzativa in
questo brano, probabilmente perché qualsiasi analisi teleologica utilizzata per decifrare questo spartito
È tuttavia evidente che ci sono elementi strutturali, sia nelle macro che nelle microstrutture che, però,
ascoltando il brano.
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Probabilmente proprio tutte queste questioni derivano dal desiderio estetico di Takemitsu di
“abbandonarsi in un oceano che non avesse Est o Ovest”, riprendendo la citazione iniziale di Peter
Burt9.
Credo che, fintanto che l’estetica occidentale con le sue analisi teoretiche utilizzerà tecniche
teleologiche nell’analisi musicale, qualunque tentativo di analisi di November Steps , a mio avviso,
resterà incompleto.
Questo è un brano unico nel suo genere, non classificabile usando i canoni della musica occidentale o
Come ho già detto, Oriente ed Occidente però in questo brano non si miscelano mai insieme, tanto è
vero che gli strumenti musicali giapponesi non arrivano mai ad appartenere ad una qualsiasi delle
Takemitsu si limita a porre questi strumenti a confronto, creando una giustapposizione ed una
relazione di corrispondenza tra loro, che facilmente possiamo tramutare in una corrispondenza tra
Ovest ed Est, nel momento in cui le correnti sonore iniziano a muoversi con moto centrifugo dai suoni
nucleo.
Queste forze musicali così distanti tra loro vengono poste una sull’altra come correnti di suono, da
questo momento, ogni strumento assume i suoi spazi ed i suoni divergono e convergono come una
9
Op. cit., cfr. nota 1
27
UNO SGUARDO ALLA BIOGRAFIA E ALLE OPERE DELL’AUTORE
Tōru Takemitsu nasce a Tokyo nel 1930 ma i primi anni di vita li trascorre in Manciuria.
Al suo ritorno in Giappone, la situazione politica è instabile: un colpo di stato prelude alla deflagrazione
della guerra con la Cina. Ci interessa questo particolare politico per spiegare due aspetti fondamentali
- la situazione bellica fa emergere in lui un profondo desiderio di fuggire da questa realtà di terrore e
morte auspicando un anno zero, un rinnovamento profondo che si traduce nell’adesione alle
istanze promosse dall’avanguardia di Stockhausen, Boulez, Nono (che vivono il medesimo disagio).
- La situazione poco favorevole crea le premesse per un allontanamento dai canoni della tradizione
In merito a quest’ultimo punto, la questione è complessa e va analizzata con cura. I suoi esordi
“My music is very much influenced by American radio, because after the war, Japan was occupied by
the American Army and they had a radio station for the American soldiers. Every afternoon they
broadcast three hours of beautiful classical music – Bruno Walter, Toscanini or Paul Whiteman from the
Hollywood Bowl. I listened to radio every day. My first teacher was the radio.”
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(Tōru Takemitsu, estratto da un’intervista rilasciata a Wolfgang Breyer)
“I had actually grown up in China (Manchuria) because of my father’s business. Every evening he
listened to jazz – very old fashioned jazz music. So I knew very little about music except my father’s jazz
music.”
Egli si invaghisce del fascino delle melodie occidentali e le prende a modello, evitando accuratamente
di dedicarsi alla conoscenza della musica del paese natio, alla luce della disastrosa situazione politico-
sociale di quest’ultimo. Addirittura, Takemitsu tenderà a discostarsi da tutto ciò che è legato al
Giappone.
“You know, I am Japanese, but when I decided to be a composer, I did not know anything about my own
musical tradition. I hated everything about Japan at that time because of my experience during the war.
I really wanted to be a composer who was writing Western music, but after I had studied Western music
for ten years I discovered by chance my own Japanese traditions. At that time I was crazy about the
‘Viennese School’ composers, and by chance I heard the music of the Bunraku Puppet Theater. I got a
shock – oh, what a very strong, beautiful music. I suddenly recognized that I was Japanese and I should
study my own tradition. So I started learning to play the Biwa. I studied it with a great master for two
years and became very serious about our tradition. But I still try to combine it with Western music in my
compositions.”
