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La seconda colonizzazione
ma poi, non sapendo che altro fare, tornarono a Tera. I l’araldo disse che Falanto non poteva indossare il cap-
Terei li respinsero senza permettere loro di accostare a pello. E quelli, avendo compreso che la macchinazione
terra, anzi intimarono loro di ripartire per la Libia. Essi, era stata scoperta, o si diedero alla fuga oppure chie-
essendo costretti a farlo, raggiunsero di nuovo la Libia sero la grazia. Essendo stato ordinato loro di farsi co-
e colonizzarono nei suoi pressi un’isola, quella chia- raggio, vennero presi in custodia, mentre Falanto fu
mata – come si è detto – Platea. E si dice che l’isola sia mandato dal dio [di Delfi] per consultarlo circa l’invio
grande come l’attuale città di Cirene. di una colonia. E quello rispose: «Ti ho concesso Saty-
[157] Per due anni abitarono a Platea senza che rion, sia per abitare la ricca Taranto sia per costituire
gliene venisse alcun vantaggio, finché, lasciato sul po- una sciagura per gli Iapigi». Dunque i Parteni andarono
sto uno di loro, gli altri si recarono tutti a Delfi. Qui con Falanto: e i Barbari e i Cretesi che precedente-
giunti si rivolsero all’oracolo, dichiarando che stavano mente occupavano quel territorio li accolsero. (...) La
abitando in Libia ma che malgrado ciò non ci avevano città fu chiamata Taranto dal nome di un eroe locale.
guadagnato nulla. A tale protesta la Pizia rispose: «Se [3] Eforo (FGrHist 70 F216) tuttavia parla della fon-
tu conosci meglio di me la Libia ricca di greggi, e io ci dazione in questi termini: i Lacedemoni facevano
sono stato, e tu invece no, mi complimento molto per guerra ai Messeni – i quali avevano ucciso il re Teleclo
la tua sapienza». Udito il responso, Batto e suoi torna- che si era recato a Messene per un sacrificio – avendo
rono indietro: il dio infatti non li scioglieva dall’obbligo giurato di non far ritorno a casa prima di aver distrutto
di fondare una colonia prima che avessero raggiunto la Messene o essere periti tutti. A guardia della città ave-
Libia vera e propria. Arrivati nell’isola, raccolsero vano lasciato i più giovani e i più anziani dei cittadini.
l’uomo che vi avevano lasciato e andarono a coloniz- Nel decimo anno di guerra le donne spartane, dopo es-
zare un territorio del continente libico di fronte a Pla- sersi riunite, mandarono alcune di loro dagli uomini a
tea; tale località, attorniata da bellissime alture boscose lamentarsi del fatto che non combattevano i Messeni
e bagnata da un fiume su uno dei lati, si chiama Aziri. in condizioni di parità: gli uni infatti, risiedendo nella
[158] Abitarono quel posto per sei anni; al settimo loro terra, facevano figli, gli altri erano accampati in
dei Libici, promettendo loro di accompagnarli in una territorio nemico dopo aver abbandonato le proprie
zona migliore, li convinsero ad abbandonare Aziri e da mogli, e c’era il pericolo che la patria venisse a mancare
lì li guidarono verso occidente. E affinché i Greci du- di uomini. Gli Spartani, da una parte volendo rispettare
rante il viaggio non vedessero il territorio più bello, il giuramento, dall’altra prendendo in considerazione
calcolarono i tempi dell’attraversamento in modo da il discorso delle donne, inviano in città i più vigorosi e
farveli transitare di notte; si tratta della regione detta allo stesso tempo i più giovani dell’esercito, sapendo
di Irasa. Li condussero poi presso una sorgente che si che non avevano preso parte al giuramento per il fatto
dice appartenga ad Apollo e dichiararono: «Greci, a voi di essersi aggiunti agli adulti quando erano ancora fan-
conviene stanziarvi qua; qui il cielo è forato». ciulli; e ordinarono a tutti costoro di congiungersi a
tutte le giovani, allo scopo di fare quanti più figli possi-
La fondazione di Taranto bile. Una volta nati, i bambini vennero chiamati Par-
teni. Messene venne conquistata nell’undicesimo anno
2. Strabone, Geografia VI 3, 2-3: Antioco, parlando della di guerra (...). Ma una volta tornati a casa gli Spartani
fondazione [di Taranto], dice che dopo lo scoppio della non consideravano i Parteni del medesimo rango degli
guerra messenica quanti tra i Lacedemoni non avevano altri, perché non erano nati da matrimonio; e quelli,
preso parte alla spedizione furono ridotti in schiavitù e dopo essersi accordati con gli iloti, tramarono contro
chiamati iloti: e se durante il conflitto erano nati loro di loro e convennero di sollevare un cappello laconico
dei figli, questi vennero detti “Parteni” e furono privati nell’agorà come segnale d’avvio della sommossa. Al-
dei diritti politici. Costoro però, non sopportando ciò – cuni iloti, però, svelarono il piano. Gli Spartani, com-
ed erano in molti – complottarono contro i membri del prendendo che sarebbe stato difficile attaccare [i Par-
demo. Quando [tutti i congiurati] furono informati del teni] – costoro erano infatti in molti e tutti concordi fra
piano alcuni furono inviati loro per esporre i partico- loro, tanto da ritenersi reciprocamente fratelli –si limi-
lari del progetto. Tra costoro c’era anche Falanto, il tarono a ordinare a quanti stavano per sollevare il cap-
quale veniva considerato il loro capo; ma egli non era pello di andar via dall’agorà. Quelli, avendo capito che
affatto d’accordo con quanto era stato stabilito ri- la trama era stata scoperta, desistettero: e gli Spartani,
guardo al complotto. S’era convenuto che l’attacco do- tramite i loro genitori, li convinsero ad andar via a fon-
vesse avvenire durante la festa delle Iacinzie, nel tem- dare una colonia e a rimanerci, se il luogo di cui aves-
pio di Amicle, mentre avevano luogo le gare, allorché sero preso possesso fosse loro bastevole; altrimenti
Falanto avesse indossato il cappello (gli appartenenti al avrebbero potuto tornare e dividersi una quinta parte
demo erano infatti riconoscibili dal copricapo). Ma della Messenia. Essi dunque partirono e trovarono gli
dopo che gli uomini di Falanto ebbero segretamente Achei impegnati in una guerra con i barbari, e dopo
preso tale accordo, all’inizio della competizione aver condiviso con loro i pericoli fondarono tutti in-
sieme Taranto.
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