Questa testimonianza del compositore ci rivela che la scelta di non perseguire un discorso che fosse in
linea con le tradizioni del suo paese è dovuta anche al fatto che egli si era rifiutato di conoscerle.
29
Solo in un secondo momento si appresta a scandagliare usi e tradizioni musicali giapponesi. A quel
punto, in veste di compositore, inizia ad avvalersi anche di dati musicali appartenenti alla sua cultura;
attraverso diverse modalità di integrazione, egli si adopera per includere, nel suo corpus di opere,
Takemitsu evita accuratamente di combinare gli stilemi delle due culture e mira, invece, al
conseguimento di un nuovo universo sonoro elaborato con i materiali propri di tali culture.
Takemitsu afferma che questi due mondi (l’Oriente e l’Occidente) talvolta lo circondano con dolcezza,
ma più spesso lo lacerano. Non si tratta di una lacerazione che potremmo definire tragica, ma di un
L’evocazione
“… più si è in preda alla pura felicità del fare musica, più profonda è la tristezza.”
Abbiamo un primo dato che rimanda al carattere della musica di Takemitsu: la mestizia che permea di
Sin dalle prime esperienze si può rintracciare questa peculiarità che gli varrà la qualifica di “Lento
Egli crea suggestioni sonore, dà vita a visioni acquatiche o a rocciosi disegni ascendenti, a placidi
Molti studiosi hanno ravvisato radici impressionistiche, rimandi a Debussy e Messiaen, nella sua
musica.
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L’evocazione avviene mediante la creazione di un’immagine sonora profondamente interiorizzata;
un’estetica che prevede la liberazione, l’apertura della propria sensibilità e la messa in contatto di
Si tratta di una musica che procede per fulminee visioni, discontinue e abbaglianti, ognuna con
un Infinito da percepire.
Questi attimi, ricamati con cesellature raffinate, si adagiano su un flusso circolare che ha una sua
La musicologa e studiosa di Estetica Musicale Luciana Galliano suddivide l’opera di Takemitsu in diversi
periodi, si tratta di una semplificazione ma è d’ausilio per comprendere l’iter percorso dal Nostro.
Nel primo periodo c’è la prevalenza del fluire circolare che conferisce omogeneità al tessuto musicale.
The Dorian Horizon (1966) è presa come modello del primo periodo: un’idea organica, una concezione
metafisica di ritmo.
possibile rintracciare.
Il terzo periodo, esemplificato da A Flock Descends into the Pentagonal Garden è il periodo delle opere
acquatiche: armonie evanescenti, accordi in posizioni estese che scivolano cromaticamente creando un
Nelle opere da camera degli anni Settanta e Ottanta, la scrittura si stratifica ulteriormente e si giova
In realtà, riferimenti a Messiaen si riscontrano già a partire dalle prime opere; in Distance de Fèe, opera
per violino e pianoforte del 1951, è utilizzata con frequenza la scala otto tonica che rievoca l’universo
sonoro di Messiaen.
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Il primo accordo che dà vita alla composizione indica una vicinanza con un altro dei modi del sistema di
Messiaen, il Modo III, che sarà utilizzato con sistematicità a partire dagli anni Ottanta.
Questo brano venne eseguito nel ’51 in un recital del gruppo Shinsakkyokuha. Il gruppo della nuova
critico musicale Kuniharu Akiyama con i quali decide, poi, di fondare una nuova associazione artistica
Con l’abbandono della Shinsakkyokuha e la fondazione del Jikken Kobo, Takemitsu acquisisce a tutti gli
Oriente e Occidente
Il nostro interesse verte essenzialmente sul rapporto che Takemitsu intrattiene con il suo paese e con i
paesi occidentali.
Possiamo affermare che, data la sua posizione di outsider, la sua riluttanza all’accademismo e la sua
compositore di rottura; tuttavia, in un secondo momento, egli intende riappropriarsi delle proprie radici
Non si avvale degli strumenti, delle pratiche, delle grammatiche proprie del suo Paese con fare ingenuo,
ma per scelta consapevole. Come per scelta consapevole, aveva iniziato a scrivere evitando di ricalcare
modi giapponesi perché provato dalla guerra e dal ruolo che il Giappone aveva assunto durante il
conflitto.
Nel caso di Takemitsu, sarebbe, infatti, più corretto parlare specificamente di Giappone e non di
Oriente. Gli anni del Jikken Kobo vedono la collaborazione di cinque compositori (tra cui Takemitsu),
quattro pittori, un pianista e un esperto di luci. Tutti fermamente convinti che la musica occidentale
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fosse una cura, una forma di liberazione dalla maledizione giapponese, dall’orrido nazionalismo del
Sono anni vertiginosi in cui i componenti del Jikken Kobo ritenevano che avrebbero potuto trovare la
Negli anni Sessanta, Takemitsu recupera in parte le sue radici; non che ci sia una cesura definita: non si
Peter Burt si interroga sull’esistenza di un’identità Giapponese in Tōru Takemitsu; egli giunge alla
conclusione che il Nostro non è mai stato giapponese in senso “nazionalista”, ma dai suoi scritti, oltre
che in primis dalle sue opere, si evince che, essendo cresciuto in Giappone, non ha potuto essere
“Un tempo credevo che fare musica significasse proiettarsi in un enorme specchio chiamato
Occidente. Entrando in contatto con la musica tradizionale giapponese, ho capito che c’è
un altro specchio.”
La dimensione temporale
Entrando in contatto con la musica tradizionale Giapponese, Takemitsu ha individuato che ogni suono
possiede una qualità rumoristica (sawari); questo aspetto di articolazione interna del suono durante la
sua emissione è inteso come ponte di collegamento tra la tradizione musicale del suo Paese e gli
Va notato che tale qualità è interiorizzata e diviene uno dei fondamenti della sua poetica: un certo
suono ha bisogno di tempo per diventare ciò che è e, in questo tempo, incontra attriti e ostacoli.
Alla luce di tale fondamento, si comprende l’importanza che la dimensione temporale riveste nelle sue
opere; la necessità di dilatare i tempi affinché il suono si mostri nella sua interezza.
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Nella musica di Takemitsu il nesso tra suono e significato si articola nei titoli delle composizioni,
(anziché narrare o analizzare) che contraddistingue i suoi processi sonori e soprattutto nelle
Il concetto di natura
Takemitsu attinge a una sorta di vocabolario antropologico del suono, citando nuovamente Peter Burt.
Una musica che evoca le forze della natura racchiude in sé aspetti della sensibilità orientale.
Takemitsu restituisce i suoni alla natura. Non mette al centro un Io soggettivo, anzi manifesta la sua
diffidenza riguardo alla cosiddetta “espressione” in musica, che è un concetto tipicamente occidentale,
Takemitsu si allinea, in questo caso, ad una filosofia di stampo orientale, che riconosce nella Natura,
un’essenza vitale e creatrice; una rappresentazione del Tutto, che va contemplata e tutelata.
L’ Io fa parte di questa forza imprescindibile ma non ha un ruolo di primo piano, è nel Tutto che si
ravvisa l’Armonia.
Takemitsu non ha mai avuto rapporti diretti con il buddhismo e con il pensiero zen, le analogie che si
riscontrano con queste due filosofie sono ascrivibili alla generale koiné della sensibilità giapponese.
In alcuni casi, il concetto di natura non è connesso a vorticose forze inoppugnabili e grandiose, ma può
essere sotteso a dimensioni più intime, come l’arte del giardino giapponese, che tanta parte ha avuto
“Qualche volta la mia musica segue il disegno di un giardino già esistente. Alcune volte
può seguire il disegno di un giardino immaginario, che ho schizzato. Il tempo, nella mia musica, può
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Ho descritto la mia scelta di suoni: i modi e le loro varianti […]. Ma è il giardino che dà forma a queste
idee”.
L’idea è che l’orchestra stessa possa funzionare come un grande “giardino”, con gruppi di strumenti
O – nello stesso brano – che la musica di quei gruppi possa essere suonata in tempi differenti, a
somiglianza dei cicli temporali dei diversi elementi presenti nel giardino: sassi, sabbia, alberi, fiori.
O che la struttura del brano intero assomigli a un giardino giapponese, in cui gli stessi “oggetti musicali”
– sassi, fiori, ecc. – siano visti sempre da nuove prospettive, come in molti lavori degli ultimi anni.
Allora, nelle opere di Takemitsu, alcuni aspetti formali del giardino giapponese sono trasformati in
Quello che udiamo non è una rappresentazione pittoresca di un giardino giapponese, ma una
L’idea di giardino rimanda a parametri spaziali, prende in considerazione il concetto di vuoto. Un vuoto
che deborda di significati, un vuoto che si ritaglia il suo spazio e giunge a confrontarsi con il suono a pari
Ma e Sawari
Il vuoto è tradotto musicalmente con il silenzio. Takemitsu sposa le implicazioni filosofiche orientali
attribuite al silenzio. Il silenzio è un paesaggio sonoro che permette un ascolto hi fi della propria
interiorità e perciò, nell’idea di Takemitsu, assurge a motore primo della composizione; nella sua
prospettiva, è il suono, che, generato dal silenzio, deve acquisire uno status superiore per poter
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Nel nostro mondo esistono il silenzio e un suono senza limiti. Scrupolosamente, voglio scolpire quel
E’ nel silenzio che si trova un’espressione della filosofia di ma: un continuum di silenzio metafisico.
Un altro concetto preso dall’estetica tradizionale giapponese (che ha a che vedere con il rumore) è
Sawari è un suono complesso, pieno di armonici, che non consta di un’altezza precisa e per questa sua
Dove si trova, allora, nella musica di Takemitsu, scritta, per lo più, per strumenti occidentali?
Una risposta possibile è data dal direttore d’orchestra Kazushi Ono in uno scritto dedicato a Takemitsu,
in riferimento ai molti luoghi nella sua musica dove il suono muore al niente; ascoltiamo il suono che si
riverbera, fino a che gradualmente si unisce ai suoni dell’ambiente naturale che ci circonda.
Due delle più importanti idee estetiche di Takemitsu si trovano così in una complessa relazione
reciproca.
Abbiamo detto che la sua musica è scritta per lo più per strumenti occidentali, ma ci interessa
Voyage, Eclipse, Autumn, Distance, In an Autumn Garden, Ceremonial sono alcuni dei brani scritti per
strumenti tipici giapponesi, ma sono, appunto, una minima parte rispetto ad una produzione che conta
più di cento brani da concerto; fra le colonne sonore si trovano più esempi ma per ragioni per lo più
narrative.
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Tra le composizioni più celebri, ovviamente, November Steps (1967), in cui per la prima volta vennero
“Quando ho composto November Steps […] ho pensato alla celebre massima di Kipling: «West is
West, East is East». Ho pensato di esprimere con la mia musica una critica al suo modo di pensare […]
Ma mentre procedevo nel lavoro, la mia intenzione di testimoniare contro quella massima di Kipling è
progressivamente svanita: cercando le note sulla partitura, mi è parso che i suoni giapponesi e i suoni
occidentali siano totalmente differenti. L’ho sentito come un errore ridicolo, quello di
mettere biwa e shakuhachi nel contesto di un lavoro per orchestra sinfonica occidentale.”
November Steps scatenò in Giappone il cosiddetto hogakki- boom, la moda degli strumenti tradizionali
nella musica contemporanea. In November Steps , il suono puro, astratto dell’orchestra occidentale
Le impurità derivano dal sawari, creato dagli strumenti in modo difficoltoso, con impedimento.
grande.
Takemitsu si sente libero di adoperare più linguaggi senza temere di non essere all’avanguardia.
Egli non si pone limiti, come invece fanno i suoi colleghi occidentali. Sceglie di appropriarsi di un ampio
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“Maybe I am old, but I am looking back to the past with nostalgia. Composers are sometimes afraid to
use tonality, but we can use anything from the tonal to the atonal – this is our treasure. I can say that
because I am Japanese!”
Un compositore occidentale non avrebbe potuto azzardare un contatto con la tonalità, dopo il
movimento di estrema rottura che trae linfa prima dalla dodecafonia e poi, in maniera più importante,
dalla spinta propulsiva di Webern e dai suoi adepti che hanno avuto voce a Darmstadt.
utilizzarne modelli e stilemi. Un giapponese ha care le sue origini e si adopera per perpetuare le
tradizioni.
Egli riesce a conciliare musica concreta e capisaldi della filosofia giapponese con modalità mai banali.
Alla fine degli anni Cinquanta egli scrive un ciclo di tre composizioni per doppio quartetto d’archi dal
titolo Le Son Calligraphié. La prima delle tre viene eseguita per la prima volta al Festival Kruizawa di
La tecnica compositiva risente dell’influsso della serialità weberniana, quindi ci troviamo di fronte ad
uno stimolo occidentale.
Il titolo rimanda alla tradizione dell’arte calligrafica giapponese, a testimonianza di un legame intimo
Lo stesso accade in Masque, composizione del 1960 per due flauti, dove la connotazione orientale si
palesa nel titolo, che allude alla maschera indossata dagli attori nō, per simulare il carattere femminile.
In Masque c’è di più: il tempo è inteso in una concezione orientale, è un tempo interiore che non può
essere compreso con i mezzi dell’idea occidentale di metro. Inoltre, si avvertono sprazzi di orientalismo
nell’uso di glissandi di quarto di tono; episodici accadimenti che però arricchiscono l’incedere musicale
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Lo stimolo occidentale della tecnica seriale è presente in molte opere di Takemitsu ma mai si tratta di
un interesse specifico; la questione viene affrontata solamente come stimolo, appunto; anche in virtù
I lavori degli anni Sessanta si configurano come facenti parte di un’ondata compositiva che intrattiene
fitti rapporti con le caratteristiche timbriche degli strumenti e con le potenzialità espressive che una
A tal proposito, occorre citare Wind Horses, composizione per voci femminili del 1962. In questo pezzo,
la ricerca timbrica si attua mediante l’uso del parlato, dello Sprechgesang e vari generi di emissioni
respirate. La cura per le modalità di emissione del suono è un aspetto raffinato che si inserisce
Da questa breve disamina incentrata sui rapporti di Takemitsu con Oriente e Occidente, si evince una
complessità di fondo. La complessità di una figura che non intende integrare queste due realtà o
sceglierne una in luogo dell’altra; egli non vuole annullare le differenze che intercorrono tra questi due
poli.
catalogabile come appartenente ad una corrente. Egli supera i tentativi di unione e commistione dei
due emisferi, assume una posizione trasversale: nuota in un oceano che non ha né Oriente né
Occidente.
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40
APPENDICE A
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APPENDICE B – DIAGRAMMA AD ARCHI
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APPENDICE C – NOTAZIONI GRAFICHE
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BIBLIOGRAFIA
Burt, Peter. The Music of Tōru Takemitsu (New York: Cambridge University Press, 2001).
Koh, Hwee Been. “East and West: The Aesthetics and Musical Time of Tōru Takemitsu.” PhD diss. Boston,
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Smaldone, Edward. “Japanese and Western Confluences in large-scale pitch organization of T. Takemitsu’s
November Steps and Autumn”, Perspectives of New Music 27,2 (1989): p.216-231.
Takemitsu, Tōru. Confronting Silence (Berkeley, CA: Fallen Leaf Press, 1989).
Da Internet
D’Augello Silvia. Takemitsu: tra Oriente ed Occidente, Quinte parallele. Net, 14 luglio 2017.
Glenn Pates Llorente. Structural analysis of Takemitsu’s November Steps, 1967; tesi di laurea University of
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